Male, malissimo… iniziamo questa settimana nel peggiore dei modi. Dopo aver letto i giornali e vista l’aria che tira, il primo pensiero che ci viene in mente è un suggerimento: quando incontrate un “politico” (con la “p” minuscola, rileggete il post di ieri) che vi parla di “riforma della Rai” oppure “fuori i partiti dalla Rai” oppure ancora “autonomia e trasparenza” ed altre amenità varie ed accessorie, avete la possibilità di fare alcune scelte: la prima è fare i signori (vi girate dall’altra parte e fate finta di non avere sentito) la seconda essere sgarbati (gli fate i conti in tasca e gli chiedete conto del suo operato) e la terza essere volgari (lo mandate gentilmente a quel paese). Valutate voi... a me stamattina verrebbe più comoda e semplice la terza. Però, si sa, bisognerà pur turarsi il nasino e andare avanti.
Già, appunto, non si meritano altro… tutti… ma tre partiti in particolare: il PD, il M5S e LEU. Avevano una possibilità storica, unica e irripetibile per dare un segnale forte, chiaro, autorevole: potevano affermare che il rappresentante che dovrà sedere nel prossimo Cda Rai lo sceglieremo con questi criteri: A, B e C e confronteremo i CV tra loro in modo pubblico affinché chi verrà prescelto potrà vantare il privilegio di non essere stato pescato dal cilindro di chissà quali alchimie o sotterfugi, bizantini equilibri o mercatino delle poltrone ma solo perché capace, competente ed esperto. Aggiungere: per ora faremo così e poi ci impegneremo a mettere in cantiere la riforma entro X mesi a partire da oggi. No, tutto questo non avverrà e i quattro saranno una “sorpresa” come quella dentro l’ovetto Kinder, ve li prendete così come sono e amen.
Dopodomani, se tutto andrà bene, Camera e Senato dovranno eleggere i quattro dell’Ave Maria. Auguri per tutti.
Male, anzi malissimo. Oggi ci tocca leggere pure dal solito collega “vicino ai vicini che conoscono bene i dossier” che Draghi sarebbe alla finestra a cercare l’uomo venuto dal Nord, quello che è vicino agli ambientini fini, felpati ed avveduti della BEI perché, si sa, è necessario qualcuno che sappia fare i conti e alla Bei, si sa, li sanno fare bene, benissimo. Il bello è che lo avrebbe pure individuato che però sarebbe più un uomo di comunicazione che non di finanza, però, che vuoi che sia, sempre vicino alle banche è. Ecco, ci mancava giusto questo. Per carità di Patria non vi diciamo nulla di più.
Bene, benino, invece la lettura del pezzo di Sergio Rizzo sul Repubblica A&F con il titolo “Cambia il consiglio Rai ma a nessuno interessa che cambi la Rai”. Già, ci sembra proprio che sia esattamente così, ma vorremmo aggiungere: non ci sembra il problema di cambiare la Rai quanto invece lasciare semplicemente che rimanga così com’è, alla mercé, allo sbando, senza guida ne progetto, senza arte ne parte, senza soldi e senza idee. Tanto, ci pensa il “Mercato” (con la M maiuscola) ad andare avanti. Rizzo ricorda il famoso art. 21 della Legge Gasparri del 2004: “Entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente Legge sarebbe stato avviato il procedimento per la dismissione dello Stato nella proprietà Rai”. Già, un argomento che potrebbe interessare molti e chissà se a qualcuno verrà in mente di ripescarlo. Non ci stupisce più nulla.
A proposito e qui chiudiamo con l’incazzatura (si far per dire, scusate il francesismo): da due giorni è noto che il MISE e il MEF dovrebbero aver firmato il Decreto attuativo per il bonus alla rottamazione dei vecchi TV in vista del refarming di settembre. Per quale dannato motivo a Viale Mazzini non prendono l’occasione al volo (peraltro rispondendo pienamente ad un obbligo previsto dall’art. 17 del CdS) per informare gli utenti? Sarebbe sufficiente dire “cari telespettatori, preparatevi perché tra poco sarà necessario rottamare il vostro vecchio televisore e sarà pure disponibile un bonus di 100 euro valido per tutti”. È così difficile? No.
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Ps: ogni tanto ci sorge il dubbio che qualche Direttore di Viale Mazzini non legga bene la sua Rassegna. Chissà, magari qualcosa gli sfugge.
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