giovedì 31 agosto 2023

RAI: i primi colpi di cannone


Buon anno!!! Fare gli auguri al 31 dicembre o al primo gennaio non ha senso: l’anno è bello che cominciato da tempo … anzi … è in pieno svolgimento! Sicchè, tra oggi e domani, potrebbe avere inizio una delle grandi battaglie interne alla RAI delle quali vi abbiamo parlato lo scorso 19 agosto: l’elezione del nuovo componente del CdA in sostituzione di Riccardo Laganà. In verità, vi abbiamo pure scritto nel successivo calendario, che era previsto un CdA il 14 settembre e invece è stata decisa una improvvisa accelerazione. Perché?

Anzitutto rileggiamo cosa prevede la Legge 220 del 2015, art. 2: “…6 -ter . Per l’elezione del componente espresso dall’assemblea dei dipendenti della RAI-Radiotelevisione italiana Spa, di cui al comma 6, lettera c) , la procedura di voto deve essere organizzata dal consiglio di amministrazione uscente della medesima azienda, con avviso pubblicato nel sito internet istituzionale della stessa almeno sessanta giorni prima della nominaLe singole candidature possono essere presentate da una delle organizzazioni sindacali firmatarie del contratto collettivo o integrativo della RAI-Radiotelevisione italiana Spa o da almeno centocinquanta dipendenti e devono pervenire almeno trenta giorni prima della nomina. … 8. In caso di dimissioni o impedimento permanente ovvero di revoca del presidente o di uno o più membri del consiglio di amministrazione, i nuovi componenti sono nominati con la medesima procedura di cui al comma 6 entro i novanta giorni successivi alla data di comunicazione formale delle dimissioni o di comunicazione formale della sussistenza della causa di impedimento permanente. Nel caso di revoca del presidente o di uno o più membri del consiglio di amministrazione, il termine sopra indicato decorre dalla data di comunicazione formale della valutazione favorevole alla delibera di revoca di cui al comma 7”. Questo prevede la Legge. Dunque, il CdA tra oggi e domani dovrebbe ratificare l’impedimento permanente di uno dei suoi componenti e, a partire da questa data, si contano i 90 giorni necessari allo svolgimento di nuove elezioni. Se tutto va bene, se ne parla ai primi giorni di novembre.

Allora: perché tanta fretta? Nessuna norma impone la convocazione del Cda su questo argomento. La legge citata dispone che “deve” ma non “quando” deve essere formalizzata la comunicazione formale della sussistenza di causa di impedimento permanente. Perché altrimenti, se fosse stato cogente questo imperativo, si sarebbe dovuto convocare un Cda all’indomani della scomparsa di Riccardo Laganà e dare così avvio alle procedure. Rigiriamo la domanda: perché non farlo subito? La risposata, in parte, l’abbiamo letta proprio il giorno in cui si stava svolgendo il saluto a Riccardo sul Corriere  a firma Antonella Baccaro: “Con la sua scomparsa, si apre la questione su chi dovrà succedergli: un altro «tecnico» o un giornalista? ...Dopo i dubbi della presidente Soldi sull'esclusione di Saviano, sarà importante per il centrodestra che governa oggi in Rai (con due consiglieri, a parte l'ad) come per l'opposizione (che ha due consiglieri), assicurarsi che il successore di Laganà stia dalla propria parte”.

La nostra interpretazione: allo stesso modo con cui si vorrebbe forzare l’approvazione del nuovo Contratto di Servizio si vorrebbe forzare, seppure per i pochi mesi prima della scadenza naturale del prossimo giugno, la nomina di un Consigliere “amico” in grado di mettere al sicuro le prossime decisioni che il Cda dovrà prendere.

Già. E chi potrebbe mai essere questa figura? Abbiamo cercato di sapere, abbiamo chiesto, abbiamo rispolverato vecchi appunti, e ne sono venuti fuori almeno quattro nomi (altri ancora coperti): il primo, forse il più quotato, è Emidio Grottola grande amico e collaboratore di Laganà. Il secondo, molto discusso, e Vittorio Di Trapani, attuale presidente FNSI e sostenuto da parte dell’Usigrai. Il terzo è Fabrizio Tosini, sindacalista UGL, è considerato l’uomo giusto al momento (politico) giusto. Infine, Roberto Natale, un nome storico stimato ed apprezzato da tutta l’area democratica e progressista di Viale Mazzini. I giochi sono iniziati. Ovviamente, tutti uomini.

Sul nome di Di Trapani e l’Usigrai da segnalare oggi un articolo avvelenato de Il Foglio con il titolo “Rai Oppenheimer. Denunce,, ammanchi, iscritti contro iscritti. La destra fa esplodere il sindacato Usigrai”.

In verità, il post di oggi si voleva concentrare sul proseguimento di quanto abbiamo scritto nei gironi scorsi e sulla coda del post di ieri, quando sul Corriere abbiamo letto che “… ci sono società.. come la RAI che potrebbero finire almeno in parte sul mercato …”. Giorgetti, e non solo lui (vedi il Governo precedente) trovano sempre buoni uditori quando si tratta di fare affari.

Molti ci hanno scritto e con alcuni abbiamo scambiato qualche sommaria riflessione e il succo è questo: e se si cominciasse a pensare di dividere i destini della RAI pubblica e di una RAI privata? Ovvero, un’Azienda di e per il Servizio pubblico finanziata dal canone e una Azienda diversa commerciale, di mercato, finanziata dalla sola pubblicità. Il modello statalista della vecchia RAI, ingolfata di tutto e di più, elefantiaca e asfittica, potrebbe essere definitivamente sepolto sotto le macerie di un mondo ormai spazzato via. Un lettore, sferzante ma concreto, ci ha scritto “Ca…ate !!! chi se la compra una RAI del genere?”. A nostro modestissimo avviso … magari qualcuno si trova. Magari, in condizioni riviste e corrette, appunto, con un nuovo Contratto di servizio … chissà ! Il vecchio contratto di Servizio conteneva un impegno (ovviamente disatteso) che disponeva la “rimodulazione delle testate giornalistiche”: era un buon segnale che, ovviamente, il nuovo contratto se ne guarda bene da riproporre.

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mercoledì 30 agosto 2023

Il canone RAI come quello della BBC


Quando succede, come stamattina, che sulla RAI non c’è quasi nulla di interessante da leggere non sappiamo mai bene se rallegrarci o preoccuparci. Siamo propensi alla seconda ipotesi.

Da segnalare solo un articolo di Italia oggi con il titolo "Tv, l'eccesso di canali fa fuggire i telespettatori".

Allora, succede, che andiamo a rivedere appunti e ritagli lasciati in un angolo, in attesa di poterli riprendere al momento buono. Ovviamente, abbiamo sempre bene a vista il Post dello scorso 19 agosto dove, al primo posto della lista, c’è il canone.

Su questo tema non ci sono novità se non che a settembre si dovrà riattivare il famigerato “tavolo tecnico” al ministero incaricato di formulare proposte su come rimodulare il canone per i prossimi anni. Forse, ma solo forse, sembra scongiurata almeno per quest'anno l’ipotesi di cui abbiamo scritto più volte (l’Europa ci avrebbe chiesto di riscuoterlo in modo diverso dal sistema attuale) ma non siamo del tutto certi che sia stato chiarito il tema.  

Rimane certo invece il fatto che una parte consistente dell’attuale Governo, la Lega, ha decisamente preso l’iniziativa per la sua progressiva riduzione (20% annuo fino alla soppressione definitiva) con una proposta di legge. Come abbiamo scritto, al momento, l’unica notizia sul canone è che non ci sono notizie e questa non è una buona notizia. Se c’è un punto fermo sul quale ogni azienda dovrebbe poter contare è la certezza delle risorse e il canone RAI oggi è tutto meno che un punto fermo, anzi visibilmente traballante. Se poi questo tema si aggiunge alle risorse da pubblicità in calo costante, il quadretto che emerge non dovrebbe far dormire sonni tranquilli. Investimenti? Piano Industriale? Nuovi prodotti? Con quali risorse?

Bene, torniamo ad oggi e, appunto, spulciando tra gli appunti, abbiamo ritrovato un articolo interessante pubblicato lo scorso luglio da The Guardian con il titolo “La BBC deve affrontare la revisione del modello di canone prendendo in considerazione metodi alternativi”. Leggiamo: “Il rapporto annuale della BBC , pubblicato la scorsa settimana, ha rivelato che il numero di licenze attive è diminuito di 500.000 a 24,4 milioni rispetto allo scorso anno. Una fonte governativa ha detto al Times : “La prova che c'è una crescente riluttanza a pagare è mostrata ogni anno dalle cifre. Il modello del canone sta diventando insostenibile”. Ad agosto il Daily Time on line rincara la dose e titola “La BBC si trova ad affrontare una rivolta di massa da parte dei telespettatori con 2,8 milioni che affermano di non aver più bisogno di pagare il canone televisivo” e si legge “…Un record di 2,84 milioni di persone ora insistono sul fatto che non sono più obbligate a sborsare 159 sterline per la tassa annuale perché non guardano i canali della BBC o qualsiasi tipo di TV in diretta. Questa cifra rappresenta un aumento di oltre 360.000 rispetto ai dodici mesi precedenti. Questo abbandono della BBC inasprirà il dibattito sul futuro sia dell’emittente che del canone. Toby Young, fondatore e direttore della Free Speech Union, ha dichiarato: "Queste cifre mostrano che il canone televisivo non è un modello di finanziamento praticabile per la BBC in futuro".

Per tornare a casa nostra, necessario ricordare alcuni passaggi del ministro Giorgetti (nb. Lega!) recentemente in Vigilanza: 1: “pluralità di ipotesi di riforma del canone Rai allo studio”- 2: “scorporare dal pagamento del canone una quota relativa agli investimenti sostenuti dalla Rai, a sostegno per esempio della capacità trasmissiva. Attualmente si tratta di circa 300 milioni annui che verrebbero posti a carico della fiscalità generale, riducendo il canone di abbonamento” – 3: “Qualora il presupposto diventasse il possesso di un’utenza telefonica mobile, si avrebbe un aumento della platea e quindi una riduzione del costo pro capite del canone. Oggi sono 21 milioni i cittadini che lo pagano, mentre le utenze telefoniche attiva sono 107 milioni”. – 4: “Ulteriori risorse di finanziamento della Rai potrebbero arrivare ricorrendo al mercato dei capitali”.

Quest'ultima frase è di particolare rilevanza e ci riporta direttamente a quanto abbiamo scritto nei giorni scorso sul nuovo Contratto di Servizio. Cosa intendeva dire esattamente il Ministro? Quale "mercato" ha in mente e in che modalità ricorrervi? Che tempi prevede per una ipotetica operazione del genere?

Possiamo stare sereni: questo argomento rimarrà in testa alla classifica per molto tempo a venire.

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 Ps: attenzione: sul Corriere di oggi due righe molto importanti sulla RAI che potrebbe finire sul "mercato". Giorgetti fa scuola.

 


 

martedì 29 agosto 2023

RAI del mercato e RAI dello Stato: la privatizzazione in 20 righe

Foto di Mohamed Hassan da Pixabay

Le lettrici e i lettori di Bloggorai (in questi giorni particolarmente numerosi) sembrano assai più interessati ai ragionamenti forse astrusi sui grandi temi del Servizio Pubblico che non alle beghette dei personaggeti che popolano il piccolo schermo televisivo. Su questo fronte, lo ammettiamo, siamo poco informati e poco seguiamo, ci sono altri più bravi di noi. Ciononostante, siamo sempre consapevoli che sarà necessario prestare grande attenzione al fronte editoriale, alle nuova offerta, alla cosiddetta “nuova narrazione” di destra che proprio nei prossimi giorni comincerà a dispiegare le sue vele. Vedremo.

Torniamo ancora non tanto e non solo ai dettagli normativi del nuovo Contratto di Servizio ma quanto più a ciò che rivela, al suo contesto culturale, ai suoi propositi più o meno occulti, alla sua “architettura di sistema” ovvero alla sua “visione intrinseca”.

Quel fresco e odoroso venticello che nasce a cavallo tra i termini “mercato” e “privato” si forma molto tempo addietro e viene da assai lontano. Gli esperti dell’argomento gli hanno dato un luogo di nascita e un nome e poi lo hanno battezzato: “privatizzazione”. Dopo di che, è cresciuto, si è fatto forte, irruento e ha cominciato a produrre i suoi danni. Non è necessario essere storici dell’economia  o esperti di finanza internazionale per rintracciare le grandi linee di quanto è successo, intorno ai primi anni ’90 e che ci conducono direttamente ai giorni nostri, esattamente all’architettura del Contratto di Servizio RAI di cui stiamo trattando.

Si legge sugli annali che il 2 giugno del 1992 Mario Draghi salisse a bordo del panfilo reale inglese Britannia dove tenne un discorso alla comunità finanziaria internazionale dove espose la sua teoria sulle privatizzazioni che, in sintesi, sostiene “Le privatizzazioni porteranno molte nuove azioni in questi mercati. L’implicazione politica è che dovremmo vedere le privatizzazioni come un’opportunità per approvare leggi e generare cambiamenti istituzionali per potenziare l’efficienza e le dimensioni dei nostri mercati finanziari” (testo integrale pubblicato dal Fatto il 22 gennaio 2020).

Questa teoria (poi diventata in alcuni casi prassi, anche tragici) si è consolidata e diffusa, appunto come un venticello che inebria, anche in reconditi ambiti di una certa sinistra. Ne ricordiamo uno su tutti che ha fatto scuola e imposto un paradigma: Romano Prodi, quando dichiarò nell’aprile 1997, a proposito della RAI, che “Privatizzare la Rai? Al referendum dirò si. D'Alema: non voglio punire Fininvest”. È la stagione delle privatizzazioni selvagge dove non si salva nessuno e niente rimane illeso: Alitalia, Telecom, Poste, Ferrovie, banche fino alle piccole amministrazioni locali. Rimane famosa la battuta di Prodi del 1998 a Lecce “smantellare il Paese pezzo per pezzo.

Il venticello delle privatizzazioni, quel sottilissimo e perfido fascino tra mercato e privato, ha soffiato sempre più forte e si è insinuato nei meandri di Viale Mazzini: leggete cosa ha scritto Elio Matarazzo nel suo libro del 2007 “La RAI che non vedrai: idee e progetti sul servizio pubblico radiotelevisivo”: “… in campagna elettorale – 1996 – la formazione dell’Ulivo aveva elaborato una proposta .. scritta dall’ing. Alessandro Ovi e dal Dott. Franco Iseppi, poi diventato Direttore generale RAI, stretti collaboratori del Presidente Romano Prodi, prevedeva la quasi totale privatizzazione della RAI…”. I passi successivi, ovvero dalle prime “esternalizzazioni” di Celli e di chi lo ha seguito, sono sempre stati sotto il fascino occulto del mercato e del privato.

Si arriva ai giorni nostri, al giugno del 2021, quando il nostro Mario Draghi propone e nomina Carlo Fuortes AD e Marinella Soldi presidente RAI, due nomi che su questo argomento la sanno lunga e la sanno pure raccontare. Il primo ha alle spalle una feconda esperienze nella gestione di teatri lirici con noti conflitti sindacali e la seconda con vaste esperienze europee in aziende private. A Viale Mazzini si racconta che a lei è riconducibile la strenua proposta di introduzione dei famigerati KPI (Key Performance Indicator) nella bozza del nuovo Contratto di Servizio. 

Ed ecco che siamo arrivati alla fonte primigenia della Premessa e ai primi due articoli del nuovo Contratto ed il venticello tra Stato e mercato si avverte sempre più forte e chiaro.

Tutto torna, lentamente, ma tutti i pezzi cominciano ad andare alo loro posto.

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lunedì 28 agosto 2023

Buon Anno !!!


Ad un certo punto, alla fine della stagione del Maggio ’68, sui muri di Parigi comparve questo manifesto. Era tutto finito, o quasi, e si tornava ad una presunta “normalità”? No, non era tutto finito e la “normalità” era solo presunta. Nulla sarebbe stato più come prima. Era iniziata una nuova era che ancora allunga la sua ombra fino ai giorni nostri. 
Ogni inizio di "Nuovo Anno", vi proponiamo questa immagine (ormai da oltre 5 anni).

Ora ci troviamo all’inizio di una nuova stagione che interessa e coinvolge tutto il perimetro del mercato audiovisivo nazionale e sarà veramente difficile intravvedere cosa potrà venirne fuori. Anzitutto è in corso la grande partita TIM e già questa, da sola, impatterà non poco su tutto il resto del mercato. Poi, la scomparsa di Silvio Berlusconi e l’eredità televisiva che ha lasciato è ancora molto confusa. Cosa farà la famiglia? Vende, rilancia, non tocca nulla se non piccoli aggiustamenti editoriali? Al momento, si registrano tensioni tra le due componendi del Governo (FI e FdI, con la Lega che scalpita). La Meloni ha posizionati i suoi uomini migliori a Viale Mazzini (Rossi e Chiocci). Le “piattaforme” sembrano dare segni di instabilità e faticano a mantenere il numero di abbonamenti.  

Questi i tratti salienti che si intravvedono per le prossime settimane. Il calendario e il memo sulla RAI ve lo abbiamo già scritto (il 19 e il 24 agosto): teneteli bene a mente.

Oggi, complice una pioggerella rinfrescante quanto ancora tropicale, non c’è molto da riferire se non il “caso Morgan”. Robetta da bassa cucina, non merita attenzione. Interessante invece l’articolo di Domani con il titolo “Verso la nuova stagione. Da Merlino a Berlinguer e Porro. Chi rischia nella guerra dei talk. Riparte la stagione dell'approfondimento nel primo anno della Rai sovranista”. Da notare che RAI, con l’uscita di Berlinguer, non ha più un programma di informazione/intrattenimento da prima serata.

Ne approfittiamo per fare un passo avanti e tornare ancora su Contratto di Servizio, la cui discussione riprenderà nelle prossime settimane. Ci siamo proposti di fare una lettura dettagliata e comparata con quello precedente. Intanto però vi proponiamo una riflessione generale, di contesto, sulla sua “architettura”, sul modello di RAI che ne viene fuori. Anzitutto è necessario ribadire un elemento del quale vi abbiamo appena accennato: il Contratto, da sempre, è stato “vissuto” all’interno di Viale Mazzini più come una somma di vincoli piuttosto di opportunità. Vi abbiamo già scritto sulla presunta “paternità e maternità” di questa bozza, prevalentemente tutta interna al palazzo. A suo tempo, ci vennero suggeriti nomi e cognomi di chi, con molta enfasi, non vedeva l’ora di liberarsi dei tanti obblighi che il Contratto impone. Inoltre, è stato sostenuto, questi vincoli sono onerosi a fronte dei quali non si garantivano risorse adeguate a farvi fronte. Vedi, ad esempio, nel precedente contratto il canale istituzionale. Anche Bloggorai, a suo tempo, ha sostenuto questa tesi: troppi impegni e poche risorse. Il precedente Contratto, comunque, appunto, nella sua “architettura” era un buon Contratto nelle premesse, nell’articolato e nelle intenzioni (vedi il  “ … piano di riorganizzazione che può prevedere anche la ridefinizione del numero delle testate giornalistiche…”).

La prima differenza rilevante si legge già nelle Premessa del nuovo Contratto dove si marca subito un indirizzo significativo:  5.ain coerenza con le risorse economiche pubbliche derivanti dal canone riconosciute a Rai, indicare con chiarezza gli impegni e gli obblighi del contratto di servizio …” e c “assicurare una maggiore cogenza degli obblighi assunti nel contratto di servizio, in particolare attraverso l’introduzione di obiettivi misurabili nonché potenziando le modalità, gli strumenti e gli organi di verifica dell’attuazione dei suddetti obiettivi.

È la prima volta che compare nel Contratto di Servizio questo principio che lega l’erogazione del canone in relazione ad obiettivi misurabili e raggiungibili, si tratta dei famigerati KPI. Cosa significano in un contesto di Azienda pubblica radiotelevisiva che ha, o dovrebbe avere, l’assicurazione della fornitura di un servizio pubblico ispirato a dettagliati principi generali, dettagliatamente indicati all’art. 2 sia del precedente Contratto quanto della nuova bozza.

Vediamo prima però l’art. 1: nel Contratto 2018 si legge che “ …il presente Contratto ha per oggetto l’attività che la Rai svolge ai fini dell’espletamento del servizio pubblico e, in particolare, l’offerta radiofonica, televisiva, e multimediale diffusa attraverso le diverse piattaforme in tutte le modalità, l’impiego della capacità trasmissiva necessaria, la realizzazione dei contenuti editoriali, l’erogazione dei servizi tecnologici per la produzione e la trasmissione del segnale in tecnica analogica e digitale, la predisposizione e gestione dei sistemi di controllo e di monitoraggio”. Nel nuovo Contratto invece si legge “il presente Contratto ha per oggetto l’attività che la Rai svolge ai fini dell’espletamento del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale definita anche in relazione allo sviluppo dei mercati, al progresso tecnologico e alle mutate esigenze culturali, nazionali e locali”. Ecco emergere la grande novità: la Rai opera “anche in relazione allo sviluppo dei mercati” ovvero il Servizio Pubblico è posto in relazione ad un concetto relativamente nuovo nella sua storia. Come direbbero gli esperti giuristi, si comincia a configurare un “combinato disposto” (KPI e mercati) perfido e malefico che non lascia immaginare nulla di buono.

Ci fa tornare in mente qualcuno che, negli anni passati, ha immaginato la RAI come una "fabbrica di bulloni". Chi era?

Andiamo avanti.

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domenica 27 agosto 2023

Ascolta... si avvicina l'autunno RAI

Foto di 1195798 da Pixabay
Lo scorso anno, a fine ottobre, il Governo meloni si è insediato a Palazzo Chigi. Lo scorso anno, a novembre, il sito del Sole 24 Ore pubblicava questo articolo a firma Andrea Biondi: “Tv, Mediaset sorpassa la Rai a ottobre. Pesano le strategie su canali digitali. Elaborazione dello Studio Frasi su dati Auditel: nel giorno medio gli ascolti del Biscione superiori a quelli della Tv pubblica. Il peso della differente strategia sui neocanali”. Il 4 gennaio si ripete: “Ascolti, il campanello d’allarme per la Rai: Mediaset mai così vicina. I dati 2022 della televisione italiana. Fra la Tv di Stato e il Biscione c’è solo un punto di share”. Il 4 aprile 2023 , il Fatto scrive “Televisione, il lungo inverno degli ascolti Rai. Battuta di nuovo da Mediaset - A marzo, le reti del servizio pubblico battute nel day-time e in seconda serata: gli spettatori in fuga. Ma l’immobilismo è sovrano, in attesa della “cura Meloni”.

Tradotto: gli ascolti Rai cominciavano ad andare maluccio già tempo prima che arrivasse la “nuova” o vecchia destra che dir si voglia. Quale sarà ora la "narrazione" sociale e quindi politica alla quale assisteremo a partire dai prossimi giorni? Si tratterà di vedere cosa succederà con i nuovi palinsesti RAI recentemente approvati (la "cura Meloni") ma, più ancora, si dovranno fare i conti con una offerta editoriale della concorrenza Mediaset che certamente sarà più agguerrita.

Nel frattempo, come vi abbiamo anticipato, abbiamo potuto consultare per la prima volta i dati dell’Osservatorio di Pavia su “Monitoraggio mensile del pluralismo politico nelle reti rai (luglio 2023). Da osservare che una rilevazione analoga la compie AgCom con “Il pluralismo politico-istituzionale in televisione. 1-31 luglio 2023”. La differenza sostanziale è che Pavia monitora solo la RAI e AgCom invece tutte le altre emittenti. Si tratta di documenti molto, molto interessanti che ci aiutano a capire le dinamiche del Governo sulla RAI e della Rai verso il Governo.

Tanto per capirci, date un occhio a questa tabella di pag. 9:


Stiamo studiando, torneremo sull’argomento

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sabato 26 agosto 2023

La RAI peggio di prima

Foto di Annette da Pixabay

Questa mattina Giovanni Valentini sul Fatto ha pubblicato questa frase: “Manca meno di un anno alla fine di questa avventura in Cda. Sono complessivamente deluso, lascio una Rai peggio di come l'ho trovata. Responsabilità diffuse, ma in tasca conto le mie" (da un WhatsApp di Riccardo Laganà, ex dipendente ed ex consigliere di amministrazione della Rai - 8 luglio 2023.

Già … di chi le responsabilità "diffuse"? A qualcuno potrebbe tornare comodo addebitare alla "nuova destra" i problemi della RAI di oggi. Se ognuno di noi volesse pubblicare le conversazioni private che sono state intrattenute in questi anni tra tutti noi ne uscirebbe un quadro devastante sulla storia della Rai. Non riguarderebbe solo il periodo in cui Riccardo è stato consigliere ma molti anni precedenti. Con una differenza: lui lo ha sempre ammesso di battersi contro forze oscure, potenti e impari, del presente ma anche del passato. Altri invece, tanti, fanno come se nulla fosse: le colpe sono sempre al di fuori, diverse e distanti da loro. Comunque, quelle di Riccardo sono parole granitiche: è vero, la RAI di oggi è molto peggio di quella di un “allora” indefinito.

Senza lambiccarsi troppo il cervello, limitiamoci ad un solo quanto rilevante aspetto: il Contratto di Servizio. A nostro giudizio, quello oggi in discussione è molto, molto peggio dei precedenti (e infatti Riccardo ha votato contro). Anche qui con una grande differenza: nei precedenti contratti c’è stato un dibattito, piccolo o rilevante che sia stato, ma c’è stato. In questo caso, almeno finora, nulla … quasi il vuoto pneumatico di confronto più o meno istituzionale. Tappeti d’oro alla Vigilanza RAI (che invece qualcuno improvvidamente vorrebbe abolire – vedi proposte del 2 agosto) che almeno è tenuta a fornire un parere (vedi Post di ieri). Altrimenti, dalle grandi firme del giornalismo nostrano non abbiamo ancora letto una riga.

Bene. Ieri ci eravamo lasciati con una domanda: “Perché in questa occasione invece si è scelta la via della fretta e della riservatezza?” per cercare una risposta occorre fare qualche passo indietro e altri di lato. Il passo indietro si riferisce alla nomina di parte di questa consiliatura. I componenti del Cda (ovviamente a parte Sergio) sono stati nominati da Draghi nel contesto della sua famigerata “agenda” da tanti lisciata e pelata. In quell’ambito, appena insediato, dopo pochi giorni (tre settimane per l’esattezza) Fuortes si affretta a ratificare una parte del precedente Piano industriale firmato Salini, se ne appropria e resuscita la cosiddetta “riforma per generi”. Chi l’ha vista? Lasciamo perdere.

Alla fine di agosto 2021 eravamo agli sgoccioli dell’era Covid e il Cda appena insediato non aveva la più pallida idea delle incombenze a cui far fronte. Un esempio su tutti? Il famoso incontro/scontro con la Fedeli in Vigilanza sul tema canone: l’uno che chiedeva all’altro cosa fare. Surreale. Tutto agli atti.

Arriviamo all’autunno 2021. Il 14 ottobre viene costituito un “gruppo di lavoro” Rai incaricato di predisporre una bozza di documento sul nuovo Contratto di Servizio a il coordinamento viene affidato a Stefano Luppi, considerato in Azienda tra i pochi “esperti” dell’argomento (poi promosso e rimosso). Nello stesso periodo viene nominato Direttore alle Relazioni istituzionali Rai Luca Mazzà che, dal “… maggio 2022 è coordinatore delle attività del Gruppo di lavoro per il Contratto di Servizio 2023-2027”. Contestualmente, sempre ad ottobre, viene contrattualizzata dall’esterno Cinzia Squadrone, ex marketing Rai, anch’essa incaricata di “seguire” il Contratto di servizio. Inizia il porto delle nebbie. Nessuno sa più nulla e la sola bozza è quella che abbiamo pubblicato su Bloggorai a fine gennaio 2023.

Rimane ancora senza risposta la domanda: perché la segretezza e riservatezza? Ci arriviamo, lentamente ma ci arriviamo. Nulla succede per caso, tutto e sempre ha un prologo, uno svolgimento ed un epilogo.

Premessa d’obbligo (già esposta in altri Post): questo Contratto è una pietra miliare sul futuro della RAI per almeno due buoni motivi. Il primo è perché costituisce la premessa indispensabile, la cornice, del Piano Industriale (nb: nella bozza in discussione, all’art. 20, si parla di “…2.A tal fine Rai, nei propri piani industriali,” come se ce ne fosse più di uno) e poi perché la scadenza di questo Contratto andrebbe ad affiancarsi proprio alla scadenza della Concessione del 2027, considerata a torto o ragione, il crocevia del futuro del Servizio Pubblico per i noti “appetiti” di messa all’asta del nuovo documento. 

Si capisce bene allora come questo Contratto, nelle intenzioni o nelle proiezioni progettuali di alcuni, potrebbe costituire una sorta di anticamera di un possibile percorso di privatizzazione strisciante, di lungo periodo. Vedi il tema del famigerato “allegato 1” della bozza in discussione. Perché “tiralo fuori” dall’oggetto del contratto? Notoriamente, ribadiamo, l’oggetto del Contratto deve essere inserito nel Contratto stesso altrimenti si tratta di altra cosa e la prevista esclusione della pubblicazione dell’Allegato 1 in Gazzetta Ufficiale rafforza questo sospetto.

Rimane una zona d’ombra sulle resistenze e reticenze sul Contrato di Servizio presenti all’interno di Viale Mazzini. Anche di questo, ne abbiamo già parlato. Sarà utile ritornarci sopra.

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ps: tenetevi aggiornati, da ieri siamo in possesso di un documento importante che merita un Post a parte: lo stiamo studiando.

venerdì 25 agosto 2023

La memoria del futuro

Foto di Arek Socha da Pixabay

Come abbiamo scritto più volte, le prossime battaglie d'autunno saranno assai impegnative per la RAI e per il Servizio Pubblico (posto che sarà necessario, forse, cominciare a distinguere i termini).

La prima, quella più immediata, sarà sul prossimo Contratto di Servizio che riprenderà dal prossimo 10 settembre con la ripresa delle audizioni in Vigilanza.

Anzitutto è bene dare una rinfrescata di memoria a quanto previsto dal Codice Civile: "Libro Quarto - delle Obbligazioni .Titolo II. Dei contratti in generale. Capo I. Disposizioni preliminari. Art. 1321 e seg. Non bisogna necessariamente aver fatto un esame di Diritto Privato per capire come stanno le cose.

Poi, dove eravamo rimasti? La versione in discussione è stata approvata dal Cda RAI e resa nota lo scorso i primi giorni di luglio scorso, dopo mesi di segretezza. Il testo del comunicato dell’Azienda già contiene un vizio formale e si legge “…L’iter procedurale prevede che il testo sia ora trasmesso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy alla Commissione Parlamentare di Vigilanza, per l’acquisizione del relativo parere, all’esito del quale il CdA Rai e il MIMIT saranno nuovamente tenuti a esprimersi per un’approvazione definitiva entro il termine del 30 settembre, scadenza del Contratto di Servizio attualmente in vigore”. L’attuale Contratto non prevede un temine di scadenza e la data si riferisce solo alla proroga indicata nel Decreto Milleproroghe del dicembre 2022 dove si legge che “Al fine di consentire il rispetto del termine stabilito dall’articolo 5, comma 6, della legge 28 dicembre 2015, n. 220, nonché il pieno esercizio delle competenze della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, il termine di scadenza del contratto di servizio vigente tra il Ministero delle imprese e del made in Italy e la RAI – Radiotelevisione italiana S.p.a. è differito al 30 settembre 2023”. Il termine indicato appare del tutto arbitrario in quanto, notoriamente, la scadenza di un contratto è insita nel contratto stesso e ne costituisce parte integrante. Tant’è che nel Contratto tuttora in vigore, all’art. 30 (Efficacia, adeguamento e scadenza) si legge che “1. Gli effetti del presente Contratto, che ha durata quinquennale, decorrono dal giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Fino alla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del successivo Contratto, i rapporti tra la Rai e il Ministero restano regolati dalle disposizioni del presente Contratto” ovvero il presente Contratto rimane in vigore fino all’approvazione del nuovo Contratto e della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Sembra del tutto chiaro e non ci dovrebbero essere dubbi di sorta, a meno che si vogliano fare indebite forzature. Quindi: nessuna scadenza vincolante: il Contratto è in vigore e rimane tale fino alla sottoscrizione del nuovo. Punto, a capo.

Ora entriamo nel merito della procedura e dei contenuti. La fase attuale è formalmente corretta: la Vigilanza deve esprimere il suo “parere obbligatorio ma non vincolante”. Già la formulazione di questo principio appare discutibile: che rapporto c’è tra obbligo e vincolo? Perché se un parere è obbligatorio non può esprimere anche un vincolo? Parliamo pur sempre di un organo parlamentare di “…indirizzo, vigilanza e controllo” e come può esercitare questi adempimenti se poi non sono in grado di intervenire fattivamente sull’indirizzo che è proprio l’oggetto del Contratto? Tema complesso.

Rimane sullo sfondo un passaggio forse poco istituzionale ma non da meno fondamentale. Nelle precedenti occasioni l’argomento ha avuto forte rilievo: nel 2015 l’allora presidente AgCom, Antonio Catricalà, affermò che si procederà “…ad una consultazione anche in forma ridotta, che sarà il banco di prova per una più ampia, che coinvolgerà tutta la società …” e poi, nel 2016, anche il sottosegretario alle TLC, Antonello Giacomelli, si fece promotore di una iniziativa analoga. Perché in questa occasione invece si è scelta la via della fretta e della riservatezza? Abbiamo posto una domanda e abbiamo una riposta. Al prossimo Post.

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giovedì 24 agosto 2023

Il Calendario di Settembre

Foto di Myriams-Fotos da Pixabay

Siamo in attesa di aggiornamenti puntuali ma, intanto, prendete carta e penna e segnate sul calendario queste date che, fatalmente, si intrecciano tra loro.

10 settembre: dovrebbero riprendere le audizioni in Vigilanza RAI per il parere “obbligatorio ma non vincolante” sul nuovo Contratto di servizio. Il calendario dettagliato non è stato ancora fissato. Memo: secondo l’AD Sergio si dovrebbe concludere questa fase entro il 30 settembre anche se non esiste nessun vincolo normativo che impone questa data (nota bene che in un precedente Contratto 2013-2015 c’è stato un notevole ritardo). La nostra personale opinione sostiene che, semplicemente, si vuole chiudere rapidamente un dossier iniziato male in epoca Fuortes quando è stato costituito un “gruppo di lavoro” sotto il coordinamento della Presidente Soldi e della collaboratrice esterna, Cinzia Squadrone, contrattualizzata per la bisogna, e del contestuale “promoveatur ut removeatur” di Stefano Luppi, già direttore delle relazioni Istituzionali e grande esperto dell’argomento. Da allora, è stata impressa una forte impronta di riservatezza, di chiusura ad ogni confronto e dibattito pubblico, fino al documento finale reso noto ai primi dello scorso luglio. Da allora in Vigilanza ci sono state diverse audizioni (ultima quella del ministro Urso) e ne mancano ancora altre molto importanti (i sindacati RAI dovrebbero presentare una nota congiunta ma della quale ancora non ci sono tracce, visto anche quanto successo lo scorso 26 maggio con lo sciopero generale poi improvvidamente revocato). Sintesi: quasi nessuno ne ha parlato o scritto o proposto riflessioni o approfondimenti. C’è da auspicare che la Vigilanza si prenda tutto il tempo possibile per rendere trasparente e partecipato tutto ciò che invece, finora, è stato opaco e riservato.

 

14 settembre: è prevista la prima riunione del Cda RAI dopo la scomparsa di Riccardo Laganà. La sua sostituzione, come abbiamo scritto, sarà molto complessa e politicamente quanto aziendalmente “delicata”. Come abbiamo scritto i possibili scenari sono due: A - il Cda, seguendo il dettato delle Legge 220 del 2015, “deve” avviare il meccanismo di elezione del nuovo rappresentante dei dipendenti. Ma la Legge non specifica entro quando la procedura deve essere avviata. Posto e non concesso che si possa avviare già da questa data della prima convocazione del Cda, se tutto va bene e senza intoppi, occorrono almeno 3 mesi per concludere tutta la complessa macchina elettorale (presentazione candidature etc) ovvero si andrebbe a fine dicembre, ovvero a pochi mesi dalla scadenza naturale. Abbiamo sentito parlare di un patto di ferro che si vorrebbe stipulare tra le sigle sindacali: proporre un candidato unitario con il vincolo della sua rielezione a giugno. Un azzardo e molto complesso da realizzare. B – il Cda rimanda, rinvia, allunga i tempi fino a rendere del tutto irrilevante la nuova elezione. Si assumerebbe un grave rischio di inadempienza normativa ma potranno trovare un artificio che li possa supportare. In questa ipotesi si colloca anche un possibile “percorso virtuoso” cioè un atto di garbo istituzionale da parte di SergioRossi: convocare tutte le parti interessate e porre una semplice domanda: “Che volete fare?”. Certe sono almeno due considerazioni: la prima è che il Cda nelle condizioni attuali è monco di una voce rilevante in un momento strategico per l’Azienda. La seconda è che un candidato forte, autorevole e di notoria indipendenza dalla politica come è stato Riccardo non sarà facile da trovare. L’articolo che abbiamo citato del Corriere dei primi di agosto non lascia presagire nulla di buono: il Governo vorrebbe che fosse una persona di suo gradimento.

 

15 settembre: è prevista la nomina del nuovo direttivo ADRAI (sindacato dirigenti RAI). finisce l’epoca Meloni e si apre un nuovo capitolo di assoluto rilievo strategico proprio nel momento in cui l’Azienda si appresta ad entrare in una nuova era di diversi paradigmi economici, normativi ed editoriali. il nuovo vertice del sindacato, anzitutto, dovrà essere audito in Vigilanza RAI (l’ultima volta è avvenuto ad aprile quando ancora non era noto il testo del Contratto) e sarà interessante sapere e capire come questa parte del “partito RAI” entrerà in gioco. Si schiererà dalla parte della maggioranza di Governo o si collocherà dalla parte degli interessi del Servizio Pubblico che potrebbero non essere proprio coincidenti, anzi? Ad esempio: cosa dirà sul tema cruciale dell’allegato 1 del nuovo Contratto che prima era dettagliatamente prescritto nell’art. 25 del precedente Contratto? Oppure, cosa dirà della scomparsa del “giornalismo d’inchiesta” ora svanito nella nuova bozza? Da non dimenticare mai che questo Contratto aprirà la strada al rinnovo della prossima Convenzione la cui scadenza è prevista per il 2027 e che questo stesso Contratto sarà la cornice obbligatoria del nuovo Piano Industriale (Bloggorai ha sostenuto allo strenuo che non era sensato fare il contrario).

Per tutto il mese di settembre qualcuno lavorerà A- al proposito di convocazione di una sorta di “stati generali” del Servizio Pubblico. Sia il M5S e sia FdI lo hanno annunciato mentre il PD si è limitato a riassumere una proposta di riforma della Governace RAI vecchia almeno di un paio d’anni, salvo poi, in questo mese “aprire il dibattito”.  Auguri. Per come la vediamo noi, ogni iniziativa che estende il confronto e punta a definire le linee guida di una nuova missione del Servii Pubblico è benvenuta. Vedremo. B- in questo mese potrebbero emergere novità sul tema canone. Esclusa la revisione della modalità di riscossione diversa dalla bolletta si tratterà di capire come la componente “abolizionista” o riduzionista che dir si voglia (Salvini &C) sarà in grado di imprimere un indirizzo.  

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mercoledì 23 agosto 2023

domenica 20 agosto 2023

domenica 20 agosto

 Oggi nulla da dichiarare.

Da tenere a memoria il post di ieri.


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sabato 19 agosto 2023

RAI e la campagna di autunno: i campi di battaglia

Foto di Gordon Johnson da Pixabay

Consiglio alle lettrici e ai lettori interessati alle vicende RAI e dintorni: il post di oggi si può stampare e appiccicare con una calamita sul portello del frigorifero per tenerlo bene a vista.

Questi i piani di battaglia della prossima campagna d’autunno.

1.       Il canone. Checché se ne dica, questa è la battaglia centrale e da tempo si stanno preparando le scaramucce. Per quanto noto, al momento, nessuno ha scoperto le carte e si annaspa nel buio. Per paradosso, per la RAI ve benissimo così. Meglio rimanere con questo sistema, piuttosto che avventurarsi verso nuove forme di riscossione tutte ancora da definire. L’intemerata uscita di Giorgetti sul proposito di riscuotere il canone attraverso le SIM appare più come una balla d’agosto che un proposito percorribile. Certo è che qualcosa potrà essere deciso ed è verosimile supporre che potrà avvenire solo il prossimo anno.

2.       Il nuovo Contratto di Servizio. Con la ripresa delle attività parlamentari la Vigilanza RAI proseguirà con le audizioni. A giugno qualcuno (Sergio) aveva immaginato che questo passaggio si sarebbe concluso entro il 30 settembre. C’è da augurarsi vivamente che non avvenga. Non c’è stato alcun dibattito pubblico, nessun confronto sulla bozza resa nota ai primi di luglio. Lo abbiamo già scritto e lo ribadiamo chiaramente: è un pessimo Contratto nella sua architettura e in molti suoi passaggi essenziali. Non ultimo sul tema del “giornalismo d’inchiesta” scomparso nel nuovo testo. Il parere “obbligatorio ma non vincolante” sarà decisivo per comprendere se, come e quanto la “politica” sarà in grado di “vigilare” sul futuro della RAI.

3.       Rai Way. Ogni anno, dalla sua quotazione, ad agosto, torna in ballo il tema della cessione di ulteriori quote di proprietà della quotata di Via Teulada.  Potrebbe essere la volta buona con il Governo Meloni? Forse che si o forse che no: dipende dalla partita più complessa in corso in casa TIM e in quella Mediaset. Il Ministro Urso ha ribadito solo che siamo al punto di partenza: tutelare la presenza pubblica nella ipotetica nuova società delle torri. Ha scritto a giugno il Sole “Secondo quanto riportato da indiscrezioni di stampa, infatti, il nuovo a.d. di Rai Way, Roberto Cecatto, avrebbe riaperto il dossier, riprendendo «i contatti con gli stakeholder per dare vita al gigante delle antenne Tv, un'operazione che avrebbe già il via libera del governo Meloni» e che in passato «si era fermata proprio per l'avvicendamento a Palazzo Chigi e il conseguente cambio di governance di Rai e Rai Way». Da ricordare che il dossier si era incagliato anche su n passaggio centrale: il controllo societario: gli interessati, a suo tempo, fecero sapere che non saltavano dalla gioia per essere in minoranza in un Cda a controllo pubblico. 

4.       Il nuovo Cda. La scomparsa si Riccardo Laganà ha aperto un fronte molto delicato: i nuovi equilibri interni e la geometria variabile necessaria ad affrontare le prossime decisioni strategiche (vedi post precedenti). Non sarà facile, non sarà immediato il processo di nomina del nuovo consigliere rappresentante dei dipendenti. Dipende tutto dal capire a chi giova (o chi danneggia) esporsi in una campagna elettorale interna dagli esiti molto, molto incerti.

5.       Riforma RAI. Lo scorso 2 agosto son state “ripresentate” (ne senso che erano già note da anni) due proposte di legge di riforma della Governance RAI (ne abbiamo già scritto in Post precedenti). Quella più bizzarra è del PD perché, per quanto scritto da Repubblica, non sarebbe una nuova proposta (che abbiamo verificato: non esiste!)  ma una versione delle proposte della precedente legislatura. Leggete questi due titoli e dategli una data: “La riforma Rai targata Pd. Serve il modello BBC per fermare la lottizzazione"  “Modello BBC per la governance Rai: occasione storica per Pd e M5S”. Alla fine del post la risposta. Quello che potrebbe avvenire invece saranno ii cosiddetti “stati generali” proposti sia dal M5S che da Fratelli d’Italia. Tutti insieme appassionatamente? Dubbi sono non solo leciti ma doverosi.  Però, laicamente, non si butta nulla… purché si dibatta. Vedremo. Per la cronaca: Gasparri dixit "No riforma, ne ora ne mai" e aggiungiamo noi "basta la sua".

6.       Informazione. Il Tg1 ha cambiato pelle: l’impaginazione del giornale ha cominciato a seguire traiettorie editoriali “fantasiose” dove la cronaca regna sovrana. Hai voglia a protestare: in Cda il suo direttore Chiocci è stato approvato a maggioranza di “Governo”: tre si, tre no e Di Majo astenuto. Saranno gli ascolti a decidere il suo futuro. La Maggioni prima di lui ha già seminato la crisi di dispersione dei telespettatori: leggiamo su La Stampa di marzo scorso “Il Tg1 perde oltre mezzo milione di spettatori, più del doppio del Tg5. «Una disaffezione dimostrata dal valore della permanenza, valore inferiore a quello del Tg5 e in diminuzione da un anno all’altro, mentre sul Tg5 la permanenza è in aumento. In quanto allo share il Tg1 è l'unico dei telegiornali della sera a perdere più di un punto di share (-1,2 punti) e il Tg5 è l’unico a guadagnarne (+0,2 punti). Con queste scelte ed impaginazioni il Tg1 della sera è persino riuscito ad invecchiare ancora il proprio pubblico che ha adesso un’età media di 65 anni contro i 63 delle prime settimane del 2022». I dati sono di Studio Frasi.

7.       Ascolti. Appunto: gli ascolti RAI da tempo sono in sofferenza. Mediaset tallona su tutti i fronti. Italia Oggi del 18 agosto ha scritto sui dati di luglio: “Mediaset batte la RAI, cresce in tutte le fasce di ascolto”. L’erosione sembra costante e nessun è in grado di dire se e quali potranno essere i segnali per una possibile controtendenza.

Basta, potrebbe non esserci più posto sul portellone del frigorifero.

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Ps: il primo titolo è di Repubblica dello scorso 2 agosto, il secondo è dell’HuffingtonPost del maggio 2020 a firma Michele Anzaldi.

 

giovedì 17 agosto 2023

E' già cominciato il primo autunno della nuova RAI

 

Foto di Valentin da Pixabay

Non era ancora avvenuto il saluto a Riccardo Laganà che venerdì 11 agosto sul Corriere, a firma Antonella Baccaro, si leggeva: “Con la sua scomparsa, si apre la questione su chi dovrà succedergli: un altro «tecnico» o un giornalista? ...Dopo i dubbi della presidente Soldi sull'esclusione di Saviano, sarà importante per il centrodestra che governa oggi in Rai (con due consiglieri, a parte l'ad) come per l'opposizione (che ha due consiglieri), assicurarsi che il successore di Laganà stia dalla propria parte”.

Ecco emergere con prepotenza il tema delle prossime settimane: il governo della Rai e la Rai del Governo con un consigliere in meno. Non sarà un tema di poco conto perché il Cda sarà chiamato nelle prossime settimane a compiere scelte strategiche per il futuro dell’Azienda, in primo luogo il prossimo Contratto di Servizio.

Come stanno le cose? La Legge Renzi del 2015, art. 2, comma 6, dice 6 -ter . Per l’elezione del componente espresso dall’assemblea dei dipendenti della RAI-Radiotelevisione italiana Spa, di cui al comma 6, lettera c) , la procedura di voto deve essere organizzata dal consiglio di amministrazione uscente della medesima azienda, con avviso pubblicato nel sito internet istituzionale della stessa almeno sessanta giorni prima della nomina …”. quindi il Cda “deve” organizzare il rinnovo della carica vacante ma non dice in che termini temporale questo “dovere” si dovrà compiere. Ovvero non c’è un riferimento al momento in cui dovrebbe iniziare il procedimento di avvio della nuova consultazione. I 60 giorni si riferiscono ad un tempo subordinato alle procedure elettorali. Questo porta a significare che il Cda non ha un obbligo di avviare il meccanismo entro un termine temporale specifico e che quindi potrebbe farlo a sua discrezione.

Per quanto abbiamo potuto apprendere, ora gli scenari possibili sono due. Il primo prevede che il Cda possa avviare già dalla prima prossima convocazione il percorso elettorale che, nel migliore dei casi, si potrebbe concludere entro dicembre, cioè a pochi mesi dalla scadenza naturale di questa consiliatura, prevista giugno 2024. Il secondo scenario prevede che non si prendano iniziative e che tutto rimane com’è e che quindi il Cda avrà un componente in meno.

Valutazioni. Nel primo caso si aprirebbe subito un forte conflitto interno alla Rai. Le precedenti elezioni hanno visto schierarsi avverse tra loro le componenti sindacali divise in aree di riferimento tra amministrativi e giornalisti. Grosso modo, l’Usigrai ha avuto un forte peso nell’esito dei due risultati precedenti dove il suo candidato era contro quello dei sindacati “storici”. Ora cosa potrebbe essere cambiato con il nuovo Governo Meloni e i riflessi su Viale Mazzini? Occorre ricordare la storia del recente sciopero del 26 maggio previsto in epoca Fuortes e caduto sotto la sedia di Sergio/Rossi e poi annullato poco prima del suo svolgimento? Cosa hanno ottenuto i sindacati per rinunciare? Promesse e vaghi impegni. Dunque, gli equilibri “politici” interni all’Azienda potrebbero essere cambiati in modo significativo e potrebbe succedere che la maggioranza necessaria ad eleggere un nuovo rappresentante dei dipendenti potrebbe non essere la stessa delle precedenti. Tutto da verificare se le parti interessate hanno voglia e interesse ad andare alla conta. Posto pure che si tratta di individuare un candidato forte che, in ogni caso, durerebbe in carica soli 6 mesi per poi essere nuovamente rieletto.

Nella seconda ipotesi, cioè che non si procede a nuove elezioni, il Cda rimarrebbe “monco” di una figura non solo rilevante per quello che rappresenta ma per il peso che può esprimere nelle prossime scelte. L’opposizione rimarrebbe ai soli consiglieri Bria e Di Majo priva di un elemento determinante. A chi potrebbe giovare questa ipotesi? Per quanto poco abbiamo potuto sapere e capire, al momento, non sembra emergere una gran voglia di procedere a nuove elezioni. Quanto scritto dal Corriere sembra poco credibile: il Governo ha già una forte maggioranza consolidata in Cda con almeno tre componenti (Agnes, De Blasio e Sergio) teoricamente autosufficiente. La Soldi è una variabile indeterminata che, all’occorrenza, rinforza la maggioranza. Un “nuovo” consigliere corre il rischio di configurarsi più come elemento di disturbo che di opportunità vantaggiosa. Dunque, la previsione attendibile è che si vorrà prendere tempo fin quando il calendario del prossimo anno sarà determinante per capire se vale la pena o meno avviare le consultazioni elettorali.

L’autunno, come al solito, sarà caldo.

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lunedì 14 agosto 2023

Avanti ...

Foto di Wuestensohn2000 da Pixabay

La vita è un viaggio. Andiamo avanti oppure, a scelta, torniamo indietro. Verrebbe da pensare che, più o meno è la stessa cosa ma non è così. Diciamo pure, come spesso abbiamo sostenuto, che nulla avviene per caso e che tutti i fenomeni hanno una loro naturale evoluzione con un prologo, uno svolgimento ed un epilogo. Il “trucco” necessario per cercare di comprenderli e decifrarli è cogliere la loro dinamica, la direzione, il senso generale. Difficile ma non impossibile.

Nei giorni scorsi sul supplemento Economia del Corriere è stato pubblicato un articolo sui dossier sul tavolo del Governo. Tra questi ci interessano in particolare quelli di TIM e di MFE-Mediaset. Anzitutto un’osservazione: significativo che tra i tanti temi rilevanti che interessano il Paese, due riguardano il settore audiovisivo e, nota bene, uno tra questi è il diretto concorrente RAI. Sullo sfondo di questo dossier si agita quello di RAI Way che, puntualmente, in questo periodo rispunta fuori dal cassetto della memoria. L’8 agosto dello scorso anno Repubblica titolava: “RaiWay-EI Towers, nozze vicine. Tutelare il servizio pubblico tv” e il 2 agosto di quest’anno il ministro Urso è tornato alla carica: “…pensiamo che si possa ragionare, insieme al Mef, ad aperture a soggetti interessati all'ingresso purché resti fermo e chiaro il principio del controllo pubblico sulla rete". Ora è chiaro che al Governo servono risorse e il timore che l’operazione delle torri possa servire a fare cassa, come già avvenuto, è probabile. Il problema è anche capire per “quale” Cassa.

Il 7 agosto, il Corriere pubblica un fondo Antonio Polito dove si legge : “Si spiega forse con questa ossessione perché la destra abbia finora esercitato il suo nuovo potere con maggior furia e zelo nella conquista delle istituzioni culturali del Paese, dalla Rai al Centro sperimentale di cinematografia, che nella guida delle aziende partecipate. Come se l'esigenza di una nuova «narrazione» fosse perfino più importante del controllo dell'economia”. Ieri veniamo sapere di una intervista “a testate unificate” della Meloni pubblicata integralmente da Corriere, Stampa e Repubblica. Senza che nessuno sollevasse obiezioni. Pure in Rai potrà avvenire una cosa del genere?

Nei giorni scorsi ci siamo lasciati con un appunto su quanto avvento a ridosso della fine del mese scorso e i primi di agosto. Ecco la piccola storia che vi raccontiamo. Sul finire di luglio si viene a sapere che per il 2 agosto si terrà una conferenza stampa alla Camere per la presentazione di un progetto di legge per la riforma della governance RAI. Apparentemente, ma solo apparentemente, si tratta di una novità fresca fresca (sic!) datata 2015 della quale, però, nei mesi precedenti, nessuno sapeva nulla. Misteri misteriosi. Le osservazioni in merito le abbiamo già fatte: si confonde il fine con i mezzi, il contenuto dal contenitore, la forma dalla sostanza. La governance diventa l’obiettivo e la missione del Servizio Pubblico si confonde con lo strumento di gestione. Amen. Poi, nota bene, questa storia della Fondazione appare assai pericolosa nella definizione e nella natura pubblica della RAI. Sommariamente, la complessità e la estrema frammentazione di un organo così variegato e composito lo pone a serio rischio di garanzia per la sua autonomia.

Bene, andiamo avanti.

Evidentemente, qualcuno mangia la foglia che, a “sinistra”, si vorrebbe proporre una riforma del genere e, zacchette, inopitanatamente (ma non troppo) sempre lo scorso 2 agosto Giovanna Vitale su Repubblica titola: “La riforma Rai targata Pd. Serve il modello BBC per fermare la lottizzazione" . Qualcuno salta sulla sedia, o meglio, più d’uno. Abbiamo ricostruito quasi dettagliatamente un relativo ma significativo retroscena. La “riforma RAI” targata PD semplicemente, non è stata ancora scritta nel senso che quanto pubblicato dalla giornalista di Repubblica altro non è che la versione ripassata della vecchia proposta Orlando presentata nella precedente legislatura (parallela ad una della Fedeli, sempre targata PD). Abbiamo chiesto chiarimenti e la risposta è stata: “Non c’è ancora un testo”. Amen. Rimane una domanda: perché è stato pubblicato quell'articolo?

Per la cronaca, a stretto giro di posta, il 5 agosto, ha risposto il Senatore Gasparri che di riforme RAI certamente se ne intende: “In questa legislatura e nelle prossime non ci sarà nessuna riforma del servizio pubblico radiotelevisivo che andrà in contrasto con le sentenze della Corte Costituzionale italiana. E tutto questo perché «l'editore sostanziale della Rai è il Parlamento, garante della democrazia e del pluralismo. Così è e così resterà!”. Doppio Amen.

Se poi qualcuno accusa ancora Bloggorai di eccessivo pessimismo lo invitiamo a prenderci un caffè e ne parliamo. Per i cultori della materia, il mese scorso abbiamo ricevuto in dono un libro interessante: “Sette brevi lezioni di scetticismo” a cura di Maria Lorenza Chiesara, pubblicato da Einaudi. Leggiamo sulla copertina: “... lo scetticismo non è una filosofia, è una pratica di vita. Essere scettici significa essere costantemente all’erta nei confronti di ogni opinione e teoria, sospendere il giudizio sulle cose e continuare ad indagare la complessità del mondo…”. Merita la lettura.

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venerdì 11 agosto 2023

Riccardo ... domani ...

Riccardo, domani ci saremo! Ci siamo, ci siamo sempre stati e continueremo ad esserci.

Riccardo, domani quando ti saluteremo, ci abbracceremo e, forse, ad alcuni tra noi scapperà via qualche lacrima. Sai, Riccardo, tu ci hai lasciato ancora molto giovane e molti di noi hanno “una certa età”. Ad un certo punto della vita, dicono, si diventa allo stesso tempo più ruvidi e distaccati quanto più sensibili, più fragili, più aperti alle emozioni. Dicono che, talvolta, si prende distanza dalle piccole faccende quotidiane perché si va sempre più all’essenza delle cose, degli avvenimenti. Spesso, succede, che si possa andare alla ricerca di qualcosa che non si trova, si rimane in attesa di qualcuno che non verrà, ci si pongono domande alle quali non troviamo facili risposte.

Allora, cosa è stato quello che è ti è successo? Cosa significa per tutti noi? Lo hanno scritto benissimo anzitutto tutti coloro che ti stimano e hanno apprezzato il tuo impegno. C’è però qualcosa di più che fatichiamo a comprendere e decifrare. Forse, si tratta di un eterno mistero che nessuno potrà mai svelare. Ma non è di questo che vogliamo scrivere. Vorremmo scrivere di più, di diverso, di insolito, oltre quello che avverrà domani, dopodomani e dopodomani ancora. Vorrei cogliere un senso che ci porta a dopo, oltre il saluto che ti faremo. Vorrei cogliere un segno che forse anche tu avresti condiviso: torneremo presto a parlare di RAI, di Servizio Pubblico, di “bene comune”, di democrazia, di pluralismo, di interessi collettivi.

Riccardo, tanto per capirci: si usa dire quando avvengono fatti improvvisi e misteriosi che “non ho parole”. No, non è vero. Le parole ci sono, occorre trovarle e saperle usare. Le parole hanno un peso, un senso, un contesto, una loro storia interna, un etimo che ne definisce puntualmente il significato profondo. Allora, appunto alla nostra età, è opportuno fare uno sforzo per usare le parole che poi, in fin dei conti, sono lo strumento fondamentale del nostro “lavoro”. Continueremo a lavorare con le parole, a cercare in ogni modo, ad esempio, di batterci per far rientrare il giornalismo d’inchiesta tra gli obblighi specifici della RAI per il prossimo Contratto di Servizio, come tu stesso ti sei impegnato a fare. Non sarà facile ma ci proveremo.

Riccardo, domani molti di noi non ci saranno, non potranno esserci fisicamente. Questa comunità di persone, questo pensiero collettivo che ci ha unito continuerà ad esserci e domani, in un modo o in un altro si ritroverà e si riconoscerà. Domani, Riccardo, molti di noi non ci saranno. Ma ci siamo e ci saremo, come ci siamo sempre stati oltre domani.


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domani, dalle 10 alle 11, al Tempietto egizio del Cimitero Monumentale Verano

giovedì 10 agosto 2023

Riccardo Laganà

Ogni giorno, a tutti noi, può succedere di dover fare i conti con la nostra semplice condizione umana.

Ogni giorno, a tutti noi, può succedere di provare gioia, dolore, felicità e sofferenza.

Ogni giorno, a tutti, noi, può succedere di essere forti e deboli, tenaci e arrendevoli.

Siamo semplicemente, eternamente, umani.

In qualsiasi momento, inaspettato, inatteso, improvviso, può giungere una notizia che mai avresti potuto nemmeno immaginare. In quel momento si mozza il fiato, gli occhi si annebbiano e la ragione si perde.

Alla ragione che si perde viene in soccorso la memoria della storia comune. Dei piccoli e grandi pensieri che sono stati condivisi. Ve ne propongo uno piccolo e semplice, lontano dalla RAI. Lo scorso anno sul campo di grano di fronte casa mia in Umbria mio figlio prima sente un colpo di fucile e poi intravvede da lontano un uccello che annaspava nell’erba. Prendo il binocolo e cerco di vedere. Sono esperto e riconosco subito che si tratta di un falco, esattamente una poiana. Prendo un paio di asciugamani e ci precipitiamo a cercarla. La troviamo: un giovane esemplare gravemente ferito ad un’ala. Il criminale che gli ha sparato è fuggito. So come trattarla: delicatamente mi avvicino, sdraiato in terra per non spaventarla, e lentamente cerco di “abbracciarla” per le ali, per impedire che si potesse fare ancora più male. Lentamente mio figlio prepara un calzino per incappucciarla, in modo tale che non si spaventasse ulteriormente. La prima persona che mi mi viene in mente di chiamare è stato Riccardo. Prima ancora di commentare era necessario chiamare subito un veterinario in grado di intervenire. Lo cerchiamo e lo troviamo: un gruppo di volontari a Perugia specializzati nel recupero dei rapaci feriti. Arrivano e la prendono in cura. Viene operata più volte, le ossa delle ali sono molto piccole e fragili. Ci riescono. Con Riccardo ci teniamo aggiornati. Arriva il giorno del suo ritorno a volare. Ho sperato che potesse avvenire intorno casa mia, dove già un paio di anni prima sulle mura antiche, ha nidificato una coppia di astori, poi nominati Aria e Vento. Non è possibile: ci spiegano gli esperti che i rapaci hanno un loro “areale” che non appena si libera viene occupato da altri e lei avrebbe corso il rischio di non poter trovare più la sua zona di caccia e allora è stata liberata lontano da noi. Ci hanno mandato il filmato. Una grandissima gioia insieme ad un grande dispiacere per non vederla volare alta, sul nostro cielo, sopra di noi, veleggiare al vento senza un battito d’ala.

Uno spettacolo di infinita e rara bellezza. Riccardo mi è stato vicino ed ha condiviso con me, con noi, questi momenti.

Mi piace pensare che nessuno va via mai veramente fintanto che rimane forte e nitida la sua memoria, in qualsiasi forma, in qualsiasi momento. Riccardo non è più con noi per come ci siamo parlati, per quanto ci siamo visti, ma è e sarà sempre con noi per quanto abbiamo condiviso e condividiamo forti sentimenti di democrazia, libertà, giustizia e onestà.

Infine, un appassionato ringraziamento a Riccardo: un lettore attento e partecipe dell’avventura di Bloggorai che è nato proprio a ridosso della sua prima elezione al CdA RAI. Abbiamo condiviso, non sempre totalmente d’accordo, molte battaglie. Ci siamo detti spesso che talvolta è necessario combattere anche contro forze potenti e oscure, magari senza possibilità di vittoria. Gli ripetevo spesso che lui, la sua figura, il suo ruolo, era decisivo e fondamentale per cercare di arginare una deriva dannosa per la RAI e per il senso stesso di Servizio Pubblico come “bene comune” a cui lui tanto teneva. Aveva ragione. Forse è stato travolto da un mondo, un modo di essere e di vivere che non conosceva del tutto e non condivideva.

Riccardo, se puoi, se vuoi, continua a leggere Bloggorai. Poco tempo fa ti avevo confidato di essere stanco, dopo cinque anni di forse inutile sforzo. Mi hai detto di no. Mi hai detto di resistere. Si, mi hai convinto: resisterò.

Grazie. Grazie. Grazie!


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