venerdì 31 luglio 2020

La Rai, il PD e Bisanzio


Parafrasando ”dietro la notizia … niente” con “dietro il niente … la notizia”. 
Oggi ci troviamo esattamente in questa situazione: non c’è nulla da commentare o da proporre come riflessione interessante (e temiamo che potrebbe essere così per molti giorni ancora) però ci sono un paio di cosette che vale la pene da tenere in conto, tanto per tenerci allenati ad un sano esercizio di dietrologia.

1) Per chi è pratico anche lontanamente delle liturgie, dei pesi e contrappesi, dei bizantinismi e delle paturnie del PD romano conosce quasi certamente Goffredo Bettini. Giovanissimo dirigente FGCI negli anni '70, navigatissimo, scaltrissimo e volponissimo “signore delle tessere e principe dei voti” a Roma e dintorni. Uno di quelli che seppure non parla, il suo silenzio può pesare molto in Via del Nazzareno. Facciamo un passo indietro e torniamo ad una delle tante analisi di scenario che abbiamo proposto su questo blog. Da tempo, infatti, abbiamo scritto che il PD vive con relativa sofferenza l’attuale gestione Rai e, in particolare, l’attuale AD Salini, ai loro occhi vittima arrendevole ai limiti della complicità con chi lo ha nominato (M5S e Lega)
Ciò detto, a Bettini nei giorni scorsi gli è scappato dalle dita un Tweet dove si legge: ” @AntDiBella è stato designato per la sede RAI a NY. Arriveranno meglio le notizie che vengono dagli Usa. Ma Salini incoscientemente si è fatto sfuggire un fuoriclasse che avrebbe potuto dare una mano decisiva alla programmazione e alla direzione dell'informazione pubblica”. Una battuta innocente come un rinoceronte che starnuta in una cristalleria. Sempre a proposito di Bisanzio: in Rai non sono da meno, indipendentemente dal partito di riferimento. A viale Mazzini qualche solito malignoso sostiene che a Di Bella di andare a New York gli andrebbe pure bene, in attesa magari che la Patria lo possa richiamare nel momento del bisogno, cioè quando a giugno prossimo alcuni abitanti del VII piano torneranno alle loro faccende domestiche. Bettini, intanto, ci ha messo un cappellino … poi … si vedrà. Che volpino!!! E dove poi Di Bella avrebbe potuto “dare una mano”? Proprio alla “alla programmazione e alla direzione dell'informazione pubblica”. Chapeau !!!

2) Attenzione:  il solito bene informato Marco Antonellis scrive che nei giorni scorsi ci sarebbe stato il consueto incontro “riservato” questa volta tra Salini e Veltroni. Gatta ci cova o per meglio dire: assemblea di volpi, strage di galline. Ovviamente, il riserbo dell’incontro lascia aperte tutte le supposizioni e non ultima quella di un innocente scambio di pensieri estivi su dove passare le prossime vacanze discutendo amenamente di cinema e programmi (puro caso, sia Bettini quanto Veltroni sono esperti di cinema). Dunque, tutti innocenti. Però una voce (già, pure noi, ogni tanto abbiamo qualche visione e ascoltiamo qualche voce) ci dice che sia stato toccato un argomento molto a cuore a tante persone: la fiction e la direzione lasciata libera dalla Andreatta passata a Netflix/Mediaset. L’idea peregrina che la Direzione di Rai Fiction possa costituire un escamotage per far rimanere a bordo Rai Salini e forse qualche suo amico sodale non è del tutto inconsistente.
E torniamo a riflessioni già proposte: passato ferragosto, a settembre si aprono i grandi giochi che vedono anzitutto le elezioni regionali dagli esiti molto incerti. Il quadro economico e sociale del Paese non è affatto tranquillo e l’autunno potrebbe presentarsi gradivo di rischi. Il riflesso sul Governo potrebbe essere anche pesante e indurre a rimescolamenti rapidi e imprevisti. Il tutto avendo sempre bene a mente l’orizzonte dell’elezione del Presidente della Repubblica il cui semestre bianco inizia proprio il 3 agosto 2021, per puro caso di poco antecedente il rinnovo dell’attuale vertice Rai. Sempre per puro caso, tra i tanti nomi che sono girati per l’Alto Incarico c’è pure quello di Veltroni … così … tanto per giocare. Come si dice a Roma: “a noi i bizantini ce spicciano casa !!!”

Ecco dunque che tutto di intreccia e si accartoccia, in un turbine di mosse e azzardi difficili da interpretare e contestualizzare. “Ceci n'est pas une pipe” tanto per rimanere nel bel mondo delle immagini e della apparenze dove non sempre ciò che si vede corrisponde alla realtà.

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ps: nei prossimi giorni usciremo quando ci saranno notizie o argomenti interessanti: 
rimanete comunque sintonizzati !!!

giovedì 30 luglio 2020

Rai Sociale

La sola notizia meritevole di attenzione oggi si riferisce alla nomina di Giovanni Parapini come Direttore di Rai per il Sociale. Auguri !!!

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mercoledì 29 luglio 2020

Rai: dichiarare lo stato di emergenza


Oggi il Cda Rai potrebbe, dovrebbe o vorrebbe dichiarare lo stato di emergenza. Ci sono tutti i presupposti: anzitutto i numeri dei conti in rosso per oggi e per domani (2021), il Piano industriale “congelato” fino al 31 dicembre e alla vigilia della sua scadenza che coincide con quella dello stesso Cda, piano editoriale scomparso, programmi che annaspano, palinsesti gravidi di incognite e l’autunno che presto si presenterà con il conto del blocco delle produzioni dovuto al Coronavirus e tutte le sue difficoltà di un passato dove la sola novità di rilievo editoriale è stata la partenza di Rai Play (tutto dire), l’incombente minaccia della transizione al DVB-T2 sul quale Viale Mazzini manifesta un ostinato silenzio disattendendo quanto esplicitamente previsto dal Contratto di Servizio.

Si potrebbe continuare ma ci limitiamo a questi pochi elementi per valutare seriamente l’apertura di una situazione di emergenza del Servizio Pubblico. Tanto per essere chiari e tranquilli: questa Governance Rai è il problema non la soluzione. Aggiungiamo la ciliegina (amara): da tempo si parlava della dovuta assunzione dei giornalisti precari che hanno vinto il concorso. Ora sembra che a qualcuno è venuta la brillante idea di sospendere o rinviare tutto, magari per consentire alla Rai di poter accedere ai contributi di solidarietà previsti, appunto, dai provvedimenti governativi di emergenza. Non si può fare!!! Non si deve fare!!! Dalla deroga, alla proroga e ora alla surroga: con i soldi di uno paghi l’altro!

Come potete immaginare, oggi non c’è nulla da segnalare dalla stampa. Riportiamo invece segnalazioni di un nostro solito attento lettore:
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F    From Digital TV Europe (2020-07-23). French media regulator the CSA has given Delphine Ernotte-Cunci a new five-year term as director-general of France Télévisions, the first time an incumbent has had their mandate extended in this way. The watchdog said that it had chosen Ernotte for a second term on the basis of her competence and experience and its analysis of the strategic projects presented by the eight candidates for the role at interviews this week.
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F   From CSA (FR) (2020-07-22). Le Conseil supérieur de l’audiovisuel, réuni en assemblée plénière le 22 juillet 2020, a nommé Delphine Ernotte Cunci à la présidence de France Télévisions, pour une durée de cinq ans à compter du 22 août 2020 sur le fondement de l’article 47-4 de la loi du 30 septembre 1986, modifiée par la loi du 15 septembre 2013. La décision motivée prescrite par la loi est disponible en pièce jointe. Lors de son audition, l’actuelle présidente du service public a présenté une longue série de mesures : création d’un think tank et d’états généraux « pour imaginer la télévision de demain».
Proprio come avviene da noi … la stessa cosa … pari pari … uguale !!!!
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martedì 28 luglio 2020

Il bar di Viale Mazzini


Già di solito, in questo periodo, c’è poco o nulla. Oggi men che meno e allora ci dobbiamo accontentare di uno scooppino ripassato in padella che ci era sfuggito. Meglio tardi che mai. 

Allora, dicono, si racconta, riferiscono i soliti bene informati nel bel mondo della politica, che prima di andare all’incontro riservato e privato con Conte, Salini abbia incontrato il suo ministro di riferimento, cioè l’azionista di maggioranza, cioè Roberto Gualtieri. Con lui, sembra, si è parlato giocoforza di conti e di numeri ma non solo. Il ragionamento, sempre proposto dalla Struttura Qoppa, è molto semplice: il Piano industriale è fermo e l’anno prossimo sarà scaduto, quest’anno abbiamo avuto il Covid con tutte le sue conseguenze negative per le casse di Viale Mazzini, l’anno prossimo inizierà la grande battaglia per l’elezione del Presidente della Repubblica e, per puro caso o per fatal combinazione, a giugno 2021 scadrà questo Cda Rai. Allora, non si potrebbe immaginare, per necessità  e opportunità, una proroga della sua scadenza? Magari, vai a sapere, potrebbe convenire un po’ a tutti, maggioranza e opposizione, e se necessario si potrebbe immaginare qualche aggiustamento. Fantasioso ma non inverosimile. Ora, per quanto siamo riusciti a capire, su questo tema il PD non ha molte orecchie e l’idea di lasciare la Rai al duo Salini/Foa e compagnia cantando ancora per altro tempo non ha fatto per nulla entusiasmare Gualtieri. 

A quel punto, non sapendo più a che santo votarsi, si sarebbe recato in pellegrinaggio a Palazzo Chigi dove pure, a quanto sembra, su questo tema non stappano bottiglie di champagne alla vista di Salini accompagnato da qualche suo fidato collaboratore (a quanto riportano notizie dal VII piano tira aria di forte tensione e un motivo sottotraccia sarebbe proprio nella difficoltà a trasformare i contratti di collaborazione temporanea in tempo indeterminato). Il tema politico è il venire meno di un “azionista politico” di riferimento Rai. I soli che ogni tanto provano a far capolino e illanguidirsi alle lodi di Salini sono sparuti parlamentari 5S. Punto, a capo. Tutto il resto dell’arco parlamentare, ben che vada, è sempre pronto a sparare a palle incatenate a partire dal canone.

Come vi abbiamo accennato, robetta… Chiacchere da bar … Amenità estive.

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lunedì 27 luglio 2020

Rai: forever Young !!!


La storia e la memoria possono fare brutti scherzi. In genere, si dice, che noi siano ciò che ci è consentito raccontare. Del futuro possiamo avere visioni, suggestioni, immagini oniriche che potranno non avverarsi mai. The future is unwtritten… e ce lo ricorda bene lo stesso Cicerone quando afferma che “La storia è testimonianza del passato, luce di verità, vita della memoria, maestra di vita, annunciatrice dei tempi antichi”.

Già… Annunciatrice dei tempi antichi… In mancanza di meglio, questa mattina lo spunto ce lo fornisce Aldo Grasso sul Corriere con un titolo che è tutto un programma: “Rai Uno e quella nostalgia «canaglia» che allontana i giovani”. Nel comunicato Rai si legge “… un vero e proprio tuffo nel passato con tanti grandi ospiti, italiani e internazionali, pronti a ricordare gli anni più belli di sempre, tra oggetti del passato e canzoni del cuore”.

Giust’appunto ieri sera, tra il torpore e il calore, ci siamo deliziati con Raffaella Carrà che ha intervistato Sofia Loren (con buona pace e goduria della Ditta Ballandi che ha visto la sua firma come coproduttore del programma e con felice quanto gaudente soddisfazione dell’ex direttore di RaiTre Coletta che ha fermamente voluto quel programma, strappandolo ad una feroce concorrenza… sic! ).
Aldo Grasso se la prende con la proposizione del meglio del meglio del meglio di Carlo Conti… un po’ come  proporre il meglio del meglio di Techedeche… come la 28a puntata di Montalbano, il massimo della goduria estiva, meglio di un ghiacciolo alla menta. Come non dargli ragione? Da tempo si osserva con buona pace di tutti, che l’Azienda si sta progressivamente e inesorabilmente gerontocratizzando. Pure lo steso Fiorello (60 anni), che secondo alcuni geni della lampada, vorrebbe “parlare ai giovani” ha lanciato la nuova Rai Play con Pippo Baudo. Già, allontanare i giovani. Ricordiamo che, alla vigilia del piano industriale della BBC del 2018, quando Tony Hall e il Board ebbero chiara evidenza dell’erosione del pubblico giovane dai loro programmi, cercarono immediatamente, prima in modo riservato e poi aperto all’esterno, di avviare un vasto dibattito sul  futuro dell’emittente pubblica inglese. A proposito di storia e memoria, ci tornano in mente le improvvise (e aggiungiamo noi misteriose) dimissioni di Celli nel lontano 7 febbraio 2001 (presidente Roberto Zaccaria e il logo della Rai era una farfalla) presentate perché “Non riesco a portare avanti il progetto industriale" (versione ufficiale). Cosa c’entra Celli con Salini? Ci sarebbe molto da dibattere.

Solitamente non ci occupiamo di programmi e di persone, ma è difficile non osservare come ostinatamente questa Azienda, questa Rai, questo Consiglio di Amministrazione, tutto intero, non hanno la voglia, la forza o il coraggio di fare un colpo di reni, un guizzo creativo che sia uno non solo e non tanto per inventare una nuova produzione. Eppure hanno creato una direzione apposita, eppure qualche buontempone mena vanto di velleità di “media company”, qualche bene intenzionato spera ancora in un Piano industriale e della sua riorganizzazione per linee verticali. Chi, dove, quando??? Di cosa si parla quand’anche non si riesce a inventare uno straccio di nuova trasmissione in grado di far sollevare il ciglio destro dell’occhio sinistro (orbo) ???  Bho,.. Fa già caldo, lasciamo perdere…

Veniamo ora ad un paio di riflessioni proposte dai nostri lettori (che ringraziamo vivamente). La prima, divertente ma neanche tanto, ci riporta prima alla famigerata Struttura Delta operante in Rai (epoca Berlusconi) e ora alla Struttura Qoppa (operante forse su Viale Mazzini e in epoca di nonsisabenechi). Osserva il nostro lettore: la prima evocava un potere forte, quasi militare, la seconda un mondo che somiglia a Paperopoli. Lettura suggestiva.

L’altra riflessione prende spunto da una delle dichiarazioni rese in Vigilanza da Salini quando ha “risposto” in merito all’incontro con il Presiddente Conte: “ho proposto di avviare un confronto tra tutti gli operatori dell’audiovisivo”. Scrive il nostro lettore e sintetizza una nostra lettrice: “Sono necessari 3 confronti. Il primo si riferisce all’intero perimetro delle TLC (quello che nella Legge Gasparri viene definito SIC); il secondo riguarda la presenza dello Stato nelle infrastrutture strategiche di interresse nazionale, dove al suo interno si trova il SP audiovisivo; infine, il terzo dovrebbe interessare più specificamente il destino della Rai sulla natura, la missione, il ruolo e gli obblighi che il servizio pubblico multimediale nazionale dovrebbe avere oggi e domani. Dalla somma di questi tre ambiti, suggerisce la nostra lettrice, si potrà intravvedere quale “nuova Rai” si prospetta all’orizzonte.
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sabato 25 luglio 2020

Il sabato del villaggio: dalla deroga alla proroga


Nei luoghi di campagna, come forse anche nei luoghi di mare, succede che quando la mattina si va all’edicola a prendere i giornali non si trovano sempre quelli che si cercano. “In questo periodo ci sono quelli che vengono da fuori…” e le copie non sono sufficienti e allora è necessario accontentarsi. Lo spunto rimane: “quelli che vengono da fuori” e il pensiero corre velocemente a quanti a Viale Mazzini sono venuti da fuori, talvolta un po’ spocchiosi e talvolta un po’ arroganti… del genere “ora vi facciamo vedere noi come si gestisce la Rai”.

Stamattina, of course, non una riga meritevole di attenzione sui temi del Servizio Pubblico. Va bene… ci stà… i colleghi giustamente sono in vacanza. Allora ne approfittiamo per chiarire e approfondire un problemino semplice semplice. 

Torniamo sempre all’audizione in Vigilanza di Salini. È successo che un paio di parlamentari, dell’opposizione ovviamente (ma non dovrebbe essere tanto ovvio, anzi!!!) hanno sollevato la questione del presunto incontro tra lo stesso Salini e il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Abbiamo scritto più volte su questo blog in proposito perché di tale incontro si sapevano solo presunti resoconti riportati informalmente e lo stesso incontro era avvolto nel mistero:  mai dichiarato o confermato ufficialmente. Ci ronzava per la testa un retro pensiero che pure un nostro lettore ci ha risvegliato: tenuto conto dell’ora tarda in cui si è conclusa l’audizione della Vigilanza, forse anche a noi appennicati sul divano, ci era sfuggito un dettaglio di grande rilevanza. Allora, per fregola di precisione, siamo andati a riascoltare le rispostte di Salini che ha iniziato a fornire ai parlamentari intorno alle 22. Esattamente, secondo il timer della registrazione (https://webtv.camera.it/evento/16554 ) al minuto 2:24:18 Salini afferma “Con il Presidente del Consiglio è stato un incontro istituzionale… e  ho ribadito concetti e contenuti che ho più volte affermato pubblicamente: ovvero certezze di risorse per quanto riguarda il canone … Credo che riforma della governance dell’Azienda sia necessaria ...E' la mia opinione … e poi ho suggerito un confronto tra tutti gli operatori dell’audiovisivo”. Bene, così stanno le cose: l’AD ha confermato l’incontro e ci ha riferito cosa lui ha esposto a Conte (non sappiamo cosa Conte ha risposto). Evidentemente la Struttura Qoppa, venendo da fuori, non è pratica di certe cose e non è in grado di suggerire le mosse opportune, necessarie e convenienti. Avrebbe dovuto sapere che non è opportuno che l’AD Rai si incontri con il Presidente del Consiglio senza previa “consultazione” con i ministri competenti (Patuanelli e Gualtieri). Il tema del canone è argomento troppo complesso per essere affrontato in tale contesto “governativo” e non parlamentare: riguarda una Legge dello Stato che non rientra nelle disponibilità del Governo. Ma la frittata più grossa Salini l’ha fatta esternando la sua personale opinione sulla necessità di riformare la governance dell’Azienda. Come si dice: ha fatto pipì fuori dal vaso!!! Questo tema non può e non deve essere materia di confronto “istituzionale” tra lui e il Presidente del Consiglio. Conte ha nel suo programma di Governo, al punto 14,  la riforma dell’intero sistema delle TLC che magari non si farà mai, ma a lui certo compete la materia mentre a Salini NO !!! Le sue opinioni personali sono del tutto lecite, ma le può esternare di fronte ad una birretta fresca in riva al mare e forse non propriamente a Palazzo Chigi, e poi… quali sarebbero queste idee? In cosa si dovrebbe concretizzare la riforma della governance? Una riduzione del numero dei consiglieri? Una durata più lunga del Cda? Diversi criteri di nomina dei consiglieri rispetto a quelli attuali?

All’AD Rai non competono “istituzionalmente” questi temi mentre gli compete la corretta gestione dell’Azienda, compresa l’applicazione puntuale degli obblighi di Contratto di Servizio, sui quali invece si sorvola allegramente nell’imbarazzante silenzio di maggioranza e opposizione (in verità un po’ meno). Punto, a capo. Ecco tornare in campo la solerte Struttura Qoppa: vista l’aria che tira (drammatica su tutti i fronti: Covid … conti in rosso, Piano industriale congelato etc) perché non trovare un sotterfugio che consenta di “allungare” la durata di questo Cda? Dalla deroga alla proroga, il passo è breve. Il tema è la sua permanenza a Viale Mazzini oltre la fine del suo mandato?Di questo hanno discusso Salini e Conte?

Infine, torniamo per l’ultima volta all’argomento Eleonora Andreatta che pure è stato sollevato sempre in Vigilanza: Salini ha dichiarato di essere “rammaricato" e che trattandosi di “scelte personali” non ci sarebbe nulla da aggiungere. Ma come? Invece di “bucare le gomme della macchina” alla Andreatta pur di impedirgli di uscire da Viale Mazzini (dove ha consolidato una preziosa esperienza che, graziosamente, ora ha portato in regalo a Netflix/Mediaset maturata a carico Rai) ora si limita ad esprimere “rammarico”? Non si tratta di “scelte personali” magari irrobustite da congruo raddoppio di stipendio (con buona pace del nuovo presidente ADRAI che invoca il libero mercato e lo sblocco del  tetto dei 240 mila euro per gli stipendi dei dirigenti) ma di danno aziendale: perchè non è stato trattato un patto di non concorrenza come si usa in tutte le aziende normali? “perché la Rai NON è un’azienda normale” come ci ripete costantemente un autorevole dirigente del VII piano.  Già, ma questo la Struttura Qoppa non lo ha ancora capito bene. Invece ha capito bene quanto più o meno avvenuto recentemente quando sono stati “incoraggiati” o per meglio dire non adeguatamente trattenuti autorevoli e qualificati dirigenti non facili da sostituire o reperire sul “mercato”. Tanto per non fare nomi: Gaffuri, Serafini ed altri già citati.  

Chiudiamo riportando una simpatica rubrichetta proposta da Italia Oggi: Periscopio a cura di Paolo Siepi dove si leggono stralci del libro di Carlo Verdelli sulla Rai. Salini vuole risparmiare? Basta leggere; A) il contratto di Servizio; B) il libro di Verdelli. In tutti e due i documento si parla i riduzione del numero delle edizioni e delle testate giornalistiche. Un sacco di milioni.

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venerdì 24 luglio 2020

Insostenibile leggerezza dell'essere


Riceviamo e volentieri pubblichiamo:il Signor Mario Poitorno sostiene di non appartenere alla Struttura Quoppa (vedi post di ieri). Ne prendiamo atto.

Bene… veniamo, o meglio torniamo, all’audizione di Salini in Vigilanza perché manca qualcosa da raccontare. Ad un certo punto, un parlamentare (non ricordo il nome ma non è difficile recuperalo) ha chiesto all’AD cosa intende fare in vista della transizione al DVB-T2. Risposta? Bho!!! Allora, tanto per rinfrescare la memoria alla famigerata Struttura Qoppa: il Contratto di Servizio DISPONE che (art.15.1) “In coerenza con l’obiettivo di conseguire una gestione efficiente dello spettro ed in linea con la decisione del Parlamento Europeo e del Consiglio 2017/899, del 17 maggio 2017 la Rai si impegna a rispettare le scadenze della tabella di marcia nazionale per la liberazione della banda 700MHz”… e successivamente all’art. 17.1 “1. La Rai garantisce l'informazione al pubblico in ciascuna area tecnica nel corso dell’attuazione della tabella di marcia nazionale per la liberazione della banda 700MHz, utilizzando le emissioni televisive e radiofoniche e il web. Tale informazione dovrà essere fornita senza interruzioni fino a quando le attività non saranno ultimate in tutto il territorio nazionale”. A meno che si intenda avvalersi del voto unanime del Cda del 14 giugno che dispone “faccio quello che mi pare in deroga…” questo argomento non può e non deve essere sottaciuto e tantomeno sottovalutato. In ballo c’è buona parte della sopravvivenza del Servizio Pubblico e non solo e non tanto per il 2030, per quando si prevede il possibile spegnimento del digitale terrestre, ma già dal 2023, anno entro quale le frequenze debbono necessariamente essere liberate e buona parte dell’attuale parco televisori dovrà essere rottamato e sostituito con uno nuovo o con l’obbligo di dotarsi di un nuovo decoder. 

Superfluo ricordare che il MISE ha scritto chiaro e tondo che un apparato privo di sintonizzatore, come potrebbe essere una Smart Tv di nuova generazione, NON è tenuto al pagamento del canone e in un epoca di crescita esponenziale di consumo tv in streaming quanti avranno voglia di imbarcarsi nell’avventura della transizione al DVB-T2 piuttosto che rifugiarsi nelle più comode e allettanti proposte della televisione via Web? Forse, qualcuno a Viale Mazzini e vie adiacenti (Teulada) sta lì a sperare che ci possa essere un rinvio delle scadenze previste dalla roadmap predisposta da AGCom (vedi quanto abbiamo scritto in precedenza sull’argomento). Ma, seppure fosse e appare alquanto improbabile (le Telco hanno pagato ed esigono l’incasso, nonché il 5G non ammette ritardi) questo non giustifica in alcun modo il silenzio Rai. Magari qualcuno sostiene pure che sarebbe compito del MISE sostenere adeguatamente la campagna di comunicazione verso il pubblico ma,  ripetiamo, il Contratto di Servizio pone in capo a Rai l’OBBLIGO non la deroga a informare i cittadini. Punto, a capo. Una voce molto maligna al settimo piano di dice “… non affrontano l’argomento perché non sanno di cosa si parla e comunque, le possibili ricadute negative per Rai non sarà un affare che li riguarda… saranno scaduti come lo yoghurt…”. Ecco,  questa, in sintesi, la differenza tra visioni: tra chi vede il proprio ruolo al servizio del Servizio e quindi si prende in carico problemi che vanno oltre il proprio destino personale e chi bada solo alla personale sopravvivenza. Ci ha scritto ieri uno dei tanti autorevoli lettori sempre a proposito dell’audizione di Salini in Vigilanza: “… Sembra che la politica e l’attuale Governance Rai abbiano trovato una formidabile sintonia sul vuoto pneumatico… Una volta la Rai aveva il compito di esporre e far comprendere la rilevanza delle questioni gestionali ed economiche oggi invece l'intento sembra semplicemente prendere tempo, rinviare, derogare e rinviare i problemi agli sfortunati che dovranno gestire una crisi economica senza uguali nella storia dell’Azienda”. Inutile ricordare che, ormai non è la prima volta, che si evoca lo spettro dell’Alitalia.  

A proposito di spettri, di risparmi e di costi e di Contratto di Servizio. Quest’ultimo si dovrebbe considerare come una specie di Libro Sacro salvifico e taumaturgico. Contiene quanto basta per affrontare e gestire problemi complessi. Si vuole risparmiare e portare a casa qualche decina di milioni e forse più? Basta applicare quanto disposto in merito alla ”rimodulazione delle testate giornalistiche” e, tra queste, a Rai News24 e i suoi oltre 190 giornalisti con un share medio annuo da prefisso telefonico. 

Leggiamo oggi sul Fatto Quotidiano a firma Gianluca Roselli un titolo che è tutto un programma “Conti in rosso la Rai col buco: 50 milioni ora e 200 nel 2021. Calo ascolti preoccupa il day-time della rete ammiraglia” e, all’interno del pezzo una nota curiosa: Ma ai piani alti di Viale Mazzini si stanno valutando pure altre azioni. Per esempio stoppare il canale in inglese e quello istituzionale, entrambi bloccati per motivi diversi”. Forse abbiamo letto male. Si tratta dello stesso argomento di cui sopra: non si può derogare a proprio libero arbitrio un preciso obbligo del Contratto di Servizio (art.12.1) che IMPONE alla Rai di “… garantire la produzione, la distribuzione e la trasmissione di contenuti audiovisivi all’estero, finalizzati alla conoscenza e alla valorizzazione della lingua, della cultura e dell'impresa italiana attraverso l'utilizzazione e la diffusione delle più significative produzioni audiovisive nazionali, nonché di programmi specifici”. Attenzione, questa storia non è solo una fonte di spesa ma può divenire un formidabile strumento di attrazione di risorse, per la Rai e per il Paese. Anche questo, evidentemente, qualcuno ritiene che si possa “derogare” magari con la maggioranza qualificata del Cda e il voto di 5 consiglieri. Auguri!!! 

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giovedì 23 luglio 2020

Lo Scoop !!!


Mettetevi comodi, abbiamo uno Scoop !!! Negli anni passati (era geologica Berlusconi) esisteva in Rai la cosiddetta struttura Delta, semiclandestina quanto potente perché legata a triplo filo con la politica di riferimento (Berlusconi). La notizia del giorno che proponiamo in esclusiva è la scoperta di una nuova struttura Ultra Segreta incaricata di predisporre le strategie aziendali e scrivere i discorsi dell’AD Salini, in specie quando si reca in audizione in Vigilanza Rai. La struttura si chiama Qoppa e vi possiamo svelare, secondo nostre fonti riservate, alcuni nomi tra quelli che ne fanno parte: Bartolomeo Cellinetti, Augustino Piandiporti, Claudia Smagassai e Mario Poitorno. Sappiamo di altri ma siamo in attesa di conferma. Alcuni dicono che dietro le vicende, costose, del Piano Industriale, ci sia il loro zampino.

Bene, veniamo a ieri sera. Alle 22.37 si è conclusa allo stremo delle forze e delle normali capacità intellettive, la prevista audizione dell’AD Salini in Vigilanza Rai. Vi auguriamo di avere avuto di meglio da fare nella vita, però se un giorno lontano vi verrà voglia di raccontare ai vostri nipoti come andavano le cose nel 2020, la registrazione di quanto avvenuto in una sede parlamentare vi potrà essere di grande aiuto. 
Cominciamo dall’oggetto della convocazione: sapere come Rai intende rispondere alle sollecitazioni della Commissione in merito alla politica verso gli agenti e le società di produzione esterne, argomento sul quale anche recentemente, all’unanimità, la Vigilanza ha votato un preciso atto di indirizzo. L’ordine del giorno poi è stato allungato e di mezzo c’è stato messo dentro tutto lo scibile radiotelevisivo universo mondo. Il che ha dato modo, dietro suggerimento della Struttura Qoppa, di consentire a Salini di fare una relazione ai limiti della sopportazione umana. I furbetti, in tal modo, pensavano e forse a ragione, di restringere lo spazio degli interventi e delle domande dei parlamentari. E così è andata. Esauriti gli interrogativi e risvegliati i presenti che nel frattempo si erano accartocciati sui banchi in preda a sindromi percettive deficitarie e carenze idriche, tutti a casa con la gentile preghiera del Presidente Barachini affinché l’ultimo, uscendo, spenga la luce.

La  sintesi di Salini è molto semplice: i conti vanno male, noi siamo stati, siamo e saremo bravi e lo saremo ancora di più se ci date risorse (extragettito Rai); Andreatta è una brava ex collega (un parlamentare ha insinuato il dubbio che avendo lo stesso Salini l’interim della Fiction possa poi proseguire il suo mandato sotto mentite spoglie); Rai Play è una figata pazzesca che tutta Europa ci invidia e facciamo paura a Netflix e Amazon ed altre amenità che per carità di Patria vi risparmiamo. Ci mancherebbe: vale sempre la storiella: “Oste… com’è il vino ???? è booono… compà…. è bbbooono !!!” 

Peccato che non ha risposto ad un paio di domande esistenziali, vitali per comprendere come vanno le cose del mondo (del loro mondo). La prima: conferma o meno di avere incontrato recentemente il presidente del Consiglio Giuseppe Conte? Si o no? Non è molto difficile rispondere e non si tratta di una domandina da poco conto, non è gossip. Delle due l’una: o chi scrive racconta  balle e allora va denunciato, sputtanato, svillaneggiato e posto sulla gogna mediatica per danno alla reputazione aziendale, oppure è vero e magari si rivendica pure la legittimità e allora sarà opportuno far sapere quali sono stati gli oggetti della conversazione, a meno si voglia sostenere che hanno parlato di come organizzare una gita ai Castelli per il fine settimana. Ma questo problema, curiosamente, non interessa più di tanto i commissari 5S che, da veri signori, hanno ignorato e sono passati avanti lasciando i problemi reali dell’Azienda ad appannaggio semiesclusivo dei partiti di opposizione. Già, dimenticavo, in questo governo siedono esponenti del calibro di Patuanelli e Boccia che non hanno dato particolari segni di amore verso la Rai. Inoltre, si tratta degli stessi partiti che hanno votato il nuovo consiglio AgCom: il cantiniere di Mediaset sta ancora stappando bottiglie a fontanella.

Quando, intorno alle 22 e passa, Salini ha iniziato, con fatica, a rimettere in  ordine le domande e dare qualche risposta,  di questo argomento si è dimenticato… si capisce… "me ne rendo conto” come usava ripetere Peter Sellers in Oltre il giardino. Altra domanda, posta da Gasparri: viste le  note difficoltà finanziarie dovute al calo della pubblicità, ma perché invece di applicare una politica di sconti forzato sulle tariffe non applicate un prezzo adeguato??? Già, in fin dei conti, non si capisce bene perché si debba perseguire nelle attuali contingenze di mercato, questo tipo di politica commerciale che sin dal periodo Piscopo/Gubitosi veniva praticata al fine di “”spazzolare” le agenzie media. Domanda semplice, risposta complessa.

Veniamo, infine, ad un argomento a nostro avviso molto rilevante: lo scorso 14 giugno il Cda Rai ha approvato all’unanimità una  delibera dove si può “derogare” ai vincoli posti da Vigilanza e AgCom sulle relazioni  con agenti e società esterne purché in consiglio ci sia una maggioranza qualificata di almeno 5 consiglieri su sette. Tombola!!! Facciamoci a capire… è un po’ come dire: la Legge dispone che è reato scippare la pensione alle persone anziane, però, in caso di necessità, si può derogare a fin di bene. Alla faccia del Kilmangiaro!!! La Struttura Qoppa (vi risparmiamo il sottotitolo che a Viale Mazzini alcuni gli hanno assegnato) ha colpito ancora!!! Alcuni, solo alcuni parlamentari (i 5S erano e sono tuttora affascinati dall’agire dell’AD) hanno osservato che così non si potrebbe fare: non si può derogare alle indicazioni del Parlamento a proprio piacimento, ancor più su un tema e in un momento di particolare gravità come questo. Però, è bene sempre ricordare, che su questo tema l’attuale Cda ha fatto scuola e basti solo pensare alle “deroghe” sugli obblighi posti del contratto di Servizio (rimodulazione del numero delle testate, canali inglese e istituzionale etc etc etc).  

Dimenticavamo un dettaglio importante: in apertura di seduta, Salini si è scusato con i parlamentari per i ritardi nelle comunicazioni con la Vigilanza: “Se nelle ultime settimane non è seguita sempre una risposta immediata è stato dovuto alla necessità di mettere a punto meccanismi interni durante l'emergenza sanitaria. Mi scuso davvero e mi impegno a fornire risposte con maggiore puntualità". I commissari hanno inviato sentiti ringraziamenti. Geniale !!!!

Infine, per rimanere nel solco del titolo del post di ieri, segnaliamo un interessante articolo, a firma Celestino Spada, comparso sull’ultimo numero di Mondoperaio, con il titolo “L’irrilevanza della Rai”. Appunto.

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mercoledì 22 luglio 2020

Irrilevanza


Doveroso un "caldo" ringraziamento ai nostri attenti lettori che, seppure nei due giorni precedenti non abbiamo pubblicato pressoché nulla, hanno puntato il blog. Grazie!!! Nonostante il caldo, la carenza pressoché totale di notizie e dibattito sul Servizio Pubblico e la Rai (due “cose” ormai diverse) questo fatto porta a ritenere che si tratta di argomenti che ancora interessano molte persone. 

Nel frattempo, abbiamo raccolto qualche elemento di riflessione. Il primo riguarda i dati sulla crescita di consumo di video in streaming durante questo primo semestre 2020 contrassegnato dalla crisi del Coronavirus. Nei giorni scorsi sono stati pubblicati alcuni documenti che è utile tenere bene a memoria:

Il percorso, il perimetro entro il quale si svilupperà il futuro del servizio pubblico è tutto segnato e non sembra proprio una passeggiata tra viole e mammole. Aumenta in modo rilevante il consumo streaming in termini di ore, in termini di prodotti, in termini di piattaforma utilizzate mentre, vedi dati Auditel Standard digitale, la Rai rimane sempre al palo:


Ogni commento è superfluo: basta confrotnare questi dati con quelli dei mesi precedenti!!!


A propostito di palo: è passato pressoché inosservato un articolo di Aldo Fontanarosa, comparso su Repubblica.It (https://www.repubblica.it/economia/2020/06/29/news/lo_stato_vende_frequenze_a_prezzo_di_saldo_a_breve_la_tv_andra_tutta_via_internet_-260368523/ ) dove si legge: “Lo Stato vende frequenze a prezzo di saldo. "A breve la tv andrà tutta via Internet"… Gli incassi, in ogni caso, finanzieranno il bonus per l'acquisto di televisori e decoder di nuova generazione (Dvb-T2) destinato alle famiglie in difficoltà … La World Radiocommunication Conference (WRC-23) deciderà, tra pochi mesi, la data di pensionamento della televisione digitale terrestre… In concreto, la conferenza stabilirà la scadenza entro la quale le emittenti (come Rai, Mediaset, la7 e le altre, in Italia) dovranno abbandonare le reti e le frequenze che oggi occupano sul digitale terrestre (in una banda detta UHF)… Queste emittenti, evidentemente, non saranno chiuse oppure oscurate. Nel 2028, forse già nel 2027, tutte le nostre televisioni proporranno i loro programmi solo via Internet (come oggi Netflix o Amazon Prime) grazie all'enorme capacità di trasmissione garantita dalle tecnologie del 5G e del 6G. Se dunque le frequenze televisive sono destinate a uscire di scena, perché rimpiazzate dal web ultra-veloce, ecco spiegato il loro valore sempre più basso… La stessa tecnologia satellitare è prossima al pensionamento. Non a caso Sky Italia si è trasformata in un operatore che offre connessioni Internet ultra-rapide. Anche Sky, dunque, guarda alla Rete come alla tecnologia cui affidare i propri canali in un futuro ormai prossimo”.

Ce n’è quanto basta per riproporre temi che questo blog ha sollevato da tempo: la definizione di una strategia industriale, non solo finanziaria, con la quale il Servizio Pubblico e la Rai (forse, sempre più due entità diverse) dovranno fronteggiare la minaccia incombente che mira dritta al cuore della sua stessa sopravvivenza. La pistola puntata ha una marca e si chiama “Risorse” che saranno sempre meno e sempre più problematiche in un contesto dove il Servizio Pubblico e la Rai sembrano assumere caratteristiche “irrilevanti” nel contesto della definizione delle politiche sulle infrastrutture di interesse strategico nazionale (vedi il recente Stati generali dell’economia dove si è trattato di tutto, compreso il vino, meno che di informazione e comunicazione).  

Ieri sono stati presentati i palinsesti di Sky (vedi le recenti interviste di Maximo Ibarra delle quali abbiamo accennato). Tra le righe, segnaliamo dichiarazioni di Giovanni Ciarliarello a proposito di Tv8: “Gli italiani sono cambiati e sono diventati più digitali, il potere di acquisto è destinato nei prossimi mesi a concentrarsi ancora di più, gli investitori mireranno in maniera ancora più precisa all’efficienza delle proprie campagne e le tecnologie e le offerte che come la nostra sono in grado di dare garanzie da questo punto di vista potranno fare la differenza. E’ fondamentale usare i dati, la tecnologia, e la creatività meglio degli altri”. Appunto, esattamente come avviene dalla parti di Viale Mazzini e vie adiacenti.

Si è svolto ieri a Viale Mazzini il Cda dove sono stati affrontati i temi di budget e le prospettive di “lacrime e sangue” che si intravvedono all’orizzonte (vi abbiamo anticipato qualche numero). Questa sera è prevista l’audizione di Salini in Vigilanza Rai sul tema dumping pubblicità: nessuno molla l’osso.

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lunedì 20 luglio 2020

L'estate è vicina

Leggiamo sul Fatto Quotidiano di oggi:

"Dammi il gomito" Il Pd di Nicola Zingaretti detesta la Rai già sovranista del presidente Marcello Foa: ma l'aria rivoluzionaria dell'ambasciata francese fa dare di gomito a tutti a due, con evidente trasporto 

(didascalia di foto con i due che si danno di gomito). Punto, a capo.

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domenica 19 luglio 2020

Un brivido di emozione pura

Questa mattina “bussiamo con i piedi” nel senso che al pranzo della domenica ci presentiamo con le mani ingombre di qualche spunto di riflessione e l’occasione la prendiamo da una citazione di Bernard-Henry Lèvy all’interno di una sua intervista al Venerdì di Repubblica ancora in edicola: “Cito il padre dell’anatomia patologica Rudolf Virchow, che disse <Un’epidemia è un fenomeno sociale che ha alcuni risvolti clinici >”. Senza nessuna ambizione o velleità, per carità, prima che qualche nostro attento lettore ci possa bacchettare le dita: una cosa vagamente simile lo abbiamo scritto all’inizio della crisi del Covid dove, in particolare segnalavamo i problemi connessi ai linguaggi, ai temi, alle immagini proposte dal Servizio Pubblico. Da rivedere la citazione di Gina Kolada (comparsa sul New York Times) del 21 maggio (Quando finisce una pandemia).

Bene, allora facciamo come fa la Rai che ormai per abitudine ci propone tutti i Santi giorni Techedeche, repliche di Montalbano  e questa sera  … In attesa delle nuove puntate Rai3 ripropone “A Raccontare Comincia Tu” di e con Raffaella Carrà che si intrattiene affabilmente con Loretta Goggi.  Che brivido di emozione pura !!! Così messe le cose, proponiamo ai nostri lettori, se non avessero di meglio da fare e speriamo proprio che invece ne hanno in quantità, di rileggere alcuni post comparsi su questo blog durante la scorsa settimana. Sono successe due cose che meritano di essere ricordate: la nomina dei commissari AgCom e la presentazione dei palinsesti. Bastano da sole per vivere di rendita.

Bene. Punto, a capo. In questi giorni sta andando in onda sulle reti Mediaset uno spot promozionale/istituzionale che merita di essere visto con attenzione: questo il link


e se proprio volete deliziarvi con una perla rara, per i cultori della materia, vi proponiamo uno spot sul Servizio pubblico inglese:

pregiatissimo, da vedere con attenzione e carta e penna alla mano.  Buona domenica!

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sabato 18 luglio 2020

I palinsesti, le lacrime e il sangue della Rai

Nessuno può dire che la Rai non proponga un’offerta editoriale varia nei generi, di qualità nei contenuti e di diffusione nelle diverse piattaforme. Lo ha fatto da sempre nella sua storia  e, speriamo, possa continuare a farlo nel suo futuro: non  sono mai mancati programmi e proposte sempre di alto livello e comunque sempre di soggetti che la televisione commerciale non si sogna lontanamente di mandare in onda, per sua natura e cultura. Tutto questo però non è sufficiente per comprendere il percorso da proseguire e dove questo possa portare il Servizio Pubblico.

Nel sommario della cartella stampa distribuita in occasione della presentazione dei palinsesti Rai non compare il capitolo “intrattenimento”. Per un verso è corretto in quanto non rappresenta una “direzione” o una struttura di produzione. Per altro verso, rappresenta un genere che gode di molta fortuna nel Servizio pubblico e ancora più in quello privato. Tant’è che, con buona pace di chi è interessato a tutt’altri generi, la “narrazione televisiva” si concentra su questo tipo di prodotto e, ancora di più, se all’intrattenimento viene associata l’informazione: infotainment. Prendiamo spunto da una nota a firma Antonio Dipollina su Repubblica di oggi dal titolo “Il successo del reality Temptation nel deserto dell'altra tv” per andare, sempre a palle incatenate, a cercare di inchiodare le responsabilità di chi gestisce l’Azienda di Servizio Pubblico radiotelevisivo. Leggiamo: “Temptation Island tecnicamente un docureality, che su Canale 5 anche l'altra sera è andato verso i 4 milioni di spettatori e il 24% di share. Appunto, è una proposta fresca — per quanto registratissima — e inedita per queste serate: fa il pieno di tutto il pubblico di riferimento e si piazza esattamente all'incrocio tra ultrapop, narrazioni basiche di sentimenti tritati all'inverosimile, bailamme sui social, commenti su commenti per censurare o esaltare le gesta dei protagonisti”.

Allora, i temi sono il deserto della proposta editoriale, le icone del nostro tempo televisivo, la pubblicità e il ruolo, appunto del Servizio Pubblico.

In un certo senso ha ragione Dipollina, i vari programmi come Temtaption Island, L’isola di famosi, Ciao Darwin, Tu si que vales, La pupa e il secchione (tutto Mediaset) occupano con successo esattamente quel vuoto che si determina quando i palinsesti delle altre reti non offrono di meglio. Conosciamo bene alcuni “polli” di Viale Mazzini e sappiamo bene quanto ad alcuni di loro piacerebbe razzolare in quel campo e quanto ad altri a loro vicini (e complici… gli agenti) sguazzerebbero volentierissimo in quel pollaio se pure la Rai potesse fare qualcosa che gli somiglia. Provate ad immaginare la goduria dei vari Presta, Caschetto, Ercolani, Ballandi, Banijay e compagnia cantando che potrebbero fare compagnia di giro con i loro protetti tra una rete e l’altra, tra un canale e l’altro, tra un programma e l’altro. 

In Rai qualcuno si consola con altro genere di infotainment dove il tema non è solo e tanto il contenuto, la struttura narrativa, ma  chi lo conduce e se questi appartiene o meno ad una corrente di partito in auge nello specifico momento in cui vengono presentai i palinsesti. Di questo si parla (vedi stamattina Roselli sul fatto). Ora la domanda ormai stantia è: fino a che punto la Rai deve rincorrere Mediaset su questi terreni, fino a che punto deve alimentare e foraggiare, direttamente o indirettamente, questi pollai? E veniamo all’attualità: la Regina, l’icona, la sintesi televisiva di tutto questo ed altro ancora si chiama, appunto, Maria De Filippi. Con tutto il rispetto che merita e la simpatia di cui può godere nel grande pubblico, lo scandalo della sua presenza in prima serata su Rai Uno non è solo e tanto nel fatto che non siano state valorizzate “risorse interne” quanto nel fatto che si alimenta una sorta di “ibridazione” di genere tra televisione pubblica e commerciale. La sua presenza incrementa, come già avvenuto in precedenti occasioni e pure con altri personaggi, il pensiero sublime (o subliminale) che la “televisione” è un fritto misto dove c’è “posta (o) per tutti” e ognuno concorre a far girare la stessa trottola.

Nei giorni scorsi, durante un raffinato ed accademico dibattito tra persone colte e sofisticate (!!!), ci si chiedeva perché la vicenda delle corna tra Belen e il suo fidanzato riscuotessero tanta attenzione mediatica (al pari di altre edificanti vicende di cronaca gossippara), la risposta è sempre molto semplice e chiara: tutto concorre a spargere concime nel pollaio e a far crescere polli e galline. Notoriamente, il vuoto non esiste in natura, figuriamoci in televisione.

E veniamo agli allegati connessi: il circo Barnum della televisione costa a tutti. A chi la produce e a chi la consuma. Si tratta di un biglietto che è necessario staccare per poter assistere allo spettacolo e la pubblicità che, in particolare in questo momento, è scarsa e non sufficiente per tutti.

Per la Rai, per quanto sappiamo, i tempi si prospettano assai duri: lacrime e sangue all’orizzonte. I risultati economici per l’anno corrente prevedono una perdita di circa 50 mln di euro (compresi i 10 di mancati introiti dei canoni speciali, anche a causa del Coronavirus). Per il prossimo anno i numeri sono impressionanti: si mette in conto una perdita secca di circa 210 mln al netto di riduzioni sui ricavi da canone e da pubblicità dove si prevede una riduzione rispetto all’anno precedente di poco meno di 100 mln. Il tema che si porrà agli amministratori di Viale Mazzini, quelli di oggi e quelli di domani, sarà la posizione finanziaria netta, a quanto ammonterà e per quanto le banche saranno disposte a sostenere il credito all’Azienda. In questa contabilità, al momento, non si tiene conto delle minacce "politiche" di riduzione del canone semprre presenti aall'interno del Governo.

Risparmiare, ottimizzare, rendere più efficiente e produttiva la macchina aziendale in tutti i suoi aspetti (come peraltro previsto dal Piano Industriale ora in naftalina) è una leva strategica che non si riesce a rilevare dai programmi presentati. Quanto costano nel loro complesso e quanto rendono? Non solo dal punto di vista strettamente economico, ma anche da quello sociale e culturale: quanto costa e quanto rende alimentare il sottofondo percettivo del Servizio Pubblico sempre più simile alla televisione commerciale?

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venerdì 17 luglio 2020

Rai: palinsesti a palle incatenate

Abbiamo atteso la lettura dei quotidiani di questa mattina prima di proporre una riflessione sulla presentazione dei palinsesti Rai, avvenuta ieri, per essere (quasi) certi di avere capito (forse) bene quanto è stato detto. Questi, in ordine, i titoli e i sommari del Corriere, Repubblica e La Stampa: “C'è De Filippi tra i big Rai. Alla star Mediaset affidata una serata sui femminicidi. Due programmi per Clerici, incerte Cuccarini e Isoardi La stagione tv Amadeus e Fiorello fanno il bis a Sanremo che slitta a marzo per il Covid soliti noti. La nuova Rai assomiglia a quella vecchia, del resto la tv è ripetizione, funziona il volto già visto piuttosto che l'inedito”; “Il volto di Canale 5 condurrà un evento su Rai Uno. Coletta e la tv delle donne. Ma su De Filippi è già polemica”; “Il palinsesto dei soliti noti Sanremo a Fiorello-Amadeus, Venier la domenica. Largo alle trasmissioni over 60 con "The voice senior" della Clerici, la Perego si occupa di nonni e nipoti.” Le firme dei pezzi sono di Renato Franco, Silvia Fumarola e Michela Tamburrino. Se avete voglia, provate a cercare altri titoli di altri giornali o siti web e tirate una riga per trovare la “somma” cioè la “notizia” sui palinsesti Rai e vedete cosa ne viene fuori.

Senza scomodare McLuhan sul medium e il messaggio, ma la sintesi, la rappresentazione simbolica, iconica, il sommario, la quintessenza dei palinsesti, cioè la cifra dei programmi, il prodotto e l’immagine dell’Azienda, la sua funzione primordiale, la sua natura primogenita… si contiene tutto in poche parole: usato sicuro, fritto misto ripassato in padella. Magari anche saporito e appetitoso. Non solo non c’è pressoché nulla di nuovo, ma nel poco del nulla brilla la sorpresa di dover apprendere che la sola spinta creativa consiste nel leggere che le novità che invece avrebbero dovuto esserci (anche per forza di legge) erano del tutto assenti. A questo proposito ribadiamo quando accennato ieri: perché non è stata detta una parola una sui nuovi canali inglese e istituzionale che la Rai è OBBLIGATA a mandare in onda come espresso appunto nel Contratto di servizio e che pure il Cda, nonché il piano Industriale, prevedono esplicitamente? Perché non è stata detta una parola sul vincolo di dover “rimodulare” il numero delle testate giornalistiche? E che dire della Direzione Nuovi format? La crisi del Covid, drammaticamente, ha rappresentato pure una straordinari occasione per studiare e sperimentare nuovi prodotti, programmi, formati appunto. Qualcuno sa qualcosa?

Forse siamo esagerati e magari tentati di sparare sulla Croce Rossa che comunque un merito egregio lo ha sempre, a priori, e magari ci è difficile distinguere il grano dal loglio ma con tutta la buona volontà difficile andare oltre il già visto e sentito.
Di un solo aspetto possiamo riconoscere all’AD Salini di aver centrato il momento storico del Servizio Pubblico: quando ha posto il problema di quale “racconto” del Paese la Rai è responsabile. Si è posto, correttamente, la domanda, ma non ha saputo o voluto o potuto trovare una risposta convincente e persuasiva ed ha lasciato, colpevolmente, che la locomotiva Rai si lanciasse sul binario morto delle sue difficoltà e incertezze. Gli è stato chiesto cosa prevede per il bilancio 2021: “vedremo”!!! Già, tanto non ci sarà più lui a doverne rispondere alla prossima presentazione dei palinsesti del prossimo anno. Salini ha scoperchiato, bontà sua, la pentola dove ribolle la crisi esistenziale del Servizio Pubblico: i programmi, e i personaggi che li conducono, rappresentano infatti i frammenti di una narrazione complessa che interessa dinamiche sociali, culturali ed economiche in movimento e continua trasformazione che non sembra la Rai sia in grado di intercettare correttamente.

Avete voglia di fare un paragone? Guardate cosa ti hanno combinato gli inglesi (BBC, ITV, Channel 4 e 5) con questo spot: https://www.bbc.co.uk/mediacentre/latestnews/2020/our-stories e leggete attentantamente il claim: “Le nostre storie sono le vostre storie”.

La domanda sempre più necessaria da porre è molto semplice: quanto questo palinsesto rappresenta e risponde non solo alla legge (contratto di servizio) che impone scelte editoriali molto definite ma anche alle nuove esigenze di qualità e di quantità di prodotti audiovisivi in grado di intercettare bisogni e necessità della collettività nazionale.  La collettività nazionale, il Paese, siamo proprio certi che smania ed è in crisi di astinenza per sapere chi condurrà La prova del cuoco o di vedere la Signora di canale 5 sugli schermi di Rai Uno? Forse magari anche si e forse gli ascolti e gli inserzionisti pubblicitari saranno anche felici e contenti. Era da vedere e ascoltare l’enfasi che il direttore di RaiUno Stefano Coletta ha posto nel presentare The voice Over ’60 come pure ha ringraziato per il grande onore di avere la De Filippi sulla “sua” rete e somiglia allo stesso Coletta che quando era direttore di Rai tre ha ringraziato commosso la Carrà e il  suo agente (Sic) di avergli concesso la grazia di tornare sugli schermi della “sua” rete. Non era difficile immaginare che il  tema De Filippi oggi sarebbe stato in pagina sui giornali. 

Appunto, il medium è il messaggio e il messaggio è questo è molto chiaro: non potendo contare sul futuro, la Rai si affida sul passato, sulla benevolenza della concorrenza e sulla speranza della Provvidenza. Una domanda che nessuno ieri ha posto a Salini: delle “nuove” produzioni” quanto pesano gli agenti e le società esterne? Quanto, in termini assoluti e percentuali, è stata ripresa e applicata l’indicazione della Vigilanza su questo argomento?

Torniamo ad un argomento più serio. Dimenticate il Patto del camper, dimenticate il Patto del Nazzareno, dimenticate tutto ciò che somiglia ad un inciucio, un accordo sottobanco, un cippe e cioppe… quello che è successo due giorni addietro alla Camera e al Senato con l’elezione dei nuovi consigli di AgCom e Privacy è qualcosa di completamente diverso e imparagonabile. Nelle precedenti versioni di accordi, più o meno palesi, il quadro generale degli equilibri politici era sotto il segno della forza che i vari contendenti erano in grado di dispiegare. Ora, quanto è avvenuto con l’elezione del nuovo consiglio AgCom il segno è esattamente contrario. È stata espressa tutta la debolezza di una politica, di partiti che riescono solo a balbettare scelte che hanno il respiro di un mattino. Su questo blog abbiamo fatto spesso l’elenco dei problemi che per i prossimi sette anni dovranno riguardare tutto il perimetro delle TLC e la Rai e cosa ne è venuto fuori? Guardate i nomi, leggete i CV e traetene le conseguenze. Il solo tratto comune che lega almeno di due grandi patti (camper e Nazareno) è l’oggetto, le preda, della contesa: la Rai e, inoltre, seduti al tavolo pressoché gli stessi commensali. Per  meglio dire, uno sicuro (Berlusconi) l’altro variabile. Il primo, non ci sono dubbi, per come è andata in questo giro AgCom, potrebbe avere offerto ostriche e champagne per tutti. Autorevoli colleghi, interni ed esterni Rai hanno commento “è andata molto peggio di quanto temevamo”.

Ieri, durante la presentazione dei palinsesti Rai, ci è stata proposta una citazione che non abbiamo potuto verificare ma ve la proponiamo per quanto è suggestiva: “Un’Azienda fallisce prima lentamente  e poi crolla improvvisamente”. Dovrebbe essere di Hemingway. Auguri … per tutti.

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giovedì 16 luglio 2020

waiting for news

Oggi il post potrebbe essere pubblicato più tardi o anche domattina ... 
siamo in attesa di notizie e aggiornamenti.
buona giornata 


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mercoledì 15 luglio 2020

Rai: primi colpi di cannone


Forse, sembra, vedremo… dipende: fino a ieri mattina queste le parole che molti (compreso questo blog) usavano per descrivere quanto sarebbe potuto succedere con le nomine AgCom e Privacy. Tutto sembrava opaco, confuso e incerto: i nomi in ballo andavano e tornavano, veti incrociati che sembravano muri di cemento e, alla fine, zacheeeteee… trulallero trulallà… i  nomi sono votati e alle 5 della sera i nuovi consigli erano pressoché nominati (manca il Presidente Agcom). 

Cosa ci dice tutto questo? Necessario osservare causa e pretesto. La causa era forte e difficilmente derogabile. Da oltre un anno i consigli erano scaduti ed era pressoché indifferibile fare le nuove nomine. Durante tutti questi mesi la politica non è stata in grado di essere trasparente ed efficiente e le trattative sui candidati, nonché i risultati, ne sono la prova provata. Comunque, ora i giochi sono fatti e c’è poco da aggiungere. Con questo consiglio si faranno i conti per i prossimi anni e c’è solo da farsi gli auguri.

Ora passiamo al pretesto. Da tempo si è scritto e letto di accordi, di incontri più o meno riservati, di trattative a tutto campo tra maggioranza e opposizione e all’interno della stessa maggioranza. Il voto di ieri ha fornito uno scatto fotografico della situazione con i partiti che non hanno votato compatti i propri candidati. In particolare il M5S dove sono state molto numerose le defezioni sulle indicazioni di Crimi mentre il PD ha dovuto subire lo scalamento di Giacomelli da candidato presidente a semplice commissario. Questo voto è leggibile sotto il segno di una Pax televisiva? Ancora presto per dirlo. Da ricordare il recente incontro (ovviamente mai confermato o smentito) tra Luigi Di Maio e Gianni Letta che avrebbe avuto esattamente questo tema come oggetto di confronto come poi quello (sempre presunto) tra Conte e Salini. Certo è che almeno due tra i quattro nuovi commissari non sono affatto sgraditi a Mediaset: la Aria da tempo era la candidata ufficiale di Berlusconi e lo stesso Giacomelli (sottosegretario alle TLC nel Governo Renzi sostenitore dell’abolizione del canone) vanta solide amicizie da quelle parti e difficile immaginarlo come “amico fraterno” di Viale Mazzini: da ricordare quanto affermato non molto tempo addietro “…che sia imposto alla Rai di limitare ancora di più, molto di più, la pubblicità, perché Rai sia sempre di più servizio pubblico e sempre meno una realtà con una dimensione di concorrenza commerciale”. Ecco, tutto qui, molto semplice. Esattamente quello di cui si dibatte da giorni: togliere pubblicità alla Rai per ripartirla agli altri soggetti, Mediaset per prima. Punto, a capo. Poi magari si potrà pure discutere nel merito delle risorse Rai e da dove debbano provenire per fare cosa, ma questo, al momento, è un altro tema.

Oggi Claudio Plazzotta pubblica su Italia Oggi i dati sulla raccolta pubblicitaria durante i mesi scorsi: Rai brilla con -37% e -51 mln rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tutto il comparto Tv segna un totale di  -42% e  -229 mln. Brutta aria e, come abbiamo scritto più volte, sarà il tema delle risorse a tenere banco nelle prossime settimane. Del resto, è la stessa brutta aria che tira su tutta la scena politica.

Del resto, è la stessa brutta aria che tira pure intorno e dentro Viale Mazzini. Ieri abbiamo ricevuto e volentieri pubblichiamo la sintesi di due commenti. Il primo ci propone una suggestiva metafora sul destino del Servizio Pubblico “… non solo i treni sono passati ma anche la stazione è stata proprio chiusa e noi non siamo piu' neanche viaggiatori in attesa di salire sul treno ma solo barboni che nel fabbricato dismesso bivaccano in attesa che arrivi il volontario della Caritas con la zuppa”. Disarmante ma convincente.

Il secondo, attento e autorevole lettore, ci propone una riflessione: “Il servizio pubblico televisivo non esiste più. Perlomeno quello che eravamo abituati a riconoscere nella RAI o quello che pensavamo dovessero essere le caratteristiche fondanti di tale servizio. Pensate a quelle 3 o 4 caratteristiche peculiari di tale servizio e poi cercatele in un qualsiasi broadcast tv e poi ancora in qualche social media che va per la maggiore… Che vuol dire fare “servizio pubblico”?  Si può fare SP per tutte le 24 ore, tutti i giorni e tutte le settimane? Dobbiamo rincorrere lo share? Possiamo fregarcene dello share? Ci sono fasce più deboli che devono essere tutelate siano queste in mezzo agli usufruitori o siano in Parlamento? Dobbiamo fermarci a scrivere nuove regole perché il mondo è cambiato ma il SP guarda ancora al passato. Replica un mondo che non esiste più, una società che in breve tempo è stata scossa da innovazioni tecnologiche che non hanno eguali nel corso della storia”. Già, nuove regole… e chi dovrebbe scriverle queste nuove regole? Questo Parlamento, questi partiti, questa Governance Rai, uno sparuto gruppo di liberi volenterosi pensatori pensionati? Sarà dura, molto dura.

Intanto ci suggeriscono di osservare con attenzione lo spot autopromozionale di Mediaset in onda sulle sue reti. Noi proponiamo quello realizzato da BBC insieme a ITV, Channel 4 e Channel 5: questo il claim “Our stories are your stories” - broadcasters unite to celebrate UK television in TV first”. Cercatelo … proprio come in Italia, la stessa cosa !!!

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lunedì 13 luglio 2020

Le grandi partite ...alle cinque della sera


Come si usa dire: il condizionale è d’obbligo. Sul tema rinnovo vertici delle Autorità per ora non ci sono notizie verificate ma solo congetture e supposizioni. In questo caso, per quanto abbiamo potuto sapere fino a ieri sera, il quadro è molto incerto e una buona sintesi la propone MF di oggi con il titolo “AgCom e Privacy, oggi si prova a votare”. Appunto, si prova ma non è affatto detto che sia possibile riuscire nell'intento. 

A quanto sembra, una bozza di accordo politico sui nomi delle due Autorità di garanzia è stato raggiunto mentre le idee non sembrano del tutto chiare per quanto riguarda tutti gli altri accordi “contestuali” sia relativi alle nomine delle Commissioni parlamentari come pure di altre partecipate dello Stato, sia relativi a future alleanze politiche ed elettorali, tattiche e strategiche. Difficile, infatti, supporre che almeno i due partiti che sorreggono il Governo non intendono scolare dal calderone un patto globale in grado di garantire almeno la sopravvivenza fino al termine della legislatura e non semplicemente un tiepido brodino di antipasto come le sole nomine alle Autorità. 

Se oggi Camera e Senato riusciranno a votare o meno i nuovi commissari dipende solo da questo punto: ci sono le basi per un accordo globale tra PD e M5S o no? Attenzione, nel pacchetto di mischia c’è il terzo incomodo Berlusconi che, come noto, ha particolari interessi proprio al nodo AgCom e che, per fatal combinazione, proprio in questa delicata fase politica potrebbe essere di particolare utilità a supportare con i suoi voti il Governo Conte sulle delicate questioni che lo vedono a rischio sopravvivenza (decretazione di emergenza, MES, Autostrade etc). Come già successo in un lontano passato (da ricordare il Patto del camper tra Craxi e Forlani dell’89 dove, per corollario, si raggiunsero accordi anche sulle televisioni che portarono, successivamente nel 1990, alla legge Mammì), le sorti della politica si potrebbero legare a quelle della televisione e di ciò che oggi vi è connesso. Una nuova Pax televisiva potrebbe essere il suggello a questa nuova contingenza politica. Tutto torna.

Doppia  attenzione: non si tratta solo di accordi politici ma anche di grandi partite di interesse strategico nazionale che vedono AgCom arbitro fondamentale (vedi cap.5 della Relazione annuale 2020 presentata la scorsa settimana). Le ricordiamo in ordine sparso: banda larga, 5G, transizione al DVB-T2, mercato pubblicitario e, non ultima, vigilanza sulla par condicio in vista delle prossime scadenze elettorali. Chi è disposto a mettere “tutta ‘sta robbbbba” nelle mani di qualcuno senza garanzie di affidabilità? Vedi la partita banda larga: ieri è tornato alla carica sulle colonne dell’inserto economia del Corriere Maximo Ibarra: “Investiamo nella rete… una svolta nel mercato dei contenuti” dove si parla della nuova offerta WiFi e dell’accordo strategico con Open Fiber (in opposizione a Tim). Oggi sul tema interviene Franco Bernabè, ex AD di Tim,  che sostiene “La Rete unica? Tardi per realizzarla”. Tutto concorre a sostenere che questa partita terrà banco a lungo e potrà determinare nuovi equilibri in tutto il perimetro delle TLC nazionali, compresa, ovviamente, la Rai che in questo settore sconta un grave ritardo per non dire completa assenza progettuale.

Che dire poi della roadmap in corso sulla migrazione delle frequenze intorno ai 700 Mhz? AgCom dovrà forse intervenire in qualche modo per determinare o meno un possibile rinvio delle scadenze previste già per l’anno in corso. Il tema del rinnovo parco televisori, chiave di volta per lo sviluppo della nuova tecnologia di diffusione digitale, subirà di fatto un pesante rallentamento: quante famiglie saranno disposte a comprare un nuovo TvSet con la pesante aria che tira sul fronte economico? Se dovesse procedere il calendario di cessione delle frequenze così come gli operatori Telco richiedono, il rischio di corto circuito a danno dei broadcasters si fa sempre più elevato.

Infine, la par condicio. È noto che su questo tema i nervi sono sempre scoperti e le stagioni elettorali prossime venture potrebbero segnare mutamenti genetici nella composizione parlamentare e nel governo del Paese. Il successore di Angelo Cardani avrà tra le mani merce esplosiva e, ora come ora, chi è in grado di garantire cosa?  
Oggi, forse, alle cinque della sera si potrà trovare qualche possibile risposta. Forse… forse…

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Last minute: stamattina interessante dibattito su "Libro bianco sull'economia digitale" 

Rai: trattative in corso ...


In queste ora imperversa un frenetico dibattito (!!!) su quale potrà essere il prossimo palinsesto Rai che verrà presentato questa settimana. Per Tv Sorrisi e Canzoni e per tutti coloro che si occupano di gossip di vario genere ci sarà di che spassarsela. Poi ci si potrà pure aggiungere qualche retroscena “politico” tanto per dare una veste di dignità ad argomenti che stentano ad averne. Però, alla fin fine, la televisione è fatta anzitutto di persone, poi di programmi e di contenuti e il palinsesto è la loro rappresentazione organizzata, si tratta di quanto si vede e si propone al pubblico e quindi è necessario farci i conti.

Torniamo allo scoop de La Stampa di ieri. Oggi Ilario Lombardo torna sull’argomento e anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo fatto qualche telefonata. Leggiamo l’articolo di oggi: “Luigi Di Maio e Gianni Letta hanno parlato anche di legge elettorale durante l'incontro segreto che la Stampa ha rivelato ieri. L'ex sottosegretario di Palazzo Chigi ai tempi di Silvio Berlusconi premier e il ministro degli Esteri, ex capo politico del M5S, hanno affrontato il nodo delle nomine all'AgCom, l'Autorità garante delle comunicazioni… Al centro del colloquio segreto anche il patto sulla legge elettorale proporzionale. Luigi Di Maio e Gianni Letta hanno parlato anche di legge elettorale durante l'incontro segreto che «La Stampa» ha rivelato ieri… Non hanno affrontato, dunque, solo il nodo delle nomine all'AgCom, l'Autorità garante delle comunicazioni, e i futuribili scenari di crisi che implicano ipotesi di grandi coalizioni allargate a Forza Italia. Durante il colloquio in un palazzo di Trastevere, a Roma, si è discusso di come blindare l'accordo sul proporzionale che M5S e Pd avevano siglato a gennaio, con somma gioia di Berlusconi”. 
Ecco, questo il cuore del problema su AgCom che, come sosteniamo da tempo, è solo una delle partite del campionato e forse, ora, nemmeno la più rilevante. O meglio, ci dicono, lo è per quel tanto che le parti in causa mettono sul tavolo fiches “pesanti”. Il cavaliere, notoriamente, non fa sconti a nessuno quando si tratta di salvaguardare i propri interessi e, in questo momento, quelli di Mediaset sono prioritari. Fatalmente si incrociano, ora con quelli del prossimo futuro consiglio Agcom.

Rai entra nella partita, seppure con un ruolo marginale. Numerosi personaggi in competizione per essere nominati commissari sanno di poter contare su presunti agganci che Viale Mazzini può utilizzare per sostenere Caio o Sempronio. Evidente che avere amici nel prossimo Consiglio AgCom è meglio che avere nemici, direbbe Catalano.

Come abbiamo anticipato, la scorsa settimana è stato reso noto (nel silenzio quasi totale) il Rapporto sull’attività AgCom 2020  (questo il link: https://www.agcom.it/documentazione/documento?p_p_auth=fLw7zRht&p_p_id=101_INSTANCE_FnOw5lVOIXoE&p_p_lifecycle=0&p_p_col_id=column1&p_p_col_count=1&_101_INSTANCE_FnOw5lVOIXoE_struts_action=%2Fasset_publisher%2Fview_content&_101_INSTANCE_FnOw5lVOIXoE_assetEntryId=19303206&_101_INSTANCE_FnOw5lVOIXoE_type=document ) dove leggiamo che il valore totale del SIC ha raggiunto circa 50 miliardi di euro con significative variazioni delle composizioni percentuali dei vari settori che lo compongono. 
Il successore di Cardani si dovrà occupare di regolamentare questo mercato strategico per la vita del Paese consapevole che si tratta di un momento che non potrà essere di “normale amministrazione”. Si legge nella prefazione al documento “Oggi, l’evoluzione dei mercati indotta con maggior vigore dall’emergenza impone uno sforzo ulteriore da parte del Regolatore, poiché il rischio di squilibrio fra le varie istanze è più elevato rispetto al recente passato”. Sarà certamente così per diversi buoni motivi: la transizione alla nuova ripartizione delle frequenze, la diversa composizione del mercato pubblicitario, l’avvento del 5G e il dispiegamento della banda larga. Ce n’è quanto basta per far si che l’arbitro del sistema possa e debba assumere un ruolo di assoluto valore strategico per chi ha interessi nel mondo TLC. È del tutto comprensibile dunque che Letta possa aver incontrato Di Maio e trattato questo argomento. Che poi la politica, da un po di tempo a questa parte, possa assumere comportamenti mafiogeni, come qualcuno ha scritto “auhmmm .. auhmmm”  del detto e non detto, del fatto e poi smentito, dei messaggi traversi e indiretti è altra questione che, può piacere o meno, appartiene ai rituali di certa politica.

Per arrivare al dunque, confermiamo che l’appuntamento di domani è prossimo ad esser disdetto, che l’appuntamento per la nomina di presidenti delle Commissioni è stato rinviato e che tutto il tavolo rischia di essere riapparecchiato a settembre. Covid ed emergenza permettendo.

Infine, da tenere sotto osservazione un argomento: il dispiegamento delle antenne 5G e i comuni che si oppongono che si intreccia alla questione Huawei (ne parla oggi il Fatto Quotidiano).

Ps: un nostro attento e autorevole lettore ci ha fatto notare che si scrive chiacchiere e non chiacchere. Grazie e ci scusiamo con i lettori.
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domenica 12 luglio 2020

Chiacchiere e trattative

Anzitutto un "caloroso" grazie ai nostri lettori che anche quando scriviamo poco vanno comunque a leggere questo blog!!! Buon segno!!! 


Prima ancora di scrivere di cronaca, necessario ricordare che nei giorni scorsi è stato presentato il rapporto annuale delle attività di AgCom della quale domani scriveremo (da notare che nessuno o quasi ha scritto una parola, tutti presi a rincorrere notizie sui nomi). 

In una calda domenica mattina di luglio le chiacchiere corrono in libertà. Per meglio dire: le trattative si fanno più languide, soffuse ma non meno complesse. Questo blog è stato tra i primi a proporre un calendario di scadenze che fatalmente si incrociano tra Palazzo Chigi, il Colle con la C maiuscola, varie sedi di partiti e appartamenti privati dove avvengono incontri più o meno segreti. Come quello che sembra avvenuto nei giorni scorsi tra Luigi di Maio e Gianni Letta del quale leggiamo la notizia su La Stampa a firma di Ilario Lombardo. Tra gli argomenti che sarebbero stati trattati c’è la nuova Pax Televisiva della quale abbiamo pure già scritto da giorni e, ca va sans dire, il nome del presidente della futura AgCom sul quale, sembra, vicino l’accordo. Per quanto abbiamo potuto verificare e sapere dalle nostre fonti il nome “forte” c’è, manca solo il timbro finale di Zingaretti che, per motivi di equilibrio interno al PD, non ancora ha sciolto la riserva. Il suo candidato di punta, Giacomelli, ci riferiscono dalle parti del M5S non passerebbe nemmeno sotto tortura, come pure tra i 5S quello di Carelli per la nota motivazione di impedire il girello delle poltrone tra Parlamento e Enti/istituzioni varie. Tra i candidati commissari ci dicono sia in corso una specie di rissa alla ricerca di sponsor o patrocini. Comunque, sembra confermato il rinvio del 14 e potrebbe anche essere maggiore di un giorno e potrebbe essere non del tutto infondata la tesi che prevede entro luglio si possa arrivare ai nomi dei commissari (anche per rispondere alla ferma richiesta di Mattarella) e rinviare al fresco settembrino la nomina del Presidente. Da ricordare sempre che nella prossima settimana si aprirà la partita dei Presidenti delle commissioni parlamentari che, come dire, non é che valgono poco.

Ora, distinguiamo la forma dalla sostanza. Sulla forma è ormai un vezzo diffuso che Tizio incontra Caio di nascosto, come carbonari, salvo poi non confermare o smentire e in questo giochetto a Viale Mazzini abita un Maestro: l’AD. Ma, scusate l’eufemismo, chissenefrega della forma, l’importante è la sostanza e questa porta dritta nella direzione che abbiamo anticipato e che ribadiamo: si sta trattando un Grande Accordo dove dentro potrebbe esserci se non tutto ma almeno buona parte delle partite importanti che vanno dalle nomine alle partecipate dello Stato, alle autorità di garanzia, alle alleanze per le regionali, i sindaci delle grandi città (Roma e Torino in particolare) e giocoforza il Presidente della Repubblica. Non è del tutto improprio anche metterci dentro il prossimo Cda Rai che ormai è in dirittura di scadenza (giugno dell’anno prossimo che ci metterà un soffio a passare). Evidente come questa Super Partita non si può giocare sul solo campo delle forze che, più o meno, sostengono il Governo ma deve necessariamente essere giocata anche con, più o meno, l’opposizione. In particolare, quella parte di opposizione pronta a smarcarsi dal blocco Meloni/Salvini che, per pura combinazione, è quella che ha maggiori attenzioni al mondo delle TLC, cioè FI/Berlusconi.

Questo il contesto politico ma non è irrilevante la grande tensione sul piano dell’economia e della tecnologia dove il tema banda larga è sempre in primo piano. Da leggere con attenzione Sara Bennewitz su La Repubblica di oggi “"Una sola rete in fibra" Il governo spinge Tim e Open Fiber. Il ministro Gualtieri convoca le due società: entro luglio accordo per l'infrastruttura comune. Si lavora per una governance di garanzia. Venerdì scorso si è tenuto un lungo incontro al ministero dell'Economia tra tutte le parti coinvolte, per tracciare le linee guida di un progetto che porterà alla nascita di un'unica società della rete in fibra, che avrà una governance neutrale, rispetto all'ex monopolista Tim, e un management di garanzia per tutti gli operatori telefonici. Questi la linea emersa dall'incontro tra Cassa depositi, Enel e Tim presso il ministero guidato da Roberto Gualtieri”. Non è una partita di Serie B.

Buona domenica.

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