giovedì 15 luglio 2021

Salini e Foa: un Cordiale Saluto


Ieri pomeriggio Fabrizio Salini e Marcello Foa hanno inviato una mail di saluto ai dipendenti Rai. Un atto cortese e dovuto. Peccato che non abbiano inviato anche un saluto simile agli utenti del Servizio Pubblico, ai radiotelespettatori che pagano il canone. Anche questo sarebbe stato un atto cortese e dovuto. Anche noi, nel nostro piccolo, gli inviamo un saluto e un sentito ringraziamento. In fin dei conti, il saluto gli è dovuto perché Bloggorai in questi tre anni è cresciuto anche in quanto avevamo loro come interlocutori. Li ringraziamo perché, alla fin fine, dal loro punto di vista e a modo loro, hanno lavorato secondo coscienza per il bene della Rai. 

Che poi ci siano riusciti o meno è altro discorso.

Purtroppo, nella giurisprudenza, nel sistema legislativo, non si ammettono categorie del comportamento umano quali il coraggio, la forza, la determinazione, la tenacia, la curiosità e lo spirito aperto e libero. Salini e Foa, in buona compagna del loro cerchio magico, in parte esterno e in buona parte interno, non si possono ringraziare per quanto non hanno fatto, per quanto avrebbero potuto e dovuto fare, per quanto sarebbe stato loro possibile cavalcare su praterie inesplorate al di fuori delle norme e delle prassi.

Ci limitiamo solo ad alcune considerazioni. Non hanno avuto il coraggio di aprire l’Azienda verso l’esterno, ad esempio con il Piano industriale che è stato tenuto lunghi mesi chiuso nei cassetti; non hanno avuto la forza di applicare buona parte di quanto prescritto dal Contratto di Servizio (esempio i canali inglese e istituzionale) e non hanno nemmeno provato ad aprire il dibattito per quello che si dovrà sottoscrivere il prossimo anno; non hanno avuto la lungimiranza di pensare al futuro del Servizio Pubblico oltre e dopo di loro, prendendo spunto da quanto fatto, ad esempio, dalla BBC che da diversi anni si interroga sui suoi anni a venire. 

Non hanno avuto la determinazione di affrontare con forza il tema dell’informazione, della rimodulazione dell’offerta giornalistica, perno essenziale del Servizio Pubblico. Non è stato fatto un solo piccolo passo avanti verso quella “media company” che all’inizio del loro mandato si erano piccati vanto di voler realizzare. Si vantano invece di un risultato che non è farina del loro sacco, Rai Play, dimenticando di aver consentito che buona parte della dirigenza della tecnostruttura dell’Azienda sia stata smantellata e messa nelle condizioni di dover lasciare l’incarico (Gaffuri, Serafini, Morello, Isola, Balestrieri, Fatale etc.) proprio nel momento in cui la competizione tencologica diventa centrale per il futuro della RAI. Non hanno avuto la forza e il coraggio di staccare il cordone ombelicale con la politica, operando nomine sempre sotto il segno della spartizione più becera e clientelare, senza criteri trasparenti e verificabili. E pure quando la politica mostrava i ruvidi segni della sua ingerenza, non hanno trovato la forza per battere i pugni sul tavolo e resistere, minacciando magari pure l’arma suprema delle dimissioni. Financo quando il suo azionista di maggioranza, all’epoca Gualtieri, ha usato parole sferzanti sul loro operato amministrativo, non hanno battuto ciglio, come se nulla fosse. 

Non hanno avuto la curiosità di aprirsi verso l’esterno per capire se c’è vita oltre Viale Mazzini: qualcuno ricorda dell’idea degli Stati generali dell’audiovisivo? Si potevano e si dovevano fare anche se la “politica” a quel tempo male li avrebbe sopportati. È stato creato, e non per volere loro o dello Spirito Santo, l’Ufficio Studi che non ha potuto fare quanto possibile e utile per poi affidarlo successivamente ad una persona, meritevole e stimabile ci mancherebbe, Claudia Mazzola, che di quel settore non aveva nessuna competenza conoscenza ed esperienza quando al suo interno c’erano già pronte le persone che avrebbero potuto e dovuto rilevare quell’incarico. Non hanno avuto la forza e il coraggio di liberare l’Azienda dall’ingerenza pesante, occulta quanto palese, degli agenti artistici e delle case di produzione esterna opprimendo e strerilizzando ogni spirito creativo pur ancora ben presente all’interno dell’Azienda. È stata creata una apposita direzione dalla quale siamo ancora tutti in attesa di scoprire le sue rivoluzionarie creazioni. È stata creata una direzione Documentari della quale si ricorda la magnifica esperienza del programma su Pompei, realizzato dai francesi e giapponesi. Infine, lo spirito libero e aperto. Chi vi scrive ha provato a suggerire, a gratis, senza richiedere nulla in cambio, idee e proposte per aprire il dibattito finalizzato a scoprire nuove dimensioni sul ruolo del Servizio Pubblico nell’era digitale o provare ad avere visioni diverse del Servizio Pubblico prossimo venturo: nulla, un muro di gomma e di silenzio. Vogliamo poi dibattere su  cosa, come e quanto la più grande Azienda di comunicazione del Paese ha “comunicato” al suo interno e al suo esterno? La Direzione Comunicazione ha avuto un drammatico quanto formidabile “laboratorio” a disposizione prima, durante e dopo i giorni  del Covid. Cosa ne è uscito?

Per finire, si sta profilando una grave minaccia verso il canone che, per quanto previsto dal PNRR, che potrebbe tornare ad essere riscosso nel vecchio modo, anticipando il ritorno ad una evasione di dimensioni preoccupanti. A Viale Mazzini è probabile che di questa vicenda nemmeno se n'erano accorti. Tanto, qualcuno avrà pensato, ci penseranno quelli che verranno.

Non aggiungiamo molto oltre, sarà poi la Storia a scrivere le giuste pagine su questi tre anni. Ci tornano in mente quanti, anche tra i nostri amici, dicevano fiduciosi e speranzosi “lasciamoli fare e poi giudicheremo”. Ecco, hanno fatto … o meglio, non hanno fatto. Ora possiamo giudicare.

Caro Salini, caro Foa, un cordiale saluto. 

bloggorai@gmail.com

ps: in giornata è probabile un post di aggionamento
 

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