martedì 6 luglio 2021

Rai: porte che si chiudono e altre che non si aprono

Foto di Arek Socha da Pixabay


FLASH: ci giunge notizia di un possibile rinvio del voto previsto domani a Camera e Senato per l'elezione di quattro componenti il CdA Rai.

… E tutto mi sembrava andasse bene, e tutto mi sembrava andasse bene

tra me e le mie parole, tra me e le mie parole, e la mia anima. (Il ‘56, De Gregori)

Correte in edicola prima che vada esaurito e comprate la Repubblica: importante intervista del presidente Rai, Marcello Foa. Il titolo è tutto un programma: “La Rai ha tre anni per entrare nel futuro o sarà il declino”. Il panorama che Foa traccia dei suoi tre anni trascorsi al VII piano di Viale Mazzini è quasi desolante: l’aumento degli ascolti dovuti al Covid è illusorio, le risorse economiche a disposizione insufficienti, il pubblico è sempre più anziano, il sito di informazione Rai è al 20° posto, l’esperimento Rai Play non basta, se la Rai non cambia le sue priorità strategiche (editoriali, tecnologhe e professionali) il pubblico potrebbe chiedere perché dover pagare il canone e, infine, la chicca: “Si è creata una reputazione fuori per cui sembra che vada tutto male, ma è sbagliato. A breve almeno, perché nel medio-lungo periodo sono preoccupato”. Amen. Abbiamo scritto “quasi desolante” ma potremo pure fare a meno. Ha ragione Foa, come dargli torto, i problemi che denuncia sono noti da tempo e le prospettive che intravvede non inducono a nessun ottimismo, anzi.

Ci viene anzitutto da osservare: ma lui, durante questi tre anni, cosa ha fatto, in che modo ha contribuito a modificare questa situazione o almeno cercare di porvi rimedio. Come lascia l’Azienda che ha trovato nel 2018? Più ancora: come, dove ha contribuito a porre le base per affrontare il prossimo triennio in modo diverso? Accantoniamo per un solo momenti gli ambiti strategici (editoriale, tecnologico e finanziario) sui quali potrebbe non avere avuto dirette competenze e responsabilità, e ci soffermiamo in solo ambito di riflessione che lui stesso ha sollevato: quella che definisce “reputazione”, cioè il modo in cui la Rai viene percepita anzitutto dal “suo” pubblico e poi da tutti gli interlocutori più o meno istituzionali. Se lui stesso ammette che la reputazione Rai non è corretta (“… sembra che tutto vada male…) è presumibile che ne abbia  fondati motivi per sostenerlo. Forse, conosce i dati che ogni settimana gli dovrebbe fornire il Marketing Rai elaborati da Consorzio Opinio sul “trend della fiducia degli italiani verso la Rai” e sarebbe utile metterli a confronto con i dati del Qualitel (Monitoraggio del gradimento e della qualità percepita dell’offerta RAI).

Non vi è dubbio, comunque, che Foa ha avuto un osservatorio privilegiato per capire, conoscere o almeno percepire di quale “reputazione” possa godere l’Azienda che lui ha presieduto. Sarebbe utile se si ponesse qualche domanda in proposito e ci fornisse qualche risposta. Una domanda centrale che abbiamo posto da tempo: come è stata gestita la comunicazione della principale azienda di comunicazione del Paese durante questi tre anni? Quali obiettivi sono stati perseguiti e quali risultati sono stati raggiunti? Dal 2018 ad ora cosa e come è cambiato nella “percezione” pubblica della Rai?

Rimane certamente un dato fondamentale sul quale concordiamo pienamente e lo scriviamo da tempo: nelle condizioni determinate (incertezza sulle risorse e sfide tecnologiche) la Rai non è in grado di competere e il suo futuro è certamente a rischio. Lo ripetiamo: c’è un grave deficit progettuale che vede tutti coinvolti e complici: nessuno è in grado di esprimere un pensiero compiuto sul suo futuro, quale che esso sia. La “politica” ora al massimo del suo impeto progettuale, è impegnata a tirare fuori da un cilindro magico qualche nome preso a caso, senza criteri pubblici e trasparenti, i nomi di chi dovrà gestire la Rai nei prossimi tre anni. Rebus sic stanti bus e c’è da crederci bene che la Rai è a rischio.

Cosa si vuole fare del Servizio Pubblico? Grosso modo, si aprono due prospettive: o si riduce il suo perimetro di azione e si adeguano le risorse in proporzione, oppure rimane tutto invariato e allora gli si dovranno assegnare risorse certe e adeguate. Adeguate, anzitutto, perché con quattro soldi non si va da nessuna parte: nuovi servizi, nuovi contenuti e investimenti tecnologici costano tanto.

Superfluo infine  il commento sulle notizie che sono circolate te nelle ultime ore a proposito dei candidati AD per Viale Mazzini.

Infine, oggi è una giornata particolare. Ci ha lasciato Raffaella Carrà: è stata una colonna della televisione italiana, ha segnato la sua epoca forse di maggiore rilevanza ed è inevitabile pensare a quale parte ha ricoperto nella storia della Rai, cosa rimane della sua eredità artistica, quali tratti rimarranno nella memoria collettiva della cultura audiovisiva nazionale.

bloggorai@gmail.com

 

 

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