venerdì 28 dicembre 2018

La pazienza

Avevamo pochi dubbi gia da tempo. Quel poco di incertezza ... Poca poca ... che rimaneva è esaurita.
Nei giorni scorsi e stata nominata la nuova responsabile dell'ufficio stampa. Sappiamo che si era candidata per il M5S per il Cda.

Sappiamo però molto bene che nell'ufficio stampa di Viale Mazzini lavorano da tempo due eccellenti colleghi, capiredattori, apprezzati e stimati da tutti. Delle due l'una: o sono incapaci e allora vanno cacciati o sono meritevoli e allora uno dei due deve essere promosso per poter occupare il ruolo che hanno acquisito per competenza e professionalità.

Lo stesso ragionamento è valido pure per quanto è successo prima con l'arrivo di Coldagelli, catapultato dall'esterno solo perché  di appartenenza politica governativa. Anche allora ci furono strani silenzi e timide proteste.
Se il cambiamento annunciato da Salini Foa è questo ( ne abbiamo avuto il segnale con il contratto a Cotone, pagato quasi come l'AD) ci sarà da essere preoccupati seriamente.

Non sappiamo ancora se e come passerà l'emendamento canone nella finanziaria. Se, come temuto, andrà storto ...altro che preoccupati seriamente.

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mercoledì 26 dicembre 2018

Passato Natale gabbato lo Santo

Pochi hanno saputo che il presidente Rai ha rilasciato una dichiarazione video al Giornale.it alla vigilia bdi Natale. Imperdibile: cercatelo (non lo ha saputo nessuno) e tenetelo a memoria. Ci ha detto che il cambiamento è iniziato e occorre avere pazienza. Ne abbiamo avuta sempre tanta e non mancherà ora.

Si dice, in genere, che non è necessario parlare quando non si sa cosa dire. Preferibile un dignitoso silenzio.

Intanto, ci limitiamo ad osservare quanto avvenuto. Ai limiti del nulla. Per il niente abbiamo tempo. Porteremo pazienza.

Attendiamo l'esito del voto alla finanziaria

lunedì 24 dicembre 2018

Regalo di Natale ...con possibile truffa

Tra i lettori, alcuni sono certamente appassionati di cinema e certamente ricordano il film Comma 22: «Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo.» Ieri abbiamo ricevuto, per gentile concessione di un nostro affezionato ed esperto lettore, i famosi emendamenti in discussione in Parlamento.

Per ora ci interessiamo solo del n.60-quater dove leggiamo: " Per l'adempimento degli obblighi del Contratto di Servizio, ivi inclusi quelli per lo sviluppo della programmazione digitale, alla Rai ... è riconosciuto un contributo di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020". PUNTO e a capo. Cosa significa? quanto "pesano" sullo stato economico dell'Azienda e quanto incidono sul so prossimo futuro? La destinazione (adempimenti etc) è talmente generica che dice tutto e non dice nulla. Come noto, gli adempienti previsti dal Contratto sono tanti e tanto costosi: due solo per tutti, i canali in lingua e quello istituzionale. Secondo stime sommarie (mai ufficiali) di fonte Rai potrebbero costare non meno di 100 milioni l'uno ("dipende poi da come si vogliono realizzare" ci è stato detto). Ma, sono in molti a ritenerlo plausibile, che questo "contributo" serve a mettere una pezza di fronte ad un buco problematico ed è quello rappresentato proprio dagli investimenti necessari per "lo sviluppo dell'innovazione digitale". Cosa significa? cosa si intende esattamente per innovazione digitale? si potrebbe intendere lo sviluppo (l'adeguamento) degli impianti per l'applicazione delle direttive sui 700 Mhz (e vedremo più avanti gli emendamenti in questa direzione). Altrimenti nonsi capisce proprio come Rai, per suo conto, possa o debba spendere questi soldi per una attività che non gestisce in proprio. Allora, tanto per ricordare: la Rai è proprietaria delle frequenze e, tramite un apposito Contratto di servizio, concede a Rai Way la diffusione dei contenuti attraverso i propri impianti (che Rai NON possiede). Cerchiamo di capire: i 40 milioni sono destinati formalmente a Rai, ma pare di capire sostanzialmente a Rai Way, seppure in modo indiretto? Non sia mai detto: la società di Via Teulada è quotata in Borsa, ci sono dentro il 36% di azionisti privati che, finora, hanno incassato lauti dividendi e, a leggere i bilanci degli ultimi anni, hanno ritenuto meglio redistribuire gli utili piuttosto che investire in sviluppo o cercare nuove aree di mercato. Domanda: è mai possibile che ci sia ancora in giro, dentro Viale Mazzini e in Parlamento, gente che non ha capito che Rai Way è una quotata alla quale non possono essere concesse erogazioni pubbliche???
Da questo punto di vista, si comprende chi sostiene che "gli emendamenti a favore della Rai sono stati gestiti male".
Nei prossimi giorni ci occuperemo di canone (altro pastrocchio per usare un eufemismo) e dettagliatamente degli emendamenti dal 1026 al 1045 (per i lettori interessati, possiamo fornire il testo integrale).
Insomma, a farla breve, non sanno che pesci prendere, nessun progetto, nessuna idea, solo carta velina stropicciata, un pò unta, con la quale incartare un regalo riciclato, vecchio e stantio, dove la solfa è sempre la stessa: del Servizio non sanno cosa fare.

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sabato 22 dicembre 2018

l'attesa

Ieri, da più autorevoli parti, ci è stato detto che se l'emendamento extragettito canone non va in porto la responsabilità è di chi "ha gestito male" tutta la trattativa politica senza dire però a chi esattamente era riferito. Nelle prossime ore si dovrà, speriamo, sapere qualcosa su tutto il fronte emendamenti (multiplex, 80 euro in due anni etc). Ieri girava molto scetticismo. Stiamo a vedere

venerdì 21 dicembre 2018

Flash !!!

Pessimismo giustificato: emendamenti ad alto rischio. Per quanto sappiamo nulla di extragettito, in forte dubbio gli 80 milioni. Forse, ma molto forse, anche sul tema frequenze!!!

l'attesa

Ieri, quando abbiamo espresso un vago senso di pessimismo sul futuro del Servizio Pubblico, alcuni lettori ci hanno fatto osservare che il futuro è la somma di tanti granelli di sabbia che si cumulano, si aggregano. Hanno ragione, condividiamo perfettamente. Altri, ci hanno ricordato che in queste ore, si gioca la partita degli emendamenti nella legge finanziaria, dove ne ballano due di interesse strategico per Viale Mazzini. Il primo riguarda il canone sulla questione dell'extragettito: da quanto abbiamo letto sullo scenario prospettato in CdA dal CFO, Giovanni Pasciucco,  ci sono due possibilità. La prima è che venga recepito per intero l'interesse primario della Rai a salvaguardare la sua fonte istituzionale di approvvigionamento economico - il canone - e quindi possa entrare in cassa l'intero importo. La seconda invece è che l'extragettito venga dimezzato e, in questo caso ... hai voglia a pessimismo. Come abbiamo scritto, ci preoccupa la voce che ha circolato sul possibile ritiro del ricorso al Consiglio di Stato sul prelievo forzoso (verosimile illegittimo) dei 150 milioni.
Il secondo fronte di emendamenti riguarda la posizione espressa da CRTV sul tema Multiplex (qualcuno lo ha definito "l'emendamento Ciccotti" ).

Siccome non c'è alcun motivo plausibile per aprire linee di fiducia "progettuale" su questo Governo sul futuro del Servizio Pubblico (e, di conseguenza, sulla governance che ha espresso in questo Cda), continuiamo a chiederci dove si cela il trucco. Gli 80 milioni promessi da Di Maio in Vigilanza in conto investimenti tecnologici sono sospetti, e non è difficile immaginare che possano essere moneta di scambio per altri scopi. Non stupirebbe sapere nei prossimi giorni che si tratta di una gabola in conto sulla questione frequenze che hanno un costo (oltre che economico anche politico).

Sempre uno dei nostri affezionati lettori che ho scritto che per "pesare" il grado di pessimismo sarà necessario leggere attentamente gli emendamenti approvati dal Governo. Attendiamo fiduciosi. registriamo però, al momento, uno strano silenzio da parte di alcuni nostri interlocutori, solitamente "bene informati".
E' proprio vero: da un granello di sabbia una grande montagna, da un piccolo passo un lungo cammino, da una goccia d'acqua un lungo fiume.

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giovedì 20 dicembre 2018

The Economist

In mancanza di notizie interessanti, utili, meritevoli di nota e attenzione sulla Rai, sul Servizio Pubblico, sul pubblico in genere ... oggi divaghiamo.

Nel numero in distribuzione in questi giorni de The Economist, tanto per rimanere sul seminato, gli ronza intorno un Gomblotto (non basta quello su Rai Way). Era sta inizialmente prevista questa copertina:

successivamente, è stata cambiata ed è quella attualmente in diffusione:
I complottisti di tutto il mondo sono scatenati a capire perchè. Non apparteniamo alla stessa banda però siamo vaccinati e cusiosi. Una interpretazione ci sembra interessante: la prima stava a dire che l'anno che verrà sarà nero, buio, tempestoso. La seconda, ricco di mille problemi, incertezze e dubbi ma pur sempre interessante positiva. Due visioni opposte.
Ci stiamo interrogando (non da ora e non da soli) quale potrebbe essere una copertina di una rivista che si occupa di televisione, di broadcasting, di tecnologie dell'audiovisivo.
Chi vi scrive è animato da un sano pessimismo: se tanto mi da tanto (o meglio, se il buongiorno si vede dal mattino) l'anno che sta per arrivare non sembra promettere nulla di buono. Il pessimista sarebbe propenso a chiedere ai grafici creativi una copertina cupa, grigia, appesantita da mille fardelli che nessuno sa bene come disfare. Non si vedono all'orizzonte samaritani, illuminati, visionari. Chi ci legge  potrà dare la sua visione: quale copertina per la Rai 2019 ?

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mercoledì 19 dicembre 2018

storytelling

pausa! 

apprendiamo, con piacere, che nel recente CdA sono stati affrontati temi interessantissimi (piano editoriale direttori, risorse e canone, sedi Viale Mazzini etc)

martedì 18 dicembre 2018

Il Super Gomblotto

Avviso ai naviganti: ci addentriamo in selve oscure, in acque melmose, si respira aria mefitica. Da diversi giorni su questo blog si parla di Gomblotto e si riferisce alla quotazione in Borsa di Rai Way  avvenuta nel novembre del 2014. C'era (e forse c'è) il fondato sospetto che sia stato un enorme, megagalattico, Gomblotto ai danni dalla Rai e dei cittadini che pagano il canone. Riassumiamo i due parole: il Governo Renzi impone un prelievo forzoso di 150 milioni di euro dalle casse di Viale Mazzini; il DG di allora, Luigi Gubitosi, propone e dispone la vendita di una parte (il 34% della società che gestisce le torri del Servizio Pubblico). Sono molte e robuste le argomentazioni (tra le quali i parei pro veritate richiesti a tre autorevolissimi costituzionalisti) con le quali emerge con tutta chiarezza che sia stata una operazione ai limiti dell'illecito costituzionale. Avverso a quella decisione sono stati presentati ricorsi al Tar, tuttora privi di risposta. Il più rilevante è stato quello presentato proprio dal CdA Rai alla vigilia della quotazione. Il tema ricorsi al Tar è ricorrente e ne parleremo più avanti a proposito di frequenze. Come ci spiegano i "tecnici" giuridici, il ricorso al Tar procede non sempre di vita propria ma richiede una specie di "sostegno" da parte chi lo propone, altrimenti rischia di essere insabbiato nei meandri della giustizia amministrativa per millenni.

Veniamo al Super Gomblotto. La scorsa settimana il Vicepresidente del Consiglio, Ligi Di Maio, si è presentato i audizione in Vigilanza Rai. Ha detto tante cose, ma una spicca su tutte: faremo una "donazione" di 80 milioni di Euro a Viale Mazzini per fronteggiare gli investimenti previsti in vista dell'attuazione delle nuove direttive sui 700 Mhz. Da ricordare,come detto prima, che tutti i principali broadcasters, incluso ovviamente Rai, hanno presentato ricorso al Tar su questo tema (a luglio Mediaset, Cairo etc e ai primi di ottobre dai legali di Viale Mazzini) sostenendo che si rischia di essere fortemente penalizzati dal piano di rilascio delle frequenze (un report di giugno circolato in Rai parlava di spese per circa 200 milioni e una perdita di bacini di ascolto di circa 5 milioni di utenti). Nel frattempo  però il Governo ha portato in cassa oltre 6 miliardi dalla vendita delle stesse frequenze. Nel frattempo, ancora, nella legge finanziaria in discussione ci sono gabole e gabelle che potrebbero incidere non poco sulle finanze del Servizio Pubblico (chiamato a fare più di quanto i conti  non consentono - la scorsa semestrale si è chiusa con il segno meno di 4.9 milioni).

Insomma, ai benefattori, ai provvidenti, ai munifici e generosi crediamo poco e allora ci è venuto un atroce sospetto: vuoi vedere che il Goblotto prosegue e assume nuove forme e, per certi aspetti, diventa più grave? Possibile che,improvvisamente, nel mentre che si parla di riduzione del canone da parte del Governo, arrivi questa folata di generosità verso la Rai? Che strano! Quali oscuri pensieri!
E vuoi vedere che, sotto sotto, qualche artefice del Goblotto si aggira ancora nemmeno tanto occulto tra i corridoi di Viale Mazzini? Gira voce con insistenza una strana ipotesi: la Rai potrebbe ritirare il ricorso pendente al Consiglio di Stato sul ricorso per i 150 milioni. Sarà vero? Nel caso fosse vero, perchè? Quali sarebbero le motivazioni (visto che è dato pressochè scontato che lo si potrebbe vincere a mani basse)? chi e con quali intendimenti potrebbe aver avuto la fantasia, l'ardire, di sottrarre anzitutto alla giustizia amministrativa, poi a quella costituzionale (vedete voi l'ordine corretto) il giudizio di merito sul fatto?
Diceva un vecchio saggio: si può prendere per il culo qualcuno qualche volta, ma difficile farlo con tutti, sempre !                                        bloggorai@gmail.com

lunedì 17 dicembre 2018

senza titolo

A volte può anche essere divertente usare le citazioni. Il problema è fare in modo che siano appropriate e che siano in grado di coniugarsi con il ragionamento che si intende esporre. Stamattina è corso questo pensiero rileggendo i ritagli di giornali dei due giorni precedenti: Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant. Ci perdoneranno i lettori e, speriamo, anche Tacito. Quello che ci troviamo a commentare, a leggere, è sempre meno, progressivamente in liquefazione, diremmo pure in liquidazione.

Con ordine: la scorsa settimana si è svolto il CdA. Notizie? commenti? Trasparenza? criteri ? Piano editoriale? Industriale ? Qualcuno ha saputo qualcosa oltre al fatto che sono stati nominati un'imbarcata di vicedirettori? Sui giornali di venerdi abbiamo letto dello "scandalo" relativo ai tagli su L'Amica geniale (fiumi di inchiostro!). Su quelli di sabato, grazie a Andrea Biondi del Sole, abbiamo saputo che un consigliere e l'Usigrai sono allarmati per il rischio di mancato incasso del "extragettito" del canone. Lo stesso, titola il pezzo sulla volontà di tagliare il canone Rai (detto da Di Maio) e ci dice pure che grazie all' "emendamento Ciccotti" Viale Mazzini potrebbe portare in cassa 80 milioni (sui 200 di spese previsti) gentilmente elargiti dal Governo per far fronte agli impegni sul fronte frequenze. Nella stessa giornata di sabato, la maggior parte dei titoli era sui costi di Fabio Fazio che si vorrebbero  aggiustare. Sarebbe divertente chiedere cosa ne pensa il direttore aggratiss di rai Due ed ex consigliere Freccero ( rileggetevi le dichiarazioni di fuoco che rilasciò nell'ottobre 2015 quando Fazio ospitò Vanufrakis e Freccero dichiarò "La retorica della casta e dello spreco è una retorica ottusa").
Interpretiamo l'operazione Fazio sul suo compenso (sacrosanto abbatterlo del tutto, non ha senso pagare un prodotto del genere che si potrebbe benissimo fare in casa) come l'ennesima manciata di polvere negli occhi di chi paga il canone.
Il tema, ancora un volta, non è usare il canone come clava per fini politici o elettorale, ma saper cosa si intende fare del Servizio Pubblico, cosa dovrà essere nel prossimo futuro. Il canone è un solo strumento, una leva, ma non racchiude tutto il progetto, il senso generale che la Rai dovrà avere nel suo prossimo futuro.
Ieri, domenica, non ne parliamo proprio: giganteggiava un pezzo su Renzo Arbore (grazie !!!). Punto.

Il Gomblotto. Siamo alle battute finali. Nei giorni scorsi abbiamo letto e riletto bene i tre pareri (Pace, Ainis e Cheli) richiesti a suo tempo sulla costituzionalità del prelievo forzoso dei 150 milioni da parte del Governo Renzi. Tre, ripeto tre, pareri che hanno ripetuto lo stesso principio: NO, non si poteva fare, è incostituzionale. In verità, Cheli, fa un ragionamento più articolato, però sostiene nella seconda parte che " ... il Governo ha adottato una misura riduttiva ... senza aver in alcun modo coinvolto nella sua decisione il Parlamento ... cui spetta, attraverso la Commissione bicamerale di Vigilanza ... il  potere di indicare i piani annuali di spesa e investimento". Non è cosa da poco !!!

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venerdì 14 dicembre 2018

nulla

Nei giorni scorsi autorevoli colleghi, nel corso di un confronto, hanno citato con entusiasmo un testo fondamentale sui cambiamenti: Flatlandia di Edwin Abbott. Sono corso a leggerlo, ed. Adelphi  (si trova anche gratis in PDF in rete). Superate le prime difficoltà  per un complesso romanzo tra la fanta - scienza (proprio con il trattino per dire che non è solo fantascienza come la si intende comunemente, questo trattato ha anticipato di 20 anni la teoria della relatività di Einstein) si percepisce subito il senso generale: il mutamento da un sistema a poche dimensioni ad un'altro più complesso. Grazie a chi lo ha segnalato: di grande utilità per cercare di capire cosa succede.

e già ...cosa succede? pochi minuti fa un caro amico e collega, mi telefona per chiedermi notizie: su cosa? sul CdA di ieri? sulle prossime nomine di Rai Pubblicità ? su chi prenderà il posto di Coldagelli all'Ufficio Stampa ? se e quando Flussi lascerà il posto alla direzione risorse umane e su chi potrebbe prendere il suo posto?
Posto che vi scrive non ha molta voglia di imbarcarsi in queste vicende, la sensazione che si condivide è che ci troviamo poco oltre il nulla ... tutto questo sembra appartenere ad un piano unidimensionale piatto e melenso.
Quando è stata approvata la nefasta legge che regola oggi la governance di Viale Mazzini, qualcuno, per "metterci una pezza" sosteneva che almeno era garantita la presenza degli indicati dal Parlamento per sostenere che almeno si poteva auspicare un stimolo, un controllo ... un qualcosa qualsiasi che potesse dare un filo di speranza. Il futuro dell'Azienda nelle loro mani ? Lasciamo perdere.

oggi a Roma pioviggina, fa freddo, è umido ... farà bene un brodino caldo !

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giovedì 13 dicembre 2018

l'aria che tira

Non sono poche le volte che, anche a chi vi scrive, viene la voglia di dire: ma chi me lo fa fare? Perchè occuparsi di Rai, di Servizio Pubblico, di interessi collettivi, di libertà di espressione, di democrazia? ci potrebbero essere tanti altri interessi più divertenti: portare a spasso il gatto collezionare francobolli giapponesi, suonare strumenti esotici ? La verità è che molti sono contagiati da un inguaribile virus: quello della partecipazione, del piacere a dibattere, a confrontare opinioni diverse. Lo ammette anche chi vi scrive: siamo malati, difficile guarire. Ieri, un gruppo di persone, si è incontrato ancora una volta proprio con questo spirito. In questo momento, in Italia, con l'aria che tira, non c'è di meglio.

E l'aria che tira non sembra proprio essere delle migliori. Anzitutto vi segnaliamo un articolo su Italia Oggi che riporta in sintesi i dati dell'ultima ricerca di IT Media Cons. di Augusto Preta: nei prossimi anni la televisione in banda larga raggiungerà quasi 9 milioni di abitazioni rispetto ai circa 4 attuali.
La piattaforma DTT scenderà dal 54% al 37% di copertura. Viene definito "effetto Netflix".
Per la Rai, per il Servizio Pubblico, saranno dolori perchè, inoltre, si accompagneranno altri due fenomeni: la diminuzione del pubblico giovanile e la riduzione degli introiti pubblicitari (per non dire del canone che, pur invariato e proprio perchè tale, a fronte di costi crescenti, di fatto sarà ridotto).

Nel frattempo abbiamo letto ieri che il "nuovo" direttore agggratissss di Rai Due, Carlo Freccero, sta concependo idee e strategie geniali: attaccare Rai Uno e sottrargli pubblico!!! se non lo avessimo letto, nero su bianco, era difficile da credere, un vero mago della Tv che però, visto che non guadagna un euro, si può perdonare. Ma, come ha detto Petrolini rivolto a chi lo disturbava durante una sua rappresentazione, "io non ce l'ho con te, ma con chi ti sta accanto e non ti butta di sotto". Ieri, un autorevole lettore navigato da anni di dirigenza Rai, ci confidava sconsolato "questi stanno oltre ogni immaginazione, non sanno proprio cosa dire, fare, proporre ..." sconsolato lui, figuriamoci noi !!!

Nei giorni scorsi vi abbiamo anticipato che ci sono passi in avanti sul Gomblotto della quotazione di Rai Way. Ebbene, la novità è che siamo riusciti indirettamente attraverso la fonte diretta, a leggere il famoso e "misterioso" parere pro veritate di Enzo Cheli, notissimo costituzionalista, al quale il CdA in carica nel 2014, presieduto da Annamaria Tarantola,  richiese appunto di esprimere la sua valutazione in merito ai rischi di incostituzionalità del prelievo dei 150 milioni da parte del Governo Renzi. Il parere di Cheli si accompagna a quello di altri due illustri costituzionalisti interpellati dallo Snater e dall'Usigrai, Alessandro Pace e Michele Ainis.  Attenzione: per quanto dei pareri di Pace e Ainis si seppe qualcosa, di quello di Cheli, stranamente, fu possibile leggere e sapere poco o nulla. Perchè ??? Venne consegnato il 12 giugno e solo alla fine di novembre, alla vigilia della quotazione, il CdA vota a maggioranza di ricorrere contro il prelievo. Nel mezzo di questo periodo, i pareri dei costituzionalisti, sono stati presi in debito conto da AgCom e Consob? Il problema è semplice: posto l'antefatto di dubbia costituzionalità (il prelievo forzoso di una risorsa non nelle disponibilità del Governo) anche la conseguenza non sarebbe potuta essere  messa in pratica. Il Dg di allora, Luigi Gubitosi,  ritenne il ricorso "un atto inopportuno".

Ma perchè il Gomblotto è tutt'ora di grande attualità? esattamente perchè, ora come allora, attraverso la clava del canone si cerca di minare le fondamenta di Viale Mazzini. E' grave, ma sarebbe ancora poco rispetto alla gravità di attaccare i fondamenti costituzionali del nostro ordinamento.
Ci corre un dubbio: vuoi vedere che qualche "gomblottista" si aggira ancora per i corridoi di Viale Mazzini?



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mercoledì 12 dicembre 2018

Manzoni + notizia FLASH

"sopire, troncare, padre molto reverendo, troncare, sopire"
Ne sapeva qualcosa il Manzoni su come vanno le cose del mondo ed ha lasciato molti buoni discepoli. Da tempo, non da ora, non con questi che governano la Rai, si è consolidata una buona abitudine: parlare il meno possibile, non lasciare traccia nemmeno della propria ombra (non si sa mai), non esporre il proprio cervello al duro freddo autunnale. Quante volte è stata ascoltata la frase " ... sai .. è meglio non farsi vedere troppo perchè ...magari si potrebbe pensare che ..."

Ieri un nostro affezionato lettore ha osservato, giustamente, che questo piccolissimo blog non sempre è all'altezza di quanto i lettori si aspettano. E' vero. La sua natura, il suo spirito, è cercare di coniugare la dura, spesso banale, cronaca quotidiana con altri temi più interessanti (per usare un eufemismo). Talvolta questo non succede. Un primo buon motivo è perchè la brutale minestra quotidiana appare alquanto stantia, oppure, peggio ancora, non c'è proprio e spesso si apparecchia una tavola senza pietanze. Il secondo è che i temi più interessanti sono impegnativi, faticosi e non sempre ci sono le energie e lo spazio sufficienti per affrontarli correttamente. 

Del resto, se anche lo stesso Aldo Grasso (ben più esperto ed autorevole di noi) è costretto, come oggi sul Corriere, a fare un pezzullo sulle "suggestioni sovraniste" di Viale Mazzini, vuol dire che siamo proprio alla frutta, forse oltre.  Di tutto l'ira di Dio che si potrebbe, e si dovrebbe, parlare, scrivere, dibattere, approfondire, sui temi del Servizio Pubblico per oggi e per domani il silenzio vige assoluto. La trasparenza è diventata un sottile venticello che si avverte a malapena, il diritto a sapere, ad essere informati, a partecipare alla cosa pubblica, sono divenuti temi della rilevanza di un ciuffo di cotone ai primi di gennaio, quando è stato smontato il Presepe.

Ce ne faremo una ragione e speriamo che anche i nostri lettori possano fare altrettanto. Approfittiamo ancora del Manzoni:  "L'uomo, finchè sta in questo mondo, è un infermo che si trova sul un letto scomodo più o meno e vede intorno a se altri letti, ben rifatti al di fuori, piani, a livello, e si figura che ci si deve star benone. Ma se gli riesce di cambiare, appena  stà accomodato nel nuovo, comincia, a sentire, quì una lisca che lo punge, lì' un bernoccolo che lo preme: siamo a un dipresso, alla storia di prima".

Ne approfittiamo della morta gora, inoltre, per approfondire il Gomblotto, siamo vicini ad una svolta importante che, prima di essere resa nota, richiede di essere certi che si tratti di una pistola fumante.

NOTIZIA FLASH: gira tra gli addetti ai lavori una notizia interessante. Nella trattativa in corso con il Governo sulla questione canone, qualcuno ha messo sul piatto la carta di un presunto ritiro di ricorso (non abbiamo ancora capito bene a cosa si riferisce, ma presto lo sapremo)

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martedì 11 dicembre 2018

Europa e il poker

Nel mentre che la Rai si disperde nella nebbia, nel quando che le sue prospettive si diluiscono nel torrenti di periferia, in Europa qualcosa si muove e, a quanto sembra, in modo sostanzioso e rilevante anche per il mercato italiano. Lo apprendiamo leggendo un interessante articolo pubblicato ieri sulle pagine del Corriere della Sera - suppl. economia - a firma di Maria Elena Zanini. Proponiamo una sintesi. Il tema centrale è la convergenza tra infrastrutture e contenuti per "essere competitivi su scala sempre più ampia". Il riferimento specifico è quello del recente acquisto di Sky da parte di Comcast, il più rilevante operatore via cavo USA, che fa il paio con quello precedente di AT&T e Time Warner, sempre Made in USA. Per gli americani, si prefigura uno sbarco in Europa dinotevole interesse per quanto l'impero di Murdoch è presente nei nostri mercati. La ricaduta italiana è interessante: a seguito del recente accordo tra Sky e Mediaset per questi ultimi, alleggeriti di Premium e con in cassa la cessione di Ei Towers e consolidata la posizione finanziaria netta (anche se, notizia di questa mattina, gli analisti hanno consigliato un prezzo di vendita delle azioni del biscione in significativo ribasso per i prossimi 12 mesi), si profila un più ampio margine di azione nel campo della tv free. Ma, al tavolo siedono invitati ingombranti: da un lato il mondo degli OTT che, grazie allo sviluppo della fibra, potrebbero vedere crescere di molto il numero degli abbonati, e dall'altro un momento economico nazionale no proprio florido che potrebbe incidere negativamente sugli andamenti della raccolta pubblicitaria. In Europa questo trend  vede all'orizzonte un marcato segno negativo con il 2,4. E' in questo contesto che sembra volersi muovere in prospettiva il Gruppo di Cologno Monzese: ipotizzare una joint venture con i francesi di Vivendi (che già possiedono il 30% di Mediaset) verso un "polo europeo" per la europeizzazione dei contenuti. Decisamente interessante. Tanto quanto lo è dover constatare che in tutto questo mondo, intorno a questo tavolo, la Rai non trova posto. 

Nel mondo del poker di sostiene che quando, alla terza mano, non hai capito ancora chi è il pollo da spennare, quel pollo sei tu. Per riportare la metafora ai giorni nostri, abbiamo scritto ieri che in queste ore sono in ballo gli emendamenti alla finanziaria che interessano e non poco il futuro della Rai. Per quanto riguarda quello sul canone, per quanto ne sappiamo, qualcosa non torna. Sembra che sia in corso una trattativa sotterranea (sic!!!) per cercare di "compensare" la perdita di importo con qualcosa di altro che potrebbe indurre il Governo a più miti consigli. Non vogliamo pensare male, ma lo facciamo lo stesso e pensiamo che, ancora una volta, anche a Viale Mazzini, qualcuno possa avere una sorta di retropensiero sulla "trattabilità" del canone che, notoriamente non è e non può essere, una risorsa a disposizione del Governo. Punto. 

Ricordiamo, ancora una volta, che a capo di questo Esecutivo siedono forze politiche che sull'abolizione del canone hanno quasi vinto le elezioni e questo stesso Governo ha espresso la governance di Viale Mazzini (da ricordare sempre grazie ai governi PD precedenti).

Punto e a capo e torniamo al Gomblotto sulla quotazione di Rai Way: il filo rosso che lega passato, presente e futuro è sempre lo stesso. Come abbiamo titolato ieri: posto l'antefatto (illegittimo) si realizza la conseguenza (indebita)  e il grimaldello attraverso cui si realizza lo "scasso" è sempre lo stesso: il canone.

lunedì 10 dicembre 2018

antefatto, premesse e conseguenze

Stay tuned: oggi giornata particolare per i post. Ce ne potrebbero essere più di uno, si attendono "cosette" interessanti

Iniziamo

Come si forma il sentimento nazionale, coma si avverte la percezione, in che modo si consolida la "corporate reputation" della Rai, del Servizio Pubblico? nei giorni scorsi è andato in onda il concerto della Scala di Milano su Rai Uno che ha scavallato il Tg1 delle 20 ed ha raccolto poco meno di 2 milioni di telespettatori con il 10, 8 di share. Non sono pochi per un Verdi poco conosciuto mentre sono pochi  per la consueta platea della rete. Alcune osservazioni: anzitutto nessun giornale se ne è accorto. Sempre tutti presi con i gossip, le nomine, le fidanzate, gli amici e i parenti, quando si parla di scrivere qualcosa di impegnativo fuggono come lepri. Va bhè !!! Poi, è stata una cosa giusta proporre l'opera a quell'ora? in che logica, con quale visione editoriale? per conto nostro, siamo dalla parte del SP con le maiuscole: almeno una volta ogni X giorni si dovrebbe necessariamente mandare in onda  qualcosa di qualità, nelle ore di maggior ascolto e alla faccia della pubblicità (che pure, intanto, impingua le casse di Viale Mazzini).

In questi giorni (da tempo in verità) si dibatte di Tav e di altre infrastrutture strategiche nazionali. C'è chi ne ritiene alcune importanti, altri invece inutili e costose. Se ne dibatte e si manifesta in piazza. Domanda: ma la Rai, il suo futuro, il suo piano industriale, il suo piano editoriale, cioè il suo futuro insieme a quello di milioni di cittadini che da questo ne trarranno danno o beneficio, l'informazione, l'educazione e l'intrattenimento di milioni dei nostri figli, hanno la stessa dignità di attenzione? La cultura è una infrastruttura strategica nazionale? è facile supporre che chiunque possa o debba rispondere di si e allora non si capisce perchè questo tema sia relegato ai margini di una società di consulenza qualsiasi e non divenga materia di dibattito pubblico. E' mai possibile che di piano industriale e di piano editoriale non dica una parola nessuno?

Con queste premesse, si capisce perchè, e veniamo a queste ore, gli snodi cruciali della vita della Rai  siano in queste ore ad altissimo rischio. Parliamo degli emendamenti alla Legge finanziaria in discussione in Parlamento. Ne ballano due: uno sui 700 Mhz, con la proposta recentemente formulata da CRTV e l'altro di rilevante importanza a proposito del canone. Sul primo si giocano interessi strategici megagalattici: quelli degli operatori di rete per il 5G, quelli delle emittenti locali e quelli del Servizio Pubblico che rischia di essere fortemente penalizzato. Sul secondo, ancora una volta, si mette in gioco la disponibilità resa al Governo di intervenire sulle risorse economiche sulle quali vive il Servizio Pubblico. E' noto che si sta cercando di attaccare, nella forma e nella sostanza, gli importi da canone da riversare a Viale Mazzini. Se non passano le proposte formulate dai vertici Rai, i rischi sono rilevanti: in prima battuta la possibile inadempienza degli obblighi previsti dal Contratto di Servizio. Non è cosa da poco. Domanda: ma perchè i vari AD, Presidente o CTO (Stefano Ciccotti) o CFO (Giuseppe Pasciucco) non escono allo scoperto non fanno sentire la loro voce, il loro peso ????????????????????????????
A chi è utile il loro silenzio ???

alla faccia del Kilimangiaro !!! da poco saputo e appena confermato: stanno per essere assunti 2 dirigenti ....fenomenale !!! li accompagna lo stesso silenzio che grava sul contratto del consulente giuridico di Foa (solo il Fatto ne ha parlato)

più tardi aggiornamenti importanti sul Gomblotto

venerdì 7 dicembre 2018

Preoccupazioni

Anzitutto un grande grazie ai tanti lettori di questo blog: ieri c'è stato un picco di visualizzazioni considerevoli.
Difficile sapere come e perché variano. Però non possiamo che apprezzare il fatto che l'interesse, la curiosità, la voglia di sapere e capire sia sempre molto elevata. Aggiungiamo, polemicamente, nonostante la paura, la pigrizia, la timidezza, per non dire l'omertà, di quanti ai quali ci rivolgiamo, assistono silenziosi e un po' complici al progressivo decadimento del Servizio pubblico. Ce ne faremo ragione anche di loro.

Prima preoccupazione: è stato avvertito uno strano fenomeno. La stampa, da alcuni giorni, ha dimenticato la Rai. Se ne occupa solo per piccolissime cose. 

Seconda preoccupazione: lunedì andrà in onda Report su Rai tre dedicato alla Lega di Salvini. Molti temono, non solo a Viale Mazzini.

Terza preoccupazione: il Gomblotto sulla quotazione di Rai Way. Ci stiamo avvicinando alla "pistola fumante" che proverebbe che la vendita di una parte della società non si poteva e non si doveva vendere.

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giovedì 6 dicembre 2018

Eco

"La ripresa diretta non è mai una resa speculare dell'avvenimento che si svolge, ma sempre un'interpretazione di esso". Già solo questa citazione potrebbe giustificare l'acquisto del volume di Umberto Eco - Sulla televisione - scritti 1956-2015. Si tratta di un pensiero che ci riporta, a volte drammaticamente, alla nostra più stretta attualità. In 500 pagine si racchiude la migliore storia della Rai, di quel Servizio Pubblico (con le maiuscole) radiotelevisivo che, forse, oggi, non c'è più. Non solo storia della Rai, ovviamente, ma di tutta la società italiana del dopoguerra, quella riunificata e riappacificata, appunto, con l'educazione attraverso il tubo catodico, quella che è stata omologata sotto lo stesso linguaggio (non lingua), quella che ha visto nascere e crescere costumi e comportamenti collettivi che sarebbero poi divenuti, a loro volta, i fondamenti della nuova società, proprio in coincidenza della neo-televisione, il noto neologismo inventato proprio da Eco nel 1983.

Quella Rai che, forse, non c'è più si coniuga bene al pensiero che, forse, il Servizio Pubblico potrebbe non esserci più o, almeno, potrebbe essere destinato all'estinzione entro breve. Si tratta di un fenomeno culturale (sic !), un orientamento di pensiero talvolta palese, ma più spesso occulto, che sostiene in nome del mercato, che di un Servizio Pubblico universale e generalista, aperto a tutta la società, garante di libertà e democrazia, alla fin fine se ne potrebbe fare anche a meno. Qualcuno ricorda, non molto tempo addietro, le minacce di messa all'asta della Concessione? come pure (attualissima) la minaccia di ridurre o abolire del tutto il canone? 
Quella Rai vissuta e conosciuta da Eco in prima persona (assunto nel 1954), è facile convenire, ha cominciato a non esserci più almeno a partire dalla rottura del monopolio, poi con l'avvento delle tv commerciali e poi ancora con la discesa in campo del Cavaliere e della sua Mediaset. Ma non è solo questo e non è tutto perchè  quei mutamenti hanno avuto  caratteri anzitutto politici e poi economici che, da soli, non avrebbero retto i paradigmi del cambiamento. 
Oggi, questi sono rappresentati da una mutazione che Eco aveva intravvisto bene (le riflessioni su questi temi hanno inizio con il monumentale Apocalittici e integrati, del '64) ma, è verosimile, non ha avuto modo di leggere compiutamente la complessità e l'universalità, quanto e come la nuova rivoluzione del sistema di comunicazione audiovisiva fosse in via di mutazione epocale a seguito dell'avvento di Internet. Ha fatto storia la sua dichiarazione a Torino del 2015: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli“. 
Cosa avrebbe potuto dire oggi a proposito del passaggio da un sistema tutto broadcast ad uno broadband? come, in che modo, con quali conseguenze, questa ulteriore mutazione genetica potrà influenzare nuovi linguaggi, nuovi modelli, nuovi archetipi della comunicazione audiovisiva? infine, per ricollegare il passato con il futuro, come e in che modo potrà essere declinato un nuovo Servizio pubblico nell'era del Web, delle nuove piattaforme non più solo di distribuzione ma anche di ideazione e produzione? 

mercoledì 5 dicembre 2018

Il Grande Inganno

Quando la mente è libera dal grande inganno provocato dall'ansia quotidiana, ci si può permettere il lusso di divagare nell'etereo pensiero.
Oggi, come purtroppo spesso avviene, sulla Rai c'è poco da dire. La lettura dei quotidiani non illumina, anzi, e le solite telefonate vanno tutte a vuoto, nel senso che è quello stesso in cui si agitano i nostri interlocutori. Ce ne faremo ragione.

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martedì 4 dicembre 2018

RaiFlix

Ieri vi abbiamo accennato all'uscita nella sale cinematografiche, per soli tre giorni, di Roma, il film vincitore a Venezia di Alfonso Cuaron. Lo abbiamo visto e condividiamo un giudizio: "potentissimo ed emozionante, intimista e al tempo stesso spettacolare". Ne parliamo in questo blog perchè è prodotto e distribuito da Netflix (andrà in streaming dal prossimo 14 dicembre). Allora ci viene in mente la pretesa intenzione di fare del Servizio Pubblico qualcosa di analogo. Bene! si può iniziare: con un pò di coraggio Rai Cinema potrebbe aprire nuove strade della produzione e della distribuzione di qualcosa ...quale che sia ... tanto per capire !!!
Avete in mente House of Cards (sempre di Netflix) ? per chi non lo conosce è vivamente consigliato, non solo e non tanto per la trama avvincente, quanto perchè ci riporta costantemente alla nostra banale cronaca, nei suoi aspetti universali e nelle miserie quotidiane. Tradotto nelle vicende di Viale Mazzini: non è difficile scorgere tutta la similitudine con la ragnatela di interessi, di giochi di potere, di avidità delle poltrone, di perfidia e disinteresse della cosa pubblica che si vede nella serie televisiva.

La notizia di oggi riguarda la questione dei 700 Mhz: titola Il Fatto Quotidiano "Frequenze, il muro della Lega contro la norma sgradita a B." Sul tema è uscito allo scoperto nei giorni scorsi Il Giornale con un titolo sulla manovra grillina contro Mediaset. Nulla di nuovo, ora come allora e come forse pure domani, il tema è sempre lo stesso: cosa fare o non fare per risultare graditi agli interessi del principale concorrente della Rai. Punto! Il metro per valutare tutte le cose è tutto quì. Quando succede qualcosa che potrebbe avvantaggiare o danneggiare il Servizio Pubblico la domanda è sempre la stessa: a chi giova? e la risposta è sempre la stessa, non ci sono dubbi.

Visto il gradimento che suscita nei nostri lettori, torniamo al Gomblotto. Nella puntata di oggi trattiamo, brevissimamente, il tema della "vendibilità" di Rai Way, cioè cosa è stato messo in vendita. Necessario un piccolo quanto sostanzioso passo indietro: per andare ad una quotazione in Borsa è necessario predisporre un prospetto informativo destinato ai potenziali acquirenti dove si evidenziano tutti i rischi del "business" Nel prospetto di Rai Way è contenuto un "rischio" legato alla Concessione dello Stato in favore di Rai. Ora, è necessario ricordare che il contratto di concessione  affida a Rai anzitutto le frequenze e, in subordine, gli impianti attraverso cui si diffondono i programmi. In altre parole, frequenze, programmi e impianti sono in corrispondenza biunivoca ed è difficile supporre che si possa esercitare un segmento se non si accede ai quelli contigui. Vendere gli impianti, o una parte di essi sia pure al 34%, sta a significare che si vende una quota parte della Concessione e questo, semplicemente, NON si poteva e non si doveva fare. Punto. Questo passaggio, spiegato in termini corretti agli investitori, avrebbe mutato qualcosa? Forse si. Chi, infatti, comprerebbe un titolo se sapesse che la Società emittente non decide nulla (il controllo di Rai Way "dovrebbe" essere esercitato da Rai) se prima l'azionista di maggioranza non lo ha deliberato?

Un tassello alla volta, il Gomblotto prende forma e ci porta sempre più vicino a quanto succede in questi giorni. A chi giova scorporare la rete Tim? e quali conseguenze potrebbe avere sul futuro di Rai Way? Piano piano ci arriveremo a capire.
ps: grazie ai lettori che ci suggeriscono altri succosi e interessanti tasselli, ne parleremo presto!

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lunedì 3 dicembre 2018

silenzio

Per i nostri lettori appassionati di cnema, segnaliamo che, a partire da oggi e per soli tre giorni, verrà proposto nelle sale il film vincitore del recente festival di Venezia: Roma, di Vincenzo Quaron, prodotto da Netflix (magari i progettisti di Raiflix potranno trarre qualche spunto per fare di meglio).

Quando succede che su giornali quotidiani non si legge nulla che interessa la Rai, non si sa bene se essere preoccupati o sereni. Eppure, non è che manca la materia: è (o dovrebbe) essere in corso il lavoro per la predisposizione del Piano industriale, di quello editoriale, dei nuovi canali. Per non dire che qualcuno dovrebbe essere al lavoro per la questione canone come pure per il problema del riassetto delle frequenze. Ne siamo certi ... come talpe, silenziosi, nell'ombra, scavano ... scavano, tessono trame, esercitano pressioni occulte, incontrano persone, vedono gente ...parlano.
Lasciamoli lavorare in pace.

Torniamo allora al Gomblotto di Rai Way. Abbiamo riportato uno stralcio del parere pro veritate del costituzionalista Michele Ainis con il quale si diceva, chiaro e tondo, che A il prelievo forzoso di 150 milioni del governo Renzi era palesemente incostituzionale B che la conseguente quotazione di Rai Way  era irragionevole. Veniamo oggi al secondo parere pro veritate espresso da Alessandro Pace, noto costituzionalista di provata esperienza, richiesto dall'Usigrai. Prima si esprime contro il "preteso efficientamento , razionalizzazione e riassetto industriale non costituiscono affatto il conferimento alla Concessionaria ... della piena libertà di organizzare il Servizio Pubblico, ma anzi costituiscono il frutto delle gravi condizioni cui il Governo intende assoggettare la Rai ... in primis tramite l'indebita appropriazione di ben 150 milioni di euro".  Anche lui, come Ainis, dice chiaro e tondo che NON si poteva fare. Punto.
Veniamo ora al terzo e misterioso parere. Il Cda di allora, tramite la sua Presidente Annamaria Tarantola, richiede ad altro noto costituzionalista Enzo Cheli un terzo parere (il primo era stato richiesto dallo Snater). Il parere viene richiesto ma il suo risultato risulta insabbiato, non se ne trova traccia, nessuno ne ha più saputo nulla e non un una sola riga è stata scritta in proposito. Inizialmente il parere era atteso per il 12 giugno, dopo di che si perdono le tracce e se ne riparla nel famoso Cda del 18 novembre, dove all'odg viene presentata e approvata la proposta di ricorrere contro il taglio dei 150 milioni e impegna il DG a presentare ricorso (per questa occasione Gubitosi disse che si è trattato di un voto "inopportuno"). Sei voti favorevoli, due contrari (Antonio Pilati e Luisa Todini che poi si dimetterà) e quindi via libera ala ricorso che, come noto, non avrà alcun seguito: giace inerte negli archivi del Tar.
Proviamo a porre qualche interrogativo: perchè prima lo Snater e poi l'Usigrai (che pure avevano titolo) non danno seguito al ricorso? perchè il Cda che pure ha deliberato, non esercita il diritto/dovere di procedere in sede giudiziaria contro il prelievo? Perchè il Sindacato dei dirigenti Rai, l'Adrai, tace (in quel periodo viene eletto presidente il renzianissimo Luigi De Siervo)? E, infine, perchè del parere di Cheli non si trova traccia? Infine, perchè Gubitosi rilascia la dichiarazione sull'inopportunità del ricorso e, anzitutto, perchè non trae le conseguenze dal voto in CdA che lo vede palesemente battuto? Le pere non sempre cascano dall'albero da sole, qualcuno le raccoglie.

Sullo sfondo di questa vicenda si stagliano due elementi, tutt'ora di grande attualità: il primo è il preteso controllo del Governo sull'Azienda di Servizio Pubblico, si capisce bene tutta la Legge attuale se si torna a quei giorni. Il secondo elemento riguarda il canone e la sua in-disponibilità per usi diversi da quelli consentiti  (a memoria le dichiarazioni di Giacomelli sul canone, la tassa più odiata dagli italiani), più o memo esattamente ciò di cui si dibatte in questi giorni. Ecco allora la plausibilità di raccontare il Goblotto: alla prossima puntata-.
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