domenica 30 luglio 2023

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venerdì 28 luglio 2023

Orribili pensieri sulla RAI, sui suoi amici e sui suoi nemici


Quanto spazio intercorre “Dal mondo del pressapoco all'universo della precisione”? Quanto tempo intercorre tra un pensiero laterale e uno sguardo fulminante? Come si misura un ambiente indeterminato?

Questi gli interrogativi che si pongono alla calura di fine luglio, quando i pensieri si intrecciano in un divagare ondivago. Sono gli stessi interrogativi che ci siamo posti ieri mattina quando abbiamo ascoltato la relazione del Ministro Giorgetti in Vigilanza RAI.

Cosa ha inteso dire esattamente e in sintesi il Ministro dell’Economia e delle Finanze sul tema Servizio Pubblico e RAI (posto che potrebbe trattarsi di cose diverse)? Quale messaggio intimo, profondo, essenziale, ha voluto lanciare? Abbiamo atteso, riflettuto e dibattuto e questo è quanto emerso in modo molto, molto sommario.

1. abbandonate ogni speranza o voi che entrate a dibattere sul tema canone: noi non abbiamo idee e quelle poche sono assai confuse.

2. chi paga comanda e chi paga, in questo momento, non ha soldi in tasca e non sa dove prenderli.

3. tutto il resto (contratto di servizio e conseguente piano industriale) sono acqua fresca ripassata in padella.

Andiamo con ordine. Vi abbiamo riportato nel precedente Post alcune frasi riprese dal testo integrale del suo intervento. La prima è fondamentale per comprendere tutto il resto: un contratto è tale se sono previsti adempimenti reciproci tra le parti e infatti il Ministro parla di “I compiti di servizio pubblico da svolgere nell’ambito della concessione, in termini di diritti e obblighi del concessionario, sono descritti nel contratto di servizio”. Peccato che nella bozza di Contratto oggi in discussione siano spariti gli “obblighi specifici” come prima invece lungamente dettagliati nell’art.25 del precedente contratto. Come abbiamo scritto più volte, addirittura si esclude il vincolo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale: gli obblighi diventano un “optional” privato e riservato.

Non ci sono soldi per investimenti e qualsiasi azienda se non investe è destinata a scomparire. Ne è consapevole lui e lo sa bene il vertice di Viale Mazzini che, infatti, “ … non ha ancora reso noti gli elementi quantitativi riguardanti il Piano”. Come puoi pianificare qualcosa (Contratto e Piano industriale) se non sai dove trovare le risorse? Il Ministro tira fuori dal cilindro tre carte magiche: la prima è il ricorso al mercato dei capitali (alla salute di Fuortes e del pareggio di bilancio). Fenomeno: già l’Azienda è indebitata di oltre mezzo miliardo. La seconda, non prevista nella relazione,  la tira fuori nella replica: vendiamo quel che resta di RAI Way. Doppio fenomeno. Parliamone. Lui dice “si ma a condizione che il ricavato sia destinato ad investimento e non a ripianare buchi”. Acciperbacco !!! Geniale. La terza è micidiale: “…l’ipotesi di scorporare dal pagamento del canone la quota di investimenti sostenuti dalla RAI ... circa 300 milioni”. Fantascienza allo stato puro. Si vorrebbe far credere a chi paga il canone che pagherà un po’ meno in bolletta perché poi ci pensa la “fiscalità generale” ovvero … il Governo … ovvero … la RAI non decide cosa, quando e dove investire. Fa caldo, molto caldo.

Il fior da fiore, perla tra le perle, deve ancora venire e la espone quando si cimenta con qualche idea, quale che sia, tanto per buttarla in caciara, ben sapendo che, nella migliore delle ipotesi, circa 107 milioni di SIM scenderanno in piazza con i forconi. Non sta in cielo ne in terra, senza capo ne coda, senza un inizio e senza una fine, una storia mai raccontata. Ipse dixit " ... il presupposto dell’imposta venisse individuato nel possesso di un’utenza telefonica mobile...". Apriti cielo!!! I Signori TIM, Vodafone, Iliad, Ho Mobile &C hanno convocato un'Assemblea urgente. Faranno sapere, però intanto hanno fatto trapelare che sono alquanto "scocciati". I cittadini invece sono in festa, tripudio, non vedevano l'ora!

Anche il buon Fuortes ebbe la malaugurata idea di far trapelare un cosa del genere ma fu poi indotto a più miti consiglio “ooopss..mi sono sbagliato … volevo dire altro ...” (ottobre 2021, audizione in Vigilanza). Evidentemente, è rimasta traccia ... una specie di “vizietto” di famiglia.  

La sintesi di tutto questo è squisitamente filosofica: “so di non sapere” e, infatti come noto, è al lavoro un gruppo di lavoro che non si nega a nessuno. Però, dopo averla lanciata in tribuna, si riprende la palla e la lancia alla “politica”: vedetevela voi! io Ministro, al massimo, posso solo dire che “Se si prendesse a riferimento l’orizzonte connesso al rinnovo della concessione, altri meccanismi di finanziamento dovranno essere oggetto di valutazioneovvero il 2027… ovvero .. c’è tempo.. tanto tempo per far lavorare il gruppo di lavoro. Qualcosa certamente, prima o poi, proporrà. Dopo di che, sembra, pare, dicono, si sussurra che abbia ricevuto una telefonata dal suo capo Lega Salvini e, pare, dicono, forse, era alquanto “scocciato” e gli ha dovuto ricordare che il partito al quale lui pure appartiene, pochi mesi fa, ha avuto una idea ben chiara: abolire il canone progressivamente, un tantino alla volta, il 20% annuo … giusto il tempo di arrivare al rinnovo della Concessione. 

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giovedì 27 luglio 2023

La Guerra RAI tra Sparta e Atene

Foto di Gordon Johnson da Pixabay

Già dai tempi di Anassimandro e di Eraclito di Efeso sappiamo che tra Atene e Sparta non correva buon sangue. Se potevano, si facevano dispetti e si lanciavano ingiurie e, con l’occasione si combattevano aspra guerra.

Ora, che tra il ministro Giorgetti e il leader del suo partito Salvini le cose non sempre vanno al verso giusto è alquanto noto, in particolare per quanto riguarda gli interventi sulla RAI. Vedi la proposta di Legge presentata in Senato lo scorso marzo: “Stop al canone Rai". Adesso c'è il ddl: ecco da quando. Una riduzione graduale del 20% fino al suo azzeramento: questa la proposta della Lega per l'eliminazione del canone Rai” (Il giornale del 30 marzo).

Ca va sans dire, un po di confusione anche tra la Lega e, ad esempio, Fratelli d’Italia che oggi presidia Viale Mazzini. Sicché, succede, che uno guarda da una parte l’altro dalla parte opposta o, almeno, leggermente traversa. Ad esempio, sul canone, una parte vorrebbe aumentarlo e l’altra abolirlo: piccole differenze, dialettica, cosette di poco conto, piccinerie.

Succede allora che lo stesso Giorgetti, ieri mattina, si è presentato di buon mattino, in Vigilanza RAI ad esporre il suo pensiero “glocal” nel senso globale di ciò che pensa sulla RAI e sul Servizio Pubblico e nel senso locale di ciò che pensa su come finanziarlo. Questo secondo aspetto merita particolare attenzione.

Allora, intanto riportiamo fedelmente 10 passaggi testuali del suo intervento:

1. I compiti di servizio pubblico da svolgere nell’ambito della concessione, in termini di diritti e obblighi del concessionario, sono descritti nel contratto di servizio.

2. le linee guida del citato Piano 2023-2025 propongono una strategia volta a riposizionare la società nel mutato contesto di mercato di riferimento: attivando azioni che mirano a aumentare l’utenza più giovane (oggi poco interessata alla TV generalista)

3. La società non ha ancora reso noti gli elementi quantitativi riguardanti il Piano. Pertanto, allo stato attuale non è ancora possibile conoscere e valutare l’evoluzione dei principali numeri del Piano stesso

4. il Piano persegue comporterà, come già detto, ulteriori investimenti con la conseguente necessità di reperire le risorse finanziarie a sostegno, anche ricorrendo al mercato dei capitali.

5. Si sono svolte diverse interlocuzioni con la Commissione europea … hanno portato a ritenere che tali oneri potessero permanere in bolletta e nella legge di bilancio 2023

6. è, comunque, necessario interrogarsi su nuovi possibili modelli di finanziamento del servizio pubblico

7. la RAI ha ribadito che ritiene “indispensabile mantenere il canone, salvo una specifica valutazione politica sulla modalità del prelievo”. 

8. In un’ottica di breve periodo, garantendo l’attuale livello di finanziamento pubblico, potrebbe valutarsi l’ipotesi di scorporare dal pagamento del canone la quota di investimenti sostenuti dalla RAI (tra i quali quelli volti a ottimizzare la capacità trasmissiva e il livello di copertura delle reti Rai). Tale quota che dall’analisi del budget ammonterebbe a oltre 300 milioni annui potrebbe essere posta a carico della fiscalità generale dando luogo a una graduale riduzione del canone di abbonamento a carico degli utenti.

9. Qualora, quindi, il presupposto dell’imposta venisse individuato nel possesso di un’utenza telefonica mobile, l’ampliamento della platea degli incisi connesso a tale variazione comporterebbe di ridurre il costo pro-capite del canone. Basti pensare che a oggi, infatti, il canone risulta pagato da circa 21 milioni di soggetti, mentre le utenze telefoniche attive sono circa 107 milioni.

10. Se si prendesse a riferimento l’orizzonte connesso al rinnovo della concessione, altri meccanismi di finanziamento dovranno essere oggetto di valutazione.

Analisi e commento in un Post successivo.

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mercoledì 26 luglio 2023

Uno, due , tre ...


Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, setto, otto, nove … ancora qualche numero, ancora qualche minuto, prima di far arroventare la tastiera e poi scrivere. Tanto per tranquillizzarci, calma e gesso, diamo prima un occhio a Google Analytics giusto per avere una vaga certezza che le lettrici e i lettori di Bloggorai alle 12. 30 di stamattina potrebbero essere di più della somma dei potenziali (???) lettori degli articoli del Corriere, di Repubblica, Stampa e Fatto a proposito delle nomine dei vicedirettori RAI che non ci sembra proprio essere un argomento di grande interessa e attualità. Però, indirettamente, fornisce una chiave di lettura del fenomeno RAI molto interessante.

Note della giornata:

A. l’assalto alla diligenza (nomine direttori, vice, assistenti etc) prevede che la razzia e la spartizione del bottino sia assoluta, totale, completa e vi possono partecipare tutti, con le debite proporzioni. Cambia la tipologia: da spartizione a quotazione, da simpatia a vicinanza. L’importante è che siano rispettate le “quote” tra Governo e opposizioni varie. Competenza, capacità ed esperienza .. chissenefrega!!! Ora tocca ai “generi” allora si che ne vedremo delle “belle”

B: epica intervista oggi a Roberto Sergio su Il Messaggero (da ritagliare incorniciare, ne paleranno i nipoti tra 20 anni). Una chicca: “Ma davvero sta dicendo che la Rai è una cosa e la politica è un'altra cosa? La Rai non può esimersi dal rapporto con la politica. E' importante però che la poi la politica non condizioni la Rai. A differenza di alcuni dei miei predecessori, che non incontravano la politica incontrandola, io la incontro ma non mi faccio condizionare nelle scelte aziendali”. Ipse dixit …

C. il Foglio pubblica un dettagliato resoconto quasi stenografico (complimenti alla fonte) dell’intervento del direttore del Tg1 Chiocci con il titolo “Ecco il mio Tg1" Il piano editoriale del nuovo direttore Chiocci: "Basta panini e pastoni, fate domande ai politici". Alleluia, acciperbacco, geniale … che concretezza! Sembra sia piaciuto a tanti (sic!). La dice lunga sull’aria che tira: Franza o Spagna purchè se magna. L’autore dell’articolo, Carmelo Caruso, conclude e scrive “In Cda anche il consigliere quota dipendenti Rai, Riccardo Laganà, si è complimentato: "E' un piano concreto". Il discorso, il piano editoriale di Chiocci, fragoroso, e nuovo, gli sarà inevitabilmente esibito alla prima promessa disattesa. Da oggi sarà Chiocci la misura di Chiocci”. Amen! Chissà chi sarà la "misura" del Cda?

D: Marco Livi, su Italia Oggi scrive: “Nei primi 3 mesi dell'anno i tg serali hanno perso 1,92 min di spettatori … Lo riporta l'Osservatorio sulle comunicazioni pubblicato ieri dall'AgCom che indica, inoltre, come nella fascia serale i tg della Rai abbiano perso su base annua i113,4% degli ascolti giornalieri (da 12,06 a 10,75 milioni di spettatori), con una riduzione per il TG1 delle 20 pari al 10,8%, dell'8,3% per il TG3 delle 19, mentre il TG2 delle 20:30 ha avuto una flessione degli ascolti del 20%. I tg serali di Mediaset, in media, hanno registrato una riduzione de16,4% (da 5,96 a 5,51 milioni di spettatori): il TG5 delle 20 un -5,9%, quello di Studio Aperto delle 18:30 -12,8%, mentre gli ascolti del TG4 delle 19 sono calati dei 12,3%. II TG La7 delle 20 è passato da 1,22 a 1,06 milioni di ascolti (-13,2%)”. Bloggorai lo scrive da tempo. Due milioni di persone che se ne vanno dalla Tv generalista sono un bel tema su cui riflettere.. ma solo per pochi intimi.

E: Carlo Fuortes sarà il nuovo sovrintendente del San Carlo di Napoli: CVD (Come Volevasi Dimostrare). È stato cacciato? Se n’è andato da solo? È stato aiutato dal Governo? Non lo sapremo mai !!! Di certo sappiamo solo che il DL con il quale è avvenuta la “facilitazione” non aveva i requisiti di “necessità e urgenza” previsti dalla Costituzione. Però nessuno ha battuto ciglio e Mattarella ha firmato. Amen. Si capisce poi perché Chiocci al Tg1 sia piaciuto.

E: Giuseppe Busia, presidente Autorità Anticorruzione, in Vigilanza RAI ha sostenuto che “Nell'ultimo triennio su tre miliardi e 770 milioni di euro giudicati dalla Rai due terzi sono i contratti esclusi dall'applicazione del Codice dei Contratti cioè 3.500 contratti per 2 miliardi e 500 milioni mentre sono un terzo quelli che lo applicano circa 1780 contratti per un miliardo e 200 milioni”. C’è qualche problemino su questo volume di contratti conclusi fuori dal Codice o no??? Qualcuno se ne accorge?

E poi qualcuno si scandalizza o si sorprende se si scrive di “corruzione morale, politica e culturale presente dentro, fuori e intorno al Servizio Pubblico” oppure si lascia prendere da un disperante pessimismo.

L’alfabeto sarebbe ancora lungo … il tempo stringe, i figli crescono e i nonni invecchiano …

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ps: leggiamo su Dagospia: " ...é stato proprio Urso, dopo il siluro di Report, a far sparire dal nuovo Contratto di Servizio la valorizzazione del giornalismo d'inchiesta"

Che sia stato lui o meno non lo sappiamo, però sappiamo che sull'argomento si avverte un caloroso silenzio!

 

 

lunedì 24 luglio 2023

La RAI: corrosi e corrotti, dentro, fuori e intorno

Foto di Gordon Johnson da Pixabay

Fatte le debite proporzioni e al netto della propria storia e mezzi a disposizione (compresi quelli economici) la somma dei lettori dei pezzi oggi di Corriere, Domani, Fatto, Foglio, etc etc a proposito delle nomine dei vicedirettori RAI potrebbe essere più o meno la stessa delle lettrici e dei lettori di Bloggorai quando scrive l’incredibile vicenda dello scaldabagno. Con una differenza: noi lo possiamo certificare, loro no! Nei giorni scorsi più o meno la stessa cosa hanno scritto le altre testate. Perché qualcuno ritiene che queste notizie possano interessare più lettori che la somma dei diretti interessati che non vede l’ora di vedersi citato?

Se stampate questi articoli e li mettete vicino anzitutto vedete che si parla più o meno della stessa “batteria” di nomi dei nominandi, degli epurati e dei candidati “in quota” a Lega, FdI, PD e M5S e ammeniccoli vari. Se mettete in fila questi articoli, si vede facilmente che la “fonte” è unica: stessi nomi, stesse posizioni, stessi ruoli. Qualcuno sa e informa, diffonde e comunica. Se mettete in fila questi articoli e li disponete su un quadro, avrete la rappresentazione esatta, puntuale, millimetrica, della corruzione morale, politica e culturale presente dentro, fuori e intorno al Servizio Pubblico. Non solo corruzione ma anche corrosione:  un morbo malefico che si è installato da decenni nelle vene di Viale Mazzini e dintorni: lentamente, progressivamente, si è impadronito del corpo sano che non riesce più a balbettare un senso civile di opposizione a tanto scempio. Ora è la vendetta di chi è rimasto fuori, ora è la ripartizione di chi non ha partecipato, ora è il riequilibrio di chi non ha avuto ciò che gli riteneva spettasse, ma è pur sempre la stessa musica: non si cambiamo, rimuovo o promuovono le persone in relazione alla loro capacità, alla loro esperienza e professionalità ma solo perché in “quota” a Tizio, Caia o Sempronio.

Corrotti e corrosi. Se non si rompe questo circolo perverso e selvaggio, se non ci si oppone a questa malattia degenerativa, non ci saranno riforme che tengano. Punto, a capo. E poi qualcuno ci pone il problema del pessimismo cosmico di Bloggorai. Ci sono tanti buoni motivi. Se qualcuno ha qualche nota di ottimismo, please, ci faccia sapere.

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Fuori, dentro, intorno, vicino e lontano dalla RAI

Cosa ci siamo persi nei  girni scorsi? Cosa ci stiamo perdendo e cosa ci potremo perdere nei prossimi giorni e settimane, alla vigilia di un lungo mese di Agosto? Ci siamo persi qualcosa? Poco poco: qualche personaggetto …il condominio di Via Asiago, gli ascolti degli anziani, le repliche stagionate, le trattative per i vicedirettori come se non ci fosse un domani. Il nulla allo stato puro.

Per le nostre lettrici e i nostri lettori ha avuto più successo la storia dello scaldabagno.

Però, attenzione, questo non significa che il campionato  non sia in corso...anzi. Qualcosa ci stiamo perdendo e avviene sotto traccia, molto sotto traccia.

1.       È in corso la più rilevante partita strategica sull’intero settore audiovisivo che si mescola tra politica e mercato: il futuro Mediaset dopo Berlusconi.  A questa partita si collegano tutte le altre subordinate che comunque incidono sul futuro della RAI, a partire da Telecom, passando per la pubblicità e per finire a RAI Way. Se non si chiarisce l’esito di questa partita, tutte le altre rimarranno fumose ed incognite.

2.       È in corso la partita strategica di una trattativa serrata sul Contratto di Servizio che pochi, pochissimi, stanno giocando. Non stanno giocando i sindacati, tutti, che tacciono come se non li riguardasse. Non sta giocano la “politica” formale, quella visibile, quella delle dichiarazioni. Non stanno giocano gli “stakeholders”. Non stanno giocando i consiglieri RAI di vera o presunta opposizione. Stanno giocando invece i portatori sani di virus malefici per il destino del Servizio Pubblico: il nuovo  Contratto, per come è noto, è pericoloso.

Per questa settimana sono previste due audizioni in Vigilanza molto importanti: prima Giorgetti e poi Urso.

3.       È in corso la partita dei 100 giorni della nuova governance Sergio/Rossi che vorrebbero in due fare in questo arco di tempo ciò che non fece il suo predecessore (da solo). Ipse dixit “Siamo di fronte a un'accelerazione del mercato — sono parole del dg Giampaolo Rossi - in pochissimi anni si deciderà il futuro dei broadcaster tradizionali. Difendere il servizio pubblico radiotelevisivo significa difendere il racconto italiano, difendere la nostra identità plurale, la capacità di narrare”.

4.       È in corso la madre di tutte le battaglie sul futuro della RAI: il canone. Chi paga comanda e chi mette i soldi decide. Non ci sarà dibattito sul Contratto di Servizio o Piano industriale collegato che dir si voglia: se non ci sono soldi non si va da nessuna parte. Attenzione: parliamo di risorse per la pura e semplice sopravvivenza, per pagare gli stipendi e le laute collaborazioni a società di produzione esterne e agenti artistici e non di investimenti in tecnologie, prodotti innovativi o servizi aggiuntivi. Si tratta di tagliare e non di aggiungere.

5.       È in corso la battaglia per la conquista della “Bastiglia RAI” sulle ceneri della disfatta dei governi precedenti: Meloni&C sono alle prese con il Moloch horridus di Viale Mazzini. Si tratta del malloppo, dei budget, delle direzioni, delle vicedirezioni, degli amici, parenti e conoscenti, compente o incapaci… vanno bene tutti purché “contro” il precedente e in parte ancora attuale strapotere interno/esterno di chiara fama.  

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domenica 23 luglio 2023

Tutto ha un prologo, uno svolgimento e una conclusione: la battaglia finale

Foto di Gordon Johnson da Pixabay


Prima di tornare alle nostre solite piccole beghette sulla RAI, chiudiamo il racconto di questa ignobile avventura tra scaldabagni, guarnizioni e chiavi inglesi.  

Ormai ci siamo, tutto è pronto per l’offensiva finale. Il Supertrapano Bosch da 7Kg  è pronto, sta lì, fumante, non vede l’ora di entrare in azione. Le sue punte al titanio fremono ruggenti e il mandrino sembra già girare da solo. Ma, prima di lui, deve entrare in azione la “fanteria leggera”, ovvero il nipote piccolo, il trapano a batteria 12v con percussione e una punta da 4 per “invitare” poi il pezzo più grande con una punta da 12. Si tratta di prendere la posizione dei fori in modo supermillimetrico, non ci sono margini di errore, deve andare bene per forza, non è concessa una seconda possibilità. One way … one shoot! Mi predispongo comodo: l’attrezzo è pesante e lo devo tenere con una mano sola.

Via .. dai ... si parte: prima un piccolo foro e poi giù duri, pesanti, senza esitazioni. La punta vibra, ruggisce, il gres è durissimo e sembra resistere, fuma, si oppone, reagisce come può, capisco al volo che è necessario cambiare la “postura”: giro la chiavetta della percussione e cambia la musica, la punta scivola e apre il foro. Prima uno e poi l’altro. Missione compiuta, per ora. Bisogna riprendersi dallo sforzo e allora rivolgo lo sguardo in alto dove il flessibile dello scaldabagno con il dado del 21 mi guarda beffardo. Che fare?

Mia moglie è tornata con una chiave del 21 nuova fiammante, lucida, perfetta, un gioiello (pure per il costo, necessario aprire un mutuo per avere la serie completa) ed è giunta l’ora del giudizio … ora o mai più. Non la faccio lunga e vi risparmio tutti i pensieri malevoli e malmostosi che mi sono passati per la mente in quei terribili momenti. Tutta la vita professionale mi è scorsa davanti. Ho pensato a me da piccolo mentre smontavo vecchie radio a valvola. Mi sono tornati gli attimi di quando avevo un Gilera 98 e la gioia più grande è stata quando ho smontato e rimontato un carburatore Dell’Orto ostico come una cena andata di traverso. Mi posso fare intimorire da un dado del 21? No, no …no ce la fara! Ebbene… invece si… ce l’ha fatta! Mi si erano prospettate due soluzioni: o andavo all’arma bianca e demolivo una parte di muro per cambiare la sede di allaccio oppure, buon viso a cattivo gioco, lo lasciavo lì e poi, un giorno, quando magari troverò un idraulico vero, se ne riparlerà. In fin dei conti, ho pensato, è solo il flessibile dell’acqua fredda e quindi la plastica, la guarnizione, dovrebbe avere tenuto. Così è ma, a maggior sicurezza, metto una seconda guarnizione di silicone. Va bene. Pace. Attimo di pausa. Allora, procediamo con il secondo flessibile, quello uscita acqua calda. Nuovo di fabbrica, un ninnolo. Anche lui più prezioso di un BOT a cinque anni con rendimento dell’1,75%. Mi hanno spiegato che fino a due anni fa costava poco meno di 3 euri, ora più di 5. Amen. Sembra andare a meraviglia, quasi quasi fischietto per la gioia. Sembra … sembra …

Allora, ricapitoliamo: la parte elettrica sembra chiusa (una pernachietta all’elettricista che mi ha detto che per le prossime settimane sarà tutto impegnato). I due flessibili “sembrano” a posto. Ora dobbiamo chiudere la partita con il sanitario. Il tempo stinge, le energie si stanno rapidamente esaurendo, il potassio e magnesio hanno esaurito la loro carica propulsiva. Dajjjeeeeee!!!! Ricapitoliamo: fori a posto, silicone in posizione, manicotto con relativa maxi guarnizione nuova in ordine. Tutto è pronto per la grande manovra. Deve andare tutto bene… non ho vie di fuga, ora o mai più… sono ancora in tempo a dire agli ospiti in arrivo che, purtroppo, non sono in grado di accoglierli come meritano. No. Non si può fare. Allora, prendo fiato, mi concentro, sento freddo, una perla di sudore, lentamente, mi scivola sugli occhi e ne sento il bruciore, la vista si appanna. Piano piano, invito i bulloni di serraggio in sede e, nel frattempo, tengo d’occhio il manicotto che non si deve muovere, deve giocare tutto in simultanea. Si!!!! È andata … “sembra” tutto bene. Un sottile fremito di orgoglio mi corre lungo la schiena, mi faccio i complimenti da solo! Bravo, ottimo lavoro, good job!!! Well done !!! bene, non mi resta che riaprire la valvola dell’impianto centrale, riattaccare la corrente e provare. Sono fiducioso, dovrei avere fatto tutto a dovere. Giro la farfalla, sento l’acqua scorrere. Dal rubinetto si avverte un tuono di aria che compensa il suo rientro nel circuito. Tutto freme: lo scaldabagno sembra avere un toro impazzito al suo interno, ed emette strani ruggiti, il rubinetto vibra furente e… e… che ti vedo? Vedo che il dado del flessibile caldo perde copiosamente: la guarnizione che pure mi avevano spergiurato tenesse perché “quella nuova” e quindi giustificare il prezzo più elevato, non tiene… semplicemente non tiene!!! Panico, disperazione e imprecazioni di vario genere…mentre già vedo il pavimento allagato, chiudo repente la valvola a farfalla e blocco l’emorragia. Allora, dovete sapere che una volta si usava la canapa, poi il Teflon e ora queste nuove guarnizioni che … non reggono … dannazione … non tengono. Rapido: lo smonto, prendo un ring di silicone per aumentare lo spessore, faccio qualche giro di Teflon (che, ovviamente, mi cade e si rovina tutto) e lo rimetto in sede e stringo a morte con la 22. Incrocio le dita. Riapro la valvola a farfalla. Sembra tenere anche se ... anche se ... si vede una perfida goccia. La sopporto, non ho più tempo. Bene: prova finale: tiro giù lo scarico e mi prende uno stranguglione, avvero un forte capogiro e mi tremano le mani: un forte rivolo d’acqua esce dl muro!!! E mo che faccio??? Dramma vero. Non posso rismontare tutto. Ho una sola speranza: cercare rapidamente un nastro idraulico termoastringente. Mi precipito dallo smorzo giù a valle. “Lascia fare il nastro, dagli di silicone tutto intorno e stai tranquillo” ... ancora con Tranquillo che a Roma è sempre morto di pizzichi. Bene, non ho scelta, mi devo fidare. Eseguo, richiudo i cantieri, ripongo gli arnesi e rivolgo un pensiero fiducioso verso l’avvenire, uno sguardo metafisico verso il futuro radioso che ogni giorno si prospetta di fronte a noi.

Bisogna solo attendere che il silicone faccia il suo effetto e il destino di tanto lavoro sarà segnato! Ovviamente, la parafrasi è di Antonio sulla piana di Filippi alla vigilia della battaglia “Ah, se solo sapessi la fine di questo giorno … il mio destino sarà compiuto”.

Per la Rai, c’è tempo!

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sabato 22 luglio 2023

L'incredibile storia di uno scaldabagno, di un capicorda Faston e una guarnizione a muro - 2


Per gli appassionati e insaziabili divoratori di notizie Rai chiediamo ancora un po' di pazienza. Ci sono tante cose che meritano grande attenzione e pari necessità di approfondire. Se non che, in giro, i nostri amici, parenti e conoscenti sembrano tutti alquanto distratti. Comunque, c’è tempo, forse è proprio necessario prendere tempo, rallentare. Proprio come sarà necessario fare sul Contrato di Servizio.

Speriamo che più tardi sarà possibile scrivere un post solo sui nostri temi, però, nel frattempo, la Piccola storia dello Scaldabagno sembra aver appassionato le nostre lettrici ei nostri lettori. Andiamo avanti ... sarà dura!

Salvatore emerge, lentamente, dall’antro buio e polveroso con una busta in mano. Tira fuori una resistenza che somiglia alla mia. Somiglia …ma non è uguale. E allora? Che facciamo? Lo sguardo vale più di tante parole: aspetta, stai tranquillo. A Roma si dice che “Tranquillo” è morto di pizzichi. Qui non siamo a Roma, tutto è più lento. Salvatore apre un cassetto che mi genera subito un moto di invidia: c’era praticamente una mini ferramenta con tutti gli attrezzi possibili e immaginabili. Smucina e smucina e tira furi un calibro. Misura i lati della bocchetta, solo con un attimo di ritardo si accorge che c’è ancora la guarnizione che, da sola sarà almeno 1 mm e mezzo. Salvatore sentenzia: si, è questa e, mi dice, che sono pure fortunato perché da quasi 20anni non le fanno più. Ahhhhhhh…. Che fortuna!!! Ve bene…

Attenzione: il bagno deve essere in ordine entro oggi, cascasse il mondo… ce la devo fare a tutti i costi. Faccio rapidamente mente locale se mi occorre altro … no… addirittura rinuncio a passare all’edicola .. oggi la dieta mediatica sarà “leggera” solo radio e Web.

Dispongo tutti gli attrezzi su un tavolo meglio di una camera operatoria: si tratta di fare un intervento a “impianto aperto” sia elettrico che idraulico. Anzitutto la sicurezza, verifico ancora una volta che l’interruttore generale sia staccato e la chiave acqua chiusa. Bene … anzi malissimo … decido di tornare all’attacco del flessibile lato acqua fredda: dannato … deve venire giù. Riprendo tutta la batteria di chiavi inglesi, aperte, chiuse, a morsetto, pappagalli e serratubi svedese… tutto … mi compiaccio con me stesso e per tutte le volte che, dovunque vado nel mondo, prima ancora di vedere il monumento più importante vado a cercare un ferramenta locale. Lo ammetto: sono leggermente malato, disturbato mentale. Gli attrezzi sono tutto, uno stile di vita, una sicurezza per la mente, un comodo rifugio esistenziale. Le altre mie “disfunzioni mentali” sono gli orologi (insana passione, in particolare per quelli meccanici da tavolo o a muro, le “macchine” nude), le bussole e le torce tascabili a batteria. Si, è vero: ho fatto il Boy scout e lo rifarei ancora.  

Bene, mi sento carico. Guardo il flessibile con intensità: ti butto giù. Prendo le chiavi e lo affronto a muso duro. La 20 non entra e la 22 sciacqua. Dannato ci vuole proprio la 21. Bene, mi prendo una pausa e mi rivolgo alla parte elettrica. Il nuovo Faston regge bene seppure non è curvato, piego leggermente il filo e gli faccio fare un giro largo. Nel frattempo rivolgo lo sguardo laterale (avete presente?) verso il sanitario dove dal bocchettone a muro esce acqua quando si scarica. Un lampo: mi accorgo che il sanitario traballa, non sembra fissato al pavimento! Panico! Mi gira la testa, faccio pausa e mi prendo un bel bibitone di potassio. E mò che faccio ??? o telefono agli ospiti in arrivo e gli dico di tornarsene a casa con tante scuse oppure… oppure avete capito bene…sistemo pure il sanitario.

Piano di battaglia: guarda a Oriente e attacca ad Occidente. Rimuovo il sanitario, lo fisso al pavimento, cambio il manicotto e via. E via un corno. Inventario: occorre una cartuccia di silicone, una guarnizione a rondella da 0,8 mm per il manicotto, i bulloni speciali per sanitari (molto speciali) e, già che ci siamo, pure una chiave del 21. Allora chiedo a mia moglie un intervento rapido: scendere giù a valle, andare allo smorzo (ormai in dismissione, pure quelli si stanno estinguendo come i dinosauri). Inizia l’Odissea del 21 luglio in Bassa Val Tiberina. Con il vecchio titolare che conosco da 30 anni non ci si capisce. Ma c’è un perché. I bocchettoni di una volta sono diversi da quelli attuali e la guarnizione, i ring da 0,8, non ci sono più. È tutto vecchio. Non basta una diretta con “what’s app”. Non ci capiamo. Non ci sono più i "bocchettoni e i manicotti di una volta" ...ahhhh bei tempi !!!

Calma e gesso, ragioniamo. Si stanno incrociando i due cantieri: quello elettrico dello scaldabagno con quel dannato flessibile e il sanitario che deve essere fissato al pavimento e quello “idraulico” con il manicotto che perde acqua.  Ho bisogno di fiducia in me stesso, conseguire una piccola vittoria, e decido di attaccare il sanitario. Vado in officina (antro) e tiro fuori l’artiglieria pesante: un trapanone da miniera, un Bosh che pesa 7 Kg, che fora pure il granito perché il pavimento del bagno è di gres durissimo. Alloro, la procedura prevede che anzitutto si debba prendere la misura dei fori da fare al pavimento al millimetro, senza margine di errore. Poi “sterilizzare” tutto per stendere il silicone, predisporre il manicotto dello scarico entrata/uscita, rapidamente rimettere tutto in sede e serrare. Pare facile: è solo l’inizio di una lunga e drammatica battaglia dall’esito tutt’ora incerto. Il numero 21 incombe.

La storia prosegue e gli esiti sono ancora del tutto incerti …

Per quanto riguarda la RAI… rimanete sintonizzati, siate fiduciosi.

bloggorai@gmail.com

venerdì 21 luglio 2023

Piccola storia di uno scaldabagno, un capicorda Faston e una guarnizione a muro


Prima di scrivere su ameni argomenti RAI vi riferiamo brevemente un’avventura nella calura dall’esito incerto e misterioso. Vi è mai capitato di aver bisogno di un intervento urgente di idraulico e di un elettricista per lo stesso impianto di un bagno? Bene: iniziate a cercare un numero con la speranza che possa essere una sola persona. E no… l’idraulico fa l’idraulico e l’elettricista fa solo l’elettricista. Ci mancherebbe… vuoi mettere la professionalità, la specializzazione, l’esperienza? No, no ... per carità! Cerchiamo due persone. Vi pare facile? No. Quelli che conosciamo, di nostra fiducia, uno è in vacanza e l’altro nemmeno risponde. Ci rivolgiamo ad amici, parenti e conoscenti… manco dovessimo cercare il pane o un dottore. Niente … nessuno ti dice nulla perché chi ne ha uno buono se lo tiene stretto e col cavolo che ti passa il contatto. Alla fine ne trovo uno solo, mosso a compassione, che forse, forse, potrebbe la prossima settimana. No grazie.

Capita l’antifona. Dovete sapere che già da piccolo la mia passione preferita è stata smontare le radio a valvole. C’è una premessa: mio padre aveva l’abitudine di convocare la famiglia il mercoledì sera per farci ascoltare un concerto di musica classica da una vecchia e poderosa radio con un particolare: aveva una specie di occhio verde, una valvola, che si illuminava quando era sintonizzata bene. Da allora ho cominciato a chiedermi: perché? come funziona? Cosa c’è dentro? In quegli anni comincia ad avere una compulsione: dotarmi di attrezzi di ogni genere, averne in quantità, anche doppi o tripli. Una intera collezione di cacciaviti: a spacco, a croce, torx e pozidriv .. di ogni misura e sia nella versione con manico che ad inserto con innumerevoli porta inserti, diritti laterali e rovesci.  Non parliamo poi di pinze, tenaglie, morsetti di ogni genere e dimensione e, un capitolo a parte, i trapani e gli avvitatori: in totale ne possiedo 8, di cui 4 a batteria da 12v, uno potente con batteria da 18v e tre a filo di varia potenza (uno a percussione, quasi un martello pneumatico). Insomma, ho tutto ciò che serve per la falegnameria, per l’elettricità e, un po' meno per l’idraulica (sull’edilizia me la cavo, ma l’età non mi consente più diportare la “cofana” e scaricare i ballini di cemento che oggi, per fortuna, sono di 25 Kg).

Bene, allora, in un impeto di orgoglio nonostante che già dalle prime ore del mattino il termometro segna 32 gradi … decido… al bagno ci penso io!!! Si tratta di capire dove c’è una dispersione di corrente all’uscita dell’acqua e perché la guarnizione a muro dello scarico perde. Una cosa alla volta: anzitutto la sicurezza: staccare le prese elettriche e isolare lo scaldabagno dal quale, si presume, possa derivare la dispersione. Pensate sia semplice .. della serie “e che ce vo” ! no, non è per niente semplice perché l’impianto è stato fatto circa 30 anni fa e anzitutto i fili non erano dello spessore necessario e quindi appena li tocchi si sfaldano. Però, ovviamente, non è che mi posso mettere a rifare tutto l’impianto e dunque devo salvare il salvabile. Allora: l'impianto è in sicurezza e ora tocca aprire il pannellino dello scaldabagno. Apriti Sesamo! Sono usciti i coccodrilli e i serpenti a sonagli: ho visto subito che il contatto protetto Faston era incarcagnato di ruggine. Ma troppa grazia se fosse stato solo per lui: si era “mangiato” di ossido anche il polo della resistenza. Avete mai scaricato l’acqua di uno scaldabagno? Bhè, uno sciame di cavallette a confronto è meno impegnativo. Il rischio più probabile è che allagate tutto. Va bene .. dajjeeee. Ma prima è necessario appunto svuotarlo e, per farlo bisogna staccare i flessibili (mi raccomando, siate certi di aver chiuso il rubinetto principale di alimentazione). Della serie “e che ce vo”: il primo, quello dell’uscita calda viene giù subito, quello della mandata fredda si incarognisce sul lato muro. Tragedia! I due dadi non hanno la stessa misura, sarebbe stato troppo semplice. Quello attaccato alla valvola dovrebbe essere un 20 e quello lato muro si prospetta di numero incerto. Allora, provate ad immaginare: ci sono solo tre possibilità. In ordine o è un 20, o un 21 o un 22. Porcaccia la miseria, ho sempre tutto ma è sparita proprio la chiave del 21!!! Niente, con i pappagalli e con le due chiavi non c’è verso, il dado non si smonta e forse si è pure spanato. Lo guardo con odio e ci parlo: va a quel paese … rimani li dove sei!!! Tric e trac .. tric e trac…lo scaldabagno riesco a svuotarlo senza fare il laghetto delle papere. Lo porto fuori, lavoro meglio. Smonto la resistenza: una specie di ragnaccio carico di calcare. Parto alla disperata ricerca di una nuova. Mi dirigo verso lo storico “smorzo” di paese che, in genere ha tutto. Giuseppe vecchio proprietario quasi ottuagenario, mi guarda con compassione: “è vecchia, 'un se trova”. E allora? Che faccio? butto tutto? boh, risponde... prova da Salvatore "su pe la strada di Collevalenza" (in puro dialetto umbro). Nella loro saggezza antica, di cambiare lo scaldabagno non ci pensano proprio: si ripara. Vado … mentre comincio ad ansimare per la calura. Arrivo da Salvatore, mi guarda, lo guardo, osserva la resistenza e alza gli occhi al cielo senza dire una parola e si avvia verso lo sprofondo di un magazzino buio e disperato.  

L’avventura prosegue .. siamo solo all’inizio.

Se ora avete ancora voglia di leggere di faccende RAI e dintorni … abbiate la pazienza di attendere fino a domani … come anticipato gli argomenti sono tanti … forse meno avventurosi.

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giovedì 20 luglio 2023

La RAI che potrebbe non essere più come prima


Contratto di Servizio 2018-22 - Art.25, Obblighi specifici - La Rai è tenuta a: … v) valorizzare e promuovere la propria tradizione giornalistica d’inchiesta.

Ecco, questo ci sembra un modo opportuno per ricordare la scomparsa di Andrea Purgatori che di questo specifico mestiere ha fatto la sua caratura professionale. Il Servizio Pubblico è anche giornalismo di inchiesta e invece non si lo vorrebbe più comprendere tra i suoi obblighi specifici nel nuovo Contratto e farlo diventare una specie di “optional” a discrezione di chi governa. 

Grazie Andrea per quello che hai fatto e per quello che altri, speriamo, potranno continuare a fare.

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più tardi ci potrebbe essere un Post, ci sono tante cose da riferire e su cui riflettere

mercoledì 19 luglio 2023

RAI: l'inizio della bancarotta


Come hai fatto a fare bancarotta ? chiese Bill.

In due modi - Mike disse – gradualmente prima e improvvisamente poi.

Chi ti ci ha portato?

Amici – disse Mike. Io avevo un sacco di amici. Falsi amici.

(E. Hemingway, Fiesta)

da leggere pure Post precedente

Potenza delle citazioni: in due righe si comprende tutto, o quasi. L’abbiamo già utilizzata più volte con la segreta speranza che fosse l’ultima e … invece … ogni tanto tocca aggiornarla. Come si evidenziano i fenomeni? Come si misurano i cambiamenti? Dalla somma, dalla continuità progressiva di tanti piccoli e talvolta impercettibili mutamenti. Quando poi arrivano tutti insieme, si forma la valanga. Altro che debito, altro che ascolti per soli anziani, altro che "Digital Media Company" altro che canone,

Allora: domanda semplice? Cosa è e cosa sarà la RAI? Nulla, una “cosa” che galleggia nell’etere: irrilevante,  subordinata, marginale altro che "rilevante,  inclusiva, sostenibile, responsabile e credibile". Perché sarà solo una "cosa"? Semplice: perché non c’è dove dovrebbe essere? E dove dovrebbe essere? Dovunque sono prevalenti e rilevanti ed evidenti gli interessi pubblici ai quali dovrebbe rispondere. Cominciasse ad essere almeno "presente". Punto, a capo.

Come anticipato, stamattina c’è stata la presentazione della Relazione AgCom 2023 alla Camera. Chi c’era dei vertici RAI? Non è stato visto nessuno, a parte il Consigliere Di Majo. Non c’era l’AD, non c’era il DG, non c’era la Presidente e altri non si conoscono o non si sono palesati, forse erano in incognito. Al termine dell’incontro ci chiedevamo increduli: ma possibile che del VII piano di Viale Mazzini non c’è nessuno? Si, è possibile. Fa il paio e segue quanto avvenuto alla presentazione dell’ultimo Rapporto Auditel sempre alla Camera, dove l’acronimo RAI non è stato MAI citato … MAI !!! Osservazione di acuti osservatori: tanto, è una cerimonia inutile! Già, è tanto inutile che Mediaset era rappresentata al suo più alto e significativo livello: da Confalonieri in poi o in su (Gianni Letta) !!! Altra osservazione di acuti osservatori: tanto i giochi veri non si fanno in quella sede. Vero, tanto è vero che i “giocatori” erano tutti presenti. Chissà, forse è un caso!  Ultima osservazione di acuto osservatore: "Tanto il "Partito RAI" se ne fotte di simili perdite di tempo". Questa è buona, forse ha ragione.

Fatto sta che, piacendo o meno, AgCom interviene spesso e volentieri sulle faccende RAI e, inutile e superflua osservazione, almeno per cortesia e “garbo istituzionale” (come ha detto qualcuno: sei pagato anche e almeno per baciare la pantofola) ci doveva pur essere. No … troppo caldo … lasciamo perdere.

Però, per fortuna Bloggorai c’era e quello che doveva dire lo ha detto … che possa essere utile o meno si vedrà .. adesso fa caldo … ne parliamo con il fresco.

bloggorai@gmail.com


 

Le "cose" reali e il mondo immaginario

Foto di Gerd Altmann da Pixabay


“Ci son più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia” (Amleto, W.Shakespeare)

“Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione... e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire.” (Rutger Hauer in Blade Runner)

Il bello della modernità o della contemporaneità è di farci vedere le cose passate con occhi distaccati che sono ancora memoria e non ancora storia. Nei giorni scorsi abbiamo utilizzato spesso la metafora del Capo Marziano sceso sulla terra per raccogliere informazioni sulla RAI e, poveraccio, è dovuto tornare su Marze con le pive nel sacco. Gli è andata male ma, se fosse venuto nelle ultime ore, gli andava peggio. Se non fosse stato per qualche frase disgraziata e per i condomini di Via Asiago, della RAI, del Servizio Pubblico  (e sarà ora che si comincia a dividere il significato e il contenuto dei due termini nonché il loro destino) non se ne sarebbe accorto nessuno … aria calda ripassata nel ventilatore.

Eppure, eppure, nonostante qualche sostenitore last minute, in questi giorni si sta dibattendo di un documento, il Contratto di Servizio, che, piaccia o non piaccia, atteso o disatteso che possa essere, è pur sempre la traccia normativa sul quale la RAI “dovrebbe” (condizionale futuro imperfetto) essere chiamata a svolgere il proprio compito, ovvero adempiere alla propria missione. Bene, da questo punto vista Governo e Governance RAI si trovano perfettamente affiancati: silenzio omertoso, nessuno ne parla, nessuno solleva dubbi o riflessioni e, sulla carta stampata, l’argomento è beatamente ignorato. Per fortuna, per fortuna, almeno in questa circostanza, c’è il Parlamento, la Vigilanza RAI che si appresta a “vigilare” e adempiere con correttezza il compito di esprimere il suo parere obbligatorio e non vincolante sul nuovo Contratto di Servizio che potrebbe non avvenire, come qualcuno sperava, entro la fine di questo mese. Poi, a settembre, con il fresco, si vedrà. Ieri sono state presentate due relazioni (maggioranza opposizione con Lupi e Nicita) e poi ancora, è prevista una audizione del ministro Giorgetti sul canone  e pure saranno scintille.

E qui, ora, torniamo ad un altra metafora. Quella del bidone. Un bidone, come noto, è composto di tre elementi fondamentali: un tappo, un fondo e una parete. Il bidone è destinato a contenere qualcosa fintanto che, almeno, il fondo tiene e non lascia disperdere il contenuto. Allora, la sensazione della RAI, in questo specifico contesto storico e per quanto note la posture politiche che la accompagnano, appare come una “cosa” non ben specificata che si riversa dentro un bidone che non ha fondo dove però qualcuno vorrebbe mettere un tappo, nel senso di impedire che quanto si versa in ingresso sia superiore a quanto ne esce dal fondo.

Oggi verrà presentata alla Camera la relazione AgCom. Ve ne daremo conto.

Bloggorai@gmail.com

 

 

lunedì 17 luglio 2023

il vantaggio di avere "una certa età" dentro e intorno alla RAI

Foto di Leroy Skalstad da Pixabay

Avere una “certa” età presenta complessi problemi e inconvenienti ma anche notevoli vantaggi. Parliamo di questi secondi: anzitutto si forma un certo senso di visione elevata delle cose umane, nel senso di poter osservare le faccende con uno sguardo più chiaro, meno affumicato dalla bassa cucina. Poi si forma un certo senso di “serenità” nei termini di avere poca voglia di perdere tempo con le quisquilie inutili e inconcludenti. Si va più al sodo, al cuore dei problemi, e si cerca più la sintesi che la complessità. Non c’è molto tempo da perdere. E infatti, non perdiamo molto tempo a verificare una bubbola proposta oggi dal Corriere della quale parleremo più avanti.

Bene. Ciò detto, premettiamo subito che questo Post è per pochi eletti, solo per coloro “malati” di Raiotismo acuto, capaci di intendere e interpretare le segrete e oscure trame che si agitano dentro e fuori Viale Mazzini. Parliamo ancora del Nuovo Contratto di Servizio per quel tanto ancora che ci siamo dichiarati schierati tra coloro che lo ritengono un documento di assoluto rilievo strategico per il futuro della RAI. Che poi verrà disatteso meno è altro discorso. Speriamo di essere perdonati dalle lettrici e dai lettori che lo ritengono una perdita di tempo.

Allora, dibattendo e riflettendo sul documento da pochi giorni reso noto in Vigilanza e che tutti, tutti, ancora oggi continuano ad ignorare, abbiamo appreso un complesso e delicato retroscena molto interessante che la dice lunga su come vanno le faccende al VII Piano di Viale Mazzini. In un post precedente di eravamo posti una domanda che ora sembra irrilevante: questo Contrato è di “destra” ???

Il tema è la “filosofia” del nuovo Contratto sulla quale, a quanto ci dicono, si sono confrontati due schieramenti prevalentemente interni alla RAI. Il primo farebbe riferimento alla presidente Soldi e alla sua collaboratrice Squadrone mentre il secondo a Giuseppe Pasciucco, ex CFO ed ora presidente di RAI Way nonché “Direttore della Direzione Coordinamento Iniziative Strategiche”. Il primo "gruppo di lavoro" si è concentrato sul tema KPI dove sembra aver conseguito un certo risultato facendo entrare “manu militari” questo concetto pur tuttavia senza specificare in alcun modo il loro “peso” (dimensioni, definizioni, modalità di verifica etc) mentre il secondo sembra aver conseguito la vittoria più rilevante seppure, forse, la più pericolosa per il Servizio Pubblico.

A quanto ci viene riferito da nostre fonti, sarebbe Pasciucco l’artefice, il teorico del “no obblighi … no costi” e del subordinato teorema dell’equilibrio tra risorse disponibili e impegni di spesa? Dal suo punto di vista, ci dicono, l’enfasi è più sul timore dei costi che sul vantaggio del valore determinato dagli obblighi. Non è cosa da poco e, in questa chiave si legge, si legge bene in combinato disposto prima l'art. 3 (Digital Media Company) e poi l’arcano quanto misterioso e pericolosissimo sistema dell’abolizione totale del precedente articolo 25 (Obblighi specifici dettagliati in 7 pagine) e dell’introduzione della clausola della NON pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del famigerato Allegato 1 che, da solo, merita un capitolo a parte nella forma e nel merito. In poche parole, qualcuno potrebbe avere sostenuto una frase del genere: “Non specifichiamo gli obblighi … togliamo per quanto possibile quelle parti dove si dice “la RAI è tenuta a ...” teniamoci le mani libere e speriamo che vada bene”. Come Bloggorai ha scritto tante volte “tiriamo a Campari” e poi … un giorno si vedrà. Tradotto in italiano corrente: il Servizio Pubblico comincia a tagliare il ramo dove è appollaiato.

Ma c’è un’altra grande questione tutta da verificare e si riferisce alla “natura organica” del Contratto. Nel precedente Contratto i primi articoli dall’1 al 6 si riferiscono dettagliatamente all’oggetto del Contratto stesso (poi ripresi e meglio specificati all'art.25). In poche parole, laddove si dice che “… il presente Contratto ha per oggetto l’attività che la Rai svolge ai fini dell’espletamento del servizio pubblico e, in particolare, l’offerta radiofonica, televisiva, e multimediale diffusa attraverso le diverse piattaforme in tutte le modalità, l’impiego della capacità trasmissiva necessaria, la realizzazione dei contenuti editoriali, l’erogazione dei servizi tecnologici per la produzione e la trasmissione del segnale in tecnica analogica e digitale, la predisposizione e gestione dei sistemi di controllo e di monitoraggio” tutto questo, nel nuovo Contrato viene sostituito e sintetizzato in un solo articolo, il n. 2, dove in poche righe, si leggono i “Principi generali e obiettivi dell’offerta di Servizio Pubblico”. Attenzione: questo articolo si chiude con il comma 4 dove si legge che “L’offerta di servizio pubblico sarà prevalentemente composta da programmi classificabili nei generi -e secondo le quote- di cui all’allegato 1)” cioè quello stesso allegato a dir poco anomalo laddove non si prevede (vedi art. 25) che sia soggetto a pubblicazione in Gazzetta Ufficiale … ovvero una scrittura clandestina, privata.  Nota bene: questo articolo è peraltro privo di un passaggio tutto da verificare ovvero “l’impiego della capacità trasmissiva necessaria” che non è proprio una cosetta da poco conto.

Chiudiamo sull’articolo di oggi sul Corriere: si legge che “Entro la fine del mese i vertici dovranno chiudere il contratto di servizio, la cui bozza questa settimana sarà esaminata dalla commissione di Vigilanza (che esprimerà un parere non vincolante) per poi ripassare all'esame del ministero delle Imprese e dell'azienda e essere riapprovato in consiglio di amministrazione il 25 luglio”. Il caldo fa brutti scherzi: non c’è alcuna possibilità che la Vigilanza possa esprimere il suo parere obbligatorio (che non viene scritto dal Corriere) ma non vincolante entro questi termini. Non foss’altro perché il 27 sarebbe (condizionale) è prevista l’audizione del Ministro Giorgetti sul canone. Il Cda RAI del 25 potrà avere ben altri argomenti su quali dibattere. Auguri.

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domenica 16 luglio 2023

La RAI su quel treno per Pompei nel delirio della calura


 Ciuff.. ciufff ... tuuu ..tutuuuuuu ...che c'è di meglio di una gita in treno (vedi in fondo)

E trascorsa una settimana rovente e appiccicosa e altri giorni ancora verranno. Approfittiamo di un leggero venticello mattutino collinare per due righe due … non tanto di più.

La prima riga la dedichiamo a noi poveri pensionati, sfaccendati e forse pure alquanto rimbambiti. Il caldo poi acuisce i sintomi di quel leggero senso di stordimento e ci fa confondere lucciole (ce ne sono) per lanterne (non ce ne sono). Abbiamo inteso che il nuovo Contratto di Servizio, orribile e mostruoso senza altra scorciatoia, fosse un argomento che meritasse almeno qualche alzatina di ciglio. Nulla… nada … nisba ... non se lo fila nessuno, manco due righe sul giornale che in genere non si negano a nessuno. Eppure, già questo silenzio e disattenzione su un documento del genere è una notizia in quanto tale, in se medesima… come non detto!!!

Delle due l’una: o il Contratto di Servizio è un argomento del quale, realmente, non interessa nulla a nessuno (assai probabile) oppure interessa talmente tanto che il silenzio è dovuto al fatto che tutti si sono rintanati negli uffici, nelle redazioni, nelle case estive in riva al mare o in collina, nelle cantine, nei circoli del PD, nelle sedi sindacali, al bar del Circolo Arci della Bassa Val Tiberina a studiare, dibattere, confrontare e proporre. Sembra un’ipotesi alquanto improbabile ma non ci sentiamo di escluderla priori.

In attesa di capire meglio quale delle due ipotesi è più verosimile, oggi ci accontentiamo di registrare un insolito attacco a palle incatenate de L’Espresso che titola in copertina “PerdeRAI”. Da leggere attentamente e tenere in considerazione, specie sulla parte economica. Ora, che l’Espresso faccia L’Espresso non è sorprendente ma che l’Espresso si unisce al coro di quanti vorrebbero abolire il canone RAI diventa un tema interessante. Come abbiamo scritto tante volte, il canone sarà il principale campo di battaglia prossimo venturo sul futuro della RAI. Non perdiamo tempo con altra babbole: chi paga comanda. E lo stesso nuovo Contratto di servizio (e collegato piano industriale seppure scomparso dagli obblighi specifici come nel precedente) è un’architettura di cannucciato se non è chiaro quali saranno le risorse certe sulle quali puntare. 

Bloggorai ancora (non si sa bene per quanto sarà possibile) sosterrà la fondamentale necessità del canone e però avvertiamo che forze potenti si stanno schierando contro di esso e non tutte apparentemente del campo avverso. Punto.

Perché Governo e RAI hanno tanta fretta di chiuderlo entro il 30 settembre, dopo averlo tenuto segreto, nascosto, inguattato per quasi un anno? Qualcuno ha sostenuto che in questo nuovo Contratto ci sarebbe “qualcosa di buono” e non peggiore del precedente. Il solo fatto che è stato trattato come “cosa privata” intima e riservata lo priva di ogni interesse e rilevanza pubblica: tra chi sostiene questo ragionamento c’è anche chi ha raccolto firme per chiedere appunto la pubblicizzazione del dibattito. Respinte al mittente!

Basta, comincia fare caldo, troppo caldo per ragionare ancora.

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ps: last minute: leggiamo sul sito de La Repubblica “Meloni si blinda sul treno per Pompei: giornalisti rinchiusi in un altro vagone e vietate le riprese alla Rai. La premier è partita dalla stazione Termini con il ministro Sangiuliano per l’inaugurazione della nuova tratta di Trenitalia. Assente Santanchè. Al passaggio della delegazione cronisti allontanati: “Salite, è un ordine”. Al posto loro mi preoccuperei: magari la prossima volta li menano. E poi: curioso che nemmeno alla RAI viene concessa tanta grazia: magari non si fidano del tutto… chissà, ci sarà qualche comunista infiltrato.

 

venerdì 14 luglio 2023

Contratto di Servizio RAI: abbiamo qualche problema

Foto di SpaceX-Imagery da Pixabay

“Houston … Houston … abbiamo un problema … o meglio.. ne abbiamo tanti … rispondete”

“Houston … Houston … rispondete !!!”

“Mannaggia la paletta … Houston … Houston … rispondete  cacchio!!!”

“Houston non risponde…”

“Forse Houston non c’è più!!!”

Il nuovo Contratto di Servizio Rai è o non è. Lo è per quel tanto che disegna un futuro del Servizio Pubblico (tutto da decifrare e interpretare compiutamente) almeno da un punto di vista strettamente normativo. Se poi viene rispettato o meno, se poi è “cogente” o meno è altro paio di maniche. Come dire: “è vietato rubare la pensione agli anziani” ma se poi qualcuno lo fa … pazienza … forse ne ha bisogno. Il Contratto di Servizio, piaccia o meno, è lo strumento applicativo della Convenzione che, piaccia o meno, è il solo strumento utile e necessario a dare una copertura normativa indispensabile al Servizio Pubblico. Da questo punto di vista ci schieriamo da questa parte: il CdS è e ci deve essere, poi vedremo cosa metterci dentro e come farlo rispettare.

Per molti altri invece il CdS NON è, anzi, lo vedono come il fumo agli occhi, carta straccia se non di peggio. C’è un forte e autorevole partito RAI che sostiene, forse giustamente, che si tratta solo di una foglia di fico che maschera e confonde problemi di ben altra natura. Esempio: art. 3, Digital Media Company. Cosa vuol dire? Quali impegni richiede, quali investimenti per fare cosa che non sia una “supercazzola” sull’Intelligenza Artificiale ripassata in padella che tanto piace a qualcuno del VII piano? CDN proprietaria o in affitto (costa molti milioni/anno) da soli o in compagnia magari con la concorrenza Mediaset? Cloud nazionale ... Big Data (do you remember Sanremo e il caso Istagram?) come pure il 5G o la dismissione del DTT sia pure nella versione rivista e corretta in T2? Di cosa stiamo parlando?

E poi ancora .. ancora… ieri l’Usigrai ha ricordato la possibile sparizione delle Teche, forse destinata ad essere esternalizzate, al pari di un qualsiasi magazzino di cartacce e faldoni ammuffiti. E così via trotterellando.

A Bloggorai stanno arrivando numerose osservazioni che più o meno dicono: “stai perdendo tempo” … il CdS è materia vecchia utile solo a far contento qualche politico sfaccendato come te.

Oggi, dopo aver letto i giornali che ignorano beatamente l’argomento e si occupano solo di Fazio e dei condominio di Via Asiago e dopo aver scambiato qualche battuta in giro … siamo tentati di aderire a questa seconda schiera. Poi, se vogliamo essere ottimisti, possiamo sempre contar sull’eterno terzo partito: quello del bicchiere mezzo pieno che ha pur sempre la sua dignità.

Intanto, prendiamo atto che Houston, se c’è ancora, è in tutt’altre faccende affaccendato. Hanno altri problemi, il Contrato di Servizio RAI … al momento … non è. Poi, si vedrà.

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