sabato 30 aprile 2022

Quando il Governo cambia canale

Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto un interessante contributo di riflessione sul tema “genere approfondimento” in Rai. Lo raccogliamo volentieri perché ci porta dritti al centro del dibattito sui talk show in Rai con il proposito di regolamentarli e al cuore della nefandezza che si vuole compiere il prossimo settembre con la striscia di Damilano su Rai Tre.

Anzitutto sarebbe necessario distinguere tra “genere approfondimento” e “talk show” che potrebbe anche essere considerato altro genere e perimetrare il tema ai soli argomenti di grande attualità (Covid e guerra). “Report” e “Presadiretta” potrebbero essere “approfondimento” mentre “Cartabianca” (ambedue su RaiTre) no. Si può giocare sulla terminologia e aggiungere “giornalistico” per mescolare le carte, però rimane il punto che, in sintesi, fa emergere che in Rai si “approfondisce” poco e si “talka” poco più.

E non è una bella sintesi per un Servizio pubblico che proprio su questo fronte dovrebbe trovare la sua anima costitutiva. Sostiene il nostro lettore: “1.  il talk show è l'emblema di una televisione impoverita produttivamente, a cui viene chiesto una durata di programma sempre più estesa 2. l'approfondimento in immagini è praticamente scomparso e con esso la possibilità di una riflessione profonda su avvenimenti complessi”.

Perché siamo giunti a questo punto? Tutto deriva da una degenerazione interna che, da tempo, ha rinunciato a far assumere all’Azienda il ruolo che invece gli dovrebbe competere: in primo luogo la povertà/assenza di un qualsivoglia progetto editoriale/informativo, modelli di organizzazione interna inefficienti connessi ad una politica del personale disorganica e conflittuale che non riesce a trovare disegni organici tra le diverse strutture produttive ed editoriali. Si producono gestioni malaccorte  dove le risorse interne sono oggi costrette a lavorare in recinti in cui il valore della produzione è ridotta al minimo e ancor più posta in costante competizione con risorse esterne e, il tutto, condito da un apparato burocratico imperante e asfissiante. Leggiamo oggi su Il Foglio che non solo Draghi quando vede le immagini Rai cambia canale ma che il Direttore del “genere approfondimento, Mario Orfeo, avrebbe “poteri” (si fa per dire) solo a partire dal prossimo 4 giugno.

Torniamo a bomba: i baricentri della crisi informativa della Rai sono diversi e intrecciati tra loro. Il primo si riferisce alle testate delle reti generaliste (mancanza di coordinamento), poi la Tgr (da non dimenticare la sentenza contro Fuortes e il taglio dell’edizione notturna)e infine RaiNews24 (circa 200 giornalisti per ascolti da prefisso telefonico). Capitolo a parte l’informazione on line che, da solo, meriterebbe una sezione speciale della Treccani. La somma di tutto questo ha un solo e semplice nome: "Progetto editoriale sull'informazione Rai" ovvero il famoso Allegato 4 del vecchio Piano Industriale. Se al VII piano lo hanno perso, possiamo dare una mano a recuperarlo. 

Diventiamo “benaltristi” allo stato puro: che senso ha questa storia della striscia su Rai Tre alle 20.45 senza capo ne coda? Lasciamo perdere il piccolo dettaglio del compenso (abbiamo letto che potrebbe essere simile a quello di un dirigente Rai, cioè 240 mila euro, argomento sul quale non abbiamo ancora sentito un soffietto di Anzaldi o Romano) e rimane la sola e più semplice domanda? Perché? Chi lo ha richiesto e chi lo ha sostenuto?

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venerdì 29 aprile 2022

Le trame di maggio a Viale Mazzini e dintorni


Lo Hombres hablan des personas ....
Los Caballeros hablan des Cosas

Cerchiamo di scrivere una cosa semplice e veloce e, come al solito, non possiamo, non vogliamo, scrivere tutto quello che sappiamo (trame e complotti con possibili trappoloni). Ieri si è svolto un importante CdA a Viale Mazzini con temi di grande rilievo.

Oggi sull’agenda Rai ci sono tre appuntamenti strettamente intrecciati tra loro che sono in ordine:

1.       1. possibile cessione della quota di maggioranza di Rai Way

2.       2. stesura del Piano industriale

3.       3. revisione della modalità di riscossione del canone

Sul primo punto sembra di essere ancora in alto mare. Ieri in Cda se ne è parlato e cercato di capire quali scenari si possono intravvedere. Sembra che siano emersi più problemi che soluzioni. Per quanto abbiamo intuito, nelle intenzioni dell’AD si vorrebbe fare presto e portare a casa il risultato: l’entusiasmo sul pareggio di bilancio che è il suo mantra e il suo obiettivo esistenziale passa anche attraverso questa manovra. Ci riuscirà ad andare in porto entro luglio? Molto complicato ma non impossibile. Fuortes sembra essere preoccupato della piega che potrebbe prendere un’operazione Rai Way che potrebbe non essere del tutto “compatibile” e “sostenibile” sia sul fronte interno all’Azienda, sia sul fronte esterno cioè la politica. Al di la delle forme, che pure pesano, al momento, sia a Palazzo Chigi che tra i partiti che sorreggono il Governo, girano opinioni non del tutto univoche sull’argomento. Le domande che si pongono sono semplici. Al momento Rai Way “costa” a Rai oltre 190 mln l’anno per il servizio che dovrebbe svolgere: ci sono obblighi dettagliati che la quotata deve garantire in cambio di tale compenso. Al momento, per quando noto, Rai Way non ha altri rami di business dove trae profitti significativi: non fa fatto mercato e il solo “cliente” è Rai. Cosa succederà quando la capogruppo potrebbe non avere più il suo controllo?  Conviene? È utile? In quale contesto di sviluppo tecnologico? Con quale prospettiva industriale? Di tutto questo, forse, il prossimo 4 maggio ne sapremo qualcosa di più ne corso dell’audizione di Fuortes in Vigilanza.

Sul secondo punto, lo abbiamo scritto più volte, si sta facendo il gioco di “carta vince .. carta perde”. La “carta vince” è dove l’AD sembra che vuole stressare la società di consulenza (potrebbe esser Altman Solon ?) per avere il Piano entro luglio.  La “carta perde” è nella sua intrinseca difficoltà a mettere in piedi uno straccio di piano che possa reggere. E quì la carta perde e di molto: come è possibile predisporre un piano industriale senza la cornice normativa che dovrebbe sostenerlo? Ci riferiamo, ovviamente, al Contratto di Servizio. Attenzione: ci sono interessanti novità: per quanto ci è dato sapere il famigerato “gruppo di lavoro” allestito in fretta e furia a novembre scorso sembra, pare, dicono, forse… si è arenato e disperso nelle nebbie del VII piano. Sembra, pare, dicono che non sia più coordinato da Stefano Luppi ma da Luca Mazzà (direttore RI), sempre in accordo con la consulente esterna Cinzia Squadrone (diretta emanazione della Presidente Soldi) che, sull’argomento non si sa bene quali siano le sue intenzioni/indicazioni. Ci riferiscono “Siamo in attesa di indicazioni dal MISE e AgCom”….??? Annano bene !!! Morale della favola: il solo punto verosimilmente certo è che l’AD vuole mettere insieme acqua calda e pan bagnato e arrivare a fine luglio con un risultato in tasca: siamo stati bravi, abbiamo portato a casa il risultato del “risanamento” delle casse RAI, che poi sia vero o meno .. che sia utile per il futuro dell’Azienda è tutt’altro argomento.

Sul terzo punto ci sono dolori di pancia fortissimi e nessuno sa bene quale medicina prendere per attenuarli. La sola cosa certa è che dal 2023 il canone Rai non sarà più nella bolletta della luce e si paventa un forte rischio di ritorno all’evasione stimata in circa 300 mln di euro. Come si dice dalle mie parti: “di più ..n’el so”. Nessuno è in grado anche solo di immaginare non tanto la nuova modalità di riscossione riferita a quale modello (circolano ipotesi suggestive) ma nemmeno di immaginare se questo Parlamento sarà in grado di affrontare il problema. Tutto molto semplice: siamo a maggio e, considerata la pausa estiva e al netto di possibili difficoltà di sopravvivenza del Governo, arriviamo dritti dritti alla prossima Legge di bilancio nonché alle elezioni politiche prossime venture. Qualcuno, ragionevolmente, è in grado di proporre scommesse su quale potrà il nuovo modello di riscossione del canone e quale tra questi potrà essere più vantaggioso per Rai? noi no!  

A questo proposito, come il gioco dell’oca, torniamo al punto 2: il Governo non riesce a fare la rete unica, incontra mille difficoltà e problemi su tante altre questioni di primario interesse strategico del Paese e perché mai potrebbe riuscire a far avanzare il progetto “polo delle torri”??? Una piccola foglia di fico per coprire e sostenere altri interessi, dento e fuori Viale Mazzini?

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giovedì 28 aprile 2022

Rimanete sintonizzati !!!

 


il post di oggi verrà pubblicato più tardi: 
ci sono importanti notizie in arrivo !!!

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Bloggorai e la guerra: nota n. 2


La potenza terrificante delle immagini. Questo è uno degli “strumenti di pace” che si vorrebbero inviare in Ucraina per costringere Putin alla trattativa:

immagine tratta da https://en.wikipedia.org/wiki/Panzerhaubitze_2000

Si tratta del famigerato PzH 2000, un obice semovente da 155/52 considerato tra i migliori cannoni del mondo. Leggiamo sul sito dell’Esercito.difesa. it che “Dispone di un sistema di controllo del tiro molto sofisticato asservito ad un calcolatore balistico, che può contare sul navigatore inerziale e GPS, nonché di un meccanismo di caricamento automatico che permette ratei di fuoco fino a 3 colpi in 10 secondi o 20 colpi in 3 minuti”. Si tratta di un vero gioiellino di armonia, serenità e distensione al quale Putin non vede l’ora di rispondere con armi che voi umani nemmeno potete immaginare perché ancora non le conoscete. Siamo convinti che alcuni possano considerare solo l’ipotesi di minacciarne l’invio in Ucraina per indurre gli scriteriati guerrafondai a più miti consigli. Amen. Nota bene: il suo più recente utilizzo è stato in Afghnistan e sappiamo come è andata a finire: è probabile che qualcosa del genere sia rimasto come gentile omaggio ai talebani come ricordo dei bei tempi passati.

Ci sono Prove con P maiuscola e prove con la p minuscola. Le Prove della possibilità concreta di evitare questa guerra sono sempre più evidenti, induscutibili e provengono da fonti “terze” cioè non schierate direttamente con una delle parti in causa e dunque, formalmente, neutrali. C’è una bella differenza  con le “prove” costantemente dichiarate dai corrispondenti dei vari Tg1 e Gr che provengono da una sola delle parti in causa. Si dibatte pure molto della propaganda di guerra e si ammette, talvolta a denti stretti, che tutti indistintamente ne fanno uso. Salvo poi utilizzare solo una delle fonti dalle quali provengono le “prove”.

Con ordine: l’ultimo arrivato a fornire Prova della possibilità (aggiungiamo noi della necessità) di evitare la guerra in Ucraina ce la fornisce oggi il Presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato su Repubblica: leggiamo: “…Si poteva risolvere questo problema? «Sì. Ci provò Javier Solana, quando ricoprì la carica di Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune della Ue. Alla metà degli anni Duemila disse chiaramente che non era più pensabile un rapporto tra la Nato e la Russia modellato sul rapporto tra la Nato e l'Unione Sovietica. Una volta terminata la guerra fredda, era necessario identificare gli interessi comuni tra europei e russi. E visto che loro erano alla ricerca di una collocazione, bisognava creare un sistema di sicurezza e di difesa comune fondato sugli interessi vitali di europei, russi e americani» e aggiunge “…Quindi l'errore non fu ampliare i margini dell'Unione fino alla Russia come fece Romano Prodi. Al contrario, l'errore fu essere rimasti chiusi in noi stessi. E aver portato la vecchia Nato ai confini… Fiona Hill, bravissima consigliera di diversi presidenti americani, ha raccontato i suoi colloqui alla Casa Bianca nel 2008 con George W. Bush e con il vicepresidente Cheney. Prima del vertice della Nato a Bucarest cercò di dissuaderli dall'includere nell'alleanza militare Georgia e Ucraina, scatenando l'ira di Cheney e la reazione contrariata di Bush, il quale replicò dicendo che lui amava la "diplomazia vigorosa". Quanto vigorosa l'avevamo visto qualche anno prima con la sciagurata invasione dell'Iraq. Sappiamo poi come sono andate le cose». Il Presidente Amato ha dimenticato come si è conclusa l’invasione dell’Afghanistan che non è cosa da poco perché di invasione si è trattato, durata 20 anni,  senza se e senza ma, alla quale anche l’Italia ha dato il suo pesante contributo, anche di vite umane.

Andando leggermente indietro nel tempo, possiamo tornare   pochi giorni prima dell’invasione di Putin: leggiamo quanto ha scritto  Askanews lo scorso 5 aprile ha scritto “Secondo il Wsj, il 19 febbraio, Scholz avrebbe esortato il presidente ucraino a rinunciare alle sue aspirazioni di aderire alla NATO e ad assumere la neutralità come parte di un più ampio accordo di sicurezza nella regione europea. Questo patto sarebbe stato firmato da Vladimir Putin e Joe Biden e avrebbe contenuto clausole per la sicurezza dell’Ucraina, avrebbe sostenuto il cancelliere tedesco durante il colloquio con Zelenski. Secondo le informazioni del Wall Street Journal, Zelensky ha respinto la proposta, sostenendo che non ci si poteva fidare di Putin per il rispetto di tale accordo e che la maggioranza degli ucraini era a favore dell’ingresso del Paese nella NATO.“La sua risposta ha lasciato i funzionari tedeschi preoccupati che le possibilità di pace stessero svanendo”, riporta il quotidiano”.

per aver sostenuto una vaga interpretazione di qualcosa di simile il corrispendente Rai da Mosca Marc Innaro a momenti veniva linciato ed esposto al ludibrio sull apubblica piazza-

Prima ancora, molto tempo prima nel marzo del 2014, un impianto concettuale venne alquanto simile venne espresso da una fonte non certo neutrale ma certamente attendibile: Henry Kissinger con il famoso (e spesso volutamente dimenticato) articolo sul Washington Post con il titolo “To settle the Ukraine crisis, start at the end” (https://www.washingtonpost.com/opinions/henry-kissinger-to-settle-the-ukraine-crisis-start-at-the-end/2014/03/05/46dad868-a496-11e3-8466-d34c451760b9_story.html ) dove si leggeva la famosa frase che andrebbe oggi incorniciata a illustrata nelle scuole elementari: “Public discussion on Ukraine is all about confrontation. But do we know where we are going? In my life, I have seen four wars begun with great enthusiasm and public support, all of which we did not know how to end and from three of which we withdrew unilaterally. The test of policy is how it ends, not how it begins e proseguiva con “…For the West, the demonization of Vladimir Putin is not a policy; it is an alibi for the absence of one”.

Ecco, esattamente questo il punto di riflessione che proponiamo. Il nostro Governo, il ministro della difesa Guerini sapeva certamente quello che stava per accadere ben prima dello scoro 24 febbraio e ci chiediamo ancora cosa ha fatto lui, il Governo di cui fa parte e i partiti che lo sotengono per impedire che accadesse. Si è mosso? Come? Dove? Da solo o in compagnia degli altri suoi colleghi europei? Fra pochi giorni il Presidente del Consiglio incontrerà Biden, ovvero l’artefice ovvero il teorico della guerra in Ucraina di lunga durata. Sarebbe interessante sapere quanto saprà esporre e difendere gli interessi del nostro Paese magari pure congiunti a quelli europei che non necessariamente convergono con quelli degli Stati Uniti. Anzi, non è difficile sostenere che potrebbero pure divergere profondamente. Perché ora che sembra del tutto evidente che la guerra in Ucraina si manifesta sempre più come uno scontro tra le due potenze con la Cina che resta a guardare e l’Ucraina solo (drammaticamente) un test di geopolitica utile a misurare i nuovi confini del mondo nonché determinare chi ha la armi più potenti e chi è pronto ad utilizzarle per primo.

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Governo e Rai insieme nella palude


Non ci sono notizie sulla Rai. Se invece siete interessati solo al passaggio di consegne tra Terence Hill e Raoul Bova o ai pacchi di Insinna oppure al tocco della Pausini all’Eurovision, su Bloggorai non troverete nulla del genere, non è il nostro mestiere

Abbiamo la sgradevole sensazione di scivolare lentamente  verso una piega fangosa e malmostosa, una palude dove sguazzano pericolosi e famelici coccodrilli. Il dibattito politico sulla più grande tragedia dell’era moderna come la guerra in Ucraina si trascina con fatica e fastidio dentro e fuori il Parlamento con il Paese che sembra alla finestra, attonito e stordito da uno scenario che incute timore. Sulla guerra in Ucraina nessuno ci ha mai spiegato perché ci siamo arrivati, perché non è stata evitata e quali sono state le cause mentre nessuno ancora più ci spiega cosa avviene oggi e cosa potrà avvenire domani, quali conseguenze dovremo pagare e quali rischi si corrono ad alimentare atteggiamenti ambigui e destinati a far crescere la tensione piuttosto che abbassarla. La Rai in tutto questo fornisce il suo contributo attivo.

Draghi sta a Fuortes come il Parlamento sta al CdA di Viale Mazzini. Sembra tutto molto semplice. Mondi che girano su orbite proprie dove si fatica a comprendere la traiettoria e la direzione. Il Capo del Governo sembra solo il garante di un equilibrio politico tanto incerto quanto appiccicaticcio dall’emergenza guerra. L’AD Rai costretto a guardare indietro perché impossibilitato a guardare avanti non avendo nessuna certezza sulle risorse sulle quali contare. Tornano in mente le famose dichiarazioni di Draghi del febbraio 2021 quando gli venne chiesto se avesse una visione con cui affrontare i problemi del Paese: “Francamente è una domanda molto vasta, mi trova impreparato. Non è che io abbia affrontato questa esperienza con una teoria a dello stato nell’economia …Il tempo delle grandi scelte economiche per cui si va in un indirizzo, si programma il futuro eccetera, secondo me appartengono di più alla normalità che non all’emergenza. Verrà, io spero che venga il tempo in cui io potrò risponderle sulle mie vedute in tema di struttura della società e dell’economia, ma per ora è presto”. Forse è ancora presto pure per Fuortes. 

Già, purtroppo, siamo passati dall’emergenza vaccinale all’emergenza guerra ed è noto che durante le emergenze di tempo per pensare e dibattere ne resta poco. Pari pari a questo schema si adatta l'AD Rai: ora l’emergenza Rai è sui conti (e ne ha buone ragioni) e dunque per pensare al Contratto di Servizio e al successivo Piano industriale ( e non viceversa) ci sarà tempo. Parlamento e Cda Rai sembrano assistere inermi a questo schema. Siamo in guerra, esplicita e implicita, e nessuno ha spiegato al Paese quali sono o dovrebbero essere i nostri interessi strategici da tutelare oltre le generiche dichiarazioni di principio sulle quali, peraltro, ci sarebbe pure da discutere. Di pari passo, la Rai non aiuta a comprendere, a riflettere, a dibattere sulla guerra in corso. La sola trasmissione di approfondimento del Servizio Pubblico sui temi di grande attualità in prima serata rimane Cartabianca su Rai Tre che pure ad alcuni non va bene, da fastidio, perché accusata di avere ospiti sgraditi … che “sparano cazzate” in nome dello share. Si potrà convenire o meno ma allora qualcuno si incateni al cavallo morente di Viale Mazzini per chiedere qualcosa di più o di meglio. Allo stesso modo, Fuortes non sapendo bene cosa fare, con sei mesi di anticipo si inventa la bizzarria della striscia di Damilano a settembre senza capo ne coda e dal Cda Rai non si levano segnali di fumo cosi come pure non si avvertono rumori di fondo, qualche essi siano.

Ieri sera abbiamo fatto tardi per seguire su La7 un documentario sul bombardamento di Cassino del 1943 e il giorno precedente per seguire un’altra puntata sulla vicenda televisiva e politica del leader ucraino Zelensky. Abbiamo letto che gli ascolti sono andati molto male. Su Cassino già sapevamo tutto ma abbiamo dovuto faticare a ricordare la sua assoluta nefandezza e inutilità, costata la vita di migliaia di civili inermi, come pure abbiamo faticato a ricordare le mostruosità operate dalle truppe coloniali impiegate su quel fronte di guerra a danno delle donne italiane (Sofia Loren, La Ciocara). Come abbiamo già scritto, la memoria è faticosa e la storia impegnativa: potrebbero costringere a leggere gli avvenimenti di oggi con gli occhiali di ieri e rendere tutto più chiaro.  Sul capo del governo di Kiev, la visione di quella serie televisiva (fonte del suo successo politico) suscita, bene che vada, non poche perplessità e si capisce bene perché il pubblico non lo ha gradito. Quella che viene raccontata è una storia torbida e misteriosa, opaca e confusa, che ispira poca simpatia e tantomeno adesione.

Infine, nel corto circuito generale, animato solo da qualche generico e sintetico Tweet, spicca lo stato confusionale in cui versa la Vigilanza Rai dove alcuni volenterosi vorrebbero dettare regole per il talk show. Leggiamo oggi sulla stampa che l’autore dell’atto di indirizzo (Barachini) potrebbe ripensarci … ma si .. dai .. ripensaci Presidente … forse è meglio.

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mercoledì 27 aprile 2022

Il letargo del Criceto e l'informazione Rai


State sereni: anche oggi nulla da segnalare sul fronte occidentale di Viale Mazzini.

Sulla stampa di oggi emerge solo una piccola nota: la questione del programma che Marco Damilano dovrebbe condurre a settembre su Rai Tre potrebbe essere catalogata come una puzzetta di criceto in letargo se non fosse che svela qualcosa d'altro di molto interessante. Un passo indietro: il 17 novembre dello scorso anno è stato diffuso in Rai un documento importante (in nostro possesso) che si riferisce alle “mission” e ai profili delle persone che saranno nominate a dirigere le testate finalistiche e uno dei cosiddetti “nuovi generi”. Già. Solo uno: la “Direzione Approfondimento” affidata a Mario Orfeo che viene inserita nel pacchetto “nomine giornalistiche”. Attenzione ad un dettaglio: esiste ancora e teoricamente è in funzione una “Direzione editoriale per l’offerta informativa” affidata a Giuseppina Paterniti e non è stato mai chiarito in che termini dovrebbe interagire con Orfeo. Comunque, si tratta dell’applicazione di una piccola (?) parte di quella che venne definita la “rivoluzione” di Fuortes, cioè in soldoni la riesumazione di quella mummia del vecchio Piano industriale di Salini/Foa. Il nuovo AD Rai se ne appropria e lo rilancia (o almeno vorrebbe). Attenzione ad una cadenza temporale: le nomine delle testate avvengono dopo l’audizione in Vigilanza di ottobre dove lo stesso Fuortes aveva più volte ripetuto che “…ovviamente … ovviamente … prima il piano e poi le nomine” e invece “ovviamente” è avvenuto esattamente il contrario: le nomine ci sono state e del Piano, quale che esso sia industriale e/o editoriale, non c’è la più pallida e lontana traccia

Andiamo avanti: Orfeo viene nominato direttore e gli si affida una missione che merita di essere letta attentamente e incorniciata: “La Direzione intrattenimento, su specifiche indicate dalla Direzione Distribuzione, sviluppa e seleziona formati, cura i contenuti e coordina/supervisiona la produzione dei programmi di approfondimento per tutte le fasce di palinsesto. Rientrano nella definizione di approfondimento programmi che hanno l'obiettivo prevalente di informare che con formati dove la cronaca, l’attualità politica, economica e sociale (salute, moda, lifestyle e tecnologia, viaggi) viene raccontata, discussa e analizzata attraverso il linguaggio del talk-show, inchieste, interviste, reportage, informazione satirica, contenitore di approfondimento. Il genere approfondimento ha inoltre l'obiettivo di ideare nuovi formati e sviluppare i contenuti in una logica cross-mediale su tutte le piattaforme video e, attraverso livello di coordinamento editoriale, sulle piattaforme audio”. Amen. Traduciamo in italiano corrente: di tutto questo la sola “invenzione” editoriale di cotanta Direzione sarà la striscia di Damilano a settembre? È in corso una guerra dagli esiti drammaticamente incerti, il Paese tutto richiede di sapere, capire e approfondire oggi cosa succede per il futuro del nostro Paese, dell’Europa e del mondo mentre su RaiUno, in prima serata, non c’è uno straccio di approfondimento su questo tema? Se ne parlerà (forse) a settembre, con il fresco autunnale quando si potrà sperare che, nel frattempo, la guerra possa essere finita.

Sintesi: idee poche ma confuse! Siamo sulla strada giusta.. adelante con juicio!!!

Oggi assemblea degli azionisti di Rai Way a Via Teulada. Previsto avvicendamento del presidente e un consigliere: Maurizio Rastrello al posto di Giuseppe Pasciucco e Roberta Enni al posto di Stefano Ciccotti. Si preparano le carte per la prossima probabile partita: la cessione della quota di maggioranza della società. Continuiamo a ritenerla una bufala, ovvero una bieca operazione di bassa finanza che nella mente torbida di alcuni dovrebbe servire a portare qualche spiccio di Euro in cassa Rai con il recondito intento di tappare qualche buco. Potrebbe non andare nel verso giusto: le incognite giuridiche intrinseche al DPCM e le posizioni ostative dei partiti (NB: gli stessi che hanno votato il provvedimento in CdM) potrebbero rendere l’operazione tutta in salita.

Ieri dibattito con alcuni lettori a proposito dei 6 silenzi imbarazzanti dei quali abbiamo parlato: con i paletti normativi, economici e tecnologici attuali e le incognite relative, la Rai sarà destinata a profilarsi come un “content provider” o come una “media company” o che altro? La prima soluzione pone per scontata la perdita o quantomeno la riduzione della capacità di gestione e sviluppo della leva tecnologica: troppo oneroso e complesso sostenere una innovazione in un mondo dove Rai non ha maturato know how adeguato e sufficiente per competere contro i nuovi colossi del broaband e non ha fondi adeguati per fare sostanziosi investimenti (vedi CDN). L’esperienza di RaiPlay (della quale vi abbiamo accennato nel documento proposto in Vigilanza) è ad un limite  di criticità significativo. Non rimarrebbero che la produzione e distribuzione di contenuti. Già .. ma quali? E con quali risorse si dovrebbero realizzare?

Il 4 maggio è prevista l’audizione di Fuortes in Vigilanza Rai. Domani vi riferiremo di una interessante comunicazione che ci è pervenuta sul tema canone in bolletta.

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PS: ieri abbiamo inaugurato una nuova sezione di Bloggorai dedicata alla guerra in Ucraina. Vista l’attenzione che ha ricevuto, contiamo di proseguire ma sarà distinta dal post del mattino sulla Rai.

 

martedì 26 aprile 2022

Bloggorai e la guerra: nota n. 1


Il potere delle immagini è devastante. In un solo frammento, un fotogramma, si tratteggia un simbolo che diventa un’icona. Si configura con un solo e semplice sguardo la sintesi perfetta di tanti ragionamenti, dibattiti, scontri dialettici, politici, culturali, religiosi ed economici. Osservate attentamente il volto di questi tre personaggi e le loro espressioni: raccontano tutto ciò che è successo ieri, sta succedendo oggi e potrebbe succedere domani.

 


Bloggorai non è neutro rispetto alla guerra. Cerchiamo di tenere distinte le riflessioni sui temi della Rai e del Servizio Pubblico ma ci sono margini di argomenti che si lambiscono. Bloggorai ha il suo personalissimo orientamento che, peraltro, sembra essere pure in ottima compagnia almeno con Papa Francesco quando ha dichiarato che “… Io mi sono vergognato quando ho letto che non so, un gruppo di Stati si sono compromessi a spendere il due per cento, credo, o il due per mille del Pil nell’acquisto di armi …” e magari pure con il Presidente Mattarella quando, proprio ieri 25 aprile, ha dichiarato “ … avvertiamo l’esigenza di fermare subito, con determinazione, questa deriva di guerra …” frase che oggi difficilmente troverete sulla stampa.  

Sulla guerra in corso Bloggorai ha le idee molto chiare e le ha scritte da subito: si poteva e doveva evitare. Era noto a tutti, da anni, che la situazione era prossima a degenerare e nessuno, nessuno, ha battuto ciglio per evitare quanto poi è successo. Il Capitolo Guerra in Ucraina non era scritto sul libro del destino imperscrutabile ma su quello chiarissimo delle opportunità e convenienze della geopolitica globale. Ora, purtroppo e drammaticamente, è iniziata e va terminata prima possibile. Questo ragionamento rende difficile essere al di sopra delle parti  con la pretesa di dare insegnamenti.

Anni addietro capitava di dibattere se fosse preferibile avere amministratori onesti ma incapaci oppure competenti mascalzoni. Normalmente alla prima categoria appartengono i nuovi arrivati mentre alla seconda sono iscritti nutrite schiere di avveduti esperti di appropriazioni indebite di beni pubblici. Non ho mai avuto dubbi: mi piacerebbe che fossero tutti onesti e capaci ma in mancanza di meglio preferisco i primi. Almeno gli si possono dare due attenuanti: la prima è la loro intrinseca natura positiva primigenia, cioè votata al bene, e la seconda è l’inesperienza. In entrambe i casi è accettabile che  possano sbagliare con la coscienza in ordine e sarà compito di chi li ha eletti aiutarli ad amministrare con giudizio e, qualora dovessero commettere errori o presi con le mani nel sacco della compagine avversa (i mascalzoni) mandarli a casa o meglio in galera. Per la seconda categoria invece tutto cambia: il mascalzone in genere ha un suo gene malefico che lo ispira e lo guida, da solo o in compagnia di altri suoi pari. Anche la sua “competenza” può essere inquinata dal suo animo malmostoso, cioè acquisita anch’essa con il malaffare.  

Da quando è scoppiata la guerra (invasione) in Ucraina sta succedendo qualcosa di apparentemente nuovo e inedito. I simboli, le parole e le immagini che accompagnano questi giorni stanno inquinando i pozzi della ragione collettiva. Oggi ci troviamo dibattere anche tra i nostri amici, parenti e conoscenti se sia preferibile essere arruolati tra i pacifisti armati oppure far parte di coloro dotati solo di buone intenzioni e spirito francescano. Alla prima categoria appartengono coloro che sostengono la pace sempre sulla canna del fucile (o del cannone o missile… fate voi). Più o meno sono i teorici della versione rivista e corretta del “Si vis pacem… para bellum” aggiornata al XXI secolo post atomico: il mio missile balistico intercontinentale è più potente del tuo e vince chi pigia per primo il bottone nero dell’Apocalisse. Alla seconda categoria appartengono gli oltranzisti della trattativa ad ogni costo, preferibilmente prima dello scoppio della belligeranza. Le ragioni dei primi sono rafforzate dal diritto internazionale: vietato aggredire e invadere un altro paese e uccidere vittime innocenti. Le ragioni dei secondi poggiano sulla storia e la memoria, sull’etica e la morale. Tutte materie fragili e difficili da manovrare e non sempre di facile comprensione, specie la memoria.

Ora, confessiamo, per molti aspetti siamo turbati confusi e disorientati e, giocoforza, siamo indotti a semplificare e ridurre ai minimi termini un dibattito altrimenti troppo lungo e complesso per essere ricondotto in poche righe, appena superiori ai Tweet tanto cari a chi riesce a cavarsela con 140 battute. Per altri aspetti, tutto sembra di una chiarezza tanto esplicita quanto stupefacente e basta osservare la foto di copertina per averne le dimensioni. 

Questo lo schema semplificato che proponiamo:

© Bloggorai



La Guerra oltre la Tv del Tg1






A voler cercare qualcosa di interessante oggi sulla Rai e sul Servizio Pubblico non la trovate nemmeno con il lanternino. Del resto, possiamo supporre, che tra Pasqua, pasquetta, domenica 24 e Festa del 25 aprile, sarà stato pure possibile che, come ci dicono, al VII piano di Viale Mazzini qualcuno (giustamente, ci mancherebbe) ne abbia approfittato per prendersi una meritata vacanza.

Nei giorni scorsi vi abbiamo proposto un breve memo degli imbarazzanti silenzi che gravano sul futuro immediato della Rai, da rileggere e conservare per i prossimi giorni. Problemini si dirà … che fretta c’è … a tutto si trova rimedio. Anzi, alla fin fine …"sopire, troncare, padre molto reverendo, troncare, sopire" è sempre  meglio che affrontare a brutto muso i problemi sul tavolo. D’altra parte, proprio per quanto vi abbiamo pure scritto negli “imbarazzanti silenzi” è del tutto chiaro che l’agenda dell’Azienda è tenuta a Palazzo Chigi e che a Viale Mazzini, bene che vada, prendono atto e annaspano nel disperato tentativo di mettere pezze a buchi più grandi di quanto possano immaginare. 

Ma qualcuno ragionevolmente, ha ben chiaro cosa sta succedendo con la transizione al DVB-T2? Ma qualcuno, ragionevolmente, ha ben chiaro, cosa potrà succedere nel grande mercato dell’audiovisivo nei prossimi mesi e come, con quali prodotti la Rai potrà competere (Sanremo, repliche di Montalbano, il rinnovato Don Matteo, i pacchi di Insinna)? Qualcuno ragionevolmente, è in grado di avere una attendibile stima di quanto la Rai potrà perdere sommando la riduzione di pubblicità e la prossima possibile evasione del canone? Ma qualcuno, ragionevolmente, ha idea di come e quando si potrà ridefinire la governance dell’Azienda a seguito delle 8 (otto) proposte avanzate dai partiti? Abbiamo seri dubbi in proposito e si capisce allora perché qualcuno è andato in vacanza … meglio non pensarci.

Nel frattempo, vi proponiamo una curiosità e chiediamo lumi in proposito ai nostri più attenti lettori. Premessa: da tempo non vedevamo più il Tg1. Da quanto però è scoppiata la guerra ci siamo messi di buzzo buono a seguirlo attentamente per cercare di capire se, come e quanto, il Tg1 possa essere in grado di “influenzare” la percezione degli avvenimenti sulla guerra da parte dei telespettatori attraverso le immagini e le parole usate. Potrebbe sembrare del tutto evidente che mostrare immagini particolarmente cruente o meno potrebbe indurre ad avere un atteggiamento positivo o negativo e condividere o meno il consenso verso l’invio di armi in Ucraina. Da ricordare sempre che la maggior parte dei sondaggi riportano che buona parte dell'opinione pubblica è contraria.

Si tratta comunque di impresa difficilissima per noti motivi: anzitutto non è il nostro lavoro (per noi la matematica è sempre un’opinione) e poi non disponiamo di strumenti scientifici e risorse necessarie per affrontare con qualche approssimazione un tentativo di ricerca con uno straccio di decenza. Ad esempio, non possiamo utilizzare i dati GECA di AgCom con i quali si potrebbe avere un risconto, seppure parziale e relativo per comprendere, minuto per minuto, gli spostamenti significativi. Abbiamo già scritto e dettagliato come gli ascolti del Tg1 sembrano in calo progressivo comparati a quelli dello stesso anno nello stesso periodo (al netto della diminuzione della platea televisiva). Ad un certo punto, relativamente, qualcosa sembra cambiato. Partiamo da una “sensazione” recente: da quando ci sono meno “giornalisti” esterni e corrispondenti Rai da Kiev con un “tono” dei servizi particolarmente grave e drammatico (per quanto si descrive sempre di una guerra) sembra che gli ascolti siano in leggerissima ripresa (dal 19 sono tornati sopra i 5 mln). Dunque, si può rilevare un nesso tra il “tono” della narrazione e l’andamento degli ascolti? Si può affermare, sommariamente, che il pubblico non apprezza il “tono” drammaticista mentre, al contrario, sembra più propenso ad apprezzare un racconto più “moderato” e, possibilmente, “ottimista” per una soluzione immediata della guerra? Difficilissimo trovare risposte convincenti. Però qualcosa si avverte. Rimane pure sempre l'interrogativo centrale: perchè nonostante la forte richiesta di informazione e approfondimento gli ascolti del Tg1 non crescono?

Questi comunque alcuni dati di confronto tra le tre settimane di aprile 2021/2022:


ns. elaborazione su dati Auditel


Ps: last minute. Ci suggeriscono di mettere nel memo dei "silenzi imabarazzanti" due temi: 
1. il Servizio Pubblico come "infrastruttura strategica di comunicazione"
2. dismissione delle frequenze di trasmissione digitale terrestre dal 2028

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lunedì 25 aprile 2022

Il sesto e forse più imbarazzante silenzio sul futuro della Rai

Ieri vi abbiamo proposto un aggiornamento sui grandi e imbarazzanti silenzi che avvolgono il passato, il presente e ancor più il futuro della Rai. Ne avevamo trascurato uno che merita uno spazio particolare e, forse, è proprio l’anello di congiunzione che lega tutti i precedenti:

Il sesto e forse più imbarazzante silenzio sulle vicende Rai riguarda un documento che non ha ricevuto l’attenzione che merita. Lo scorso febbraio è stato reso noto un testo che sintetizza il lavoro svolto in Commissione di Vigilanza Rai con il titolo: “Bozza del documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sui  modelli di governance e il ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo, anche con riferimento al quadro europeo e agli scenari del mercato audiovisivo”.  Si tratta di un testo di fondamentale importanza per diversi aspetti. Il primo riguarda le premesse: “Le ragioni che originariamente hanno legittimato il servizio pubblico - essenzialmente, la tutela del pluralismo in un ambito contraddistinto da scarsità di risorse tecniche e alti costi di produzione e trasmissione, unitamente a considerazioni sulla particolare "pervasività" del mezzo - oggi non ci sono più o sono molto attenuate”

In buona pace: la Rai non è e non potrà più essere ciò che è stata in passato. Piaccia o meno ma è una realtà imprescindibile e pensare ad ogni forma di “tutela” della sua forma, del suo spirito originario induce a percorrere un sentiero senza prospettive. Ovvero, induce a indirizzare il Servizio Pubblico vero una forma di marginalità nel Paese e nel mercato sempre più accentuata. Se noi tutti non ci accordiamo almeno su questo punto, avremo grandi difficoltà a proseguire il ragionamento. In tal senso, la “politica” compie un passo ineccepibile: mettiamo un punto e andiamo a capo e proviamo ad abbozzare timidamente verso “quale capo” si intende andare. Si legge “…la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo rafforzi la credibilità e la riconoscibilità della propria offerta editoriale, puntando su contenuti che siano in grado di fornire allo spettatore modelli e visioni di alto livello qualitativo e a forte carattere innovativo”. Anche qui: ineccepibile. Credibilità, riconoscibilità e qualità della propria offerta editoriale: chi potrebbe obiettare qualcosa? Qui viene il bello: leggiamo ancora “Di contro, è stato sottolineato che, se la Rai insegue i target pubblicitari o si appiattisce sul modello delle televisioni commerciali, l'identità del servizio pubblico rischia di sbiadire mettendo seriamente in dubbio il senso della propria esistenza”. Tombola! La Rai senza pubblicità, visto che peraltro non ci si può far tanto di conto perché pure in calo progressivo e significativo (e come abbiamo pure scritto ieri, ancor più penalizzata dal DL 208). Sul sole 24 ore del 22 febbraio si legge appunto il titolo “La Rai senza pubblicità”. Parliamone. Potrebbe essere un argomento interessante che rimette in gioco non solo la natura ma la stessa missione del Servizio Pubblico. Si dovrà poi pur dire come si dovrà poi “adattare” l’Azienda con una riduzione del suo budget di circa 500 mln derivanti dalla raccolta pubblicitaria. Ciò che però colpisce nel rileggere il Documento della Vigilanza Rai (redatto a cura del Presidente Barachini e del deputato Romano del PD) è che il riferimento al canone punta solo al vincolo di un possibile recupero dell’extragettito che si potrà ottenere però con la garanzia delle sue finalità di utilizzo: “ti restituisco il maltolto però tu Rai mi specifichi esattamente come spenderai questi soldi”. Che simpatia! Nulla, ovviamene, si accenna alla possibilità che il canone possa essere ridefinito o anche solo “minacciato” da una massiccia evasione che potrebbe tornare di moda quando la sua riscossione, il prossimo anno, verrà tolta dalla bolletta elettrica. Un attento lettore ci ha ricordato che non sembra poi tanto vero che “ce lo ha chiesto l’Europa” quanto più, aggiungiamo noi,  lo hanno chiesto e ottenuto forti e potenti lobby alle quali non si è voluto/potuto resistere. Altro discorso difficile da affrontare:

La lettura del documento è assai suggestiva (vedi la stangata su Rai Play che “ … non appare essere ancora in grado di rispondere alla sfida di dotare l'Azienda di un servizio autenticamente competitivo nel confronto con le nuove piattaforme commerciali OTT e di valorizzazione i contenuti audiovisivi realizzati da e per il servizio pubblico”. A rileggere il testo della Vigilanza però, ancora una volta, si ha l’impressione che ci sia qualcosa “fuori sync”: da un lato le immagini e i tempi del mercato e dall’altro il progetto di un Servizio Pubblico ancora balbettante. Da un lato la “politica” e dall’altro l’Azienda.

Conclusione e sintesi dei 6 misteri (e mezzo): ci viene in aiuto un altro attento lettore. La Rai sembra destinata ad un suo triste destino, solitario y final. Si dovrà tagliare da sola (massicci incentivi? Una rete? Rai Way?). Avrà sempre un suo spazio importante ma sarà sempre più ai margini di altre dinamiche più ricche e profittevoli, sempre più “private” e sempre meno “pubbliche”. Somiglia molto a quegli intendimenti liberisti tanto cari al Presidente del Consiglio. La “politica” per parte sua non solo sembra “fuori Sync” ma anche in “stand by” in vista della rivoluzione epocale che avverrà con le elezioni del prossimo anno. Nel frattempo, il passaggio nodale sarà la prossima Legge di bilancio: almeno per quella data si potrà sapere se e come verrà riscosso il canone: ci sono in ballo tante, tante decine di milioni di Euro e che nessuno sa bene dove andare a trovare (e per fare cosa).  

Il mezzo mistero (la trasmissione di Damilano su Rai Tre a settembre) più se ne parla e più appare sempre più come il gioco della tre carte: per alcuni carta vince ma per molti altri carta perde. Basta scegliere la carta giusta che, appunto, in vista della campagna elettorale che inizierà in autunno, potrà essere un carta buona da giocare per rosicchiare qualche mollica di consenso politico che per alcuni non sembra poi così tanto certo e scontato. Anzi !!!

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domenica 24 aprile 2022

5 (e mezzo) imbarazzanti silenzi sulla Rai

Foto di 95C da Pixabay

Ci sono almeno cinque questioni (e mezza) che interessano oggi la Rai sulle quali si avverte uno strano e imbarazzato silenzio se non di tutti certamente di molti.  La mancanza di rumore si avverte da tempo e sembra seguire una sua intrinseca evoluzione.

Come abbiamo già scritto più volte, per ogni cosa o accadimento c’è sempre un prima, un durante e un dopo. Per ogni cosa o accadimento, prima o poi si svela un suo disegno interno, una sua traiettoria, una sua intima prospettiva che non è necessariamente dinamica. Un ciotolo di mare o di fiume potrà rimanere tale per milioni di anni ma potrà variare la sua posizione rispetto agli altri che lo circondano (Einstein ne sapeva qualcosa con i suoi atomi). Allora, ogni tanto, con qualche lettore ci interroghiamo su quale potrà essere il futuro della Rai. Ovviamente, non leggiamo i fondi di caffè e non interroghiamo gli aruspici, però sappiamo leggere e ascoltare. E, come spesso avviene, si capisce molto di più dal vuoto che dal pieno, dal silenzio piuttosto che dal rumore.

Ecco allora che le cinque questioni (e mezzo) cominciano a prendere forma e sostanza.

1 1. Pubblicità: lo scorso novembre il Governo approva il DL 208 con il quale, di fatto, la Rai viene penalizzata. Tutti tacciono e il solo che ha rilasciato dichiarazioni importanti è stato Giancarlo Leone. Si stimano perdite intorno ai 100 milioni. Mediaset ringrazia sentitamente.

2 2. Canone: ne abbiamo scritto tra i primi. L’Europa ci ha chiesto di adeguare la normativa sulla concorrenza dove si prevede che i fornitori di energia non debbano più riscuotere canoni impropri sulle bollette e, tra questi, figura il canone Rai. Bruxelles ordina e il Governo esegue. Dal 2023 si dovrebbe tornare al vecchio modo e, al momento, nessuno è in grado di dire come avverrà la nuova riscossione del canone Rai (con il 730??? Una balla colossale). Si prevedono tanti, tanti milioni di evasione. Anche su questo tema, nessuna obiezione, tutti tacciono

3 3. Rai Way: il Governo (o parte di esso) ha decretato che si può cedere il controllo della società  e mettere sul mercato le azioni rimanenti (Fuortes sembra essere molto interessato all’argomento, seppure tutti gli dicono che i soldi che potrebbe incassare non potrà impiegarli per il suo adorato “pareggio di bilancio”). In Vigilanza Rai (quasi) tutti si sono detti contrari a questa operazione ma ancora e allora non si capisce quali partiti hanno votato il provvedimento in Consiglio dei ministri. Chi lo ha ideato, voluto e fatto approvare e con quale obiettivo? Qualche maligno ha sostenuto che ci sia stata un “liason d’amour” tra Viale Mazzini e qualche oscuro funzionario di Palazzo Chigi senza che i “partiti” ne fossero informati. È verosimile che al Governo vengono in mente iniziative che agli umani di Camera e Senato vengono nascoste? I commissari in Vigilanza sono cascati quasi tutti dall’albero del pero e hanno ascoltato stupiti il ministro Giorgetti che li metteva al corrente lo stesso giorno in cui il DPCM veniva pubblicato in Gazzetta. Nei prossimi giorni si saprà quando l’AD andrà in Vigilanza a riferire le sue intenzioni e il 27 aprile è prevista l’Assemblea degli azionisti con la ratifica dei nuovi vertici. Rimane il mistero sulle dimissioni di Ciccotti (formalmente di carattere “personale” ma sostanzialmente non ci crede nessuno).

4. Ascolti: è arrivata la Total Audience e pochi sono in grado di capire se per la Rai è un bene o un male. Di certo è che qualcosa non va per il verso giusto sia per la diminuzione progressiva della platea televisiva, sia per i problemi che si stanno incontrando con la transizione al DVB-T2. Se a questi si aggiungono i “problemini” di reti, programmi e Tg (1 ???) il quadretto si complica assai.

5 5. Piano industriale e Contratto di Servizio. Prima l’uovo o la gallina? Ancora nessuno ha sciolto il dilemma. A norma, il Piano dovrebbe essere a valle del Contratto in quanto è questo che definisce le linee guida entro le quali l’Azienda è chiamata a prestare la propria opera con un suo specifico Piano. Al momento, Fuortes ha preso alla bell’e meglio una parte del precedente Piano di Foa/Salini e lo ha rimpannucciato con la riforma dei generi (???). La Vigilanza anche recentemente ha richiesto di essere aggiornata sul tema e, pare, sembra, dicono, forse che a giugno si potrà sapere qualcosa.  Tutti in fiduciosa attesa. intanto ci acconteniao delle famigerate 9 paginette di bozza.

La mezza questione. Riguarda la vicenda della striscia informativa di Damilano in onda a settembre su Rai tre. Ci sembra poco rilevante il tema del compenso (che vuoi che siano 2 mila euro a puntata ... per un agente di spettacolo che gestisce i vari personaggi si tratta di argent de poche). Il tema più rilevante è anzitutto l’estemporaneità e bizzarria dell’iniziativa che cade nel vuoto più assoluto di qualsivoglia progetto o disegno di riorganizzazione di tutta l’offerta informativa Rai (prima o poi qualcuno dovrà pure dire perché si tiene in vita RaiNews24 che con circa 200 giornalisti e un corso di oltre 200 milioni raccoglie ascolti da prefisso telefonico). La bizzarria, ca va sans dire, è di carattere estremamente politico: a chi giova questa iniziativa? Chi è il mentore, il soggetto politico ispiratore e conduttore di questa vicenda? Provate ad indovinare.

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Ps: c'è pure una sesta vicenda della quale vi parlermo domani, 

non meno importante delle precedenti .. anzi .. di più !!!

 

 

 

venerdì 22 aprile 2022

Diario di viaggio n.4: lontani dalla cose, dalle persone, dagli avvenimenti

 

© Bloggorai

Dalla porta dell'antico monastero si vede il mare lontano. A ridosso della montagna è riparato dal vento e protetto dalla natura. E' ancora un luogo di incontaminata bellezza.

Ieri abbiamo saputo che la foca trovata spiaggiata era conosciuta da tutti: un anziano maschio nominato Batman, grande dispiacere.

Questa mattina l’isola petrosa è avvolta dal vento e dal silenzio rotto solo dalle fronde degli alberi e cespugli. All'orizzonte non ci sono barche e pure il traghetto minaccia di non partire per il mare grosso. Nel mentre, tutti sono in preparazione delle cerimonie per il Venerdì di Pasqua ortodossa. Stasera è atteso il momento più importante: dalle diverse chiesette sparse nella comunità partiranno le processioni che convergeranno verso la piazza e quando stanotte il Cristo sarà risorto sono previsi fuochi e botti. Ieri abbiamo ricevuto in dono le uova dipinte di rosso, secondo tradizione. Questa sera ci scambieremo il saluto του χρόνου ...all'anno prossimo.

Sull'isola tutto arriva lontano e soffuso. Non ci sono giornali e anche la rete non è molto stabile e ci accontentiamo di quel che passa il convento. Quando, appunto, siamo andati al Monastero abbiamo provato esattamente il senso della distanza dalle cose, dalle persone, dagli avvenimenti.

Siamo sulla strada del ritorno e allora, tanto per riavvicinarci alle nostre piccole beghe terrene, oggi, dopo aver ricevuto qualche scarna notizia e saputo che in Senato è stato ratificato il Decreto energia che dovrebbe prevedere il ritorno all’esazione del canone alla vecchia maniera, abbiamo chiesto quali fossero le reazioni del PD. Nessuna. Silenziosi e ventosi anche loro. Come pure, a parte qualche tweet della Fedeli, non si sa nulla proposito di Rai Way. Abbiamo poi saputo che in Vigilanza il documento Barachini sugli ospiti nei talk sta incontrando qualche difficoltà e rischia di essere affumicato e riposto nella credenza delle “buone intenzioni”. Vedremo.

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giovedì 21 aprile 2022

Diario di Viaggio 3: il Monastero e i muretti secco

© by Bloggorai

Pietre e pietre e ancora pietre. Isola rocciosa, aspra e scontrosa. Vi parleremo di un antico monastero, romito e abbandonato da secoli. Circondato da una fitta e robusta vegetazione di olivastri, querce, cipressi, corbezzoli e lentischi. 

Vi parleremo poi di muretti a secco che abbiamo visto incorniciare, inaspettata, una vasta distesa pianeggiante, in alto sulla montagna, fiorita, colorata e profumata.

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ps: della e dalla RAI nessuna notizia

mercoledì 20 aprile 2022

Diario di viaggio 2: quello che non finisce mai


“Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: "Non c'è altro da vedere", sapeva che non era vero. La fine di un viaggio è solo l'inizio di un altro. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era. Bisogna ritornare sui passi già fatti, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito“. 

José Saramago, Viaggio in Portogallo

Oggi ancora un residuo di Maestrale, freddino e teso. Sbarcati sull’isola verde e petrosa. Siamo tornati in primavera per vedere i colori diversi dell’estate e sentire il profumo differente di agosto. I volti delle persone amiche sono anch’essi con altro sguardo: molti mi osservano incuriosito nel vedermi qui oggi ma non mi chiedono il motivo: mi salutano e basta ed è sufficiente anche per me, ritrovarmi qui, con loro, ancora una volta. Rivedere la barca di Aristhides e suo padre che ripara la rete da pesca ripaga la fatica per essere giunti fino all'isola.

Si prepara la Pasqua ortodossa. Impressiona vederla silenziosa e senza barche, con il mare libero e leggermene increspato. Ieri sera è giunta in paese una notizia triste: è stata trovata spiaggiata la grande foca adottata da tutti i pescatori dell’isola.

Già .. andare tornare sui propri passi, rivedere e ripensare, approfondire o anche, semplicemente, non fare o pensare nulla, proprio come diceva il vecchio amico Leo “Siediti e guarda l’erba che cresce”. Appagarsi del solo piacere dell’essere ancora in viaggio o dell’aver raggiunto una meta.

Bene … torniamo, alle vicende di casa Rai. Torniamo su un percorso che sembra sempre più chiaro: il Tg1 ogni giorno perde telespettatori e share come una gomma bucata. Questi i dati riferiti a ieri a confronto con quelli della settimana precedente.

Ieri                  13:29  2.840 22,97 4,91          19:56 4.447 22,80 7,69

11/4                13:29  3.329 24,65 5,75          19:56 4.936 23,13 8,53

Avvisate parenti, amici e conoscenti del VII piano di Viale Mazzini e chiedetegli di fare qualcosa, inviate soccorsi umanitari e non armi.

Sulla questione del canone ci sarà molto da dire, intanto, anche se da lontano, per quanto abbiamo potuto verificare, si scrivono e girano un sacco di balle (eufemismo). Ci sarà tempo nei prossimi giorni per approfondire.

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martedì 19 aprile 2022

diario di viaggio 1

Nel profondo Sud del Mediterraneo tira a Maestrale. Freddo e leggermente nuvoloso. Lontano dal Tg1 e dai giornali. Arrivano solo echi lontani e ci dicono di un interessante articolo di Domenico De Masi sul Fatto Quotidiano con il titolo "Gli oligarchi della tv sbugiardati dal pubblico. Ne siamo convinti da tempo: Governo e RAI  da una parte e il resto del Paese dall'altra. Il Tg1 ne è testimone.

Ci raccontano poi di un altro articolo di grande interesse  sul canone RAI a firma Fontanarosa su Repubblica.  Argomento che scotta e qualcuno rischia di bruciarsi le mani.

Se il vento cala... speriamo di approfondire.

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Bloggorai è in viaggio ma è sempre connesso.

Rimanete sintonizzati...il post verrà pubblicato appena possibile.

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lunedì 18 aprile 2022

Pasqua fredda e confusa per il Tg1 ... e non solo

Foto di Arek Socha da Pixabay

 Ieri sera tirava tramontana nella bassa Val Tiberina 
e stamattina, alle 7, facevano 6 gradi.

È passata una Pasqua ansiosa, fredda, confusa e sospesa. poco da stare allegri. Non era mai successo che durante questi giorni la nostra preoccupazione principale fosse per la Pace minacciata. Non era (quasi) mai successo che facesse freddo. Non era (quasi) mai successo che fosse tanto confusa: tra chi la memoria corta e chi ha bene in mente tutto ciò che è successo in questi ultimi 70 anni, tra Est e Ovest, tra destra e sinistra, tra sinistra e sinistra, tra pacifisti veri e finti, tra cattolici papisti e cattolici estremisti, tra ottimisti per la trattativa e pessimisti per la guerra ad oltranza (vinca chi ce l'ha più forte, missile o default ... fate voi). Non era (quasi) mai successo che ci fosse tanta confusione sul nostro presente e sul nostro futuro: con o senza condizionatore, con la crisi economica e sociale alle porte o no.

Nel frattempo, Draghi e i partiti che lo su/sopportano ci informano che viaggeranno compatti verso le elezioni prossime venture (Corriere di ieri) e che lui si occuperà di altro (magari la NATO … va a sapere …). Per alcuni sarà un dramma: dopo tanti anni con un Presidente del Consiglio non eletto nemmeno in un'Assemblea di condominio, tornare a governare ed assumersi le proprie responsabilità sarà un problema: non ci erano più abituati.  Per altri ancora sarà un pluridramma: i partiti verranno ridotti e sparpagliati e chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato. Di molti di loro non ricorderemo nemmeno il nome.

Nel frattempo, Fuortes, chi lo accompagna e chi lo sostiene, (non ) ci fanno sapere che per la Rai quest'anno ci potranno essere dolori di pancia che nessun farmaco potrà lenire (tantomeno la vendita farlocca di Rai Way). Piano Industriale, Contratto di Servizio (o viceversa che forse è meglio) e prospettive economiche (salasso sul canone di circa 300 mln in evasione) non lasciano pensare nulla di buono.

Nel frattempo il Tg1 ... ci stiamo chiedendo da tempo: ma a Viale Mazzini qualcuno si è accorto da alcuni giorni è in corso una emorragia di telespettatori apparentemente inarrestabile? Anche ieri, rispetto alla settimana precedente, all’edizione delle 13.30 (attenzione: domenica!!!) ne mancano circa 300 mila e a quella delle 20 ne sono svaniti circa  200 mila. Vi risparmiamo il confronto con la domenica dello scorso anno. Ci sarà pure qualche motivo? Ci sarà qualcuno che inizia a preoccuparsi prima che, di questo passo, il Tg1 verrà monitorato tra le “emittenti locali”? 

 Il problema non è di quando calano ma perché i telespettatori 

non crescono.

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domenica 17 aprile 2022

Foto di Gerd Altmann da Pixabay


Oggi non ci sono giornali. Bloggorai uscirà più tardi: siamo in attesa degli ascolti Tv, forse la sola notizia della giornata degna di nota.

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