giovedì 31 gennaio 2019

il diavolo e l'Acqua Santa

Occorre essere ragionevoli, pacati, moderati, saper distinguere il grano dal loglio, non buttare il bambino con l'acqua sporca, in fin dei conti ognuno di noi, se preso nel modo giusto, può dare qualcosa di buono etc etc etc... Con questo spirito mi sono accinto a leggere attentamente la bozza pagine del  Piano Industriale 2019-21 .

Premessa di merito: difficile quando ci si avvicina a scelte di tale portata, natura e conseguenze non inserirle nel contesto sociale, politico, culturale in cui sono maturate. Ancora una volta, occorre ricordare che questo Piano è frutto di almeno due passaggi rilevanti: la Legge del 2015 e la successiva sottoscrizione della nuova Concessione. Con la prima è avvenuto un fatto che ha rivoluzionato in modo copernicano l'intero impianto normativo del Servizio Pubblico. E' stato definitivamente posto nelle mani del Governo che, a sua volta, esprime la guida con la nomina dell'AD e del Presidente. Questa nuova governance della Rai, finora, ha dato prove brillantissime di come si intende rinnovare: dalla nomina dell'ex direttore degli affari legali sul procinto di uscire come consulente del Presidente, alla nomina di direttori senza alcun criterio di selezione, per finire al silenzio totale verso lo scippo perpetrato ancora una volta sul fronte del canone. Tralasciamo le amenità che si leggono in queste ore (dalle polemichette di Rai Due che accusa il coordinamento palinsensto, ai sospetti conflitti di interesse che gravano su Sanremo, all'arrivo di una nota "sovranista" nello spazio occupato una volta da Enzo Biagi etc etc). Queste stesse persone ora si vorrebbero assumere la paternità di imprimere la direzione di sviluppo dell'Azienda nei prossimi anni e vorrebbero assumersi la responsabilità di "riorganizzare la Rai".
Seconda premessa: da nessuna parte è stato scritto o detto nulla sul piano complementare che dovrebbe accompagnare quello industriale: quello editoriale, anch'esso previsto tra gli obblighi previsti dal Contratto di servizio. Come si possa immaginare l'uno senza l'altro è difficile.

La bozza di nuovo Piano industriale è composto di quattro parti:

1.       Il panorama globale
come cambiano i consumi
come cambiano i modelli di produzione

come cambiano i modelli di mercato 
2.     2.       La Rai e le sue prospettive strategiche 
                        il contesto di offerta
                        gli obiettivi
3.       La nuova Rai, una nuova visione, una nuova missione
                       da prevalente operatore televisivo a 
                       public Service Media (PSM) su multipiattaforma   
 4.     I fondamentali del piano industriale 2019-2021 
       utenti e contenuti al centro della trasformazione
       rimodulazione offerta digitale
       revisione rapporto costi/investimenti
       coinvolgimento risorse umane, tecnologie, patrimonio immobiliare

mercoledì 30 gennaio 2019

In attesa di poter leggere il documento completo, possiamo solo argomentare per quanto si legge nel comunicato stampa di Viale Mazzini. Inoltre, possiamo argomentare sul contesto entro il quale il piano industriale sta per prendere forma.

Questo documento è derivato in seguito a due passaggi importanti avvenuti negli scorsi anni: il primo è l'approvazione della Legge del 2015, voluta fortemente dal Governo Renzi in carica a quel tempo; il secondo è l'approvazione della nuova concessione e il successivo contratto di servizio. Si tratta dei due passaggi che spazzano via ogni legame, ogni connessione con tutto il quadro normativo precedente e determinano per molti aspetti i passaggi successivi, in particolare il piano industriale e quello editoriale. Da ricordare sempre che si tratta di due piani correlati tra loro, inscindibili.
Durante questi ultimi quattro anni, molte cose sono cambiate e non sono di poco conto: si è consolidata la tendenza di rendere il Servizio Pubblico sotto controllo del Governo, si è innescato il meccanismo di revisione sulla collocazione delle frequenze intorno ai 700 Mhz, si stanno radicalizzando i fenomeni di mutamento genetico del pubblico, dei consumi televisivi, dei linguaggi.
Quando si parla di piano industriale, nelle aziende "normali" ci si riferisce a piani di sviluppo, di aggiustamento o di proiezione verso nuovi prodotti o mercati e la misura della sua validità è data dal raggiungimento degli obiettivi prefissati. Esiste anche un parametro Lo scorso anno è scaduto quello precedente, predisposto da Gubitosi e approvato da Campo Dall'Orto. Come ha ricordato Piero De Chiara in un suo recente contributo, esiste un parametro, KPI (Key Performance Indicator) con il quale misurare dettagliatamente gli obiettivi che si propongono. Allora, buon senso vorrebbe che una analisi corretta dovrebbe tener conto dell'incrocio di queste due valutazioni: cosa è stato fatto nel triennio precedente e come si intende procedere per quello a venire. Di tutto questo non si avverte notizia.

 Alcuni ritengono che questa bozza di piano industriale presentato la scorsa settimana possa essere apprezzato almeno perchè punta  sulla riorganizzazione aziendale e pertanto meritevole di essere valutato positivamente a priori, salvo vigilare sulla sua corretta applicazione.

Si tratta di un approccio generale che potrebbe sembrare ormai superato, insufficiente e inadeguato. E' superato da quanto è avvenuto e sta ancora avvenendo in tutto il mondo del broadcast, pubblico e privato, sul fronte delle tecnologie, delle piattaforme e dei contenuti. E' insufficiente perchè gli manca tutto il corredo economico, le risorse, necessarie per supportare qualsiasi cambiamento. Inadeguato perchè privo totalmente di una visione, di un progetto, di un'idea qualsiasi di nuovo servizio pubblico nell'era del Cambiamento (C maiuscola), non inteso come programma delle forze politiche di Governo, ma come sintesi delle nuove sfide cui la Rai deve far fronte.
In altre parole, dire ristrutturazione, fa venire in mente un appartamento con le carte da parati un pò ingiallite, i rubinetti un pò incrostati, e qualche operaio chiamato a ristrutturare magari nemmeno tanto capace. Oppure, una macchina che perde colpi perchè il carburatore è ingolfato, oppure la guarnizione della testata un pò bruciacciata e sfiata. No, non è così. Non sembra che "riorganizzare", mettere qualche pezza oppure fare qualche aggiustamento sui generi, sulla verticalità o orizzontalità dell'organizzazione possa indicare il  percorso da seguire per definire ciò che il Servizio pubblico dovrà essere nei prossimi anni.
Difficile vedere nel proposito della "riorganizzazione" il coraggio e la sensibilità manifesta dall'AD Salini. Quale sarebbe il coraggio? proporre le reti come "interpreti dei bisogni dei consumatori" ? Oppure creare un Direzione Documentari, solo perchè prima non esisteva? e la sensibilità in cosa consiste? Essere attenti a quanto avviene nel Paese? Oppure sensibili al cambiamento (c minuscola) voluto dalle forze politiche che hanno imposto questo vertice che, a sua volta, hanno imposto nuovi direttori e creato altri senza alcun criterio, alcuna selezione, alcuna valutazione preventiva?
Abbiamo ascoltato, anche tra i nostri lettori, voci che dicevano più o meno: lasciamoli lavorare e poi giudicheremo. Hanno lavorato, e nemmeno poco in sei mesi, e qualcosa su cui giudicare è già disponibile. Difficile trovare qualcosa di cui si possa dire: geniali! Innovatori!! progettisti!!! Oppure, è verosimile, siamo accecati da furia iconoclasta e siamo indotti a pensare e vedere sempre tutto il male possibile e non osservare quel che di buono è stato fatto. Forse.
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lunedì 28 gennaio 2019

Il Grande Disordine -3

vedi post precedenti pubblicati ieri

La notizia del giorno viene ripresa dal supplemento di Affari e Finanza di Repubblica di oggi e solo il titolo merita grande attenzione: Tv generalista la resa a Netflix si legge nei bilanci. Dal titolo in poi giù randellate: i video on line stanno uccidendo la tv etc etc etc ... Nulla di nuovo, la BBC ci lavora da tempo e nel loro Piano industriale presentato lo scorso anno l'allarme rosso è già scattato e prima di allora avevano cominciato a riflettere, pubblicamente, su come fronteggiare l'emergenza. Inevitabile, impossibile, non fare un tentativo di confronto con quanto Viale Mazzini ha reso noto sulla bozza di nuovo piano industriale per il prossimo triennio.

Anzitutto poniamo l'accento sulla debolezza, fragilità, del progetto generale, della visione, del modello di Servizio Pubblico verso il quale si intende procedere. Nel piano precedente epoca Gubitosi si parlava di Media company che, con tutti i suoi limiti, esprimeva un'idea di superamento dell'attuale modello di broadcast per dirigersi verso nuovi paradigmi di piattaforme e contenuti. 
Nelle poche e scarne righe del comunicato ufficiale 

http://www.ufficiostampa.rai.it/dl/UfficioStampa/Articoli/CONTENUTI-E-WEB-AL-CENTRO-DEL-NUOVO-PIANO-INDUSTRIALE-20192021-2583832b-3527-428c-8e24-2b4256be38b8.html

leggiamo a malapena che "le reti diventano interpreti dei bisogni dei consumatori focalizzandosi su palinsesti sempre più cuciti su misura e nel miglioramento dell’esperienza di visione.". 
Se non chè, leggiamo poi il commento del consigliere Laganà, il coraggio e la sensibilità (non intelligenza come abbiamo scritto prima, ci scusiamo) dell'AD potrebbero indurre il cambiamento nel Servizio Pubblico attraverso la leva della radicale riorganizzazione dell'Azienda impostata sulla orizzontalità della struttura di produzione editoriale. E' stato già scritto bene nell'articolo che abbiamo citato nel post precedente: questa impostazione di fatto già esiste ed è nella fiction (che da sola occupa parte dei palinsesti) nel cinema con una società apposita, nello sport dove agisce una direzione e cosi via. Certo, la grande novità, come avviene in altri modelli di SP, potrebbero essere i documentari (!!!) e va bene, ben venga una nuova direzione ma da quì a voler spacciare questo come il cambiamento (senza aggettivi) ce ne corre. Poi, la direzione "format": quante vole e con quante sigle diverse si è tentati di mettere in piedi un gruppo di lavoro di questo tipo (basti ricordare "Serra creativa"). Cosa ne emerge dai tratti generali? emerge che le reti, al contrario di quanto affermato in premessa, non sono più le interpreti del fabbisogno etc etc ma diventano scatole vuote dove (posto poi il problema dei budget) non si capisce più la loro logica editoriale. La novità sarebbe stata, ad esempio, sostenere la legittimità o meno di avere tre reti generaliste e altrettante testate giornalistiche (si veda pure la "rimodulazione" prevista nel Contratto di Servizio). Come già detto alte volte, il coraggio e l'intelligenza si misura sulla capacità di percorrere nuove prospettive, fare scelte avventurose, rompere schemi ormai arrugginiti. Soprattutto, proporre un pensiero generale di Servizio Pubblico per gli anni a venire meritevole del canone richiesto ai cittadini che, altrimenti, per molto meno possono avere di meglio da altri soggetti e sulle tante piattaforme possibili. 

Il tema dunque è la proposizione di un nuovo Piano industriale (parallelo a quello editoriale del quale invece non si è detto nulla) che esprima anzitutto, in modo chiaro ed esplicito la direzione generale che si intende esprimere al di la della mera messa al suo centro il "prodotto" e delle reti che diventano "interpreti" dei bisogni dei consumatori. Le dimensioni della rivoluzione copernicana in corso, la sua vastità e la sua potenza distruttiva sui vecchi modelli di broadcast richiede, forse, un progetto di altro spessore. Questa complessità, inoltre, si accompagna pari pari al tema delle risorse: come non pensare che, come scritto più volte, a questa Azienda viene richiesto di fare di più con minori entrate. Tutta la questione canone è tutt'altro che risolta. La chiusura del bilancio 2018 è prossima. Lo stesso Laganà riferisce di aver sollevato il problema del ricorso al TAR contro  il prelievo illegittimo del canone avvenuto con la recente legge di stabilità (cosa è stato fatto per impedirlo? come, in che modo l'AD si è battuto per evitare lo scippo? chi è stato responsabile della trattativa con il Governo?). Gli è stata data risposta? Si o no ? se la risposta è si, necessario conoscerla, se è no allora, come si dice a Roma "le chiacchere stanno a zzzzzero". Il pannicello caldo dei 40+40 milioni suona ancora come una beffa: nel comunicato si parla di "potenziamento della testata digitale con lo sport e l’informazione istituzionale". A quest'ultima si intendeva dire che sarebbero stati destinati i 40 milioni?

Grande il disordine sotto il cielo, dunque la situazione è eccellente

Questo dibattito è, ovviamente, solo all'inizio e ci saranno tutti gli approfondimenti necessari. per ora, ci limitiamo ad alcune osservazioni. 

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domenica 27 gennaio 2019

Il Grande Disordine - 2

vedi post precedente

per avere un panorama di riflessione più ampio, proponiamo le prime slides del PI precedente:



Per ulteriori approfondimenti e confronto, ritengo utile riproporre un documento, elaborato nel 2015 dal Gruppo Pallacorda per la Rai (Sapienza, Coris), per molti aspetti ancora attuale:

http://www.pallacordarai.it/2015/04/17/linee-guida-per-una-riforma-della-rai/

segue ...

Il Grande Disordine - 1

Troppa grazia scomodare il Timoniere. La citazione completa (Grande disordine sotto il cielo, dunque la situazione è eccellente) però aiuta a decifrare, almeno in parte, quanto avvenuto nei giorni scorsi e quanto ancora potrà avvenire.
Oggetto di riflessione è la bozza di piano industriale presentata lo scorso giovedì in Cda Rai. Le fonti "ufficiali" sono il comunicato stampa Rai del 24, un articolo di Andrea Biondi del Sole e un commento su FB del consigliere Riccardo Laganà.
Leggiamo dal comunicato:
... le reti diventano interpreti dei bisogni dei consumatori focalizzandosi su palinsesti sempre più cuciti su misura e nel miglioramento dell’esperienza di visione. A coordinamento delle reti è prevista una direzione di distribuzione.
... il prodotto viene messo al centro con la definizione di specifiche direzioni di contenuti concentrate sull’innovazione di genere e sulla multifruibilità, in linea con i modelli organizzativi dei principali broadcaster internazionali: in questa prospettiva si vanno a costituire le nuove direzioni Rai Format e Rai Doc che avranno come obiettivo quello di dare impulso all’industria creativa italiana ...
...un canale in inglese ...
... l’informazione il Piano si articolerà in 3 fasi: rafforzamento del polo all news con la creazione di una testata digitale; potenziamento della testata digitale con lo sport e l’informazione istituzionale e, poi, l’integrazione dei poli informativi in una news room di flusso ...
... Rai Play che si trasformerà in una piattaforma in grado di produrre contenuti esclusivi e nativi digitali, utilizzando le nuove tecnologie. Il piano, infatti, prevede la creazione di una nuova struttura interna all’azienda dedicata ai nuovi format e il potenziamento del CRIT (Centro ricerche e innovazione tecnologiche) di Torino.
 ... finanziamento del piano, si provvederà, così come dettagliatamente documentato, alla ottimizzazione dei costi – senza alcuna contrazione occupazionale - ma attraverso una minor sovrapposizione dei palinsesti, alla riduzione delle inefficienze, alla revisione dei fabbisogni del settore informazione che resta per la Rai cruciale.

Leggiamo sul testo di Laganà un ringraziamento al coraggio e alla sensibilità dell'AD Salini perchè la proposta di riorganizzazione aziendale elaborata nel 2014 da Indignerai si sta concretizzando. Link della proposta: http://www.indignerai.it/proposta-riforma-organizzativa-rai/

Intanto proponiamo un interessante commento di Angelo Zaccone Teodosi: 
https://www.key4biz.it/ilprincipenudo-rai-al-via-il-nuovo-piano-industriale-ma-resta-una-discreta-confusione/241192/

Almeno su un punto possiamo essere soddisfatti, almeno in parte: si chiedeva da tempo che il costoso lavoro svolto dalla società di consulenza incaricata di lavorare sul Piano industriale rendesse note le sue proposte e così è avvenuto. Nel merito, ora è aperto il dibattito.

segue ...


giovedì 24 gennaio 2019

Errori e Orrori

Los hombres hablan de personas y los caballeros hablan de cosas
Noi non siamo cavalieri e quindi ci possiamo permettere il lusso di parlare di persone e di cose. Non ci diverte gran che ma, sembra, non se ne può fare a meno: aiuta a capire molte cose. Con questa premessa, partiamo da un dotto articolo pubblicato stamattina su La Stampa a firma Michela Tamburrino. Anzitutto è interessante osservare che il quotidiano torinese, da un certo periodo, appare essere più sul pezzo rispetto ai suoi diretti concorrenti Repubblica e Corriere (oggi il primo scrive di Tim, il secondo buca la notizia). Per chi frequenta le letture giornalistiche, qualcosa significa.

Poi: sappiamo come funzionano le cose in Viale Mazzini. Succede che talvolta, come in questo caso, si svolge un preconsiglio dove ai consiglieri viene fornito materiale utile per la riunione che si dovrebbe svolgere successivamente, compresa la documentazione che, a norma di statuto, deve essere a conoscenza dei consiglieri 24 ore prima del consiglio stesso. Nelle 24 ora precedenti quindi in molti sono a conoscenza dettagliata di quanto la segreteria del Cda predispone al dibattito. Ad uno dei tanti interlocutori  talvolta arriva la telefonata del giornalista che chiede, oppure succede al contrario che qualcuno possa avere voglia o interesse ad essere o apparire come "fonte solitamente bene informata". Qualcuno parla, altri tacciono. E vediamo cosa dicono.
* si comincerà a discutere di piano industriale: bene! da che parte si inizia? leggiamo: all news, digitalizzazione e innovazione, inserimento personale in "area social", Inoltre: comincerà un confronto. Con chi? quando? su quali temi?
*succoso pacchetto di nomine: Rai Com: Foa presidente e Maggioni AD. Le persone giuste al posto giusto (sic!) se non che si pensa subito sia al compenso aggiuntivo (per Foa) che al senso "industriale" di queste scelte. Quali? Poi, Tagliavia a Rai Pubblicità (lui viene da quel mondo) al posto di Marano, quale sarà la sua missione? rivedere l'epoca Piscopo? Inoltre, lo stesso è consigliere di Rai Way, manterrà l'incarico? (torneremo su Rai Way) per non dire che lascia una direzione strategica e chi gli succederà? Poi, tre consiglieri di fonte parlamentare (De Blasio, Coletti e Rossi) riceveranno in premio la nomina a consiglieri di Rai Pubblicità e Rai Com (intanto porteranno a casa un ulteriore compenso). Infine, la Ammirati dovrebbe lasciare le Teche (chi verrà nominato al suo posto?) per andare a dirigere la prestigiosissima e ambitissima direzione "documentari" mentre Fabiano, ex Rai Due, ai nuovi format. Sono possibili altre sorprese.

Vediamo invece cosa non dicono: cominciamo da Rai Way. Da quasi due anni la società quotata è presieduta da una persona esterna all'azienda e nello stesso consiglio l'azionista di maggioranza ha un solo rappresentante (su sette cinque sono esterni e lo stesso AD, formalmente, non è dipendente Rai). Alla vigilia di un anno dove il tema frequenze, torri di trasmissione etc dovrebbe essere cruciale, lasciare Rai Way in queste condizioni è a dir poco problematico (gira il nome che al posto di Agrusti potrebbe andare Orfeo !!! ). La direzione Risorse umane: da tempo si parla di un cambio dove al posto di Flussi potrebbero concorrere Zucca o Ventura. Ancora non si sa chi potrebbe vincere: l'esito è tutto politico. Relazioni esterne, relazioni istituzionali e comunicazione: da tempo si dice che Parapini potrebbe dirigersi verso nuovi lidi, e si dice pure che potrebbe accadere qualcosa dopo Sanremo con possibili accorpamenti (sul nome del successore c'è forte scontro: Salini è perplesso). Infine, è tornato in auge il tema del DG, riproponendo Ciannamea, il nome di "area".
Delle altre direzioni strategiche, Legale e Finanza, no comment!!!
Un lettore, commentando stamattina, ci ha detto "Bhè, pensavo peggio ...". Povera Rai !!!
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mercoledì 23 gennaio 2019

Povera Rai

I lettori con i capelli bianchi, come il sottoscritto, hanno bene alla memoria i bei tempi andati, epici, leggendari, quando a Viale Mazzini,  si scontravano (e magari si incontravano) al settimo piano schieramenti avversi riconducibili alla più nobile tradizione democristiana (uno su tutti: Gianni Pasquarelli) e alla più avventuriera formazione socialista di stampo craxiano (uno su tutti: Enrico Manca). Il servizio Pubblico, pari pari con il resto del Paese, non si è fatto mai mancare nulla: a quanti sostenevano che la Rai stava morendo, si poteva rispondere che magari era solo svenuta e che, presto, si sarebbe ripresa.
Oggi? cosa si può dire, riducendo e semplificando all'osso? Leggiamo con ordine: al settimo piano oggi si scontrano truppe così capitanate: da un lato i leghisti della prima, seconda e terza ora (compresi quelli di "area") riconducibili grosso modo al presidente Foa e, tanto per intenderci (anche se l'interessata ha dichiarato di appartenere solo a se stessa) alla direttora di Rai Uno De Santis. Dal lato opposto del corridoio, albergano le truppe del "cambiamento" a 5 stelle capitanate dall'AD Salini, fiancheggiato stretto dal direttore aggratriss Carlo Freccero. Giusto per capire: populisti e sovranisti equamente divisi e accumunati dallo stesso destino (per ora). Intendiamoci: nulla di nuovo, appunto, più o meno come negli anni passati quando alle estremità del corridoio alloggiavano culture, storie, profili personali diversi e avversi. Alla fin fine, la Rai è sopravvissuta lo stesso, è riuscita a garantire un Servizio più o meno pubblico, ha dato da mangiare tanti pasti caldi e tutti vissero felici e contenti.
Quindi, ci sarebbe poco da stupire se siamo costretti a sapere che si vorrebbe proporre lo spazio dopo il Tg1 alle 20.30 (quello che era di Enzo Biagi, tanto per capire) ad una ex dipendente di cui si erano perse le tracce, salvo poi ritrovarle tra quelle lasciate dal nuovo che avanza. Allo stesso modo, ci sarebbe poco da stupire se qualcuno pensa bene di riproporre un comico (seppure in grazia di vendetta per l'ignobile trattamento ricevuto in epica berlusconoide) che potrebbe non sapere più che differenza c'è tra una telecamera e una macchinetta da caffè con le cialde. Allora, tranquilli, nulla di nuovo avanza all'orizzonte e, come dicono i "giovani" si può "tirare a Campari".

Il bello viene, invece, quando qualcuno pensa e magari riesce a mettere in piedi, qualcosa che vorrebbe essere "la rivoluzione copernicana dell'informazione televisiva" e propone una nuova trasmissione che si chiama "Povera Patria". Il nome ha una certa suggestione: già nel lontano 1991 Franco Battiato ha scritto: "Povera patria schiacciata dagli abusi del potere
                                                 Di gente infame che non sa cos'è il pudore
                                                 Si credono potenti e gli va bene quello che fanno
                                                 E tutto gli appartiene
                                                 Tra i governanti quanti perfetti e inutili buffoni
                                                 Questo paese è devastato dal dolore
                                                 Ma non vi danno un po' di dispiacere
                                                 Quei corpi in terra senza più calore?
Curioso osservare che era proprio quell'anno che in Rai governavano Pasquarelli e Manca. Da allora, cosa è cambiato? Ammettiamo di essere leggermente confusi e storditi da tanta genialità e che, forse, dovremmo ammettere che il Servizio Pubblico aveva proprio bisogno di una trasmissione di informazione che vuole "raccontare il mondo attraverso la coflittualità". E chi rappresenta meglio, in questo momento, l'espressione più genuina del conflitto in corso nel Paese ospite alla prima puntata?
Risposta troppo facile per essere scritta. Povera Rai ...
bloggora@gmail.com

ps: sembra che ieri siano state dibattute le linee guida del nuovo piano industriale ...

martedì 22 gennaio 2019

Ragioniamo

Un nostro lettore ci ha ricordato, a proposito del Contratto di Servizio, di aver omesso un ulteriore adempimento per la Rai sul fronte tecnologico. Si tratta del comma 6 dell'art. 27 laddove si prevede che si debba fornire al Ministero "con cadenza annuale, la necessaria documentazione con riferimento al monitoraggio della qualità tecnica del servizio di radiodiffusione e alle elaborazioni statistiche, con indicazioni del grado di estensione dei servizi, della qualità di ricezione riferita ai livelli della scala di qualità UIT-R e dell’andamento delle situazioni interferenziali e dei disturbi dei servizi, nonché i valori della disponibilità del servizio misurati utilizzando gli indicatori di qualità concordati con il Ministero". Non si tratta di cosa da poco in considerazione del fatto che il Servizio Pubblico debba garantire, in cambio del canone, la qualità del segnale e, vorremmo ripetere, anche quella dei contenuti.


Per oggi ci limitiamo a segnale un importante articolo sul quotidiano Avvenire di Mario Morcellini , commissario AgCom, sul tema informazione. Il ruolo del giornalista come "arbitro di linea" ovvero garante delle nostre libertà come pure il confronto tra la quantità di tempo occupato in Tv dai leader di partito rispetto alle forze politiche sono gli argomenti affrontati. Siamo nel pieno di un dibattito cruciale per il presente e il futuro del nostro sistema democratico, sottoposto ad una pressione crescente sul fronte dello spostamento dell'asse di riferimento dalla fonte legislativa a quella esecutiva (vedi proprio la nuova legge di riforma della governance Rai). L'articolo riporta, inoltre, interessanti osservazioni sul tema dell'uso della "social information". Per quanto ci riguarda, condividiamo buona parte del ragionamento proposto da Morcellini mentre osserviamo che la riflessione sulla figura del "giornalista" sia carente dal suo presupposto editoriale, logistico, aziendale. Difficile, infatti, immaginare il giornalista "con la schiena dritta" in un giornale con la schiena piegata, o meglio, con la schiena rivolta ad una parte piuttosto che all'altra. Inoltre, allo stesso modo con cui si fatica a credere alla "neutralità della notizia"  allo stesso modo, si fatica a credere a chi gestisce, manipola, le notizie come "arbitro neutro". Viceversa, è lecito credere che si pone una relazione funzionale tra la figura professionale del giornalista e il contesto dove questa viene esercitata, sia essa limitato alla sola testata giornalistica, sia essa svolta più in generale sul piano politico e culturale. Per intenderci, nessuno obbliga il redattore, quando scrive una notizia politica, a riportare l'ultimo Tweet di Salvini o Di Maio. E' proprio in questo momento che l"arbitro di linea" supera il suo ruolo e corre il rischio di diventare "ala tornante" della squadra in campo. Da questo punto di vista, il tema torna al campo centrale dove si gioca, per quanto ci riguarda, la partita più rilevante:  il ruolo dell'informazione nel Servizio Pubblico Radiotelevisivo.

Il post di ieri ha avuto diverse centinaia di visualizzazioni: grazie !!!

bloggorai@gmail.com

lunedì 21 gennaio 2019

Lettera aperta

Il muro (o muto) di gomma è difficile da superare. Il silenzio che appanna la ragione della dirigenza di Viale Mazzini è duro come un macigno. I consiglieri sembrano appisolati, l'AD pare, sembra, dicono, assiste inerme (qualcuno ci dice anche un pò infastidito, leggermente irritato) alla solita solfa del pre Sanremo. ADRai e UsigRai non pervenuti, le altre sigle sindacali  ... boh !!!

Intano, per parte nostra, riproponiamo una piccola lista della spesa di ciò che la Rai dovrebbe fare entro le prossime settimane (la scadenza è per i primi giorni di marzo, salvo che una buon'anima dell'ottavo si rechi al MISE a chiedere, gentilmente, cortesemente, educatamente, di concedere un ulteriore rinvio) per adempiere agli obblighi del Contratto di Servizio.

All’articolo 12 si prevede che “1. La Rai, coerentemente a quanto previsto dall’articolo 3, comma 1, lett. f) della Convenzione, è tenuta a garantire la produzione, la distribuzione e la trasmissione di contenuti audiovisivi all’estero, finalizzati alla conoscenza e alla valorizzazione della lingua, della cultura e dell'impresa italiana attraverso l'utilizzazione e la diffusione delle più significative produzioni audiovisive nazionali, nonché di programmi specifici.

All’articolo 24 la Raisi impegna a definire un apposito piano volto a:
i) valorizzare il merito e la capacità professionale di tutto il personale dell’azienda;
ii) perseguire l’obiettivo di stabilizzare il personale con contratti a tempo determinato o di collaborazione continuativa; ...

All’articolo 25, dopo aver dettagliatamente specificato gli obblighi specifici sull’offerta televisiva, radiofonica e multimediale, si prevede che per quanto riguarda l’informazione, “La Rai è tenuta a:
i) presentare alla Commissione, per le determinazioni di competenza, entro sei mesi dalla data di pubblicazione del presente Contratto nella Gazzetta Ufficiale, un piano di riorganizzazione che può prevedere anche la ridefinizione del numero delle testate giornalistiche nonché la riprogettazione e il rafforzamento dell’offerta informativa sul web
ii) riservare un canale televisivo tematico al genere di cui all’articolo 3, comma 2, lett. a);

Sempre allo stesso articolo 25, comma I, si prevede che “i) Istituzioni: la Rai è tenuta a presentare al Ministero e alla Commissione, per le determinazioni di competenza, entro dodici mesi dalla data di pubblicazione del presente Contratto nella Gazzetta Ufficiale, un progetto di canale tematico dedicato alla comunicazione concernente le Istituzioni”.

Al comma J si prevede che “j) Diffusione: la Rai dovrà:
i) presentare al Ministero, per le determinazioni di competenza, entro sei mesi dall’approvazione del Master Plan di cui all’articolo 14 comma 2, un progetto operativo finalizzato alla diffusione di tutti i contenuti audiovisivi di pubblico servizio assicurando la ricevibilità gratuita del segnale al 100% della popolazione via etere o, quando non possibile, via cavo e via satellite …
Inoltre, lo stesso articolo prevede che la Rai debba “ … presentare al Ministero, per le determinazioni di competenza, entro sei mesi dalla data pubblicazione del presente Contratto nella Gazzetta Ufficiale, un piano industriale di durata triennale ..." e " un piano editoriale che:
i) sia coerente con la missione e gli obblighi del servizio pubblico;
ii) possa prevedere la rimodulazione del numero dei canali non generalisti, l’eventuale rimodulazione della comunicazione commerciale nell’ambito dei medesimi canali nonché ridefinizione della missione dei canali generalisti; ...".

Tutto questo ha un costo e anche molto elevato. Le risorse non ci sono. Punto !

Sarà forse il caso di inviare una lettera aperta da inviare al vertice Rai e alle istituzioni competenti.
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giovedì 17 gennaio 2019

Pubblico

Nell'era delle profilazioni degli utenti sempre più rifinite e degli algoritmi sempre più raffinati, quale potrebbe essere il rapporto tra il Servizio Pubblico e il "suo" pubblico? Premessa necessaria sarebbe dover definire correttamente il pubblico - i telespettatori - e in subordine, a quale universo possa essere ricondotto: quello della Rai, per intenderci, oppure quello delle televisioni private.

La questione non è peregrina e viene sollevata proprio questa mattina leggendo un interessante articolo su La Repubblica, a firma Giovanna Vitale. Posto che tutto ciò che viene scritto da questo giornale è necessario filtrarlo sulla consapevolezza del ruolo politico che gioca nei confronti del Governo in carica, l'argomento di come e quanto la Rai in questo momento riflette gli equilibri politici in corso è di grande attualità.
Il Servizio Pubblico vira tutto sul "sovranismo e il populismo" ?
A quanto si legge, sembrerebbe di si. Si dice spesso, un luogo comune, che la Rai è lo specchio del Paese, più o meno deformato, più o meno attendibile. Pur sempre, però, riflette per molti aspetti il sentire comune nazionale, lo intuisce, lo metabolizza, lo rielabora e lo restituisce in modo tale da farlo divenire "pubblica opinione". Nessuno mai al mondo sarà in grado di affermare con assoluta certezza quanto tutto questo possa essere vero o verificabile. Non ci sarà mai nessun sondaggio o rilevamento demografico in grado di poter sostenere che il Paese, pur avendo votato due grandi partiti riconducibili al "sovranismo e al populismo" possa o voglia poi riconoscersi nelle scelte editoriali proposte dalla Rai che assorbono questi orientamenti e li traducono poi in edizioi dei Tg o in trasmissioni nazional-popolari come Sanremo. Tutto questo per porre un interrogativo: è "naturale" , fisiologico, che il Governo debba ricondurre la narrazione del Paese a sua immagine e somiglianza? Cosa significa? che ogni volta che cambiano gli equilibri di governo si suppone che debbano cambiare anche le "narrazioni" per usare un termine oggi tanto diffuso?

Oggi, come sembra essere sempre più chiaro (molto di più in altri paesi che non da noi) il "pubblico" si sta modificando ad una velocità tela de rendere ardua ogni sua interpretazione. Si scompone per fasce di età con i giovani sempre più verso nuove piattaforme e contenuti e anziani sempre più radicati al vecchio modello di broadcast e di prodotti. Si articola poi per l'utilizzo di diverse modalità di fruizione che spaziano per l'ampia gamma di piattaforme disponibili e, infine, per la quantità/qualità di tempo dedicato/luogo dedicato alla fruizione di prodotti audiovisivi.

Per chi, come noi, ha poca dimestichezza con il "sovranismo" e, forse, ne ha un pizzico in più per il "populismo" (beninteso, necessario chiarire finissimamente cosa significa) si avverte un certo disagio, qualche difficoltà ulteriore rispetto al passato a capire bene in che termine debba proporsi il Servizio Pubblico verso quale pubblico. Il dibattito è aperto. Non vorremmo dare risposte semplici.

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mercoledì 16 gennaio 2019

Notizie dall'universo della precisione

Il titolo completo è la somma dei due titoli dei post di ieri e di oggi:

Dal mondo del pressappoco all'universo della precisione.

Tanto per essere precisi: oggi festeggiamo il superamento di 20 mila visualizzazioni (ieri sera erano 20.019). GRAZIE ancora una volta a tutti per la voglia e la pazienza di leggerci. Sono proprio tante ed era difficile immaginare un risultato del genere quando questo blog ha avuto inizio. Eravamo alla vigilia della nomina dei consiglieri di amministrazione Rai e si voleva solo fare un viaggio giornalistico dietro le quinte si una relativa novità nei meccanismo di nomina del CdA Rai. Tutto frutto di una Legge nefasta, come scritto tante volte, che aveva piccoli meriti: uno tra questi la possibilità di eleggere un rappresentante dei dipendenti. Come sta andando questo "esperimento" dell'eletto dal popolo Rai dopo quasi mesi? il giudizio è sospeso. Al momento, tutto il CdA non ha brillato per nulla al di sopra dell'acqua fresca: le  nomine dei direttori (imposte e senza alcuna selezione) è stata la punta di diamante, visibile, tangibile. Per tutto il resto, non ci sono notizie. Siamo prossimi alla scadenze di importanti adempimenti del Contratto di servizio. Tra questi due pilastri fondamentali: il piano industriale e quello editoriale. Sappiamo solo che sul primo è stato conferito un incarico ad una società di consulenza  che, ovviamente, non rilascia dichiarazioni. per tutto il resto, come da buon costume, il solito, compatto, durissimo, muro di gomma ... o meglio, di cemento armato. Magari, a a proposito di CdA, ci sarà qualche consigliere che si attende la sorpresa nell'uovo di Pasqua e ...voilà ... ecco a voi i piani ... i nuovi canali ... le nuove politiche per il personale.

Come poi non ricordare la questione risorse e canone: dopo lo scippo di parte dell'extragettito e della riproposizione del principio che il Governo con i soldi del canone ci fa quello che vuole, la beffa dei 40+40 milioni elargiti per l'adeguamento digitale. Ma de che ??? ma de chi ???

Del resto, la speranza è sempre l'ultima a morire. Per il momento, c'è Sanremo alle porte e ... non si sa mai.

Comunque, per tornare a questo blog. Non è facile essere sempre all'altezza delle aspettative e avere sempre notizie o commenti aggiornati. Spesso, come la scorsa settimana, succede che un post apparente "leggero" riscontra picchi di lettori imprevisti. Misteri del web. Va bene così, benissimo.
Fintanto che vediamo che tanti lettori, ogni giorno, ci seguono lo sforzo merita sostegno e andremo avanti. Qualcuno ha suggerito che con questi numeri, si potrebbe pensare ad un partitino, magari ad un Club delle vecchie marmotte, ad una Associazione disoccupati-pensionati ... insomma tutto meglio di niente. Alla soglia delle 30 mila visualizzazioni ne riparliamo. Un caro saluto ai tanti lettori!!!

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martedì 15 gennaio 2019

Notizie dal mondo del pressappoco

Leggere i giornali la mattina presto non è un vezzo, è un piacere e un dovere ai limiti della religione. E' un piacere, infatti, provare appagamento che solo la conoscenza, la curiosità, la possibilità di scoprire idee, fatti e personaggi possono consentire. Poi è un dovere perchè è lo strumento che consente la partecipazione, la condivisione alle cose pubbliche collettive.
Quando come in questi giorni, succede che si parla poco di Rai, di Servizio Pubblico, se non per le rilevantissime questioni dei presentatori di Sanremo, dei Tweet dell'AD e compagnia cantando, c'è di che essere seriamente preoccupati. Non è un bene.

Fatta questa premessa, veniamo al mondo reale. Oggi è 15 gennaio e mancano esattamente 36 giorni alla scadenza prevista sugli adempimenti del Contratto di Servizio. Come noto, siamo in proroga perchè alcuni adempimenti erano già scaduti sei mesi or sono. Abbiamo cercato, con i pochi e limitati strumenti di cui disponiamo, di sapere qualcosa: a che punto siamo' Il piano industriale anzitutto, cioè la strada maestra lungo la quale avviare il "cambiamento" della Rai  come sarà strutturato? quali obiettivi dovranno essere perseguiti? con quali risorse? Poi, il piano editoriale: le reti e le testate. Quante testate giornalistiche, il canale all news, il canale istituzionale, quello in lingua inglese, l'informazione regionale? Lo abbiamo scritto e lo ripetiamo: un muro di gomma spesso come il cemento armato con i tondini da 16 mm, oppure come dicono i poeti "un silenzio assordante" oppure ancora come hanno scritto Franco IV e Franco I "ho scritto t'amo sulla sabbia".
Tutto questo è di una gravità ASSOLUTA: il mancato adempimento ad obblighi di Contratto di Servizio potrebbe aprire scenari inquietanti. Non è necessario scomodare le minacce, più o meno velate, di revoca o ridiscussione della stessa Concessione. Ad essere ottimisti, c'è da sperare che qualcuno possa o debba chiedere una proroga: che finezza!!! veri strateghi!!!

Come molti lettori sanno, nel deserto totale di iniziative, di dibattito, di riflessioni, sul Servizio Pubblico e sul suo futuro, ci sono alcune persone che invece di portare a spasso il gatto provano ostinatamente ad incontrarsi, a dibattere e provare a cercare idee. Tutto molto difficile, complesso. Anche il solo organizzare  questi incontri richiede una certa energia.  Recentemente è stato pubblicato sulla rivista Il Mulino, a firma Francesco Devescovi, un articolo molto interessante dove si pone un drammatico interrogativo: questa Rai è riformabile? A nostro parere, la manovra congiunta tra politica e tecnologia insieme alla mancanza di risorse ha tracciato un solco difficilmente superabile. Il problema potrebbe essere non tanto se sia riformabile, quanto se sia giusto salvarla.

Il Servizio Pubblico è accerchiato per buona parte all'esterno, il nemico è accampato sotto i giardinetti di Viale Mazzini, per altra parte il nemico è già al suo interno. Le sue truppe sono composte,a sua volta, in parte da mercenari assoldati per l'occasione, da killer più o meno professionisti che, silenziosi ed occulti, si aggirano per i vari piani. Altri invece sono truppe scelte, con tanto di uniformi, cappelli e pennacchi, alabarde e lustrini e organizzano parate con tanto di cannoni e bombarde. C'è qualcuno che ha voglia di salvarlo? si intravvede all'orizzonte il VII Cavalleria? pare di no.
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lunedì 14 gennaio 2019

divagazioni pomeridiane

Nel mondo del Web, ma anche in quello moto terreno degli umani, ci sono cose molto strane. Ci siamo imbattuti in una lettera pubblicata da Dagospia, firmata Lettore Informato, su un personaggio sembra noto al settimo piano di Viale Mazzini e non solo.

questo il link, da leggere attentamente:

http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/chi-rsquo-chi-non-rsquo-chi-si-crede-essere-sebastiano-caputo-192762.htm

se poi avete voglia, sul sito del personaggio di cui si parla, c'è uno stralcio della conferenza stampa di Freccero del 3 gennaio. da vedere e ascoltare attentamente e, alla fine, è necessario chiedersi dove si trovano le stranezze e quale potrebbe essere il cambiamento.


sarà questo il cambiamento in Rai a cui spesso molti si riferiscono?

prossimo futuro e prossimo passato

Lo abbiamo già citato: "sperammo invano che la televisione in Italia non arrivasse mai" ha scritto Paolo Monelli alla vigilia della prima messa in onda nel lontano 1954. Si può dire lo stesso per quello che si intravvede oggi nel prossimo futuro del broadcasting? Passo indietro: la recente edizione dell'Economist Forecast 2019, riporta un dato importante: secondo stime dell'ITU (International Telecommnication Union) per l'anno in corso oltre la metà della popolazione sarà connessa on line. Parliamo quindi di qualche miliardo di persone. Significa che per la stragrande maggioranza di questa popolazione, è verosimile, che la loro dieta mediatica audiovisiva sarà prevalentemente composta da flussi di immagini e informazioni che transitano sulla rete piuttosto che sulle frequenze tradizionali del digitale terrestre, seppure di nuova generazione.

Ecco allora che per i prossimi mesi è atteso lo sbarco di una nuova offerta di Tv, un nuovo "prodotto" che potrebbe modificare non poco il panorama dell'utilizzo del broadcasting tradizionale: Quibi (titolo ancora provvisorio che significa Quick Bite). Ne parla dettagliatamente stamattina La Stampa con un pezzo a firma Lorenzo Soria. In cosa consiste? Trasmettere attraverso la rete piccoli blocchi della durata massima di 10 minuti che siano news o intrattenimento, seriali o film. Ci lavorano già importanti case di produzione e distribuzione ed è destinato a quei milioni di persone che ogni giorno utilizzano i loro device in movimento o comunque coloro che hanno poco tempo a disposizione. Al business partecipano giganti come Disney, Fox, NBC Universal e Alibaba che hanno già  investito oltre 1 miliardo di dollari.
Ecco, quando abbiamo scritto che il mondo si divide in chi crea e chi inventa, intendevamo proprio questo. Ci sono persone che cercano costantemente di guardare oltre la siepe, oltre l'orizzonte del proprio cortiletto di casa mentre altre si accontentano di riscaldare brodini già cotti, di rifilarci pappa già cotta e cercando magari di spacciarla come merce fresca. Nessuna allusione per nessuno, per carità di Patria !!! Difficile però non pensare a quanto succede a Viale Mazzini. O meglio, a quanto non succede perchè, fino a prova contraria, al momento non ci risulta che stia succedendo proprio nulla. Abbiamo scritto, non molto tempo addietro, che dovrebbe esistere in Rai una specie di "think thank": ci fosse stata una volta che qualcuno abbia saputo cosa fa, chi lo compone (ne faceva parte anche l'attuale responsabile dell'Ufficio stampa), se ci sono esterni all'Azienda e quanto costano. Niente. Muro di gomma.

Tanto per rimanere sul prossimo passato e dare l'idea di come funzionano alcuni meccanismi mediatici a Viale Mazzini. Tutti sapete della polemica virtuosa tra Baglioni, De Santis, Salini, Salvini e compagnia di giro. Tutti a tremare per i destini del Servizio Pubblico, i consiglieri di amministrazione pronti alle dimissioni. Allora cosa ti succede? Succede che si chiama il prode e fidato cronista di turno al Corriere della Sera, un certo Paolo Conti, che scrive riferito a Salini e Baglioni: "ormai hanno un confronto sincero, diretto e amichevole". Prosegue il cronista: dopo la sorpresa dell'AD per la nota della De Santis a Dagospia (non ne sapeva nulla) decide di inviare un Tweet rassicurante: Sanremo è patrimonio degli italiani! Difficile non essere sorpresi: ci chiediamo, ma il collega ha tale assidua familiarità tra i due, le loro mogli frequentano lo stesso parrucchiere, portano a spasso i propri gatti o cagnolini negli stessi giardinetti, per poter scrivere con tale sicumera  che i due hanno un  confronto sincero, diretto e amichevole ??? ma come si fà a scrivere una tale verità? confessiamo, a noi non è concesso e nutriamo un pizzico di invidia (giornalistica, si intende).

Se, in questi giorni, siete alla ricerca di qualcosa più interessante il consiglio è coprirsi bene, fa freddo.

ps: siamo vicini alle 20 mila visualizzazioni ... fate girare, se volete

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venerdì 11 gennaio 2019

il cambiameno

Se qualcuno era preoccupato sul possibile cambiamento alla Rai, può dormire sonni tranquilli. A proposito di sonno, vi diamo conferma che il cambiamento è in corso. Per chi, come il sottoscritto, soffre di insonnia l'appuntamento fisso è alle 5 del mattino con il GR1 ( a cui segue un sommaria quanto utile rassegna stampa). Il Gr solitamente è preceduto dall'Inno nazionale. Fino a poche settimane fa era suonato dalla Wiener Philarmoniker Orchestra diretta da Claudio Abbado. Ora invece è suonata dall'Orchestra nazionale sinfonica della Rai. Ora, si dirà giustamente: perchè il nostro inno nazionale deve essere suonato sulle reti pubbliche da parte di un'orchestra straniera? Una risposta possibile è perchè la dirige Abbado. Poco. Altra risposta: perchè è più brioso. Va bhè ...
Nessuno ne ha parlato: questo è il cambiamento.

Per il resto, per tutto il resto è necessario avere pazienza.

Ieri erano nell'aria importanti decisioni da parte dell'AD Salini e, da più fonti, abbiamo saputo che era intenzionato a mettere mano ad alcuni cambiamenti strategici. Nulla di fatto per il solo semplicissimo, banalissimo motivo determinato dalla polemica su Sanremo. La tentazione di tenerci fuori da queste beghe è forte ma, Sanremo è Sanremo, ed è pur sempre una fetta importante della missione di Servizio Pubblico. Interessante notare che tutta la giornata di ieri, e forse anche di quelle che verranno, stanno a raccontare una storia interna a Viale Mazzini promettente di tarantelle  variegate con un solo filo conduttore: le prossime elezioni europee.
Già, che ci azzeccano con i problemi di Viale Mazzini? Ca va sans dire: questo vertice non è in grado di fiatare se la politica che li ha nominato non vuole. Non sembrano capaci, non hanno gli strumenti, non hanno formato una squadra, non hanno dato un senso alla loro vita gestionale e tutti lasciano che il tempo scorre, in attesa, appunto di sapere chi potrà comandare effettivamente nei prossimi mesi o anni. Ed è ecco che, magicamente, si svelano tutti gli arcani dei vari direttori di rete che, a turno,  o convocano conferenze stampa per dire quello che gli passa per la capoccia, oppure rilasciano "comunicati stampa" non alle agenzie ma a Dagospia come ha fatto ieri la direttora Teresa De Santis "in quota a se stessa" (ma non è stata nominata da poco una responsabile dell'ufficio Stampa e non esiste un portavoce di qualcuno al settimo piano?). Per fortuna che a rallegrare l'ambiente ci pensano brillanti consiglieri che, da sponde opposte, illuminano la scena. Tutto il resto è noia, noia totale come ci ha scritto qualcuno, senza altro aggiungere.

E' dunque vero: ieri Salini non ha nominato o rimosso nessuno, come forse avrebbe voluto. Come avrebbe potuto nel mezzo di questa bufera e (poste per vere alcuni indiscrezioni) come avrebbe potuto nominare qualcuno, ad esempio alla Direzione del personale "in quota" ad un'area politica diversa da quella che .... condizionale futuro imperfetto probabile ... potrebbe o dovrebbe governare l'Azienda prossimamente. A proposito di governare, i nostri attenti lettori ricorderanno che nei mesi scorsi ci siamo occupati del possibile Direttore Generale (la Legge non lo prevede ma non lo vieta). Chissà se l'argomento è tornato in discussione.

Leggiamo, infine, che Salini ha cercato di gettare acqua sul fuoco con un tweet. ??? cosaaaa??? gettare acqua sul fuoco? Ma lui non è l'AD, cioè colui che dovrebbe dirigere, governare l'Azienda??? l'acqua sul fuoco la gettano i pompieri, lui deve fare altro, deve dire chi fa cosa. Poi, il tweet??? Trump usa Twitter e forse anche bene. Lui è, o dovrebbe essere, un capo Azienda, che non deve ricercare il consenso. Non è e non dovrebbe essere un politico ...o no???
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giovedì 10 gennaio 2019

L'albero delle pere

Ieri, sul Corriere della Sera, abbiamo letto un articolo interessante: alla BBC quando si tratta di scegliere un nuovo direttore o responsabile di qualche cosa fanno? i colloqui di selezione. Pazzesco!!! Magari ci potrà pure essere la magagna e ...vai a sapere ... i colloqui sono pilotati ... tutto il mondo è paese! Però, almeno formalmente, le selezioni avvengono per titoli e per meriti. Esattamente come avviene a Viale Mazzini. Vaaaaa bbbbbeeeeneeee ... è sempre stato così, perchè ora dovrebbe essere diverso? Per quale motivo si dovrebbero adottare criteri equi, trasparenti, fondati sull'esperienza e sulle capacità? Questo consiglio di amministrazione aveva una opportunità straordinaria per provare a sostenere questo principio e invece TUTTI se lo sono dimenticato.

Ricordiamo: prima vengono nominati due nuovi direttori di rete poi, alla vigilia di Natale avviene il cambio agli Affari Legali, dove il direttore precedente, alla vigilia della pensione, viene contrattualizzato come consulente con un compenso molto elevato; poi viene nominata la responsabile dell'Ufficio Stampa alla faccia di due (due) capiredattori già da tempo responsabili di quel settore...

Oggi potrebbe esserci un CdA e potrebbero esserci nomine di peso ...

martedì 8 gennaio 2019

a sua insaputa

Da tempo siamo abituati a sapere che qualcosa avviene, specie nella sfera pubblica, ad "insaputa" di chi ne giova. Cioè, ad esempio, ti regalo la casa la casa in cui abiti e tu non ne sapevi nulla, salvo poi scoprire che è frutto di una truffa. Oppure, ti nomino direttore di una rete Rai e poi, all'improvviso vieni a scoprire che il nominato fa qual che cavolo gli pare senza avere manco la cortesia di avvisarti. Oppure, versione malevola, tu sapevi tutto e allora è una tarantella preordinata.

In Rai ancora mancava una storiella di questo tipo. La notizia è confermata da una nostra fonte: si sentivano le urla in tutto il settimo piano.

Ricostruiamo: ieri, pomeriggio su Dagospia compare un lancio alle 16.38 FLASH! - FRECCERO COMINCIA AD AVERE QUALCHE PROBLEMA IN RAI: L'AD SALINI NON HA GRADITO IL BUDGET PRESENTATO MA SOPRATTUTTO NON HA GRADITO IL FATTO CHE IL NEO DIRETTORE DI RAI2 NON ACCETTI UN CONFRONTO SUI PROGRAMMI: CON IL GENIO FRECCERO NON SI DISCUTE...

Ma viene il dubbio che il titolista del sito ha invertito i soggetti: non sarà che è Salini ad avere i problemi in Rai e non viceversa. Già, perchè anzitutto Freccero è molto più scafato di lui, esperto, conoscitore profondo di tutte le magagne interne ed esterne all'Azienda. Poi perchè Salini non sembra dare segnali di padroneggiare l'Azienda come il ruolo da AD vorrebbe. Infatti, per quale dannato motivo al direttore aggratiss di Rai Due è stato consentito di farsi una sua personale conferenza stampa senza confronto con gli altri direttori di rete? Il budget? di quale budget si parla? chi lo ha elaborato e come si colloca nei progetti di piano industriale che ancora non si ha notizia? Confronto sui programmi? di cosa stanno parlando? chi e perchè autorizza a mettere in onda cosa? Ne leggeremo delle belle quando prossimamente si metterà in onda Ultimo tango a Parigi ...
L'autonomia dei direttori di rete è tale da giustificare il fatto che ognuno si sveglia la mattina e spara michiate a suo piacimento nonchè manda in onda lo stracavolo suo? c'è qualcosa di strano in tutto questo. 

Ora, banalmente, semplicemente, ingenuamente, viene da chiedere: ma chi ha nominato chi, dove, quando, per fare cosa? ma ci facciano il piacere !!!!

nota a margine: per quando è noto, a Dagospia certi soffietti arrivano belli e pronti ... c'è da stare allegri, si prepara una bella stagione di Gomblotti allo stato puro, quello su Rai Way a confronto è stato un teatrino per dilettanti. Per le cose serie, o per i danni, c'è sempre tempo.

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La lunga marcia

Il titolo alternativo di questo post poteva anche essere "Il muro di gomma". Per rispetto al grande Timoniere abbiamo scelto il primo. Si tratta di due punti di vista, due orientamenti, due sentimenti. Con il primo titolo si vorrebbe esprimere la volontà di procedere, andare avanti, lentamente, consapevoli che anche una goccia d'acqua alla fine scava il sasso. Con il secondo invece si evoca lo sconforto, la consapevolezza di colpire nel vuoto pneumatico del nulla fatto aria  ... niente. Un soffice, polveroso, mellifluo, gelatinoso muro di gomma avvolge il dibattito, la riflessione e, cosa più grave, la proposizione.
Tanto per capirci: la Costituzione dice chiaro e tondo che è vietatissimo, cattivissimo e gravissimo rubare la pensione alle signore anziane davanti al mercato ... qualcuno lo fa e, passato un lampo di stupore allarmato, subito il fattaccio viene dimenticato e, non solo, qualcuno emula il farabutto mascalzone delinquente e compie lo stesso reato e rimane impunito. Tanto, la memoria è corta.

Questo pensiero ci è venuto chiarissimo vedendo il film "Vice - l'uomo nell'ombra" riferito alla biografia di Dick Kheney, all'epoca vice di George Bush Jr, artefice della sciagurata guerra in Iraq, scatenata per la formale ricerca di armi di distruzione di massa mai trovate e sostanziale accaparramento dei ricchi giacimenti petroliferi. Ricordate Colin Powell alle Nazioni Unite con il cartone animato dei camion che si scoperchiavano e si vedevano armi micidiali: tutta una bufala, enorme, colossale, davanti alla platea politica più importante del mondo. Ebbene, di tutto quello che è accaduto non rimane che polvere sotto il tappeto.

Torniamo ai giardinetti di Viale Mazzini: tutto questo per venire ad un argomento oggi di primaria importanza: il canone Rai. Lo abbiamo scritto più volte, ribadendo una banale semplice verità costituzionale: il canone NON è disponibile per scopi diversi da quelli previsti dalla legge. Detto questo, a molti non gliene fotte una mazza (scusate sempre il francesismo) e lo usano le risorse come cavolo gli pare. Il maestro su questo fronte è stato il Governo Renzi con lo scippo dei 150 milioni e il silenzio complice di molti che sapevano e non hanno parlato (il muto o muro di gomma). Gli allievi sono i responsabili di questo Governo e gli amministratori Rai che non protestano. Punto.

In subordine: qualcuno è a conoscenza di quanto succede al settimo piano di Viale Mazzini? Il CdA esiste o ce lo siamo sognati? Piano editoriale, piano industriale, organizzazione di corporate, gli investimenti in tecnologie, contenuti ??? il prossimo 6 marzo scade la proroga per la presentazione di piani previsti dal Contratto di servizio: a che punto siamo con i nuovi canali? Come dovranno essere impiegati i 40 milioni previsti dalla Legge di stabilità? Vanno a Rai Way? Nulla di nulla ...è finita da poco una telefonata accorata con un autorevole dirigente: il deserto dei tartari ... polvere, solo polvere e non c'è nessuno all'orizzonte pronto a salvare il salvabile... Nel frattempo leggiamo (oggi su Il Manifesto) una difesa d'ufficio di Freccero. In coda all'articolo si legge compiaciuti del fatto che Rai Due ha fatto il 15% con lo speciale su Celentano. Beati coloro che non sanno quello che dicono.

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lunedì 7 gennaio 2019

Annus horribilis

Speriamo che i lettori ci possano perdonare, ma non riusciamo a liberarci da questa fastidiosa sensazione di pessimismo. Qualcuno ricorderà che in un post precedente abbiamo scritto qualcosa sulla teoria della copiatura: pochi inventano, molti copiano e non sempre bene. Chi vi scrive è stato in Giappone dove ha conosciuto bene l'arte di "copiare e migliorare" grazie alla quale quel Paese è riuscito a divenire un grande del mondo. Da noi, invece, solo volgari imitazioni. Mannaggia li pescetti!!! Tutte a noi capitano !!! siamo stati così cattivi nella vita precedente per meritarci tutto questo? Forse si !

Parliamo dei geni della televisione, del Servizio Pubblico in particolare. Nei giorni scorsi, dalla colonne del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio (per quanto ci riguarda tra le migliori penne in circolazione) ha dedicato ben due dei suoi fondi a difendere il prode direttore di Rai Due aggrattiss. Questo genio delle Tv cosa ti va ad inventare per ringiovanire la rete e cercare una nuova identità? la controprogrammazione su Rai Uno !!! Oltre il genio!!! Lo è a tal punto da generare il sospetto che tutta questa grazia di genialità possa celare qualcosa di sospetto. Ad esempio: lo speciale su Celentano, andato in onda sabato, realizzato con materiale Teche Rai, che ha fatto un buon ascolto ai danni di Rai Uno ha acceso i fari sulla prossima programmazione di Canale 5 che ha in palinsesto proprio uno speciale sul molleggiato. Come detto tante volte: a pensare male si fanno grandi peccati ma si indovina quasi sempre. Ora, per carità, il solo immaginare che qualcuno possa avere intese con il nemico è pura cattiveria, complottismo di bassa lega (sic). Però, almeno su un punto si può concordare: per la nota teoria dei vasi comunicanti, laddove un vaso si svuota uno si riempie. Punto.
Il CdA dorme sonni tranquilli. Per fare ulteriori danni c'è sempre tempo.

Veniamo alla realtà: consigliamo ai nostri lettori ( e ci piacerebbe farlo anche con gli amministratori di Viale Mazzini di dare un occhio al nuovo prodotto di Netflix: Black Mirror - Bandersnatch. In questo modo si potrà avere idea di cosa significa creare piuttosto che copiare ... hai voglia di dire RaiFlix ... a Roma si dice: daje a pane e mortadella !!! Notizia di oggi: da Repubblica A&F "Spettro Amazon se entra nel mobile diventa il primo". Il futuro è dietro l'angolo, hai voglia ad invocare Luttazzi!

Veniamo alle tecnologie: solleviamo ancora qualche interrogativo. E' derimente chiarire con certezza la questione della proprietà degli impianti di diffusione Rai  e chi paga gli investimenti richiesti dalla legge di bilancio 2019. La Legge di bilancio 2019 e contratto di servizio tra Rai e Mise fanno riferimento alla proprietà degli impianti in capo alla concessionaria. Rai è titolare delle frequenze e della capacità trasmissiva ovvero dei multiplex che devono essere trasportati e diffusi e, inoltre, Rai è proprietaria di 2/3 delle azioni di una società quotata in borsa che invece possiede gli impianti. A sua volta Rai è cliente principale della società quotata ed il rapporto è gestito dal comitato parti correlate che si attiva quando un azionista rilevante è anche cliente. La domanda è: chi paga gli investimenti per l'ammodernamento della rete alle nuove tecnologie e PNAF, la società quotata o il cliente (cioè Rai). Se paga il cliente gli impianti sono suoi o della società quotata? Rai dovrebbe pagare solo l'utilizzo ma non gli investimenti! - i proprietari del restante 1/3 che ruolo hanno e come entrano negli investimenti? Come sarà destinato l'utile di esercizio 2018, ovvero quale indicazioni darà l'Azionista di maggioranza? Semmai ne ha dato qualcuna nei mesi (anni precedenti). Ricordiamo che, al momento, in CdA di Rai Way è presente un solo rappresentante dell'Azionista mentre il Presidente in carica è un dipendente di società esterna.


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sabato 5 gennaio 2019

per il passato c'è sempre posto

Questa mattina non c'è gran che da dire , da commentare ... poi, ad un certo punto, vado su Dagospia e leggo il titolo del pezzo su Freccero: Rai Due parte con una seduta spiritica. Mi rileggo il pezzo su Il Fatto Quotidiano e rivedo tutto il film.

Quando non sai che fare in avanti, la cosa migliore è guardare indietro ... basta così, è sabato, andiamo al cinema!

ps: abbiamo cambiato lo sfondo del blog. Sono graditi commenti

venerdì 4 gennaio 2019

volgari e brutali

Ci sono volte in cui vengono da dire parolacce ed essere duri e bruti. Ci sono volte in cui il ragionameno pacato, sereno, attento e riflessivo non serve ad una mazza. Quanto successo ieri a Viale mazzini ispira tutto questo: si è svolta la conferenza stampa di Carlo Freccero, neodirettore aggratiss di Rai Due. Ieri abbiamo riportato l'articolo de La Stampa dove si dava una interessante lettura delle relazioni politiche all'interno della Rai tra le due componenti che rappresentano i partiti di Governo.

Abbiamo pure scritto che questa governance (da ricordare fino alla noia che è stata espressa da una legge nefasta) non ha idee, progetti visioni sul futuro del Servizio Pubblico. La conferenza stampa di Freccero ne ha fornito prova provata, a prova di Croce rossa!!! Qualcuno è in grado di capire perchè non ha ancora parlato l'Amministratore delegato su quali debbano essere le identità delle tre reti. Perchè non ha parlato la neo direttora di Rai Uno Teresa de Sanctis? Perchè nessuno propone, anticipa, qualche idea sul piano editoriale che dovrebbe essere proposto a breve? Eppure, non è o non dovrebbe essere solo un tema da Società di consulenza (lautamente pagata). Vanno a casaccio, il primo che si sveglia parla e spara cazzate a mitraglia (scusate il francesismo), tanto, purtroppo, tutto passa quasi inosservato. Intendiamoci, giù il cappello per quanto ha fatto nel passato da Freccero ma bisognerà pur farsene ragione che sono passati oltre venti anni dalle sue fortune e che oggi il panorama radiotelevisivo è radicalmente cambiato e che l'avversario non è in casa ma fuori (superfluo ricordare i vari Netflix). Riproporre Luttazzi sarà pure un giusto risarcimento per l'ignobile editto bulgaro berlusconoide, ma si fatica ad andare oltre e immaginare che anche lui possa contribuire a salvare la Patria. Lasciamo perdere.

Questo blog vive anche grazie ai tanti lettori con i quali parliamo, ci leggiamo, ci teniamo aggiornati e grazie anche a loro riusciamo ad essere precisi sulle cose che scriviamo. Ieri abbiamo scritto sull'extragettito sottratto alla Rai: un nostro attento e qualificato lettore ci ha fatto subito notare che solo il 50% è stato sottratto (abbiamo corretto). Un altro ci ha fatto osservare: perchè chiamarlo "extragettito" quando ormai è divenuto ordinario, si tratta semplicemente di recupero dell'evasione del canone. Come pure, il boccone avvelenato dei 40+40 milioni, spacciati per  ancora una volta "lo sviluppo dell'innovazione digitale". Cosa vuol dire? Ieri ci è stato fatto notare che con questa definizione si è voluto spacciare il futuro di uno dei due canali pevisti dal Contratto di Servizio che "dovrebbero" essere in digitale. Geniale !!! Peccato, ci hanno rilevare lettori esperti di finanza Rai, che con 40 milioni l'anno non ci compri manco le nuove regie o le telecamere digitali,

Dobbiamo ricordare che il canone è una tassa di scopo e quindi assolutamente indisponibile per qualsiasi altro utilizzo. Il virus di questa nefandezza risale al precedente governo Renzi quando avvenne lo scippo di 150 milioni che, successivamente, consentirono la successiva nefandezza della quotazione di Rai Way. Ebbene, e ancora una volta la voglia di parolacce, è mai possibile che nessuno si incateni davanti al cavallo di Viale Mazzini per gridare vendetta? é mai possibile che questo Ad, questo Presidente Rai non abbiano la voglia, la forza o il coraggio di difendere ciò che spetta di diritto costituzionale alla Rai?

Abbiamo sentito parlare di "dare fiducia a questo CdA fino a prova contraria". No, al contrario, non potranno avere fiducia o consenso fino a quando daranno loro prova diversa. Il cambiamento dovrebbe essere una cosa molto seria per non essere lasciata in mano a chi non è in grado nemmeno di immaginarlo. 

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giovedì 3 gennaio 2019

L'anno che verrà

Un futuro prossimo venturo grigio e cupo. Lo abbiamo scritto da tempo: il terreno di battaglia per la Rai, per il Servizio pubblico, è quello delle risorse economiche. Non ci sono e non ci saranno soldi per fare quello che si deve e quello che si vorrebbe. Non ci sono soldi per adempiere agli obblighi del contratto di servizio e tantomeno per progettare un piano industriale (che dovra' vedere luce nei prossimi mesi). La recente conclusione della Legge finanziaria ha lasciato sul campo il tema canone, con la rilevante negazione del 50% dell'extragettito. In cambio è stata gettato in pasto il boccone avvelenato dei 40+40 milioni: una forma di aiuto di Stato pronta ad essere ricorsa alla prima occasione.
I prodi ammistratori di viale Mazzini, pure sodali del Governo, non hanno saputo, non hanno potuto, non hanno voluto fare nulla per ottenere risultati vantaggiosi per la Rai. Però hanno trovato tempo  alla vigilia di Natale per nominare all'ufficio stampa una fedelissima del M5S, nonostante che nello stesso ufficio lavorano due capiredattori con tutti i numeri per svolgere quell'incarico.
Il dramma è che non sanno che pesci prendere, non ci sono idee, non hanno un progetto, una visione quale che sia. O, forse, ce l'hanno e ci preoccupa non poco.

La notizia di oggi è il pezzo su La Stampa: Freccero, direttore aggratiss di RaiDue, all'assalto di RaiUno per una specie di lotta indiretta tra le due principali forze di Governo. L'articolo aiuta a capire perché aggratiss. Lasciamo perdere.

Proviamo a buttare qualche idea, qualche tema di riflessione, qualcosa che possa fare immaginare la Rai per i mesi, anni, a venire:

- rete pubblica pan-europea: un canale integrato multilingue trasportato nei multiplex delle principali tv pubbliche europee con palinsesto innovativo;

- avvio delle applicazioni integrate broadcast- broadband (HBB - IBB) da parte della Rai con convergenza tra reti e digital;

- Horizon 2020, reti a banda ultralarga, TV connesse, integrazione open fiber - telecom

- polo delle torri con integrazione di RW in 2i-tower;




mercoledì 2 gennaio 2019

Buon Anno

Questo piccolo blog ha registrato al 31 dicembre 18.919 visualizzazioni. Qualcuno ha detto: "si potrebbe fare un partito ..."
Grazie a tutti voi che leggete. Auguri!!!