giovedì 30 settembre 2021

ATTENZIONE: notizia FLASH


ATTENZIONE - informazione di servizio per i colleghi giornalisti che solitamente seguono la Rai e magari gli era sfuggita la consueta comunicazione inviata dall'Ufficio Stampa di Viale Mazzini: questa mattina, alle 11.30 presso la Sala degli Arazzi, si terrà la conferenza stampa di presentazione della nuova offerta nata dalla collaborazione tra il Ministero dell’Istruzione e la Rai. Interverranno il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, l’Amministratore Delegato Rai Carlo Fuortes, il Direttore Rai Cultura Silvia Calandrelli, il Direttore Rai Ragazzi Luca Milano, il Direttore Coordinamento Editoriale Palinsesti Televisivi Rai Marcello Ciannamea.

Sarà possibile seguire la conferenza stampa in diretta streaming sul sito del Ministero dell’Istruzione e su quello della Rai. https://www.miur.gov.it/web/guest/-/collaborazione-ministero-dell-istruzione-rai-domani-la-conferenza-stampa Non è dato sapere se sarà possibile fare domande.

Tutto questo per approfondire quanto abbiamo scritto ieri pomeriggio sulla nuova strategia di comunicazione che Fuortes intende applicare. Per quanto ha pubblicato il sito Vigilanza.Tv, i nuovi responsabili del comunicazione Rai, Colantoni e Marroni, avrebbero intenzione di avviare una nuova stagione: basta con le conferenze stampa e forse, meglio ancora, basta avere a che fare con i giornalisti che seguono la Rai che, solitamente, ne parlano sempre male !!! Mannaggia …

Per parte nostra vorremmo continuare a non crederci che si possa solo immaginare un tale atteggiamento però la notizia di stamattina è certa: la conferenza stampa si terrà e, per quanto è dato sapere, sembrano stati invitati solo i giornalisti accreditati presso il Ministero. Magari non è vero...chissà !!!

Non ci piace per niente la deriva che sembra iniziare: quando si colpiscono i giornalisti, quando si dividono in buoni e cattivi, qualcosa non va bene.

Poi, per chi invece crede che a Viale Mazzini non succede nulla di interessante, siamo in grado di informare che è in diffusione interna, a gentile richiesta, un importante documento  con il titolo: “Linee guida strategiche per lo sviluppo dell’offerta televisiva specializzata”.

bloggorai@gmail.com


 

Fenomenologia di un nuovo fenomeno: la comunicazione Rai come invenzione

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

ATTENZIONE: 
QUESTO POST SI AGGIUNGE AL PRECEDENTE DI QUESTA MATTINA SUL METEORITE DIRETTO SU VIALE MAZZINI

Nei giorni scorsi ci siamo sforzati assai nel tentativo di decifrare il senso, al di la delle persone, che se ne può trarre dalle recenti nomine avvenute a Viale Mazzini perché, è noto, che le vicende, aziendali o politiche che possano essere, sono frutto della natura e cultura umana ed è alle persone che ci si deve riferire quando si riflette su un tema. Ci siamo soffermati, in particolare, su quelle relative all’area comunicazione con la nomina del direttore Pierluigi Colantoni e su quella dell’Ufficio Stampa con il nuovo responsabile Stefano Marroni. C’è sempre sullo sfondo la nomina del nuovo capo Staff dell’AD. Giuseppe Pasciucco, ma quella merita un post a parte sul quale stiamo lavorando.

La premessa di quanto stiamo per scrivere è semplice: siamo persuasi che i primi segnali, sia pure deboli e flebili, o meglio anche i non segnali, siano essi stessi elementi che caratterizzano il soggetto sul quale intendiamo riflettere. Di questo fenomeno siamo ora solo al suo manifestarsi, poi si vedrà. Ovviamente, beninteso, le cose cambiano e siamo sempre pronti a registrare i mutamenti e le evoluzioni. 

Prima di procedere ci permettiamo di suggerire ai nostri lettori che già non lo conoscono un testo fondamentale a tale proposito:  “Pragmatica della comunicazione umana” di Paul Watzlawick dove vengono enunciati i 5 assiomi della comunicazione che, per comodità, vi riportiamo. Il primo e fondamentale sostiene che è impossibile non comunicare; il secondo che la comunicazione avviene su due livelli: contenuto e forma (cosa comunichi e come lo fai); il terzo che la “punteggiatura” della comunicazione definisce la natura della stessa: ognuno ne utilizza una sua propria e in relazione a come viene interpretata gli altri  interagiscono; il quarto che si comunica in modalità verbale (prevalente) e non verbale; infine, il quinto che il meccanismo di interazione tra chi comunica e chi riceve il messaggio può essere simmetrico (a pari condizioni) o complementare (livelli differenziati).

Ci siamo quindi posti la domanda sul perché è stato avvertito lo strano fenomeno del volume ridotto di comunicazione che si avverte da quando si è insediato il nuovo AD di Viale Mazzini che, è bene ricordare, si è preoccupato subito di sostenere che A: meno si parla e meglio è: “Sarò il vostro unico referente”. Come dire, non andate a chiedere in giro ai consiglieri o ai sindacati, perché qui le decisioni per i prossimi tre anni le prendo io…(da ADG Informa);  B) è necessario “cambiare la narrazione della Rai. Perché “questa azienda deve tornare ad avere un racconto positivo”. Non è possibile, infatti, che “sui giornali quando si parla di Rai lo si fa quasi sempre in negativo” (dal Fatto, a firma Gianluca Roselli).

Con queste premesse, già si scorgono i primi tratti distintivi sulla caratura dei nomi che sono stati indicati: devono comunicare poco e quel poco sarà rigidamente controllato. Non a caso è stato individuato come responsabile della comunicazione una persona che ha tra i suoi meriti professionali più significativi quello di essere considerato un “creativo”, cioè uno che si dovrà inventare un modello di comunicazione che non esiste: la non comunicazione ovvero l’invenzione come nuovo modello di comunicazione. E poi non a caso è stato nominato un giornalista proveniente da una testata, il Tg2, che ha caratteristiche professionali ben diverse e lontane da chi invece deve gestire i rapporti con i colleghi giornalisti ora per ora, giorno per giorno, Natale e Santo Stefano e Ferragosto compreso. Sono semplicemente due mestieri diversi, forse complementari, ma esercitati su lati opposti: da un lato devi raccogliere, cercare e raccontare avvenimenti e notizie e, dall’altro lato, devi  cercare di fornirle (o di negarle se necessario). Si tratta poi dei giornalisti  dei quali lavori dovresti conoscere vita e miracoli, orari di cena e il compleanno della nonna, il nome del canarino e le gelosie e invidie con gli altri colleghi. Si tratta di un bagaglio di esperienza e conoscenza che non trovi al mercatino, che nessuna redazione ti può formare.

Ecco che arriviamo alle ultime ore. Si è svolto nei giorni scorsi un incontro interno alla Direzione comunicazione dove sembra, questo ci riferiscono alcuni, che il meta messaggio che è emerso è semplice e chiaro: tutto ciò che avvenuto prima di noi è come non fosse avvenuto e da oggi in poi sarà tutto un altro mondo. E in questo nuovo mondo cosa ci potrebbe essere di nuovo? Si legge sul sito VigilanzaTv che apprende in anteprima: “ …il nuovo responsabile del comunicazione Colantoni  avrebbe concordato con il nuovo capo ufficio stampa Marroni uno stop alle conferenze stampa”. Vorremmo non crederci, non ci sembra possibile che si possa anche solo immaginare una simile idea ma non ci stupirebbe affatto se fosse vero anche solo in piccola parte, come retro pensiero, come retaggio di un sistema mentale che vede due punti fermi: non c’è nulla da comunicare e quel poco che c’è non sappiamo come farlo. Dimenticando, in questo modo, il primo assioma della comunicazione: non è possibile non comunicare e seppure si barricano dentro la loro stanza con i sacchetti di sabbia alle finestre questo stesso è un messaggio forte e chiaro. Non ci vorremmo credere ma sia pure correndo il rischio di infrangere un altro assioma della comunicazione (una smentita è una notizia data due volte) ci piacerebbe tanto dare un suggerimento: smentite in modo forte e chiaro. 

Ecco allora che prendono forma tangibile i primi segnali del nuovo assetto della comunicazione Rai. Ecco verosimilmente spiegato il motivo di tanto silenzio assordante (ossimoro) sui grandi temi e problemi che affliggono la Rai oggi e domani (risorse, tecnologie e contenuti). Quando c’è qualcosa da dire si preferisce tacere e non ammettere nemmeno sotto tortura di aver sbagliato anche se, ad onor del vero, gli attuali vertici non ne sono direttamente responsabili (vedi il caso Cattelan). Ecco allora come si comprende la mancata risposta alle mail di qualche giornalista che intendono interloquire con loro (saranno assai affaccendati?). Ecco allora comprendere perché, all’indomani del loro insediamento, non è stata fatta la sola e più semplice delle operazioni di comunicazione che dovrebbero appartenere come tipiche della più grande Azienda di comunicazione del Paese: convocare una conferenza stampa o qualcosa di simile dove si “comunica” ciò che si intende “comunicare”.

Forse, ancora non lo sanno, ma Colantoni e Marroni (nonché chi li ha nominati) verranno giudicati più per quanto non faranno (o non comunicheranno) che per il loro contrario. Purtroppo, quando questo avverrà, potrebbe essere troppo tardi e i danni già fatti. Comunque, nel nostro piccolo spazio, siamo sempre in attesa di “comunicazioni”. Non si sa mai, dovessimo cambiare idea: i fenomeni, come noto, sono destinati a mutare.

bloggorai@gmail.com



 

il Meteorite diretto su Viale Mazzini


Lo spunto della riflessione di oggi ci viene da due fatti: il primo è avvenuto ieri quando dei vicini di casa mi hanno chiesto la cortesia di aiutarli ad installare il nuovo televisore e il secondo questa mattina con la lettura di un articolo molto interessante di Andrea Secchi su Italia Oggi con il titolo: “Il Risiko anche sul ricevitore Tv. Mediaset: con i nuovi player rischio di sparire dal telecomando”.

Primo fatto: quando ho aperto il contenitore del nuovo Tv e ho trovato il telecomando, ho notato subito la mancanza dei classici numeri per la selezione dei canali e, avviando la procedura di avvio, il primo passaggio richiesto è stato il collegamento con la rete WiFi.  

Poi, secondo fatto, questa mattina, leggo l’articolo dove si confermano tutti i timori. Ora, oggi, accendere un televisore non significa solo e semplicemente andare diritti sull’ultimo canale rimasto in memoria oppure, meglio ancora, sul primo canale disponibile nella lista della propria LCN (numerazione automatica dei canali (LCN - logical channel numbering) ma potrebbe significare dover scegliere subito se entrare nel mondo broadcast (digitale o satellitare) oppure nel mondo broadband (accesso alla rete). E’ facile intuire che nel primo mondo è obbligatorio pagare il biglietto di ingresso (Canone) nel secondo (solo apparentemente) no.

A questo punto ho cominciato ad avvertire uno strano rumore che, da tempo, sembrava solo un leggero ronzio nelle orecchie.

Tic..toc ..tic ..toc ..tic …toc: è il rumore di una lancetta contasecondi di un timer sotto il culo (scusate l’eufemismo) del servizio pubblico pronto a detonare entro breve tempo. L’avvio al congegno è avvenuto esattamente il 20 aprile del lontano 2016 e si riferisce ad un chiarimento del MISE su cosa si debba intendere, ergo la corretta definizione,  di apparato televisivo. Prima di andare avanti è bene leggere il testo per esteso: “Per apparecchio televisivo si intende un apparecchio in grado di ricevere, decodificare e visualizzare il segnale digitale terrestre o satellitare, direttamente (in quanto costruito con tutti i componenti tecnici necessari) o tramite decoder o sintonizzatore esterno.

Per sintonizzatore si intende un dispositivo, interno o esterno, idoneo ad operate nelle bande di frequenze destinate al servizio televisivo secondo almeno uno degli standard previsti nel sistema italiano per poter ricevere il relativo segnale TV.

Non costituiscono quindi apparecchi televisivi computer, smartphone, tablet, ed ogni altro dispositivo se privi del sintonizzatore per il segnale digitale terrestre o satellitare”.

Attenzione: il citato provvedimento del MISE è datato appunto 20 aprile 2016, cioè nel pieno del Governo Renzi, ex PD, (da ricordare la sua Legge 220 per la riforma della Governance Rai, quella dell’UomoSoloalComanco) con Carlo Calenda al MISE e Antonello Giacomelli sottosegretario alle TLC. Tutti veri amici della RAI. Già, ma questi sono dettagli che si dimenticano facilmente.

Lo abbiamo scritto più volte ed in epoca non sospetta: alla vigilia dell’avvio della prossima fase della transizione al DVB-T2, sarà questa l’arma di distruzione di massa che si potrà utilizzare per mettere in ginocchio il pilastro delle risorse Rai: il canone. Quando si diffonderanno, e non è un tempo lontano, gli apparati privi di sintonizzatore, sarà un gioco da ragazzi chiedere l’esonero dal pagamento del canone. Oggi, con un qualsiasi vecchio Pc, con un decente tablet o smartphone si può vedere pressoché tutta la televisione disponibile, pay o free, lineare e non lineare.

Leggiamo un passaggio dell’articolo di Secchi dove si cita il direttore delle Relazioni istituzionali Rai, Stefano Luppi: “Come Servizio Pubblico chiediamo che siano emanate specifiche disposizioni a tutela della concessionaria del servizio pubblico che è certamente un servizio media di interesse generale …In particolare secondo noi sarebbe opportuno assicurare un debito rilievo su tutte le piattaforme e per tutti i serizi audiovisivi…”. Acciperbacco !!! traveggole !!! Ci sia consentito (con tutto il rispetto…of course …dell’autorevole direttore) obiettare semplicemente: ma solo ora si richiede l’emanazione di “specifiche disposizioni” e “assicurare un debito rilievo” a tutela del Servizio Pubblico??? Ma come ??? Durante questi lunghi 5 anni, nessuno si è ricordato della disposizione del MISE sulla definizione di apparecchio Tv e a nessuno gli è venuto in mente di affrontare il problema? C’era e c’è un ciclopico trave di quercia piantato dentro gli occhi di Viale Mazzini e nessuno si accorgeva che ci si gingillava con gli stuzzichini degli aperitivi? 

Attenzione a non cadere nel tranello terminologico: non è un problema di tecnologia, di cosa possa significare esattamente “sintonizzatore” che è il discrimine della norma, ma più esattamente un problema di “politica industriale” cioè di come e di quanto si voglia o meno sostenere (o viceversa ostacola) lo sviluppo del Servizio pubblico radiotelevisivo e viceversa avvantaggiare (oppure ostacolare) gli operatori alternativi e concorrenti alla RAI. Quella norma, di fatto, è la pietra miliare della transizione televisiva e colpisce non sul fronte dello sviluppo tecnologico ma sulle gambe con le quali può avanzare: le risorse economiche. Tutto, lentamente e progressivamente, si indirizza e si concentra verso questo fronte di attacco: la riduzione della pubblicità ormai ritenuta una battaglia persa in partenza, l’impossibilità di fare investimenti, le vaghe quanto persistenti idee  di revisione o di riduzione del canone.

Comunque, questo mese sarà importante già a partire dal prossimo martedì 5 ottobre quando verrà audito in Vigilanza Rai il presidente di AgCom Giacomo Lasorella, e a seguire il 12, l’AD Rai Carlo Fuortes dove si affonderanno specificamente i problemi delle risorse Rai.  

bloggorai@gmail.com

ps: ci stanno arrivando diverse informazioni sul nuovo corso della comunicazione Rai con i nuovi arrivati (sic!!!) Colantoni e Marroni.


 

Il meteorite diretto su Viale Mazzini

Lo spunto della riflessione di oggi ci viene da due fatti: il primo è avvenuto ieri quando dei vicini di casa mi hanno chiesto la cortesia di aiutarli ad installare il nuovo televisore e il secondo questa mattina con la lettura di un articolo molto interessante di Andrea Secchi su Italia Oggi con il titolo: “Il Risiko anche sul ricevitore Tv. Mediaset: con i nuovi player rischio di sparire dal telecomando”.

Primo fatto: quando ho aperto il contenitore del nuovo Tv e ho trovato il telecomando, ho notato subito la mancanza dei classici numeri per la selezione dei canali e, avviando la procedura di avvio, il primo passaggio richiesto è stato il collegamento con la rete WiFi.  

Poi, secondo fatto, questa mattina, leggo l’articolo dove si confermano tutti i timori. Ora, oggi, accendere un televisore non significa solo e semplicemente andare diritti sull’ultimo canale rimasto in memoria oppure, meglio ancora, sul primo canale disponibile nella lista della propria LCN (numerazione automatica dei canali (LCN - logical channel numbering) ma potrebbe significare dover scegliere subito se entrare nel mondo broadcast (digitale o satellitare) oppure nel mondo broadband (accesso alla rete). E’ facile intuire che nel primo mondo è obbligatorio pagare il biglietto di ingresso (Canone) nel secondo (solo apparentemente) no.

A questo punto ho cominciato ad avvertire uno strano rumore che, da tempo, sembrava solo un leggero ronzio nelle orecchie.

Tic..toc ..tic ..toc ..tic …toc: è il rumore di una lancetta contasecondi di un timer sotto il culo (scusate l’eufemismo) del servizio pubblico pronto a detonare entro breve tempo. L’avvio al congegno è avvenuto esattamente il 20 aprile del lontano 2016 e si riferisce ad un chiarimento del MISE su cosa si debba intendere, ergo la corretta definizione,  di apparato televisivo. Prima di andare avanti è bene leggere il testo per esteso: “Per apparecchio televisivo si intende un apparecchio in grado di ricevere, decodificare e visualizzare il segnale digitale terrestre o satellitare, direttamente (in quanto costruito con tutti i componenti tecnici necessari) o tramite decoder o sintonizzatore esterno.

Per sintonizzatore si intende un dispositivo, interno o esterno, idoneo ad operate nelle bande di frequenze destinate al servizio televisivo secondo almeno uno degli standard previsti nel sistema italiano per poter ricevere il relativo segnale TV.

Non costituiscono quindi apparecchi televisivi computer, smartphone, tablet, ed ogni altro dispositivo se privi del sintonizzatore per il segnale digitale terrestre o satellitare”.

Attenzione: il citato provvedimento del MISE è datato appunto 20 aprile 2016, cioè nel pieno del Governo Renzi, ex PD, (da ricordare la sua Legge 220 per la riforma della Governance Rai, quella dell’UomoSoloalComanco) con Carlo Calenda al MISE e Antonello Giacomelli sottosegretario alle TLC. Tutti veri amici della RAI. Già, ma questi sono dettagli che si dimenticano facilmente.

Lo abbiamo scritto più volte ed in epoca non sospetta: alla vigilia dell’avvio della prossima fase della transizione al DVB-T2, sarà questa l’arma di distruzione di massa che si potrà utilizzare per mettere in ginocchio il pilastro delle risorse Rai: il canone. Quando si diffonderanno, e non è un tempo lontano, gli apparati privi di sintonizzatore, sarà un gioco da ragazzi chiedere l’esonero dal pagamento del canone. Oggi, con un qualsiasi vecchio Pc, con un decente tablet o smartphone si può vedere pressoché tutta la televisione disponibile, pay o free, lineare e non lineare.

Leggiamo un passaggio dell’articolo di Secchi dove si cita il direttore delle Relazioni istituzionali Rai, Stefano Luppi: “Come Servizio Pubblico chiediamo che siano emanate specifiche disposizioni a tutela della concessionaria del servizio pubblico che è certamente un servizio media di interesse generale …In particolare secondo noi sarebbe opportuno assicurare un debito rilievo su tutte le piattaforme e per tutti i serizi audiovisivi…”. Acciperbacco !!! traveggole !!! Ci sia consentito (con tutto il rispetto…of course …dell’autorevole direttore) obiettare semplicemente: ma solo ora si richiede l’emanazione di “specifiche disposizioni” e “assicurare un debito rilievo” a tutela del Servizio Pubblico??? Ma come ??? Durante questi lunghi 5 anni, nessuno si è ricordato della disposizione del MISE sulla definizione di apparecchio Tv e a nessuno gli è venuto in mente di affrontare il problema? C’era e c’è un ciclopico trave di quercia piantato dentro gli occhi di Viale Mazzini e nessuno si accorgeva che ci si gingillava con gli stuzzichini degli aperitivi? 

Attenzione a non cadere nel tranello terminologico: non è un problema di tecnologia, di cosa possa significare esattamente “sintonizzatore” che è il discrimine della norma, ma più esattamente un problema di “politica industriale” cioè di come e di quanto si voglia o meno sostenere (o viceversa ostacola) lo sviluppo del Servizio pubblico radiotelevisivo e viceversa avvantaggiare (oppure ostacolare) gli operatori alternativi e concorrenti alla RAI. Quella norma, di fatto, è la pietra miliare della transizione televisiva e colpisce non sul fronte dello sviluppo tecnologico ma sulle gambe con le quali può avanzare: le risorse economiche. Tutto, lentamente e progressivamente, si indirizza e si concentra verso questo fronte di attacco: la riduzione della pubblicità ormai ritenuta una battaglia persa in partenza, l’impossibilità di fare investimenti, le vaghe quanto persistenti idee  di revisione o di riduzione del canone.

Comunque, questo mese sarà importante già a partire dal prossimo martedì 5 ottobre quando verrà audito in Vigilanza Rai il presidente di AgCom Giacomo Lasorella, e a seguire il 12, l’AD Rai Carlo Fuortes dove si affonderanno specificamente i problemi delle risorse Rai.  

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ps: ci stanno arrivando diverse informazioni sul nuovo corso della comunicazione Rai con i nuovi arrivati (sic!!!) Colantoni e Marroni.

 


 

mercoledì 29 settembre 2021

Piccole storie ignobili

Foto di Photography Maghradze PH da Pexels 

Ma che piccola storia ignobile mi tocca raccontare
Così solita e banale come tante
Che non merita nemmeno due colonne su un giornale
O una musica o parole un po' rimate
Che non merita nemmeno l'attenzione della gente
Quante cose più importanti hanno da fare ...

Storia n.1: Giorgetti (ovvero quel che resta della Lega) sostiene Calenda (ovvero quel che resta del PD) per le prossime elezioni amministrative al Comune di Roma. Saranno pure fatti loro ma ci diverte ricordare del primo che nel settembre 2014 ha sottoscritto una mozione parlamentare dove sosteneva che “Il canone Rai, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, è ormai un'imposta antiquata e iniqua, che non ha alcun motivo di esistere anche in virtù del maggiore pluralismo indotto dall'ingresso sul mercato di nuovi editori e dall'apporto delle nuove tecnologie (dtt, ddt, dvbh, tv satellitare, adsl, wi-fi, cavo e analogico). Inoltre, è una delle tasse più odiate e per questo più discusse dagli italiani che preferirebbero non guardare la Rai piuttosto che pagare il canone” e il secondo, a maggio scorso, che “…si dovrebbe ristrutturare anche il canone Rai …a noi interesse che ci siano su tutte le piattaforme prodotti di qualità ... a noi non interessa mantenere la Rai in quanto tale…iniziare con una parte del canone Rai dato a tutte le piattaforme e a tutte le emittenti..” (vedi https://www.youtube.com/watch?v=dP5FDznTB-Q ).

Se fossi ancora un dipendente Rai comincerei ad avere qualche sottile preoccupazione per il futuro personale e dell’Azienda.

Storia n. 2: chi di comunicazione social ferisce, di comunicazione non social perisce. La storia di Salvini e di Morisi è un paradigma non solo per la politica. Si tratta della fotografia perfetta della deriva che si prende quando non si controlla l’uso e l’abuso di telecamere e telefoni cellulari, nonché di Twitter o FB. È la rappresentazione plastica di ciò che succede quando al ragionamento si sostituisce l’istantanea. Quante volete abbiamo visto sui Tg della Rai (e non solo) le schermate tratte dai social con i messaggi twitter del personaggio? Ovviamente nessuno si pente di nulla e questo tema ci porta diritti alla …

Storia n 3: ieri Cattelan rilascia un’intervista a Repubblica dove non ammette nemmeno sotto tortura di non aver capito nulla sulla differenza tra X Factor e Rai Uno, tra azienda privata e Servizio Pubblico. Ma, sempre citando Petrolini, il problema non è la giovane speranza della televisione italiana coccolata da Vodafone e Netflix, ma di chi lo ha mandato in onda e di chi non ammette di avere visto lucciole per lanterne (colpa di Salini). A proposito di scelte editoriali, sembra che al Marketing di Viale Mazzini stiano studiando attentamente. Speriamo di sapere presto cosa hanno prodotto.

Storia n. 4: ieri sera a Cartabianca, su RaiTre, intervistato per quasi un’ora un certo Mauro Corona, noto editorialista del Financial Times, collaboratore dell’Enciclopedia Treccani, saggista, esperto di costume, società, matematica, arte bizantina, cucina orientale e, infine, caccia al cinghiale. Ascoltarlo è un piacere e forse si capisce perché qualcuno (dicono, pare, sembra, forse lo stesso AD) lo ha voluto fortemente tornare in video. Ancora non si capisce bene il senso di questa operazione ma siamo fiduciosi, presto lo sapremo.

                                                        bloggorai@gmail.com

 


 

martedì 28 settembre 2021

Il Paese e la Rai: una cornice senza quadro

Foto di Dean Moriarty da Pixabay 

Questa mattina non ci sono notizie interessanti riferite alla Rai sulle quali riflettere. Vi proponiamo un tema collaterale: l’incontro tra Governo e sindacati avvenuto ieri che ha seguito quello analogo della settimana scorsa a Viale Mazzini. Nel comunicato diffuso, le Organizzazioni sindacali hanno detto che si è trattato di  “Un incontro particolarmente utile, proficuo e concreto" per quanto riferito all’ordine del giorno sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, rinviando ad altre prossime convocazioni i temi sull’occupazione, il salario, gli investimenti, il PNRR etc. Non abbiamo colto grande entusiasmo in queste dichiarazioni anche per la sensazione che trapela da parte del governo e che somiglia tanto a quel “vi faremo sapere” spesso utilizzato quando non si sa bene come andare avanti. Si tratta dello stesso pensiero che ci è venuto quando abbiamo letto che Fuortes avrebbe detto ai sindacati Rai che, a proposito del piano industriale ed editoriale, “…in tempi ragionevolmente brevi, sarà sua cura presentarlo …”.

Da ricordare che, nel frattempo, c’è stata la standing ovation di Confindustria a Draghi. Argomento sul quale si potrebbe scrivere un capitolo dell’enciclopedia britannica sul trasformismo e opportunismo secolare degli imprenditori: “Franza o Spagna, purchè se magna” (chi vi scrive li ha conosciuti molto, molto bene). Eppure, questo incontro si è cercato da più parti di farlo passare come una pietra miliare del consenso sociale del quale godrebbe questo governo. Pochi invece hanno ricordato che si tratta delle stesse persone che fino a pochi giorni prima della fine del Governo Conte ringraziavano e sostenevano il ministro Gualtieri come artefice dei risultati positivi ottenuti in Europa.

Fatte le debite proporzioni e collocati nei giusti contesti, i due incontri si somigliano. In entrambi i casi sembra di osservare una cornice senza quadro. Il quadro si riferisce sostanzialmente non tanto al programma di governo (per Draghi l’emergenza sanitarie e il PNRR e per Fuortes il risanamento del bilancio) quanto più al panorama che si può dipingere per il futuro del Paese e della Rai. Poco dopo l’insediamento di questo Governo, la rivista Micromega ha titolato un articolo interessante che vale la pena rileggere con il titolo “Quale idea di Paese ha Mario Draghi?”. Avremmo posto la stessa domanda all'AD: "Quale idea di Rai ha Carlo Fuortes?". per quanto rigurda il capo del Governo proponiamo di rileggere attentamente il discorso programmatico di Draghi alle Camere del 17 gennaio (https://www.governo.it/it/articolo/le-comunicazioni-del-presidente-draghi-al-senato/16225 ) dove trovate una possibile risposta all’interrogativo posto: “Si è discusso molto sulla natura di questo governo. La storia repubblicana ha dispensato una varietà infinita di formule. Nel rispetto che tutti abbiamo per le istituzioni e per il corretto funzionamento di una democrazia rappresentativa, un esecutivo come quello che ho l’onore di presiedere, specialmente in una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo, è semplicemente il governo del Paese. Nulla  di meno, ma nulla di più.

L’AD Rai, per parte sua, nella visione più illuminata si è limitato a dire che per il prossimo futuro dell’Azienda si può riprendere il vecchio Piano Industriale (vedi Messaggero del 12 agosto) e farne un restyling … già … un restyling …

Si può dire che c’è una grande differenza tra governare e progettare? Si può dire che c’è grande differenza tra gestire e pianificare oltre le emergenze che, per loro natura, sono tali perché straordinarie altrimenti non sarebbero emergenze? Ecco dove troviamo le similitudini e le complementarietà tra Draghi e Fuortes: ambedue hanno il compito di amministrare non di concepire una visione, un futuro, rispettivamente del Paese e della Rai. Già portare a casa i primi soldi del PNRR e risanare i 57 milioni di buco di bilancio sarà un compito non facile e non scontato. Nel frattempo, c’è da pensare prima alle prossime elezioni amministrative e poi alla corsa per il Quirinale dove Draghi è candidato/candidabile. Tutto il resto può attendere.

bloggorai@gmail.com

 

lunedì 27 settembre 2021

Il Veleno nella notizia

 

Foto di OpenIcons da Pixabay

Care lettrici, cari lettori, scusate il ritardo e mettetevi comodi, molto comodi: come al solito il lunedì andiamo lunghi.

Quella che vi stiamo per raccontare (ieri vi abbiamo anticipato uno scooopppinooo!!!) è una notizia forse piccola ma significativa della quale nessuno ha parlato. Apparentemente è leggibile solo agli “addetti ai lavori”, agli specialisti di beghe televisive anche un po’ sofisticate ma, si sa, il veleno è sempre nei dettagli e possibilmente nella coda.

Premessa: per cercare di comprendere, anche solo vagamente, i problemi che affliggono la Rai è fondamentale ricorrere almeno a tre ambiti conoscitivi: la politica, la tecnologia e l’editoria. Ma non ve la cavate solo con così poco: sono necessarie altre competenze molto specifiche: la psicologia e l’antropologia. Altrimenti non ne tirate fuori un ragno dal buco (e non si capisce mai perché bisogna tirare fuori quella piccola quanto utile bestiola dalla sua comoda tana). In ordine: la sola politica può spiegare i grandi fenomeni e forse cercare di dirigerli, può interpretare la complessità dei mutamenti economici e sociali, può tratteggiare il futuro sul quale vuole dirigere il Paese. La tecnologia, che solitamente è più veloce della politica, almeno nella normazione, segue logiche sue proprie in parte sostenute e indirizzate dal mercato, in altra parte per dinamiche intrinseche alla ricerca e alla sperimentazione. La parte editoriale invece ha rilievo solo in quanto messa in relazione al pubblico verso i quale si riferisce che, come noto, è assai mutevole nella quantità e composizione, nonché molto suscettibile delle circostanze “culturali” nella quale interviene.

Ciò che invece rende tutto molto più arduo nel dibattito sul Servizio Pubblico radiotelevisivo nazionale è il dover fare ricorso ad altre scienze molto più complesse e sofisticate come, appunto, la psicologia e l’antropologia culturale. In verità potremmo anche aggiungere la comunicazione come scienza delle relazioni tra individui ed avrebbe tutta la sua dignità al fianco delle anzidette. Cerchiamo di semplificare. Anzitutto quindi la psicologia come scienza del comportante umano (H. Harlow) sia nella sua dimensione individuale quanto in quella collettiva; poi l’antropologia come scienza delle relazioni tra culture e società. Infine, per quanto riguarda la scienza della comunicazione appare quanto mai necessaria perché riassume e condensa nel “messaggio” tutto il contenuto delle scienze precedenti: se non riesci a “comunicare” e quindi a far giungere il contenuto al/ai destinatario/i tutto si riduce a pura accademia, a rimanere circoscritto ai pochi ma buoni.

Allora, questa la notizia: nell’ambito del processo del refarming delle frequenze in vista della transizione al DVB-T2, dal prossimo 20 ottobre sulle reti Rai e Mediaset verranno ”spenti” 15 canali  con la vecchia codifica MPG4 (9 Rai e 6 Mediaset). Dove sta il problema? Semplice: che Rai spegnerà canali tematici “rilevanti” (Rai 4, Rai 5, Rai Movie, Rai Premium, Rai Gulp, Rai Yoyo, Rai Storia, Rai Sport+ HD, Rai Scuola) per un totale di ascolti stimati intorno al 6% del totale Rai. Mediaset invece spegnerà 6 canali (tre Tv e tre radio: TGCom24, Italia 2, Boing Plus e Radio 105, R101 TV e Virgin Radio TV) cioè … poco più di nulla. 

La cosa ci è apparsa subito sospetta e ci ha riportato ad una antica polemica con autorevoli direttori di Viale Mazzini a proposito del rapporto con il MISE quando sostenevano la teoria dell’accordo, del dialogo, del coordinamento con il Ministero laddove invece questa teoria non era scritta da nessuna parte: la Concessione prima e il Contratto di Servizio poi non impongono nessun obbligo in tal senso. Si tratta di mere scelte di carattere “politico” e, aggiungiamo, psicologiche e antropologiche e quanto meno tecnologiche ed editoriali. Ecco il dunque: non c’è sorpresa del fatto che a Mediaset fanno i furbetti (ci ha detto un autorevole osservatore: “Chiagnen’ e ‘fottonoo”). Loro hanno in mente una logica antropologicamente avversa a quella Rai: loro mirano al profitto, e Rai (???) no. Mediaset ha a cuore gli inserzionisti pubblicitari e gli azionisti, Rai (???) no. Non è una differenza da poco e lo si riscontra con i temi dei quali parliamo spesso e volentieri: la revisione del TUSMAR e il canone inserito nella fiscalità generale (come vorrebbe il PD). Ecco allora che torna in mente la premessa: per comprendere certi avvenimenti occorrono tanti strumenti e laddove se ne adopera uno solo (in questo caso quello tecnologico) difficile cogliere il quadro generale. Difficile non osservare che ora il Mise è presieduto da un certo Giorgetti, espressione di un partito dell’attuale Governo che proprio tanto amico della RAi non sembra esserlo. Citando ancora una volta Petrolini: “Io non me la prendo con te che disturbi ma con chi ti sta accanto e non ti butta di sotto”. Tutto chiaro?

Veniamo ora ad un'altra notizia che da giorni avevamo in canna: Cattelan su Rai Uno in prima serata con la sua seconda ed ultima puntata. Superato l’imbarazzo nel vedere il programma (da incorniciare il duetto con Serena Rossi con “Hai proprio rotto il c…&%$£% “) e mettendo a parte considerazioni di varia natura (gli ascolti risibili che pure ieri sera sono stati al di sotto delle attese) ci interessa proporvi altre osservazioni. 

Premessa n.1: Fuortes in questo caso non c’entra nulla, è tutto frutto di quel genio di Salini &Co (Co. inteso Coletta). Premessa n.2: per deliziarmi la serata mi stavo rivedendo un film cult dei fratelli Coen: “Questo non è un paese per vecchi”. Anzitutto da notare lo spot che introduceva il programma: Vodafone che presentava Cattelan che, a sua volta, presentava Netflix. Un capolavoro di fine strategia editoriale che fa bene il paio con Fiorello nello scorso Sanremo con TIM. Ma, si sa, pecunia non olet  e se poi con questa pecunia ci paghi la corda con la quale ti vuoi strozzare è una tua scelta, basta saperlo. Ma ancora questo è un dettaglio sul quale, peraltro, ci potremmo dedicare pagine di Blog. Ci interessa invece capire quale possa essere la “logica”,  il pensiero progettuale, la proposta editoriale che c’è dietro un programma del genere. Torniamo qualche passo indietro, alla presentazione del vecchio piano industriale di Salini (che non era il suo) quando si sosteneva che Rai Uno andava “ringiovanita”, cercando di arginare la deriva della terza e quarta età dei telespettatori che la condannava, fatalmente, ad un progressivo declino di ascolti. 

Parafrasi “ RaiUno, e forse tutta la Rai, … non vorrebbe essere una televisione per vecchi”. Ecco allora che è verosimile che i vari geni della lampada che albergano a Viale Mazzini si inventano e propongono di ringiovanire la rete con Cattelan, immaginando pure un suo probabile inserimento al prossimo Sanremo (ai lettori di Bloggorai non sarà sfuggito che siamo stati tra i pochi a notare la stranezza dell’immediata riconferma di Amadeus pochi giorni dopo l’insediamento di Fuortes &Co.). Dunque, un plausibile “pensiero” o proposito editoriale sia stato esattamente quello di proporre un volto “giovane” ad un pubblico che tanto giovane non è (over 54). Da questo punto di vista l’operazione è fallita: ogni pubblico cerca e trova ciò che ritiene a sua immagine e somiglianza, in un determinato contesto sociale e culturale. 

Vedi il modello Netflix che ti propone esattamente quello che a te piace vedere (non si tratta proprio di “algoritmi etico” come piace tanto alla consigliera Bria). Il tema è noto: come intercettare e interpretare la domanda di contenuti editoriali da “servizio pubblico”, cioè come modellare un’offerta credibile, autorevole e concorrenziale con le altre offerte di mercato (broadcast e broadband) non solo di RaiUno ma di tutta l’Azienda Rai. Ha ragione, in parte, i direttore di RaiUno quando sostiene che non gli interessano gli ascolti ma si dovrebbe pure mettere in pace con se stesso e con i suoi colleghi quando invece strombazzano i successi di alcune trasmissioni fondati solo sui numeri di Auditel e non sui contenuti proposti. Questo però non sembra essere un tema rilevante nella mente di alcuni. Navigazione a vista, quota periscopica ..del domani non c’è certezza.

Non mi è ben chiaro perché ma mi torna in mente il duetto Cattelan/Rossi di ieri sera “Hai proprio rotto il c…&%$£% ” e mi sto ancora chiedendo a chi fosse riferito. Bah.. andiamo avanti … sono solo canzonette.

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domenica 26 settembre 2021

Passeggiando e navigando alla ricerca delle notizie perdute

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Abbiamo la vaga (ci sia consentita la vaghezza) sensazione che il teorema Draghi sulla comunicazione pubblica applicato alla Rai possa iniziare a dipingere un panorama cupo, nefasto e tempestoso. Sarà che la domenica siamo vaghi ...

Non si è mai capito bene se la giornata più interessante per il Villaggio sia il sabato o la domenica. Oggi dunque, tanto per cambiare location, parliamo di porto, di mare e di navigazione.

Avviso ai naviganti: anche oggi calma piatta su tutti i bacini intorno a Viale Mazzini. Nulla da segnalare di particolarmente impegnativo per la navigazione mentale. Si naviga a vista, quota periscopica e speriamo che vada bene. Che poi ... si naviga … è una parolona … richiederebbe una rotta, una direzione, un percorso o un qualsiasi straccio di qualcosa che sia un po’ più di galleggiare o “tirare a Campari”, magari sorseggiato fresco … comodamente sdraiati sul cassero di prua, mentre si osserva l’onda che sbatte sullo scafo.

Comunque, se proprio qualcuno ci tiene ad essere aggiornati e non perdere qualche battuta: sappiate che nei giorni scorso l’AD Fuortes prima ha incontrato i sindacati (non è chiaro se pure Adrai e Usigrai), poi ha risposto al presidente della Vigilanza Barachini sui “criteri” adoperati per la scelta delle persone recentemente nominate (Staff,  CFO e DRE) e ne parleremo, trattasi di perle di rara saggezza, da incorniciare. Ancora, nei giorni scorsi si è svolto un Cda dove si doveva dibattere e predisporre quanto AD e Presidente riferiranno in Vigilanza nei prossimi giorni  sui temi finanziari ed economici. Per quanto è dato capire e sapere (poco in verità), AD&Co stanno dare per persa a priori la partita sulla pubblicità e puntano sul canone come se fosse una variabile indeterminata che, in soldoni, si traduce nell’ultima barricata: dateci tutto e, se possibile, pure il canone speciale per intero garantito per i prossimi anni. Sulla pubblicità invece, amen, non c’è nulla da fare: ce lo chiede l’Europa (così dicono) e Mediaset sentitamente ringrazia. Per quanto riguarda dove trovare quattro soldi per gli investimenti e per lo sviluppo qualcuno sta accarezzando affettuosamente un vecchio, noto e collaudato quanto polveroso dossier: la vendita dei quel che resta di Rai Way. se poi se sia un bene o meno, quanto, quando, a chi e in quale contesto, nessuno ne parla. 

Per tutto il resto: calma piatta  … a meno siate interessati alle proteste dell’Usigrai per il ritorno di Check Up (condividiamo pienamente) oppure siate interessai e incuriositi di sapere come andrà stasera la seconda puntata di Cattelan su RaiUno (oggi Grasso sul Corriere si è ricordato dell’argomento, magari per dirla tutta poteva aspettare ancora un giorno) oppure ancora siate interessati a sapere se Amadeus porterà Fiorello a Sanremo. Per i palati più fini invece abbiamo una piccola chicca sul refarming e sulla prossima tappa di metà ottobre. Si tratta di una notizia che nessuno vi darà. Anche noi, nel nostro piccolo, ogni tanto ci divertiamo a fare qualche scooopppino … piccolo piccolo … tanto per non perdere l’allenamento.

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sabato 25 settembre 2021

Questo Blog e il Villaggio silenzioso

Come tutti, più o meno, ogni tanto, abbiamo bisogno di un momento di pausa, di manutenzione dei pensieri. Ogni tanto, come tutti, dobbiamo rimettere in ordine le idee, i buoni propositi, le migliori intenzioni che si fanno alla fine dell'estate. 

Da tempo stiamo meditando su questo Blog, sul suo senso, sul suo perchè, sulle sue finalità e utilità. Già dal suo inizio, oltre 3 anni addietro, abbiamo scritto che fintanto che i lettori apprezzano e crescono andrà avanti e, a giudicare dai risultati, la scelta è stata giusta ed ha premiato lo sforzo. I lettori sono cresciuti e si è consolidato un certo credito. 

Non siamo in concorrenza con altri e ben più qualificati siti e autorevoli colleghi, non ricerchiamo la "notizia" a tutti i costi, non siamo appassionati di scoop o di citazioni. In un mondo stracolmo di fatti e avvenimenti ci sembra utile proporre invece una lente di ingrandimento, una griglia di lettura, un metodo ai valutazione, di analisi, di comparazione. 

Per questo ci stiamo interrogando, stiamo riflettendo, se il metodo che usiamo, il Post quotidiano, sia il modo migliore per seguire questo approccio. Una possibile alternativa potrebbe essere una lettera settimanale, con una parte che contiene una specie di riassunto de giorni precedenti ed un'altra che anticipa quanto potrà avvenire. 

Tra l'altro, questa riflessione avviene in un momento paradossale per la vita della Rai (non dimenticate il claim di questo Blog: La Rai Prossima ventura): proprio nel momento di sua più acuta crisi "esistenziale" dovuta al rinnovo del vertice, alla crisi delle risorse, alle sfide tecnologiche e all'aggiornamento degli assetti normativi e istituzionali, si avverte un clamoroso vuoto di dibattito e confronto. Tutto e tutti tacciono e quel poco che dicono è troppo poco per essere significativo e troppo irrilevante per essere considerato utile al fine di comprendere, appunto, quale potrà essere il futuro di questa Azienda. Questo silenzio come pure abbiamo scritto, è un buon argomento sul quale dibattere.

venerdì 24 settembre 2021

Un sottile velo di noia e tristezza sul tetto di Viale Mazzini

Foto di BedexpStock da Pixabay 


Recentemente abbiamo citato Hemingway quando in Fiesta ha scritto “Come hai fatto a fare bancarotta? – Chiese Bill. In due modi – Mike disse – Gradualmente prima e lentamente poi. – Chi ti ci ha portato? – Amici- disse Mike, Io avevo un sacco di amici. Falsi amici”.

Oggi ci viene in mente una citazione correlata, tanto per aggiungere un velo di ulteriore tristezza: “L'amore non muore mai di morte naturale. Muore perché noi non sappiamo come rifornire la sua sorgente. Muore di cecità e di errori e tradimenti. Muore di malattia e di ferite, muore di stanchezza, per logorio o per opacità.” Di Anaïs Nin.  Provate a sostituire i soggetti e, parlando di Rai, il gioco è fatto.

Eppur si muove… timidamente, lentamente, impercettibilmente, ma qualcosa intorno ala Rai si muove. Di cosa si tratta o da che parte si diriga non è dato sapere ma…tant’è… prendiamo atto. Ieri c’è stato un Cda a Viale Mazzini dove è probabile, è possibile, che anche loro abbiamo discusso di qualcosa ma di cosa non è dato sapere.

Almeno un tema, speriamo, lo abbiano affrontato: il futuro delle risorse da canone e pubblicità, argomento del quale l’AD dovrà presto riferire in Vigilanza. Speriamo.

Tant’è … ce ne faremo ragione. Intanto però oggi sappiamo due notizie: la prima è che a Bruxelles, come al solito, si rompono facilmente le scatole per i soliti ritardi nazionali e, in particolare, temono per il rispetto dei tempi di recepimento della direttiva sui Servizi Media Audiovisivi (che in parte supera e ridefinisce la vecchia Gasparri e il relativo TUSMAR). Ieri ci hanno detto più o meno “datevi una mossa” per chiudere la partita entro i prossimi 60 giorni altrimenti vi multiamo. La seconda notizia è che in Commissione Lavori pubblici e Comunicazioni del Senato, come del resto vi abbiamo anticipato da tempo, si sta lavorando alla stesura di un testo unico che possa riunificare le diverse proposte di legge presentate da quasi tutti i partiti sulla riforma della sola governance Rai.

Questo è quanto, nulla di più, nulla di meno. Ormai siamo ai bordi della noia, al di sotto della soglia normale di sopportazione morale, culturale, metafisica, trascendentale. Siamo ai confini della fantascienza, oltre lo spazio del visibile, del tangibile e del numerabile. Non sembra esserci più nulla in grado di scuotere il grigio torpore che sembra calare lentamente, silenziosamente, ineluttabilmente sui destini della Rai. La frase lapidaria che avrebbe detto Fuortes durante l’incontro con le OO.SS a proposito del Piano Industriale e editoriale prossimo venturosi dovrà scolpire con caratteri a corpo 72 su lastre di marmo bianco Statuario di Carrara: “…in tempi ragionevolmente brevi, sarà sua cura presentarlo…”. Tradotto in italiano corrente: “Vi faremo sapere… state sereni”. Per gli addetti ai lavori: preparatevi, un futuro radioso si apre di fronte ai vostri occhi. Il giorno successivo ha aggiunto una perla che ha fatto gongolare in tanti: “Credo moltissimo nelle professionalità interne della Rai. Non è demagogia. Non ho portato con me in Viale Mazzini neanche la mia segretaria.” Meno male … il popolo Rai ringrazia sentitamente.

Però, su questo tema, proponiamo una breve riflessione ai nostri lettori a proposito di una specie di dogma secondo il quale le risorse interne sono sempre, a priori, migliori di quelle esterne. Potrebbe anche non essere sempre vero ma la responsabilità non è dei soggetti interessati, dei  dipendenti Rai ,ma di chi ha impedito scientificamente di far crescere e maturare le professionalità interne. Per quanto conosciamo e sappiamo per esperienza diretta, in Rai, talvolta, non si cresce per meriti e titoli, per comparazione e selezione per esperienza, competenza e professionalità acquisita, ma per altre oscure trame. Le nomine dirigenziali, talvolta, sono avvenute “per grazia ricevuta” e il “Job Posting” usato come inutile paravento. La prova provata è stata data proprio con le recenti nomine: con quali criteri sono avvenute?  Allora, semplicemente, se l’AD crede moltissimo nelle professionalità interne, ha solo una strada da percorrere: farle crescere in modo chiaro trasparente e verificabile. 

Tutto il resto è noia.

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giovedì 23 settembre 2021

Complotto e Trama: i genitori dei grandi disegni che interessano (pure) la Rai

Foto di Gordon Johnson da Pixabay 

Confidiamo sulla comprensione dei lettori di Bloggorai se spesso indugiamo su alcuni temi e arriviamo con un leggero ritardo, peraltro necessario e comprendere e verificare. Premessa: a suo tempo, ci siamo impegnati fortemente nel sostenere una candidatura interna Rai come nuovo AD e, tra i tanti motivi che la supportavano, c’era la necessità di trovare una persona che conoscesse bene i “dossier” del Servizio Pubblico e fosse immediatamente operativa. Abbiamo perso la battaglia ma non la guerra, valeva la pena combatterla: era ed è un principio valido che ora comincia ad evidenziarsi in modo netto.

Prima però di parlarvi del recente incontro tra Fuortes e le Organizzazioni sindacali (OO.SS) vi debbo proporre qualche nota introduttiva che spaziano dal Papa al Quirinale passando per Cologno Monzese (Mediaset). Iniziamo con il Vaticano: nei giorni scorsi il Santo Padre ha sollevato il coperchio del diavolo ed ha rivelato che, per quanto gli risulta, durante la sua recente malattia, si stava tramando alle sue spalle ipotizzando già il prossimo Conclave per la sua successione. Nulla di nuovo: da secoli oltre le mura Leonine si complotta e si ordiscono trame sofisticate. Quello che colpisce, in queste circostanze, è una congiuntura temporale in cui avviene e che non interessa solo il Vaticano.

Se si congiura in quella Sede, si può fare di meglio e di più in altre più terrene. Si tratta dell’elezione del prossimo presidente della Repubblica dove, a quanto sembra, trame e complotti cominciano ad essere il sottofondo musicale che regolerà tutto lo scenario politico prossimo venturo e, giocoforza, in quota parte, interesserà anche la Rai. Lo abbiamo visto nei giorni scorsi con le dichiarazioni di Prodi che, giustamente dal suo punto di vista, ricorda il complotto dei 101 del PD che lo hanno pugnalato alle spalle e dei cospiratori non si conosce tuttora un solo nome che ne abbia rivendicato con orgoglio la partecipazione. Sostiene sempre Prodi che non solo sono ancora tutti nel PD ma sono pure cresciuti. Come pure abbiamo letto di alcuni nomi che si vorrebbero/potrebbero candidare. Ne citiamo due a caso: Gentiloni e Berlusconi. Il primo, ex marxista leninista al Colle e secondo alcuni sostenuto anche da Gianni Letta, sarebbe la prova provata che la generazione che ha fatto il ‘68 è stata proficua ed è stata in grado di produrre un bel pezzo di classe dirigente (direttori di grandi giornali, di grandi enti statali, aziende, intellettuali etc). Il secondo nome sarebbe la prova provata che la televisione rende bene, in politica come negli affari. Quello che intendiamo sostenere è, semplicemente, che sull’altare dei grandi complotti, sui grandi disegni che tracciano le sorti dell’umanità, tutto è possibile e non si fanno prigionieri, non sono previste zone franche.

Questa mattina, a tal proposito, da leggere su Il Foglio un interessante e illuminante articolo di Valerio Valentini con il titolo “Rai vs. Mediaset? Giorgetti e il PD si coccolano il Cav.” E giù a descrivere come e perché sia gli uni (la Lega o parte di essa) sia gli altri (il PD o parte di esso) possano convergere su un punto di interesse comune: garantirsi il consenso di FI (o parte di essa) in vista dei voti necessari ad eleggere il prossimo Presidente della Repubblica. Citiamo l’occhiello “Giorgetti spinge la “norma Anti Rai. PD e FI cercano un’intesa pensando al Colle”. Tutto questo, ovviamente, al netto dei prossimi risultati delle imminenti amministrative di ottobre che, fatalmente, potranno incidere sule evoluzioni del quadro politico nazionale.

Ecco che, fatalmente, sullo sfondo, si intravvede il palazzo di Viale Mazzini, piccola e modesta cartina di tornasole dei grandi temi nazionali. Ed ecco come trovare una possibile interpretazione del perché il Governo intenderebbe sostenere una norma del nuovo TUSMAR che, di fatto penalizza Rai a vantaggio di Mediaset sulla pubblicità, magari compensata con la (forse solo temporanea) rassicurazione sul canone.  Questa è la confusione che regna sopra il cielo di Roma (Vaticano compreso). Ed ecco perché abbiamo scritto che a Fuortes non faranno toccare palla sui grandi temi che interessano il futuro della Rai e, ben che vada, gli faranno fare l’amministratore di condominio con la speranza di non chiudere l’esercizio in passivo.

Ha scritto ieri De Rita sul Corriere: “Densa, frastagliata, difficile da gestire è l'agenda di cui la classe dirigente italiana deve farsi carico per i prossimi sette-otto mesi. E per averne contezza basta redigere l'elenco dei problemi sociopolitici e delle decisioni politiche oggi all'ordine del giorno. …rischiamo davvero di dover vivere i prossimi sette o otto mesi senza un ancoraggio a un'agenda precisa e razionalmente dominabile. Rischiamo molta confusione, quando dovremo esplicitare un massimo di chiarezza e razionalità; rischiamo addirittura che una fase politica alta diventi occasione per un ulteriore cedimento alla confusione collettiva”. Già… siamo solo all’inizio e questo Blog è stato facile profeta: lo abbiamo scritto da tempo non sospetto.

E veniamo ora a quanto accaduto o scorso lunedì 22, appunto, a Viale Mazzini. Non lo avete letto e non lo leggerete forse da nessuna parte ma l’AD Fuortes ha incontrato i sindacati dei lavoratori Rai, proprio pochi giorni dopo lo sciopero che ha bloccato la messa in onda di tanti programmi. I temi dibattuti sono stati: il rinnovo del CCL, lo smart working, il Piano industriale ed editoriale, le sedi regionali, gli investimenti ed altri temi di natura strettamente sindacale. Ci soffermiamo per un momento su un tema centrale: scrivono i Sindacati “…sollecitato l’AD ad un confronto serio su un piano Industriale ed editoriale che rimetta in carreggiata l’Azienda … sfida digitale… rimanerne fuori o avere un ruolo da semplice comprimario rischierebbe di mettere ulteriormente ai margini il Servizio Pubblico”. Ha risposto Fuortes “…in tempi ragionevolmente brevi, sarà sua cura presentarlo…”. Ora ci sarebbe da scrivere un capitolo dell’Enciclopedia Britannica su questa affermazione a partire dalla sua “costruzione”, dalla sua genesi istituzionale (per quanto previsto in primis dalla Concessione) e aziendale. È noto a tutti, infatti, che il Piano Industriale (scaduto) è parte integrante e interna al Contrato di Servizio che dovrà essere appunto rinnovato e solo al suo interno che si potrà e si dovrà rimettere mano alle sue linee guida, salvo dover affermare, come in parte Fuortes ha già fatto, di rispolverare il vecchio Piano Salini (che poi non era nemmeno suo). Necessario ripeterci e lo faremo ancora in futuro: che senso ha di parlare di nuovo Contratto di sevizio e di conseguenti Piani se non si espone un qualsivoglia progetto, visione o missione della nuova Rai che, volenti o nolenti, si dovrà pur fare … nel mentre e nel quando che altri lo stanno già facendo? 

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mercoledì 22 settembre 2021

Rai: bollettino meteo

Foto di RitaE da Pixabay 

Avviso ai naviganti: per i prossimi giorni, settimane e mesi, di Rai e di Servizio Pubblico Radiotelevisivo si parlerà e si leggerà sempre meno. Nonostante il cielo si presenta azzurro e sereno, sul nostro Paese si potrebbe rafforzare e ulteriormente sviluppare una perturbazione atmosferica proveniente da due fronti: uno interno che prevede silenzio, torpore e rassegnazione diffusa con qualche refolo di venticello settembrino residuo congiunto al transito di nubi passeggere. Lo ha chiesto Fuortes (“parlate poco e se non parlate è meglio” si sarebbe raccomandato con quel suo piglio un po' così, si fa per dire, vedi la Bria e i suoi algoritmici prima etici e poi, forse, capitolini) ma, seppure non lo avesse chiesto, c’è poco da dire. Dal lato opposto, proveniente dal fronte esterno, la perturbazione in arrivo (elezioni varie sullo sfondo del presidente della Repubblica) lascia prevedere inizialmente una lunga fase di quiete prima della tempesta. Non si esclude la possibile interferenza di aggregazioni nuvolose con temporali di breve entità.

Morale della favola: calma piatta, almeno in apparenza. Nelle circostanze determinate del momento politico e sociale (nonché sanitario) la Rai non è tra le esigenze primarie del dibattito pubblico e con questo si dovrà fare i conti. Del resto, è comprensibile: tra ciò che resta della pandemia, le crisi sul fronte dell’occupazione e i soldi in arrivo da Bruxelles, delle beghette di Viale Mazzini non importa un ciufolino a nessuno.

La sola possibile interferenza che si potrà prevedere entro breve potrebbe essere un possibile incontro/dibattito sul tema del Contratto di Servizio che qualche soggetto istituzionale potrà essere indotto ad organizzare, o almeno a dare il suo patronage, magari alla fine del prossimo mese. Si tratta di un tema del quale non si potrà tacere: il Contratto attuale è scaduto e si dovrà procedere e pure rapidamente al suo rinnovo. Ma, allo stesso tempo, è un argomento molto spinoso perché anzitutto si viene a collocare in un contesto, in una contingenza aziendale e politica molto delicata e poi perché, al suo interno, il Contratto prevede che si debba proporre un nuovo Piano Industriale giacché il precedente è scaduto anch’esso. Non è supporre che molti ne farebbero volentieri a meno di impelagarsi, ora, in questo dibattito. 

La delicatezza della situazione è determinata da due fattori: anzitutto l’avvio del nuovo TUSMAR che rivede parti importanti degli equilibri del mercato audiovisivo (pubblicità e quote di produzione) e poi il dibattito in corso tra le forze politiche per il raggiungimento di un accordo sulla riunificazione delle sei proposte di legge di riforma della governance di Viale Mazzini. Il secondo fattore che in parte vi si ricollega ma segue dinamiche proprie si riferisce ai temi delle risorse economiche sulle quali l’Azienda potrà disporre nei prossimi anni e, di conseguenza, sugli investimenti in prodotti e nuove tecnologie che potrà fare o meno.

Tutto lascia pensare però che pure su questo fronte non ci sia nessuna fretta: il silenzio imbarazzato che si avverte in giro è dovuto sostanzialmente all’afonia mentale ormai diffusa e radicata su un punto centrale: non si sa cosa dire sul futuro dell’Azienda Rai. Nessuno, sottolineare nessuno, ha la più pallida idea di cosa potrà o dovrà essere la Rai alla fine di questo decennio: una sola rete di servizio pubblico e una commerciale, metà dei dipendenti attuali e un solo Tg e un solo Gr, una newsroom unica, RaiPlay che non solo diffonde ma produce, i cittadini non pagheranno il canone che verrà assorbito nella fiscalità generale, senza pubblicità o che altro dir si voglia. Insomma, una qualunque idea, un progetto, una visione quale che essa sia, in grado di rompere l’immobilismo attuale. Tra le leggi della fisica una appare semplice e chiara da intendere: laddove tuto si muove e un soggetto rimane fermo, ciò sta a dire che quel soggetto rimane indietro. In un certo senso Fuortes, come del resto coloro che lo hanno preceduto, ha ragione quando sostiene che con le condizioni attuali è difficile andare avanti. Se nonché, il suo punto di vista si limita ai libri contabili aziendali mentre è noto che il futuro della Rai si gioca al di fuori del palazzo di Viale Mazzini e lui, in quel campo, non può e forse non deve mettere piede. È la politica, infatti, che deve decidere cosa vuole fare “da grande” (oddddioooooo.. che brutto pensiero … sarà d’obbligo occuparcene lunedì prossimo, dopo che sarà andata in onda la seconda puntata di Cattelan/Netflix/Vodafone) e cominciare a porre il problema, nonché trovare una soluzione, del futuro della Rai. Finora, come abbiamo scritto tante volte, il pensiero politico più ardito si è espresso nelle proposte di modifica della Legge 220 del 2015 (quella che istituisce, appunto, la figura dell’AD, l’Uomo Fuortes al Comando) dimenticando o sottovalutando quanto invece avviene nel mondo dell’economia, delle tecnologie e del mercato audiovisivo che cambia molto più velocemente di quanto i tempi di Camera e Senato possono immaginare.

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martedì 21 settembre 2021

Aggiornamento agricolo

 

Stic ..tric . .stic cric … stic cric … stic tric… se Bloggorai avesse un canale audio questa potrebbe essere la sua colona sonora: il rumore, la musica della testa dello “strettore” … della Bestia che lavora, che produce quello che un giorno, da grande, potrebbe essere vino. Odddiiiooooo cosa ho scritto ... “da grande”… che brutto pensiero... quali pensieri nefasti, quali cupi sentimenti si agitano al solo pensiero di diventare “grandi”. Meglio rimanere piccoli. Meglio rimanere mosto: fresco, dolcetto, allegro e invitante, beverello e tranquillo, senza tanti grilli alcolici per la testa, magari solo un possibile mal di pancia se si esagera, ma, come dice Massimo “è sempre tutta salute!!”. Stasera un bicchierino non ce lo leva nessuno ... alla salute e di tutti i lettori di Bloggorai!!!

La narrazione, il racconto agricolo corre il rischio di apparire retorico, bucolico, arcaico, fantasmagorico …alla fin fine fors’anche salvifico. Bata non prenderlo troppo sul serio, come tutto del resto. Corriamo questo rischio anche perché ci sembra di capire dal numero dei lettori e dei commenti che riceviamo che possa essere gradito. Ed ecco che la giornata volge al termine, le mani callose un pò rattrappite e le ginocchia che non sono più un virgulto di margherita, quando mi rialzo da piegato fanno quello strano rumorino come di sabbia negli ingranaggi. Massino, instancabile, pure alla fine della torchiatura ha trovato la forza, la voglia e il coraggio di mettersi a potare la siepe di alloro, ormai ingovernata da alcuni anni.

Mentre io (con mal celato senso di colpa) osservavo e commentavo il “suo” lavoro, abbiamo cominciato a discutere di olio, di quello che c’è e di quello che (forse) ci sarà. Già, il problema è questo: a maggio c’è stata la famosa gelata che ha fatto tanti danni (non ho un frutto su un albero e lo stesso pesco di S. Antonio, selvatico e prezioso, che ogni anno produceva una quantità industriale di pesche piccole e succose, quest’anno neanche una). Allora, a farla breve, gli olivi sono asciutti e non mostrano neanche un baco e, secondo Massimo, quest’anno la “secca” ha portato pure la mosca. Sicché, molti, di fronte a quel poco di raccolto che si prospetta “jann’han dato …” beninteso … il trattamento. Morale della favola: quest’anno olio poco e nemmeno granché  buono a differenza di quello passato che invece ha reso bene in quantità e qualità. Allora, a farla breve, un altro nostro amico che aveva 6 fusti da 48 litri che gli avanzano, me li ha proposti e, a questo punto, dopo che ho visto sconsolato i miei olivi, e conoscendo il produttore, quasi quasi me ne compro un po'.

Torniamo alla vedemmia con un breve racconto di una discussione che nei giorni scorsi stava per finire a male parole tra “esperti” vignaioli. L’argomento era la pigiatura dell’uva. Quante volte bisogna passarla nella diraspatrice? La domanda non è peregrina: si tratta di staccare bene il baco dal graspo. Per la mia esperienza (discreta) sono dell’idea che vada passata due volte. Non lo avessi mai detto!!! Manco poco mi insultano gli antenati. E giù a farmi la lezione sulla qualità del vitigno, di quando hai raccolto, se vinifinichi in bianco, che tini adoperi, la temperatura della cantina e quella esterna, quanto tempo lasci “bollire” e così via. Ho capito l’antifona: non toccherò palla in questa discussione. Sono pure sempre un “romano”, seppure con passaporto Umbro da oltre 20 anni !!! Non c’è verso… è così!

Ma si, lasciamo perdere “da grande” e se poi pensiamo che è pure il titolo della trasmissione di Maurizio Cattelan andata in onda su RaiUno domenica sera con risultati imbarazzanti, meglio tornare allo strettore che ancora sta li a centellinare le ultime gocce dopo l’ultimo giro di pressata e sempre come dice Massimo: “è sempre mosto poco ma è mosto”.  Già… è sempre mosto e speriamo che diventerà grande, speriamo buono almeno come il vinello dell’anno scorso. Alla Salute! 

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lunedì 20 settembre 2021

Scusate il ritardo

Foto di Bruno /Germany da Pixabay

Oggi si lavora con lui, il Torchio, o meglio lo "strettore" ovvero la Bestia! Il mio non è bello come questo (è rosso !!!) però fa pur sempre la sua sporca figura. L'anno scorso gli ho rinnovato le doghe di faggio ed ora è tutto felice. La sua "testa" come vi ho detto, pesa come un bue muschiato e la barra di torsione, tratta da un semiasse di un vecchio autocarro Fiat 690 (ho avuto la fortuna di guidarlo perchè ho preso la patente per camion prima ancora di andare sul girello!) è spessa come un manico di scopa, con la differenza che pesa quasi 15 kg. e una volta preso "il giro" ogni mandata è come dover sollevare un frigorifero con la punta del dito.

In tutto questo lavoro, mi aiuta Massimo, ex operaio stradino (nel senso che lavorava alla catramatura delle strade, ovvero alla guida di uno schiaccciasassi) ora in pensione e mio maestro di vita (non solo agricola) e fedele compagno di chiacchere intorno ai lavori agricoli, almeno quelli più pesanti per i quali, il sottoscritto, ad una certa .. non ce la fa più. Massimo, a tempo perso e per divertimento fa pure taglialegna o boscaiolo che dir si voglia. ora mi ha promesso che appena la vite sfoglia andrà risistemata: dopo quasi 10 anni molti pali vanno cambiati e i fili rimessi in tensione. tutto questo, non dopo avermi cazziato a sufficienza perchè lo scorso anno non ho concimato: "O''' ...si nun je dai 'r concime ..'ste piante nun crescono" (accento umbro). 

Dopo di che, esce il mosto di forse ancora in presa di bollitura. Poi bisogna misurare il grado zuccherino con il "mostimetro" e sperare che abbia raggiunto il famigerato 18. Infine, si  travasa tutto nel tino (o la tina) di acciaio, si tappa con il galleggiante e si rabbocca con olio di paraffina. 

Il tempo non promette bene, ma per fortuna, il portico è grande e la Bestia potrà lavorare al coperto. Alla fine, a scelta, un bicchiere di Grechetto o un buon caffè. 

Tutto questo per dire che oggi il post potrebbe arrivare tardi e, ce ne faremo ragione, le beghe Rai possono attendere.


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Rai: Il grande gioco dove non si tocca palla

 

Foto di Markus Spiske da Pixabay

Ieri abbiamo chiuso il Post  domenicale con una minaccia: sono attese clamorose novità sul fronte canone e pubblicità in vista prima del prossimo Cda Rai e poi della vigilanza (convocata a metà ottobre proprio su questi temi) e qualche lettore si è subito preoccupato. Cosa potrà mai succedere? Abbiamo però precisato: ”si fa per dire” perché esattamente di questo si tratta. Avete presente quel sottile senso di frustrazione che si prova quando giocate a qualcosa e capite bene che non ce la farete mai a vincere? Quando sei sul campo e nessuno ti passa la palla, oppure quando hai le carte in mano e non ti entra un punto buono nemmeno con la benedizione divina? Ecco, più o meno le cose stanno in questi termini. Sul tema delle risorse future del Servizio pubblico non ci sono speranze, i giochi sono fatti o lo saranno da quì a breve.

Per quanto abbiamo potuto sapere nei giorni scorsi (poco, forse perché c’era poco da sapere) la recente spedizione dei vertici di Viale Mazzini nel palazzo della politica per essere “consultati” sul tema della pubblicità non ha sortito un ragno dal buco (povero ragno!) nel senso che è stato preso atto del pericolo che incombe sulle casse Rai con la paventata riduzione degli introiti (stimati intorno ai 130 mln)  e li è finita: a Tagliavia e Luppi, più o meno, gli potrebbe essere stato detto “Grazie, vi faremo sapere”.

Ma qualcuno , ragionevolmente, ha in mente che si possa tornare indietro rispetto a quanto previsto dal nuoto testo TUSMAR che rivede gli affollamenti pubblicitari a tutto vantaggio di Mediaset? Ma qualcuno, ragionevolmente, ha in mente che ci possa essere un tecnico del ministero o un politico che possa dire “Scusate, ci siamo sbagliati … in verità volevamo avvantaggiare Rai rispetto alla concorrenza”. Ci sembra assai difficile che possa andare in questa direzione e quindi la “clamorosa novità” che ci  potrà essere sarà esattamente nel dover constatare che non ci saranno novità e il DpCm andrà avanti come un treno.

È verosimile che Fuortes dovrà riferire in Cda prima di recarsi a San Macuto e prospettare un piano in grado di sostenere questa voragine che si appresta ad essere aperta. Al momento, per quanto è noto, le sole scelte finanziarie che ha compiuto e quelle che intende compiere sono le stesse del precedente Cda, a partire dal piano di tagli predisposto già dallo scorso gennaio dall’allora CFO, Giuseppe Pasciucco, ora salito di due piani e seduto nel nuovo ruolo di Capo Staff, e per concludersi con l’adozione di quel che resta del precedente Piano industriale, ormai orfano di tutti perché anche Salini se lo trovò bello che scodellato a luglio del 2018.

La faccenda canone invece è leggermente più complessa per certi aspetti ma analoga per altri. Anzitutto è diversa per la caratura “politica” del problema: si tratta pur sempre della cosiddetta “tassa più odiata dagli italiani” e metterci mano è comunque problema molto delicato per il consenso o dissenso che è in grado di provocare nell’elettorato. Come abbiamo scritto, sull’argomento canone ci sono in ballo due ipotesi: la prima consiste nel farlo rientrare nella fiscalità generale e quindi abolizione del pagamento diretto. Si tratta di un percorso molto complesso e lungo, nonché complesso da decifrare. Gli esperimenti europei in questo senso non aiutano: la Spagna ne è uscita con il Servizio pubblico fortemente ridimensionato e la Finlandia dove invece sembra funzionare ma li c’è tutt’altra cultura e concezione della tassazione generale dello Stato. Il PD, o qualche parte di esso, è molto affezionato a questa idea ma, ora non sembra avere la forza e la voglia di riproporla formalmente e sulla Rai si è limitato alle sole proposte Fedeli/Orlando di revisione della legge sulla governance. Il Governo su questo fronte tace come pure le altre forze politiche in attesa di tempi migliori dettati dall’agenda dei prossimi appuntamenti elettorali. Chi non tace invece è l’Europa, che piaccia o meno, ha chiesto chiaramente di recepire le sue direttive in merito alla concorrenza e al mercato (in particolare si parla in questi giorni di quello energetico) dove si vorrebbe “liberare” la bolletta elettrica dei numerosi e pesanti fardelli accessori come, appunto, il canone Rai. Qualcuno immagina ragionevolmente, che questo sia un argomento sul quale Fuortes è in grado di intervenire efficacemente nel merito se sia giusto o meno andare verso l’abolizione del canone per passare alla fiscalità generale?

Evidente come rispetto a tutto questo l’AD nulla può e nulla potrebbe fare per arginare queste pericolose derive per l’Azienda. Può fare solo ciò che avviene durante una partita di pallone quando ci si sente fuori dal gioco e si urla ai propri compagni di squadra “…passa … passa la palla …” e quelli invece, imperterriti, non ti si filano proprio. Chiudiamo per ora l’argomento: non ci intravvedono speranze sul fonte delle risorse. La sola leva a disposizione di Fuortes per portare a cassa il risultato promesso, il risanamento del bilancio, è seguire la strada del tagli, del contenimento dei costi, dell’eliminazione degli investimenti cioè lacrime e sangue. Amen.

A proposito di soldi e di risorse economiche, oggi segnaliamo un interessante articolo su Repubblica A&F con il titolo: “Tv e Web, spettatori protagonisti sui contenuti comandano loro”. È un fenomeno Ineccepibile visto il numero crescente di sottoscrizioni alle diverse piattaforme fornitrici di contenuti pregiati come lo sport, i film l’intrattenimento e pure l’informazione. “Lavoro, guadagno, pago e pretendo!” è il dogma del telespettatore ai tempi della rete.  Si legge nell’occhiello dell’articolo “La pandemia ha accelerato la disponibilità dell’utente a pagare pur di essere primo attore delle scelte. Le produzioni si adeguano”. Ecco che torniamo all’argomento precedente: le risorse rispetto agli obiettivi. Come noto, la piattaforma di distribuzione digitale del Servizio Pubblico, Rai Play, è insofferenza proprio sulle nuove produzioni originali limitando sulla mera riproposizione di quanto andato in onda e, per aggravare ulteriormente questa situazione è stato deciso pure di ridurre il suo budget.  Si capisce bene perchè i telespettatori decidono di pagare per essere protagonisti.  

Infine, segnaliamo un articolo di Marco Palombi sul Fatto quotidiano con il titolo: “Guerra della rete unica: tutto fermo dopo i blitz di Colao”. Argomento complesso e spinoso e di grande interesse, seppure indiretto, pure a riguardo della RAI. Ma qualcuno, ragionevolmente, ritiene che sia un argomento sul quale l’UomoFuortesalComando©Bloggorai può chiedere di farsi passare la palla?

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