È probabile, è possibile, è auspicabile che il Festival di Sanremo possa svolgersi. Magari non nelle date indicate, ma ci sono buone possibilità che l’importante appuntamento della canzone italiana venga rispettato. Questo sarebbe pure un bene. Perché? Ci sono mille buoni motivi: anzitutto perché “…ce lo chiede l’Europa…” verrebbe da dire in premessa ma in verità lo chiedono i tanti italiani che lo aspettano come le vacanze di Natale; ce lo chiede la politica perché è una formidabile arma di distrazione di massa e, con l’aria che tira, sarebbe quasi una benedizione; ce lo chiede la Rai perché se non entrano gli euri che ricava dal Festival si intravvedono sorci verdi per le pingui cassi di Viale Mazzini; ce lo chiede tutto il mondo delle comunità, dello spettacolo, dello sport e dell’intrattenimento perché, trenta secondi dopo la messa in onda del Festival, con criteri analoghi, si potrebbe riaprire tutto: chiese, stadi, cinema, teatri, parrocchie, sale bingo, scavi archeologici, stabilimenti balneari … tutto ... tutto. Per paradossale che possa apparire, ce lo chiede pure il maledetto Covid perché si potrebbe dare prova di poterlo affrontare e contenere in sicurezza ed efficienza quando si vuole.
Ma allora, porcaccia la miseria, possibile mai che non si riesca a far emergere un pensiero semplice e razionale su questa dannata vicenda di Sanremo? È tutto incredibilmente semplice se si pongono punti fermi e alcuni di questi li abbiamo elencati ne giorni scorsi.
Bisogna dire di più: è insopportabile l'ipocrisia che si cela dietro il dibattito pubblico si o pubblico no. Agli artisti, agli sponsor, alla Rai, a tutti meno che al Comune di Sanremo (albergatori, ristoranti etc) delle mille persone (o i 300 figuranti) che potrebbero essere presente nella platea dell’Ariston, diciamolo francamente e una volta per tutte, interessa poco o quasi nulla. Gli artisti non vendono i dischi e non ricevono i diritti della canzoni da quanti sono seduti in sala. Punto. Gli sponsor guadagnano sui numeri della platea televisiva, sui milioni di telespettatori, sullo share, e non sui mille seduti sulle poltrone rosse del teatro. Punto. La Rai guadagna i circa 37 milioni di contratti pubblicitari e varie da tutta la baracca della messa in onda, in Italia e nel resto del mondo. Punto. Lo spettacolo è solo e quasi esclusivamente televisivo che si rivolge a milioni di persone, in Italia e nel resto del mondo. Sanremo senza le telecamere accese durante il Festival sarebbe una ridente cittadina della riviera ligure. Punto.
Se la Rai, il suo vertice, avesse detto o fatto intendere semplicemente tutto questo, con la dovuta delicatezza, senza offendere nessuno, con tatto e cortesia ma con pari fermezza, tutta ‘sta tarantella non ci sarebbe stata. Punto. Se al vertice dell’Azienda di Servizio Pubblico ci fosse stato qualcuno che appena sentito odore di minacce del tipo “senza il pubblico in sala il Festival non si fa” avrebbe chiamato la Vigilanza interna e lo avrebbe pregato gentilmente di togliersi di torno dando modo così di attrezzarsi per tempo esattamente come è avvenuto per altri importanti spettacoli televisivi di carattere “pubblico” e non “privato” come qualcuno improvvidamente prova ad assimilare Sanremo con Maria De Filippi. Se mia nonna "...non moriva .. ancora campava ...".
È successo ieri che il consigliere Rossi si è ricordato che in Rai gli “agenti” di spettacolo partecipano alla gestione di tali argomenti e che incontrano l’AD e il direttore di rete e concordano cosa fare. Come se fosse una cosa loro, intima, privata, come se fosse un semplice problema di businesssss, come se fosse uno spettacolo qualsiasi .. come se fosse… Come se fosse una cosa nuova, come se Sanremo dello scorso anno lo avesse gestito la Croce Rossa o la Confraternita delle Orsoline in pensione.
Nella vita si possono accettare tante cose (beninteso, a determinate condizioni) ma una a molti risulta particolarmente insopportabile: essere presi in giro (eufemismo educato) e tutta questa gigantesca, ciclopica, messa in scena gli somiglia tanto. Si usa dire che si può prender per i fondelli qualcuno qualche volta ma difficile farlo con tutti, sempre.
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