sabato 31 luglio 2021

Rai: sulle rive del Tevere/Mekong

 

Foto di Debi Brady da Pixabay

Almeno per un fattore di età, di generazione, diamo per scontato che molti lettori di Bloggorai sappiano di cosa stiamo parlando: la guerra in Vietnam, prima combattuta dai francesi negli anni '50 e poi dagli americani a partire dagli anni '60.

«Siate risoluti nel distruggere gli avversari, abbiate sempre presenti queste parole: attaccare sempre, avanzare sempre» Võ Nguyên Giáp, poco prima dell’attacco finale a Ðiện Biên Phủ.

Poco tempo prima della battaglia finale, il suo diretto avversario, il generale francese Navarre, pluridecorato dalle due guerre mondiali, cupo e autoreferenziale, ebbe a dire: “Vediamo chiaramente la vittoria come la luce alla fine di un tunnel”. Quello che a Navarre mancò fu sostanzialmente la chiarezza del suo mandato militare: evitare azioni aggressive che potessero mettere a rischio la spedizione in Indocina. Ma non fu solo colpa sua: in parte la responsabilità ricadde sul Governo francese guidata da Mayer che non gli prospettò una strategia, e, per altra parte, sul suo predecessore, il generale Salan, che non fu in grado (o non volle) di riferire correttamente la situazione sul campo di battaglia.

È molto probabile che gli americani non avessero capito perfettamente la lezione che i vietnamiti hanno dato ai francesi nella disfatta del Sud Est asiatico. Quando si ingaggia una battaglia, quale che sia, pure la più semplice, anche tra marito e moglie, è sempre necessario avere bene in mente l’obiettivo che si intende raggiungere e il piano che si intende applicare. Se manca l’uno o l’altro, o peggio ancora ambedue, la sconfitta è certa.

Abbiamo scritto della nuova era che si potrebbe prospettare nel futuro prossimo della Rai: un nuovo Vietnam lungo le rive del Tevere e i giardini di Viale Mazzini come campo di battaglia. I segnali ci sono tutti: il Generale Fuortes ha ingaggiato subito il combattimento contro il nemico invisibile appostato dietro i canneti del fiume ed ha già commesso un primo fondamentale errore: si è intestato un piccolo vantaggio non merito delle sua capacità (il Piano dei tagli) e, inoltre, ha commesso un grave errore di “propaganda”, annunciano in modo irrituale un obiettivo privo di progetto. Il suo proponimento (proprio come Navarre) era dare un segnale alle “truppe” (i partiti) e al capo del Governo:  non consentirò di arrivare a fine 2021 con il bilancio in rosso. Allora, tanto per rimettere le cose in ordine, diciamo pure che il piano di tagli era stato già predisposto dal “generale” Salini (CFO Pasciucco) che lo ha preceduto nel febbraio scorso. Il quale, gli va dato atto, già dal novembre 2019 comprese perfettamente il cuore dei problemi e, in Vigilanza Rai, dichiarò: “ …permettetemi di sottolineare il fatto che è difficilissimo, per non dire impossibile, amministrare un'azienda che non ha certezza di risorse. Con questa serie di iniziative (tagli del canone) che minano profondamente il finanziamento di Rai si rischia di rendere estremamente difficoltosa, se non addirittura di bloccare, l'applicazione di un Piano Industriale che ha come principale obiettivo quello di traghettare il Servizio Pubblico definitivamente nel futuro, mantenendo però la leadership che lo contraddistingue". Ponti d'oro al nemico che fugge.

Che differenza c’è tra luglio 2018 e luglio 2021? Semplice: Salini e Foa avevano un Contratto di Servizio in pieno vigore e il conseguente piano industriale fresco di stampa. Si trattava di un progetto, un programma definito e dettagliato che richiedeva solo di essere applicato, pur con le limitazioni di budget che gli erano connesse. Fuortes e Soldi invece è verosimile che non sanno ancora di cosa stiamo parlando e, seppure fosse,  loro malgrado: l’attuale Contratto è prossimo alla scadenza (aprile 2021) e del nuovo piano industriale 2021-24 non ce n’è nemmeno l’ombra lontana. Non solo, hanno un retroterra di potenziali conflittualità di enorme valore: il refarming delle frequenze che sia pure rinviato dovrà poi essere applicato e l’avvio della nuova era del broadband. Queste due cosucce, tra l’altro, richiedono soldi e tanti e nessun ancora ha mai fatto fiato per dire dove la Rai li potrà trovare. Investimenti: una parola ancora sconosciuta ai nuovi vertici di Viale Mazzini.

In questa chiave si legge ora il tema del quale abbiamo parlato a lungo, il ritorno alla riscossione del canone tramite bollettino postale. Nei giornali di ieri si leggevano titoli secondo i quali questa norma, definita “rumors di stampa” inserita nel PNRR sarebbe stata “sospesa” o rinviata perché la “sola certezza sarebbe che il canone continuerà ad essere riscosso in bolletta”. Già, non si dice però fino a quando perché in proposito l’Europa ha detto chiaro e tondo che si dovrà cambiare. Ricordiamo ancora una volta che si tratta di un tema che in Italia e a Bruxelles è stato sollevato da tempo, dal 2016, viene da lontano ed è frutto di un lento e costante lavoro di potenti lobby. È verosimile ritenere che a Palazzo Chigi qualcuno  si è reso conto di quanto questa manovra può creare un potenziale buco di bilancio Rai dagli esiti disastrosi, del valore stimato in circa 250 mln ed ha cercato di correre ai ripari. Ma il problema rimane: quali e quante sono le risorse certe sulle quali la Rai può contare. Attenzione, non si tratta solo di contabilità, di amministrazione finanziaria: si tratta di “cultura” del canone che per molti esponenti dell’attuale governo viene visto come il fumo agli occhi. Evidentissimo che il problema (Salvini docet, e non solo la Lega) è solo accantonato ma non risolto. In questo quadro, il Generale Fuortes cosa ti combina? Ha lanciato un fumogeno sulle rive del Tevere inviando lettere ai direttori con la comunicazione di tagli lineari (30%) e mirati. Nulla che invece possa far capire con quale prospettiva, con quale progetto, con quale missione, con quale logica che non sia il mero “risparmio”. Questo, notoriamente, non è mai virtuoso in quanto tale, per il solo effetto evocativo o nominalistico. Potrebbe essere questo il suo Vietnam? Sarà lungo le rive di questo fiume Tevere/Mekong  che potrà trovare le sue imboscate più insidiose, forse, già a partire dalla prossima (quanto bizzarra) convocazione in Vigilanza il prossimo 4 agosto, con il fresco della sera?

 bloggorai@gmail.com

Ps: a proposito del Generale Giap, ho sempre in mente un corollario della sua teoria militare: 

“Attaccare con sicurezza, ritirarsi con cautela”.

 

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