mercoledì 29 giugno 2022

Rai: la Grande Pernacchia dei palinsesti futuri


 

Prima di andare avanti e capire cosa è successo ieri a Milano, dedicate qualche istante a vedere questo breve video:

https://www.youtube.com/watch?v=h2tNV8bqaMs

in fondo la trascrizione del testo

Abbiamo la sensazione, molto vaga e confusa, che ieri ci sia stata la più clamorosa presa per il culo della storia recente della Rai con la presentazione dei palinsesti autunnali. Cerchiamo di capire. Partiamo dall’affermazione cardine dell’Ad Fuortes “…la Rai del futuro”. Azzzz….pe (tradotto dal romano: accipicchia ... Giuseppe) questa è robba forte (due B).

Allora, con ordine: nell’ormai lontano luglio del 2018 arriva a Viale Mazzini un certo Fabrizio Salini e sulla sua scrivania si trova bell’e pronto il nuovo Piano Industriale già confezionato dal suo predecessore Antonio Campo Dall’Orto che lo aveva commissionato tempo prima ad una nota società di consulenza lautamente retribuita. Il buon Salini ci mette subito tanta buona volontà a capire di cosa si tratta e, per essere precisi, chiede e ottiene di poterlo studiare attentamente prima di fare passi avanti (correttamente). Sicché, si arriva all’inverno e ai tormentati passaggi in Vigilanza. Doppio sicché: il piano è tanto ricco quanto monco e si fatica a “metterlo a terra” tant’è che avviene un bizzarro avvicendamento tra il noto dirigente Rai Gaffuri che esce e un certo Matassino (oscuro esterno) che entra. Fatto sta che poi scoppia la pandemia e nel 2019 il Piano viene “congelato” letteralmente. 

Si arriva a luglio 2021 quando a Viale Mazzini arriva Fuortes e, tra le sue prime dichiarazioni emerge quella con cui afferma di voler fare la “rivoluzione” alla Rai. Rapido come il fulmine: dopo pochi giorni dal suo arrivo ha capito tutto subito. E come? I suoi solerti collaboratori gli sussurrano sottovoce: “Prendi il vecchio piano Salini e vedi se trovi qualcosa di interessane”. Geniale pensa lui! E cosa c’è di interessante? Rispondono sempre i solerti “Una sola cosa, vecchia e ammuffita ma ancora presentabile e, comunque, non c’è altro di meglio o diverso”. Cioè? chiede lui. “La ristrutturazione per generi” !!! E che sarà mai? “Non ti prendere cura … dai … fai e vai … tanto non ci sono alternative, nessuno se ne accorge e tanto nessuno ha mai avanzato qualcosa di diverso … che so … ridurre le reti generaliste, tagliare qualche canale specializzato … ridimensionare le testate e il numero dei giornalisti … o altre amenità del genere” o magari, semplicmenente,  occuparsi dell’informazione Rai. Troppa grazia … non regge la pompa. Fuortes nasce sotto la buona stella di Draghi che sembra garantirli un ombrello di protezione fino ad un certo punto, fino a quando (novembre scorso) escono fuori le “voci da dentro” Palazzo Chigi: Michela Tamburino su La Stampa ha scritto “… l'idea stessa della Rai che si vorrebbe ripensata. Il diktat è arrivato forte e chiaro dalle stanze di Palazzo Chigi, da dove ci si muoveva già infastiditi per il Piano Industriale copia-incolla di quello di Salini”. Poco tempo dopo altro titolo significativo di un altro giornale: “I conti in ordine non portano la felicità. Vicina la partenza dell’Organizzazione per generi la Rai patisce la mancanza di un pensiero editoriale”. Attenzione: da ricordare sempre che l’idea della riorganizzazione per generi è datata da oltre 20 anni.

Dunque? Dove sarebbe la Rai del Futuro???

Andiamo avanti con un altro concetto chiave: la Rai Media Company. Non scomodiamo cari amici come Marco Mele che nel lontano settembre 2015 (duemilaquindici) ha titolato: “Ecco come la Rai può diventare una «media company»” e nemmeno ci prendiamo più la briga di ricordare, sempre a proposito di Piano industriale, il famigerato Allegato 4 del citato Piano di Salini&C. Tempo perso: ne hanno smarrito le tracce e nelle cantine di Viale Mazzini non esiste più una copia ( se necessario, ci pensiamo noi). Sul tema è meglio stendere un velo pietoso, salvo doverlo rialzare quando lo risentiamo ripetere dagli inquilini di Viale Mazzini. Comunque, per gli incalliti increduli, provate a digitare “rai media company” su Google e vedete cosa viene fuori.

In soldoni: ieri hanno provato a proporre una minestra riscaldata e spacciarla come scongelata dal frigorifero. Con aggravanti. La prima la sostiene Riccardo Laganà: “Non ho preso atto dei palinsesti e votato i piani di produzione e trasmissione perché, nonostante il nuovo modello per generi approvato anche per ottimizzare le risorse ideative e produttive, registro, nel prime time di Rai1 e Rai2, un massiccio ricorso a collaboratori esterni e produzioni in appalto totale, parziale o acquisto diritti di ripresa riferibile alle solite grandi società di produzione; addirittura la sperimentazione che si sviluppa su Rai2 è per la stragrande maggioranza prodotta in appalto totale o parziale". Seguono a ruota i sindacati “Il Piano Industriale di Fuortes è un Piano di distruzione … Così, mentre nella nuova fascia “day time”, figlia del discutibile avvio delle direzioni di “genere” voluto da Fuortes, la Rai perde ormai sistematicamente 10 punti di share nei confronti della concorrenza - riprova che toccare le delicate alchimie dei programmi non è cosa che possa improvvisarsi senza una chiara e competente visione dei meccanismi che fidelizzano il pubblico”.

Aggiungiamo di nostro: ad esempio, che mai potrà fare il “genere” documentari con un budget di poco più di 3 mln di euro dei quali buona parte è destinato ad acquisti? da ricordare che i cugini d'oltralpe investono su questo "genere" circa 100 mln. Che mai potrà fare il “genere” approfondimento quando non riesce nemmeno a garantire una fascia quotidiana in diretta che non sia assegnata a quel giovin signore di Vespa  che alla veneranda età di 78 anni non molla l’osso nemmeno con i Carabinieri e quando il “nuovo” genere poi si inventa qualcosa (vedi Filorosso al posto di Cartabianca) raccimola ascolti da prefisso telefonico. Però, come usano dire al VII piano: gli ascolti non sono tutto, c’è di meglio nella vita. Gia!

Concludiamo: i palinsesti sono un anello di una lunga catena alle cui estremità ci sono da un lato il Contratto di Servizio e dalla parte opposta le risorse necessarie per attuarlo, di mezzo il Piano Industriale. Di tutto questo non c’è traccia e nessuno ha fiatato: del Contratto di Servizio, affidato alle solerti mani della presidente Soldi e della sua squadra (sic!), non ci risultano segnali di fumo. Nulla, niente, nada, nisba … del Piano Industriale, se tutto va bene, se .. se… forse, probabile, si saprà qualcosa verso la metà di luglio. Del canone, la vera grande minaccia incombente su  Viale Mazzini, è calato un strato di silenzio spesso come una coltre di cemento armato. Lo abbiamo scritto più volte: a Palazzo Chigi non ci pensano lentamente di imbarcarsi in questa avventura prima delle prossime elezioni: chi se la prende la grana?

Ecco allora tornare ai palinsesti “ottuagenari” (vedi ultimo report Auditel Total Audience) di ieri e ai volti noti che tornano (la Marcuzzi ???) a quelli “nuovi” che arrivano (Damilano) che proprio ieri sera ha fatto le prime prove con lo studio di RaiTre (chissà se è stato retribuito o è andato aggratisse?) dopo aver finito di scrivere il suo articolo per il quotidiano Domani. Tutta fuffa in pasto agli affamati inserzionisti pubblicitari che da qualche parte devono pure investire … e infatti, come abbiamo scritto, tutti attenti alla vera grande novità dei palinsesti 2022-23: la fine del telespettatore e la nascita del “follower” con annesse faccine e pollicini. Di questo, ovviamente, nessuno ha fatto cenno ... ovviamente. La Ferragni è dietro l’angolo che aspetta.

bloggorai@gmail.com 


trascrizione del video ci sui sopra: 

"Noi anziani siamo una forza, silenziosa e tranquilla ma se ci incazziamo sono dolori. Perché siamo di più. Siamo tantissimi: ogni 100 giovani ci sono 165 anziani e questo significa maggioranza assoluta e cioè virtualmente Camera, Senato, il governo della Repubblica, abbiamo le tv perché condizioniamo palinsesti e linee editoriali in editoriali e Sanremo è fatto per noi e anche la grande fiction nazional popolare ... inserzionisti pubblicitari intorno a cui ruota il mondo hanno noi come chiodo fisso. Le case di proprietà e libretti di risparmio su cui regge l'intera economia del nostro Paese senza quali noi chiudevamo come la Grecia sono in mano nostra. Il teatro tiene grazie a noi e anche quello che resta del cinema. Con le nostre pensioni teniamo in  scacco l'intera economia Nazionale. ci manca solo un poco di consapevolezza e coesione e saremo finalmente pronti a far eilculo a tutti"

da "Figli" di Mattia Torre


 

lunedì 27 giugno 2022

Rai: note a margine 1. La Rivoluzione alle porte


Bloggorai non ha chiuso e tantomeno è in ferie: ha sospeso le pubblicazioni per i noti motivi di cui abbiamo scritto tante volte. 

Nel frattempo, in questi giorni, tanti lettori hanno puntato il sito pure in assenza del Post quotidiano. Buon segno che merita attenzione e rispetto. Altri invece non hanno battuto ciglio di Twitter … va bene lo stesso, gli vogliamo bene comunque.  

Noterelle di questa settimana, a partire da stamattina (la notizia più rilevante è in fondo).

A. Il quotidiano Domani pubblica oggi in prima pagina un articolo di Marco Damilano, lo stesso che da settembre inizierà la sua ben retribuita collaborazione su RaiTre in prima serata in faccia al Tg2 alle 20.35. Lo scenario possibile potrebbe essere: al mattino un articolo su Domani, lo stesso tema potrebbe essere ripreso alla sera dalla sua trasmissione su Rai Tre e, infine, il venerdì, riproposto su Lo Spiegone de La7. Un fenomeno. Non lui (che magari forse lo è di suo) ma chi lo ha ideato, pensato e proposto come “approfonditore” Rai. Il tutto, condito da sano e mesto silenzio interno ed esterno a Viale Mazzini.

B. Ieri sera ci sono stati gli esiti dei ballottaggi delle amministrative. Chi ne parlava? Of course: La7 e il suo “Servizio Pubblico” in forma di uomo chiamato Enrico Mentana. Si dirà: tanto agli elettori delle votazioni non importa più nulla … tant’è che ormai disertano le urne che è un piacere e allora perché dedicargli spazio prezioso di palinsesto? La risposta è semplice: perché è Servizio Pubblico bellezza!!! E se Cairo un giorno dovesse chiedere di essere lui a fornire “servizio pubblico” … alla fin fine … potrebbe essere difficile dargli torto

C. La Netflix della cultura italiana di Franceschini memoria??? Lo abbiamo scritto subito, non appena avuta notizia: una semplice banale e ottusa “sola” in scorno alla Rai che ha incassato il colpo senza battere ciglio (magari già sapevano come andava a finire). Senza capo ne coda, senza soldi e senza progetto: dopo poco tempo ha perso già 7.5 mln di euro a fronte di un incasso di 240 mila. Amen.

D. Aldo Grasso (Corriere, ovvero Cairo… ovvero La7) auspica la chiusura di Cartabianca. È in buona compagnia dei vari deputati e senatori PD che hanno chiesto l’intervento pure del Copasir (di chi???). Che piacere invece auspicare quel sano, pacato, sereno e armonioso modello di Talk dove tutti si vogliono bene, la pensano tutti allo stesso modo e non alzano mai la voce (educati e di buone maniere) e magari invitano solo “esperti” che hanno superato preventivamente la prova di competenza e responsabilità. Vedi Lucia Annunziata che invita Paolo Mieli, Bernard Henri Lèvy, Matteo Renzi e Luciano Violante e non per parlare di Assange che sta per essere estradato negli Usa perché accusato di aver divulgato notizie sulla stragi in Afghanistan e Iraq ma del dissidente russo Navalny. Giusto, ci mancherebbe…

E. Rai Way e il “polo delle torri”. Se tutto va bene, e siamo nel campo delle buone e pie intenzioni, la Rete Unica (di ben altro valore e rilevanza strategica per il Paese) verrà affrontata a fine dicembre quando Tim potrà confermare o meno la maxi fusione. Che ne sarà invece del proposito di “vendere” la quotata di maggioranza della quotata Rai? Si lavora nell’ombra e nulla si intravvede sul futuro di questa operazione.

F. Veniamo ai “genitori di tutte le notizie” sulla Rai. È avvenuta una Rivoluzione copernicana, radicale e drammatica, e pochi gli hanno prestato la debita attenzione: sono stati cancellati i termini “telespettatori” e “utenti” dal vocabolario del Servizio Pubblico. Da prossimo febbraio (data ancora incerta) verranno sostituiti da “followers” o anche “likers” o meglio “twitters”. Il loro linguaggio sarà espresso in “faccine” ovvero “emoticons” con il pollicino puntato su o giù a seconda del gradimento. Non sarà più necessario il “televoto” per giudicare chi vincerà Sanremo: sarà Chiara Ferragni a deciderlo con un suo battito di ciglio e il di lei marito con un fischietto su Istagram o Tik Tok. Che stupidi a non averlo intuito subito quando Fuortes e la Soldi invocavano la fine della dittatura dello share: avevano già le idee chiare sul futuro della Rai. Da questo punto di vista, c’è da essere ottimisti: non è vero che il destino della Rai sia sotto il segno negativo… con questi colpi di genialità c’è speranza … almeno di abbassare la media degli ultra “telespettatori” over 60 che affollano la platea televisiva.

G. Domani verranno presentati palinsesti Rai. Auguri!

H. Ci eravamo lasciati con la manina di Giorgino al Tg1 che salutava mesto e triste. Rimane tristezza e mestizia in una caldissima giornata di mezza estate.

Bloggorai (con i debiti scongiuri) continuerà ad esserci in modi, tempi e forme diverse.

Rimanete sintonizzati … non si sa mai …

bloggorai@gmail.com

martedì 21 giugno 2022

BLOGGORAI: arrivederci !!!



Le pubblicazioni di Bloggorai 

sono momentaneamente interrotte … 

riprenderanno non appena possibile ovvero quando opportuno o necessario. 

Rimanete sintonizzati!

Ci fermiamo in bellezza: dopo 4 anni ininterrotti con 1569 Post e centinaia di migliaia di visualizzazioni anche Bloggorai prende atto che il mondo intorno alla Rai è cambiato e l’interesse sul futuro del Servizio Pubblico si è drasticamente indebolito. 

Si ferma Bloggorai perché non gira più il mondo intorno a lui. Sono rarefatte le occasioni di incontro e dibattito, difficile trovare contributi di idee significative e “mission impossibile” accedere a atti e documenti di interesse pubblico. I tanti soggetti, singoli o collettivi, che pure in passato erano presenti e partecipi appaiono imboscati, impigriti, pensionati e vacanzati e, quando va bene, si ascolta da loro a malapena qualche flebile pigolio di Twitter o si legge un “mi piace” di FB con le faccine allegate.

Detto pure in altri termini o da altro punto di vista: il mondo intorno a Bloggorai, gira benissimo e pure alla velocità della luce. Solo che è difficile cogliere le traiettorie, individuare i nuovi soggetti, tracciare i disegni e le prospettive. Meglio ancora: ne abbiamo intercettato qualche segnale e non ci sembra che portano verso una direzione positiva per il futuro della Rai: si intravvedono nubi molto fosche all’orizzonte.

Per paradossale che possa apparire, Bloggorai si ferma in buona compagnia proprio nel momento in cui crescono i suoi lettori e si consolida il suo piccolo spazio. È lo stesso momento in cui avvertiamo il grande vuoto di idee e di proposizione: il buio totale è calato su Viale Mazzini che proprio oggi si bea di avere una famosa influencer per la conduzione del prossimo Sanremo, mentre tace sui grandi problemi che la circondano e la minacciano: il canone, gli ascolti, il Piano Industriale, il Contratto di Servizio e uno straccio di progetto sull’informazione. Tace il “partito Rai dell’Interno” che non si sa più nemmeno se esista ancora o se sia mai esistito: i vari Usigrai, Adrai, Snater, Cgil, Cisl, Uil e compagnia cantando non riescono ad andare oltre il loro orticello sindacale. Tacciono i “partiti” della/sulla/per la Rai: l’unico spettacolo che riescono a fornire sono i loro interventi in Vigilanza che, spesso per carità di Patria, è meglio non riferire. Tace la “società civile” che non si sa più bene di chi sia composta e di quel che resta non sappiamo bene dove sia andata a finire (che il Destino ci risparmi di ripetere le passate e ingloriose esperienze!) e men che meno sappiamo se è ancora interessata alla Rai. Rimane solo qualche sparuto gruppetto di volenterosi “amici al Bar” che ogni tanto si caricano sulle spalle il fardello di scrivere un “manifesto” che, purtroppo, pochi leggeranno esattamente come pochi sono stati coloro che lo hanno scritto.

Bloggorai continuerà ad esserci, inguattato nella giungla dei “social”, o imboscato nelle fratte della Bassa Val Tiberina o sdraiato sulla spiaggia dell’isoletta mediterranea. Continueremo a seguire, a leggere, ad informarci, a mantenere forte e stabile quel sano legame con i tanti lettori che ci seguono da anni e che non mancano mai di intervenire, correggere e suggerire. A loro dobbiamo un grande grazie.

Rimante comunque sintonizzati … non si sa mai !!!

bloggorai@gmail.com 





 

lunedì 20 giugno 2022

Memo democratico

 

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OMICIDI COLLATERALI

Oggi non parleremo di Rai, di Servizio Pubblico. Non c’è molta voglia e non ci sono argomenti interessanti. Ne approfittiamo per ricordare che è in corso una gravissima aggressione alla libertà di stampa, al diritto di sapere e conoscere sempre e tutto. Julian Assange sta per essere estradato negli USA solo perché ritenuto colpevole di aver diffuso materiale riservato sulle efferatezze compiute durante le INVASIONI di Afghanistan e Iraq (alle quali anche l’Italia ha indirettamente partecipato) dove pure sono stati massacrati migliaia di civili innocenti come dimostra benissimo questo video ormai tragicamente noto:

https://www.lastampa.it/esteri/2020/10/01/video/collateral_murder_il_video_che_manning_diede_a_wikileaks-74144/

Rivedetelo attentamente e ascoltate l’audio e poi ricordatelo a tutti coloro che leggono la storia un pezzetto alla volta, a capitoli chiusi o alterni e scelgono solo quello che a loro conviene.

Domani, in coincidenza con il dibattito parlamentare sulla guerra in Ucraina, si svolgerà alle 15.30, nella sala Walter Tobagi della Federazione nazionale della Stampa italiana (corso Vittorio Emanuele II, 349 a Roma) la presentazione dell’appello contro l’estradizione negli Stati Uniti di Julian Assange, promosso dal premio Nobel per la Pace Adolfo Pérez Esquivel.

Il giornalista fondatore di WikiLeaks rischia una condanna a 175 anni di carcere per avere rotto il velo di silenzio sui crimini di guerra in Iraq e in Afghanistan.

bloggorai@gmail.com

 

domenica 19 giugno 2022

FLASH: sondaggio notturno

Ci stanno arrivando segnalazioni per la ricezione dei canali RAI a Roma. 

Che succede nella vostra zona?

bloggorai@gmail.com 

Rai: il Terrore corre sul filo !!!

Foto di Gerd Altmann da Pixabay 
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Care lettrici, cari lettori .. buona domenica …

Povero Bloggorai: non si fa in tempo a scrivere una minchiata qualsiasi che … zacchete.. nel giro di pochi minuti ti arrivano le bacchettate sulle dita. Magari invece quando provi a buttarla su toni seriosi, citazioni più o meno colte, argomenti istituzionali …niente … nada .. silenzio… muti.. non ti si fila nessuno. Va bene così … è il bello del blog altrimenti potremmo somigliare alla Sueddeutsche Zeitung o al The Guardian (of course non citiamo Il Times o il FT che qui in Bassa Val Tiberina non arrivano).

Allora è successo che nei giorni scorsi abbiamo provato a sollevare un accenno, molto moderato e fuggevole, alla possibilità di fare qualcosa, qualsiasi cosa, pur di … (non si sa bene quale verbo usare) sul futuro della Rai. Ieri è successo che il Post si è chiuso con la proposta di un “dibattito pubblico” e… apriti cielo: nel giro di frazioni di secondo sono arrivati messaggi del tipo “NOOO.. il dibattito noooo” memori del compianto Fantozzi al termine della proiezione della Corazzata Potemkin.  

ok … va bene ... d’accordo … il dibattito no! e allora vediamo in scaletta le alternative possibili:

1.       1. La Rai prende l’iniziativa e convoca nella sala degli Arazzi di Viale Mazzini le menti migliori del Paese. Si scatena la rissa: chi sono e come sono scelti? Perché Morcellini si (è di sinistra?) e Veneziani no (è di destra?). e poi quanti dovrebbero essere? 20, 50 ..100??? la Sala ha limiti di capienza. E poi ..chi firma l’invito? L’AD, la Presidente, tutti e due e magari insieme al Cda? Tutto molto delicato e tutto questo dovrebbe accadere alla vigilia della prossima campagna elettorale … roba da matti .. meglio lasciar perdere. Se poi a moderare il dibattito dovesse esserci il nuovo ViceDirettore dell'Ufficio Stampa la questione diventerebbe "delicata".

2.      2. Il Partito Rai (interno) prende l’iniziativa e convoca un “Incontre …Rai” alla Sala parrocchiale di San Giacchino (vicino Piazza Bologna). E’ un grande scantinato però è comodo e c’è posto per tutti. Usigrai, Snater, CGIL, CISL e Uil (* altri), ADRAI, Articolo 21, Democrazia Futura, la FNSI, Confindustria Radio Tv (forse anche no… però .. vedremo) e qualcun altro di cui dimentichiamo il nome (mannaggia la vecchiaia!) chiamano i partiti (o quel che resta di loro e poi precisando bene quale “corrente” di ogni partito perché evidente che ognuno parla quasi per se) e gli chiedono di “far presto”. I partiti ringraziano, salutano e porgono un cordiale arrivederci.

3.       3. I Partiti della Rai prendono loro l’iniziativa e convocano Usigrai, Snater, CGIL, CISL e Uil (* altri), ADRAI, Articolo 21, Democrazia Futura, la FNSI, Confindustria Radio Tv ( forse anche no… però .. vedremo) e qualcun altro di cui dimentichiamo il nome (mannaggia la vecchiaia!). Vedremo Enrico Letta insieme alla Meloni, Salvini con ***del M5S (o quel che ne rimane … vedremo), Fornaro e Calenda che finalmente ci diranno quel che pensano sul futuro della Rai. Si tratta di una iniziativa alquanto improbabile, però mai mettere limiti alla Provvidenza…

4.       4. Il Partito Rai e i Partiti fanno un passo indietro e lasciano l’iniziativa alla Società Civile. Oddio: il ricordo corre subito ala fantasmagorica esperienza di Colombo e Tobagi in Cda Rai. Verrebbe subito da lasciar perdere però, non si sa mai… magari la Società Civile è cambiata. Allora si tratterà di fare una lista dei “volenterosi” e promotori che ci mettono la faccia e convocano la Rai, il Partito Rai, i Partiti della Rai e, suggeriamo noi, di aggiungere qualche Osservatore dell’EBU (ci sta sempre bene, sono gli “altri” servizi pubblici) e dell’ OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) almeno c’è pure una spolverata di lustro internazionale.

5.       5. La Rai, il Partito Rai, i partiti della Rai, la società civile hanno altro da fare e in questo momento ritengono tutti che la Rai, Il Servizio Pubblico radiotelevisivo NON sia una priorità per il Paese. La guerra, le sanzioni, la crisi che incombe, il Covid che ancora minaccia, la disoccupazione giovanile, i prezzi alle stelle, e Boris Jhonson che vuole fare il prossimo EuroSong Festival  a Kiev sono argomenti ben più  rilevanti che meritano l’attenzione delle forze migliori del Paese.. ovvero... per la Rai ci sarà tempo…vedremo.

6.      6. Un bel documento!!! Un gran bel “manifesto” con raccolta firme allegato. Geniale. Anche noi di Bloggorai abbiamo sostenuto apertamente una iniziativa del genere. A parte i firmatari, non ti si fila nessuno però è un segno di buona volontà importante e significativo. Diciamo pure che è una buona intenzione delle quali sono lastricate le vie del mondo. Una firma non si nega a nessuno, da tenere in conto.

7.     7.Un referendum!!! colpo grosso!!! e cosa si chiede? l’abolizione del canone? Abolire Rai2 ? Il ritiro della Concessione? Peccato non si possono fare referendum propostivi altrimenti si potrebbe chiedere una nuova serie di Montalbano o un Don Matteo 6.0 magari ideata, prodotta e realizzata dalla stessa Rai? Un Sanremo senza l’influenza degli agenti esterni? Si richiede un piano editoriale per l’informazione dove si spiega che senso ha la nuova trasmissione di Damilano il prossimo autunno?

8.       8. Rimangono saldi di fine stagione tipo “Gli Stati generali sulla Rai” … meglio lasciar perdere, dicono che portano male. Oppure “Tavolo di confronto su … “ (scegliete voi). Oppure “Seminario aperto per una Rai migliore” … mamma mia !!!

9.       Cosa rimane? Per come abbiamo scritto tante volte: c’è sempre un bel pellegrinaggio notturno al Santuario della Madonna del Divino Amore sulla Via Ardeatina: partenza alle 04.00 davanti alla FAO e per chi deve scontare qualche responsabilità sul perché siamo giunti a questo punto (nel Partito Rai attuale ed EX) suggeriamo di mettere fagioli e lenticchie nelle scarpe. La Madonna “.. fa le grazie a tutte l’ore …” e sarà misericordiosa anche per loro.

Chissà, forse, un banale e semplice “dibattito” di quattro amici al bar non fa male a nessuno e, magari in incognito, è capace pure che venga qualcuno dei diretti interessati.

bloggorai@gmail.com


ps: ci dicono che esiste un "Partito Rai" dell'esterno rigorosamente occulto, riservato ed esclusivo a pochi ma buoni amici del Servizio Pubblico. Dicono pure che somiglia molto ad un "potere forte" ma, sinceramente, non sappiamo bene di cosa si tratta.

 

sabato 18 giugno 2022

Rai: un grande futuro dietro le spalle

Foto di Falkenpost da Pixabay

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 "Potrebbero farne un deserto e chiamarlo Rai..."

Ci troviamo vicini al cambio di passo di Bloggorai e ne approfittiamo per alcune riflessioni ormai border line. Nei giorni scorsi abbiamo appena accennato al tema di fondo che ha dato vita a questo Blog: il futuro del Servizio Pubblico Radiotelevisivo. Un futuro prossimo venturo che sembra debba passare necessariamente attraverso le forche caudine della sua pressoché totale riforma su tutti i piani: normativo/istituzionale, editoriale, economico e tecnologico.

Non si tratta di auspici, di desideri, di buone intenzioni, ma di “atti dovuti” che inderogabilmente andranno compiuti e sono:

1.       Rinnovo Contratto di Servizio

2.       Adeguamento Piano Industriale

3.       Aggiornamento offerta editoriale

4.       Nuova modalità riscossione canone

5.       Completamento transizione DVB-T2

6.       Legge riforma governance

… e si arriva vicini al rinnovo della Concessione nel 2027 dove già volteggiano i predatori del Servizio Perduto pronti a sostenere la richiesta di gara di assegnazione.

Detto questo, mettiamoci l’anima in pace: è probabile che il punto 2 possa essere raggiunto entro l’estate (anche se …) ed probabile che il punto 1 sarà sbobinato dal prossimo parlamento; il punto 3 … beato chi avrà un occhio per capire e sapere cosa saranno in grado di immaginare i nuovi geni della lampada direttori dei cosiddetti “generi”; il punto 4 meglio non toccarlo anche perché, per quanto noto, nessuno sa bene che pesci prendere e seppure qualcuno lo sa se ne guarda bene dal farlo sapere alla vigilia di una prossima campagna elettorale dove voglio vedere chi ci mette la faccia a difendere “questo canone per questa Rai”; sul punto 5 si apre una voragine di dibattito su quanto l’apertura delle porte dell’inferno con la Tv connessa abbia portato beneficio o meno al Servizio Pubblico ancora fortemente broadcast contro un mercato ormai segnatamente broadband. Infine, sul punto 6 siamo ad un binario morto: delle sette proposte giacenti in Commissione Trasporti del Senato si sono perse le tracce ed è molto verosimile che non si saprà più nulla ... almeno fino al nuovo Parlamento.

Per quanto riguarda il rinnovo della Concessione, ci sarò molto tempo per parlarne ma si può essere certi che i raffinati strateghi della privatizzazione strisciante ed occulta sono già al lavoro per quella scadenza. Non sembra essere in discussione il quando ma il come.

Ciò detto, nei giorni scorsi abbiamo risollevato un dibattito sul quale abbiamo avuto reazioni contrastati: da un lato gli inguaribili ottimisti che sostengono avere buone speranze di salvare il salvabile. Sul fronte opposto coloro che ormai danno per spacciato il futuro dell’Azienda per come la conosciamo ed è solo questione di pura sopravvivenza ai limiti del possibile. Polemica accesa: ci sono le “forze sane” dentro la Rai? c’è ancora un “partito Rai” in grado di rappresentarne e tutelarne gli interessi pubblici? chi sono? chi li ha visti o sentiti? Magari qualcuno li ha pure intravisti nella ormai celebre fotografia dei “congiurati/disperati” sotto viale Mazzini ma di cosa stavano parlando nessuno saprà mai nulla. 

Una forte corrente di pensiero sostiene semplicemente che non ci sia più alcuna speranza: al di fuori delle migliaia di persone e che svolgono onestamente il proprio lavoro, ci sono una manciata di dirigenti ormai preda a semplici stimoli prepensionistici (“mi basta arrivare a scadenza e magari ci potrà essere pure un incentivo…” ottenebrati solo dalla vettura a noleggio e relativi buoni benzina, al raggiungimento del tetto dei 240 mila euro e alla loro pura e semplice sopravvivenza. Non gli chiedere mai loro un idea, un opinione, un commento, una valutazione seppure of record che gli viene il mal di pancia, l’orticaria, lo scorbuto, la varicella, il vaiolo ed altre malattie esantematiche. Hanno paura pure della loro ombra semmai si sapesse in giro che hanno fiatato. Del resto, hanno ben chiaro che l’Azienda è in mano alla Trimurti delle società di produzione, degli agenti di spettacolo e degli avvocati. Quel poco che rimane va a gara e poi beato chi avrà occhi per guardare. Ce ne sono altri invece che provano a resistere sottotraccia, imboscati nella giungla della difesa del minimo sindacale da Servizio Pubblico anche se “…per quanto possibile … perché poi …alla fin fine … hai sempre la sensazione che seppure provi a dire qualcosa di sensato a tutela degli interessi dell’Azienda… da una parte gli entra e dall’altra gli esce…” ci dice uno di loro rassegnato e stordito.

Nei giorni scorsi abbiamo riportato un altro commento: “… deve essere la Rai a mobilitarsi per salvarsi, invece di aspettare che lo faccia la politica o qualcun altro…”. Apriti cielo: la Rai a mobilitarsi? ma quale Rai? quali persone? l’AD, la Presidente? qualche direttore illuminato? un sindacato? No, meglio lasciar perdere ... e allora chi? La politica? Oddio …peggio mi sento e le ultime “fotografie” delle recenti audizioni in Vigilanza andranno collocate negli annali di antropologia.

Dunque? allora? come ne usciamo? Per quanto ci riguarda una ipotesi l’abbiamo proposta: far uscire tutti allo scoperto, invitarli ad una iniziativa pubblica dove dibattere tutto, presto.

bloggorai@gmail.com


venerdì 17 giugno 2022

Rai: Tg1 ... ciao .. ciao ...


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Nei giorni scorsi abbiamo provato a sollevare il dibattito (per l’ennesima volta) sul futuro della Rai. Impresa ardua, mission impossible. Gli interessati interni ed esterni sono dispersi, intanati, impigriti e pensionati “dentro”. Molti hanno rinunciato ad ogni buon proposito di continuare a dibattere per la consapevolezza che “tanto .. non c’è nulla da fare…” e, forse, per buona parte, hanno anche ragione. Ci ha scritto un affezionato ed autorevole lettore: “… deve essere la Rai a mobilitarsi per salvarsi, invece di aspettare che lo faccia la politica o qualcun altro…”. Condividiamo perfettamente anche se, dobbiamo constatare che la “baracca” è malandata nel suo profondo, è minata nella cultura di un’Azienda che non riesce più ad esprimere una sua visione all’esterno forte, autorevole e credibile. Le immagini che “produce” di se stessa sono iconiche al contrario: mostrano tutto ciò che non andrebbe mostrato: vedi la banda dei “congiurati/disperati” sotto Viale Mazzini. Come può essere credibile a autorevole l’immagine di una Azienda che vorrebbe “rivoluzionare” se stessa  proponendo un modello organizzativo vecchio di anni, se non decenni, e che pure su quello non riesce a mettersi d’accordo con se medesima dove tutto  si riduce con Tizio al posto di Caio e Pasqualina al posto di Gennaro? Facit’ ammuina …  

Andiamo avanti … 

Ci sono circostanze in cui le immagini non riescono a trovare la forza adeguata e sufficiente a raccontare cosa succede. Altre volte, invece, un fotogramma è in grado di sintetizzare molto di più di un lungo discorso o un corposo documento. Quello che è successo ieri a Kiev potrebbe appartenere alla prima categoria: nonostante l’importanza e la gravità del momento storico i tre leader europei non sono riusciti a produrre una “icona visiva” che possa esporre cosa è avvenuto. Le foto sulle prime pagine dei giornali sono pubblicate in ordine sparso e la stessa “photo opportuty” appare modesta mentre i servizi televisivi non hanno “bucato” il muro della percezione collettiva per un fatto che comunque avrebbe dovuto avere la sua assoluta rilevanza. L’immagine che forse invece passerà alla storia è quella della sera precedente: Draghi, Macron e Sholz in treno sembravano la rappresentazione televisiva delle barzellette su “ … ci sono un italiano, un francese e un tedesco …”.

Ieri però è stata pubblicata un’altra immagine che pure si presta ad essere commentata per il suo valore simbolico: la manina del conduttore del Tg1 Francesco Giorgino che fa “ciao ciao” ai telespettatori a seguito della sua rimozione della conduzione dell’edizione delle 20. Ad una prima impressione viene subito da dire chissenefrega e un sonoro pernacchio dovrebbe chiudere l’argomento. È stupefacente invece constatare quanto spazio occupa una notizia del genere: sulla stampa di oggi non si parla d’altro con dovizia di retroscena, commenti e gossip come se fosse l’ombelico del mondo. Non lo è anche se merita qualche riga di attenzione in più per capire cosa nasconde una notizia del genere. Ve ne abbiamo già dato conto recentemente: il Tg1 perde telespettatori come una gomma bucata. Non siamo esperti o tecnici dei dati e quindi abbiamo semplicemente sommato il totale dei dati di ascolto netti del mese di aprile con quelli di maggio per le edizioni del Tg1 delle 13.30 e delle 20.00. Questi i risultati (in milioni):

edizione 13.30 aprile (30 giorni):               226.821

edizione 13.30 maggio (31 giorni):            196.266

differenza           - 30.555

edizione 20.00 aprile (30 giorni):               310.820

edizione 20.00 maggio (31 giorni):            257.356

differenza           -53.464

Amen!


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giovedì 16 giugno 2022

La Rai metafisica e trascendentale,

Foto di Artie_Navarre da Pixabay
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C’è nell’aria qualcosa di sidereo, metafisico, trascendentale, spirituale e sovraumano per tutto ciò che riguarda la Rai e il Servizio Pubblico Radiotelevisivo. L’Azienda sembra vivere in un limbo tutto suo dove da un lato ci sono i corifei di “va tutto bene” e dall’altro gli allarmisti de “siamo solo all’inizio della catastrofe annunciata”. Bloggorai, notoriamente e da tempo, è propenso a schierarsi con i secondi, vista appunto l’aria che tira e i personaggi sulla scena. Esempio: gli ascolti. A sentire i partigiani della prima specie la Rai è leader e poi succede che Auditel rilascia il report settimanale della sua Total Audience e alla pagina 6 l’andamento AMR scende al 6%  sulla settimana precedente. Poi, sempre ieri, su La Stampa Michela Tamburino picchia duro e titola: “Estate Rai, il gelo degli ascolti. Flop dei programmi del Day Time e degli speciali elettorali di pari passo con il massiccio assenteismo dalle urne”. Seguono interessanti considerazioni di Mario Morcellini: “Il mondo in questi due anni è cambiato, deve cambiare ancha la Tv” ovvero la tv è vero che ha accompagnato il cambiamento sociale, politico e culturale del Paese ma lo ha fatto al ribasso, sottraendo invece che aggiungendo valore e valori. La Rai sembra avere svolto bene il suo compitino con i suoi prodotti di punta: Sanremo e Montalbano spolverati con un pizzico di Angela e un profumino di Augias. La gloria del passato e la tradizione del futuro mentre i figli crescono e i genitori invecchiano. Oggi la Tamburino torna sul tema e titola “Rai, tutto cambia. Anzi, no”. Esattamente come abbiamo scritto da anni, come quando abbiamo ricordato il piccolo regalo fatto ad alcuni affezionati colleghi alla vigilia della mia uscita dall’Azienda con una copia del Gattopardo di antiquariato. È sempre la stessa collega che il 12 novembre dell’anno scorso scriveva “…l'idea stessa della Rai che si vorrebbe ripensata. Il diktat è arrivato forte e chiaro dalle stanze di Palazzo Chigi, da dove ci si muoveva già infastiditi per il Piano Industriale copia-incolla di quello di Salini”. Non ci stupirebbe se, un giorno lontano, dovessimo leggere che qualcuno possa aver fatto una telefonata a Torino per chiedere, gentilmente, di non rompere le scatole (come sembra che sia avvenuto in un non lontano passato).

Ecco allora il tema che rimane sempre occulto, nell’ombra, in silenzio: il cambiamento verso qualche direzione, quale che sia e magari che non sia proprio la minestra riscaldata come quella che il vertice Rai sta per proporre con la “rivoluzione dei generi”.   

Tutto ciò accade alla vigilia di: anzitutto la “chiusura per ferie” di molti programmi di informazione (Cartabianca), la presentazione palinsesti del 28 giugno, la possibile comunicazione delle linee guida del Piano Industriale, l’aggiornamento sul Contratto di Servizio tutto mescolato nel calderone di una stagione politica istituzionale che volge direttamente verso la fine della legislatura, cioè al vuoto programmato di un destino incerto.

Ieri mattina si è svolta l’audizione di Fuortes in Vigilanza a proposito della rimozione di Orfeo. Ce la siamo risparmiata per non mettere a dura prova il nostro già traballante stato mentale e, a quanto leggiamo, siamo stati in buona compagnia di tanti altri colleghi che hanno scritto ben poco sul tema. Abbiamo fatto bene a disertarla e dedicarci ad innaffiare le piante. Irrilevante. Del resto, cosa si poteva dire se la premessa, la sintesi e la conclusione del suo ragionamento è stata “Ho registrato da mesi una serie di criticità … mancato invio nei tempi previsti … considerato il suo valore professionale etc etc”. Al che, quelle vecchie volpi dei PD Fedeli e Romano si scatenano e giudicano “molto deludenti” le affermazioni dell’AD (sembra che possa avere avuto un brivido di terrore) non prima però di essere tornati alla carica dell’argomento Talk dove, ovviamente, hanno in mente solo il modello Vespa ovvero tutti esperti e competenti ma rigorosamente di una parte sola. Ogni forma di dissenso, quale che esso sia, compreso il Papa è meglio lasciarlo fuori. 

Per tornare alla metafisica del cambiamento leggiamo il titolo del Il messaggero di oggi: “Rai, nei nuovi programmi continuità Di Bella Orfeo”. Già … e allora ??? cosa giustifica il cambiamento? Il ritardo per non avere presentato il compitino? Metafisica della trascendenza.

A proposito di stupore e di metafisica trascendentale, ci è stata proposta la lettura di una amena conversazione, sembra realmente avvenuta, tra due personaggi che alcuni anni addietro trattavano allegramente di “ … mignotte … nel senso tutte le donne eh…” in cambio di “… trovami un posto in Rai e io ti trovo (sorride)...”. Chissà se lo scambio è riuscito? Piccole storie antiche ma che, ogni tanto ritornano a galla tra la metafisica e lo stupore. Se poi ci si interroga sul perché della Rai non sembra più interessare più nulla a nessuno, qualche risposta la si trova facilmente.

bloggorai@gmail.com  

 

martedì 14 giugno 2022

La Rai prossima ventura: intervento di Riccardo Laganà

Foto di Arek Socha da Pixabay

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Intendiamoci e parliamoci in modo semplice e chiaro per tutti: dibattere sul futuro della Rai e del Servizio Pubblico radiotelevisivo è materia assai complessa. Grosso modo gli interessati, gli interlocutori, appartengono a due mondi complementari: anzitutto quello dei teleradiospettascoltatori e quello anzitutto della politica, degli specialisti, dei ricercatori. Due mondi che spesso e volentieri non si sono parlati e forse non si conoscono proprio. Esempio n. 1: chi sa qualcosa su come si pagherà il canone nel 2023 e cosa potrà significare per le casse di Viale Mazzini e per le tasche degli italiani? Non è solo un tema concettuale perché mette a dura prova il rapporto già molto complicato tra cittadini e Azienda. Con il nuovo metodo si prospetta il ritorno a una dose massiccia di evasione calcolata, a spanne, circa 340 mln di Euro. La politica a questo proposito tace e quando parla sarebbe meglio tacesse (vedi la Fedeli in Vigilanza). Come pensa di intervenire? Per quanto abbiamo già scritto da tempo e per quanto abbiamo potuto sapere, questo governo già traballante di suo non ha la forza e la capacità progettuale di pensare ad un possibile soluzione e, bene che vada, rinvierà tutto al prossimo Parlamento. E gli attuali amministratori Rai, Fuortes e Soldi, se ne sono ben guardati dall’affrontare il problema … tanto, male che vada, sarà una grana che cadrà in testa ai prossimi che verranno. Come pensano di supportare un Piano Industriale che non ha alcuna certezza delle risorse sulle quali contare? Esempio n.2: le proposte di riforma della governance. Sono oltre 7 quelle presentate in Commissione Lavori Pubblici del Senato e non c’è alcuna speranza che possano essere riunificate e affrontate in questa legislatura. Il nuovo Parlamento, la nuova destra che verosimilmente vincerà le elezioni quale Servizio Pubblio avrà in mente? Quello della “sinistra” (???) ne avremo modo di parlarne. Ci si avvicina sempre più ai genitori di tutte le battaglie del Servizio Pubblico: il rinnovo della Concessione tra 4 anni e la sua possibile “messa all’asta”.

Allora, per farla breve, i due mondi non dialogano tra loro: il grande pubblico, cioè coloro che pagano il canone e coloro che invece dovrebbero proporre e ricambiare con un’offerta di servizio pubblico radiotelevisivo adeguata, credibile, convincente e universale parlano lingue differenti e forse gravitano su galassie distinte e distanti.

Bloggorai ci ha provato a sollevare il dibattito e chi ci conosce sa che già una prima volta abbiamo sostenuto la promozione di Visioni2030. Dopo è iniziata questa piccola ma significativa esperienza che ora, purtroppo, deve prendere atto che non ha più molto spazio di interlocuzione. Sono tutti spariti, intanati, ritirati e rassegnati. Ma la partita non è finita: nei giorni scorsi abbiamo proposto 4 semplici domande sul futuro della Rai e qualcosa si è mosso e qualcuno ha provato a rispondere.  

Riceviamo e volentieri pubblichiamo integralmente quanto ci ha scritto Riccardo Laganà, Consigliere di amministrazione eletto dai dipendenti Rai:

“Caro BloggoRai, seguo con interesse e ammirazione la costanza e passione con cui soffi sul fuoco sacro del tema del Servizio Pubblico multimediale.

Tre le polemiche a volte strumentali, a volte determinate da scelte gestionali sbagliate si finisce con il ragionare del menù del giorno invece che studiare la rotta per il servizio pubblico prossimo venturo.

Il pensiero corto per normative imposte e per la dipendenza di partiti e interessi di pochi, ruba il posto al pensiero lungo sulla qualità del prodotto e su una nuova offerta che renda di nuovo necessario il servizio pubblico per il nostro paese.

E’ quindi rassicurante sostituire la desolante rassegna stampa sui temi RAI alla lettura delle tue considerazioni che si sforzano di traguardare più in alto e superare la linea immaginaria di una folla rumoreggiante che discute dell’oggi, senza ricordare il passato, rinunciando a immaginare il futuro.

Le parti istituzionali in causa stanno scrivendo il contratto di servizio, tra gli attori protagonisti non ci sono ancora gli utenti, il terzo settore, le associazioni. Alle tue domande si può e si dovrebbe discuterne attraverso un dibattito pubblico per risolvere la vertenza Servizio Pubblico, non tra mura mute di austeri palazzi ma in una nuova agorà X.0 dove si rimetta al centro uno dei valori universali come i servizi pubblici radiotelevisivi. Sono temi che dovranno tornare centrali per un nuovo patto di cittadinanza tra concessionaria del servizio pubblico e una nuova generazione di cittadini consapevoli, responsabili e capaci di uscire in modo sostenibile dalle crisi presenti e future”.

Grazie Riccardo, anzitutto per aver colto lo spirito centrale della nostra proposta: la necessità inderogabile di un dibattito pubblico, aperto e molteplice dove tutti possano esprimere la loro opinione. Raccogliamo l’invito e ci proveremo ancora una volta. La sola condizione che è necessario considerare è che se qualcosa si dovrà fare è rilevante che avvenga presto e magari, come piace ripetere a molti, fare proprio come ha fatto la BBC: essere la Rai a promuovere, ospitare e organizzare.

Bloggorai@gmail.com  

La Rai e il vento di Destra


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Lo sentivamo spirare da tempo, perfido e sferzante, gelido e tagliente: è il vento di Destra. Viene da lontano, molto lontano e non ha mai smesso di soffiare. C’è sempre stato e a folate alterne si prende lo spazio, riempie l’aria vuota lasciata libera da chi non ha voluto, saputo e potuto fronteggiarlo. Il vento è la rappresentazione iconica della mancanza di vuoto (principio fondamentale della fisica): non appena si crea uno spazio libero ecco allora che una massa d’aria si precipita ad occuparlo.

La politica (e la Rai in particolare) non sono al riparo da queste raffiche e le sentono arrivare dai primi refoli. I risultati di ieri, sia alle amministrative che ai referendum, confermano quanto già era noto da tempo: tutta l’area di centro destra, complessivamente, si rafforza a danno di chi si scioglie, il M5S, e di chi prova a resistere (il PD). Il Governo si regge sugli spilli di un futuro incerto e improbabile. Le elezioni sono alle porte e, con questi chiari di luna,  la Rai non sa dove andare. Già, la Rai non sa dove andare: nessuno, o pochi, hanno idea “pubblica” ovvero collettiva, condivisa, sostenibile e "comunicabile" su cosa potrà e dovrà essere il Piano Industriale, il Contratto di Servizio e i relativi progetti per l’informazione.  Abbiamo pubblicato le quattro domande essenziali alle quali sarà necessario trovare presto risposte “pubbliche” e non dai soliti quattro amici al Bar: “ Eravamo io, Fidel, Paco Peña, Maradona, Cassius Clay, De Niro, Mario e Pippo Santonastaso, Compay Segundo, Sotomayor, Arthur Ashe, Tarek Aziz, i King Crimson…”.

La sola notizia degna di nota oggi non riguarda la Rai oggi ed è l’articolo/intervista con Papa Francesco su La Stampa. Convien leggerla attentamente prima che il Corriere della Sera possa arruolare pure Bergoglio tra i “putinisti” d’Italia.

bloggorai@gmail.com

lunedì 13 giugno 2022

Rai: cronaca anticipata di uno Scoop annunciato

Foto di Alexas_Fotos da Pixabay

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Oggi è una gran bella giornata di prima estate. Intorno casa hanno tagliato l’erba medica e i covoni rotondi fanno bella mostra sul campo. Una famiglia di fagiani ha preso dimora tra l’aia e l’orto. L’uva comincia a formarsi e le olive sembra che stanno “legando” mentre il pesco di S.Antonio è carico (si tratta di una varietà antica, preziosissima, un pezzo di antiquariato botanico, i frutti sono piccoli e saporiti ed ha il grandissimo pregio di non necessitare di nessun trattamento chimico).

In questa Grazia di Dio, vale la pena di occuparsi di Rai? Abbiamo chiesto a qualche informato lettore se sulla stampa di oggi c’è qualcosa di meritevole su cui dibattere e ci riferisce che la notizia più significativa riguarda RaiUno e il suo autorevole direttore Stefano Coletta che sembra fermamente intenzionato a far arrivare Alessia Marcuzzi in Rai, anche se, ha dovuto ammettere, che per ora non c’è nulla di deciso. Un brivido corre lungo la schiena. L'emozione ci travolge. Vi terremo informati … non si sa mai … dovesse diventare la notizia più importante della stagione, sarebbe uno scoop che a confronto quello spernacchiato e sputtanato del Corriere sui presunti spioni putinisti è una barzelletta!!! Chissà, forse si tratta del nuovo corso della "comunicazione" Rai ... 

Vi possiamo però riferire che le domande che nessun/a giornalista ha mai posto ai vari “… ai vari AD, Presidenti, consiglieri, Articoli vari della Costituzione, Usi…qualche cosa… , Federati della Stampa,  emeriti accademici, ricercatori/ici, esperti di TLC, autorevolissimi colleghi giornalisti, ex colleghi, segretari di partito e di sindacato, componenti e commissari delle Vigilanze varie e compagnia cantando”… hanno suscitato un brivido di attenzione e risvegliato sopiti entusiasmi a qualche ultimo resistente. A tal punto che ci è stato segnalato e inviato un importante contributo di alcuni autorevolissimi esperti che hanno redatto un “Manifesto per i Media di Servizio Pubblico e per l’Internet di Servizio Pubblico”. Entreremo nel merito dei contenuti ma intanto osserviamo che, ancora una volta, si tratta di possibili buone proposte delle quali nessuno sa nulla, elaborate, proposte, dibattute e diffuse tra i soliti “quattro amici al bar”. In questo modo non si va da nessuna parte. Comunque, ringraziamo e ne parleremo. 

Intanto riproponiamo le domande:

1. Quale Servizio Pubblico immaginate per il prossimo decennio?

2. Come dovrà essere sovvenzionato?

3. Quale offerta editoriale /informativa dovrà garantire?

4. Su quale architettura tecnologica dovrà essere costruito?

Siamo fiduciosi che qualcuno possa rispondere.

bloggorai@gmail.com


 

domenica 12 giugno 2022

Relax

Foto di Paul Brennan da Pixabay

Siamo aperti pure di domenica ...
anche se non c' è nulla su cui dibattere e riflettere

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sabato 11 giugno 2022

Rai: quattro semplici e banali domande per capire ... de che stamo a parlà???

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Sarà capitato anche a voi … di dover partecipare ad una riunione dove si dibatteva un argomento del quale sapevate poco o nulla. Sarà capitato anche a voi che in quelle circostanze vi si poneva un dubbio atroce: è meglio tacere e fare la figura del deficiente oppure  intervenire, sparare due minchiate e confermare di esserlo? In genere succede la seconda perché pochi resistono alla tentazione di dover dare comunque un attestato di esistenza in vita.

Allora, succede che ad un certo punto ci si comincia a stancare di leggere e sapere di minchiate sparate a raffica a giorni alterni e, inoltre, consapevoli, che tanto difficilmente ci sarà qualcuno che si prende la briga di far notare, osservare, appuntare i punti salienti delle minchiate sparate o, peggio ancora, di quelle non dette. Già, perché nei perfidi e tortuosi meandri della comunicazione verbale e scritta, i messaggi tendono a confondersi tra quelli che “galleggiano” in evidenza e quelli che si nascondono dietro cortine fumogene più o meno spesse.

Diciamo pure che è diventato oltremodo stucchevole sentire/leggere di “futuro della Rai” senza sapere mai cosa si intende. Ad esempio, non c’è un/a cristiano/a che si prende la briga di sostenere una ragione qualsiasi per sostenere se il canone ha ancora ragione di essere e per cosa debba essere finalizzato e via discorrendo.  

Allora, stamattina, in mancanza di meglio (quasi quasi verrebbe da dire per fortuna) proviamo a porre qualche banale e semplicissima domandina che pochi hanno voglia di fare ai vari AD, Presidenti, consiglieri, Articoli vari della Costituzione, Usi…qualche cosa… , Federati della Stampa,  emeriti accademici, ricercatori/ici, esperti di TLC, autorevolissimi colleghi giornalisti, ex colleghi, segretari di partito e di sindacato, componenti e commissari delle Vigilanze varie e compagnia cantando.

1. Quale Servizio Pubblico immaginate per il prossimo decennio?

2. Come dovrà essere sovvenzionato?

3. Quale offerta editoriale /informativa dovrà garantire?

4. Su quale architettura tecnologica dovrà essere costruito?

Ovviamente, per ognuna di queste domande si possono porre le conseguenti domande correlate: quale servizio pubblico si può intendere in termini di numeri di reti, di telegiornali, di numero di dipendenti. Come pure sul modello di sovvenzionamento si potrà immaginare una variante a scelta tra solo canone, tra solo pubblicità o metà e metà dell’uno e dell’altra. E così via.

Bene, dopo aver ricordate per l’ennesima volta che la BBC (con la quale spesso e volentieri molti si ci  sorseggiano l’apericena) che nell’ormai lontano 2017 hanno convocato un “tavolo di lavoro informale” (provate a digitare "BBC future" e vedete cosa e quanto esce fuori e poi fate lo stesso con "Rai futuro" e fate la differenza… abbiamo già citato più volte il magnifico spot “Our Vision of the Future. A new broadcasting system with storytelling and IP at its core” e provate a cercare se mai Rai ha prodotto qualcosa di lontanamente simile *). 

Proprio per cercare di immaginare quale potrebbe essere il futuro della Rai, per oggi ci accontentiamo di sapere cosa succede oltralpe. Leggete quanto riferisce Tvzoom.it “Il Senato vuole fondere France Télévisions, Radio France, France Médias Monde e l'INA in un’unica società. E creare una "newsroom" unica comune a tutti i gruppi radiotelevisivi pubblici. La notizia su “Le Figaro”. Certamente sarà un’operazione molto complessa, però almeno ha il vantaggio di volersi ispirare ad una “visione” di futuro mentre per la Rai e dintorni siamo ancora alla clava, al pleistocene di un piano vecchio di 5 anni, residuato di idee formulate da oltre 2 decenni destinate ad impantanarsi nella guerra per bande che la Presidente Soldi finge di ignorare (forse non ha visto la foto dei disperati/congiurati sotto Viale Mazzini). Dove, peraltro, l’unica cosa buona, il piano per l’informazione (il famoso allegato 4), è stato sepolto sotto una coltre di cemento armato spesso due metri. La Soldi forse non lo ha  mai visto e nessuno tra i suoi pur validi collaboratori/ici gli ha parlato della sua esistenza.

Noi siamo ancora in attesa di capire e di sapere perché la Rai debba avere quasi 2000 giornalisti e, di questi, circa 200 per un RaiNews24 che raccimola ascolti da prefisso telefonico e ancora dobbiamo leggere una domanda su questo tema da parte di  autorevoli giornalisti/e. Noi siamo ancora in attesa di sapere perché la Rai ha un pubblico che per la sua stragrande maggioranza ha oltre 50 anni. Noi siamo ancora in attesa di sapere perché sulla transizione al DVB-T2 non si sa quasi nulla (in questi giorni è iniziata la fase che interessa il Lazio) e così via fischiettando allegramente…

 … rimarremo in attesa di sapere e di capire … per lungo tempo ancora … ma Bloggorai potrà non essere più lo stesso di prima…non ne ha più grande voglia

bloggorai@gmail.com

 

* Si fornisce il link a gentile richiesta .. magari in cambio di un caffettino …