lunedì 29 luglio 2019

stand by

Giornata di pausa. Argomenti in canna: le dimensioni e le dinamiche della platea televisiva. Il giallo dell'estate prosegue. Rai Way e i suoi ricavi con la semestrale 2019: +1,3% con 110,4 mln di cui 93,6 da Rai e 16,8 da terzi.

Al 30 giugno 2018 i ricavi sono pari a € 109,0 milioni, in crescita dello 0,9% rispetto ai € 108,0 milioni dei primi sei mesi 2017. I ricavi riconducibili a RAI sono pari a € 92,5 milioni mentre il contributo da clienti terzi si attesta a € 16,5 milioni.
Tradotto in soldoni: i ricavi da Rai crescono di oltre un milione, quelli da terzi di 300 mila euro.

Todos a la playa


la valigia al piede ... è giusto così, senza retorica, senza lamentele, chi ha avuto ha avuto ... chi ha dato ha dato .. tutti al mare, in montagna o ai laghi ... ovviamente pure il Servizio Pubblico non può essere da meno.



Qualcosa però teniamocelo a mente: segnalo tre articoli. Il primo firmato Guido Romeo sul Sole 24 ore di ieri, riporta i dati un uno studio molto interessante a proposito del "valore" in termini elettorali generato dall'esposizione, dalla visione, della televisione commerciale. La stima è che possa valere, nell'arco di tempo considerato dalla ricerca, circa 64 parlamentari. Anni addietro una ricerca sullo stesso tema stimava che l'esposizione mediatica alla tv poteva garantire  la possibile formazione di un micropartito con il 3% dell'elettorato (nei sondaggi su Conte si parla di cifre superiori). Cifre piccole e comunque variabili indimostrabili per quanto utili a comprendere alcuni fenomeni in corso che da tempo interessano e coinvolgono direttamente il Servizio Pubblico Radiotelevisivo. Si sostiene spesso che la politica pone molta enfasi nel "controllo" e nella gestione della comunicazione attraverso la stampa (cartacea, tv e radio) e si tralascia, spesso, quanto invece avviene nella comunicazione "leggera", di intrattenimento oppure attraverso la proposizione di modelli, stili di vita, linguaggi e comportamenti individuali e collettivi che poi, a sua volta, si traducono in voti per il partito in grado di intercettare questi mutamenti.

Comunque, si tratta di un documento di grande interesse. Per la gioia dei nostri lettori, da mettere in valigia: https://pubs.aeaweb.org/doi/pdfplus/10.1257/aer.20150958

Il secondo articolo che segnaliamo è a firma di Stefano Balassone (ex cda Rai) su Repubblica del 27 luglio a pag. 41 dove si legge una interessante riflessione sul pubblico televisivo attento alle trasmissioni di intrattenimento leggero. In particolare, si legge come Mediaset persegua una strategia editoriale concentrata sulla fidelizzazione dei telespettatori con un mainstream tutto virato sui temi "amore e sentimenti". A quanto sembra, ci riesce.

Infine, da segnalare inoltre un articolo di MF del 27 a firma Ester Corvi, sulle tendenze del prossimo futuro tra tv lineare e non lineare. Si citano studi di Morgan Stanley e Ampere Analysis dove si legge che per la prima si consolida l'andamento decrescente del 5% compensato dall'aumento tendenziale della seconda di pari punti. Da tenere a memoria.

Per tutto il resto, l'aria si è rinfrescata e sui giornali di oggi non troverete quasi nulla. Aria di vacanza, anche nelle redazioni

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sabato 27 luglio 2019

note di sabato

I nostri lettori non ce ne perdonano una (giustamente). Ieri abbiamo scritto a proposito del vizietto di giocare con i soldi del canone che tutto ha avtuo inizio con il Governo Monti. ERRORE e nemmeno piccolo: tutto ha avuto inizio con il Governo Renzi, padre di tutte le nefandezze attuali non solo sul canone ma anche sulla Legge attualmente in vigore.

Cerchiamo di ricostruire con ordine. Nel 2011 il Cda in carica a Viale Mazzini, presieduto da Paolo Garimberti, invia una diffida al MISE con la quale rivendica il pagamento dello scarto tra quanto speso per attività di servizio pubblico e quanto invece incassato dal canone riscosso dallo Stato. In gioco ci sono alcuni miliardi di euro.
Matteo Renzi entra in carica al Governo nel febbraio 2014 e, tra i tanti argomenti ai quali dedica attenzione c'è la Rai. Ad aprile ipotizza un prelievo forzoso di 150 milioni dalle casse Rai ("l'Azienda deve fare la sua parte"). Il cda di Viale Mazzini prova a resistere e vota anche contro (con il "disappunto" di Gubitosi) e chiede il famoso parere legale al costituzionalista Cheli (se ne saprà poco). Per non portare i libri in Tribunale si decide la vendita di Rai Way (una vero affare). Fatto stà che i soldi prendono il volo e non si sa se e quando mai potranno tornare nelle disponibilità della Rai (pendente il ricorso al Consiglio di Stato). PUNTO. 

In sintesi: l'attacco al cuore del servizio pubblico, alle sue fondamenta (il canone) non nasce  con Salvini e tantomeno con di Maio ma prende forma concreta con buona parte del PD che ha sostenuto e votato questa legge e il suo corollario sul canone. In un certo senso, con il Governo Renzi ha preso forma sostanziale  la "cultura" di utilizzo improprio della risorsa, alimentando in tal modo il sentimento ostile che alberga nella pubblica opinione. Questo per tranquillizzare i nostri lettori. Ognuno si prenda la propria parte di responsabilità. Si può dunque tranquillamente sostenere che l'avversità, per un modo o per altro, al canone appare più trasversale e condivisa di quanto invece viene raccontata.

Vediamo cosa succederà con la memoria presentata da Laganà in Cda. A pensare male si fa peccatissimo ma se tanto mi da tanto, non si capisce perchè ora al VII piano di Viale Mazzini qualcuno dovrebbe impiegare le scarse energie estive ad occuparsi di questo argomento quando avrebbe potuto e dovuto farlo ben prima. Il danno erariale è dietro l'angolo.

Veniamo ora alla notizia del giorno: la radio. Leggi articolo su Italia Oggi a firma di Claudio Plazzotta. Chissà per quale dannato motivo quando si parla di Rai si pensa per lo più alla televisione, eppure la radio riguarda e interessa decine di milioni di ascoltatori non meno importanti dei telespettatori.  Cosa veniamo a scoprire? Che Radio Rai occupa il 5o (QUINTO) posto nella classifica degli ascolti nel giorno medio. Il suo direttore, Roberto Sergio, ha dichiarato che questa situazione (relativa alle modalità di rilevazione degli ascolti) "non è più sostenibile". Ma pensa te !!!  Il Palazzo trema!!! A Via Asiago sono tutti in fibrillazione e gli casca il microfono dalle mani mentre l'AD potrebbe decidere di interrompere le ferie per arginare la frana. Ma una domandina semplice semplice qualcuno se la pone? Cosa è stato fatto finora? dove sono stati? bho !!! qualcuno ricorda qualcosa sulla presentazione dei palinsesti a Milano a proposito di radio? Qualche autorevole collega della carta stampata ne ha parlato? bho!!!

Nel frattempo però abbiamo di che passare il tempo nelle prossime ore: chi condurrà Miss Italia 2019 su Rai Uno??? Attenzione: in pole position (si deve guadagnare il lauto stipendio) c'è Antonella Clerici ma altre agguerrite concorrenti sono alle porte. Di chi è amica Mara Venier? Dajjjjjeeeeeeeeee ... 
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venerdì 26 luglio 2019

La pistola fumante - 3

La (non) notizia del giorno è che ieri in Cda Rai il consigliere Laganà ha presentato una memoria dove si rileva l'incostituzionalità del prelievo forzoso operato dal Governo sul canone Rai dove si evince chiaramente l'illegittimità di quanto avvenuto. Grazie Riccardo: era doveroso e necessario. 

Ovviamente, la notizia non è stata ripresa da nessuno.

Alcune osservazioni: in questo contesto, conosciuti i metodi e gli strumenti della comunicazione, fare qualcosa e non riuscire  a farlo sapere corre il rischio di vanificare tutto. Sarà necessario mettere a punto azioni congiunte e coordinate dove, appunto, la comunicazione, la diffusione dei messaggi è parte del messaggio stesso. In questo particolare momento, far sapere ai cittadini come stanno realmente le cose a proposito di come vengono utilizzati i loro soldi è assolutamente prioritario. 

E' ora necessario capire, sapere cosa intendono fare l'AD Salini, il presidente Foa e gli altri consiglieri che, se verificato quanto evidenziato con la memoria legale, configura un danno erariale di notevole entità. 

Il tema dell'utilizzo incostituzionale delle risorse Rai ha una ferita profonda e tuttora aperta: su questo blog ne abbiamo scritto a lungo con il titolo "il Grande Gomblotto". Tutto risale al 2014, Governo Renzi ... sorry ieri abbiamo scritto Monti, quando si decide di prelevare 150 milioni dai conti di Viale Mazzini per essere utilizzati in altra direzione. Per far quadrare i conti il DG di allora, Luigi Gubitosi, decide e sostiene la proposta di "vendere" una parte di Rai Way e avvia la sua quotazione. Contro questa operazione vengono richiesti di ben tre pareri dei più illustri costituzionalisti: Alessandro Pace, Michele Ainis e Enzo Cheli (per chi fosse interessato possiedo gli originali). I primi due non hanno dubbi e sostengono apertamente l'incostituzionalità del prelievo, mentre Cheli nella prima parte argomenta in vario modo per poi, nella seconda parte, ammettere anch'esso che la risposta al quesito è chiara: non si può fare. Tutti incuranti di questi pareri, vanno avanti come treni e si procede alla vendita di una parte di Rai Way (con tutte le note osservazioni che più volte abbiamo scritto). Dopo di che si arriva al Consiglio di Stato dove, tutt'ora, è pendente il ricorso da quasi due anni. Nella memoria presentata da Laganà in Cda questa parte non è ricordata quando invece sarebbe stata utile a rafforzare ulteriormente l'argomentazione.
Infine, a questo proposito, non è stata mai chiarita una storiella che è circolata al VII piano lo scorso dicembre quando qualcuno, sembra, ha fatto circolare la proposta di ritirare il ricorsoal Consiglio di Stato in cambio del ritiro del prelievo sull'extragettito. Forse, storia fantasiosa ma, forse, nemmeno tanto.

Infine, un breve riassunto sempre sulla questione canone. il giornale La Notizia di oggi riferisce da loro fonti che Di Maio avrebbe accantonato la proposta di legge finalizzata all'abolizione del canone Rai. Bene! è una buona notizia ma fino ad un certo punto. Rimane aperto un confronto, uno scontro sociale, politico e istituzionale che si dovrà affrontare una volta per tutte compreso con coloro che vorrebbero tutelare il bene comune rappresentato dal Servizio Pubblico. Si dovrà chiarire e definire cosa è cambiato da quando venne definito il SIC con la Legge Gasparri. Sono  passati oltre 20 anni e in questo periodo è cambiato tutto o quasi. Non solo dunque una nuova legge di riforma del Servizio Pubblico ma anche un nuovo perimetro del sistema delle telecomunicazioni. Certo, con questi chiari luna, immaginare una cosa del genere è come sperare di vedere lo sbarco del primo uomo su Marte. Questo, però, non esonera dall'aprire il dibattito e provare ad ipotizzare proposte, comprese quelle riferite ad un nuovo "modello" di canone da pagare per un nuovo "modello" di servizio pubblico. I due aspetti sono inscindibili: non si potrà sostenere a lungo una partita a poste asimmetriche. Chiedere una tassa obbligatoria e in cambio fornire, come avviene in questi giorni, il prodotto di punta televisivo rappresentato da Techedeche potrebbe non essere più sufficiente a mantenere la credibilità del Servizio pubblico. Parliamone e presto.

A proposito di parlare: ieri boom di contatti su questo blog seppure su una materia molto complessa. Buon segno ed è sempre una buona risposta a chi mi chiede "chi te lo fa fare .. non è meglio portare a spasso il gatto?". 
Il tema del controllo dei contenuti, della capacità progettuale ed economica della realizzazione (tutt'altro che scontata) e delle modalità di distribuzione degli stessi è il campo di battaglia centrale che interessa tutti i soggetti. I problemi che abbiamo iniziato a proporre ieri sono solo l'inizio.
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giovedì 25 luglio 2019

La pistola fumante - 2

Vedi il post precedente
Andiamo avanti. Lo scorso 9 luglio,alla vigilia della presentazione alla Camera del rapporto Annuale, L'Agcom emette una delibera su un tema delicato e assai complesso: il trattamento dei dati necessari al rilevamenti di Audiweb (del quale vi abbiamo parlato e che avuto tante vicissitudini prima di essere pubblicato). Questo il documento ufficiale (con molti OMISSIS di difficile comprensione)


Si tratta di un documento lungo e articolato, di obiettiva difficoltà per chi non è pienamente addentro alle questioni trattate. Proviamo ad estrarre qualche punto di riflessione, utili per il proseguimento del "giallo dell'estate". Nello svolgimento dell'istruttoria, al punto 3, si legge: "Cionondimeno, allo stato, Facebook non risulta consentire controlli sui propri algoritmi di profilazione e sistemi di elaborazione dei dati: tale circostanza evidenzia i rischi connessi al ruolo di Facebook nel progetto in esame nella misura in cui la piattaforma, pur concorrendo in via di fatto alla produzione della metrica ufficiale del mercato digitale, non consente la piena verificabilità da parte di un soggetto terzo del compito svolto." Risulta abbastanza chiaro, anche ad un profano, il significato di una tale affermazione.
Successivamente, nella parte Audizioni e riferita a rai, al punto 130, si legge: "I rappresentanti Rai hanno spiegato che il sistema di rilevazione del web, per la complessità delle modalità di fruizione, ancor di più di altri mezzi di comunicazione, non potrà mai essere considerato “perfetto” e “definitivo”, semmai potrà essere migliorabile attraverso attenti e puntuali interventi gestionali e metodologici sul disegno della ricerca. Rispetto al progetto Audiweb 2.0, Rai ha osservato che per giungere a una metodologia adeguata, approvata e condivisa dalle istituzioni competenti, dagli editori e dal mercato è inevitabile recepire l’intero sistema di rilevazione come un work in progress, frutto della mediazione tra tutti i soggetti partecipanti, costantemente controllato, monitorato e gestito, finalizzato alla produzione di risultati sempre più certi e affidabili. 

Tutta questa materia, nonostante la sua estrema rilevanza, è passata pressochè inosservata: solo Dagospia, riprendendo fonti ADN, ne ha riferito a lungo e dove si legge nell'ultimo lancio "Agcom boccia senza appello la metodologia Audiweb 2.0" e si rileva come uno dei soggetti interessati, appunto Facebook, non sia "terzo" ma in quanto editore, direttamente interessato alle dinamiche determinate dalla rilevazione, trattamento e diffusione dei dati.

Su tutto questo è calato il silenzio: buona parte dovuto al fatto che pochi sono in grado di "leggere" queste notizie e buona parte perchè non appaiono rilevanti nel "lessico" quotidiano di Viale Mazzini.

Quando avvengono fatti significativi, la dirigenza Rai assume due atteggiamenti tipici: da un lato si dice "Ma che vuoi che sia ... cazzate ... perdite di tempo ...etc etc "  e dall'altro "si certo, è importante ma i problemi sono ben altri etc etc etc " Poi magari c'è anche chi si preoccupa del futuro dell'Azienda e, un pò sconfortato recita il mantra "io speriamo che me la cavo".

Interessante un articolo di Esquire a firma Gianmaria Tammaro dove, in sintesi, si sostiene che il contenuto è nulla senza il controllo delle tecnologie di diffusione. Puoi produrre tutto il bello del mondo ma se non lo "vendi" bene, poi te lo metti in soffitta (con buona pace dei cultori della materia sulla ristrutturazione per "generi")

https://www.esquire.com/it/cultura/tv/a28480159/netflix-disney-hbo-amazon-apple-costo/

Ora, proviamo a mettere in connessione tre documenti fondamentali: il Piano industriale, alcuni temi sollevati dal citato documento ITU e la risoluzione AgCom. In questo modo si comincia a delineare la "pistola fumante", almeno per quanto riguarda il modo attraverso il quale potrà avvenire il break down del Servizio pubblico prossimo venturo. Esattamente al crocevia di risorse e tecnologie sotto la guida di una nuova missione e di un diverso sistema di governance. Un attento quanto autorevole e qualificato lettore ci ha detto "semplicemente, a Viale Mazzini manca completamente un pensiero strategico e il Piano industriale è solo una foglia di fico che vorrebbe mascherare un drammatico vuoto di riflessione e cultura del cambiamento". 

Stamattina Stefano Balassone su Repubblica, a proposito di quanto successo ieri sul dibattito politico in corso in Parlamento, si interroga:  "Ma che servizio è questo?" la domanda si completa è aggiungendo "pubblico". Quando, come avvenuto ieri, mentre è in corso un dibattito istituzionale direi "abbastanza" importante la Rai lo tratta "solo" nei Tg o Gr, è lecito porre tale interrogativo ed è altrettanto lecito porselo in relazione a cosa viene fornito in cambio del tanto dibattuto canone.

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mercoledì 24 luglio 2019

la pistola fumante

Mettetevi comodi e, se ne avete voglia, oggi c'è molto da leggere, a puntate ed è probabile che verranno pubblicati due lanci del blog.

Cominciamo con il "giallo dell'estate" del quale vi abbiamo accennato nei giorni scorsi. Si tratta di capire chi è l'autore del "furto" (metaforico, si intende) dei dati rilevati sul traffico di rete generato con l'accesso allo streaming video. Chi li rileva? come vengono trattati? chi possiede le chiavi di accesso e chi è proprietario degli algoritmi? Sono alcune, parziali,  domande che compongono la scena del delitto e che interessano, in modo molto particolare, il futuro di RAI Play.
. Però, prima di andare avanti ...

Passo indietro: avete presente le Grandi Assemblee planetarie dove si discutono i destini del mondo? tipo quella Generale delle Nazioni Unite? tipo quella del FMI ? tipo quella generale della NATO? Ebbene, ogni anno si svolge l'Assemblea generale dell' ITU, che è un pò come l'ONU, La FAO, il FMI e la NATO messi insieme sui temi della televisione nel MONDO. Lo scorso giugno si è svolto a Ginevra l'incontro annuale sul futuro della televisione in Europa. Sapete voi quanti hanno partecipato di Rai? NESSUNO (guardate la foto dei partecipanti e cercate qualche viso noto di Viale Mazzini). Per darvi un'idea di cosa si è discusso vi proponiamo forse il documento più significativo, proposto da un certo Tim Morrod, uno dei migliori analisti di mercato audiovisivo sulla scena internazionale:

https://www.itu.int/en/ITU-T/Workshops-and-Seminars/20190607/Documents/Tom_Morrod_Presentation.pdf

da leggere attentamente e, se avete voglia, da mettere a confronto con quello che sapete del Piano Industriale. Se avete voglia, fate il giochino delle concordanze e delle differenze. e poi veniamo a parlare di Rai Play

Brutte notizie

Chi legge questo blog da tempo sa che il sottoscritto ha giocato molto a poker (tradizionale) e a scacchi (oltre che a briscola, tresette etc etc ). Una volta ad un tavolo c'era un ricco antiquario romano che perdeva regolarmente una montagna di soldi e, al termine della partita diceva sempre "che mi importa ... tanto domani aumento tutti i prezzi del 20%". La situazione politica in Italia è grave ma non è seria ha scritto Flaiano

La situazione della Rai somiglia tanto a quel tizio: Rai Pubblicità aumenta tutte le tariffe del 5%. Intendiamoci, tecnicamente potrebbe essere anche un mossa corretta, magari utile a compensare squilibri per essere maggiormente allineati al mercato. Non sappiamo e non conosciamo dettagliatamente le dinamiche. Però conosciamo le circostanza, il contesto economico e politico dentro il quale avvengono le scelte e sappiamo che si tratta di un momento, per usare un eufemismo, di incertezza, almeno normativa quanto economica sul futuro dell'Azienda. 

Veniamo alla notizia peggiore della giornata: Alberto Airola, senatore M5S e componente la Vigilanza, si è dimesso dalla Commissione perchè  come ha detto all'ADN ci sono due motivi : "Il primo è che la Vigilanza non serve a nulla, altrimenti non avremmo più Fazio in tv, visto che in passato abbiamo fatto un atto di indirizzo per chiedere alla Rai di non comprare da agenti esterni. Ma queste indicazioni vengono interpretate e gestite come vogliono loro. La seconda ragione è che, adesso che governiamo, pensavo di poter incidere maggiormente. Sicuramente con una legge sulla governance, che era da fare immediatamente, avrei potuto dare il mio contributo per proteggere l'AD dall'attacco dei partiti. Purtroppo non sono stato mai interpellato su nulla, evidentemente non servo". Affermazioni di totale gravità, in particolare la prima sul ruolo della Commissione Vigilanza Rai. Se passa il principio che la Commissione è irrilevante (cioè il Parlamento è irrilevante) siamo alla deriva della politica assoluta. Si apre un capitolo di emergenza democratica di particolare gravità e che dovrebbe coinvolgere tutti in modo prioritario, maggioranza e opposizione. Vorremmo chiedere ad Airola: non permettere che tutto questo accada, non permettere che le cose avvengano "come vogliono loro". 
Però, nel merito di questa dichiarazione, inoltre, ci permettiamo di ricordare ad Airola che questo AD non necessita di essere protetto più di tanto: ci pensa già una legge nefasta che lo ha nominato, se non si mantiene il punto su questo aspetto dal quale discende tutto, si corre il rischio di seguire un percorso sbagliato. Il percorso invece Airola lo ha definito chiaramente: spazzare via questa legge, presto, dove non ci dovrebbe essere posto per figure come l'AD così come la Legge lo ha concepito  e con un DG che nessuna legge ha definito.

Questa affermazione ci porta poi dritti nel cuore della seconda notizia rilevante della giornata: l'apertura di una istruttoria AgCom su pluralismo e informazione Rai con una possibile multa di 72 milioni.  L'istruttoria non è una condanna e magari da Viale Mazzini argomenteranno che sono stati corretti, equilibrati e rispettosi ... come sempre! Rimane, come sempre, la sensazione (che spesso è più forte della percezione che, a sua volta, spesso è più forte della realtà fattuale) che le cose non siano come le si vorrebbe raccontare e che se è stata valutata l'apertura di un procedimento già questo, di per se stesso, costituisce fonte di criticità. 

C'è un modo per uscirne? forse. "La strada per la saggezza? E' diretta e semplice da esprimere: sbagliare, e sbagliare, e sbagliare, ma di meno, e di meno e di meno" (P. Hein).

ps: sul tema Rai Flix, alcuni nostri solitamente attenti lettori tacciono ... curioso che non hanno nulla da dire. Ancora: gli ascolti "digitali" LS diminuiscono per Rai e aumentano per Sky rispettivamente 9.431 contro 9.531 Rai e 82.755 contro 74.231 Sky negli ultimi 15 giorni. Non c'è partita.

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martedì 23 luglio 2019

RaiFLIX e la mossa del cavallo

Anzitutto ancora un grande grazie a tutti i nostri lettori che seppure con questo caldo e seppure nei giorni scorsi non abbiamo scritto nulla, hanno avuto la voglia, l'interesse a visitare questo piccolo blog!

Il motivo per cui non abbiamo scritto è perchè siamo ancora turbati per quanto avvenuto la settimana scorsa e facciamo fatica a riprenderci. Era tempo che chiedevamo e ci aspettavamo sorprese dalla nuova dirigenza di Viale Mazzini e finalmente è arrivata con una mossa degna dei migliori giocatori: lo speciale su Rai Due (abbiamo letto del costo di 600 mila euro) su la terza serie di La casa di carta di Netflix. Allora: premesso che si tratta di una serie di successo planetario che andrebbe proposta nelle scuole per come si scrive una sceneggiatura del genere, per come si scelgono i personaggi etc etc,  premesso che il sottoscritto è un cultore del genere, e premesso ancora che "pecunia non olet" e che la Rai ha incassato un sacco di soldi dagli spot sul programma, ci stiamo chiedendo ancora quale possa essere stato il disegno strategico, quale mente geniale o perversa di Viale Mazzini ha avuto la brillante idea. Certo, gli amministratori di Viale Mazzini in questi giorni sono sotto l'effetto allucinogeno di Techedeche e di un palinsesto estivo ai limiti del sopportabile (gli esegeti della ristrutturazione per "generi" potrebbero inventare il "genere estivo" e magari sviluppare una proposta di canone adeguato e proporzionale). Poi, qualche anima candida, si lamenta sul perchè il canone viene percepita come la tassa più odiata dagli italiani.

Netflix non propone informazione Tv e radio sulle 24 ore, non si pone il tema della "coesione sociale", non si pone il problema dei dibattiti elettorali, non si pone il problema della programmazione per minori o per le minoranze linguistiche: è semplicemente altra cosa, per certi aspetti diversa e forse, passatemi il termine, anche ostile alla logica di servizio pubblico. Non vogliamo parlare di concorrenza: non ci sono i presupposti legislativi, non ci sono i presupposti tecnologici, non ci sono presupposti di mercato sul terreno della pubblicità. Forse, proprio per questo qualcuno ha pensato che una trasmissione promozionale di Netflix su Rai Due non avrebbe fatto danno alcuno. Forse, però, così non è o, almeno, non dovrebbe essere.

Vedi pure intervista a Francesco Siliato: https://www.key4biz.it/la-rai-non-sara-mai-netflix-perche-non-puo-pay-view-intervista-francesco-siliato-studio-frasi/200990/

Il tema ritorna ai quesiti fondamentali: cosa dovrà o potrà essere la Rai nei prossimi anni, come e se dovrà essere pagata attraverso il canone o in altro modo (a proposito, avrete certamente notato come Salvini e Di Maio litigano su tutto eccetto sul tema canone!!!).

Se non si riesce a trovare qualche possibile risposta su questi interrogativi tutto il resto è acqua fresca come le notizie importanti che oggi vi riportiamo per la vostra salute mentale:

1) Miss Italia potrebbe tornare su Rai Uno a settembre (mamma mia che paura...avvisate Auditel)
2) Fiorello sarebbe sponsor di Amadeus per il prossimo Sanremo
3) Elisa Isoardi, dopo La prova del cuoco ha preso qualche chilo
4) alle 23.50 su Rai Uno va in onda "Non disturbare" dove Paola Perego intervista gli ospiti nell'intimità di una camera di albergo.

Tanto per ricordare a chi si lamenta del "lessico" talvolta negativo sulla Rai ... o della "social reputation" del Servizio Pubblico.

Se invece avete voglia di letture più "amene" quanto interessanti, vi consigliamo vivamente di leggere questo rapporto dell'ITU sul seminario svolto a giugno scorso a Ginevra.:

https://www.itu.int/en/ITU-T/Workshops-and-Seminars/20190607/Documents/Outcome_Report.pdf

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venerdì 19 luglio 2019

note

c'è qualcosa di "strano" in Danimarca !
da leggere l'articolo di Giovanna Vitale su Repubblica di oggi: Rai e Netflix, una strana alleanza.
La memoria ci riporta all'estate scorsa quando a qualcuno venne in mente di coniare il termine "RaiFlix" per dire a quale modello di sviluppo del Servizio Pubblico si volesse ispirare. Ora, forse, cominciamo a comprendere.  O meglio, ammettiamo di avere le idee confuse. Esattamente come il M5S che da un lato vorrebbe abolire il canone e togliere i limiti all'affollamento pubblicitario (Di Maio) mentre dall'altro (Di Nicola) si vorrebbe togliere tutta la pubblicità dalla Rai e farla vivere con  il solo canone. Qualcosa non torna: sarebbe utile che magari si facessero un colpo di telefono prima di rilasciare dichiarazioni o interviste.

Nel frattempo, a Viale Mazzini si procede con le nomine e si rende felice la direttora di RaiUno e qualcuno scrive che, in questo modo, è stata pagata la cambiale di Salini per la questione Foa (i soliti complottisti). Criteri? bho!!!

a proposito di cambiali, di pagamenti e risparmi: è stato mai calcolato quanto costa il servizio, quanto rende e quanto si potrebbe risparmiare con Rai Way magari provando a valutare lo stesso servizio fornito dal mercato?

sarà il caldo, sarà che abbiamo tutti bisogno di un pò di vacanza ... ma qualcosa non sembra essere molto chiaro ...

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giovedì 18 luglio 2019

note

Intervista a Primo Di Nicola, vicepresidente M5S in Vigilanza Rai oggi su La Verità: "Solo canone e zero pubblicità: Così la Rai è vero Servizio Pubblico".
Come dire: una proposta "leggermente" diversa da quella formulata da Di Maio un paio di giorni prima. Vedremo

Ieri, su Dagospia, ha scritto un "pensionato" Rai (molto esperto) Tra le concessionarie pubbliche spagnole, francesi, inglesi e tedesche, la RAI è il servizio pubblico che può mostrare i migliori livelli di efficienza alla luce del finanziamento pubblico che riceve attraverso il canone. In termini comparativi, la RAI dispone di risorse pubbliche inferiori alle altre concessionarie: nel 2017, la RAI ha potuto beneficiare di 1.776 milioni di euro di risorse pubbliche, contro i 4.729 milioni di euro della BBC, i 3.378 milioni di euro delle concessionarie francesi e gli 8.122 milioni di euro delle televisioni e radio pubbliche tedesche.
In Italia il valore unitario del canone, pari a € 90, è inoltre il più basso se comparato al Regno Unito, alla Francia e alla Germania, dove il canone è pari rispettivamente a circa € 175, € 139 e € 210. A ciò va aggiunto che lo Stato italiano non destina alla RAI l’intero importo della raccolta canone, infatti solo l’87% dei  90€ viene versato alla concessionaria.

Confrontando la RAI con i più importanti editori pubblici europei, come BBC, ARD, ZDF, RTVE, France Télévisions, risulta evidente che l’offerta di canali della concessionaria italiana è la più ampia e con i migliori risultati di ascolto: nel 2017 lo share televisivo di RAI è stato pari al 36,5%, della BBC il 31,5%, di France Télévisions il 28%, di ARD il 26,1%, della ZDF il 18,2% e della RTVE il 16,7%.

La RAI possiede inoltre complessivamente meno dipendenti dell’inglese BBC, delle tedesche ARD e ZDF e di France Télévisions, ma investe in programmazione più di ogni altra concessionaria:  nel 2017, gli investimenti in programmazione in RAI hanno superato il valore complessivo di tutto il finanziamento pubblico ricevuto mentre, ad esempio, in comparazione, France Télévisions ha investito un valore pari solo all’84% del proprio finanziamento pubblico, la spagnola RTVE il 77%, la BBC il 63% e l’editore tedesco ZDF il 68%.

Un nostro attento lettore, invece, ci ha scritto: "Diciamo che SKY viaggia su una media di 50€/mese. Troppi per parecchie persone…
DAZN, che offre “poco”, non ha un palinsesto “LIVE”, non offre informazione, non ha radio, non offre musica e non ha un sito web meritevole. Tutto questo per 9,99€/mese.
NETFLIX, diciamo che costa 10€/mese (anche se alla fine dei conti costa di piu’…) e non offre SPORT, tantomeno il CALCIO, ne’ eventi LIVE. Si regge con le sue apprezzabili produzioni e col suo palinsesto pieno zeppo di film e serie TV. Non ha NEWS, non offre radio.
SPOTIFY poi e’ un mistero: offre solo MUSICA ad un prezzo stratosferico se paragonato con gli altri di cui sopra.
E poi viene RAI: Offre NEWS, approfondimenti, fiction, film, eventi LIVE, la NAZIONALE Azzurra, fino allo scorso anno una partita di Champions League, offre musica ed un palinsesto radio di prim’ordine. Ha anche diversi siti web. Il tutto per miseri 7,5€/mese.
Un altro invece ci scrive e osserva "una differenza fondamentale, lo scopo di un'impresa: ci sono imprese che fanno business e altre senza scopo di lucro. Da questo semplice punto di partenza nasce la dicotomia. Rai deve trasformare le entrate in servizi per la collettività allargata, consentendo iniziative che le imprese  con scopo di lucro non possono permettersi.
Aggiungiamo noi: il numero abbonati Sky è oltre 5 milioni (fonte MF), quelli di Netflix oltre 1,5 mln (stimati), quelli di DAZN 1,3 mln. Non parliamo di quanti milioni di persone usufruiscono di servizi audiovisivi (informazione, intrattenimento, fiction, musica etc) attraverso lo streaming tv. Il tutto compone una platea considerevole, propensa a pagare una cifra certamente superiore a quella del canone Rai, in cambio riceve un prodotto che Rai, evidentemente, non fornisce. 

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mercoledì 17 luglio 2019

Occhio al portafoglio

"I poveri hanno poco ma sono tanti" ha detto Petrolini. Il numero elevato di chi paga il canone in bolletta giustifica le attenzioni che in queste ore sta ricevendo la proposta del M5S di ridurlo drasticamente in cambio dell'abolizione dei tetti pubblicitari (con qualche correttivo per supportare programmi con scarso interesse per gli inserzionisti). Quanto saranno contenti i principali concorrenti che vivono solo di pubblicità, peraltro anche progressivamente in calo?
Per ora, siamo convinti che si tratti semplicemente di "manovra politica", arma di distrazione di massa da "ben altri problemi". Però contiene un fondo di problematicità antica e rilevante. Tutto questo ci riporta alla legge 3 maggio 2004 n. 112 "(Norme di principio in materia di assetto del sistema radiotelevisivo ...), madre di tutte le battaglie sulla Rai e dintorni (le risorse economiche) che nessuno da allora ha mai affrontato compiutamente (sottolineato nessuno !)
compresi i tanti corifei odierni.

Ora si formano e ricompongono i consueti schieramenti con tre squadre in campo: difensori, attaccanti e indecisi. I primi sono rimasti al campionato del Servizio Pubblico serio, autorevole che in cambio del biglietto offriva tanto (non sempre il meglio ma quasi): film, fiction, informazione, sport, musica, programmi per bambini sulle reti generaliste. Fanno fatica a reggere il confronto con un campionato di più giovani, evoluti, smaliziati, tecnologicamente "scafati" ed hanno in mente un campionato europeo dove il canone spesso è più alto (con un regime fiscale diverso). Arrivare nel campo avversario e mettere una palla nel sacco per loro è assai arduo: convincere i cittadini che valga la pena pagare il canone come valore "morale" assoluto e non riferito a quale prodotto viene fornito in cambio è come pedalare una bicicletta senza pedali.

Gli attaccanti hanno buon gioco: l'offerta tv (si parla poco di radio, anche se interessa una platea di decine di milioni di utenti) oggi è declinata in molti modi e, tra questi, il vecchio teleschermo con la tradizionale offerta generalista è destinata all'estinzione, come i dinosauri. Si tratta di una squadra con giocatori atletici e muscolosi, abituati al confronto tecnologico. Siamo alla vigilia del secondo switch off sul digitale terrestre previsto fra un paio di anni. Vallo a spiegare a chi paga il canone che sarà necessario comprare un nuovo apparato tv, oppure dotarsi di un nuovo decoder o dover installare una parabola quando con un semplice cellulare, un tablet o una smart tv puoi vedere tutto e di più. Inoltre, questa squadra ha un giocatore fuoriclasse: gli sprechi di Viale Mazzini ... ne vogliamo parlare?

Gli indecisi hanno le idee alquanto confuse (ammetto che anche il sottoscritto necessita di un momento di approfondimento): da un lato sostengono il canone come il santuario del Servizio Pubblico, fonte primaria di indipendenza dal "mercato" brutale ed assassino della qualità del prodotto. Per altro lato sono consapevoli che è necessario trovare altra fonte di legittimità e credibilità. Si lambiccano il cervello, interrogano gli aruspici e sperano in un calcio di rigore regalato da un arbitro compassionevole. Ma non c'è, almeno per ora, il Settimo Cavalleria destinato a salvarci: al momento la sola proposta interessante è quella proposta dagli stessi del M5S. Meritevole di essere affrontata, non fosse altro perchè non c'è di meglio. Certo, quando poi sono gli stessi che tirano fuori dal cilindro questa storia del canone e non si capisce come si lega con la proposta di riforma tutto diventa un pò più complicato. Almeno però ha un pregio: mette una mina a scoppio ritardato sul Piano industriale con tutti gli ammenicoli e le invenzioni (il DG) che si porta dietro: tanto, come molti sostengono a Viale Mazzini, non ci crede più nessuno.

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martedì 16 luglio 2019

Il Tuono e la Pioggia

Non è una novità: ogni tanto rispunta fuori l'idea di abolire (o ridurre drasticamente) il canone Rai. Nemmeno poi tanto nuova questa sortita di Di Maio di ieri, ben accompagnata da una proposta che la Lega sostiene da tempo non sospetto. Dunque, nessuno stupore: si tratta di una tempesta annunciata, quando inizia a tuonare, prima o poi viene la pioggia. Ci provò, del resto, lo stesso Governo Prodi molti anni addietro con la proposta di inserimento nella bolletta elettrica e comunque a tutti è noto quanto questo "balzello" sia inviso agli italiani. Verrebbe da dire: giustamente! Perchè si dovrebbe pagare il canone, una tassa, senza avere in cambio quanto atteso? 
La "lettura"politica" della notizia porta dritto al cuore delle fibrillazioni in corso nel Governo e la pone al rango minore di rilevanza. Rimane però il peso specifico di un problema che è necessario porre. A parte ogni doverosa riflessione nel merito, compresa la notazione sulle dinamiche della pubblicità che dovrebbe sopperire, attraverso l'abolizione dei tetti, al mancato introito da canone, la domanda non è peregrina e, per quanto urticante, è doveroso porla per ricercare la legittimità e la fondatezza del Servizio Pubblico prossimo venturo. Per chi lo avesse dimenticato, la BBC ha posto questo interrogativo chiaro e tondo già da un paio di anni.

Ora il tema sarà capire se e in che modo questa proposta si innesta con quella, sempre M5S, di riforma della Rai che, al momento, appare l'unica percorribile in un arco di tempo ragionevolmente breve, prima che sia troppo tardi.

Ieri abbiamo accennato alle teorie che circolano a Viale Mazzini e non solo, riassumibili nel "benaltrismo". A proposito di canone ieri ci riferiva un esperto dell'argomento: "Il tema non è abolire o ridurre il canone ma interrogarsi su cosa offre il Servizio Pubblico, quale sia il rapporto tra domanda e offerta".  Esempio, a proposito di generi (e parleremo pure di questo): il calcio, lo sport nazionale per eccellenza. Cosa offre la Rai di rilevante (vedi Champions)? Nulla !!! Vogliamo parlare di offerta informativa? Vogliamo parlare di quale pubblico intercetta maggiormente l'offerta Rai? Vogliamo parlare degli"ascolti" rilevati dal Total Audience? Vogliamo parlare di Sanremo? vogliamo parlare di Piero Angela o del figlio  che somiglia al padre? 
Ecco dove si concentra il "benaltrismo" che ieri abbiamo sentito ripetere più di una volta da parte di ha partecipato o di di chi ha sentito dire dell'incontro avvenuto nei giorni scorsi nella prestigiosa sede del CNEL: "la ristrutturazione per generi? parlarne non fa male a nessuno, ma i problemi veri della Rai sono altri". Appunto: missione, governance, risorse e tecnologie. Un combinato disposto che potrebbe e dovrebbe rimodulare tutto il perimetro del Servizio Pubblico prossimo venturo con paradigmi del tutto innovativi rispetto ad ogni progettualità espressa dall'attuale contesto che, ricordiamo fino alla noia, è frutto di una Legge sbagliata. A proposito di Legge: all'incontro di cui sopra ha partecipato (e il Manifesto di oggi lo riporta quasi con enfasi) l'attuale DG di Viale Mazzini che, fino a prova contraria, è un "abusivo" in quanto la sua figura non è prevista da questa stessa Legge che, al contrario, lo abolisce e istituisce l'AD. Somiglia a Salvini che si è portato Siri all'incontro con i sindacati. Dopo di che, parlare ancora di ristrutturazione per generi in questo contesto e con questi presupposti, con tutto il rispetto di chi l'ha pensata oltre 20 anni addietro, sarà necessario ricordare che, appunto, sono passati 20 anni e che, forse, qualcosa è cambiato. 

A proposito del giallo dell'estate: sempre ieri (giornata fortunata) un esperto di analisi di dati ci ha informato che Rai ha utilizzato un servizio di rilevazione sul traffico di rete fornito dalla Società Webtrekk e ha posto un interrogativo sul quale cercheremo di saperne di più. I dati "collimano" con quelli forniti da Auditel? Finora, perchè di queste rilevazioni non si è saputo nulla?

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FLASH !!!

Luigi Di Maio ha annunciato nel pomeriggio una proposta di Legge per la drastica riduzione del canone Rai !!!



Ora sarà interessante vedere come si potrà realizzare il Piano industriale. Lo abbiamo scritto e ripetuto da tempo: si tratta di una automobile con le gomme bucate e lo sterzo che gira su se stesso.

domani approfondimenti e commenti ulteriori: ci stiamo lavorando !
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lunedì 15 luglio 2019

nulla da dire

Stamattina tutti afoni, compreso il sottoscritto. Non ci sono notizie, non ci sono commenti, Non ci sono riflessioni, idee, proposte. Nulla, nada, nisba, niet ...

Eppure, nei giorni scorsi si è svolto un interessante incontro promosso da Renato Parascandolo.  Per saperne di più occorre cercare sui siti dei promotori oppure ascoltare la registrazione di radio radicale.

Anno Zero

Correva l'anno del Signore 2018, addi 18 luglio, in quel di Montecitorio venivano eletti dai rappresentanti del Popolo Sovrano i quattro consiglieri di Amministrazione Rai e, nel contempo, il popolo del Servizio Pubblico eleggeva il suo rappresentante.

Ne è passata di acqua sotto il ponte dove scorre il biondo Tevere (si fa per dire) e un punto fermo è ora possibile definirlo: è il primo CdA nominato con il segno della Legge del 2015 e segna uno saprtiacque. I puristi (speriamo che se la caveranno), gli ottimisti (sono brave persone), gli scettici (hanno nominato tutti grandi esperti di Servizio Pubblico), i rassegnati (siamo alla frutta, al limoncello e alla pennica post prandium) cominciano a fare qualche conto e misurare cosa è successo in questi lunghi, interminabili, 12 mesi.

Fatevi una domanda e trovate una risposta. La sola cosa significativa, interessante, è l'approvazione del Piano Industriale. Da sottolineare che, nella sua genesi, nemmeno una virgola a loro merito. Alcuni dei nominati ed altri nominati successivamente, di Servizio Pubblico, di Concessione, di Contratto di Servizio etc, fimo a poche settimane prima, verosimilmente, non ne sapevano nemmeno l'esistenza (poi, magari, durante i mesi estivi avranno studiato). A loro merito, invece, la formulazione del PI, comunque previsto nel Contratto di servizio e che doveva essere pronto già dallo scorso settemebre. Per ovvi motivi di opportunità, venne spostato di sei mesi, a febbraio. In tutto quel periodo, i geni della lampada, hanno fatto i salti mortali a tenerlo chiuso, segreto, invisibile. Ora tutti a lambiccarsi il cervello per capire se la geniale idea della ristrutturazione per generi sia farina del sacco dell'AD oppure dei maghi della Società di consulenza lautamente retribuita? Lasciamo perdere. 

Fatto sta che il PI è ancora in "attesa di giudizio", un prigioniero politico in una specie di libertà vigilata da parte del MISE e della Vigilanza. Se tutto va bene, in autunno, quando potrebbe diventare operativo, è già vecchio di qualche mese, a dir poco. In questo contesto, durante questi 12 mesi fatichiamo a ricordare (random) qualche passaggio epocale: nomine alla "come mi pare" (curricula, job posting, esperienze ?), invenzioni sceniche fantasmagoriche (il DG), palinsesti futuribili come raramente avvenuto prima, lezioni di matematica applicata (invertendo l'ordine degli addendi, il risultato non cambia: Fazio), altre lezioni di teorie macroecnomiche legate al budget (il canone: questo sconosciuto) e... scusate se è poco ...ma non ci viene in mente altro che valga la pena impegnare ulteriormente la tastiera (se qualcuno dei nostri affezzionati lei ci venisse incontro  con qualche suggerimento, gli saremo grati). 

A proposito di anniversari, anche questo blog compie un anno. Vi abbiamo accennato alla Relazione Agcom della scorsa settimana: riprendiamo una citazione di Italo Calvino proposta dal Presidente Cardani interessante per questo blog: "«Nella politica come in tutto il resto della vita, per chi non è un balordo, contano quei due principi lì: non farsi mai troppe illusioni e non smettere di credere che ogni cosa che fai potrà servire».".

Ci è venuto in mente questo pensiero quando nei giorni scorsi il sottoscritto ha avuto uno scambio di opinioni sul "lessico" Rai con un autorevolissimo dirigente. Il nostro interlocutore sostiene che è diffuso un modo negativo di raccontare le vicende di Viale Mazzini. E' vero, ha ragione. Ho dovuto ricordare però che tutte le narrazioni trovano un fondamento dalla realtà dei fenomeni intellegibili. Questi fenomeni, che danno vita a questo "lessico" sono generati dal VII piano e non da chi, come questo blog ed altri simili , non fanno altro che leggere, ascoltare e commentare il "cambiamento" in corso.

Buon anniversario a tutti !

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venerdì 12 luglio 2019

La grande Truffa - 2

Prima di proseguire con il racconto estivo, un paio di note di cronaca. Ieri è stata presentata alla Camera la relazione conclusiva del Consiglio Agcom e, per la prossima settimana, è previsto il suo rinnovo. Come abbiamo scritto, è in corso una trattativa serrata tra M5S e Lega per come "spartire" i posti non solo all'interno della stessa Autorità ma anche con quella in scadenza simultanea, la Privacy. Abbiamo pure scritto che le due partite sono intrecciate ma ognuna di esse, per quanto riguarda la Rai, ha un peso diverso. Il posto di Cardani dovrebbe andare in zona Lega e la privacy in zona 5S. Ieri abbiamo cercato di sapere qualcosa di più: nessuno sa nulla, la politica, in questi giorni, ha ben altro a cui pensare. Però, rimane un gioco incrociato, piani diversi che si sovrappongono e si intersecano come, ad esempio, quello che interessa direttamente Viale Mazzini.
Nel merito, il rapporto AgCom è corposo e vi daremo notizia delle parti che riguardano Rai.

Nei giorni scorsi abbiamo riferito di una mozione presentata da Forza Italia in Vigilanza dove si chiede all'AD Salini di non procedere a fare nomine fintanto che il MISE e la stessa Vigilanza non abbiano espresso il parere (il primo è vincolante) sul Piano industriale.  A Viale Mazzini minimizzano: "stupidaggini estive ... non ci sono margini politici". Sarà, ma, per quanto ci risulta, non sembra proprio essere una "stupidaggine" ... abbastanza simile a come venne liquidata la questione Foa per AgCom. Vedremo... Ricordate il film "Voglio la testa di Garcia" ???

E veniamo alla seconda puntata della Grande Truffa. Stiamo cercando di sapere, di approfondire il tema di Rai Play e, in particolare di quanto e di come possa determinate un cambio di paradigma nel core business di Rai, di quanto e di come possa influire e interagire nella composizione dei palinsesti delle reti generaliste, di quanto e di come sono raccolti i dati sulle connesioni (chi raccoglie e conserva i dati, come vengono trattati e diffusi. Tanto per capirci i tradizionali dati Auditel sul consumo di Tv sulle piattaforme tradizionali vengono raccolti, elaborati e forniti direttamente dalla stessa Società dove la stessa rai è parte attiva. Quelli sul traffico dati no. La differenza non è da poco e merita di essere approfondita), che differenza c'è tra le "interazioni" degli utenti e le "visualizzazioni" e molto altro ancora. Non c'è dubbio, infatti, che sarà proprio intorno a questo terreno che si svolgerà la battaglia cruciale per il futuro del servizio pubblico perchè, come abbiamo scritto ieri, interesserà il crocevia strategico delle tecnologie e delle risorse economiche (leggi articolo di oggi su Repubblica a firma Aldo Fontanarosa). E' esattamente su questo terreno che, per quanto finora abbiamo, saputo, che si sconta un ritardo fenomenale del Servizio Pubblico (vedi i dati su Total Audience). Tanto per dare un'idea: provate a chiedere tra gli esperti Rai di saperne qualcosa di più. Abbiamo provato a far girare un semplice questionario: "sai come si misura il traffico generato da Rai Play, come si contano gli utenti?". Provate ad immaginare la risposta. La più benevola è stata "Negli anni scorsi Rai Digital è stata completamente staccata dal resto dell'Azienda". A proposito di "stacco": come noto, le funzioni strategiche, le aree vitali, in qualsiasi azienda di grandi dimensioni, sono a stretto riporto (anche fisico)  del vertice. Ora, succede che per incomprensibili motivi (si dice "per essere più vicini alle strutture operative") il CTO (che appunto, insieme al CFO e al CHUR costituiscono la spina dorsale dell'Azienda) sia emigrato in Via Teulada. 

Tanto per collocare i problemi nella loro corretta gerarchia di rilevanza: ieri abbiamo segnalato il fondo di Travaglio sul Fatto ed ora che molti autorevoli ex colleghi sono tornati dalla presentazione dei palinsesti a Milano e ci hanno raccontato qualcosa, le idee sembrano essere leggermente più chiare. Il filo dominante del racconto televisivo per la prossima stagione non è avvenuto per "generi" come il Piano industriale vorrebbe definire la mission organizzativa prossima ventura del Servizio Pubblico, ma ancora per "reti". Quale migliore occasione ci poteva essere per anticipare l'architettura della riorganizzazione tanto attesa? Vedremo. Intanto, su questo argomento, stamattina autorevoli esperti si incontreranno e dibatteranno: buon lavoro! Parteciperà il DG Matassino, considerato un esperto di Servizio Pubblico.

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mercoledì 10 luglio 2019

La Grande Truffa

Vorremmo iniziare un lungo racconto ... magari una specie di "giallino" o, se preferite, "verdino" dell'estate. La trama è concentrata tutta sulle tecnologie, che è poi unita alla finanza, che è poi unita agli uomini e alle donne che la governano e il tutto legato insieme dalla politica.

tanto per essere precisi, ci ancoriamo al Piano Industriale Rai che, più lo leggiamo e più ci apre orizzonti di conoscenza molto interessanti. Osservate queste slides e poi ne parliamo:






Intanto, per dovere di cronaca, stamattina segnaliamo un importante appuntamento alle 11 alla Camera dove verrà presentato la Relazione Annuale AGCom. Dopo ve ne daremo conto.
Sui giornali di oggi, vale la pena l'acquisto del Il Fatto per un fondo di Marco Travaglio e per una intervista a Daniele Luttazzi. 1 euro e mezzo speso bene...

MediaFlix

Anzitutto una doverosa premessa: leggete attentamente l'articolo di Marco Mele:


Citiamo una sola frase utile per proseguire: " ... perdita nei bilanci 2019 e 2020 ma, soprattutto, una posizione finanziaria netta negativa che arriva a 525 milioni nel 2020 e resta tale nel 2021. Quanto al canone, che doveva tornare al 100% nei bilanci di Viale Mazzini a partire dal 2019, andrà invece al 50% allo Stato, come negli ultimi anni, nella parte che supera la cifra indicata nel bilancio dello Stato."

Stamattina tutta la stampa è dedicata alla presentazione dei palinsesti di ieri a Milano. Diciamo subito che non interessa gran che sapere se tizio, caia o sempronia avranno una loro trasmissione. Tantomeno se la somma di loro tre e qualche altro potrà far sostenere che la Rai è diventata "sovranista". 
Interessa molto di più leggere e capire due titoli: il primo è del Sole 24 ore: "RaiPlay adesso sfida Netflix - Show e film solo per il Web". Dichiara Salini "Una Rai che vuole cambiare passo ... essere digitale e contemporanea ...editore, produttore e distributore unico a livello mondiale ". chiuse virgolette. A capo. senza commento.

Il secondo titolo è di MF: "Tutta Mediaset sbarca su Tim Vision" cioè tutte le reti in streaming. Che differenza c'è tra i due titoli, tra le due notizie? la prima corre il rischio di essere una bufala, tecnicamente una fake news, la seconda è vera e di prossima attualità. 
Ricordate, nei giorni scorsi abbiamo riportatola "bomba" del Total Audience dove la Rai è indietro di tanti punti rispetto agli altri editori. Una distanza difficile da riprendere in condizioni di mercato, tecnologiche e normative che non sembrano affatto rendere competitivo il Servizio Pubblico.  
Ieri a Milano è proseguita la tarantella di Fiorello indicato come il motore del "lancio" della piattaforma web di Viale Mazzini dove, però, abbiamo letto che alla presentazione era assente l'avvocato Spadafora, direttore Affari legali, perchè impegnato a Roma per chiudere il contratto con Fiorello, appunto. Come pure, il tanto strombazzato Luttazzi su Rai Due non si farà perchè costoso.

Torniamo a bomba: il crocevia, la madre di tutte le battaglie prossime venture per il Servizio Pubblico di Viale Mazzini sono le risorse come ricorda bene il citato articolo di Mele. Rai Play vorrebbe produrre contenuti originali? Magari ... con quali soldi? Inoltre, avete mai visto qualche prodotto Netflix e avete idea di cosa significa in termini di costi di produzione e di quale impegno c'è nella scrittura e nella sceneggiatura? le spalle solide di Alberto Sironi, regista di Montalbano, oppure Don Matteo piuttosto che L'Amica geniale, sono in grado di reggere il confronto per intercettare quel pubblico "giovane" che la Rai sembra perdere progressivamente? 

Veniamo ai generi: stiamo cercando, con scarso risultato, analisi studi o ricerche sui palinsesti delle altre televisioni pubbliche in Europa. Tanto per capire se e in che modo il modello di funzionamento cui si ispirano per la produzione sia modellato sui diversi generi. Finora non abbiamo trovato nulla di significativo e recente.

Ultima notizia che nessuno (a parte Dagospia ieri alle 16.23) ha riportato: Forza Italia ha presentato una risoluzionein Vigilanza che impegna l'AD Rai a non procedere a nuove nomine fintano che la stessa Vigilanza prima e il MISE dopo si siano pronunciati sul Piano industriale. Esattamente una zeppa (o una zappa) sui piedi di Salini e, si legge nella notizia, che potrebbe vedere anche altre forse politiche concordare sulla mozione. Attenzione: non si tratta solo di nomine di serie B, c'è il ballo il Tg1, il canale istituzionale e Rai News24. 

Fiorello ieri a Milano: "Confido nel fatto che saltino i vertici Rai così salta anche il programma". Se lo dice lui che è un comico.

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martedì 9 luglio 2019

Palinsesti e generi

stamattina a  Milano presentazione ufficiale palinsesti Rai

Per una fatale e singolare coincidenza, nei giorni scorsi è stata pubblicato in gazzetta ufficiale l'avviso di affidamento di un contratto avente ad oggetto "il servizio di analisi delle strategia di palinsesto dei principali canali europei, scandinavi e americani dedicati ai bambini" 


Perchè solo ai bambini non è dato, almeno ufficialmente, sapere. In realtà lo sappiamo bene: la televisione generalista intercetta bene gli adulti e meglio ancora gli anziani e sta perdendo progressivamente il contatto con le nuove generazioni.  Questo è vero per tutti e per la Rai un pochino di più. Sarà interessante sapere qualche risultato perchè, al momento, di confronti, di analisi dei palinsesti dei Servizi Pubblici almeno in Europa, si sa poco o nulla. 

A proposito di generi: qualcuno, ogni tanto, riciccia con la storia della "riorganizzazione per generi" prevista dal nuovo Piano industriale. Di per se l'idea potrebbe anche essere suggestiva, anche se per molti aspetti datata (sono più di 20 anni che se parla). Per qualcuno, questa potrebbe essere la volta buona perchè è stata raccolta ed è parte integrante del Piano. Allora, posto e non concesso in alcun modo, che questa potrebbe essere una prospettiva, un progetto sul quale avviare un percorso di riforma strutturale del Servizio Pubblico in Italia, forse è bene ricordare e scolpire a caratteri cubitali un paio di riflessioni: Anzitutto la Legge del 2015: da essa scaturiscono i genitori (nefasti) di tutto ciò che riguarda il presente e il futuro prossimo venturo della Rai. Prescindere dal fatto che questa Legge (noioso ripeterlo) affida e sposta tutto il baricentro di controllo della sua gestione al Governo tramite la figura dell'AD è un errore colossale. Difficile pure trovare una similitudine per sostenere una ipotesi di riforma in un contesto di questo genere. Ancora una volta (noioso ripeterlo): le risorse economiche. Si legga con attenzione come vengono individuate e ripartite nel nuovo piano industriale. Lo stesso si può dire per le tecnologie: vedi capitoli dello stesso Piano.

Parliamo di tutto, confrontiamoci, elaboriamo proposte e progetti .. magari immaginiamo una fantastica ristrutturazione per "piattaforme" (DTT, satellite, streaming etc ) oppure immaginiamo una drastica riduzione dei canali, generalisti e specializzati, a condizione di poter definire compiutamente chi dirige, con quali finalità, con quali risorse e quali strumenti vengono attivati per dare credibilità e legittimità  al Servizio Pubblico Radiotelevisivo italiano. 

Con tutto il rispetto, la stima e la simpatia ma abbiamo l'impressione che, ancora una volta, giriamo intorno ad una foglia di rosmarino (profumato).

Nel frattempo, i generi, i palinsesti (la continuità o la novità) sono in rapido mutamento ed è tutto un programma immaginare quanto possano costituire una "ristrutturazione" già in corso, del tutto originale rispetto a come era stata immaginata 20 anni addietro.  

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lunedì 8 luglio 2019

Palinsesti ???

Domani a Milano verranno presentati palinsesti Rai. Nello scorso CdA la sola Rita Borioni ha votato contro (a nostro avviso giustamente: si doveva dare un forte senso di discontinuità con "quello che passa il convento", in particolare proprio su Rai Uno dove si concentrano le maggiori attenzioni. Vedi pure il titolo del Il Fatto Quotidiano di ieri, a firma Gianluca Roselli: "Tornano Paola Ferrari, Maurizio Costanzo e persino Minoli, senza contare la Setta e i soliti Augias e Vespa. La "Rai del cambiamento" pare Jurassic Park VIALE MAZZINI -La Lega delle carampane - Gattopardo Jurassic Rai, è la tivù dei dinosauri MinolieC: altro che cambiamento » Nella Rai del cambiamento ci sono sempre le solite facce. Nei palinsesti della prossima stagione, che verranno presentati martedì a Milano, vedremo gli stessi volti noti riproposti ogni anno..."

Ancora più interessante è l'articolo di Vittorio Feltri su Libero di ieri. Citiamo solo due frasi: " ...Alla domenica pomeriggio si poteva passare da Rai Uno a Canale 5 senza accorgersi di nulla. Su Rai Uno si piangeva e si cantava con Mara Venier. Su Canale 5 si cantava e si piangeva con Barbar d'Urso. ... Non so se vi siete resi conto di cosa abbiamo al posto del vecchio varietà. Gente incapace di ballare che balla sotto le stelle."


Oggi segnaliamo altro articolo molto interessante, sempre su Il fatto Quotidiano, a firma Nicola Borzi, che riporta dati della recente indagine della Motion picture association ofAmerica (Mpaa). Da leggere attentamente.
Ancora, a proposito di palinsesti, da leggere articolo sulla Gazzetta del Mezzogiorno: altro che RaiFlix, la vera alleanza con il colosso americano la sta facendo Mediaset e il campo di battaglia è proprio la fiction, dove Rai Uno ha concentrato 4 serate su sette. 

Per altra lettura sul tema palinsesto di Servizio Pubblico, segnaliamo un articolo, a firma Flavia Barca, non recente ma di grandissima attualità:

http://www.civicolab.it/il-senso-del-servizio-pubblico-radiotelevisivo/

Qualcuno, a Viale Mazzini, si lamenta del "lessico" pessimista, scettico, negativista sulla Rai ...
domandina semplice semplice: ma chi lo alimenta? da dove vengono gli spunti, le idee, i progetti, i programmi che potrebbero far dire e raccontare di meglio?

oggi fa caldo, da domani il tempo potrebbe peggiorare...


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venerdì 5 luglio 2019

ONC e La mossa del cavallo

Ieri questo blog ha registrato, nonostante caldo e venerdì pomeriggio, un rilevante picco di contatti. grazie!!!

Anzitutto complimenti ad Angelo Zaccone Teodosi per un eccellente articolo comparso su Key4Biz:

https://www.key4biz.it/la-rai-pubblica-il-bilancio-sociale-2018-senza-avvisare-nessuno/264097/

si tratta di analisi attenta e dettagliata sul bilancio sociale Rai, su quanto viene detto e quanto invece iene "dimenticato". Vivamente consigliata la lettura.

"… Quando si studia una data posizione, è quasi sempre vero che nei primi cinque minuti di analisi si vedono più cose che nei cinque minuti successivi. Gli ulteriori cinque minuti dopo il decimo sono ancora meno produttivi, e così via. Ho avuto modo di constatare che quando si impiega più di 20 minuti per eseguire una mossa, in genere si finisce col commettere un errore." John Nuun, tra  i migliori teorici degli scacchi moderni.

Questa citazione ci riconduce al voto in Vigilanza sul caso Foa e al possibile vero obiettivo di quel voto. La mossa del cavallo è quella solitamente definita come iniziativa abile e inattesa. Ecco, esattamente questo è mancato alla dirigenza Rai: la capacità di sorprendere tutti con una mossa che, con l'aria che tira, sarebbe stata ai limiti dello stupefacente (non fraintendete ...). Avendo lui i poteri, l'AD, ed essendo stato lui responsabile della proposta di nomina di Foa come Presidente di RaiCom, sarebbe stato lecito attendersi da lui la mossa giusta: usciti da S, Macuto, senza attendere un solo minuto, avrebbe potuto dire semplicemente quello che ha detto Foa ieri "rispetto per le istituzioni parlamentari" e quindi chiederò al Presidente Foa di fare un passo indietro. Nulla di tutto questo: sono trascorsi 15 giorni di inutile quanto dannosa attesa che ha dato e darà luogo a tutti i possibili retropensieri. Honi soit qui mal y pense
Si tratta semplicemente di Opportunità Non Compresa. 

Come pure si corre il rischio che questo Consiglio non comprenda l'opportunità di approvare un palinsesto del Servizio Pubblico in grado di raccogliere esigenze e sensibilità probabilmente ben presenti tra chi paga il canone. Oggi il Messaggero titola " ...tutte fiction e meno talk ..."  Vedi, appunto, l'articolo sopra citato.

Corriamo volentieri il rischio di scadere in banalità ma, ad esempio, tanto per dire, pensiamo a due piccole proposte:
A: per sapere qualcosa di più sulla notizia, l'avvenimento del giorno, ci sono poche possibilità. La prima è su La7 alle 20.30, la seconda - quando c'è - Bruno Vespa in seconda serata e, alla fine il Tg3 delle 24. Troppo poco.
B: persa la Champion sulle reti Rai il calcio rischia di scomparire, salvo dedicarsi alla serie B. Sarebbe tanto improbabile comprare i diritti per una partita di serie A una volta alla settimana?

Ieri in Cda la sola Rita Borioni ha votato contro i palinsesti con motivazioni condivisibili sulla carenza di innovazione e sulla varietà dei generi nonchè sulla radio, mentre Laganà ha votato a favore pur se non risultano convincenti quelli di Rai Uno e gli altri conterrebbero spunti interessanti.

Infine, alcuni lettori ci hanno fatto notare il rischio per Rai Way di dover pagare con i propri (lauti) profitti l'adeguamento degli impianti tecnologici in vista del refarming delle frequenze. Questa mattina, la solitamente bene informata Sara Bennewitz su La Repubblica, torna alla carica sul polo delle torri e cita un anonimo banchiere (si ... banchiere .. avete letto bene) e si  legge «Non fondere la Rai Way con Ei Towers subito - spiega un banchiere che in passato ha studiato l'operazione - sarebbe come stanziare importanti investimenti per ristrutturare due case gemelle, sapendo che poi ne verrebbe abitata solo una». Se in Rai e in Mediaset prevarranno criteri di efficienza e di risparmio, sotto la regia di F2i, l'operazione è a portata di mano. L'argomento è di estremo interesse e la domanda rimane invariata: chi paga gli impianti del Servizio Pubblico e a chi rimangono?
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Vincitori e vinti

Foa e gli altri consiglieri si sono dimessi dai loro incarichi nelle consociate "per rispetto dell’Istituzione parlamentare, per il prioritario interesse aziendale..."

Abbiamo atteso per capire, sapere, sentire come si è concluso il Cda al di là delle lettere e dei comunicati. Abbiamo inteso che qualcuno si accontenta di quanto avvenuto: le truppe sono state sbaragliate, abbiamo vinto su tutti i fronti. Così non è e lo abbiamo scritto più di una volta: la battaglia vera non era sulla presidente e sui consiglieri Rai che assumono altri incarichi (nota a margine: il consigliere De Biasio con il suo incarico a Arexpo di Milano?)  quanto invece un tema di ben più grave rilevanza. Riguarda l'assegnazione del canale in inglese alla consociata Rai Com assolutamente non prevista dal Contratto di Servizio e al quale si dovrebbero destinare risorse economiche provenienti da canone. A suo tempo, Riccardo Laganà disse: “Lo statuto dovrà essere cambiato e, inoltre, tra Rai e RaiCom bisognerà stipulare un contratto di servizio. Ricevere soldi pubblici cambia la natura giuridica della consociata che, in virtù delle modifiche, dovrà sottostare agli obblighi di trasparenza, anticorruzione e aderire al codice degli appalti. Inoltre ricevere soldi da privati, che potranno finanziare programmi, si pone al di fuori della mission di servizio pubblico”. Con questa storia è stata operata una vera e propria strategia di distrazione di massa: fumo negli occhi per nascondere la sostanza e magari cogliere un risultato su un altro fronte, ben più interessante.

Su questo argomento non si è fatto un passo avanti e a nulla vale (proprio a nulla, visti i precedenti) invocare il possibile ricorso al TAR. Tutti sanno che quando si tratta di ignorare sentenze (vedi quelle della Corte Costituzionale sul prelievo forzoso del canone) come pure quelle della Cassazione in tema di contenzioso del lavoro, in questo Paese si mettono al lavoro gli specialisti dell'insabbiamento dell'occultamento, del rinvio, del sopire, tacere, addormentare. 

Per chi si diverte con i giochi di strategia (come il sottoscritto) sa bene che vige un principio fondamentale: ponti d'oro al nemico che fugge. Questo è il caso di chi, come abbiamo scritto, ritiene una vittoria le dimissioni di Foa. Così, forse, non è. Hai voglia a ribadire che A: me lo ha chiesto Salini B: era tutto regolare C: abbiamo comunque obbedito alle Istituzioni parlamentari. In questi termini si potrebbe leggere una storia diversa: A: Salini non avrebbe dovuto fare quelle proposte B: la regolarità non si accompagna con l'opportunità e la necessità C: vorrei ben vedere che si disattendesse la volontà dell Parlamento. E già che siamo in tema: era necessario tutto questo tempo per presentare le dimissioni? cosa si è atteso fino all'ultimo momento per uscirne di impaccio? Cosa ostacolava, cinque minuti dopo il parere della Vigilanza fare come i Carabinieri e dire, semplicemente "obbedisco" ??? 
Ci potrebbero essere tanti buoni motivi e ce li ha forniti chiari e tondi questa mattina un articolo a firma di Giovanna Vitale su Repubblica: Per dimettersi "spontaneamente" il presidente Rai pretende infatti che venga esaudito almeno uno dei suoi tre desideri. La promozione del fedelissimo Fabrizio Ferragni, appena defenestrato dalla direzione Affari istituzionali, alla guida di Rai News. La nomina dei quattro vicedirettori di Rail chiesta dalla De Santis ma bloccata proprio dall'ad (tre dei quali in quota sovranista: Infante, Fiore e Argenziano; solo l'ultimo, Franco Di Mare, vicino ai grillini). O il cambio al vertice del Tgl". Ora, come si dice, a pensar male si fa peccato ma si indovina quasi sempre e saranno i fatti a dirci come stanno veramente le cose. Fra qualche giorno la presentazione dei palinsesti: bella partita, per ora concentrata tutta sui nomi dei conduttori ma pochi si sono addentrati nei meandri dei contenuti. Quale sarà la "narrazione" del Paese che verrà fornita del Servizio pubblico? Magari, qualche consigliere "illuminato" ci potrà essere di aiuto.

Concludiamo nel silenzio di un accaldato venerdì pomeriggio: gli accertamenti sul grave black out di Rai Way sono stati compiuti? con quale esito?  E dei dati sul Total Audience ? ne vogliamo parlare? ci torna in mente la dichiarazione del segretario Usigrai e chi rema contro l'AD ... già ...chi sarà mai ?

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giovedì 4 luglio 2019

senza parole

video delle audizioni di Usigrai, FNSI e sindacati Rai in Commissione parlamentare di Vigilanza Rai del 21 giungo e 3 luglio



da vedere e ascoltare con molta attenzione: valgono più di tante parole scritte. Tutto è sotto il segno del "mi piacerebbe ...però ..." " siamo perplessi e dubitiamo " etc etcec ... "la preoccupazione è che i tempi per la realizzazione del Piano facciano naufragare quanto di buono vi è contenuto" e così via ...
tradotto in italiano corrente: non ci crede nessuno.
Torniamo sul tema comunicazione: come, quanto e quando è stato "comunicato" il piano industriale? in che modo è stato "comunicato" o meglio divulgato e reso pubblico?  (provate a cercarlo, se non lo trovate scrivete). 

La Stampa: affondo sindacato giornalisti "C'è una struttura parallela che decide alle spalle dell'AD".
Ne avevamo già sentito parlare in tempi non lontani con la "Struttura Delta" dei quali si conoscevano nomi e cognomi. In questo caso facciamo fatica a immaginare chi possano essere questi complottatori e a quali progetti possano lavorare. Certamente qualcosa non torna ... ma abbiamo dubbi che il qualcosa che non torna sia solo a danno dell'AD, come se lui fosse vittima innocente di oscure trame e complotti ...  e proprio quanto avviene (o non avviene) intorno al Piano industriale lascia a dir poco perplessi su cosa succede a Viale Mazzini e si comprendono bene i dubbi dei sindacati.

Nel frattempo, sono stati presentati i palinsesti Mediaset dove si vuole riaffermare la vocazione alla "tv generalista" e dove si "guarda con interesse a Netflix". Bene .. ci sarà da divertirsi quando sapremo quali saranno i palinsesti Rai. 

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