martedì 28 febbraio 2023

Rai: la paura del giorno "dopo" e il timore del giorno "prima"

Foto di Anemone123 da Pixabay

Primo giorno della Nuova Era di “ora”. E “ora” cosa succede a Viale Mazzini? Ora che si sono completati i vari “dopo” Sanremo, regionali e segreteria del PD? Bella domanda con molteplici risposte.

La lettura dei giornali e le valutazioni sulle cronache di questi giorni, di queste ore, non sono di grande aiuto. Molto gossip, molti orientamenti, molti desideri e poche convinzioni e certezze. Abbiamo, come al solito, fatto il solito giro di telefonate, messaggini e caffè con i quattro sfaccendati e con autorevoli esponenti dell’Associazione Trattoristi Pensionati della Bassa Val Tiberina.

In ordine. A. la prima domanda che molti continuano a porre è semplice: Fuortes con o senza &C rimane/rimangono o no? Al momento, per quanto abbiamo potuto capire, le ragioni per il si (rimane) più o meno si equivalgono a quelle del (no) con una leggera propensione al si.

Cerchiamo di capire. Anzitutto il “si, rimane” conviene sia al Governo, alla destra, sia a quello che rimane dell’opposizione. Conviene alla Meloni non impelagarsi ora in un Vietnam dal quale non saprebbe bene come uscirne fuori. Non convince l’idea di sacrificare Rossi ora e non suscita entusiasmo l’idea di sostenere un interno che, nella migliore delle ipotesi, è un vetero democristiano di ritorno con vagheggiamento a destra (o al centro.. fate voi.. sempre ondeggiamento si tratta) che, per di più, non sembra godere di tante simpatie nel “partito Rai” e, per di più ancora, qualora fosse, dovrebbe essere “affiancato” da un DG che di fatto lo metterebbe sotto schiaffo.

B. Non conviene all’opposizione perché semplicemente, hanno pochissime idee e alquanto confuse. La sola teoria che emerge e che li unisce è così sintetizzata: “Teniamoci forte Fuortes perché altrimenti arrivano i barbari”. Altri invece teorizzano: “prendiamo tempo e vediamo che succede”. Cioè, chiediamo, che dovrebbe succedere? Risposta: “Inciampano da soli, litigano tra Fdi, FI e Lega … si incartano e noi manteniamo il punto”. Acuti !!! In soldoni "Con la Soldi alla presidenza che presidia il Contratto di servizio, la Bria che all’occorrenza vota a favore... più o meno, ce la caviamo e poi si vedrà”. Ineccepibile Watson!

La seconda domanda che gira è pure altrettanto semplice: che ne sarà dell’Azienda? I barbari alle porte non sono solo i politici variamente rappresentati ma le minacce incombenti sul suo sviluppo, ovvero quale sviluppo? La prossima tappa che si vorrebbe definire “prospettiva” è il Piano Industriale, fantasmico e immaginifico oltre che fragile come un cracker integrale ai mirtillo. Lo si vorrebbe approvare presto (e male) per dare una parvenza, un certificato, di esistenza in vita: ci siamo e sopravviviamo. Ma, appunto, solo di questo si tratta: se il Piano non ha ( e non ha) radici profonde e solide sui soldi su cui contare non è un Piano ma un mero esercizio di funambolismo finanziario: sposta qui, taglia la, riduci questo, risparmia quest’altro. Potrebbe essere il “capolavoro” di questa consiliatura: modellare un nano d’argilla senza capo ne coda, utile solo a “tirare a Campari” inattesa di sapere come andrà a finire il problema canone e come andrà la raccolta pubblicitaria.

Il tutto con il permanere di uno stallo incomprensibile e ingiustificabile sul quale ancora si avverte il clamoroso silenzio: la Vigilanza. Oggi abbiamo letto un titolo fantasioso che però la dice lunga su come qualcuno ritiene si possa risolvere il problema: “Lady Franceschini può già passare all'incasso: la presidenza della Vigilanza Rai” (La Verità). Che questa possa essere una “verità” ci appare difficile da sostenere ma ... tant’è che in questi termini qualcuno ragiona. Fatto sta che il fronte è ancora aperto e non ci sono avvisaglie che si voglia giungere ad una soluzione. Tutto sommato, ci dicono, anche questo conviene a tutti: pensate ad una Vigilanza che magari pure “vigila” che immaginifica e meravigliosa rottura di coglioni sarebbe (citazione non proprio da Orsoline ma in buona sostanza credibile.

Il tutto per di più in attesa di una AgCom che potrebbe emettere giudizi o sanzioni in grado di far venire un attacco di orticaria a più di qualcuno tra il V e il VII piano di Viale Mazzini e magari, pure in buona compagnia di un magistrato della Corte dei Conti (vero incubo!!!) che sventaglia un foglietto con sopra scritto “DANNO ERARIALE” a caratteri cubitali. Amen.

Last minute con due noterelle. La prima sulla prima trasmissione a mani giunte di Vespa ieri sera. Abbiamo capito perfettamente cosa intendeva dire quando ha sostenuto che “Tutti in azienda sanno che c'è uno squilibrio negli approfondimenti in Rai”. Già, forse ha ragione lui: tutti sanno. Ci torneremo, of course!!

Altra noterella riguarda i funerali di Maurizio Costanzo in diretta Rai. Con tutto il rispetto per la persona, ma riteniamo che ci sia qualcosa che non torna. Non torna il fatto che un momento del genere, sia pure a riguardo di una persona di grande notorietà, venga proposto in una rete nazionale al pari di altri personaggi di grande rilievo pubblico. Ha scritto oggi Aldo Grasso sul Corriere “Da noi, spesso il funerale diventa una liturgia mediale, la continuazione di un programma, come se la tv fosse l'unica istituzione che ci richiama ancora al rito, al simbolo, alla cerimonia”. Abbiamo avuto la stessa impressione: le essequie, l’omaggio alla persona,  al pari o come coda lunga di una trasmissione con tutti i personaggi che la compongono e accompagnano il feretro, verso una nuova puntata. Amen.

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lunedì 27 febbraio 2023

in attesa di ...

 Tranquilli, sereni, pacati, educati, a modo, perbene...

mettetevi comodi e attendete pazienti: 

anche oggi il Post arriverà tardi.

Ci sono tante cose che è necessario approfondire e valutare nella loro interezza e complessità e non è sufficiente la lettura dei giornali di oggi per argomentare compiutamente.


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Finita l'era del "dopo": per la Rai inizia quella di "ora", forse quella di "domani" ... vedremo

Foto di Cyril Mailhes da Pixabay

Non mi dire “Ti amerò per sempre” 
ma dimmi solo “Ti amo oggi” e dimmelo tutti i giorni.

Frase letta su un muretto di Lungo Tevere, durante una delle solite e piacevoli passeggiate.

Ho scarsa dimestichezza con i “sempre” e con i “mai”. Mi trovo più a mio agio con “qualche volta” e “vedremo”… forse ... dipende. Dipende da tante cose che mutano costantemente, che evolvono e prendono forme e parole diverse, cambiano i contesti, le persone, il meteo, la salute, i segni e i simboli con i quali intravvediamo e codifichiamo il nostro “ambiente umano”. Solo se siamo in grado di intercettare i cambiamenti, se siamo i grado di prevederli e gestirli potremo essere in grado di non esserne travolti, non esserne vittime forse anche colpevoli e negligenti.

Bene, da ieri sera, intorno alle ore 23, possiamo affermare che siamo entrati ufficialmente nella Nuova Era del “dopo”. Abbiamo superato la vecchia era del “dopo” Sanremo, del “dopo” le regionali e del “dopo” la nuova segretaria del PD. Siamo ufficialmente entrati nella Nuova Era di “ora” e cominciamo a preparare quella di “domani”. Su “ora” abbiamo qualche certezza, qualche vago punto fermo mentre su “domani” i dubbi e le confusioni sono assai notevoli.

Ora: un breve cenno al PD e fissiamo qualche punto che ci ha colpito. A: il partito è verticalmente spaccato in due dove da una parte c’è l’apparato, le sezioni e gli iscritti e dalla parte opposta il “nuovo che avanza” con Ochetto, Bersani, Franceschini e compagnia cantando. Tutto questo lo chiamano grande successo di partecipazione. B: dalle precedenti consultazioni sono smarriti milioni di elettori tra urne reali (politiche e amministrative) e urne virtuali/interne al Partito. Tutto questo lo chiamano “rivoluzione”. C: Tutti esultano: chi ha perso e chi ha vinto, chi vede prospettive al centro e chi vorrebbe andare a “sinistra”, chi osserva interessato e chi gli comincia a fare i conti in tasca per le prossime elezioni europee. Tutto questo lo chiamano ancora “successo” ma non è chiaro per chi e per quando. Qualcosa non torna.

Perché poi la “Nuova Era di Oggi”, in particolare per la Rai e per il Servizio Pubblico, che è pure cominciata ieri sera introno alle 23 quando Bonaccini si è presentato di fronte alle telecamere per fare gli auguri alla Schlein? Perché ieri sera si stavano combinando tra loro elementi devastanti: da poche ore stavano girando le immagini sulla tragedia di Crotone e dalle 20 si erano chiusi i seggi del PD ovvero le due notizie che da sole meritano una rete di Servizio Pubblico a se stante. Invece, mentre La7 andava in onda con una diretta sui due argomenti la Rai se ne strafotteva beatamente di quanto succedeva e mandava in onda su RaiTre Fazio che chiedeva a Gianni Morandi se fosse intonato e, a seguire, un solito marchettone.

Da notare che poco prima, nel corso della giornata, si stava definendo bene il contesto/contorno della striscia di informazione quotidiana di Bruno Vespa che oggi alle 20.32 circa andrà in onda su Rai Uno dove, come da “sua” tradizione, intervisterà Giorgia Meloni (con la promessa che poi farà lo stesso anche con Conte etc .. bontà sua). Ora qual è il punto? Leggiamo le dichiarazioni di Vespa: “Tutti in azienda sanno che c'è uno squilibrio negli approfondimenti in Rai, anche perché, fatta eccezione per TG2 Post, l'unica voce moderata è collocata in tarda serata” ovvero … la sua. Nella stessa tarda serata, per risparmiare, verrà utilizzatolo stesso studio: si ottimizza il tempo, nell’intervallo è prevista una frugale cena… tanto per tenersi leggeri. Però, aggiunge sempre Vespa, che partirà con foglio bianco, che “… una grossa occasione, anche perché la striscia è stata condotta da colleghi importanti come Biagi, Ferrara…”.

Ecco la Nuova Era della Rai del “dopo” tutto ciò che è successo e del “nuovo” che avanza: è tutta nella sintesi di queste due immagini plastiche. Da un lato un Servizio Pubblico dell’informazione che latita e svanisce sotto i colpi degli agenti che determinano ciò che deve andare in onda o meno e dall’altro della gestione “politica editoriale” che riafferma il principio della sovranità limitata di cui godono i vertici dell’Azienda.

Infine, ci tocca leggere riferire di un articolo sul Corriere con il titolo e occhiello “Rai, il piano soft di Meloni. Per Fuortes l'ipotesi Maggio. Il rilancio con Sergio amministratore delegato e Rossi direttore generale. L'asse destra-sinistra per favorire la svolta”. Ovviamente, l’ipotesi Maggio non si riferisce al prossimo mese della prossima primavera, ma al Maggio Fiorentino dove, abbiamo scritto da tempo non sospetto, un certo Fuortes (forse un omonimo?) si è visto aggirare per le colline di Fiesole in cerca di casa. L'asse destra-sinistra? e chi ne sarebbero i fautori di questo asse? e con quali interessi obiettivi viene sostenuto? Si legge nell’articolo: “La linea politica, ancora mai concretizzata a causa di più imprevisti, è chiara da tempo: dopo il chiaro risultato delle elezioni politiche, alla Rai serve discontinuità. Senza però balcanizzarsi troppo a destra”. Per come traduciamo noi potrebbe significare: calma e gesso, vediamo… vedremo. Al contrario di quanto invece si vorrebbe sostenere con una ipotesi di cambio tra Fuortes e un nuovo Ad nelle vesti di un interno e con Rossi DG (con la Soldi, per ora, in stand by). Non ci crediamo, ma, come abbiamo detto, vedremo.

Certo è che ieri sera, vedendo La7 e confrontando con RaiTre, un po’ ci siamo alquanto disgustati. Dopo quasi 40anni di Rai e dopo cinque di Bloggorai, pensavamo di aver raggiunto il fondo del barile, salvo poi scoprire che il barile non ha fondo.

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Calma e gesso: inizia la "nuova Era" della Rai

Il Post di oggi verrà pubblicato non appena possibile...

rimanete sintonizzati.

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domenica 26 febbraio 2023

La Rai nella terra di Mezzo, tra Ork e Nazgûl (*)

Foto di Wolfgang Eckert da Pixabay

"Giunti in fondo, toccarono improvvisamente l'erba di Rohan: cresceva rigogliosa come un verde mare sin sui piedi dell'Emyn Muil. Il torrente scomparve in una lussurreggiante vegetazione di crescioni e piante acquatiche, ed essi lo udivano gorgogliare attraverso verdi gallerie e lunghi pendii pianeggianti che lo conducevano lontano sino alla valle dell'Entalluvio"

—Il Signore degli Anelli, libro III, capitolo II, "I Cavalieri di Rohan"

La forza, la potenza delle immagini solitamente batte di gran lunga un testo scritto o un discorso pubblico. Per quanto ci riguarda, siamo sempre alla caccia di queste figure. Nei giorni scorsi Giorgia Meloni si è recata in Polonia e le foto ufficiali la ritraggono mentre stringe la mano ai leader di Varsavia. Una sola fotografia, che ha avuto poca circolazione, la ritrae in altro modo. Questa:



Alle spalle dei due personaggi una mappa di Rohan, regno degli Uomini nella Terra di Mezzo di Tolkien. Quale altra visione immaginifica, metaforica e iconica potrebbe meglio rappresentare il momento che attraversiamo? E quale altra suggestione potrebbe essere meglio utilizzata se riversiamo questa immagine sul mondo virtuale del Servizio Pubblico e sulle intenzioni che il Governo potrebbe avere sulla Rai?

Scendiamo sul terra e sveliamo i sentimenti. Lo stupore e la meraviglia sono “merce” preziosa e appartengono a quegli stati dell’anima che, solitamente, vengono riservati a contingenze, visioni o circostanze insolite, impreviste e imprevedibili. Quando invece succede che ciò che si avverte non è affatto nuovo come potrebbe apparire ma invece è stato visto tante volte, perché sprecare, disperdere, un patrimonio tanto prezioso come lo stupore?

Tutto questo per dire che la notizia del giorno, ripresa solo dal Fatto, si riferisce al Tg1 dove si legge “Il Tgl è di Meloni&C. Sull'ammiraglia Rai parla solo il governo”. Per non dire di ieri sera: servizio sui funerali di Costanzo e la prima immagine è della Meloni. Poi, anche tra i nostri lettori, qualcuno si desta scandalizzato: di cosa? Quale sarebbe la novità? Perché la “destra” dovrebbe “occupare la Rai” più di quanto già non sia occupata? Va benissimo così, non ce n’è alcun bisogno. E poi, come al solito, se nessuno gli si oppone, dentro e fuori la Rai, di cosa ci si stupisce?

Che bisogno c’è di cambiare un vertice che si appresta ad approvare un Piano Industriale senza capo ne coda (ignoto e dovremo pure scrivere perchè ignoto ovvero noto solo ad alcuni che "per sicurezza" non ne parlano) senza adeguato supporto finanziario in grado di sorreggerlo (canone e pubblicità in crisi) basato solo sulle partite correnti e il pareggio di bilancio, senza un strategia o una visione che gli potrebbe derivare solo dal Contratto di Servizio del quale nessuno è in grado di dire se e quando potrà essere definito? 

Che bisogno c’è di cambiare un vertice di questo tipo che passerà nei libri di storia solo per aver approvato una “riforma per generi” figlia di un Cda precedente e pronipote alla lontana di una idea vecchia di oltre 20 anni? 

Che bisogno c’è di cambiare un vertice che non ha la più pallida idea di come affrontare il tema dell’informazione dove le sole iniziative sono Vespa&C in prima serata? E che bisogno c’è di cambiare un vertice dove si spelano le mani ad applaudire un presunto successo di Sanremo che non si sa bene su quali fondamenti si sostiene oltre lo share conquistato a colpi di Ferragnez e compagnia cantando?

In questo senso la Meloni che interroga la mappa di Tolkien trova e propone risposte: non ce ne sono.

La Terra di Mezzo è vasta e difficile da guadare e conquistare.

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ps: come al solito un sentito grazie alle nostre lettrici e ai nostri lettori che pure quando non scriviamo nulla puntano a dare un occhio a Bloggorai come successo ieri. Ci sono momenti in cui viene voglia di lasciar perdere e allora quando vedi questa attenzione e voglia di sapere andiamo avanti … aggratisssssse!!!!!  

(*) I Nazgûl sono noti come gli invisibili Spettri dell’Anello, tra i più devoti  collaboratori del Signore Oscuro


 

sabato 25 febbraio 2023

venerdì 24 febbraio 2023

La grande novità della "destra" che occupa la Rai ???


Quando si legge che la Meloni, o chi per lei, vorrebbe cacciare Fuortes&C gira tutto che può girare. La destra, prima o poi, si prenderà la Tv pubblica? Scusate l’eufemismo e il giramento: chissenefrega!!! Ovviamente … ovviamente … (direbbe Fuortes) potrà non far piacere ma ci passa subito il malumore se pensiamo che A: la destra già si è presa la Rai, da tempo e B la “sinistra” non merita di averla.

In ordine: la destra già governa la Rai e questo avviene già non solo per le numerose e rilevanti posizioni che occupa in ambito strategici del suo funzionamento ma, ancora più, la occupa in termini “culturali”. La Rai, da tempo , si è “berlusconizzata” nei linguaggi e nei modelli editoriali e Sanremo ne rappresenta sinteticamente e iconicamente la sua plastica visualizzazione. In questi giorni si parla del Tg1, per non dire della altre testate: qualcuno può ragionevolmente sostenere che sono di “sinistra”? Per arrivare al punto B: di quale “sinistra” stiamo parlando? Decliniamo al modo presente: come si esprime, con quali progetti o programmi si riconosce? Chi li ha visti? Cosa dicono? Dove stanno? Cosa fanno e come si sono opposti e si oppongono ora, oggi, alla Destra che avanza? Ci risparmiamo di declinare dettagliatamente al modo passato ma è bene sempre non dimenticarlo: cosa ha  fatto o cosa non ha fatto?

Il dramma vero quindi non è se e come la destra si prenderà la Rai ma con chi la potrà governare meglio di chi la governa oggi e, per essere più precisi, con quale progetto, con quale visione si potrà dirigere (in senso proprio di direzione da imprimere) e governare. Mancano le persone, interne ed esterne, e mancano le idee. Il “modello” o concetto gestionale del pareggio di bilancio è anch’esso la plastica rappresentazione dell’immobilità e dell’incapacità a progettare: si “tira a Campari” e speriamo che vada bene. Quello che ottusamente vorrebbero approvare di Piano Industriale, per quel nulla che si riesce a sapere, è nella migliore delle ipotesi un Piano a costi invariati: facciamo quello che possiamo nei limiti  di quello di cui disponiamo.

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giovedì 23 febbraio 2023

Rai: grandi ricatti e piccole banane

Foto di succo da Pixabay

Ci sono momenti, giornate, in cui non è tanto necessario leggere i giornali per sapere cosa succede quanto può essere sufficiente ricordare quanto avvenuto.

Il grande ricatto. Cosa è bene sapere e cosa necessario ricordare? È bene sapere anzitutto che questo Cda è oggi più che mai ostaggio del Governo e di buona parte dei partiti che lo sostengono e pure di quelli che lo dovrebbero opporre. Se non fosse stato per l’aperto e dichiarato sostegno del PD (ultima votazione sul budget con il voto favorevole di Soldi e Bria) oggi Fuortes lo avrebbero potuto avvistare sulle colline di Fiesole a cercare casa. Forse, per la prima volta nella sua storia, questo Cda sta mostrando tutta la sua fragilità e incapacità ad essere soggetto autonomo rispetto alla “politica” genericamente intesa. Il Cda potrebbe avere in mano il grimaldello per far saltare il tavolo oppure per metterci una pezza per non farlo traballare (vedi Repubblica del 15 febbraio “Bria: la Rai resti libera, rimuovere i vertici sarebbe una forzatura”). Chi lo decide se questo ricambio possa o debba avvenire, quando e in relazione a quale contesto politico???

È bene ricordare poi che questo Sanremo specificamente ha segnato lo spartiacque tra un prima e un dopo: un prima del poco e un dopo del nulla. Tra questo prima e il probabile dopo si colloca esattamente il suo ricatto: questo Cda potrà sopravvivere o meno solo se potrà rispondere alle volontà occulte o palesi che il Governo potrà o vorrà manifestare, se gli conviene fare qualcosa ora o fra un anno.

La buccia di banana potrebbe essere il Piano industriale che si vorrebbe esaminare il prossimo 3 aprile. Si sente ragionare: “Tutto potrebbe filare liscio se Fuortes&C andasse ad occuparsi di altro, a sua insaputa o meno” e aggiunge il nostro interlocutore “Gli reggerà la pompa? Sarà in grado di resistere alle bordate che gli stanno per arrivare addosso?”. Povera banana: è del tutto innocente perché dietro di essa si celano ben altri frutti avvelenati e, ripetiamo, le icone di questo tutt’altro sono state illuminate perfettamente e sinteticamente dai riflettori dell’Ariston.

Dove altro ancora si manifesta il ricatto? Nella mancata nomina della Vigilanza: vi teniamo in ostaggio finché non si mette mano al rimpasto dei direttori e di un possibile cambio dell’AD. Questo il cuore del ricatto ovvero la palude dove la Rai è costretta a vagare nel vuoto e nella confusione: vedi Contratto di Servizio e conseguente Piano industriale. Pervicacemente, ottusamente, si vorrebbe procedere a definire il secondo in assenza del primo, magari sostenendo e parafrasando l’Europa perché “ce lo chiedono le banche”. Ma quale “banca” potrebbe chiedere garanzie se non su basi solide e certe che, al momento, sono invece oscure e traballanti come sono le risorse economiche (canone)? Chi mai potrebbe concedere fiducia ad un’Azienda che ha un raggio di prospettiva che si aggira al giorno per giorno o al pareggio di bilancio?

La povera buccia di banana risorge dal suo triste destino e si ricompone: così come stanno le cose, nel migliore dei casi, il Cda Rai può porre domande in attesa di risposte che chissà se e quando gli verranno date (quanto guadagna Vespa e perché la sua trasmissione?). Vedi sempre Contratto di Servizio e Piano industriale dei quali non si vuole (o non si può?) far sapere pressochè nulla. È bene ricordare che da quasi un anno è in funzione un gruppo di lavoro sul primo tema coordinato da Cinzia Squadrone (una esterna assunta in sostituzione di Stefano Luppi, esperto dirigente che da tanti anni ha seguito l’argomento). Cosa si sa del lavoro di questo gruppo? Nulla! E quel poco che si sa lo tengono accuratamente oscurato. Lo stesso del Piano industriale? Cosa sanno i consiglieri? Ne sono informati? Conoscono le linee guida che sarebbero state definite? E cosa ne pensano della confusione sul rapporto tra Contratto e Piano? I quattro consiglieri nominati dal Parlamento e quello eletto dai dipendenti hanno un qualsivoglia vincolo di trasparenza sul loro operato o no?

È bene, infine, non dimenticare gli snodi degli ultimi giorni perché potrebbero essere centrali: la partecipazione di Mattarella ad insaputa del Cda, la gestione del discorso di Zelensky e tutto il caravanserraglio dei Ferragnez e compagnia cantando sui quali, leggiamo oggi, AgCom potrebbe decidere di aprire un’istruttoria. La questione Mattarella illumina la totale subordinazione a poteri esterni all’Azienda che non conosce, non capisce e non controlla i fatti rilevanti che la riguardano al più elevato livello istituzionale. Se l’Azienda non è  in grado di gestire ed essere presente su un livello di tal genere (o non riscuote fiducia) come è supponibile che si possa controllare il resto? In soldoni: la Rai subisce e non gestisce. Il caso Zelensky poi mette una pietra tombale sul tema: i nervi scoperti della Rai sono costantemente raschiati da ingerenze occulte e misteriose di cui non si saprà mai nulla salvo poi dover leggere oggi su La Repubblica un articolo con il titolo “…  il Tg1 insabbia il caso Berlusconi” e su La Notizia “…Giallo sul compenso di Vespa…”. Perché il Tg1 “insabbia” il caso Berlusconi, chi lo decide e chi gli chiede conto? E perché la vicenda Vespa è un giallo?

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mercoledì 22 febbraio 2023

Un anno di Guerra, un anno di televisione, un anno di noi stessi


Costituzione della Repubblica Italiana, Articolo 11

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

Buon Compleanno Guerra!

Buon Compleanno Guerra giusta o ingiusta, Buon Compleanno Guerra buona o cattiva, Buon Compleanno Guerra per chi è aggredito e per chi è aggressore, Buon Compleanno Guerra per chi ha una visione confusa e per chi invece ha capito tutto dalla vita da sempre, Buon Compleanno Guerra  per chi si difende e per chi attacca, Buon Compleanno Guerra per i mercanti di armi per chi le produce e vende e per chi le acquista e le usa, Buon Compleanno Guerra per i pacifisti e per i guerrafondai, Buon Compleanno Guerra per chi la subisce e per chi la gestisce, Buon Compleanno Guerra per le eterne vittime innocenti e per gli eterni massacratori, Buon Compleanno Guerra per chi prima distrugge e poi si appresta a ricostruire, Buon Compleanno Guerra per i nuovi carri armati e per i missili a lungo raggio, per le munizioni ricche e intelligenti e per quelle povere e deficienti perché, tanto, alla fin fine, uccidono tutte allo stesso modo.

Buon Compleanno Guerra fino alla fine … fino alla Vittoria !!! Quando festeggeremo la Vittoria? Chi vincerà, quando e come?

La televisione ci ha raccontato con le immagini un anno di guerra. La televisione è stata, è parte della guerra. Abbiamo visto quasi tutto e quel quasi era orribile. Abbiamo visto quasi di tutto perché quel “quasi” era sempre privo di qualcosa: gli mancava sempre un pezzo di indefinito e indefinibile. La televisione ci ha raccontato un anno di guerra senza mai farci capire perché e per come siamo giunti ai cannoni, all’invasione dell’Ucraina. La televisione non ci ha  mai raccontato se e come la guerra si poteva e si doveva evitare. La televisione ha mostrato immagini crudeli e drammatiche senza mai farci capire in che modo fosse possibile interrompere i combattimenti, senza darci mai speranza che ci fosse una strada diversa dalle atrocità. La televisione ha mostrato le immagini a supporto delle sofferenze dell’aggredito e delle nefandezze dell’aggressore e si è dimenticata delle immagini di chi quelle stesse immagini non le voleva proprio vedere. La televisione ci ha mostrato le immagini di guerra dei nostrani sentimenti politici alternati, a seconda delle convenienze, necessità e opportunità. La televisione è sempre stata prodiga di immagini con “strette di mano” ma sempre stata parca e taccagna di proposte di soluzione. La televisione è sempre stata di memoria corta senza mai riuscire a trovare analogie e differenze con le guerre vicine e lontane che pure  sono i genitori, parenti lontani e vicini, di quella presente.

Noi stessi sulla guerra siamo storditi e confusi. Noi stessi sulla guerra eravamo impreparati al suo inizio. Noi stessi sulla guerra siamo timorosi che possa andare sempre peggio. Buona parte di noi stessi sulla guerra e sulle armi abbiamo le idee abbastanza chiare: la guerra ce l’abbiamo in casa da tanti anni e riguarda la sanità pubblica, riguarda la scuola, i giovani, il lavoro e i milioni di nuovi poveri. Per tutto questo non ci sono o non ci vogliono essere armi e munizioni a sufficienza mentre invece ne chiedono sempre più per cannoni, missili e carri armati. Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina sappiamo che buona parte degli italiani, uno più uno meno, è contrario all’aumento delle spese militari, è contrario all’invio di altre armi e vorrebbe sentir parlare di percorsi diplomatici, di strumenti di soluzione del conflitto. Ma noi stessi, da questo punto di vista, siamo quasi invisibili, non veniamo rappresentati, formalmente non ci siamo e la nostra opinione viene beatamente ignorata. 

Noi stessi, sulla guerra, siamo convinti che la guerra si conclude con una pace, quale che essa sia, temporanea o permanente, parziale o totale, ma pur sempre pace.

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martedì 21 febbraio 2023

Il cavallo e la sua povera bicicletta

Foto di Kira da Pixabay

Il Palazzo di Vetro di Viale Mazzini è abitato da figure sinistre: fantasmi, ombre, sensi di colpa, omissioni, silenzi  e misteri. Per ognuna di esse c’è una storia, un precedente e un futuro che non potrà mai essere svelato. Con buona pace di chi parla e scrive di trasparenza, chiarezza, visibilità e tanti altri buoni propositi.

Oggi ci interessa di parlare di una figura tra esse che, verosimile, nei prossimi gironi (volevamo scrivere giorni ma il temine non è del tutto improprio) potrebbe occupare uno spazio di di attenzione: il prossimo Contratto di Servizio, a che punto è la notte? Buia, fitta, umida e con scarse possibilità che possa vedere l’alba. Ma ancora più fitto il mistero sul prossimo Piano industriale che si dovrebbe presentare prossimamente in Cda e che, per quanto letto, potrebbe costituire una miccia accesa sotto la sedia di qualcuno. A sua volta, il mistero è reso ancora più misterioso dalla pervicace e ottusa volontà di confondere le carte sui due piani: Piano industriale e Contratto di Servizio scaduto lo scorso anno e la cui validità è stata prorogata di alcuni mesi. Per quanto noto il primo è subordinato al secondo: con il Contratto si redigono le linee guida, si definiscono gli obiettivi e si prefigurano le risorse da impiegare per il loro raggiungimento e il Piano ne diventa lo strumento operativo. Un Piano senza Contratto è come una bicicletta senza pedali con le gomme bucate: non può andare da nessuna parte perché, semplicemente, può prefigurare impegni diversi da quelli richiesti.

E quì emerge con tutta evidenza il primo “buco nero” dove si avverte il precipizio: il Contratto, per sua intrinseca natura, impone un semplice rapporto “sinallagmatico” ovvero un sistema di vincoli di reciprocità ineludibili: un quid in cambio di tot. Questo fondamentale presupposto ancora non è dato supporre perché traballano due presupposti, due architravi, del contratto: le definizione dei “quid”. Il primo pilastro si riferisce alla componente “normativa”: un qualsivoglia modello di Servizio Pubblico proponibile per il prossimo decennio, una sua “mission”, una sua idea fondante autorevole e credibile. Il secondo pilastro, la quantificazione del "tot" si riferisce alla componente economica: il canone è fortemente minacciato, la pubblicità è in progressiva riduzione mentre i costi aumentano a dismisura. Piano e Contratto non possono fare un centimetro avanti se non si chiariscono e puntualizzano almeno questi due elementi. Ne siamo ben lontani: non ci sono segnali di fumo. Ci sarebbero poi altri pilastri che pure si dovrebbe ridefinire: la governance e un apposito e specifico “piano tecnologico” del quale non si quasi mai parlato se non all’interno di altri piano mentre appare alquanto evidente una sua particolare specificità.

Ricostruiamo rapidamente: siamo rimasti, almeno formalmente, ad un “gruppo di lavoro” Rai incaricato di redigere una bozza da sottoporre al Ministero secondo questo schema:

Ammesso ma assolutamente non concesso, poniamo pure che MiMit e Rai abbiano raggiunto un “accordo” su una bozza comune (punto 3) si tratterebbe ora di approvarla con la speranza che poi si possa inviare alla Vigilanza Rai che, come noto, non è ancora stata costituita. Bene che vada, seppure il Governo riuscisse a definire un percorso preferenziale, secondo lo schema che abbiamo indicato prima, nel migliore dei modi, se ne parla per il prossimo inverno. Auguri. Rimaniamo in attesa che da Viale Mazzini giungano segnali di fumo.

Però, alla fin fine, qualche figura invece lucida e corposa che si aggira a Viale Mazzini si vede e pure molto bene: ieri sera ci siamo imbattuti su La scelta, programma di Rai Tre condotto da Ezio Mauro. Difficile nascondere un certo fastidio: per l’ennesima volta un giornalista esterno Rai che conduce un programma con la sola semplice idea di fare domande ad un protagonista. Insopportabile.

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lunedì 20 febbraio 2023

La polvere radioattiva di Sanremo

Foto di Łukasz Dyłka da Pixabay
Oggi nulla segnalare a parte la bella giornata di sole, che non è poco. La settimana si preannuncia lieta e foriera di buoni pensieri, a parte il maldestro tentativo di quel gruppetto di buontemponi riniti ieri a Monaco a parlare di “sicurezza”. Meno male che ci pensano loro a distrarci dal trastullamento di Sanremo e tutelare il nostro futuro: siamo in buone mani. Il più pacifista tra loro aveva tra le mani il pallottoliere delle armi che potrebbe “donare” al buon fine della pace. Il vocabolario dell’incontro è stato succinto ma efficace: cacciabombardieri, carri armati potentissimi, missili enormi a lunghissima gittata, droni … ci mancava solo la guerra chimica e batteriologica con botulino, antrace e vaiolo ed avevano completato l’arsenale convenzionale, salvo poi dover ammettere che il rischio atomico è sempre dietro l’angolo. Su La stampa di oggi un articolo di Lucia Annunziata con il titolo “La Conferenza dei proiettili”. Dunque, da ieri siamo tutti più rasserenati: come titola lo stesso quotidiano in prima pagina “Grazie Italia … la guerra sarà breve”. Meno male, pensa se avessero titolato “Grazie Italia ... la guerra sarà lunga”. Pensieri gentili!

Intanto, lentamente quanto inesorabilmente e financo fortunosamente, pure Sanremo sta scomparendo come la polvere nascosta sotto il tappeto. Già, solo nascosta accuratamente perché le macerie da cui proviene e che ha lasciato alle spalle verranno ricordate per molto tempo. Oggi non ci sono notizie meritevoli di nota. Nel silenzio generale che sta avvolgendo quanto successo dentro e intorno all’Ariston si avvertono solo flebili brontolii e quasi nessuno più si azzarda a dire “è stato un successo” senza dover aggiungere poi come, dove e a quale costo è stato ottenuto. Ma…ma … attenzione: la polvere di Sanremo sotto il tappeto è tossica, contiene scorie radioattive destinate a produrre ancora effetti nocivi dei quali presto avvertiremo i sintomi.

Basta attendere, è solo questione di tempo.

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domenica 19 febbraio 2023

La Rai e il successo di Sanremo

Foto di Greg Montani da Pixabay 

 Oggi ce la prendiamo comoda e 
ce la caviamo solo con un pensierino:

hanno fatto il deserto e 

lo hanno chiamato successo! 

e questa la sua icona:


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sabato 18 febbraio 2023

Il "punto zero" di Viale Mazzini: si scoprono i vasi di Pandora


Come ai fatto a fare bancarotta ? chiese Bill.

In due modi - Mike disse – gradualmente prima e improvvisamente poi.

Chi ti ci ha portato?

Amici – disse Mike. Io avevo un sacco di amici. Falsi amici.

(Hemingway, Fiesta)

Abbiamo proposto questa citazione tante volte e torna sempre attuale, anzi, forse oggi più che mai. Il “punto zero” del possibile spartiacque che segna il destino della Rai potrebbe essere avvenuto proprio la sera del 7 febbraio con l’inizio di Sanremo. Improvvisamente, si sono scoperchiati i vasi di Pandora che celano tutte le debolezze e le difficoltà in cui versa il Servizio Pubblico. Tutte insieme, su tutti i fronti: politici, sociali, economici e tecnologici e in ognuno di questi vasi si celano segreti micidiali per quanto possano essere devastanti una volta scoperti.

Ieri abbiamo provato a scoprire quello della “sicurezza” politica della Rai. Un buco nero nell’Universo difficile da individuare e superare. Oggi prova a fare una proposta risolutoria Giovanni Valentini sul Fatto con il titolo “C'è solo un modo per salvare la Rai: gli Stati Generali”. No, non ci siamo, o meglio, ci siamo già stati. È una proposta eccellente e praticabile in un momento di chiarezza dei soggetti che vi possono partecipare ma in questo quadro politico oggi non è dato nel più assoluto dei modi: nessuno ha in mente cosa possa o debba essere la Rai nel suo prossimo futuro e la prova provata è la mancata costituzione della Vigilanza. I partiti, tutti, non hanno la più pallida idea di cosa possa e debba essere il Servizio Pubblico Radiotelevisivo nei prossimi anni. Altra prova provata è il tema canone: se ne parla da oltre un anno e nessuno, nessuno, ha idea di come si possa sostituire la sua modalità di riscossione visto che, comunque, si dovrà fare. Con chi li fai gli Stati generali? Con i trattoristi in pensione della Bassa Val Tiberina? E poi, la proposta di Valentini si chiude e svela una gabola che, una volta per tutte, andrebbe sfatata. Si legge che “Sarebbe già un segnale apprezzabile se ora la presidenza - come accadeva in passato - fosse attribuita a un candidato dell'opposizione, in veste di garanzia, scegliendolo magari fra i "padri nobili" superstiti dell'azienda”. Errore clamoroso n.1: l’Azienda, formalmente, è già espressione di una opposizione fittizia, artefatta e composita. Errore clamoroso n.2. quali sarebbero i “padri nobili” dell’Azienda che già nel passato non hanno avuto gravi responsabilità per ciò che hanno fatto o che, peggio, ciò che NON hanno fatto? Fuori i nomi oppure forse è meglio che lasciamo perdere.

L’altro buco nero o vaso di Pandora scoperto a Sanremo e che pure frettolosamente è stato chiuso in un cassetto si riferisce alla storia della partecipazione in video di Zelensky a Sanremo. Tutta la vicenda nasce e si sviluppa nel torbido mondo paludoso interno ed esterno all’Azienda. Dibattito infuocato e polemiche sullo sfondo di una considerazione che la maggioranza diretta e indiretta dei partiti continua a far finta di ignorare: gli italiani non ne vogliono più sentir parlare di aumento delle spese militari e invio di altre armi sempre più pericolose. Lo stesso Vespa lo sostiene in una sua trasmissione. Si arriva su filo di lana: video oggetto di revisione preventiva si o no e chi lo dovrebbe fare? Coletta? Uhmmmm… fatto sta che nelle ora concitate che precedono la finale viene escogitato il trucco: Amadeus leggerà un messaggio. Una pezza più piccola del buco.  Ma il “vulnus” che svela è ben più grave: se la proposta di far intervenire il Leader ucraino a Sanremo ha nome e cognome, l’idea di far leggere il messaggio alle 2.15 di notte appare orfana di ogni genitore. Ripetiamo l’interrogativo già posto nei giorni scorsi: chi è stato a decidere e quali criteri sono stati utilizzati non tanto e non solo nella “forma” del messaggio quanto nella scelta dell’ora? Assolutamente evidente che una decisione del genere, di tale rilevanza, non può essere stata  presa solo dai vertici di Viale Mazzini ma necessariamente in accordo con le autorità di Kiev e “qualche parte” del Governo italiano.  Già, ma quale? Chi ha la forza di “imporre” una scelta del genere e farla digerire e poi farla passare quasi inosservata? Molti se lo chiedono e pochi trovano una risposta. Nessuno lo dirà mai apertamente ma un nome e cognome “innominabile” sembra noto. Un gioco di parole che nasconde un’altra grande verità: i vertici di Viale Mazzini contano come il due di coppe quando regna denari.

Ieri vi abbiamo citato un interessante articolo comparso sul Sole con il titolo "La governance della Rai è materia per la Consulta" dove si riflette su un nodo fondamentale della natura giuridica della Rai: il meccanismo di nomina dei suoi amministratori che, come noto, sono stati ridefiniti con la Legge del 2015 che assegna al Governo la capacità di determinare la sua composizione a partire della nomina dell’Amministratore delegato. Si legge nell’articolo che “ … occorrerebbe strutturare la Rai come un'istituzione autorevole e autonoma, con regole che consentano agli amministratori di resistere ai cambiamenti degli equilibri politici e alle pressioni esterne. Tuttavia, la stessa legge, specie dopo le infauste riforme del 2004 e del 2015, sembra scritta proprio per indebolire tali garanzie. II consiglio di amministrazione è di nomina quasi interamente politica e il mandato dei consiglieri è di soli tre anni, un tempo troppo breve per garantire una distanza da chili ha scelti. Quanto poi all'obbligo costituzionale che il consiglio di amministrazione «non sia espressione, diretta o indiretta, del potere esecutivo» e che la sua struttura «sia tale da garantirne l'obbiettività», la legge attribuisce al governo e alla maggioranza parlamentare un peso preponderante nella scelta dei consiglieri e soprattutto dell'amministratore delegato”. Da qui alla possibile ipotesi di incostituzionalità il passo è breve. Torniamo però a quanto detto più volte: chi è il soggetto che ha voglia, forza, capacità e lucidità di percorrere questa strada?

Ultimo mistero in corso d’opera: solo nei giorni scorsi è stata ufficializzata la partenza del striscia quotidiana affidata Vespa dopo il Tg1 delle 20.30. Nello scorso Cda è stato chiesto quanto costa e nessuno ovviamente ha risposto. Ma pure nessuno ha chiesto perché e in quale logica è stata fatta questa scelta.

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venerdì 17 febbraio 2023

La "sicurezza" politica e tecnica della Rai

Foto di Dom Ide da Pixabay

È stato chiuso troppo sbrigativamente il problema della partecipazione del Capo dello Stato Mattarella a Sanremo la sera del 7 febbraio per poterlo considerare solo “un evento storico” per quanto occasionale. Vi sono molteplici aspetti che meritano di essere approfonditi e, il primo, interessa il ruolo della “sicurezza” Rai nelle sue diverse articolazioni.

La “Sicurezza istituzionale”. Si riferisce alla connotazione prevalente che l’Istituzione Rai, ovvero il Servizio Pubblico, deve essere in grado di garantire (e far percepire) verso tutti gli interlocutori con i quali interagisce, primo tra questi, ovviamente il Presidente della Repubblica. Ne sono tutti perfettamente a conoscenza sia al Quirinale (dove peraltro è attiva una struttura) sia a Viale Mazzini. Assolutamente evidente che ogni qual volta che il Capo dello Stato “interagisce” con la Rai fa scattare in automatico anzitutto i livelli di “sicurezza” propri degli organi istituzionali di tutela (Prefettura etc) e, a seguire, quelli interni appositamente predisposti. Qui si pone il problema: come è articolata la “sicurezza” interna alla Rai anzitutto in termini “politici” ovvero chi dialoga con chi e solo in subordine in termini “operativi”? In altre parole: come viene garantita la credibilità istituzionale in termini di “sicurezza” se è poi necessario ricorrere o rendere agibile l’intermediazione di soggetti esterni per “gestire” la presenza del Capo dello Stato all’Ariston per la prima volta nella storia della Repubblica e del Festival?

Queste considerazioni nascono da una battuta fatta da parte di un nostro autorevolissimo interlocutore e lettore: “Quella che si vorrebbe definire sicurezza Istituzionale Rai è una Repubblica delle Banane, senza offesa per il frutto esotico…” e da li nasce il nostro tentativo di capire, sapere e porre domande.

Una cosa alla volta: sulla “sicurezza” in termini politici, nella fattispecie, oltre all’AD intervengono nell’ordine il suo Capo Staff, Giuseppe Pasciucco, il suo diretto collaboratore Maurizio Caprara e il direttore delle relazioni istituzionali Luca Mazzà. Tralasciamo per un attimo la Struttura Rai Quirinale, diretta da Andrea Covotta. Tralasciamo pure il curriculum di Caprara, formalmente un esterno Rai alle dirette dipendenze dell’AD, e le sue note relazioni con il Colle. Tralasciamo pure, forse indebitamente, il ruolo della Presidente e del Cda. Il problema, come abbiamo scritto, non è tanto se, come e quando alcuni di loro erano stati informati o meno della partecipazione del Presidente a Sanremo, ma proprio la carenza di “fiducia nella sicurezza” che è stata manifestata nei confronti dell’Istituzione Rai. In poche parole, ci dicono, non “… è che non ci si fidava delle procedure logistiche a tutela del Presidente, che comunque in assoluto sono ben tutelate in ben altro modo, ma di quelle “politiche”  la battuta che circolava era che se qualcuno lo avesse saputo, dopo 5 minuti “…finiva su Dagospia con tutto il casino che ne sarebbe derivato con il Governo”. Ecco il “vulnus” come elegantemente ci viene proposto: non era il rischio “sicurezza” tecnica in discussione ma la tensione politica istituzionale che ne poteva scaturire,cme poi in buona parte è avvenuto. In questo quadro si capisce e si chiarisce il ruolo che Fuortes avrebbe ricoperto: ne era stato tenuto fuori ma ha dovuto far intendere che ne era a conoscenza? Probabile e verosimile, perché altrimenti sarebbe stata una posizione dura da sostenere. In soldoni: la “sicurezza” in termini politici della Rai potrebbe non essere stata garantita e la sua funzione è stata abdicata ad agenti esterni. Il che, qualche problemino lo pone, non fosse altro in termini di credibilità e autorevolezza dell’Istituzione Rai. Last minute: curiosamente, solo nel recente Cda viene fuori il tema della pubblicità pagata a Dagospia. 

Poi c’è il capitolo “sicurezza” logistica che interessa diversi ambiti aziendali. Chi la dirige e con quali strumenti/policy viene attuata? Piccolo passo indietro: il 12 maggio 2017 si dimette da CSO (Chief Security Officer) Genseric Countornet dopo le polemiche sorte in relazione a come venne proposta la sua candidatura all’allora DG Campo Dall’Orto. Intorno alla sua figura c’è stato grande dibattito ma un elemento sulla sua presenza a Viale Mazzini è rimasto centrale: a lui si deve la prima “concettualizzazione” della necessaria unità organica della Safety & Security aziendale una volta constatata la sua totale parcellizzazione e frammentazione. Pochi sanno, ad esempio, che ogni CDP ha la sua “struttura” che non sempre dialoga in modo efficace e coerente con quella centrale, diretta oggi da Maurizio Cenni e prossimo alla pensione. Fatto sta che Countornet esce da Rai ma il problema rimane insoluto alimentando, di fatto, la persistenza del problema. Per tornare all’attualità e riconnetterci al tema precedente: come sono andate le cose a Sanremo? Per fortuna bene, benissimo. Sappiamo però che si potrebbe scrivere un libro sulle relazioni tra i due ambiti, quello rappresentato dalla direttrice Produzione Tv Paola Sciommeri e quello rappresentato da Maurizio Cenni, responsabile Safety & Sec, sulla gestione della sicurezza al Festival dove qualche piccolo incidente ci sarebbe stato (non possiamo e non vogliamo scrivere tutto quello che sappiamo). Ma le dea bendata non copre sempre tutte le magagne, specie quando sono o vengono percepite, dall’interno e dall’esterno, come congenite. È andato tutto bene e per ora va bene così ma presto si tratterà di trovare un successore a Cenni e allora si porrà il problema: un interno o un esterno?

Ci sono poi altri due fronti che meritano grande attenzione: il primo si riferisce alla sicurezza delle reti di trasmissione e il secondo alla sicurezza dei dati personali. Ci interessa oggi un sommario riferimento al secondo aspetto. C’era un volta il CISO Rai (acronimo di Chief Information Security Officer) e oggi c’è il DPO, diretto da Massimo Pacella. Merita di essere approfondito.

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ps. c'è un tema molto interessante oggi pubblicato sul Sole 24 Ore che riguarda i media e la democrazia. 

Il titolo è "La governance della Rai è materia per la Consulta".

 

Rai sul bordo del cratere


La prossima volta che qualcuno si avventura a definire Sanremo 2023 un “successo” siete autorizzati a chiamare la Guardia di Finanza, i Carabinieri, i Vigili del Fuoco, la magistratura contabile di ogni genere e grado, i Boy Scout e la Protezione Civile per chiedere risposte agli interrogativi che abbiamo posto ieri e ad altri che stanno emergendo sempre più chiari. In cosa sarebbe mai ‘sto successo? Nella debacle istituzionale avvenuta sulla presenza di Mattarella e il discorso di Zelensky? Nello share? Nella raccolta pubblicitaria a favore di chi? Nelle performance dei vari Ferragnez?  Nella presenza di oltre 1000 persone al Festival?

Ora che la partita è già finita un arbitro scende in campo (l’altro, la Vigilanza, è ancora negli spogliatoi) e si accorge che qualcosa è andato storto. Ieri AgCom ha post all’ordine del giorno del prossimo consiglio di mercoledì 22 il tema Sanremo. Si paventano rischi di multe considerevoli. E, anche in questo caso, non saranno i numeri della multa a definire il senso della possibile sanzione ma il fatto in se che sia avvenuta la violazione cioè che chi doveva vigilare non ha vigilato, chi doveva controllare non ha controllato, chi doveva intervenire non è intervenuto. E, per carità di Patria, non ci si venga a trastullare con la censura preventiva che nessuno si sogna di chiedere, nemmeno i più beceri oltranzisti talebani, quanto semplicemente l’adempimento di banali obblighi di legge e contrattuali, oltre quelli del buon senso financo commerciale. Come pure, sempre per carità di Patria, facciamo fatica a sentire parlare di “etica” e “morale” del Servizio Pubblico quando si pone il tema della gestione (e quindi del valore) dei dati che emergono dalla “visualizzazione” più o meno occulti di brand come Instagram durante la trasmissione. In che modo si pone Rai rispetto a questo “capitale occulto”? Li può utilizzare a suo vantaggio e come? Può consentire che altri se ne avvantaggino e come? Ne può trarre profitto indiretto e come? Tanto per capirci: Amadeus ora forte del suo milione e mezzo di contatti ottenuti dalla gentile concessione della Ferragni per tramite delle telecamere Rai come li utilizzerà? Il suo valore verrà devoluto alla Croce Rossa? Il “brand” Amadeus (e l’agente che lo rappresenta) nonché nominare ripetutamente il brand Instagram indubbiamente se ne avvantaggeranno ora per allora: quel patrimonio di indirizzi IP valgono nel tempo e nello spazio. È verosimile supporre che Ferragnez&C abbiano un contratto sia con Instagram sia con Amazon che ha fatto le riprese in esclusiva nel back stage dell’Ariston (vietando quella Rai!) e quanto valgono questi contratti e in che termini Rai ne ha fatto più o meno parte? Rai ha fatto un gentile omaggio ai Ferragnez in cambio di cosa?

Nei  giorni scorso, come abbiamo scritto, si è ri-scoperchiato un barattolo puzzolente quando è ri-emerso (già, perché ci dicono che la pratica fosse assai diffusa in Rai almeno dal 2014) il tema di opachi e oscuri rapporti con la pubblicità pagata ad alcuni siti: in Cda di lunedì è stato chiesto del contratto con Dagospia per la “pubblicità” di Mare Fuori. L’argomento è grave e sarà necessario approfondire.

Sanremo 2023, per fortuna, è alle spalle ma è forte l’impressione che la partita vera è ancora tutta da giocare e non riguarda solo quanto avvenuto al Festival. Sulle sue macerie ancora fumanti inizierà il gioco della sopravvivenza di Fuortes&C e il futuro prossimo dell’Azienda. Lo scriviamo da tempo. Rimanete sintonizzati, siamo solo all’inizio e, purtroppo, dobbiamo pure ammettere che il futuro che ci attende non è detto che possa essere migliore del passato che stiamo per lasciare.

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giovedì 16 febbraio 2023

Losche vicende e oscuri complotti dentro e fuori Viale Mazzini

Vedi post precedente!

Ci stiamo convincendo viepiù che Sanremo 2023 sarà un spartiacque decisivo con un “prima” e un “dopo” dagli esiti molto incerti.

Come noto, Bloggorai è solito frequentare il Circolo trattoristi disoccupati, sfaccendati e pensionati della Bassa Val Tiberina dove tutto  giunge sfuocato e appannato e ogni cosa proviene dalla bassa cucina di appetiti poco sofisticati. In questi giorni il dibattito tra i soci è infuocato e queste le domande che emergono:

1. Chi era a conoscenza della presenza di Mattarella a Sanremo oltre a Presta e Amadeus? In ordine avrebbero dovuto saperlo con largo anticipo: l’AD Fuortes, il suo assistente Maurizio Caprara (noto ex quirinalista), la presidente Soldi, tutto il Cda, il direttore delle Relazioni Istituzionali Rai Luca Mazzà, il responsabile di Rai Quirinale Andrea Covotta, il Direttore Safety&Security Rai Maurizio Cenni e, non ultimo, il direttore del genere Intrattenimento Stefano Coletta e il di lui delegato alla produzione di Sanremo. Tante persone, tutte ignare? Nessuno sapeva nulla fino all’ultimo momento? Ci dicono "Verosimile supporre che uno di loro sapesse e se ne è ben guardato di farlo sapere" dove il retropensiero sarebbe un vincolo di "riservatezza" chiesto ed ottenuto.

2. L’intervento di Zelensky che da video registrato viene “derubricato” a discorso letto da Amadeus. Chi ha deciso la messa in onda alle 2,15 di notte e perché? Quali valutazioni sono stato fatte per questa scelta tanto delicata e da chi?

3. Come sostengono alcuni (ed è oggetto di dibattito on corso), Rai non dovrebbe trarre profitti dal “traffico dati” ovvero dalla profilazione degli utenti (circa 1,5 mln di indirizzi IP, un valore economico consistente) etc. ma non dovrebbe permettere nemmeno che altri lo facciano a sue spese. Chi sapeva della tarantella Ferragnez con Istangram e in che termini è stata “concessa” la possibilità di orchestrarla puntigliosamente e dettagliatamente sul palco dell’Ariston? Chi ha autorizzato e perché la presenza di una tropue di ripresa audio video di una piattaforma concorrente (legata ai Ferragnez) nel backstage di Sanremo? Quelle immagini ora a chi appartengono e che valore hanno?

4. Abbiamo letto stamattina di un “presunto” contratto con Dagospia (La Stampa e Il Fatto) del valore di 18 mila euro per pubblicità su Mare Fuori, un prodotto di Rai Play. Si sta scoperchiando un barattolo che olezza un profumo sgradevole e più chiediamo chiarimenti e informazioni e più l'olezzo si avverte forte. Cerchiamo di capire: qualcuno ritiene che si possa “comprare” la stampa/web a suon di contratti pubblicitari per farsela “amica” come, ci dicono, sia avvenuto in un non lontano passato? Perché proprio Mare Fuori e non un altro prodotto qualsiasi tra i tanti che pure meriterebbero supporto e visibilità? Perché si parla di Dagospia e non di altri siti qualsiasi? Ci dicono che sia pratica assai diffusa e consolidata da tempo sostenere con la pubblicità qualche sito  almeno per non averlo dichiaratamente ostile. Ci viene suggerito un titolo: "giornalismo ricattatore": io so che tu sai ciò che io so ... parliamone.

5. Il Cda Rai oggi ha ringraziato le “professionalità” di Sanremo e non più le “maestranze”: corre il sospetto che leggano Bloggorai. Poniamo la domanda correlata: erano necessarie più di 1000 persone? E, vista la fanfara del “successo” di pubblicità conseguito, il ringraziamento verrà trasformato in adeguato riconoscimento in pecunia? Dicono che al Comune di Sanremo siano preoccupati più per l’indotto generato da tanta gente (Hotel, ristoranti etc) che non per il valore della Convenzione con la Rai ... c’è da crederci.

Da qui al prossimo Cda (ovviamente "dopo" il congresso del PD) abbiamo vaga idea che ci sarà tanto da leggere e meditare.

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15 febbraio 2023: la spallata di marzo a Viale Mazzini???


Ieri c’è stato il Cda Rai e, per fortuna, almeno dai giornali possiamo sapere qualcosa.

Per questo, oggi vi proponiamo due livelli di “narrazione”:

La sedia: c’è una sedia reale, tridimensionale; c’è l’immagine di una sedia dipinta attaccata al muro e c’è una sedia “descritta” in un cartello testuale che appunto descrive di cosa si tratta (opera di Joseph Kosuth al MoMa di NY).



Poi ci sono tre termini: la spalla (si intende il complice), la spallata (si intende il colpo finale) e lo “spallone” dove si intende il contrabbandiere che porta soldi o merce oltre frontiera.

La “sedia” Rai. L’Azienda è pur sempre un oggetto o un soggetto che dir si voglia e quando si affrontano i problemi che la riguardano è necessario avere sempre bene a mente i diversi piani di lettura. Dunque, c’è una Rai vera, reale, in difficoltà per molteplici aspetti (che vengono da lontano) che si fatica a difendere. Il “dopo” Sanremo le evidenzia e sintetizza tutte: editoriali, economiche, normative e tecnologiche. Poi c’è una “immagine” di Rai, ovvero come viene letta dall’esterno e dall’interno e, per quanto dato sapere, non sembra proprio essere delle migliori. Infine, c’è il “racconto” della Rai ovvero la sua descrizione che pure si fatica a leggere in termini positivi.

Ecco allora che intervengono i tre termini di cui sopra: chi è la “spalla” che agisce nell’ombra con il compito di agevolare il “colpo” ovvero l’indebolimento prospettico e strutturale dell’Azienda? Quando e come ci potrà essere la “spallata” in grado di rimescolare le carte (e nessuno saprà mai in anticipo se la prossima mano sarà migliore di quella attuale)? E infine chi sarà lo “spallone” incaricato di portare fuori da Viale Mazzini il “malloppo”?  

Leggiamo due articoli: il primo su La Stampa con il titolo “Caos e liti dopo Sanremo. Fuortes sulla graticola esulta soltanto Vespa” il secondo sul Corriere “Nel cda Rai l'assedio a Fuortes. E ora c'è chi parla di danno erariale” e, in sintesi, veniamo a sapere che:

a. c’è un piano, più o meno trasversale, per far fuori Fuortes&C (con il solo PD contro il resto del mondo).

b. il tema dell’affaire Ferragnez/Instagram può essere una buccia di banana dove qualcuno potrà scivolare di brutto.

c. il tema gestione della partecipazione di Mattarella è un pasticciaccio brutto brutto.

d. il tema del discorso Zelensky è ancora più brutto brutto assai.

e. il tema delle oltre 1000 persone presenti a Sanremo è fastidioso alquanto.

f. la prossima striscia quotidiana delle 20.35 affidata a Vespa può far girare qualcosa che non dovrebbe.

g. dei “contenuti”, del linguaggio, dei segni e significati, della “morale” e dell’etica di Sanremo non interessa una mazza a nessuno ma solo strombazzare il “successo” dello share.

h. la lettura sommaria dei titoli dei giornali “dopo” Sanremo e le elezioni regionali ci induce a ritenere che la Rai di Fuortes&C di Soldi e Bria sarebbero di “sinistra” (ovvero del PD) e il Paese che si reca alle urne (sempre meno) invece è a “destra”.

Questo è quanto. Il seguito alla prossima puntata, siamo nel pieno del “dopo” e il racconto è appena cominciato. Il capitolo Vespa merita un post a parte: per quanto è dato leggere, in Cda si sono preoccupati solo di sapere “quanto costa” non sappiamo invece quanto sono preoccupati di sapere “cosa significa”.

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mercoledì 15 febbraio 2023

Il Cda Rai, il "successo" di Sanremo e le "maestranze"

Foto di Alexa da Pixabay


Questo Post si intende in connessione con il precedente di questa mattina.

Brevi ed opportune considerazioni a margine:

1. Ruolo dei consiglieri in Cda. L’art. 63.9 del TSMAR fissa esattamente i loro compiti e limiti:  “Il consiglio, oltre ad essere organo di amministrazione della società, svolge anche funzioni di controllo e di garanzia circa il corretto adempimento delle finalità e degli obblighi del servizio pubblico generale radiotelevisivo” quindi deve amministrare, controllare e garantire le finalità determinate dalla Legge. Non si tratta di possibilità ma di preciso vincolo di mandato, reso ancora più forte se questo deriva da una fonte parlamentare nel caso dei 4 nominati dalle Camere o nel caso del consigliere eletto dai dipendenti. Il verbo “svolgere” ha senso imperativo e non facoltativo. Si “deve” controllare e garantire che vengano rispettati gli obblighi (ad esempio di Contratto di Servizio).  Le domande alle quali non si risponde (vedi oggi la consigliera Bria su Repubblica) non riguardano un presunto potere preventivo di censura editoriale (che nessuno ha chiesto, nemmeno i più efferati nemici di Sanremo) ma semplicemente se e in che modo il Cda è in grado di esercitare esattamente i compiti che gli sono assegnati. Nel dettaglio: in che termini si tutela la sua “amministrazione” minacciata sul canone, sulla riduzione della pubblicità e sul calo degli ascolti? In che modo si esercita la funzione di controllo che ha la doppia fattispecie preventiva e consuntiva sui conti e sulle scelte strategiche editoriali che si compiono? Infine, in che modo si garantisce il perseguimento dettagliato della norma e dello spirito della missione di Servizio Pubblico?  

Oggi non saremmo qui a fare queste considerazioni se la Bria avesse votato in modo diverso lo scorso 30 gennaio per l’approvazione del budget 2023 senza fornire motivazioni convincenti e nel merito delle scelte proposte. Oggi non saremo qui a dibattere sul “successo” di Sanremo se non ci fosse stata la grancassa e l’abdicazione delle scelte editoriali affidate all’esterno compresa quella istituzionale più impegnativa riferita alla presenza del Capo dello Stato, ad insaputa almeno della stessa Bria (lo ha appreso dai giornali) e forse di altri che pure avrebbero dovuto sapere.

2. il “successo” di Sanremo. Fino a che punto è lecito continuare a ripetere che è stato un successo, record etc se non si  mette in relazione a come è stato ottenuto (contenuti, proposta editoriale, valori sociali ed etici) e per come si “leggono” i numeri (nuova metodologia dello share, valori assoluti, durata dello spettacolo? Se, come si continua a sostenere la via maestra del successo sono lo share in relazione ai “contenuti” che vengono proposti la strada che si intraprende è senza vie d’uscita: basta scegliere tra i generi di larghissimo seguito come ad esempio la cronaca nera, il porno etc. Una volta si teorizzava che la chiave del “successo” di un racconto televisivo era la presenza delle tre “S”: Sesso, Sangue e Soldi e solo dopo si è aggiunta una quarta “S” ovvero il Sogno. La difesa d’ufficio di Sanremo che si propone sembra più orientata a salvare il salvabile  piuttosto che a far emergere problemi sostanziali sulla “missione” di Servizio pubblico in cambio della quale si richiede il canone. Se non è chiaro il primo concetto è difficile condividere il secondo. Oggi la Bria sostiene (a proposito dell’affaire Instagram) che “… bisogna investire di più in tecnologie all'avanguardia, formazione, e internalizzazione delle professionalità del futuro, rafforzando capacità editoriale e qualità del prodotto. Puntando sulla digitalizzazione, senza però rincorrere le grandi piattaforme digitali o i social commerciali come Instagram”. Qualcosa non torna: a Sanremo era in prima fila ad applaudire le performance della Premiata Ditta Ferragnez&C. Per non dire delle “internalizzazioni”. Delle due l’una: o vale quanto dichiarato o non vale e, in questo caso, vale quanto successo sul palco dell’Ariston e dintorni (agenti artistici &C).

3. noterella complementare e facoltativa: si ringraziano spesso le “maestranze Rai”. Cosa significa esattamente questo termine e perchè viene usato con tanta disinvoltura? “Maestranze” usato genericamente ad indicare tutto coloro che lavorano in Rai induce a ritenere che appartengano ad un girone inferiore, una serie B dove la seria A è composta da altre categorie, ed è forte la sensazione che questo temine possa assumere un vago senso di alterità e snobismo distaccato. Il temine “maestranze” deriva e si riferisce ad un modello di professione tipicamente declinato dagli artigiani: il maestro di taglio ovvero il parrucchiere, il maestro d'ascia, il maestro d' armi, l' anziano muratore "capomastro", il ”maestro” pittore etc. Si tratta di un termine largamente usato nel mondo del cinema dove effettivamente è ancora fortissima la presenza di queste figure artigianali che, per definizione sono persone che si formano seguendo a loro volta il " maestro" anziano. Ha un senso utilizzare questo temine in Rai dove lavorano operai, impiegati, spesso diplomati e laureati di ogni genere, giornalisti professionisti, che esercitano il loro ruolo in un contesto di elevata industrializzazione ad alto contenuto tecnologico? È un altro mondo con un altro peso e lettura. Una volta qualcuno ha pensato bene che la Rai producesse bulloni. Magari ancora qualcuno lo pensa ancora.

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