lunedì 23 dicembre 2019

Auguri


Auguri alla Rai.
Auguri al Servizio Pubblico,
Auguri a chi ci lavora e a chi ci ha lavorato. 
Auguri a chi ci collabora e a chi ha collaborato, 
a chi è arrivato e a chi se n’è andato.
Auguri a chi ha fatto e a chi ha disfatto, 
a chi si è illuso e a chi ha illuso.
Auguri a chi si è dimesso e a chi é stato dimesso,
e a chi potrebbe farlo, 
e a chi dovrebbe essere assunto 
e pure a chi dovrebbe essere cacciato. 
Auguri a chi lavora e a chi guarda gli altri lavorare.
Auguri a chi ha studiato e a chi è stato bocciato. 
Auguri a chi scrive e a chi, forse, legge.

Ma anzitutto Auguri a chi prova ad immaginare, 
a chi prova ad avere visioni, 
a chi prova a sedersi intorno ad un tavolo dove ci sono persone 
che la pensano in modo diverso e distante. 
Auguri ha chi ha la voglia, la forza e il coraggio di esporsi, 
di esprimere idee, di riflettere, di mescolare le carte ...
 magari in attesa che possa uscire quella giusta. 
Proprio come un numero alla tombola di Natale. 
AUGURI !


ps: questo blog festeggia la fine d'anno con 50.000 visualizzazioni. Auguri anche a Bloggorai  !!!
pps: sui giornali dioggi nulla da dichiarare

domenica 22 dicembre 2019

I Tre Caratteri


In Cina, la filosofia ha sempre suscitato l’interesse di  ogni persona colta. Nell’antichità, chi iniziava gli studi, riceveva la sua prima educazione, appunto, in filosofia. Quando i fanciulli andavano a scuola, imparavano a leggere sui Quattro Libri, cioè gli Analecta confuciani, Il Libro di Mencio, Il Grande Studio e la Dottrina del Mezzo. Talvolta, quando i fanciulli incominciavano a imparare i caratteri, ricevevano in lettura un manuale conosciuto con il nome di Classico dei Tre Caratteri: veniva così chiamato perché ogni frase era composta da tre ideogrammi la cui recitazione creava un effetto ritmico facile da memorizzare. Il Libro dunque, era un sillabario e la prima proposizione che vi si leggeva era: La natura dell’uomo è originariamente buona.

Ognuno può collocare questa riflessione dove meglio crede. Personalmente, la pongo in relazione al momento che attraversa la Rai: alle sue origini, forse, era un ottimo Servizio Pubblico. Gli anni trascorsi, forse, hanno cambiato la sua natura e pochi sono in grado  di immaginare quale potrà essere nel suo futuro prossimo venturo.
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PS: ovviamente, a parte una lettera di Antonio Padellarro sul Fatto Quotidiano che invita Salini a cacciare i politici o dimettersi (scusate se è poco) ... nulla di più

sabato 21 dicembre 2019

La palude


Questo blog ammette una obiettiva difficoltà ad interpretare, a comprendere i tanti, troppi, problemi che interessano la Rai. Anzitutto, però, si deve ammettere la più grande difficoltà ad immaginare come uscire dal pantano, come cercare di invertire la tendenza che vede sempre più l’Azienda avvilita e impoverita.

Seguiremo con attenzione nei prossimi giorni

Ieri sera si è saputo che Piero Gaffuri, dirigente Rai capace e di lunga esperienza, lascia la Rai forse a seguito di accordo con incentivo. Fa il paio con l’uscita di Alberto Morello, direttore del Centro Ricerche rai di Torino, altro manager super esperto e apprezzato. Anche su questo ci sarebbe molto da dire: invece che incentivare alcune persone a rimanere, si lasciano andare via con la consapevolezza che comunque si perdono esperienze non facilmente sostituibili. In particolare poi, per quanta riguarda Gaffuri, qualcosa in particolare non convince: era stato da poco indicato come “Direttore Trasformation Office” cioè la persona che avrebbe dovuto pilotare il cambiamento a seguito dell’approvazione del Piano Industriale.

No … ci sono troppe cose che non tornano in questo momento …

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giovedì 19 dicembre 2019

Punto di non ritorno


Non è del tutto azzardato sostenere che, per quanto oggi leggiamo sui giornali e per quanto sappiamo, ieri è avvenuto il passaggio attraverso un punto di non ritorno. Ad essere benevoli, si potrebbe dire che la Rai è entrata in una zona grigia dove non si intravvede una facile via d’uscita.

Si sono accavallati, infatti, tali e tanti di quei livelli critici, che messi tutti insieme portano a scrivere “Rai nel caos” oppure “il Servizio Pubblico ingovernabile” e così via come raramente è avvenuto in precedenza.

Da quasi 35 anni navighiamo in queste acque e chi vi scrive ne ha visti passare di direttori, presidenti, consiglieri veri o presunti, dirigenti venuti da lontano e da vicino, illuminati e spenti e l’Azienda ha resistito a tutti loro. Oggi, forse, le cose potrebbero essere diverse.  Purtroppo, e lo scriviamo con rammarico, questo blog è stato facile profeta e da tempo abbiamo segnalato  l’arrivo di nubi e problemi ai quali, più o meno tutti complici diretti o indiretti, non si è voluto porre attenzione rimanendo in attesa di “chiarimenti” che non sono mai arrivati.

La cronaca di queste ore è molto semplice: da tempo erano attese le nomine che avrebbero dovuto essere nelle reti e nei Tg. I nomi erano i soliti, più o meno tutti “in quota” o graditi dal PD o dal M5S o dalla Lega, in un fuoco di sbarramento incrociato che ha paralizzato la macchina. L’AD non ha saputo o non ha voluto smarcarsi da questa morsa mortale. È tutta sua la responsabilità oppure è della politica che sembra essere in “stato confusionale”. Vedi lo stallo della mancata nomina del Presidente AgCom (gravissima) e quella non meno importante del sottosegretario alle TLC.  Come al solito, la verità, le verità sono molte e tutte credibili. Ieri La Repubblica ha riferito di un”incontro  fuori da Viale Mazzini” dell’AD coi suoi collaboratori dove ha cercato di smarcarsi: "I partiti paralizzano l'azienda La politica resti fuori" suscitando non poche perplessità (ad essere buoni) nella forma e nella sostanza delle sue dichiarazioni. 

Poi si è svolto un Cda del quale si è saputo poco e di quel poco si sa che è andato storto, come la prevista nomina di Teodoli che è pure saltata. Nel frattempo, ieri è avvenuta l’audizione secretata in Vigilanza di AD e Presidente sulla storia della mail truffa ricevuta da Foa con la quale si chiedeva un pagamento ingiustificato. A quanto si legge, le versioni di Foa e Salini sono discordanti e il presidente Barachini ha rinviatogli atti alla Procura per sapere come stanno le cose e verificare l’eventuale esistenza di un reato. Ci sono due possibilità: il fatto non sussiste. Amen. Oppure, visto che la versione dell’uno o dell’altro non corrispondono e allora da qualche parte c’è un buco nero che dovrà esser chiarito e il Giudice deciderà se qualcuno ne dovrà rispondere, più o meno penalmente. 

Oggi ci limitiamo a questo, con il timore che da domani in poi saremo costretti a scrivere una storia che non ci piace e che non avremmo voluto raccontare.
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Il veleno nella coda


Il meteo non aiuta: giornata difficile. Oggi si dovrebbe svolgere il Cda con le previste nomine che invece non avverranno e, si legge, che il prossimo Consiglio potrebbe essere riconvocato a fine gennaio, dopo le elezioni in Emilia –Romagna. Furbetti !!!

Con ordine, iniziamo da ieri. Merita essere riportato per intero, su FB la consigliera Rita Borioni scrive: “Domani, stante l’attuale situazione, non parteciperò al CDA della Rai. Verrò in viale Mazzini ma rimarrò nel mio ufficio. E’, temo, l’unico strumento che ho a disposizione per manifestare un profondo disagio di fronte alla situazione di drammatico stallo che coinvolge tutti i settori dell’azienda di Servizio Pubblico.
Per mesi ho dichiarato, in Consiglio e fuori, il mio dissenso per scelte editoriali e di governance che ritenevo – e continuo a ritenere - inadeguate, insensate sul piano della efficienza aziendale come su quello culturale e del pluralismo. Scelte che sono state compiute dai vertici dell’azienda senza trasparenza sui criteri, senza motivare l’allontanamento di professionisti che avevano dimostrato negli anni capacità, talento, valore. Ma si è trattato anche di decisioni  di carattere organizzativo, economico finanziario, di (non) gestione e (non) valorizzazione del personale.  Scelte che oggi, a poco più di un anno di distanza, si dimostrano largamente fallimentari: il crollo degli ascolti, della qualità, dei livelli di pluralismo, della capacità di innovazione in alcune delle principali testate e reti del servizio pubblico è sotto gli occhi di tutti.
Siamo alle prese con un piano industriale - che non ho votato temendo che si trasformasse in un’ennesima ragione di stallo per l’azienda – che però, a questo punto, deve comunque essere portato avanti per non lasciare la RAI nel mezzo di un pericolosissimo guado. Invece è tutto, ancora una volta, drammaticamente fermo.
Mi trovo, dunque, nella necessità di fare una scelta manifestando, attraverso la non partecipazione a questo CDA, il mio fermo dissenso rispetto a dinamiche disfunzionali che danneggiano la Rai, i suoi lavoratori, il pubblico. Vanno trovate soluzioni condivise, anche coraggiose e esclusivamente finalizzate ai naturali obbiettivi del servizio pubblico radiotelevisivo”.

Questa mattina leggiamo su Articolo21, a firma Riccardo Laganà: “Prende la forma del cappio stretto a morte intorno alla concessionaria del servizio pubblico il combinato disposto del prelievo della quota cosiddetta extragettito e del protocollo di intesa tra Mise e Rai che ci è stato proposto in Cda che condiziona l’erogazione del contributo di 40 milioni di euro per il 2019 e altrettanti per il 2020 per lo sviluppo della programmazione digitale. Un atto che considero, nella forma e nella sostanza illegittimo, perché il Mise ci chiede di dare dettagli fino alla presentazione di fatture per obblighi in realtà già previsti dal Contratto di Servizio … Pochi giorni fa abbiamo festeggiato i quarant’anni di Rai 3, tra poco festeggeremo i trent’anni di Isoradio, abbiamo mandato in onda con straordinari risultati la Tosca, il tutto con il contributo economico degli utenti. Bene, mi chiedo cosa ricorderemo tra altri venti anni? La chiusura di alcune reti, la dismissione delle sedi regionali, licenziamenti di massa e, dunque, la fine del servizio pubblico?”.

C’è altro da aggiungere? Si: alle 13 si dovrebbe svolgere un’audizione, secretata, in Vigilanza del Presidente Foa sullo “strano” caso della mail truffa. Già, proprio “strano” perché continuiamo a chiederci: se la mail era stata subito intercettata come “truffa” e quindi dopo aver avvisato la Polizia Postale e cestinata, in cosa consiste il fatto? Hanno fatto tutti quanto era dovuto, non sarà certo la prima o l’ultima volta che arrivano mail sospette (pishing). E allora? Cosa mai potrà dire di nuovo o di più Foa? Qualora fosse, nel caso, sarebbe stato utile chiedere a Salini se avesse ricevuto una richiesta di pagamento da firmare. O no?

Infine, leggiamo da Repubblica, a firma Claudio Tito, un pezzo bizzarro dove si racconta di un incontro, avvenuto fuori (e perché proprio fuori dal palazzo?) da Viale Mazzini di Salini e del suo Staff: “… inizia allora a perdere la pazienza … e si lascia andare ad un lungo sfogo. Non accetta di assumersi la responsabilità di un ennesimo stop. Non intende avallare l'idea che la palude sia l'effetto del suo operato e non delle indecisioni dei partiti. Dei loro litigi. Dell'incapacità di prendere atto della nascita, a settembre scorso, di un nuovo equilibrio. Il capo azienda di Viale Mazzini si sente amareggiato e irritato. E non lo nasconde”. Anzitutto curioso osservare per chi, come tutti noi, che facciamo questo mestiere e che mangiamo pane e giornali tutti i giorni, il collega, forse, ha partecipato anche lui all’incontro informale di Salini e il suo staff.  Nel merito: c’è poco da essere amareggiati: come lui stesso ha detto, è sufficiente essere coraggiosi e procedere. PUNTO. Ma la notizia più bizzarra la riferisce l’altro articolo che compare sempre su Repubblica, a firma  Giovanna Vitale che, solitamente, riporta notizia mai smentite: L’AD nei giorni scorsi si sarebbe incontrato, in gran segreto, con Giancarlo Giorgetti. A quanto sembra, non è la prima volta che avvengono incontri segreti, mai smentiti, con esponenti politici di rilievo (vedi Zingaretti). ATTENZIONE: politici e non di Governo, è molto diverso. Privatamente ognuno è libero di incontrare chi vuole, ma Salini, in questo momento, è anzitutto una persona con responsabilità pubbliche.
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mercoledì 18 dicembre 2019

Dies Irae


Questa mattina andiamo sul pesante e usiamo il neretto. E’ diventato insopportabile questo clima di “chiarimenti” che non arrivano,  di approfondimenti che non approfondiscono, di indagini che non arrivano da nessuna parte, di attese che si rivelano solo attese infinite, di progetti che non decollano e di piani industriali che non pianificano, di nominati in “quota” a qualche partito che non sono quotati da nessun altro, di gente che parte per il Medio oriente e si perde nel deserto e, infine, di mail che non si capisce se e quando sono arrivate e cosa è successo dopo.

Partiamo da quest’ultima. Abbiamo scritto nei giorni scorsi (intrigo internazionale) che ci è sembrata una NON notizia perché non era e non è affatto chiaro cosa sia successo. Ci sono due piste da seguire: la prima consiste nel fatto che Foa avrebbe ricevuto la mail, non si sarebbe accorto della truffa, e avrebbe dato seguito alla richiesta di denaro sottoponendo la pratica alla firma dell’AD. La seconda pista sarebbe: Foa si è subito accorto della truffa, avrebbe cestinato la mail senza dargli alcun peso ritenendola spam. Pista correlata: Foa si è subito accorto della truffa, ha informato Salini e la Polizia postale e tutti insieme hanno fatto attivare le dovute indagini. 

Allora delle due l’una: per la prima pista è sufficiente tirare fuori il carteggio tra Foa e Salini perchè, senza dubbio, se c’è vuol dire che esiste e che quindi Foa  non si è reso conto della truffa ed è molto grave. Oppure, se questo carteggio non c’è vuol dire che qualcuno su questa storia ci stà girando intorno e non si capisce perchè. Non è pensabile, infatti, che  qualora fosse  andata in modo diverso, Foa avrebbe “parlato” della richiesta di pagamento senza uno straccio di RDA o cose simili, se c’è stata una richiesta di pagamento ci dovrebbe essere pure una pezza d’appoggio scritta, non verbale. Chi sa parli e tiri fuori le carte, senza attese o verifiche. È tutto molto semplice e immediato. Non vale nemmeno la “scusa “ istituzionale dovuta al fatto che Foa sia stato convocato in Vigilanza su questo tema: il primo chiarimento lo deve a tutti noi, a chi paga il canone, a chi crede nel Servizio Pubblico. Aggiungiamo: non deve chiarire solo Foa ma anche Salini: lui deve semplicemente dire se ha ricevuto o meno la richiesta di pagamento da parte di Foa e, nel caso tirare fuori le carte. PUNTO !!!!!!!!!! C’è poco da girarci intorno.

Veniamo ora a queste ore: Leggiamo ancora oggi sui quotidiani che il Pd sarebbe incavolato nero con Salini perché domani in Cda vorrebbe fare solo le nomine sulle reti. E già questo dovrebbe fare incavolare non solo il PD: perché non procede anche con le nomine del Piano Industriale a cui crede molto? Cosa lo ostacola? Se ci sono ostacoli “formali” li dica, li tiri fuori, li denunci (ad esempio: può essere la minaccia di ridurre il canone? Allora lo dica chiaro e tondo, una bella intervista al Financial Times, all’Eco di Bergamo a chi volesse lui e dicesse forte e chiaro: con questi chiari di luna il Piano industriale ve lo fate da soli!!!!! Ho sotto gli occhi una sua lontana intervista dove sosteneva che per cambiare ci vuole coraggio: bene,questo è il momento di farlo !!!!!   vale per lui e per chi gli è vicino!!!! Leggiamo che il PD vorrebbe “disertare” il Cda di domani. Notiziona !!! e perché mai ? Perchè, a quanto si legge, non si vorrebbe far passare la linea dell’AD sulle nomine ai TG dove lo stesso PD vorrebbe Mario Orfeo !!!!! acccccccc…..!!!! roba forte !!!! vogliamo credere che domani Borioni e Laganà, qualora dovessero uscire dal Cda, lo facciano su una motivazione forte, comprensibile, condivisibile e che non sia solo quella di dire “l’AD è succube dei 5S”. In gioco non c’è solo l’AD, il Presidente o tutto il cucuzzaro ma l’Azienda, la Rai, il Servizio pubblico. 

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ps: potenza del web

martedì 17 dicembre 2019

Potenza del Web

Altro che carta stampata e poi gli editori si lamentano che non vendono copie. Ieri sulla pagina di Repubblica.it è comparso un pezzo a firma Aldo Fontanarosa dal titolo importante: “Il Governo avverte la Rai: “vi diamo gli 80 milioni se ci dice come li spendete”. A parte il piccolo refuso grammaticale, cerchiamo di capire.

Anzitutto,di questa notizia nessuno ne parla e non trovate una riga manco a pagarla e già questo è un problemino. Si tratta di una notizia dai potenziali effetti dirompenti almeno per la “salute” economica del Piano industriale e, curiosamente, passa quasi inosservata. Per quanto ci riguarda, a noi no! Da tempo abbiamo scritto che la madre di tutte le battaglie sul futuro del Servizio Pubblico ha inizio sul fronte del canone e abbiamo scritto e riportato più volte le dichiarazioni di quanti nel Governo lo vogliono o abolire del tutto o, alla meno peggio,ridurlo. È un attacco multiforme, poliedrico, articolato nel tempo e nello spazio e, per pura coincidenza,  avviene in contemporanea con lo stesso problema della BBC dove il Governo in carica è partito a testa bassa sul canone.

Vediamo in particolare di cosa si tratta. Bisogna fare un passo indietro: lo scorso anno nella Legge finanziaria, alla Rai è stato riconosciuto un “contributo” di 80 milioni (40+40) per il sostegno agli adempimenti previsti dal Contratto di Servizio. Si tratta dei nuovi canali (inglese ed istituzionale, digitalizzazione teche,ricerca e sperimentazione etc). Ora, secondo quanto scritto da Fontanarosa “il Ministero dello Sviluppo Economico avverte la Rai che non verserà questi soldi in modo automatico, anzi. Il ministero scrive che pagherà "un importo pari ai costi sostenuti" e "nei limiti dei corrispettivi" previsti dalla legge di Bilancio. Tradotto: non vi daremo necessariamente tutti gli 80 milioni (40 più 40) e pagheremo soltanto quello che spenderete per davvero” e aggiunge “Il ministero dello Sviluppo Economico chiede che la televisione pubblica documenti in modo puntuale le spese che affronterà. La tv pubblica, dunque, dovrà comunicare al ministero dei "Piani operativi". Questi Piani conterranno:  - la descrizione delle spese e la loro distribuzione nel tempo; - il livello del personale impiegato nel raggiungimento degli obiettivi; - le tecnologie in campo; - la tempistica necessaria a centrare gli "obblighi" che derivano dal Contratto di Servizio”. Infine, riporta l’articolo, si prevede che prima di procedere all’eventuale erogazione del “contributo” debba avvenire una preventiva verifica contabile da parte del Governo e solo a seguito di tale verifica si potrà dare mandato al pagamento. Tradotto in soldoni, prima vedere cammello, poi pagare. Non c’è che dire, un bel missile e non solo sul Piano industriale.

Sul piano formale la Legge 145 (art.1,com.1) è chiarissima: “ Per l'adempimento degli obblighi del  contratto  di  servizio, ivi inclusi quelli per lo  sviluppo  della  programmazione  digitale, alla  RAI  -  Radiotelevisione  Italiana  Spa  e'   riconosciuto   un contributo di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020” e non lascia adito a sorprese. Quello che non era affatto chiaro, finora almeno a noi profani, è che questo dispositivo è stato successivamente legato ad un “accordo specifico” tra le parti, Rai e Mise, finalizzato a definire una “forma di controllo” sull’effettivo impiego del “contributo” per i fini previsti. Ora il problema, ci dicono esperti dell’argomento, è tutto nella comprensione del termine “contributo” che lascia spazio ad interpretazioni.  Già, perché la Legge non prevede altre forme di finanziamento alla Rai se non quelle derivanti dalla “tassa di scopo”, il canone, e questi 80 milioni altri non dovrebbero essere che una parte di quanto il Governo, arbitrariamente, ha sottratto alle Casse di Viale Mazzini come, dal 2014, ha iniziato a fare il Governo Renzi con lo “scippo” dei 150 milioni che hanno dato poi vita alla parziale privatizzazione di Rai Way. Ma vogliamo sottolineare un aspetto “politico” più che finanziario: ancora una volta la direzione che si intende intraprendere è sempre quella del “controllo” da parte del Governo sul Servizio Pubblico esattamente come la legge del 2015 (sempre Governo Renzi) ha voluto. Da questo punto di vista, nulla di nuovo. Come pure non appaiono nuovi i rilievi e le conseguenze di queste iniziative che non solo minano il Piano industriale, già traballante di suo, ma anche l’AD che se ne è intestata la paternità. Da tempo lo abbiamo scritto, nulla di  nuovo.

E veniamo alla cronaca: oggi si legge che dal Nazareno fanno sapere di essere “irritati” con Salini per le prossime nomine (sic !!! te le raccomando !!!)  che vorrebbe fare il prossimo giovedì.  Nel frattempo, una fitta coltre fumogena avvolge Viale Mazzini: Maggioni intervista Assad, supposti conflitti di interesse, presunti scandali a Sanremo, mail truffa a Foa, un direttore “licenziato” e quisquillie varie. Nel mentre e nel quando arriva il nuovo Auditel Standard Digitale con le tanto attese app incluse, che lasciavano sperare in un qualche risconto positivo del lancio di Rai Play. Questa la schermata dove si vede chiaramente lo stacco delle reti Rai rispetto alla concorrenza.

   Amen.
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lunedì 16 dicembre 2019

Intrigo internazionale


 Il mio edicolante quando gli ho chiesto una copia di The Guardian mi ha guardato strano ed ha pensato che mi fossi alterato con la grappa invece che con il caffè. Eppure, c’è un buon motivo per leggerlo: hanno vinto i Tories di Boris Johnson ed ora diventa molto concreto il rischio che alla BBC possa essere revocato o almeno ridotto il canone, attualmente di 176 sterline. Tanto per gradire, la prima mossa è la depenalizzazione per chi non paga  “The Licence” in un Paese dove se non ti presenti con il bollettino in ordine  puoi pure rischiare il carcere (pensate da noi una cosa del genere, da chiamare i Carabinieri, tant’è che è stata inserita nella bolletta elettrica). Già dallo scorso giugno i conservatori inglesi se l’erano presa con i vecchietti, abolendo la riduzione di cui godevano gli over 75. Nel frattempo gli ascolti del sevizio pubblico britannico soffrono e non poco proprio sul fronte più delicato: i giovani under 35 che si orientano sempre più verso altre piattaforme e altri modelli di fruizione di prodotti audiovisivi. Nell’ultimo periodo preso in esame da OfCom, i giovani 16-24  che hanno visto almeno un canale BBC nella settimana in oggetto, sono scesi al disotto del 50%. Ma la cosa più divertente è che tutto questo potrebbe essere ricondotto ad una sorta di ”vendetta”  dei Tories verso le BBC accusata di non essere imparziale e, ancora più divertente, è sapere che la stessa accusa gli viene ricolta dai laburisti. Fenomeni!!! Gli dovrebbero dare un premio: se sei riuscito a scontentare destra e sinistra allo stesso modo può solo significare che hai fatto bene il tuo mestiere. Proprio come da noi, dove se non sei “in quota” a qualcuno ti cancellano pure dall’elenco telefonico. Quando venne in Italia Tony Hall, AD del Servizio Pubblico inglese, qualcuno disse: “la Rai come la BBC” … ecco … proprio così !

Di altro da dire c’è poco: abbiamo saputo (salvo colpi di scena) che i minacciati emendamenti nella Legge finanziaria che impattavano negativamente sulla Rai sono caduti e quindi il canone è salvo (???). I parlamentari redenti sulla via di Damasco (oopppssss … su quella via ci vanno altre persone e ancora nessuno ha capito bene perché e per come)? Oppure, bravissimi i lobbisti di Viale Mazzini a stoppare le ardite manovre? Vogliamo credere, per amor di Patria, che sia buona la seconda. Ma vogliamo pure credere che l’erba cattiva non more (dialetto romano) mai e che prima o poi, in un verso o nell’altro, il tema canone Rai rispunterà da qualche parte. Fermo restando sempre che bisognerà pure spiegare per bene agli italiani che lo pagano, che sia non solo una tassa giusta,  ma anche giustificata, credibile. E questo dovrebbe avvenire prima che, inevitabile, il ministro di turno riproponga la sua abolizione o riduzione (do you remember Boccia, Di Maio etrc etc per non dire di Salvini e compagnia cantando?).

Nel frattempo, di cosa si parla a Viale Mazzini in attesa delle tanto auspicate (da chi?) nomine? Senza andare troppo lontano: di viaggi e interviste farlocche, di presunti scandali e scandaletti di pasti a Sanremo pagati due volte, di mail fantasma con truffa allegata, di superdirigenti  “licenziati” più o meno volontariamente e così via. Purtroppo con questo orribile linguaggio militare (non ne viene uno più efficace) si tratta ben che vada di armi di distrazione di massa e male che vada a scoppio ritardato, oppure “fake bomb”. Cerchiamo di spiegarci: ieri quasi tutti i quotidiani hanno riportatola storia della mail ricevuta da Foa contenente una richiesta di pagamento  proveniente da un finto ministro Tria (precedente Governo). Oggi scomparsa nel nulla. Non si trova una riga. Eppure è stata presentata ai limiti dell’intrigo internazionale, al pari della storia dell’intervista ad Assad. Come al solito: è lecito chiedersi anzitutto perché solo ora quando sembra che la vicenda sia vecchia di alcuni mesi? E poi, a chi giova? Perché NON è una notizia: si tratta, nella migliore delle ipotesi, di affermare che in Rai sono stati bravi (chi? Salini o Foa ?) a sventare una minaccia di estorsione. Un po’ poco, troppo poco. A meno che la NON notizia volesse produrre altri effetti. Quali? Facciamo come il Cda: chiediamo chiarimenti e aspettiamo.

Last news: ieri sera uno speciale su Rai Tre per festeggiare il suo 40°  anno di trasmissioni. Bello, interessante, il racconto di un pezzo di storia di questo Paese fondamentale. Ma quanto amaro in bocca. Rivedere e ascoltare tanti personaggi con  un palmo di spessore, creatività, coraggio, curiosità che adesso te li sogni. Rivedere una Rai democristiana, socialista, comunista (e basta) con le idee chiare e che magari faceva anche bene il Servizio Pubblico. Adesso un direttore di rete, la stessa, si permette di gongolarsi per avere acquistato il format spagnolo della Carrà che intervista un intervistato. Già, il solito discorso da pensionati … di come si stava meglio  allora quando Nonna filava la lana … già … già …


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domenica 15 dicembre 2019

A che punto è la notte?


Succede spesso, a noi che ci svegliamo nel cuore del buio, di arrovellarci in pensieri  senza capo ne coda, in attesa dell’alba che si appresta ad arrivare. Siamo tanti, siamo milioni, talmente tanti che si ci incontrassimo a piazza del Popolo alle 5 di mattina potremmo quasi fare un partito … tanto uno in più  non fa male a nessuno.

Cosi’ succede che mentre la mente sfarfalla, ci viene pure qualche speranza che il nuovo giorno sia migliore di quello precedente. E così avviene quando si pensa alla Rai, al Servizio Pubblico.
Succede che, come abbiamo scritto ieri, quando il sonno della ragione prende il sopravvento, arrivano folate di bonaccia che non conducono da nessuna parte. Anzi, quando tutto il resto del mare si muove, qualche ondina non fa differenza: si rimane fermi e si rischia pure di andare  indietro e vedere gli scogli avvicinarsi sempre più (perdonate le digressioni marinare ma da poco  il sottoscritto è stato abilitato al Comando di Grandi Navi !!! mi potrò presentare sotto Viale Mazzini con il pennacchio in testa da Nostromo  dopo aver ormeggiato una portacontainer sul Tevere).

Va bene .. basta così. La Notiziona del giorno è che una mail truffa è stata spedita non si quando al Presidente Foa e, da allora, non si capisce ben cosa sia successo e dagli articoli di oggi non è moto ben chiaro. Quello che è chiarissimo è che ogni giorno, da un certo periodo, non si legge altro che di storie più o meno losche, di ufficiali giudiziari. La “narrazione” (che brutto temine) della Rai diventa prevalentemente questa. Cosa succede? Perché tutto questo? Apparteniamo ad una generazione che è crescita a pane e sospetti, a dubbi ed incertezze (per fortuna) ed è più forte di noi stare sempre lì a chiedersi perchè e per come. In questo caso abbiamo una risposta e l’abbiamo già esposta: l’agenda della Rai, del futuro del Servizio Pubblico è scritta al di fuori di Viale Mazzini e fintanto che al suo interno nessuno  si sveglia dal torpore che lo attanaglia, la notte sarà ancora lunga. Fintanto che le notizie saranno di questo tipo  e non su temi e argomenti diversi, non voglio fare la scaletta di priorità, ma diciamo almeno “diversi” … hai voglia a rigirarti tra le coperte in attesa di riprendere sonno.
A che punto è la notte ???

sabato 14 dicembre 2019

Muezzin

Ieri un affezionato lettore ha definito questo piccolo blog (e nemmeno poi tanto piccolo ) come un muezzin che ogni giorno diffonde la santa preghiera ...che è Verità e dunque inattaccabile ma è sempre la stessa e diventa poi scontata.
Ha ragione. Purtroppo è cosi: sono entrato la prima volta in Rai nel lontano 1982 con i contratti a tre mesi: da allora tane cose sono cambiate, in meglio e in peggio e tutto ciò che è mutato spesso è avvenuto anche perchè c'erano e ci sono tante persone che gli hanno dedicato tempo e passione civile. Come scritto tante volte, questo blog ha ragione di esister solo perchè tante persone lo leggono e, curiosamente, crescono sempre di più. 

A proposito di preghiera: ogni mattina effettuo quella laica sui giornali, Tg, Gr, qualche sito e qualche blog più tanti messaggi e telefonate la sera precedente. Quando, come ieri, ho scritto che tutti tacciono, colpevoli, è perchè ne ho buona misura. e che succede quando cala il silenzio della ragione succede che il buco narrativo viene coperto da storie losche, ambigue.  Quando al confronto, al dibattito, alla circolazione delle idee e delle notizie si sostituisce la comunicazione giudiziaria, il sospetto di conflitto di interesse, le gite sulla via di Damasco, licenziamenti di dirigenti sospetti,  è un bruto segno. Tutto quì. c'è poco da aggiungere.

In campagna oggi è una bellissima e fredda giornata d'inverno e c'è la luna piena. C'è tanto da fare: preparare la legna, riparare gli attrezzi, cambiare il vino, coprire i limoni e tanto altro ancora.

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venerdì 13 dicembre 2019

S.Lucia


Chi vi scrive è nato e cresciuto in un rione popolare del centro di Roma, tra il Tevere e Corso Vittorio. Era quasi un paese. Ci si conosceva quasi tutti, andavamo alle stesse scuole (la Cadlolo, in via della Rondinella, vicino a Piazza S. Salvatore in Lauro), giocavamo a pallone a Piazza Navona e passavamo i pomeriggi ai giardini di Castel S. Angelo e sotto quel ponte era ormeggiato lo “Stabilimento Balneare Ernesto Ciriola” dove con 10 lire, a noi “regazzini” ci davano un bicchierone di acqua fresca e orzata. 

Eh già, perché, a quel tempo, le baby sitter non esistevano, non c’erano i centri sportivi dove praticare pattinaggio, nuoto, tennis o calcetto. Eravamo abituati a stare in strada, da soli, e nessuno era preoccupato e vivevamo tutti felici e contenti (si fa per dire ma era così) e tutto sommato, siamo cresciuti abbastanza bene. Si giocava a calcio dovunque e comunque ed era un lusso se si poteva giocare almeno in uno dei campetti intorno ai Giardini del castello oppure, alla grande, se si poteva andare in uno dei campi dei Cavalieri di Colombo (il più vicino era al Ponte dell’Olimpico), ovviamente in terra battuta con breccole di pozzolana grosse e ruvide come raspe dove, se eri fortunato, al termine della partitella avevi le ginocchia frantumate. 

Nei giorni di cattivo tempo c’erano le Sale parrocchiali, quella della Traspontina in Via della Conciliazione era mitica perché c’era anche il cinema, oppure si andava all’Oratorio di S. Pietro, dove ora è stato costruito l’Auditorium, perché c’erano i biliardini.   Non avevamo la televisione o meglio, ce n’era una al bar  (il posto preferito era di fronte Porta S. Anna, all’ingresso del Vaticano) dove, in qualche sera speciale, andavamo con i genitori  e con 50 lire che venivano messe in una specie di macchinetta conta tempo da un capofamiglia a turno, si poteva vedere  lo spettacolo.  Partecipavamo agli stessi riti sociali  e alle cerimonie del Rione. Tra questi, il 13 dicembre si andava in “pellegrinaggio” alla chiesa di S.Lucia in Via dei Banchi Vecchi che, come appunto si diceva a Roma, è "la Santa patrona dei cecati”, cioè di coloro che non possono vedere.

Oggi è il 13 dicembre e, purtroppo, per quanto riguarda il Servizio Pubblico, non si legge nulla, non si sa nulla, nessuno parla di nulla. Per porre rimedio a tutto questo S. Lucia, da sola, non basta. Finchè siamo noi, sfaccendati, disoccupati e pensionati a non avere nulla da leggere è poco grave, possiamo fare tante altre cose più o meno divertenti. È molto grave invece che lo possano essere coloro che sono pagati e che sono stati eletti o nominati per gestire l’Azienda e non rimanere in attesa di “chiarimenti”.
Nel frattempo, ogni giorno ventolate di fango di diffondono nell’etere.

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giovedì 12 dicembre 2019

I soldi valgono e i conti tornano


Nel mentre e nel quando le armi di distrazione di massa liberavano tutto il loro potere devastante succedeva che nell’ultimo Cda avvenisse una manovra non proprio irrilevante. Tutto lecito, tutto ineccepibile, ci mancherebbe.

È successo che è stato approvato un  accordo tra Rai e Rai Way in vista del refarming delle frequenze che avrà inizio già dai primi giorni di gennaio ad avrà un costo di 150 milioni per investimenti, in capo a Rai Way, e un aumento dei corrispettivi versati da Viale Mazzini da Contratto di servizio tra le due società per 16,4 milioni l'anno.

Qualcosa però non torna. Rivedendo i bilanci dalla quotazione di Rai Way (2014) con il titolo inizialmente quotato a poco meno di 3 euro, si legge una forbice molto evidente. I ricavi da terzi, cioè quelli generati da attività di mercato esterno, sono diminuiti da 36,3 mln nel 2013 a 33,1 mln  del 2018 mentre, nello stesso periodo, i ricavi generati da Rai sono cresciuti da 172 mln a 184,6 (pag.24  Bilancio esercizio 2018) dove, peraltro appare ancor più evidente la riduzione dei ricavi da terzi (-2,1 mln) rispetto all’anno precedente (da 35,2 a 33,1) a fronte di un utile netto finale di 59,7 mln (+3,5 rispetto all’anno precedente). Tutto porta a ritenere che i ricavi prevalenti diventano partita di giro generati dal canone che Rai versa alla controllata che, a sua volta, produce utili che a sua volta vengono ripartiti al 64,9% in mano alla controllante e il 35,1% al flottante, cioè ai privati che ne traggono succulento  guadagno  con il titolo oggi a 6,37. Un bell’affare, non c’è dubbio. Quale investimento si raddoppia in poco meno di 5 anni?

Veniamo agli investimenti. Per chi avesse voglia di spulciare tra  i bilanci, sempre da quando è avvenuta la quotazione, non avrà difficoltà a rilevare le dinamiche di quanto la quotata ha riversato parte degli utili conseguiti in investimenti (di mantenimento e di sviluppo): nel 2015 in mantenimento 18,1 mln e 12,1 mln  in sviluppo, nel 2018 il rapporto è stato 19,4 mantenimento e 7,6 sviluppo. In soldoni, nel giro di pochi anni gli investimenti in sviluppo di sono ridotti di 4,5 mln. Domandina: e perché ??? Non avrebbe avuto buon senso già dagli scorsi iniziare ad investire in sviluppo piuttosto che redistribuire il 100% degli utili agli azionisti? In fin dei conti, la controllante è una società di Servizio Pubblico ...o no ???
Cifre interessanti se rapportate al lauto dividendo agli azionisti
  


  
Non commentiamo oltre ma  corrono molti dubbi, a noi che non siamo finanzieri. Uno su tutti: i 150 milioni che Rai Way dovrebbe sostenere per gli investimenti da dove vengono prelevati?  E quando che, prima o poi,  si dovrà affrontare il tema del cosiddetto “polo delle torri” quale potrà essere il vantaggio industriale per il Servizio Pubblico?

Tranquilli, oggi non c’è altro di interessante … il futuro del Servizio Pubblico può attendere

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mercoledì 11 dicembre 2019

Il buio oltre la siepe

Un grazie particolare ai nostri lettori che pure quando non scriviamo nulla vengono a cercare il post del giorno, come è successo domenica scorsa con un numero molto elevato di contatti. Come pure a quelli che sono in attesa del post della mattina e fanno registrare un numero di contatti rilevanti prima ancora della pubblicazione. In altro momento vi racconterò come funziona questo piccolo blog.


Ci sono giorni in cui verrebbe una sana voglia di fare a sportellate oppure, come da bambini, scatenare una “sassaiola”. Oggi è uno di questi per tanti buoni motivi.

1) vicenda Maggioni. Come immaginabile ora la corsa è nascondere, attutire, dimenticare. Un incidente dove i coraggiosi componenti del Cda ieri hanno chiesto “chiarimenti” all’AD … ciao core !!! una storia che come la giri la giri è grave e preoccupante per molti aspetti. Ne citiamo solo uno: è stata messa una pezza con la messa in onda dell’intervista su Rai Play che non è una testata giornalistica, quindi senza direttore responsabile.  Delle due l’una: o è una notizia e allora DEVE stare dentro una testata o un contenitore giornalistico, o NON è una notizia e allora non ha nessun senso nemmeno metterla nemmeno dentro Rai Play. Inoltre, se NON è una notizia (fate attenzione a quanti hanno ripreso le dichiarazioni di Assad), perché è stata inviata una manager e non una giornalista (lei lo è ma in questo momento non è pagata per quello)? Come è stata “comunicata” tutta questa vicenda? Infine, chi ha pagato (autorizzato) il viaggio? Budget di RaiCom? Rimaniamo inattesa di “chiarimenti”.

2) questa mattina il Sole 24 ore pubblica un articolo a Firma di Andrea Biondi dal titolo “Gli italiani tornano alla tv, ma la Rai perde ascolti” dove riprende dati forniti da Francesco Siliato. Un tema che da mesi tiene banco e che proprio a ottobre è stato al centro di un Cda dove, anche in quella circostanza, si è arrivati ad attendere “chiarimenti” e tutti noi siamo qui ad aspettare. Leggiamo “ …c'è una Rai che fa i conti con cali d'ascolto, sia prendendo a esame tutto il 2019 sia nel periodo compreso fra il 15 settembre e il 5 dicembre” … e poi la notizia rilevante “Dalla Rai - che ieri ha incassato l'archiviazione della Corte dei Conti del Lazio dell'inchiesta sul compenso a Fabio Fazio, senza dunque profili di illiceità - fanno sapere che sul risultato può aver impattato «la componente sperimentale di molti programmi, soprattutto su Rai 2». A questo poi va aggiunto «il ruolo di servizio pubblico. Che ovviamente impatta sugli ascolti che però non possono assurgere a riferimento se si vuole svolgere, come dovuto, questo ruolo».” Colpo di scena … qualcuno in Rai ritiene che si può fare a meno degli ascolti in favore del ruolo di Servizio Pubblico. Scusate il ritardo e scusate se è poco, forse avevamo capito male e che l’enfasi posta ogni giorno sui comunicati degli ascolti dell’Ufficio Stampa è una traveggola.

3) il caso Fazio. Qualcuno può avere gongolato della notizia della Corte dei Conti che ha “assolto” l’intervistatore che intervista un intervistato (che sarà pure a gratis e che magari pagherebbe pure per poter presentare un libro, un film, una crema dimagrante, un digestivo alle erbe 4.0) e che per svolgere questo lavoro riceve in cambio un compenso onesto da “operaio delle Tv” e che è stato pure penalizzato per essere emigrato su Rai Due (a compenso invariato). Va un po’ di traverso però leggere che, tutto sommato, la Rai fa un affare con questo signore  dove la sua trasmissione costa anche un po’ meno di altre simili di intrattenimento in prima serata. Non siamo magistrati e tantomeno contabili, ma il sospetto che sia stata confrontata  l’acqua fresca col pan bagnato è forte. Il ritornello,sentito tante volte è che ”i costi della trasmissione sono ripagati con la pubblicità”  ..già, ma questi introiti non starebbero meglio in tasca Rai piuttosto che in quelle di Fazio e della sua società di produzione? Forse, come magistrati contabili hanno rilevato, non c’è nulla di illecito ma certamente c’è molto di inopportuno. Vogliamo ricordare la cifra di 10 milioni per Fiorello (mai smentita) che ora si gode una fenomenale campagna promozionale su un noto operatore telefonico??? Chi ne beneficia ? quanto rientra nelle tasche Rai ? Servizio Pubblico ?

4) Piano industriale. A che punto è la notte? Non c’è verso si sapere e di capire se e come questo Piano industriale possa andare avanti (posto che, come abbiamo scritto più volte, non lo riteniamo adeguato). Da settembre 2018 (prima scadenza prevista dal Contratto di servizio) alla successiva proroga, alla presentazione in Azienda, alla discussione in Vigilanza, alla bollinatura del MISE, è passato oltre un anno e non si vede traccia del suo avvio effettivo dove le nomine dei Superdirettori delle Superstrutture  sarebbero dovute essere un tassello fondamentale. Il Cda di ieri non è stato in grado di affrontarle e, sembra, che sia tutto rinviato al prossimo del 19. Non ci crediamo .. staremo a vedere. Per i consiglieri: prenotate il panettone dal Bar interno … solitamente è di buona qualità e costa poco.

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martedì 10 dicembre 2019

Missile a testata multipla


"sopire, troncare, padre molto reverendo, troncare, sopire"

Veramente difficile scrivere di questo pasticciaccio. Ci sono diversi piani che si intrecciano tra loro e il bandolo della matassa sfugge. Forse superfluo cercare i dettagli (che pure non sono meno importanti) quanto più interessante cercare di capire il disegno generale. Vogliamo tralasciare solo per un momento il dettaglio tecnico relativo al “permesso di viaggio” che la Maggioni avrebbe dovuto avere dall’AD, con le specifiche motivazioni che avrebbero motivato l’autorizzazione. Vogliamo tralasciare un solo momento il contesto geopolitico internazionale in cui si colloca la questione Medio Oriente. Vogliamo tralasciare il ruolo, il peso anche extra Rai che la Maggioni ricopre (da Wikipedia: dal 2018 presidente della Trilaterale Italia). Soffermiamoci un momento su quest’ultimo punto e ricordiamo che nel 2016 la Gabanelli a Report gli ha dedicato un servizio di grande interesse (non facile da reperire,  ci si può provare) ma, per semplificarvi la vita trovate più facilmente questo servizio di LA7 : https://www.youtube.com/watch?v=AHlLbqqx8xs  .

Questo il contesto che invece merita di essere approfondito e questa la lettura più interessante. Se qualcuno  avesse detto “in questo momento è utile intervistare Assad perché per questo o quest’altro motivo e gli confeziono uno speciale Tg1 o una cosa simile da prima serata, fosse pure su RaiTre” non ci sarebbe stato nulla da eccepire, anzi, è quasi un dovere editoriale e giornalistico per il Servizio Pubblico. Ma così non è andata ed è esattamente leggendo questa vicenda al contrario, come riflessa in uno specchio, che si intravvedono altre verità. La prima verità consiste nell’interesse prioritario per la Siria e per Assad di poter proporre all’Occidente una “sua” verità.  La partita si gioca tutta sul piano della comunicazione e sulla percezione presso l’opinione pubblica della situazione reale nel paese che, è bene ricordarlo, è sottoposto a sanzioni da parte dei paesi occidentali.  Assad ha bisogno di sponde politiche, oltre che economiche (come ha detto nell’intervista) tanto quanto quelle militari che non gli mancano. È verosimile supporre che la proposta sia partita da Damasco, prima ancora che da Roma. Ma, qualcuno potrebbe chiedere, perché proprio Roma e non Parigi o Bonn? Domanda complessa e forse risposta semplice: perché Roma è abbastanza tagliata fuori dai grandi scenari internazionali (vedi ieri: vertice a Parigi con Putin, Macron e Merkel) ed è quindi il Paese con maggiori motivazioni a trovare uno spiraglio di accesso sulla scena geopolitica del Medio Oriente. Il Ministro degli Esteri sapeva? Forse no, come riportano alcuni giornali, ma solo”forse” perché è noto che di alcuni affari meno se ne parla e meglio è per tutti.

Allora, la chiave di lettura interessante è proprio questa: la Rai si è prestata, più o meno consapevolmente, ad essere utilizzata come “arma impropria” di politica estera? Qualcuno, al VII piano, era consapevole di quanto sarebbe successo? Difficile ricondurre solo e tutto all’AD. Difficile supporre che abbia voluto agire da “uomo solo al comando” ed imbarcarsi in questa avventura senza avere almeno qualche “copertura” ben che vada da ricercare all’interno e forse anche all’esterno dell’Azienda. Ma, supponiamo pure che possa essere avvenuta una specie di “induzione” a compiere l’errore,  è quanto avvenuto dopo che apre interrogativi ancora più gravi. Partiamo da ieri pomeriggio, quando tra il giro dei colleghi si diffonde la voce che l’intervista sarebbe andata in onda su RaiPlay (magari presentata e introdotta da Fiorello). Fino a tarda sera (per essere precisi, per quanto riguarda chi vi scrive, alle 22.40) non se ne sapeva nulla salvo poi dover constatare che l’Ufficio Stampa Rai ha diramato una nota alle 20.38 dove si legge “In merito all'intervista al Presidente siriano Bashar al Assad, realizzata dall'ad di Rai Com, Monica Maggioni, la Rai informa che la renderà disponibile su RaiPlay”. A qual punto ci siamo precipitati sull’App per cercarla … bhè .. provate voi ora e fatemi sapere se ci riuscite … l’intervista c’è … ma difficile trovarla.
  
Insomma, facciamola breve: sotto l’albero delle pere non cascano le mele. Adesso, il solo problema vero è evitare che la Rai subisca ulteriori e più gravi danni e i problemi che oggi il Cda dovrebbe affrontare non sono meno gravi. Vanno dal Piano Industriale e le relative nomine alla crisi degli ascolti (siamo tutti in attesa del “monitoraggio”promesso in Cda di ottobre) come pure al futuro del canone sottoposto al fuoco degli emendamenti che ne auspicano la riduzione e dei quali ancora non si conosce l’esito. Per non dire di quanto abbiamo scritto nei giorni scorsi a proposito delle nomine più rilevanti che si dovranno fare, a partire proprio da quella AgCom che, insieme a quella Privacy, sembra destinata ad ulteriore proroga.

Insomma, ancora una volta, facciamola breve: l’arma di distrazione di massa dell’intervista ad Assad ha una testata multipla ed una delle possibili vittime è proprio quel che resta della credibilità del Servizio Pubblico. Come uscirne? Qualcuno è pagato ed altri sono stati nominati per cercare soluzioni.
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lunedì 9 dicembre 2019

Pasticciaccio brutto sulla via di Damasco


 Questa mattina vista la quantità di notizie, cercheremo di essere brevi. Su quanto è successo, vedi il post di ieri pomeriggio e quello precedente di martedì 3 dicembre. Chi voleva sapere ha avuto modo di approfondire. Oggi è tutto scodellato in padella in un fritto misto dal sapore molto acido.

Cerchiamo di capire. Anzitutto il tema: la guerra in Medio Oriente è certamente uno dei capitoli più rilevanti del dibattito politico internazionale ed è comprensibile che qualsiasi editore, pubblico o privato, e qualsiasi testata grande o piccola debba essere interessato. Dunque, che la Rai, che peraltro ha Lucia Goracci come inviata nella regione, possa e debba essere attenta e cercare notizie è del tutto naturale, anzi sarebbe grave il contrario. Poi si tratta di capire, appunto, chi viene incaricato per fare cosa e per quale testata confezionare il materiale. Se qualche direttore o capo redattore ha ritenuto che è il momento opportuno per richiedere un’intervista a Bashar Al Assad, è sacrosanto che vengano attivate tutte le procedure giornalistiche, diplomatiche e di sicurezza necessarie. Quest’ultimo aspetto non è un dettaglio da poco: la Siria è un paese in guerra e non si entra o si esce a piacimento quando si vuole e, una volta entrati, un qualsivoglia giornalista europeo o occidentale può diventare una preda appetibile per chiunque fosse male intenzionato ed allora occorrono complesse procedure di sicurezza, attivate sia dal paese ospitante che dal paese di provenienza (i servizi italiani erano a conoscenza della presenza in Siria della Maggioni?) e la stessa Rai, da tempo, ha istituito particolari protocolli necessari a garantire la sicurezza dei propri inviati. Ancora: trattandosi, appunto di uno dei argomenti più importanti al mondo e l’intervista NON è uno scoop, anzi… forse è proprio il contrario, ed essendo rivolta ad uno dei protagonisti più importanti della scena, è giocoforza pensare che ci possa essere stata una “sponda” politica al Ministero degli Esteri (infatti, Di Maio nei giorni scorsi aveva dichiarato che è importante aprire un dialogo con Damasco e sarebbe interessante chiedere a lui se ne fosse informato).

A questo punto ci si potrebbe imbarcare in tanti interrogativi “tecnici” che aleggiano intorno a questo brutto pasticciaccio che certamente non aiuta la credibilità della Rai. Ognuno di essi (la data concordata per la messa in onda, chi ha autorizza oil viaggio e perché etcetera etcetera) ha un suo fondamento e le possibili risposte dovrebbero aiutare a comprendere cosa succede a Viale Mazzini e dintorni (la politica). Proviamo a suggerire un ragionamento. Partiamo dal presupposto che nessuno è fesso a priori, salvo poi dimostrare il contrario. A chi giova portare in primo piano le dichiarazioni di Assad? Ci sono mille argomenti interessanti ma succede che la scelta tra essi è discrezionale: ognuno assegna una scala gerarchica di riferimento. Certamente giova alla Maggioni che,come molti giornalisti in vena di notorietà, non gli pare vero di essere sulle prime pagine dei giornali su un tema tanto importante e poter dimostrare che lei è in grado di parlare con chiunque. Certamente giova a coloro che ritengono opportuno essere presenti  sulla scena politica mediorientale  magari non da protagonisti ma almeno da comprimari (vedi Di Maio). Certamente avrebbe (avrebbe) giovato a Salini se le cose fossero andate in modo diverso da come stanno andando e, infine, certamente avrebbe giovato a RaiNews24 che non brilla certo per essere una testata giornalistica di grande peso nel panorama informativo italiano (oltre 30°  posto, ricordiamo lo share medio 2018 e il numero di giornalisti che ci lavorano). Infine, ca va sans dire, giova ad Assad che non gli pare vero ora di tuonare contro la solita stampa occidentale che censura le “sue “ verità su quanto avviene in Siria.

Certamente non giova alla Rai che in un momento tanto delicato della sua esistenza, con problemi strategici fenomenali, non trova nessun beneficio da questa vicenda. E allora, chi si voleva colpire? Salini? La Rai, la Maggioni? Di Bella? O forse al Presidente Foa che di tutto questo sostiene di non saperne nulla, nonostante che a lui sono assegnate le deleghe per le relazioni internazionali (altro mistero). Chi è la mente occulta, il potere forte che ha orchestrato tutto questo e con quale finalità? 

Questa volta vogliamo essere dichiaratamente complottisti perché, altrimenti, saremmo costretti ad ammettere che qualcuno è fesso (confesso, non mi è del tutto chiaro chi possa essere).

Torniamo a bomba. Ieri mattina Salini rilascia un comunicato dove afferma che “… non è stata effettuata su commissione di alcuna testata Rai …”. E allora per quale motivo  h autorizzato la Maggioni ad andare in Siria? Secondo alcune ricostruzioni (e la stessa Magioni lo conferma) avrebbe detto più o meno “vai e poi vediamo cosa farne ..” : poco credibile, facciamo fatica a pensare che l’AD sia stato talmente sprovveduto da sostener una tale iniziativa. A quanto si legge, viceversa, l’AD di RaiCom sostiene che era tutto concordato con Salini: leggiamo da Repubblica “la Maggioni è costretta a precisare: «Ha ragione Salini nel dire che l'intervista non era stata concordata con i direttori di testata. Ma io l'avevo messo al corrente e si era detto che si sarebbe deciso successivamente come utilizzarla”.  Ma il tema è semplicemetne che lei non avrebbe dovuto fare quell’intervista. PUNTO. Lei è anzitutto un dipendente Rai e soggetta alle norme interne al pari di tutti gli altri suoi colleghi, operai, quadri, dirigenti e giornalisti. PUNTO.  Semmai, in forza dei suoi consolidati rapporti internazionali, li avrebbe potuti mettere a disposizione dell’Azienda che poi avrebbe saputo come utilizzarli. Il comunicato di Salini dice poco o nulla, anzi, alimenta sospetti e domande. C’è poco da girare intorno: è stata fatta pipì fuori dal vasino e si tratta di capire ora chi è il responsabile. La politica è scesa in campo nel difendere o attaccare più o meno pretestuosamente.  Mario Ajello sul Messaggero “ Il domandone, in tanto bailamme sull'asse Damasco-Roma-Rai, è questo: come è mai possibile che una televisione di Stato di uno Stato, quello italiano, che dovrebbe fare di tutto per mostrarsi serio e affidabile nelle sue scelte, si infili in una vicenda così, tra il ridicolo e l'assurdo, tra lo scaricabarile e il cado dalle nuvole?”. Nemmeno il comico Zalone sarebbe riuscito a tanto. Comunque, il modo per uscirne c’è ed anche molto semplice: è sufficiente tirare fuori le regole del gioco che pure ci sono, vedere chi non le ha rispettate ed applicare le sanzioni previste oppure trarre le opportune conseguenze. Subito, ieri, fra 5 minuti. A Roma si dice: a chi tocca ‘nun se ingrugna.  
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domenica 8 dicembre 2019

FLASH !!!


Per chi sperava di passare un pomeriggio di domenica tranquillo e sereno ad accudire nipoti e gatti, ecco che … zacchete … inizia a squillare il cellulare e arrivare messaggi What's Up e scoppia una grana molto interessante da seguire e, soprattutto , da interpretare per le possibili conseguenze che ci potrebbero essere ( e, si suppone, ci dovranno essere).

Già nei giorni scorsi era emersa la notizia secondo la quale Monica Maggioni, AD di Rai Com (attenzione, il ruolo ricoperto è determinante) si sarebbe recata in Siria (paese ufficialmente coinvolto in un conflitto armato) ad avrebbe intervistato Assad.  Iniziamo dal comunicato ufficiale Rai delle 08.48 di questa mattina: “L'intervista al presidente siriano Bashar al Assad, realizzata dall’Ad di Rai Com, Monica Maggioni, non è stata effettuata su commissione di alcuna testata Rai . Pertanto non poteva venire concordata a priori una data di messa in onda. Lo afferma in una nota l'Ad Rai, Fabrizio Salini.” 

Oggi pomeriggio la sola ricostruzione abbastanza dettagliata e plausibile di quanto avvenuto la fornisce una nota dell’ADN:

“L'intervista dell'ad di RaiCom Monica Maggioni sta diventando un caso diplomatico. Questa  mattina l'ad Rai Fabrizio Salini ha chiarito in una nota che la  Maggioni ha realizzato l'intervista al presidente siriano Assad senza  averla preventivamente concordata con nessuna testata Rai, sebbene la  presidenza siriana abbia ufficialmente affermato sul proprio profilo  twitter che c'era un accordo ben preciso per mandare in onda  l'intervista sia su Rainwes che sui media siriani il 2 dicembre.   Secondo quanto apprende l'Adnkronos, sulla vicenda l'ad Salini avrebbe saputo dalla stessa Maggioni del suo imminente viaggio in Siria e  Libano per motivi legati al suo ruolo di amministratrice delegata di  RaiCom, ma non di un'intervista già fissata con il presidente Assad.  Fatto sta che, secondo quanto l'Adnkronos apprende da fonti di  Rainews, il 30 novembre Monica Maggioni ha offerto a varie testate  Rai, fra cui la stessa testata all news, l'intervista fatta il 26  novembre al presidente Bashar al-Assad. Un'offerta rispetto alla quale Rainews24 ha fatto presente di non aver concordato l'intervista ma ha  anche chiesto alla Maggioni di poterla comunque vedere per poi  valutare se mandarla in onda dalla sera di lunedì 2 dicembre in  avanti. L'intervista, però, a quanto si apprende, non è stata mandata dalla  Maggioni alla redazione di Rainews se non il 3 dicembre, quindi oltre  la data che era stata concordata con la presidenza siriana, secondo  quanto postato su twitter dalla stessa presidenza ieri sera. (segue)
Ma concordata con chi? Non con Rainews, che, a quanto si apprende, era all'oscuro dell'intervista, non ha quindi concordato una data per la messa in onda, tantomeno ha chiesto (a differenza di  quanto si legge nel tweet della presidenza della Siria) di rinviarla  di 2 giorni (come si legge sempre sui tweet del profilo Siryan  Presidency). Chi ha concordato, quindi, con la presidenza siriana la  data del 2 dicembre e chi, poi, ha chiesto il rinvio di 2 giorni per  ben due volte?  Quanto al contenuto, da Rainews si apprende che si tratta di  un'intervista che, per una rete all news non presenta notizie,  ribadendo posizioni di Assad già note su diversi temi di attualità  inclusi i crimini di guerra. Un'intervista di 20 minuti girata,  montata e riversata nella sua integrità, senza aver concordato nulla  con Rainews che ha agito, passo dopo passo, d'intesa con l'Ad Salini.  Attraverso i tweet la Siria dà un ultimatum alla Rai, anticipandole  che se l'intervista della Maggioni ad Assad non andrà in onda, sarà  comunque trasmessa dai media siriani il 9 dicembre cioè domani. Cosa  dalla quale si deduce che una copia dell'intervista è nelle mani della presidenza siriana.”

Il sito de Il Fatto quotidiano scrive "...A quanto si apprende, Salini sarebbe stato informato che la Maggioni, già inviata di punta del Tg1, ex direttore di Rainew24 ed ex presidente Rai, aveva la possibilità di effettuare l’intervista ad Assad e che sarebbe andata a realizzarla in qualità di ad di Rai Com." ...

Per ora, riprendiamo e riproponiamo alcune domande:
1) La Maggioni si sarebbe recata in Libano (plausibile) e in Siria (poco plausibile) per questioni legate al suo ruolo di AD di RaiCom. Se per il Libano sappiamo che ci sono o ci sarebbero buone ragioni, per la Siria no: si tratta di un paese formalmente in stato di guerra e dunque perché autorizzare una missione in quel Paese? Lo abbiamo già scritto su questo blog: doveva vendere Montalbano ?
2) in altre parole, Salini sapeva o non sapeva che la Maggioni andava in Siria ad intervistare Assad?
3) non è uno scoop. Dicesi tale quando si è in presenza di una notizia improvvisa, inaspettata, imprevedibile destinata a suscitare clamore. Ma il siriano Assad non rilascia interviste alla Maggioni di turno se non in un contesto di “accordi” determinati. Perché e per chi allora viene raccolta l’intervista?  Il comunicato Rai parla chiaro: non è stata effettuata su commissione di alcuna testata Rai. Da dove viene la “commissione”?
4) al VII piano  sanno bene come funzionano le cose quando un giornalista Rai esce dal perimetro di Saxa Rubra e lo sanno ancora meglio quando si reca in aree di guerra. Perché è stata autorizzata ad andare proprio in Siria? Le redazioni delle testate giornalistiche , Tg e Gr, erano informate del fatto che una loro collega era in area Medio Oriente ed avrebbe potuto fornire notizie di rilievo? Salini non fa cenno all’autorizzazione al viaggio in Siria. Dovrebbe chiarire questo aspetto derimente.
5) perché la Maggioni, che certo non è una sprovveduta principiante, si è lasciata andare a concordare la messa in onda dell’intervista addirittura con una data ben precisa ben sapendo che avrebbe incontrato difficoltà enormi, sia interne all’Azienda sia al di fuori?  (il ministro degli esteri ne era informato?)

In tutta questa storia, alla vigilia di un periodo molto delicato,qualcosa non torna. Cercheremo di sapere qualcosa di più.
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Pausa ???

Causa il silenzio pressochè totale che avvolge il Servizio Pubbico (salvo voler dibattere su intervista di Vanessa Incontrada, di Sanremo giovani o del capodanno a Matera) anche noi insieme a tanti illustri colleghi ci permettiamo un giorno di pausa.


Buona domenica

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sabato 7 dicembre 2019

Un uomo solo al comando ???


Questa mattina, complice il solito assordante silenzio della stampa, vi proponiamo di mettervi comodi e leggere attentamente a magari approfondire il tema.

Nei giorni scorsi è stato presentato il 53° Rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese. È la solita attendibile fotografia che sintetizza e fotografa gli umori, lo stato di salute, il portafoglio le aspettative degli italiani. Grazie al Censis, siamo in grado di prendere qualche misura, avere qualche riferimento che ci consente di ragionare con maggiore scienza e conoscenza, meglio del sentito dire e del “secondo me”.

In sintesi, cosa ci dice il Rapporto?  “Sfuggiti a fatica al mulinello della crisi, adesso l’incertezza è lo stato d’animo dominante (per il 69%). Nella società ansiosa di massa si ricorre a stratagemmi individuali per difendersi dalla scomparsa del futuro. Nonostante il bluff dell’aumento dell’occupazione che non produce reddito e crescita (959.000 unità di lavoro equivalenti in meno rispetto al 2007, +71,6% di part time involontari per i giovani). Ma se l’ansia non riuscisse più a trasformarsi in furore? La sindrome da stress post-traumatico porta il 75% dei cittadini a non fidarsi più degli altri. E a pulsioni antidemocratiche: ora il 48% è favorevole all’uomo forte al potere”.

Vediamo come la stampa nazionale ha titolato l’argomento:
“Italiani stressati, diffidenti e affascinati dall’«uomo forte»”  … “Nel 2017 la parola chiave fu «rancore» e nel 2018 «cattiveria». Ora, la parola che sembra dominare il rapporto annuale del Censis che fotografa la società italiana è «incertezza».” Corriere della Sera;

“Un italiano su due spera nell'«uomo forte» al potere” …Un'idea che trova più consensi tra operai (62%), persone meno istruite (62%) e con redditi bassi (56,4%) e che viene spiegata dal Censis con "l'inefficacia della politica ed estraneità da essa" Avvenire;

“Il 48% degli italiani vuole l’uomo forte alla guida del Paese. Connazionali “impoveriti e più individualisti”Il 48 per cento delle persone crede che sia necessaria una personalità energica per guidare l'Italia ed è deluso da una politica incapace di decidere. La crisi ha segnato la mentalità degli individui e la relazione con il prossimo è entrata in crisi. A minare la sicurezza è stata nel tempo "la rarefazione" della protezione del welfare pubblico” Il Fatto Quotidiano

“Gli italiani senza più fiducia mollano anche i Bot. "Un popolo in cerca di nuove strategie per sopravvivere" La crisi, il venir meno dell'ascensore sociale, la mancanza di aspettative nei riguardi della politica e nel Pubblico spingono alla ricerca di "muretti a secco" per difendersi. Mentre il 75% non si fida più del prossimo…” La Repubblica

Colpisce anzitutto un tema sottolineato ed evidenziato da quasi tutti i giornali: la teoria dell’uomo forte, la necessità di guardare e cercare qualcuno che, miracolisticamente parlando, possa essere in grado di  risolvere problemi, placare le ansie, guarire gli ammalati e dare i numeri al lotto. Non è un tema nuovo: già qualche anno addietro un giovane e rampante politico fiorentino si era candidato a ricoprire questo ruolo, magari prendendo a modello un signore milanese che prometteva milioni di posti di lavoro.  

Va bene … va bene … questo blog, seppure affamato di politica, si ostina a cercare sempre i riflessi dei grandi temi sul Servizio Pubblico, sulla Rai e sui cittadini che pagano il canone.  E allora, da questo punti di vista, cosa ci dice di interessante il Rapporo Censis? Almeno due cose tra le altre di altrettanto interesse:

1) La smart tv del futuro. Nel 2018 nelle case degli italiani sono presenti 111,8 milioni di device, lo 0,5% in più rispetto al 2017 (600.000 in più). In ogni famiglia ci sono in media 4,6 device. Il 2018 sarà ricordato come l’anno in cui gli smartphone hanno superato i televisori. Oggi nelle case degli italiani ci sono 43,6 milioni di smartphone e 42,3 milioni di televisori. Ma soprattutto sono 6,5 milioni le smart tv e i dispositivi esterni effettivamente collegati a internet per guardare programmi televisivi (+20,6% in un anno). Il 47,8% delle famiglie in cui vive almeno un minore ha in casa una smart tv o dispositivi esterni che consentono di collegarsi al web. Ma crescono anche le famiglie di longevi over 65 anni che sfruttano gli schermi al pieno delle loro potenzialità collegandosi a internet: l’8% dispone di una smart tv connessa.

2) Come i media influenzano l’umore degli italiani. Confrontando gli stati d’animo degli italiani e i mezzi di comunicazione utilizzati, emerge che gli «arrabbiati» si informano prevalentemente tramite i telegiornali (il 66,6% rispetto al 65% medio), i giornali radio (il 22,8% rispetto al 20%) e i quotidiani (il 16,7% rispetto al 14,8%). Tra gli utenti dei social network definiti «compulsivi» (coloro che controllano continuamente quello che accade sui social, intervengono spesso e sollecitano discussioni) troviamo punte superiori alla media sia di ottimisti (22,3%) che di pessimisti (24,3%). Per leggere le notizie scelgono Facebook (46%) come seconda fonte, poco lontano dai telegiornali (55,1%), e apprezzano i siti web di informazione (29,4%). Facebook (48,6%) raggiunge l’apice dell’attenzione tra gli utenti classificati come «esibizionisti» (pubblicano spesso post, foto e video per esprimere le proprie idee e mostrare a tutti quello che fanno). Gli utenti «pragmatici» (usano i social per contattare amici e conoscenti) si definiscono poco pessimisti (14,6%) e più disorientati (30,7%). Mentre gli utenti meno attivi, gli «spettatori» (guardano post, foto e video degli altri, ma non intervengono mai), sono poco pessimisti (17,1%).

Ma torniamo al tema dell’uomo solo al comando che sembra essere tanto desiderato dagli italiani, salvo poi scaricarlo al momento opportuno come la storia, per fortuna, ci ha ampiamente dimostrato. Il Servizio Pubblico ha tanti problemi (economici anzitutto, poi normativi, ascolti,identità e credibilità, efficienza etc etc ) e sono tutti nelle disponibilità dell’attuale “uomo solo al comando”, cioè l’AD come la Legge del 2015 lo ha voluto in carica. Da ricordare che, appunto, questa idea dell’AD con ampli poteri era generata esattamente a immagine e somiglianza di chi vedeva in questo ruolo la possibilità di gestire in modo efficiente e razionale l’Azienda Radiotelevisiva. Ecco, ci siamo, sembra quasi che siamo giunti vicino al punto in cui si può dimostrare che questa idea non funziona, almeno fintanto che … prova provata… anzitutto non è solo ma ben accompagnato dai partiti che lo guidano e poi non sembra proprio essere al comando, almeno fintanto che non si evidenzia con assoluta chiarezza e trasparenza la sua capacità di affrontare e risolvere i problemi della Rai. È bene precisarlo ed essere chiari in proposito (ricordiamo sempre Ettore Petrolini e la storia del loggione): il problema non è solo Fabrizio Salini in quanto tale, ma chi ce lo ha messo e poi non gli ha dato modo di farlo lavorare e poi gli sta alle calcagna per imporgli Tizio o Cacio ad un Tg o una rete. Poi, l’AD ci mette di suo, con il suo coraggio e la sua forza,in buona compagnia del Presidente e del Cda. Mo’ vene  Natale ..anti Auguri.

Infine, torniamo ad un ‘ultima osservazione sul Rapporto Censis con una parola che ricorre spesso e non solo quest’anno: il futuro. Per la Rai questo termine si mostra particolarmente nebuloso e minaccioso per tanti punti di vista. Sarebbe ora che almeno l’Ufficio Studi,di recente nomina, se ne occupasse un tantinello, giusto per  capire se, almeno loro, se ne preoccupano un tantinello ...un tantinello … appena appena. Se poi anche qualcun altro si ponesse lo stesso interrogativo sarebbe ancora meglio.
Il  Censis ci dice che gli italiani sono molto interessati alla politica molto di più che ai politici. Nel palinsesto Rai quanto spazio occupa questo argomento e, tanto per dire, il famoso canale istituzionale che fine ha fatto?
Per chi volesse saperne di più sul Rapporto Censis 2019 questo il link:  http://www.censis.it/

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venerdì 6 dicembre 2019

Il racconto del Paese


Sembra che siamo diventati bravissimi a raccontare il passato molto di più di quanto siamo capaci di immaginare il futuro. È sufficiente andare al cinema oppure osservare  la “narrazione” offerta dal servizio pubblico. Ieri sera chi vi scrive è stato a vedere un gran bel film giallo appena uscito nelle sale e, come accade, prima dell’inizio della proiezione, vengono mandati i trailer dei film in uscita prossimamente. Uno riguardava la vita di Craxi, uno la storia di Pinocchio e il terzo una sgangherata parodia di Natale con Ficarra e Picone. Poi leggiamo che nessun film italiano nell’ultimo anno ha raggiunto la cifra di incassi sufficiente a farlo stare tra i primi in classifica (al 18° posto). C’è da crederci.

Per non farci mancare nulla, e per cercare di capire meglio quanto vi avevamo accennato, al ritorno dal cinema mi sono visto un pezzo, prima che la noia e il sonno mi travolgesse, dell’ultima puntata dei Medici andata in onda su Rai Uno. A parte la sensazione sgradevole del fuori sync dovuto al fatto che gli attori recitavano in inglese (sarà utile a venderlo all’estero ma fastidiosissimo in Italia) e a parte la sensazione di vedere una passerella di Vogue Fashion Uomo con annessa pubblicità tabellare di un profumato dopobarba, e a parte l’inevitabile spruzzatina di soft porn, rimane forte il segno di un prodotto audiovisivo che guarda più alla forma che ai contenuti, più all’intrattenimento che all’approfondimento. Senza anima, senza passione. Si capisce perché il Ladro di merendine di Montalbano viene riproposto per oltre 20 volte e che Imma Tataranni, la sua cugina povera, viene considerato un successo della fiction televisiva italiana del Servizio Pubblico.

Nei giorni scorsi abbiamo riportato una battuta di un alto dirigente Rai che sosteneva che è il Paese che alfabetizza il Servizio Pubblico e non viceversa. Purtroppo, siamo costretti ad ammettere, per quanto siamo in grado di sapere, che per buona parte questa affermazione è condivisibile. Iniziamo dall’informazione: Web batte carta stampata 4 a 1 e, tra le testate giornalistiche on line, la Rai è sempre in coda, distanziato da molte lunghezze dagli altri siti. Ieri Prima OnLine ha riportato i dati di Comscore sui primi 60 siti italiani e RaiNews compare al 39° posto (trentanovesimo). Nei giorni scorsi Auditel Standard Digitale ha pubblicato il report settimanale dei LS per editore e canale dove ancora una volta si consolida una tendenza: nella settimana 24-30 novembre Rai ha ottenuto 15.500 K, Mediaset 73.600 K e Sky 139.800 K (la settimana precedente  Rai 18.500, Mediaset 63.100 e Sky 113.000). Tradotto in soldoni: i concorrenti crescono molto di più di Rai.

Da diverso tempo seguiamo con attenzione quanto potrebbe avvenire in occasione della nomina dei presidenti di due autorità di garanzia, AgCom e  Privacy. Abbiamo scritto, e ne siamo convinti,che il rapporto di rilevanza di queste nomine, confrontate a quelle Rai, è di 4 a 0. In questo momento i due livelli fatalmente si incrociano. Ieri abbiamo saputo dal sito CorCom che è stato presentato un emendamento dal M5S con il quale si vorrebbe aumentare a 5 il numero dei consiglieri Privacy come l’AgCom e proroga al 31 gennaio la scelta del Presidente. Anche in questo caso siamo in presenza di una bizzarra anomalia: la contingenza politica è in alta fibrillazione e ti spunta fuori un emendamento alla Legge di Bilancio che rimanda tutto al prossimo anno dove pure dei possibili candidati veri non se scorge l’ombra. C’è qualcosa che pure a questo piccolo blog sfugge: quando abbiamo provato, dentro e fuori la Rai, a saperne qualcosa di più ci siamo impantanati in una spessa coltre fumosa.  Pochi sanno qualcosa e ancora meno coloro che sono in grado di interpretare.

Seguono di pari passo, per quanto abbiamo potuto sapere,  le nomine Rai che sembrano  impantanate al punto di partenza e che il CdA previsto il prossimo martedì 10 potrebbe non occuparsene e rinviare al successivo prima di Natale. Magari,in attesa di sapere come si conclude la partita degli emendamenti che,inevitabilmente, determinerà il futuro di questa governance Rai. Il botteghino delle scommesse è sempre aperto.

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giovedì 5 dicembre 2019

Non si faranno prigionieri


Mentre in Italia si dibatte se la super blogger Chiara Ferragni debba partecipare o meno al prossimo festival di Sanremo, al Summit della Nato lo scontro tra le super e le mini potenze (Italia) è sul 5G. Anche oggi, come supponibile avverrà sempre più, leggiamo paginate sull’inizio dell’era  5G e, per quanto  interessa questo blog, di come di quanto e da quando potrà impattare sul sistema radiotelevisivo e, in particolare , sul Servizio Pubblico. La risposta, come al solito è secca: tanto e subito. Il consumo di televisione, nelle diverse modalità e con diverse piattaforme, è  sempre molto forte. Questa mattina leggiamo sull’ huffingtonpost.it, a firma di Francesco Siliato, un interessante articolo dove ci dimostra che, rispetto allo sorso anno, è aumentato (inaspettatamente)  il consumo di Tv lineare. Allo stesso tempo sappiamo che in questi giorni si è svolto a Roma l’appuntamento 5G: Italy dove sono state ribaditi noti concetti sul futuro delle connessioni ultraveloci che potrà garantire questa nuova tecnologia. Le due notizie sono inevitabilmente connesse tra loro. Tanto per capire, con il precedente 4G per scaricare un film di media durata occorrevano diversi minuti, ora potrebbero esserne sufficienti molto meno. Quindi anzitutto velocità di trasmissione, stabilità del segnale e latenza ridotta pressoché a zero.  Quanto basta per sostenere un attacco frontale alla diffusione della televisione lineare. Il prossimo futuro della televisione sarà un campo di battaglia dove non si faranno prigionieri. Sarà un argomento sul quale torneremo spesso e volentieri.

Ora che il cielo si appresta a cadere sulla terra, siamo costretti ad occuparci di come organizzare la  prossima vita. Ieri sul sito di PrimaOnline è apparsa una notizia “bizzarra”. Si legge che “…su pressioni della Presidenza della Repubblica che ha lasciato intendere che non ci sono i requisiti costituzionali (n.n. ???) a giustificare una ulteriore proroga. Così i Presidenti di camera e senato Elisabetta Casellati e Roberto Fico hanno messo in calendario le votazioni per Agcom e Privacy il 19 dicembre” … a seguire alcun nomi : “Roberto Garofali, supermagistrato e già capo di gabinetto del Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, Claudio de Vincenti economista docente della Sapienza e già ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno del governo (n.n. Gentiloni) Enzo Roppo, giurista, docente all’Università di Genova e saggista, già Vice Commissario Straordinario dell’Agenzia Spaziale italiana”. Nulla da eccepire. Appaiono nomi di profilo consistente che non sono mai stati citati “in quota” a questo o quel partito. Ed è proprio questa l’anomalia: dopo avere letto di tante candidature non solo in “quota” ma direttamente targate da un Segretario di partito piuttosto che da un altro, improvvisamente, la politica si redime e tira fuori nomi apparentemente indipendenti? Qualcosa non torna. Specie in questo periodo di chiari di luna politici non proprio dei più tranquillizzanti. Staremo a vedere ma, dalle prime verifiche che abbiamo cercato di fare, appare tutto alquanto improbabile.

Questo tema, come scritto si incrocia fatalmente con quello delle prossime nomine Rai. La solita bene informata ADN riferisce che il pacchetto potrebbe chiudersi già dal prossimo Cda o, male che vada, il prossimo consiglio convocato prima di Natale. Per quanto ne sappiamo, abbiamo qualche dubbio. Vedremo. Come pure vedremo come andrà a finire la questione degli emendamenti sul prelievo del 10% dal canone Rai. “E’ una pistola puntata verso Viale Mazzini” ci dicono nostre autorevoli fonti ed è puntata non solo e non tanto sul fronte delle nomine, quanto più sul futuro assetto delle Rai e del suo Piano industriale. Scusate se è poco.

ATTENZIONE: questo blog è prossimo a trasformarsi un Agenzie di scommesse. Molti propongono e chiedono di scommettere (ho già in conto diversi caffè, qualche colazione, un pranzo alla Pergola, bottiglie di annata e Agendine gadget per il 2020). Le quote sono interessanti.

Ultima nota: consigliamo ai lettori del blog, qualora non lo avessero ancora fatto, di andare a rivedere la puntata dei Medici, andata su RaiUno. Di grande interesse per capire come si racconta il Paese. Ne riparleremo.
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