martedì 31 marzo 2020

La Rai dopo il coronavirus


Abbiamo scritto nei giorni scorsi dell’Anno Zero del Servizio Pubblico, iniziato con il rinvio del Piano industriale a fine 2020 e, di fatto, posto sotto una pietra granitica. Oggi proviamo ad immaginare quali potranno essere gli scenari prossimi venturi in cui si potrà trovare la Rai al termine,  speriamo presto, di questa drammatica circostanza.

Iniziamo proprio dal Piano Industriale. La sua durata è triennale 2018-2021. È stato “validato” in ritardo rispetto a quanto previsto dal Contratto di Servizio dovuto anzitutto alla coincidenza dell’insediamento del nuovo vertice e sarà dunque necessario verificare se sarà possibile posticipare la sua scadenza. Questa ulteriore “sospensione” non depone affatto nella buona direzione sulla sua possibile applicazione. Il Piano è stato progettato a partire dal 2017 in uno scenario che, nel frattempo, è cambiato profondamente e ancora di più lo sarà dopo questo Anno Zero. Alla fine di quest’anno si entrerà nel “semestre bianco” di questo CdA e nessuno potrà dire se e quanto avranno la forza di procedere in qualche modo per tentare di applicare qualcosa di quanto previsto. Non cii sono riusciti in circostanze "normali" figuriamoci in quest eccezionali. Ma sopratutto su questo Piano Industriale peserà in modo drammatico il tema delle risorse di cui ora parleremo.

Risorse. I pilastri su quali poggia il Piano sono il canone e la pubblicità. Il primo,  come noto e scritto tante volte, è continuamente sotto “attacco” da parte della politica, di maggioranza e opposizione e nessuno può sostenere con ragionevole certezza che potrà rimanere immutato o, nella migliore delle ipotesi ridotto. La pubblicità da tempo è in trend negativo e questa dinamica si è accentuata proprio in questo momento (vedi oggi articolo di Claudio Plazzotta su Italia Oggi “Nonostante le audience crescano del 20-30% molte aziende tagliano i budget di comunicazione Tv, ascolti boom ma meno spot. Per i broadcaster Rai e Sky un freno dallo sport senza eventi”). Quindi pilastri fragili sui quali difficile costruire un progetto senza avere alcuna certezza delle risorse sulle quali contare.

Tecnologie. Come noto, è iniziata lo scorso gennaio la road map verso la transizione al DVB-T2 e su questo argomento abbiamo scritto più volte di come questo processo potrebbe impattare negativamente sulle prospettive del Servizio Pubblico. Si dovrà “rottamare” un parco televisori per milioni di famiglie, si dovrà chiedere uno sforzo economico  in cambio di poco, o meglio, a favore di altre modalità di utilizzo dello schermo di casa che sarà sempre più connesso alla rete. Si potrà utilizzare  un apparato privo di sintonizzatore che,  come previsto dal MISE, potrebbe consentire l’esonero dal pagamento del canone. Ecco allora che il Coronavirus potrebbe modificare in tutto o in parte i tempi di questa transizione che, da ricordare, si accompagna allo sviluppo del 5G del quale, da più parti in Italia e nel resto d’Europa, si suppone possa subire consistenti ritardi.

Normative. Il Governo in carica ha scritto chiaro e tondo nel suo programma che intende mettere mano alla riforma del sistema radiotelevisivo nel suo complesso, una specie di nuovo SIC (Sistema Integrato delle Comunicazioni). Sarà difficile immaginare dopo quanto sta succedendo che potrà avere la forza per farlo però il problema rimane: l’architettura normativa in cui opera la Rai è superata da un nuovo sistema che non è stato normato e adeguato ai nuovi paradigmi tecnologici e di mercato dove il Servizio Pubblico fatica a tenere il passo. Un passaggio fondamentale per quanto riguarda specificamente Rai riguarda i suoi meccanismi di nomina del vertice: ricordiamo che sono presenti proposte di nuovi modelli (vedi quello presentato dal Presidente della Camera Roberto Fico come pure quello presentato nel Manifesto per una nuova Rai vedi https://www.manifestonuovarai.it/ ). A farla breve: il modello di nomina previsto dalla Legge Renzi del 2015 per quanto tempo potrà reggere ancora?

Mission del Servizio Pubblico. Difficile non immaginare che la tempesta scatenata dal Coronavirus non possa coinvolgere anche una ridefinizione del ruolo, del compito e degli obiettivi sociali della Rai in relazione con i suoi abbonati, con i cittadini. Il dibattito era aperto già da tempo proprio in relazione ai punti precedenti: quale Servizio Pubblico sarà necessario e possibile quando le tecnologie, le risorse e le normative attuali non saranno più valide? Inoltre,  a quale pubblico si potrà rivolgere? Sarà ancora un Servizio Pubblico universale e generalista?  In discussione si pone sostanzialmente la sua credibilità, la sua autorevolezza, la sua capacità di assolvere al compito di sostenere la coesione sociale del Paese. Intorno a Viale Mazzini tutto è cambiato, a partire dal suo pubblico nella composizione anagrafica, sociale e culturale e sarà sempre più difficile non tenerne conto nella sua offerta editoriale sempre più aggredita da altre piattaforme, prodotti innovativi e modelli di rapporto con i telespettatori sempre più dinamici e articolati.

PS: questa mattina si è udita la voce dell'AD, Fabrizio Salini, che ha annunciato di avere costituito una "task force" sulle fake news. Ottima idea come tutte quelle del giorno dopo ... comunque grazie !!!

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lunedì 30 marzo 2020

Grazie !!!


Prima di iniziare a scrivere il post del giorno, i lettori di questo blog si meritano l’ennesimo ringraziamento: sono state superate le 60 mila visualizzazioni. Il blog è cresciuto, è migliorato, ha preso forza e consistenza grazie ai lettori che per un verso lo alimentano costantemente con osservazioni, notizie e commenti mentre, per altro verso, apprezzano l’impegno. Che non è poco: scrivere ogni giorno, da quasi due anni, in ogni condizione e costantemente aggiornato, richiede un lavoro non indifferente che svolgiamo volentieri. Anzitutto perché abbiamo questo tangibile segno (grazie a Google Analitycs) che registra ogni momento della vostra presenza, senza la quale il blog finirebbe immediatamente. GRAZIE !!!

Nei giorni scorsi abbiamo spesso titolato il post con toni enfatici e negativi. Anche ieri: “Corto circuito Rai ?”. Forse, dobbiamo ammettere, ci siamo sbagliati. Il dubbio ci è venuto questa mattina quando abbiamo letto l’intervento del Presidente Marcello Foa su La Stampa dove sostanzialmente concorda con l’appello di Pupi Avati: “Mi associo, senza indugio: sarà il Genio italico, anzi il Mistero del perdurante Genio italico, a salvare ancora una volta il Paese. Ed è comprensibile che lo stesso Avati auspichi una Rai capace di interpretare e di incoraggiare questa risurrezione, e che ci inviti a conquistare sul campo il diritto di essere, come siamo, la prima impresa culturale italiana”. Ne siamo felici, pur con qualche osservazione che per carità di Patria ora ci risparmiamo e invece manteniamo il punto su ciò che ci unisce rispetto a quanto ci divide. Osserviamo però una significativa anomalia: la Rai non è solo  il Presidente ma anche l’AD, Fabrizio Salini, del quale non si avvertono rumori. Perché un testo del genere non è stato sottoscritto da entrambi, e magari a nome del resto dell’Azienda che, supponiamo e speriamo, possa concordare  con l’appello di Avati? Registriamo un’intervista del direttore di RaiUno Stefano Coletta oggi su La Repubblica (lo stesso che ha difeso con entusiasmo il ritorno della Carrà su Rai Uno grazie all’intervento del suo agente) che non dice una parola sul tema ascolti della rete che dirige e sull’appello di Avati sostiene “Molti intellettuali hanno fatto appello alla Rai. Abbiamo riproposto i viaggi di Alberto Angela. Siamo di fronte a palinsesti scompaginati”. Punto.

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domenica 29 marzo 2020

Buone notizie ???

I dati giornalieri Auditel stamattina sono in strano ritardo ...
forse causa ora legale

Oggi iniziamo con quella che appare una buona notizia. Siamo in possesso della lettera che l’Ad e il Presidente Rai hanno inviato di risposta a quella ricevuta dal presidente della Vigilanza, Alberto Barachini dove si sollecitava il Servizio Pubblico a porre attenzione alla qualità delle trasmissioni durante l’emergenza coronavirus. Si tratta di un elenco dettagliato (13 pagine) titolato  ”Rai per l’emergenza - Responsabilità | Coscienza | Tempestività”. Somiglia, per certi aspetti, allo stesso documento proposto dalla BBC nei primi momenti della crisi del quale per primi abbiamo scritto su questo blog nei giorni scorsi. Allora: poniamo anzitutto un problema di forma, di  comunicazione istituzionale. Al netto del rispetto verso la Vigilanza, semmai in accordo con essa, perché tale documento non è stato reso pubblico, non è stata fatta una conferenza stampa (anche streaming) e magari con la faccia di AD e Presidente messi insieme, come  hanno firmato la lettera? Come ci chiede un affezionato lettore: sarà pure necessario scrivere ciò che si fa di buono. Si,  ha ragione. Se solo loro per primi facessero qualcosa in questa direzione. Fare bene e non farlo sapere a nessuno, pensando che solo la “fornitura del servizio” sia sufficiente non basta. Oggi,  proprio ancora di più in tali drammatiche circostanze, viene richiesto di più, molto di più.

Nel merito del documento, questi i titoli dell’impegno Rai:

1.     1INFORMAZIONE - Più spazi anche nel daytime e copertura tempestiva
L’informazione vocazione naturale per una tv di Servizio Pubblico ha incrementato i propri spazi. Oltre al canale “all news”, tg1, tg2 e tg3, fin dal 22 febbraio, in una sorta di staffetta, hanno coperto con speciali dedicati all’emergenza coronavirus l’intera giornata,prima e seconda serata, pronti a intervenire con edizioni
straordinarie - l’ultima, sabato scorso in occasione delle comunicazioni del Presidente del Consiglio.

2. CULTURA - Più teatro, arti, storia anche su Rai3
3. SCUOLA - Lezioni, tutorial e speciali per la didattica a distanza
4. RAGAZZI E BAMBINI - Divertimento intelligente
5. RADIO - Un’offerta plurale
6. RAIPLAY - Riorganizza l’offerta per tutti

Si tratta certamente di un impegno vasto, importante e sostanzioso che affronta tutto il perimetro del “fabbisogno” di intrattenimento e informazione del pubblico. Da notare che al primo punto, informazione, non è stata riportata adeguatamente la testata RaiNews24 e nel resto del documento non è mai citata la Direzione TecheRai. Ma (sempre il dannato …ma …) non è sufficiente “dare i numeri” se poi siamo costretti a considerare la qualità oltre che la quantità. E la qualità ci dice che il Servizio Pubblico non sembra apprezzato quanto dovrebbe: ieri è stata pubblicata sul Sole24ore.com (che NESSUNO ha citato o pubblicato) una rilevazione sulla affidabilità e credibilità (corporate reputation) delle testate giornalistiche italiane. La Rai non è nemmeno citata !!! vedi articolo per intero: https://www.ilsole24ore.com/art/coronavirus-dati-reali-e-fake-news-e-sole-24-ore-quotidiano-piu-affidabile-ADEVPMG . Se poi affrontiamo pure il problema dei “numeri” le cose non sembrano andare poi tanto meglio,  se sono veri i dati Audidel che abbiamo pubblicato, al netto del fatto che comunque la platea televisiva è cresciuta di quasi 5 milioni e pure il tempo medio speso davanti alla tv è salito a circa 5 ore e 11 minuti. Tanto per gradire: leggi oggi su Libero “SOLO 6,6% SU Rai1. Sprofonda lo Speciale Tg1: il pubblico è stufo del virus. In sole due settimane gli spettatori scendono da 6 milioni (e 19% di share) a 2 mln”.

Chiudiamo con l’invito a leggere un interessante articolo di Aldo Grasso sul Corriere Lettura di oggi dal titolo:  “Il grandissimo Fratello”. Ca va sans dire, l’autore non perde occasione di tirare una notarella alla Rai. “ ..ha perso l’occasione di trasformare Rai1 in rete dell’emergenza, del servizio civile …” Condividiamo.

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sabato 28 marzo 2020

Corto circuito Rai ?


Ieri pomeriggio, durante la benedizione del papa, alle 18.20 l’Agenzia Italpress lancia un flash: “ZCZC IPN 738 POL --/T CORONAVIRUS: ALLE 19 DISCORSO DI MATTARELLA ALLA NAZIONE ROMA (ITALPRESS) - Secondo quanto apprende l'Italpress, alle 19 il presidente della Repubblica Sergio MATTARELLA terra' un discorso alla nazione. (ITALPRESS). sat/abr/red 27-Mar-20 18:20 NNNN”. Si può  bene immaginare cosa possa essere successo. Si pensa subito che ci possa essere qualcosa di grave ed urgente per motivare un gesto così forte e, per di più, quasi in sovrapposizione al Papa. Si cercano conferme che non arrivano e la situazione appare confusa. Finisce il Papa e su RaiTre e altre reti commerciali va in onda un videomessaggio registrato del Presidente delle Repubblica. Su RaiUno parte il giochetto L’Eredità. Mattarella compare sul Tg1 in apertura alle 20. Qualcosa non torna: perché un messaggio registrato in onda su orari differiti? Delle due l’una: o si tratta di un messaggio “forte” ed autorevole per un momento di particolare gravità e allora meritava la diretta simultanea, anche a costo di enfatizzare il momento oltre  la reale gravità che lo caratterizza. Oppure, si è trattato di una “comunicazione” … passateci il termine … “ordinaria” e quindi andava pure bene la formula del videomessaggio registrato. Qualcosa non torna e rimane forte la sensazione che sia in corso un cortocircuito informativo mediatico che coinvolge direttamente il Servizio Pubblico. Non è del tutto chiaro cosa sta succedendo ma siamo certi che qualcosa sta succedendo: diciamo che si tratta di una “sensazione” e come tale viene trattata, ma i tanti episodi che si stanno accavallando (ne abbiamo scritto più volte nei giorni scorsi) sottolineano che l’informazione del  Servizio Pubblico sia progressivamente  delegittimata, non tanto nei numeri degli ascolti ma nel ruolo, nella percezione dei cittadini. 

Da leggere attentamente gli ascolti di ieri, venerdì 27 marzo 2020:

day time 
Canale 52.43615,8%16,8%
Rai 12.37515,4%17,9%

prime time

Canale 55.57517,8%16,1%
Rai 14.35313,9%20,5%


In questa chiave si leggono le “lettere” indirizzate a Viale Mazzini. La prima, della quale ha parlato solo PrimaOnLine, è stata scritta dalla Vigilanza: “ …per chiedere di rafforzare ulteriormente il palinsesto informativo mantenendo un profilo di ufficialità, evitando in ogni modo di diffondere fake news e di dare voce a non esperti che parlano del coronavirus. Anche al fine di difendere l’autonomia e l’autorevolezza del servizio pubblico, la bicamerale ha invitato la Rai, pur nella consapevolezza della situazione emergenziale, ad evitare di trasmettere, in maniera non consueta, dirette via Facebook o conferenze stampa che non prevedano la presenza dei giornalisti, per difendere il loro ruolo”. È stato necessario scrivere una lettera istituzionale per sottolineare il problema.
La seconda lettera,  della quale pure abbiamo riferito, è stata scritta da Pupi Avati e questa mattina è stata ripresa di Renzo Arbore sul  Corriere "... non si può non apprezzare, come ha fatto l'ottimo Pupi Avati, l'idea che il servizio pubblico approfitti di questa sciagurata contingenza, di questo momento così difficile, per riconciliarsi con i suoi fruitori e, in particolare, con quelli che ad esso, finalmente, richiedono attenzione particolare perla cultura. Dico cultura, ma in realtà, si tratta di moltiplicare le varie culture. Parlo di cultura musicale, artistica, della canzone italiana e di quella napoletana, del cinema, del teatro, delle altre invenzioni artistiche trasferibili sullo schermo televisivo (a eccezione dell'arte gastronomica italiana, che ce ne è fin troppa...). Insomma, il consiglio di Pupi Avari è quello di approfittare per rimettere in sesto il servizio pubblico che ultimamente si è lasciato andare a una programmazione leggera spesso fatta con spettacoli d'acquisto, inventati da altri, da società straniere; spettacoli che, probabilmente, sono vicini a quella che in America si chiama «tv cheap». Non di tv trash», che è un'altra cosa, e che è abbondante altrove. La tv «cheap» è quella di gusto mediocre, senza invenzioni, che vive di «espedienti» per conquistare il pubblico più disarmato culturalmente. Una tv che non a arricchisce il fruitore, ma lo coccola assecondandone il cattivo gusto…”. Sottoscriviamo pienamente, in particolare dove si sottolinea la pressoché totale sudditanza programmatica, ideativa, concettuale dai produttori esterni. Quando il direttore di RaiUno si gongola all’idea di aver riportato in video la Carrà grazie ad una nota casa di produzione … è tutto dire.  
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venerdì 27 marzo 2020

Silenzio 2


Ieri abbiamo titolato il post con “Silenzio”. dopo alcuni giorni dove non si vedevano segnali di fumo, oggi registriamo una voce: il Sole 24 Ore, a firma Mario Biondi, titola “Rai pronta a sgombrare le sedi, servizio tv garantito. Per Viale Mazzini audience aumentata dei 37,54% annuo nel periodo di emergenza”. Il pezzo si compone di due parti: la prima riporta dichiarazioni di Stefano Ciccotti, CTO Mazzini, “«Abbiamo affrontato la questione con decisione e per fortuna abbiamo potuto sfruttare la scia di un lavoro che avevamo iniziato senza però pensare, ovviamente, all'emergenza coronavirus”. La seconda parte riguarda gli ascolti: “Del resto la Tv di Stato è da più parti in questo periodo richiamata al suo dovere di servizio pubblico, sia nell'offerta di spazi informativi sia nella necessità di garantire programmi culturali in misura crescente e adeguata al momento. Una maggiore e più qualificata offerta, quindi, a fronte di una platea evidentemente in crescita per la Rai come per agli altri broadcasters. Secondo le elaborazioni dello Studio Frasi su dati Auditel in questo periodo (8-25 marzo) l'audience media misurata su tutto il giorno e per tutte le tv sfiora i 14,4 milioni: il 38,07% in più rispetto a un anno prima. Per la Rai la crescita è stata del 37,54% contro il +30,44% di Mediaset. Sul versante informativo il Tg1 della sera va oltre i 7,6 milioni di media contro i 6,5 del Tg5. L'audience media è salita di 2,2 milioni per il Tg1 e di 2,13 per il Tg5”. Non commentiamo.

Commentiamo invece brevemente quanto avvenuto nei giorni scorsi a proposito dei rapporti con la Presidenza del Consiglio (diretta FaceBook,  dibattito alla Camera, presenza a trasmissioni Mediaset), poi quanto avvenuto con l’interruzione della Messa del Papa e, infine, il ruolo assunto dal canale RaiNews24 in questi giorni. Per completare è interessante osservare, a proposito di ascolti, che più volte la concorrenza Mediaset ha battuto rai in alcune fasce orarie e, segnatamente, anche il Tg1 delle 20.30 dell’altro ieri è stato battuto dal Tg5. Intendiamoci: ci possono stare errori “tecnici” specie in queste drammatiche circostanze. Ma non di questo si tratta. Per quanto riguarda i rapporti con la politica abbiamo registrato, pubblicamente, almeno “malumore” nella forze che sostengono il Governo per come la Rai gestisce questi drammatici momenti e quindi, nulla di nuovo se si registra “freddezza” come ci dicono nostre fonti istituzionali: ”si tratta solo di attendere che la crisi sanitaria finisca …”. Questa tensione si riflette pari pari all’interno di Viale Mazzini dove, per quanto ci riferiscono, gli “errori” avvenuti nei giorni scorsi sono stati rimpallati tra direzione di rete, direzione giornalistica e coordinamento palinsesto. Ognuno di loro, per quota parte, ha  responsabilità limitata nella messa in onda ed è evidente come tutto si debba ricondurre al vertice aziendale al quale si debbono ricondurre tutte le scelte strategiche. Bene che vada, ci dicono “non c’è coordinamento ed ognuno cerca di salvarsi il salvabile”. Il fronte dove invece c’è poco da salvare sembra essere il noto RaiNews24 che, con la media di 180.000 telespettatori nel day time, non riesce  proprio ad occupare il posto che dovrebbe e potrebbe, esattamente in questo momento, di canale unico dedicato all’emergenza sanitaria. Non parliamo dei sottopancia, dei toni allarmistici e minacciosi, dello schermo diviso in due per dare spazio al linguaggio dei segni.

Ora il dibattito, per quanto ci possa essere spazio per dibattere, sembra tutto circoscritto a quanto il Servizio Pubblico sta facendo in queste ore, ma non si avverte nulla per quanto non sta facendo e per quanto invece dovrebbe e potrebbe fare. Ad esempio: qualcuno a Viale Mazzini si è preso la briga di sapere,  di capire, cosa stanno facendo gli altri Servizi pubblici in Europa e magari trovare spunti positivi da riprendere? Supponiamo di si. Bene, perché allora non parlarne, perché non affrontare direttamente e pubblicamente il tema della “comunicazione” del Servizio Pubblico nell’emergenza del coronavirus? Altro esempio: si dice “ siamo in guerra” e forse è vero: allora perché non utilizzare strumenti straordinari di intervento sul palinsesto in grado di fronteggiare questa situazione? Un solo esempio: negli anni passati si era parlato di uno spazio dopo il Tg1 delle 20.30, quello ora occupato stabilmente da La7. Non si può fare per non “disturbare” il Tg2? Una soluzione si può e si dovrebbe trovare. Se è vero che la situazione è straordinaria, anche gli interventi sul palinsesto debbono esserlo.
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giovedì 26 marzo 2020

Silenzio

Questa mattina c'è più silenzio del solito. Non si legge nulla di interessante e quello che di interessante potrebbe esserci non si legge. Come, ad esempio quanto avvenuto ieri con l'interruzione della Messa del Papa: nessuno ne ha scritto una riga. Potenza della  comunicazione: silenzio.  

Come pure la notizia del Tg1 che ieri sera è stato superato dal Tg5. Purtroppo, si dovrà cominciare a pensare che a Viale Mazzini la maggior parte dei dirigenti non sia più in grado di dirigere. Silenzio.

Un tema di grande  interesse riguarda la legislazione di emergenza e la democrazia: da segnalare un intervento di Antonio Martusciello, commissario AgCom su  Messaggero. 

Amen.

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Ps: domani cercheremo di approfondire i rapporti tra RaiUno e Tg1 

mercoledì 25 marzo 2020

Dante


"...Vien dietro a me, e lascia dir le genti: sta come torre ferma, che non crolla già mai la cima per soffiar di venti..."…  Bloggorai propone questo frammento della Commedia per ricordare che oggi è il Dantedì, giornata nazionale dedicata a Dante, iniziativa alla quale aderisce Teche Rai con un contributo di “pillole” per le reti generaliste Rai con  le voci di grandi attori che leggono alcune terzine della “Divina commedia”.

Veniamo alla bruta cronaca quotidiana. Iniziamo raccontando quando successo ieri pomeriggio, dopo le 18. come noto a quell’ora va in onda la conferenza stampa della Protezione civile. Ieri, alle 18.15 viene detto che la linea passerà alla conferenza stampa del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che quasi puntualmente avviene come previsto se RaiDue. Al termine del discorso di Conte la linea passa al meteo mentre, su RaiUno è in onda intrattenimento leggero e RaiTre una servizio sulle pannocchie e il proseguimento della conferenza stampa  va su RaiNews24. Allora, cominciamo a dire che una conferenza stampa, specie dove si affrontano i problemi di questi giorni drammatici, si compone anche delle domande dei colleghi giornalisti che, opportunamente, chiedono chiarimenti non meno  importanti su quanto detto da Conte. Tagliare la linea e spostare da una rete generalista ad un canale come RaiNews24 (da ricordare sempre che, nonostante la crescita di questi giorni, fa ancora ascolti da prefisso telefonico pari a poco più dell’1% con poco più di 180.000 telespettatori nel giorno medio) appare un grave errore per il  Servizio Pubblico che dovrebbe avere il dovere di mantenere costantemente aperta l’attenzione su una delle reti di massimo ascolto, oppure dire e farlo sapere pure ai muri che TUTTA l’informazione e le comunicazioni ufficiali sull’emergenza sanitaria vanno SEMPRE in onda su RaiNews24in modo tale da farlo diventare il Canale ufficiale Rai per il Coronavirus. A proposito di ascolti, da osservare anche quelli della fascia pomeridiana dove LA VITA IN DIRETTA               16:49     18:47     3.084     15,3% mentre  POMERIGGIO CINQUE dalle 17:18 alle 19:00 ha fatto 3.537     con il 16,7%). Qualcuno porrà anche questo tema di crisi di ascolti o no? Almeno in termini di rapporto qualità e quantità di offerta.  

Passiamo oltre. Ieri sera la programmazione Rai prevedeva su RaiUno il film su Alberto Sordi, su RaiDue Pechino Express e RaiTre Cartabianca (ospiti Veltroni e Verdone) mentre anche  La7 si concentrava sul tema virus con ospiti di vario interesse. Mediaset invece spara su Canale5 per tutta la serata uno speciale Coronavirus con ospite il Presidente del Consiglio. A parte gli ascolti (Italia1 che batte RaiUno) merita attenzione il fatto che Conte sia ospite di Canale5 quando l’ultima volta che è stato su RaiUno risale al suo intervento a DomenicaIn con Mara Venier. Cosa sta a dire? Un autorevolissimo lettore ci ha commentato “hanno sbagliato il concessionario” e fa il paio con il ministro Patuanelli e il suo ormai famoso “la Rai non è una priorità”. Un altro lettore invece suggerisce una lettura più “politica”: in questo momento Conte preferisce non “dialogare” con Viale Mazzini” per usare un eufemismo(da ricordare la diretta con Facebook dei giorni scorsi). Ecco, tutto qui … anche in questi termini si legge l’inizio dell’Anno zero del Servizio Pubblico. Un altro autorevole esponente di Viale Mazzini ci ha detto: “la crisi Rai è iniziata da molti anni”. E’ vero e nessuno si può ritenere del tutto innocente. Sotto l’albero del pero non cascano le mele: se il Servizio Pubblico si trova in tali condizioni è del tutto evidente che le  responsabilità risalgono anche al suo passato e a quanti hanno avuto incarichi di responsabilità. Ma è anche del tutto evidente che ci dovrà pure essere un momento in cui si dovrà cominciare a fare i conti con il presente e con il futuro e non solo con il passato che non potrà essere una giustificazione, semmai un’aggravante.
Il timore è che siamo solo  all’inizio.
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martedì 24 marzo 2020

La Rai per la cultura


Questa mattina ci occupiamo di cultura. Leggiamo un testo di Pupi Avati pubblicato oggi su La Stampa (ripreso da Ernesto Galli della Loggia sul Corriere) : “Cambiamo la tv. È ora di far crescere culturalmente il Paese … E allora mi chiedo perché in questo tempo sospeso fra il reale e l'irreale, come in assenza di gravità, i media e soprattutto la tv e soprattutto la Rai, ... in un momento particolare per il Dio Mercato al quale dobbiamo la generale acquiescenza all'Auditel, non approfittino di questa tregua sabbatica di settimane, di mesi, per sconvolgere totalmente i loro palinsesti dando al Paese l'opportunità di crescere culturalmente. Perché non si sconvolgono i palinsesti programmando finalmente i grandi film, i grandi concerti di musica classica, di jazz, di pop, i documentari sulla vita e le opere dei grandi pittori, dei grandi scultori, dei grandi architetti, la lettura dei testi dei grandi scrittori, la prosa, la poesia, la danza? Insomma perché non diamo la possibilità a milioni di utenti di scoprire che c'è altro al di là dello sterile cicaleccio dei salotti frequentati da vip o dai soliti opinionisti? Perché non proporre quel tipo di programmazione che fa rizzare i capelli ai pubblicitari? Perché non approfittiamo di questa speciale opportunità per stravolgere i vecchi parametri contando sull'effetto terapeutico della bellezza? Il mio appello va al Presidente, al Direttore Generale e al Cda della Rai affinché mettano mano a un progetto così ambizioso e tuttavia così economico”. 

Sottoscriviamo pienamente questo appello: utilizzare il canale 54 di Rai Storia per farlo diventare un canale Rai Cultura potrebbe costare poco e rendere moltissimo soprattutto per il bene del Servizio Pubblico, per il bene del Paese, per il bene di tutti noi. Come detto nei giorni scorsi: una iniziativa del genere sarebbe dovuta partire dall’interno della Rai, sarebbe dovuta nascere nel cuore e nella testa di chi ha in mente un’Azienda diversa, ora più di prima. In tutto questo si racchiude esattamente il cuore dei problemi di Viale Mazzini: una governance rinchiusa su se stessa, afona, che si limita a gestire il dopo e quasi mai il prima. Sembrano tutti capaci ad essere bravi il giorno dopo.

A proposito di cultura: domani si terrà il Dantedì e volentieri pubblichiamo il testo del comunicato di TecheRai: “L’omaggio delle Teche Rai per il “Dantedì”, 25 marzo.
Una sola voce per tutte le reti Rai: quella del Sommo Poeta. Rai e Rai Teche, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e del Ministero dei Beni culturali, partecipano al “Dantedi” di mercoledì 25 marzo con l’iniziativa “Dante per un giorno”. Le principali reti televisive del Servizio Pubblico, durante tutto l’arco della giornata, manderanno in onda pillole d’archivio di grandi attori che leggono alcune terzine della “Divina commedia”: da Vittorio Gassman a Giorgio Albertazzi, da Anna Proclemer a Carmelo Bene, da Benigni a un’inedita Samantha Cristoforetti. Vere e proprie incursioni nel palinsesto generalista che porteranno nelle case degli italiani i versi più famosi della Commedia, e le voci più grandi del teatro e del cinema italiano”.

Per tutto il resto oggi di interessante c’è solo un articolo a firma Marco Mele sul Quotidiano del Sud con il titolo “Il piano industriale Rai finisce in quarantena” dove si legge della situazione all’indomani del congelamento del piano da parte del Cda Rai avvenuto la settimana scorsa. Sul tema vale la pena riportare un trafiletto di Dagospia: “Il livello di sopportazione dei dem per la Rai di Salini è ben oltre il livello massimo a maggior ragione dopo il rinvio dell'implementazione del piano industriale (dal Nazareno considerano lo stop al piano come la fine anche della gestione Salini). "Per ora restiamo in silenzio. Ma questa situazione d'emergenza finirà...". Ecco, appunto: l’emergenza, speriamo presto, finirà e allora sarà necessario tirare qualche conto. Speriamo presto.
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lunedì 23 marzo 2020

Rai: comunicazione e democrazia


Lo abbiamo scritto poche ore dopo l’inizio della crisi: si diffonderanno due virus,  il primo sanitario e il secondo mediatico. Siamo stati facili profeti. Sul primo stanno intervenendo, in modo speriamo efficace, quanti sono competenti e responsabili. Sul secondo invece siamo in piena emergenza che interessa, in particolare, la comunicazione del Servizio Pubblico e la tastiera diventa pesante quando si tratta di ribadire questo problema. 

Con ordine: sabato sera è stata decisa la messa in onda della replica di Fiorello. Al di là degli ascolti non proprio edificanti se confrontati con la concorrenza di Canale5 (chissenefrega degli ascolti in questo momento ... ma fino ad un certo punto) ciò che colpisce ancora una volta è la mancanza di un'idea, un progetto, uno scarto qualsiasi che possa evidenziare la differenza, appunto, con la concorrenza di Mediaset. Possibile mai che a nessuno è venuto in mente di proporre qualcosa di diverso che lo stesso tipo di programma? Cosa si comunica ai telespettatori in questo modo? Che, alla fin fine, il sabato sera, siamo tutti sulla stessa barca? No. Potrebbe non essere  così. Si potrebbe cogliere questa drammatica occasione per essere più coraggiosi e proporre un’idea diversa di Servizio Pubblico. Quale? Bella domanda alla quale dovrebbero rispondere chi è pagato lautamente per occuparsi di questo. 
Ma la domanda può essere estesa non solo al sabato sera: qualcuno, ad esempio, si è messo a studiare gli scenari editoriali, tecnologici,  normativi, prossimi venturi? Cosa potrà succedere quando tutto questo (speriamo presto) sarà finito? quando questo avverrà, ne siamo certi, nulla sarà più come prima. Quale sarà la Rai prossima ventura? È stata predisposta una “task force” anche per questo?

A proposito di sabato sera e di comunicazione: non è stato detto tutto per quanto riguarda la diretta Facebook del Presidente del Consiglio. Per quale dannato motivo non sono state utilizzate le telecamere Rai? Per quale dannato motivo il Servizio Pubblico non riesce a proporsi ed essere percepito come voce “istituzionale”? Qualcuno a Viale Mazzini ha sollevato il problema? Per non dire dell’edizione straordinaria del Tg1: si apre il collegamento quando è necessario e non si dovrebbero lasciare milioni di persone in attesa di notizie che potevano essere percepite ai limiti del catastrofico. Il Governo, da parte sua, ci mette la buona volontà ad alimentare questi problemi: se il provvedimento non è stato firmato, che bisogno c’era di anticiparlo? Non è stata sufficiente la lezione di sabato 4 marzo?

Ancora a proposito di comunicazione. Torniamo ad un tema affrontato più volte: RaiNews24. Come noto, da sempre realizza ascolti da prefisso telefonico e nessuno,  sottolineo nessuno, è stato in grado di proporre qualcosa per invertire la tendenza. Ci si chiede: perché? Come è potuto avvenire tutto questo in una testata che conta quasi 200 giornalisti e che costa una montagna di soldi per fare lo 0,6%? Incredibilmente e ostinatamente, su questo argomento c’è un muro di gomma che, a confronto, quello di Berlino era di carta zucchero. Nei giorni scorsi, come noto, a Roma è avvenuto un gravissimo fatto di cronaca e molti nostri lettori (uno ci scrive: “ … RaiNews24 sempre attento a creare terrore, ad amplificare le negatività e sminuire le positività …”) ci hanno segnalato il  modo morboso, con dovizia di particolari truculenti, con il quale è stato raccontato. Ecco, questa è una possibile risposta alla domanda di cui sopra. Ma chi dirige la testata e chi coordina la qualità e la quantità di informazioni veicolate dai Tg? È stata creata anche una ”task force” deontologica, linguistica, sociologica per l’informazione?

Veniamo ora alle notizie di oggi: cioè pressoché nulla. L’unico articolo interessante che proponiamo lo leggiamo su Il Giornale a firma Giordano Bruno Guerri: “Sto con Avati, un canale Rai solo di cultura. La Rai dedichi uno dei canali solo a programmi culturali. L'appello di Pupi Avati sul «Giornale» raccoglie consensi: mentre teatri, cinema e festival sono chiusi, «apriamo» la tv”. Appare un appello condivisibile: si potrebbe utilizzare il canale 54 di RaiStoria, costerebbe poco e renderebbe molto e potrebbe ridare tono ad un canale, per quanto interessante ed utile, anch’esso destinato ad ascolti di nicchia.

Infine: domani sbarcherà in Italia Dinesy+  e la competizione tra piattaforme streaming si farà ancora più dura. Come noto, Netflix e Youtube stanno effettuando il downgrading del flusso per consentire maggiore fruibilità della rete. Anche in questo campo si sta prefigurando l’opportunità di avviare una campagna di democrazia fondamentale non solo per il nostro Paese: banda base libera e gratuita per tutti, alta qualità e velocità, infrastrutture di rete efficienti, mentre tutti i servizi business a pagamento. La rete non è e non dovrebbe essere considerata neutrale: anzitutto i diritti dei cittadini,  a seguire  gli interessi degli operatori. La crisi del coronavirus, almeno speriamo, possa essere una buona opportunità di sviluppo sociale, non solo tecnologico o industriale. Anche in questo il Servizio Pubblico potrebbe e dovrebbe dire qualcosa. Sappiamo che a intorno (non solo dentro) Viale Mazzini, qualcuno ha le capacità per farlo.

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domenica 22 marzo 2020

Le occasioni mancate

Il vuoto e il pieno. Colpisce constatare la differenza tra ciò che riempie e ciò che svuota. In queste ore, in questi giorni, è difficile parlare e scrivere di Rai, di Servizio Pubblico per mille dannati motivi.

Per certi aspetti, si capisce perché sui giornali non compare pressoché nulla, come questa mattina. Ma solo per certi aspetti, perché altrimenti non si capisce perché proprio in questo momento, esattamente quando il Servizio Pubblico è chiamato ad assolvere un compito fondamentale, diremmo pure “prioritario” (a differenza di quanti sostengono invece che non lo sia, vedi Governo), molti tacciono, sono afoni (compresi tanti nostri amici e conoscenti: abbiamo letto solo Angelo Zaccone Teodosi su Key4Biz sollevare un problema molto delicato di democrazia) e così siamo costretti a constatare quanto stiamo vedendo. Qualcuno ha scritto “per chi segue e studia la radio e la televisione, il mondo della comunicazione audiovisiva, si tratta di una drammatica situazione che permette di interpretare fenomeni altrimenti non comprensibili”. Bene, necessario non perdere questa occasione.

Ad esempio, succede come ieri sera, che alle 22.30 ci sarebbe dovuta essere una edizione straordinaria del Tg1 (poi rinviata di un’ora) e quando è il momento del collegamento con Palazzo Chigi si va in stacco e parte la ripresa  della diretta Facebook del Presidente del Consiglio che, evidentemente, ritiene la piattaforma social, più efficiente del Servizi Pubblico (gli ascolti sono stati oltre 6 milioni con il 22,4%). Forse, era memore di quando pochi giorni prima durante un collegamento dello speciale del Tg1, non è stato possibile fare un collegamento con il Presidente della Camera  Roberto Fico. Tutto si può giustificare in questi momenti drammatici, per tutti, ma per il Servizio Pubblico no. È obbligatorio avere una marcia in più, un obbligo di efficienza supplementare, un dovere istituzionale che lo deve porre necessariamente al di sopra delle altre emittenti. 
Non stupisce poi dover leggere Aldo Grasso, questa mattina sul Corriere, che titola “Con il successo di «Harry Potter» Italia1 diventa la prima rete nazionale” e si riferisce agli ascolti dei giorni scorsi. Evidente che si tratta di opinione parziale. Rimane una diffusa sensazione che comunque, nonostante l’aumento vertiginoso della platea televisiva, in tutte le fasce orarie e di classi di età, la Rai non riesce a tenere il passo non tanto sulla quantità ma sulla qualità delle sue proposte. Prova provata? Ieri sera su RaiUNo: in onda il replay di RaiPlay in competizione con Canale5, con annesse proteste di un noto agente tv che si è lamentato del fatto che i suoi assistiti (Fiorello e Bonolis) andavano in onda simultaneamente, A suo modo, ha ragione, perché sprecare tanta grazia!!!

Va bene, lasciamo perdere. Torniamo alle notizie che non ci sono. Magari proviamo ad immaginare quelle che ci farebbe piacere leggere. La prima anzitutto: una bella, robusta, corposa intervista all’amministratore delegato Rai,  Fabrizio Salini. Ci piacerebbe leggere cosa, in che modo, con quali prospettive, con quale progetto, la Rai intende affrontare tutto il perimetro delle necessità di informazione e comunicazione che richiede il Paese in questo momento.  Non si tratta solo per quanto avviene oggi, ma anche per dopo l’emergenza: cosa e come il Servizio Pubblico ne uscirà al temine di questa situazione. Tanto per intenderci, più o meno quanto ha fatto il suo omologo Tony Hall della BBC: ci ha messo la sua bella faccia, si è assunto la responsabilità di fronte a tutti, nel bene o nel male. È una iniziativa di comunicazione semplice quanto necessaria e doverosa, alla portata di tutti ed è incomprensibile perché, finora, non è avvenuto nulla di tutto questo e il solo vertice che ha parlato nei giorni scorsi è stato il Presidente Foa. Ma una iniziativa del genere,  intervista o articolo, fate voi, ci avrebbe fatto piacere leggerla ad esempio, firmata dai direttori di rete, dai direttori dei Tg o da chiunque altro a Viale Mazzini e dintorni in grado di proporre o di produrre idee nuove, alternative, innovative che consentano al Servizio Pubblico di smarcarsi, di porsi su un piano diverso rispetto a tutti gli altri. Purtroppo, è solo fantasia.

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sabato 21 marzo 2020

SCOOP !!!


Scoop!!! Si fa per dire: la notizia del giorno che nessun giornale oggi ha ripreso è stata pubblicata ieri sul sito dell’Ufficio Stampa Rai: “Il Consiglio d’amministrazione, riunito sotto la presidenza di Marcello Foa e alla presenza dell’Amministratore delegato Fabrizio Salini, ha esaminato le implicazioni del protrarsi della crisi del Coronavirus sul piano industriale e ha concluso che purtroppo la tempistica prevista non potrà essere rispettata, essendo la Rai chiamata a onorare il proprio mandato di servizio pubblico in condizioni di emergenza per il Paese e dunque anche per l’azienda Rai.
Il Consiglio ha pertanto deciso, all’unanimità, di rinviare l’implementazione del piano industriale e delle direzioni per generi. Questo significa che fino al 31 dicembre le Reti opereranno secondo le modalità attualmente in vigore. Anche il budget 2020 sarà rinviato di conseguenza”. 
Amen !!! 

Chi vi scrive, in epoca non sospetta, quando giravano solo le bozze segretissime del Piano Industriale, ha sostenuto subito due cose: è concettualmente sbagliato e strutturalmente insostenibile. Vi risparmio quanto già scritto e detto innumerevoli volte e quindi non sarò a lamentarmi su quella che appare come una specie di pietra tombale sul suo futuro. A fine 2020 questo Cda sarà nella sua fase declinante, quando non si toccherà nemmeno la penna sul tavolo e tutti staranno pensando a come ricollocarsi alla sua scadenza, come al solito. Doppio Amen. La parola fine del Piano Industriale non l’ha scritta il Cda ma la penna è stata utilizzata da tante mani:per primo il Governo che in diversi momenti, da diversi esponenti, non ha mai dato tangibili segni di sostegno al Piano e proprio nei giorni scorsi,  come abbiamo scritto, l’azionista di maggioranza al Governo, Patuanelli, ha detto chiaro e tondo “la Rai non è una priorità”. Abbiamo pure scritto tante volte che questo tema era ed è ancora in parte il tema centrale del Servizio Pubblico: quale potrà e dovrà essere il suo futuro. Non si tratta solo di contabilità industriale, non si tratta solo di competizione tecnologica, non si riferisce solo ai problemi di governance ma, ne siamo convinti, si tratta del suo ruolo sociale e culturale in questo Paese in questo determinato momento storico. Questo il buco nero del Piano Industriale che, laddove pure evoca tante volte  il Contratto di Servizio, di fatto pur avendo potuto in parte realizzare specifici adempimenti, non è stato fatto pressoché nulla: mi riferisco al canale in inglese ed istituzionale ai quali erano destinati pochi soldi per fare tanto.  

Di tutta la vicenda del Piano industriale non ha funzionato quasi nulla mentre la sola cosa che è andata benissimo ha riguardato i compensi milionari per chi lo ha scritto e per chi sarebbe stato incaricato di “metterlo a terra” mentre l’unica persona che avrebbe potuto fare qualcosa è stato gentilmente messo in condizioni di uscire da Viale Mazzini (Piero Gaffuri) che esattamente su questo tema, a quanto sembra, ha avuto “qualcosa a che ridire” con il vertice aziendale fino ad arrivare a una specie di “io o lui” ... e …ca va sans dire … è uscito lui. Hai voglia a dire “seria riforma della Rai”: quando manca lo spirito sociale, l’anima, il senso  generale e condiviso, pubblico e trasparente, questo è il risultato. Basta, infine, ricordare la sua genesi: ritardato, mantenuto segreto,  tenuto nei cassetti fino all’inverosimile, riservato a pochi intimi, per dare compiutamente il segno della sua fragilità e il colpo di grazia è stato esattamente  questa mattina quando nessun giornale nazionale ne ha riportato la notizia mentre il Fatto Quotidiano e il Tempo hanno scritto del “congelamento” della multa Agcom quasi come fosse una vittoria.

Altra notizia di cui non si trova traccia su giornali (ripresa solo da ADN) è l’interrogazione da parte di esponenti del PD sulla fake news diffusa dalla Rai secondo la quale il Governo era informato del rischio pandemia e non avrebbe agito per tempo.

“Meglio per voi ignorare, ignorare…” (orazione di Antonio per Cesare). 
È iniziato da pochi giorni l’Anno Zero del Servizio Pubblico. 
Si tratta ora di iniziare a scrivere una nuova storia.

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venerdì 20 marzo 2020

Il dramma e le idee


“Un'idea, un concetto, un'idea. Finché resta un'idea è soltanto un'astrazione. Se potessi mangiare un'idea. Avrei fatto la mia rivoluzione” cantava Giorgio Gaber. 

Ecco,  tutto qui, in queste parole la metafora dell’anno zero della Rai. A noi reclusi in casa non arriva un solo cenno di idea, di qualsiasi cosa possa somigliare a qualcosa che non c’era prima, che nessuno aveva mai immaginato o proposto. Si pregano i gentili lettori di segnalare eventuali dimenticanze o omissioni, nel caso chiederemo subito scusa! Ad esempio, nei giorni scorsi abbiamo scritto della diretta streaming su YouTube promossa dal MiBact, ieri della nota del Ministero della salute sull’informazione rivolta ai bambini (ripresa sulla stampa solo da pochi giornali che da oggi su RaiUno alle 14 inizia un programma specifico: ma Santa Pace, perché una buona notizia come questa non viene annunciata in coda al Tg1 di massimo ascolto?)  e oggi ci sarà il ”coro”  di tutte le radio che alle 11 manderanno in onda l’inno nazionale e così via. In tutte queste iniziative la Rai segue e non anticipa. Non arriva un segnale di un’idea,  un concetto, manco a pagarlo !!! Tutto qui. Hai voglia difendere Viale Mazzini. Non sembrano proprio avere voglia di salire su quello che, forse, potrebbe essere uno degli ultimi treni del Servizio Pubblico.

Questo piccolo blog regala una piccola idea, forse sempliciotta ma forse utile: perché non trovare un piccolo spazio dove si raccontano  solo “istruzioni per l’uso” per le mille difficoltà che tutti sono costretti ad affrontare in queste ore drammatiche? Potrebbe interessare anche le news, si tratterebbe di fornire un aiuto a distinguere le bufale dalla notizie vere (peraltro, questo è un OBBLIGO previsto dal Contratto di Servizio).

Notizia di ieri: il Commissario europeo per il mercato interno e l'industria, Thierry Breton, ha incontrato il CEO di Netflix al quale ha chiesto, insieme alle altre piattaforme on line, di trasmettere in qualità standard e non in alta definizione per "prevenire la congestione di Internet". Si tratta di una vera emergenza tecnologica nel momento in cui la rete è chiamata ad assolvere compiti di importanza strategica. Il Sole 24oredi oggi pubblica un  importante articolo dal titolo “Open Fiber offre la rete per gestire il boom di traffico” a firma Antonella Olivieri. Si legge che “Open Fiber - la j oint Cdp-Enel della rete in fibra - ha registrato in questi giorni un aumento del traffico in download del 50% e in upload del 300%. Sul primo dato incide la richiesta di video e giochi, sul secondo soprattutto lo smart working, e su entrambi applicazioni quali le video conferenze o le lezioni online. Sulla rete di Open Fiber c'è ancora grande capacità in eccesso dal momento che, da una parte, l'infrastruttura alternativa a quella di Telecom - dove c'è - è ancora poco sfruttata e, dall'altra, la scelta tecnologica dell'Ftth (fibra fino all'abitazione) consente di gestire al meglio l'incremento di traffico. Open Fiber ha perciò comunicato all'Agcom (l'Authority nazionale delle comunicazioni) che «è pronta a supportare migrazioni anche massive, per città o area geografica, della clientela degli operatori dalle reti in rame o ibride fibra/rame alla propria rete in fibra su tutta l'area della propria copertura. Questo anche al fine di scongiurare potenziali saturazioni e rischio dell'impossibilità di lavorare per persone e aziende”. Rivolgiamo la stessa domanda a Rai: cosa si intende fare per fronteggiare questo problema o almeno come si intende contribuire a gestire questo problema sulla diffusione streaming di Rai?

Ancora, visto che ogni tanto a qualcuno viene in mente di voler somigliare alla BBC, consigliamo vivamente di leggere quanto riporta PrimaOnline su come il broadcaster britannico (non il suo capo del Governo) affronta la crisi del coronavirus. questo il link:


Si tratta di un vero e proprio “manifesto” di impegni che si intende sostenere ed è stato proposto direttamente da Tony Hall. Ci ha messo la faccia !!! a qualcuno viene in mente qualcosa ??? a qualcuno risulta che a Viale Mazzini qualcuno ha parlato “alla nazione” , ai propri telespettatori (e non solo ai propri) ??? correggeteci se sbagliamo.

Infine, dai bassifondi della cucina: leggiamo sul Tempo, a firma di un certo Luigi Bisignani (???) che durante il recente Cda Rai, mentre tutti i consiglieri erano coperti con le mascherine, a qualcuno è venuto in mente di mangiare un bignè al cioccolato con un risultato disastroso, degno delle migliori comiche. Non riferiamo il nome, per carità di Patria.
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giovedì 19 marzo 2020

La Rai e i bambini,i giovani, gli adulti, gli anziani ...


Anche oggi no news sui giornali (e non è un buon segnale). La sola notizia interessante che riguarda la Rai, il Servizio Pubblico radiotelevisivo, l’ha pubblicata ieri il  sito del Ministero della Salute e ripresa stamattina solo dal Corriere della Sera. La riportiamo volentieri: “In questi giorni di quarantena e con le scuole ormai chiuse da molti giorni, i bambini sono a casa con i genitori e vivono e sentono le preoccupazioni degli adulti. I bambini sono preoccupati esattamente come i grandi. Per cui è importante spiegare ai piccoli, in modo adeguato al grado di comprensione e alla maturità emotiva di ciascun di loro, ciò che sta accadendo. Il non ricevere spiegazioni dagli adulti, in un contesto di tensione ben percepibile, rischia infatti di generare un’ansia ancora maggiore rispetto a quella che può generare una consapevolezza ben gestita. Non bisogna dare per scontato che i bimbi abbiano gli stessi nostri timori. Quando parliamo con i più piccoli è importante sintonizzarsi sulle loro paure e non sulle nostre. Pertanto chiediamo al servizio pubblico di diffondere su tutti i canali Rai, anche quelli non destinati in modo specifico ai bambini, notizie semplici e adeguate ai piccoli … I telegiornali hanno un linguaggio per telespettatori adulti, non adatto ad un bambino. Per cui è compito dei genitori filtrare le notizie e tradurle in un linguaggio adatto ai propri figli, ma riteniamo che sia necessario che anche il servizio pubblico crei spazi in cui si parli ai bambini con un linguaggio adatto e con immagini facilmente riconoscibili”. 

C’era proprio bisogno di farselo dire dal Ministero della Salute???  Hai voglia a dire “non sparate sulla Croce Rossa” di Viale Mazzini e “in questo momento non è il caso di alimentare polemiche”. Obiettiamo: proprio in questo momento è necessario, doveroso, quasi obbligatorio sollevare problemi, obiettare, dibattere e confrontare. Già è difficile farlo in circostanze normali, oggi è ancora più difficile ma non per questo meno necessario. Ma la drammatica, semplice, verità è tutta nella afasia, nella mancanza totale di idee, di intuizioni, di proposte nuove e alternative che possano andare oltre la straordinaria amministrazione dovuta alle circostanze. Questo è il treno che sta perdendo il Servizio Pubblico.

Comunque, se qualcuno da Viale Mazzini volesse chiamare abbiamo una lista di esperti e competenti di ogni genere pronti a dare una mano e proporre idee, anche gratis. Basta chiedere.

A proposito di cose “straordinarie”: ieri abbiamo letto del Segretario dell’Usigrai, Vittorio di Trapani, che ha interloquito con il sottosegretario all’editoria Andrea Martella sul tema degli 80 milioni previsti alla Rai nella recente finanziaria. Cose bizzarre: è cosa buona e giusta che tutti ci si preoccupi delle finanze Rai, però qualcosa non torna. Commenta un nostro autorevole lettore “non stupisce tanto chi chiama ma chi risponde”. Proprio ieri abbiamo scritto come il Governo, l’azionista di maggioranza Rai, il ministro Patuanelli hanno detto chiaro e tondo. “La rai non è una priorità” e non è passato molto tempo da quando altri esponenti dello stesso Governo hanno minacciato la riduzione del canone.
Ieri ancora una volta, durante l’appuntamento quotidiano della Protezione Civile, è successo che RaiNews24 al momento delle domande dei giornalisti ha tolto il collegamento.
Per quanti non hanno fatto caso: rinviate ancora un volta le nomine AgCom.

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mercoledì 18 marzo 2020

Rai: anno zero


Il 2020 fa correre il rischio di essere l’anno zero del Servizio Pubblico Radiotelevisivo. Nei giorni scorsi è successo un fatto che segna lo spartiacque tra una Rai del prima e una del dopo. Da una concezione di Servizio pubblico essenziale, universale e generalista ad uno parziale, relativo e transitorio. Si tratta della storia dei 40 milioni previsti nella manovra economica del Governo a favore della Rai come compensazione dei mancati introiti pubblicitari e poi ritirati nel decreto definitivo. La motivazione ufficiale, fornita dal ministro Patuanelli, azionista di maggioranza del Servizio Pubblico, è stata: “non è una priorità”. Si tratta di un messaggio forte e chiaro con due destinatari: il primo è il Paese, i cittadini, dove si dice chiaro e tondo: “In questo momento drammatico, l’informazione, la comunicazione, la cultura, la coesione sociale che dovrebbe essere sostenuta dalla Rai non è importante, è secondaria, è subordinata ad altre necessità”. In parte è vero: in questo momento ci sono in ballo le vite delle persone, l’integrità fisica della collettività nazionale. Ma è altrettanto vero che il Servizio Pubblico assolve, o dovrebbe assolvere, ad un ruolo di straordinaria importanza proprio in questo esatto momento. I 40  milioni promessi dal Governo e poi ritirati sarebbero stati di enorme valore proprio per attivare quelle iniziative ora più che mai necessarie nelle più disparate idee a sostegno e supporto di quanto i telespettatori chiedono.

Il secondo messaggio è tutto indirizzato al vertice di Viale Mazzini.  Come si può leggere?  una ipotesi è anzitutto in chiave politica: PD e M5S dicono chiaro e tondo al VII piano di Viale Mazzini che i 40 milioni non se li meritano, che la loro inefficienza, i colpevoli ritardi, la mancanza di coraggio e di iniziativa non li ha fatti rendere una “priorità” nazionale e che quindi se la cavassero da soli con quello che hanno. Sottinteso non espresso: questo vertice, non ha credibilità e ascolto a Palazzo Chigi e dintorni. Qualcuno ne dovrà tener conto. 

A questa legnata si è aggiunta ieri sera l’altra relativa al rinvio dei Campionati di calcio europei, dove erano attesi cospicui introiti pubblicitari. Un colpo uno-due da mettere in ginocchio il Piano industriale che già di suo era traballante (come abbiamo scritto tante volte) proprio per la difficoltà a reperire risorse economiche adeguate e sufficienti.  Su questo argomento stupisce il silenzio che lo avvolge: questa mattina solo Il Fatto Quotidiano se ne occupa: nessuno ha fiato e voce, tutti tacciono. Su tutta questa vicenda, la domanda che occorre porsi è semplice: qualcuno ne è responsabile ???

Nel frattempo leggiamo note di agenzia (ADN) dove si titola: “Foa presidia programmi e incontra i dipendenti: rassicurare e incoraggiare”. Grazie Presidente. Però qualcosa non torna: in altra agenzia si legge: “Salini invita direttori a non usare immagini di repertorio con selva microfoni”. Poi, abbiamo visto, che Rai News24, durante la conferenza stampa della Protezione Civile, interrompe il collegamento per dare la linea a La Bussola di Donato Bendicenti. Poi abbiamo saputo di Bruno Vespa che torna in video, Poi abbiamo saputo che al Tg1 è stata sfiorata una rissa tra il direttore Carboni e Giorgino (candidabile alla sua successione). Poi abbiamo saputo che la consigliera Rita Borioni difende la scelta di inserire RaiNews24 nelle edizioni prima occupate dal Tg1. Mettete tutto insieme, e ci risparmiamo altro ancora, e tirate la somma. Notazione a margine di quanto scritto sopra: Foa presidia i programmi??? Abbiamo letto bene ??? Per non farci mancare nulla, qualche genio ha pensato di riproporre Sanremo 2020 con l’aggiunta del meglio di Fiorello tratto da RaiPlay. Geniale !!!

A proposito di ascolti digitali, questi i numeri di Auditel Standard Digitale della scorsa settimana:
Rai  32.000K     Mediaset  100.000K    Sky 166.700   La7  13.000K

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martedì 17 marzo 2020

Emergenza senza deroghe


La  drammatica situazione in cui versa il Paese non dovrebbe ammettere deroghe sull’applicazione delle normative che interessano il Servizio Pubblico, dove si specificano i suoi obblighi, i suoi vincoli e i suoi doveri. Semmai, proprio la contingenza sociale e politica che stiamo attraversando potrebbe e dovrebbe consentire l’applicazione immediata di alcuni indirizzi specifici previsti dal Contratto di Servizio. Il  Contratto di Servizio è un progetto, potrà piacere o meno, essere condivisibile o meno, ma è un progetto ed ha forza di Legge. Si tratta di applicarlo e renderlo operativo e proprio in questi momenti avrebbe un vigore particolare. Proprio in questo si potrebbe cogliere una occasione straordinaria per chiedere alla Politica di distaccarsi dalle sue beghe poltronistiche per risolvere gli annosi problemi della Rai. Ancora: proprio l’emergenza di questi giorni dovrebbe imporre anche alla sua dirigenza uno scarto immediato di iniziativa, di idee e di proposizione che possa consentire alla Rai di mantenere,  rafforzare e sviluppare ulteriormente il suo ruolo.

Questa riflessione si riferisce a quando disposto nei giorni scorsi a proposito dell’inserimento di spazi informativi realizzati da RaiNews24 all’interno delle fasce orarie prima occupate dai Tg.  

Il Contratto di Servizio prevede il Piano Industriale per il triennio 2019-21 e il suo allegato n. 4 è di particolare interesse e merita di essere riletto attentamente. Si riferisce alla rimodulazione dell’offerta informativa del Servizio Pubblico alla luce delle mutazioni in corso su consumi di informazione televisiva e radiofonica e alle innovazioni tecnologiche in corso. Il suo presupposto si riconduce all’art. 25 del Contratto di Servizio dove si legge al punto e) che la Rai è tenuta:
i) presentare alla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, di seguito denominata Commissione parlamentare, per le determinazioni di competenza, entro sei mesi dalla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del presente Contratto di servizio 2018-2022, un piano di riorganizzazione che può prevedere anche la ridefinizione del numero delle testate giornalistiche nonché la riprogettazione e il rafforzamento dell’offerta informativa sul web;
ii) riservare un canale televisivo tematico al genere di cui all’articolo 3, comma 2, lett. a);
iii) attivare strumenti finalizzati a contrastare la diffusione di (fake news) e prevedere in proposito:
- l’istituzione di un osservatorio interno permanente;
- lo sviluppo di specifici prodotti di natura educativa e didattica;
- la realizzazione di iniziative di promozione riguardo ai rischi derivanti dalla diffusione di
notizie false;
iv) sensibilizzare i conduttori dei programmi e i propri, dipendenti e collaboratori, anche
attraverso specifiche azioni formative, ad attenersi scrupolosamente nella loro attività ai
principi del fact checking, adottando le migliori best practice di settore.

Successivamente, al punto v) Piano editoriale: la Rai è tenuta a presentare al Ministero, per le determinazioni di cui all’articolo 13, comma 2, della Convenzione, entro sei mesi dalla data di pubblicazione del presente Contratto nella Gazzetta Ufficiale, un piano editoriale che:
i) sia coerente con la missione e gli obblighi del servizio pubblico;
ii) possa prevedere la rimodulazione del numero dei canali non generalisti e l’eventuale rimodulazione della comunicazione commerciale nell’ambito dei medesimi canali, nonché la ridefinizione della missione dei canali generalisti;

Infine, il Cap.2, par. 3, del  Piano Industriale recentemente approvato prevede esplicitamente che si debba intervenire in quattro aree: editoriale, news, internazionale e industriale. Per quanto riguarda le news si prevedono obblighi principali (•Riorganizzazione assetto e offerta digitale •Prevedere canale tematico di genere •Contrastare fakenews •Adottare factchecking •Valorizzare programmazione d’inchiesta) e un obbligo correlato: realizzare iI progetto di canale tematico.

Tutto qui, semplicemente tutto qui. Questo è un progettto, basta applicarlo!!!

Riportiamo due osservazioni di nostri affezionati lettori. La prima  la propone una nostra lettrice e si riferisce alla necessità di fare attenzione alle persone anziane, a coloro poco propense a smanettare con tablet, pc e cellulari e che vedono a malapena solo il  TgUno. Per queste persone è necessaria un’attenzione mediatica particolare per quanto riguarda le parole, i messaggi, i contenuti che si veicolano sul piccolo schermo. La seconda osservazione riguarda la radio: in questo momento sta svolgendo un servizio che la televisione pubblica non sembra in grado di garantire: il raccordo, il racconto, diretto con i cittadini.  Quasi tutte le trasmissioni in tutti i canali Rai hanno un filo diretto con i cittadini e questo costituisce un servizio pubblico insostituibile.

Infine, segnaliamo tre articoli interessanti. Il primo su Avvenire a firma di Pier Cesare Rivoltella dal titolo "Tecnologia più condivisione: così si può fare buon E-Learning". Il secondo è pubblicato sul Mattino, a firma Gianni Molinari "Lavoro e Chat, tutti on line. Ma quanto regge la rete?". Sempre sul Mattino, a firma Eugenio Mazzarella, "Come la Rai può mutare la didattica on line".

 Un grazie particolare a tutti coloro che ci scrivono e ci telefonano.

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lunedì 16 marzo 2020

Il treno della coesione sociale


Una buona notizia: è stato deciso uno stanziamento straordinario di 40 milioni a favore della Rai per compensare i minori introiti pubblicitari e la sospensione del canone. Ottimo: da utilizzare subito, ad esempio per investirli nei due obblighi del Contratto di Servizio che sarebbero quanto  mai necessari in questo momento, il canale inglese e quello istituzionale.

Ieri un nostro caro e affezionato lettore ha scritto di non sentirsela di esprimere critiche alla Rai in questo momento, evidenziando che si avverte una reazione all’emergenza. Cerchiamo di chiarire il punto di vista di questo blog: si tratta di proporre, di evidenziare ciò che si dovrebbe o non si dovrebbe fare in questo momento proprio per sottolineare la straordinaria opportunità che viene offerta al Servizio Pubblico di riprendere e consolidare il suo ruolo fondamentale nei confronti dei cittadini. Le drammatiche ore e giorni che siamo attraversando offrono infatti la possibilità di essere sulla scena mediatica in modo unico e imparagonabile con quello degli altri operatori.  Sta partendo il treno della coesione sociale come forse mai prima era accaduto: i cittadini, i telespettatori, si organizzano da soli, esprimono la loro partecipazione e vitalità in mille modi, chiedono informazione credibile e qualificata, aggiornata e tempestiva. Si tratta allora di dare vita a spunti anche “creativi” in grado di accompagnare quanto avviene nel Paese in questo momento. Pensiamo alla straordinaria opportunità offerta dalle dirette streaming su YouTube, pensiamo ai flash mob che si organizzano dovunque e alla stessa ora, pensiamo a come fornire un “canale video di ritorno” alle voci e ai volti che a milioni danno fiato alla volontà di andare avanti. Questo è e potrebbe essere Servizio Pubblico,  oltre a già quanto avviene. È fin troppo facile essere abili e capaci il giorno dopo nell’ordinaria amministrazione. La differenza sta nell’esserlo il giorno prima, nella capacità di anticipare e non seguire i fenomeni.  
Si dovrebbe poter dire “Lo ha detto la Rai” e non semplicemente  “Lo ha detto la televisione”.

Ci scrive un altro lettore: in una edizione del Tg3 dei giorni scorsi sono stati intervistati due virologi che hanno fornito due impostazioni completamente diverse sull’opportunità di fare i tamponi a tutti. Scrive il  nostro lettore, e condividiamo pienamente: è necessario che il Sevizio Pubblico adotti una linea, un modello di comunicazione “istituzionale” semplice, chiaro e univoco per non consentire il diffondersi del virus della disinformazione e il diffondersi delle balle via What’sUp. I soggetti che parlano ufficialmente e dai quali si attendono notizie certe sono:  il Governo (nel bene o nel male ma questo è altro discorso),  poi l’Istituto Superiore di Sanità, poi la Protezione Civile e a seguire tutti gli altri.  Non si può e non si deve ingenerare confusione alimentando polemiche utili solo a chi le sostiene. L’Italia deve attenersi a precise disposizioni internazionali dettate dall’OMS e non si può derogare in nome di qualche punto di share. Punto.

A proposito di virologi. Ieri abbiamo scritto che sarebbero state contrattualizzate in Rai due figure, un ex generale dei Carabinieri e un virologo. Sul primo qualcuno si chiede a cosa dovrebbe servire visto che già c'è un dirigente che si occupa di sicurezza, invece non siamo riusciti a sapere il nome del secondo personaggio misterioso. Sarebbe assolutamente necessario sapere chi è, il suo curriculum, il suo approccio al problema che stiamo affrontando, cosa intende fare e che tipo di orientamento propone. Non è irrilevante, non è indifferente.

Altro argomento (che abbiamo affrontato dall’inizio di questa crisi): i minori, le scuole e la formazione a distanza resa obbligatoria dalla chiusura delle scuole e università. Oltre al potenziamento delle trasmissioni nelle reti dedicata appositamente ai bambini e ragazzi, sarebbe utile e necessario predisporre e diffondere una specie di “manifesto” dell’impegno Rai sul fronte editoriale e tecnologico: sapere esattamente come, dove e quando si possono utilizzare materiali (basta pensare all’enorme archivio di Teche Rai e quanto potrebbe essere utile a questo fine) e supporti, fornire tutorial per come attivare procedure e sistemi di comunicazione e relazione tra gruppi.   
  
Da leggere oggi: un fondo di Aldo Grasso sul Corriere dal titolo “La tv fa un passo indietro, con i social c'è un reality di massa” e si legge poi “Ma se la tv è costretta a fare dei passi indietro, i social prosperano. Sono mezzi individuali, che non richiedono le classiche strutture dell'industria tv. E un ambiente dove ci si arrangia. Nascono i generi della quarantena social: la cucina va per la maggiore, insieme al fitness e alla musica. C'è chi ha organizzato un vero e proprio palinsesto quotidiano di dirette social con i vari influencer chiamati all'azione. In questa specie di flusso di coscienza collettivo digitale si mischiano ammirevoli iniziative di beneficienza, occasioni di visibilità, creatività nei nuovi linguaggi, forme di autopromozione”.
Ecco, esattamente in questi termini alla Rai si offre una possibilità più unica che straordinaria: di essere soggetti di una mutazione genetica più forte del Coronavirus, di un cambiamento epocale come forse mai è avvenuto prima. Non si tratta di criticare, ma di pensare ad un futuro possibile del Servizio Pubblico che, comunque, ci verrà addosso.

Infine: molte polemiche in corso sulle disposizioni interne a Viale Mazzini sulle ferie arretrate di dirigenti e giornalisti e sulla creazione di questa “newsroom” affidata ad Antonio Di Bella. Ieri in molti ci hanno riferito una frase ricorrente: “azienda in difficoltà” (forte eufemismo). Torneremo sull'argomento.
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domenica 15 marzo 2020

La tragedia e la beffa


La Rai, il Servizio Pubblico, come il  resto del Paese, sta vivendo un momento drammatico che impone scelte importanti, coraggiose e responsabili. Abbiamo già scritto di come l’Azienda si è trovata del tutto impreparata a gestire l’emergenza, anche perché non ha mai contemperato di dover trovarsi in una crisi di queste dimensioni. Chi vi scrive,  in epoca non sospetta, ha sollevato nelle sedi opportune la necessità di dotarsi di una unità di crisi con il compito di prevedere tutti gli scenari possibili, compresi quelli più gravi. Per quanto ci risulta, nulla di tutto questo è mai avvenuto e la cosiddetta “task force” sul Coroonavirus è stata creata a ridosso dello scoppio della crisi. Abbiamo scritto subito che si poneva un problema immediato e rilevante sulla comunicazione, interna ed esterna all’Azienda, laddove le informazioni che venivano fornite ai cittadini nella loro qualità e nella loro quantità poneva tutto l’apparato informativo della Rai in condizioni di emergenza che richiedevano, da subito,  comportamenti e scelte adeguate.

Per quanto abbiamo letto (dal sito LoSpecialista e da Mario Ajello sul Messaggero) e da quanto abbiamo saputo con alcune telefonate di questa mattina  la situazione sarebbe in questi termini:

Antonio di Bella, già direttore di RaiNews24, e componente la Task force, sarebbe nominato come una specie di “superdirettore delle news sull’emergenza sanitaria” con il compito di coordinare e far convergere a partire da domani sul canale allnews della Rai tutte le informazioni e i servizi prima diffusi dai Tg ai quali rimarrebbero solo le edizioni principali (da ieri sono state tagliate molte edizioni). Si prevedono “finestre” ad orari prestabiliti sulle tre reti a partire dalle 6.30. a partire dall’una di notte tutto il canale news sarà visibile su RaiUno.  Si tratta di una vera rivoluzione copernicana che da un lato impatta sulla gestione dell’emergenza e dall’altro potrebbe prefigurare il famoso piano di Newsroom tanto dibattuto negli anni passati e che pure è parte integrante del Piano Industriale (vedi allegato a parte, che dovrebbe essere sottoposto al giudizio vincolante della Vigilanza). Discorso a parte si dovrebbe fare per il rapporto tra giornalisti ed edizioni dei diversi Tg. Questa manovra sembra indirizzata tutta verso il Tg1. Lettura politica: Di Bella potrebbe essere una soluzione parziale al nodo “nomine” dei telegiornali che, secondo la ricostruzione di Ajello, darebbe un significativo vantaggio al PD senza scontentare troppo il M5S.

Prima valutazione: si chiude la stalla quando i buoi stanno già sono scappati. Abbiamo scritto da giorni che si era in presenza di un ritardo grave e colpevole per il Servizio Pubblico  che non si può compensare con l’aumento degli ascolti generalizzato per tutte le emittenti (vedi i dati pubblicati sul Corriere di oggi:  + un milione nel prime time, da martedì sera superati i 31 milioni di telespettatori), ripetiamo,  non sono solo i numeri che soddisfano il  ruolo del Servizio Pubblico in questo momento. Inoltre, abbiamo  scritto tante volte che RaiNews24 è un canale con ascolti da “prefisso telefonico” (intorno allo 0.6%)  pure se ci lavorano poco meno di 200 giornalisti (e non sappiamo esattamente quanto costa). Era necessario arrivare allo stato di emergenza per capire che si poteva e si doveva utilizzare meglio questo canale che non  riesce ad entrare nemmeno con il sito Web tra i primi 15 siti di informazione on line? Lasciamo perdere poi il tema del suo direttore: questa mattina alcuni ex colleghi ci hanno detto “in questo momento non c’è di meglio”. Bene, allora perché non averlo utilizzato subito, perché aver tergiversato sulle nomine dei Tg? E comunque, ci dicono, sarebbe utile sapere cosa ha fatto il Direttore per risollevare le sorti di RaiNews24 prima della crisi. Bella domanda. Infine, qualcuno ci ha detto: “meglio tardi che mai”. No, scusate, meglio prima che dopo. 

Tutto ciò che avviene “dopo” suona male, quasi beffardo. Era tutto noto prima.

Ieri notte sarebbe arrivata una mail  ai dirigenti con la quali li si invita (obbliga?) a prendere ferie dal 16 al 3 aprile per chi ha maturato fino a 50 giorni di arretrati mentre di 15 giorni per chi ne ha maturati più di 50 mentre risulta una diversa comunicazione inviata a tutti gli altri dipendenti. A parte il fatto che si scoperchia un buco clamoroso: ci sono moltissimi dirigenti e giornalisti con incarichi dirigenziali che hanno un passivo di ferie arretrate che pesano moltissimo sulle casse Rai e che nessuno finora è risuscito ad imporre lo smaltimento. La domanda è lecita: perché ??? Inoltre è arrivata, sembra proprio questa mattina, una mail a tutto il resto del personale dove si invita ad attivare un processo eccezionale di “cessione e scambio” di giorni di ferie e giorni di recupero arretrati (PF, PR etc) in un’ottica di “solidarietà” con dettagliate procedure. Si tratta di un argomento molto complesso e delicato, specie se riguarda il settore informazione: cosa potrebbe anticipare una scelta di questo genere? che se si è in grado di gestire l’emergenza con meno persone si potrebbe fare lo stesso quando sarà finita l’emergenza ?

Infine, sembra che siano stati affidati due incarichi molto particolari: il primo a Paolo Piccinelli, ex ufficiale dei Carabinieri, e il secondo ad un virologo. Mentre per il primo si può comprendere la portata, per il secondo sarebbe importante sapere i criteri con i quali è stato selezionato: in questo momento gli scienziati non sono tutti concordi sulle scelte da compiere.

Ieri è avvenuto un esperimento importante promosso dal MiBact: da tenerne conto e sarà necessario riflettere su come, ee su quanto il Servizio Pubblico potrebbe e dovrebbe fare sul terrreno "dell'ascolto" degli utenti e dei cittadini.

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