martedì 31 agosto 2021

Rai: dov'è Super Mario?


Buona parte degli italiani  quando si sveglia al mattino è probabile che si ponga molte domande assai impegnative: la salute, il lavoro, la scuola e così via. Altri invece, possono avere diverse preoccupazioni: la RAI? Che fine ha fatto? Allora, anche noi, leggermente preoccupati dello strano silenzio che si avverte intorno a Viale Mazzini e vie limitrofe, abbiamo cominciato a chiedere in giro cosa succede, e se mai fosse necessario dare una mano. Dopo un lento e faticoso giro di telefonate e messaggi vari abbiamo ricavato opinioni che vi riportiamo tali e quali:

Fuortes è bravo: sa già tutto e a tutto ha già provveduto (le nomine e vecchio Piano Industriale)

Fuortes non è bravo: non  ha ancora capito ancora nulla e vaga nel vuoto

Fuortes attende segnali da Palazzo Chigi o palazzi limitrofi (Draghi si candida al Quirinale?)

Fuortes è tornato a Viale Mazzini ed ha trovato tutti gli uffici vuoti e si è turbato

Fuortes non si fida degli interni

Fuortes si fida degli interni ma ...fino ad un certo punto (così gli hanno riferito)

Fuortes si fida del suo Cda?

Quest’ultima domanda è capziosa e insidiosa. Cosa vuole dire? C’è un interrogativo che giace insoluto: perché alla presidente Soldi è stata data la delega alla transizione digitale? Ben sapendo che si tratta di un ambito di stretta competenza corporate e di assoluto rilievo strategico? Ci siamo pure chiesti se la famigerata intervista della Bria sia mai stata preventivamente "comunicata", o meglio "concordata" visto l'interesse strategico del tema, con l'AD e la Soldi.

Si tratta di un tema che ci riporta a quanto abbiamo scritto ieri a proposito del ritardo che si avverte su alcune grandi scelte tecnologiche che investono, direttamente o indirettamente, anche il Servizio Pubblico e se non per l’immediato, certamente per il prossimo futuro. Refarming e transizione al DVB-T2, società unica per la banda larga e 5G sono i capitoli di cui parliamo. Ieri, dopo aver riportato alcune “suggestioni” proposte da nostri autorevolissimi lettori interrogati sul perché è in corso tale ritardo (vedi oggi su La Stampa il titolo “Un anno dopo la rete unica non c’è. TIM e Cdp adesso trattano sul Cloud”), abbiamo ricevuto le cifre che riportano esattamente lo stato dei pagamenti che non sembrano ancora avvenuti: la Legge  la legge di bilancio 2018 (dicembre 2017, n. 205) al comma 1045 stabilisce che: “ … Gli introiti derivanti dall'assegnazione delle bande di frequenza di​ cui al comma 1028 sono versati​ all'entrata​ del​ bilancio​ dello​ Stato, entro il 30 settembre di ciascun esercizio finanziario​ dal​ 2018​ al 2022…”. Con questa impostazione, per quanto ci riferiscono, sarebbero entrati nelle casse dello Stato solo poco più di 2 Mld di Euro sui 6,5 del totale di gara e solo quelli provenienti dalla banda 700. Ne rimangono fuori ancora oltre 4,3 Mld della banda 3700, peraltro particolarmente pregiata in quanto utilizzata per i cosiddetti collegamenti per “l’ultimo miglio” tra i cabinet e le abitazioni.  Si tratta di una montagna di soldi che ancora balano nell’etere, appunto. Come pure, a quanto sembra, comincia a ballare il tema 5G che non è più tanto al centro delle attenzioni.

A proposito di soldi, ieri abbiamo dimenticato (per modo di dire) di citare un soggetto rilevante presente in questa partita: Mediaset. Proprio lo scorso anno, in questo periodo, Marco Giordani dichiarò esplicitamente l’interesse del gruppo alla rete, subito gelato da TIM/Gubitosi. Da allora sono successi molti fatti finanziari ma l’interesse non è venuto meno. Merita un Post a parte.

Dunque, il problema è politico, come al solito. Tutto risiede nelle mani del decisore istituzionale, del Governo, che a seconda delle convenienze, necessità ed opportunità, agevola o favorisce una scelta piuttosto che un’altra. Ora quindi la domanda è: Draghi come si pone rispetto a tutto questo? Gli indicatori che si possono prendere in considerazione sono essenzialmente: il PNRR, il ruolo di CdP e il progetto di Colao. Ci eravamo già soffermati su CdP quando abbiamo sollevato il problema della posizione che intende assumere nel delicato equilibrio nella partecipazione/gestione delle azienda consociate/controllate con l’arrivo della nuova gestione Scannapieco. Al momento del suo insediamento avrebbe confidato : “Qui è un gran casino, bisogna ricostruire tutto”. più o meno la stessa frase potrebbe averla detta anche Fuortes quando ha messo piede in Rai. E, forse, con questa chiave di lettura si può interpretare come il nuovo AD intende svolgere i suoi compiti.

Il tema è sempre lo stesso, molto semplice: prevalenza dell’interesse pubblico o privato e quindi Stato o Mercato? In questa chiave si può leggere lo sviluppo di questi grandi appuntamenti tecnologici e, come abbiamo detto, per Viale Mazzini si pone il problema di decidere da che parte stare, dove impiegare le proprie energie, dove indirizzare i propri investimenti.

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lunedì 30 agosto 2021

Giochi sporchi intorno a Viale Mazzini



Qualcuno sta barando oppure gioca sporco, molto sporco. Ci riferiamo a quando sta succedendo in questo Paese a proposito di innovazione tecnologica e, segnatamente, quella del settore audiovisivo. Succede esattamente che ci troviamo nel pieno di un momento di grande rilevanza che investe tutto il perimetro delle telecomunicazioni e, allo stesso tempo, tutto appare fermo o almeno in drammatico ritardo. Gli elementi centrali che si evidenziano sono: il refarming delle frequenze, la ridefinizione del TUSMAR e la preparazione del prossimo WCR-23  (World Radiocommunication Conference) dove verrà deciso il momento in cui si dovrà spegnere definitivamente la televisione digitale terrestre.

Chi segue questo Blog ormai da oltre tre anni, sa bene quanto ci siamo impegnati più volte, ripetutamente, a porre riflessioni sulla transizione al DVB-T2 e ai rischi che in particolare il Servizio Pubblico potrebbe correre in questa fase. Non è un caso che, infatti, ci siamo richiamati al Contratto di Servizio che dispone, all’art. 17, La Rai garantisce l'informazione al pubblico in ciascuna area tecnica nel corso dell’attuazione della tabella di marcia nazionale per la liberazione della banda 700MHz, utilizzando le emissioni televisive e radiofoniche e il web. Tale informazione dovrà essere fornita senza interruzioni fino a quando le attività non saranno ultimate in tutto il territorio nazionale”. Si tratta di un obbligo, non di una facoltà, e la mancanza del suo adempimento costituisce una violazione e non una “dimenticanza”. Il legislatore aveva previsto giusto quanto fosse importante informare tempestivamente gli utenti.

Siamo abituati a porre domande e cercare riposte. Perché avviene tutto questo, chi ne è responsabile e cosa si può proporre per affrontare i problemi? Da tempo, quindi, ci stiamo arrovellando per capire dove si trova chi frena e perché.

Proviamo a formulare qualche ipotesi. La prima è molto suggestiva e ci viene proposta da una fonte molto, molto autorevole, con un filo di voce molto sommessa: “I telefonici non hanno ancora pagato quanto devono per l’acquisto delle frequenze tv”. Acciperbacco!!! Superato un momento di turbamento, cerchiamo di capire e di approfondire. Di cosa si tratta esattamente? Piccolo passo indietro: nell’ottobre 2018 si conclude l’asta per il 5G dove lo Stato ha incassato (o meglio, dovrebbe avere) 6,5 miliardi, superando di oltre 4 le aspettative previste. Il maggiore “contribuente” è stato TIM (seguito da Vodafone) con 2,407 miliardi che si è aggiudicato uno dei due maxi-blocchi da 80 Mhz nella banda 3,7 Ghz, un blocco nella 26 GHz e due nella 700 MHz: un bel pacchetto destinato a rafforzare di molto la posizione di TIM nel panorama nazionale. Stiamo parlando dell’”era glaciale” dei governi precedenti Conte 1 (Lega e M5S) poi Conte 2 (M5S e PD) ed ora Draghi (Lega, M5S, PD, LEU, Croce Rossa, Boy Scout, Protezione Civile etc). Dunque, parliamo solo possibile  mancato pagamento? NO, non solo. Ci spingiamo in avanti e chiediamo ad altra fonte: “Si, potrebbe essere vero ma non si tratta solo di quello” cioè? “Semplice: il MISE da tempo è ritardo, più o meno colpevole, ma in ritardo. Vedi per quanto tempo è rimasta vacante la Div.5, la DG SCERP, ora assegnata da Giorgetti a Francesco Soro”.  

Già, sarà perché siamo ostinati e puntigliosi ai limiti del rompiscatole ma ancora qualcosa non torna e non riusciamo a trovare una risposta tanto sintetica quanto convincente. Ancora la nostra fonte: “Il ritardo e il silenzio non sono semplici negligenze: c’è complicità”. Questo lo sospettavamo da tempo. Ma, aggiunge: “Sembra che si possa sommare una convergenza di interessi tra confusione e mancanza di competenza e conoscenza”. Anche questa non ci trova impreparati. Se ci vogliamo limitare ai soli ultimi tre anni, non sembra difficile, come sostengono molti, poter imputare al MISE le responsabilità primarie di quanto avvenuto sul processo di refarming, anche indipendentemente dal drammatico “incidente” della pandemia Covid. Torniamo al tema del possibile ritardo dei pagamenti e insistiamo nel cercare qualche riscontro: bocche chiusissime, tappate con il cemento armato. Però trapela un ragionamento: “Giorgetti, da quando si è insediato al MISE, ha fiutato l’aria che tira e, da fine politico, non vuole rimanere con il cerino in mano. La sua filosofia è: pagare moneta, vedere cammello. Tradotto: intanto pagate e poi avrete le frequenze”. Non fa una piega, se fosse tutto vero sarebbe molto plausibile. Ma, forse, è solo un ragionamento.  

Torniamo brevemente al tema refarming e al silenzio della Rai: per molto tempo lo abbiamo addebitato alla negligenza di una certa dirigenza Rai che si nascondeva dietro il MISE: “Se non agiscono loro, noi non possiamo fare nulla” ci venne detto e ripetuto più volte per arrivare ai giorni nostri quando abbiamo sentito la bizzarra teoria del “Non avvantaggiare TIM - DAZN che in questo specifico momento sono quelli che ne possono trarre maggior profitto dalla campagna di rottamazione TV che sosterrebbe più il broadband che il broadcast, agevolando l’acquisto di Smart Tv”. Teoria bizzarra ma nemmeno poi tanto.  

Se vogliamo estendere il campo, possiamo anche ricordare il tema banda larga e società unica per la rete nazionale: siamo passati dal Memorandum di agosto 2020 all’empasse attuale, con il Piano Colao che transita dalla prima versione giugno 2020 (Governo Conte) a quello della primavera 2021 (Governo Draghi) dove siamo alla “Consultazione pubblica del Piano “Italia a 1 Giga” - Dal 6 agosto, aperto alle osservazioni degli stakeholders il nuovo piano di intervento per infrastrutture a banda ultra larga sul territorio nazionale”. Tutto chiaro? No, niente affatto perché si sommano altri piani, altri livelli, altri interessi che rendono tutta la partita estremamente complessa da decifrare e non si consentono facili risposte o scorciatoie.

Abbiamo ricordato in premessa i due temi TUSMAR e WCR-23: in qualche modo sono strettamente connessi: derivano entrambi da vincoli extranazionali che si dovranno poi tradurre nelle prossime tappe, per quanto riguarda la Rai, del nuovo Contratto di Servizio e del conseguente piano industriale. Ecco dunque che torniamo al nostro consueto ritornello: la visione e la missione del Servizio Pubblico. Se qualcuno non alza la chiappe e si mette a studiare, a cercare idee, proposte e soluzioni… le chiacchere stanno a zero e hai voglia ad interrogarsi su perché e per come siamo in ritardo.

Chiudiamo con le solite domande bizzarre che con quanto scritto prima, forse, c'entrano poco: per quanto sappiamo, l’AD Rai e la presidente Soldi sono ancora rispettivamente sovrintendente all’Opera di Roma e presidente della Fondazione Vodafone (vedi https://www.operaroma.it/fondazione/fondazione-chisiamo/fondazione-chisiamo-fuortes/ e https://www.vodafone.it/nw/vodafone-italia/fondazione-vodafone-italia/chi-siamo.html ). Ci piacerebbe sbagliare, ma qualcosa non torna, in particolare per la Presidente Soldi.

In soldoni (opppssss): quando si pongono domande qualche risposta si ottiene. Andiamo avanti: siamo solo all’inizio.

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domenica 29 agosto 2021

No news...bad news


Siamo molto fiduciosi che tra i nostri lettori sono pochi coloro che ritengono la mancanza di notizie sia un buon segno. Per come la vediamo noi è un pessimo segnale. Magari alcuni potranno pure pensare ad una pausa, ad un momento di rilassamento, in attesa di una nuova stagione che non si prospetta niente affatto tranquilla.

Fatto sta che anche oggi non c’è nulla di dire o da commentare. Consigliamo a chi ne avesse voglia e in mancanza di meglio di rileggere i post dei giorni scorsi: alcuni hanno avuto grande successo.

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PS: lo spot della BBC sul futuro è stato molto apprezzato (il link sul post di ieri). 

Ve ne proponiamo un altro di pari bellezza:

https://www.bbc.co.uk/mediacentre/latestnews/2020/our-stories

 

sabato 28 agosto 2021

Rai: l'autunno prossimo venturo

Foto di Pepper Mint da Pixabay

Sabato, 28 agosto 2021. Il meteo che ieri annunciava acquazzoni si è sbagliato. Intanto, però, il tempo si è “rotto”: calata la calura e iniziato il fresco settembrino. Si dice che le stagioni durano tutte tre mesi ma forse non è vero. L’estate fila via in un soffio e l’inverno si prospetta sempre lungo e faticoso. Tant’è e fra pochi giorni ci faremo gli auguri: il 31 dicembre, infatti è solo una convenzione perché il nuovo anno sta per iniziare ora e da i prossimi giorni cominceremo a fare i conti con il futuro che ci attende. Poco o nulla ci induce all’ottimismo e non abbiamo nemmeno tanta voglia di sottoscrivere cambiali in bianco del tipo “lasciamoli lavorare e poi giudicheremo”. Lo abbiamo fatto tante volte nel passato e i risultati sono sotto i nostri occhi e non abbiamo nessuna garanzia che anche questa volta possa andare diversamente. Sono passati circa 40 giorni dall’insediamento di questo nuovo Cda e, finora, con tutta la buona volontà, quello che passerà alla storia è la transizione dal Tu al Lei (magari passando con Ella) e il proposito di rispolverare il vecchio piano industriale congelato di Salini.

Nel frattempo, qualcuno già inizia ad aprire le danze: oggi MF titola: “Draghi Boys alla prova” e, tra questi, annovera l’Uomo Fuortes al Comando©Bloggorai. Leggiamo: “Il manager della cultura ha subito voluto improntare la sua gestione al rigore economico… niente più bilanci previsionali in rosso… ha anche detto di voler puntare molto sugli eventi in streaming sulle piattaforme digitali… ma sicuramente nelle prossime settimane i dossier più impegnativi saranno quelli relativi alle nomine nelle reti e nei telegiornali, (dove da sempre la politica mette il becco…) e la negoziazione del nuovo Contratto di Servizio…”. Bene, benissimo, inizia la battaglia, alla vecchia maniera con rumore di spade e cannoni, e per chi adora l’era moderna con gli elicotteri da combattimento che già volteggiano su Viale Mazzini con qualcuno che assapora l’odore del Napalm 51. I due prossimi terreni di confronto saranno, appunto, il nuovo Contratto di Servizio e il suo conseguente Piano industriale (che non è una formalità come a qualcuno piacerebbe ma un obbligo). La sintesi di questi temi si racchiude e consiste in una sola parola: missione o visione del Servizio Pubblico.

Finora, nessuno ha la più pallida idea di cosa frulla nelle teste dei nuovi amministratori (a parte gli algoritmi etici della Bria) che non sia la banale e sempliciotta formula del risanamento del bilancio: vorrei vedere se mai un amministratore volesse sostenere il contrario. Che i conti debbano essere in ordine è tautologico. Ma il tema non è il pareggio: il problema sono gli investimenti che potrebbero anche richiedere uno sforamento di bilancio e andare in rosso se necessario. Il necessario, però, appartiene ad una logica che ancora non conosciamo. Nessuno, a partire dal capo del Governo e dei suoi ministri ha speso una parola, una virgola, per proporre cosa si vuole fare del Servizio Pubblico nel suo prossimo e lontano futuro. Nessuno, anche oltre il governo, ha speso un fiato per provare ad immaginare se nei prossimi anni ci dovrà essere una Rai tutta orientata al broadcast piuttosto che broadband, con ancora tre reti generaliste oppure ne sarebbero sufficienti solo due, pagata ancora con proventi da canone e pubblicità oppure tutto rientrato nella fiscalità generale, un’Azienda che produce o si limita solo a distribuire programmi, con il grande sport nazionale in diretta o no… e così via. Finora, tutto ciò che sappiamo si riferisce alle proposte di modifica della Governance Rai con le 6 iniziative parlamentari in discussione alla Commissione lavori pubblici del Senato. Mentre, nel frattempo, si lavora alacremente al recepimento delle direttive UE sulla ridefinizione del TUSMAR (dove, tra l’altro, si vorrebbero prevedere anche norme in questo campo). Dunque, sappiamo che la pubblicità potrebbe ridursi di circa 100 mln, sappiamo che forse si potrebbe tornare alla riscossione del canone con i bollettini di conto corrente  (con un possibile ritorno all’evasione e conseguenti perdite di decine di milioni), come pure sappiamo che per sopravvivere alle sfide tecnologiche occorrono centinaia di milioni (vedi l’annoso tema della CDN proprietaria che, da sola potrebbe costare oltre 100 mln), sappiamo che è necessario produrre programmi di qualità e la qualità costa e via discorrendo. Ma sappiamo pure benissimo che occorrono soldi che nessuno è in grado di dire da dove possano venire.

Tacciono tutti e non solo il governo e le forze politiche, tutte, indistintamente. Non un pensiero originale, non una bozza di progetto, non un briciolo di iniziativa, nemmeno un vago proponimento a dibattere. Nulla, il vuoto più assoluto: da LEU fino a FdI la parola “missione” del Servizio Pubblico del prossimo futuro è assolutamente sconosciuta. Vi riproponiamo allora uno spot della BBC, ormai datato di qualche anno dove già il titolo è il suo programma: “La nostra visione del Futuro” https://www.bbc.co.uk/rd/about/vision : guardatelo con attenzione, è una meraviglia, sono solo 5 minuti che illumineranno tutto ciò che potremmo fare ma non vogliamo o non possiamo.

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venerdì 27 agosto 2021

Rai: nessun segnale di fumo

Foto di roegger da Pixabay

Il meteo minaccia nubifragi sull’Italia centrale. Nell'incertezza, ci prepariamo a rimanere chiusi in casa, in attesa di qualcosa che potrà avvenire o anche no. Frughiamo tra i vecchi libri dove ogni tanto torna  utile rivedere le frasi annotate, a futura memoria.

“Il tempo intanto correva, il suo battito silenzioso scandisce sempre più precipitoso la vita, non ci si può fermare neanche un attimo, neppure un’occhiata indietro. “Ferma, ferma!” si vorrebbe gridare, ma si capisce ch’è inutile. Tutto quanto fugge via, gli uomini, le stagioni, le nubi; e non serve aggrapparsi alle pietre, resistere in cima a qualche scoglio, le dita stanche si aprono, le braccia si afflosciano inerti, si è trascinati ancora nel fiume, che pare lento ma non si ferma mai”.

Ecco allora che si pone il dubbio, il quesito: il tempo corre o si sospende? Non riusciamo venirne a capo. Per la Rai come si mette? Siamo in pausa oppure si lavora alacremente?

Se è vero, come ci è stato riferito, che l’AD sia ancora in ferie (giustamente !!!) e tornerà lunedì, anche noi, nel nostro piccolo, ci mettiamo in pausa di fine settimana. In fin dei conti, le nostre responsabilità, passeggere ed occasionali, son ben poca e piccola cosa rispetto ai compiti che gli competono. Del resto, a parte qualche spiffero, sottile quanto vago e confuso, da Viale Mazzini non giungono segnali di fumo. Il solo segnale atteso riguarda la comunicazione agli utenti dell’avvio della campagna di rottamazione tv ma, per quanto sappiamo, ancora nulla: da ieri, a quanto ci risulta, stanno riflettendo, dibattendo, valutando … chissà… forse… vedremo … boh!!!

Comunque, giusto per chi ha voglia di tenersi aggiornati: segnaliamo un articolo comparso su La Stampa dei giorni scorsi con il titolo “Il paradosso dell’Italia: dieci milioni senza la rete ma lo streaming fa boom – Allarme di Bankitalia”. Nel testo ci si riferisce ad un documento molto interessante: “I divari infrastrutturali in Italia: una misurazione caso per caso” dove si legge, nel capitolo 3.2 – le infrastrutture di Telecomunicazione – che “… Un forte ritardo caratterizza invece il Paese nel suo complesso per quanto riguarda la disponibilità della tecnologia più innovativa, ovvero la connessione di rete fissa a banda larga ultra veloce. Con riferimento all'obiettivo del piano varato dal governo nel 2015 (85 per cento della popolazione coperta dal servizio ultra veloce entro il 2020) siamo praticamente a meno di metà strada, con un'infrastruttura sottodimensionata rispetto ai principali paesi europei e una distribuzione sul territorio a macchia di leopardo…” mentre invece “Molto diversa è invece la situazione per quanto riguarda la disponibilità dell’infrastruttura a banda larga di tipo mobile con tecnologia 4G (fino a 100 Mpbs), il cui grado di copertura del nostro Paese risulta superiore rispetto alla media europea (95 per cento”. Questo uno dei temi in agenda (urgenti) da affrontare per il Servizio Pubblico: da che parte stare e come partecipare rispetto alla competizione in corso sul terreno della rete unica? Se ne hanno voglia, Fuortes e i nuovi consiglieri, hanno molto da studiare e poco tempo per decidere. Auguri.

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giovedì 26 agosto 2021

Rai: trame sottili e giochi pericolosi

Foto di Rick Brown da Pixabay


Nella sua assoluta e totale normalità, oggi è una giornata per certi aspetti eccezionale. Non c’è nulla da dire, poco da riflette e ancora meno da scrivere. Eppure c’è, o ci dovrebbe essere, tutto quanto necessario per aprire una nuova stagione di dibattito sul futuro del Servizio Pubblico.

“Quando non è il suo turno di muovere, il giocatore ha spesso a disposizione molto tempo – cinque, dieci minuti, talvolta mezz’ora o perfino un’ora. Ci si potrebbe aspettare che egli approfitti di questo periodo per studiare la posizione: ebbene, ciò accade raramente”.

Proviamo ad immaginare cosa possa pensare in questi giorni il nuovo AD Rai, alle prese con scelte e decisioni importanti e urgenti. Per rimanere nella citazione di cui sopra (Psicologia del giocatore di scacchi, di Reuben Fine) proviamo ad immaginare quante mosse sia in grado di prevedere nella sua strategia di lavoro a Viale Mazzini in un arco determinato di tempo. Si sostiene, forse non sempre a ragione, che un maestro di alto livello possa al massimo riuscire a prevedere 25 mosse nel corso di una partita. Quante ne può immaginare Fuortes?

Perché questa premessa? semplice: con alcuni nostri attenti e affezionati lettori ci stiamo divertendo a riflettere sulla natura (sulla cultura) e soprattutto sul tempo che Fuortes ha a disposizione per svolgere il compito che il Governo gli ha affidato. Ecco allora che torniamo ad un ragionamento più volte scritto in passato: le circostanze e il futuro prossimo venturo del quadro politico. Saranno queste, infatti, molto probabilmente a influenzare o suggestionare i prossimi passi dell’AD già a partire dai prossimi giorni. Iniziamo con il primo appuntamento a breve termine: il prossimo 3 e 4 ottobre con le elezioni amministrative. Sia prima quanto dopo, tutti si sbracceranno a dichiarare che gli esiti delle urne non avranno peso sugli equilibri politici di governo e tutti sanno che non è vero. Lo avranno e pure forte perché saranno il preludio alle battaglie successive: in primo luogo l’elezione del presidente della Repubblica, prevista a gennaio 2022 e, un anno dopo, la consultazione per il nuovo parlamento nel marzo 2023. I tre appuntamenti si combinano tra loro in modo imprescindibile come pure sarà imprescindibile che Fuortes ne dovrà tenere in debito conto. Semplificando ai minimi termini, si può sostenere che la forza del nuovo amministratore di Viale Mazzini è direttamente proporzionale a quella di chi lo ha investito: Mario Draghi. Le elezioni d'autunno metteranno il timbro su quali saranno i nuovi equilibri politici tra i partiti che lo sorreggono e chi avrà in mano le fiches più pesanti. Da questi, giocoforza, si comincerà a capire il quadro entro il quale avverrà il cambio della guardia al Quirinale. Si sostiene da più parti che, al momento, le carte siano tutte coperte ma un paio di scenari sono plausibili. Il primo sembra essere quello più auspicato: Mattarella rimane al suo posto e si fa garante della continuità del Governo fino alle elezioni politiche. Molti sperano e vedono con favore questa possibilità. Nonostante il Capo dello Stato abbia già manifestato la sua intenzione contraria, si tratta di un’ipotesi che non si può escludere a priori. Qualora fosse, ciò significa che Draghi rimane saldamente al suo posto e porta a casa gli obiettivi che gli sono stati assegnati: la gestione della pandemia e il PNNR. Di conseguenza, anche Fuortes rimane l’Uomo … al comando fino a giugno 2024. Quindi è obbligato a fare scelte di lungo periodo. Ma, come noto, c’è anche un’altra ipotesi: che Draghi decida o sia indotto a decidere di candidarsi al Colle e, in tal caso, come sostengono alcuni, dentro e fuori al palazzo, il destino di Fuortes è segnato. Sul suo tesserino di ingresso a Viale Mazzini verrebbe scritta la data di scadenza, come lo yoghurt. Ne consegue che le sue scelte dovranno per forza adattarsi ad uno scenario di medio breve periodo e cercare di salvare il salvabile della sua reputazione di salvatore dei conti Rai.

E’ molto verosimile che sia proprio in questi termini che al VII piano siano in corso elaborati quanto complessi ragionamenti su cosa fare già dalle prossime ore, dai prossimi giorni. Con quanto abbiamo scritto nei giorni scorsi, abbiamo saputo che ad alcuni sia andata di traverso la lettura del Post. La prima casella che si vorrebbe occupare, quella da DG, non è affatto scontato che possa essere occupata e per chi ci aveva messo ben più di un occhio sopra la cosa non sembra per nulla divertente. E, dopo la pubblicazione del Post, abbiamo scoperto che gli ambiziosi sono più d’uno e, come abbiamo scritto, non riveleremo i nomi nemmeno sotto tortura cinese, salvo poi confidarli in cambio di un caffè sospeso dalla gentile signora napoletana dietro Via Pasubio (nota bene: la lista è già corposa). L’idea che Fuortes, per prudenza e per convenienza, possa scegliere di contare sui generali già operativi è forte e convincente.

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mercoledì 25 agosto 2021

Note di fine agosto: da tenere bene a memoria

 

Foto di gefrorene_wand da Pixabay

Ieri ci siamo sbagliati e chiediamo scusa: non è vero che nei giorni scorsi non è successo nulla che meritasse attenzione e che il solo segnale di fumo (e che fumo!!!) sia stata l’intervista della Bria sui “logaritmi etnici”. Sono successe tante cose e scritte tante notizie che meritano di tenere bene a mente, nei prossimi giorni saranno molto utili. Cerchiamo di rimettere ordine tra i vari ritagli che conserviamo gelosamente.

Il 4 agosto si è svolta l’audizione di Fuortes e Soldi in Vigilanza: a parte una “dimenticanza” (il budget è stato votato all’unanimità e non è vero!) e un numero buttato a caso (tagli “mediamente” dell’1% e non è vero) non c'è molto altro che possa rimanere nella Storia della Rai. Titola il Sole: “Servono una gestione economica virtuosa e la multimedialità”. Una chicca da tramandare alle future generazioni, mai sentita prima!!! Si legge ancora: “quello che sembra non mancare è il decisionismo dell’AD: “prova è la lettera inviata alle direzioni Rai dove si comunica la “temporanea” sospensione della possibilità di partecipazione del personale Rai a trasmissioni concorrenti”. Già, peccato che il problema sia esattamente il contrario: sono gli altri che partecipano alle trasmissioni Rai e raramente viceversa.

Il giorno successivo, Il Giornale pubblica una notizia che nessuno ha ripreso: “Governance Rai: blitz dell’esecutivo” e si riferisce ad un DL del Governo in recepimento della direttiva UE su servizi audiovisivi. Nel testo, si legge, anche norme dettagliate sull’organizzazione interna, poteri dell’AD e del Cda. Silenzio totale, tanto grave quanto insolito: evidentemente tutti al mare.

Passano poche ore e, zacchete: leggiamo sul Corriere della Sera che Amadeus fa tris con Sanremo (ed è pure stupito, è stato ingaggiato a sua insaputa). Come e perché tanta solerzia a chiudere questo contratto è un mistero. Abbiamo provato a chiedere ed abbiamo ricevuto risposte non pubblicabili.

Ancora poche ore e, zacchete di nuovo: il solito Andrea Biondi ricorda un passaggio di Fuortes in Vigilanza: “Abbiamo una parte di risorse che arrivano dalla raccolta pubblicitaria. Che però hanno un tetto. E peraltro si discute anche se ridurlo”. Tombola: ha ragione l’AD. Il nuovo TUSMAR di cui si parla non solo rivede e riduce i tetti a danno di Rai ma introduce un perverso meccanismo di evidenza pubblica nella conclusione dei contratti pubblicitari che invece gli altri (Mediaset) non hanno. Danno stimato per Rai? Circa 100 mln!!! Anche su questo argomento, cala un velo di silenzio pesante come un macigno.

La Stampa dell’8 agosto titola: “La Rai si schiera contro il Governo: non tagliateci la pubblicità” se non che, vai a leggere, e trovi che “il primo a scagliarsi conto il Governo è stato Giancarlo Leone” che ora non è proprio Rai e difende interessi non sempre coincidenti (APA).  Poi si aggiunge l’ira dell’Usigrai che attacca sul fronte canone per l’indebita trattenuta operata dal Governo. Giorgetti (MISE) dichiara: “Tutti rispettino le regole”. Grazie, una vera carineria nei confronti del Servizio Pubblico. Chiude l’articolo, firmato da Ilario Lombardo: “Al momento però è difficile trovare quale partito che voglia immolarsi a difesa della Rai o che sia sensibile all’argomento fatto filtrare da fonti dell’Azienda pubblica…”. Fatto filtrare??? Allora c’è qualcuno a Viale Mazzini che fa filtrare!!! Attenzione: il verbo è filtrare, non comunicare che altra cosa. Acciperbacco, non ce ne eravamo accorti.

Già, ma non ci siamo annoiati: il giorno successivo, il Fatto Quotidiano pubblica una lettera di Fuortes al suo Direttore Padellaro: “Stiamo ridefinendo il Servizio Pubblico radiotelevisivo”. Ci stropicciamo gli occhi: non sono passati a malapena 20 giorni dal suo insediamento e l’Uomo Fuortes al comando ha già le idee chiare sul futuro della Rai. Alleluia!!!  Ma il colpo di grazia è in arrivo: Giovanna Vitale su Repubblica titola: “Nella Rai di Fuortes molti tagli, via i partiti e obbligo del Lei”. Non ci vogliamo credere, ci informiamo e nessuno conferma o smentisce. Noi ad ogni buon conto, abbiamo suggerito una via di mezzo tra il popolare Tu e il borghese Lei: da ora in poi, a discrezione, si potrà usare Ella.

Nel frattempo, viene licenziato Nicola Sinisi e l’Avvenire titola : “…I vertici inciampano ...per il caso presepe”.

Si avvicina ferragosto e la cannonata è dietro l’angolo: il Messaggero, a firma Mario Ajello, titola: “Via Rai1, Rai2 e Rai 3 la rivoluzione Fuortes”. Eravamo tranquilli sulla sdraio della fila 12, posizione 38, ad oltre 150 metri dal mare e ci prende uno stranguglione. Leggiamo increduli: “L’AD suadente ma duro… non ha nascosto la sua intenzione: quella del restyling del Piano industriale del suo predecessore Salini”. Basta, è troppo, fa caldo, molto caldo. Articolo da conservare gelosamente.

Dopo di che arriva la famosa (???) intervista della Bria, sulla quale stendiamo un velo… senza aggettivi... un velo e basta. Tutto il resto è cronaca di queste ore: sabato è iniziato il campionato di calcio con TIM e DAZN (con qualche problema) gongolano e, dallo scorso lunedì è partita la campagna di rottamazione dei vecchi televisori e decoder ma, a quanto sembra, i telespettatori Rai non ne sanno gran che. Ma, come abbiamo scritto, i vecchi volponi hanno pensato anche a questo: meglio attendere la campagna di autunno, in vista di Natale quando, si sa, siamo tutti più buoni e abbiamo anche qualche soldo in più da spendere con la tredicesima. Nel frattempo, se qualche decina di migliaia di utenti “emigrano” verso le altre piattaforme, pazienza, ce ne faremo ragione.

Bene, chiudiamo. Ieri abbiamo cominciato a riflettere sul tema “I generali di Fuortes” e qualcosa è successo. È uscito fuori dal cilindro un nome che potrebbe (e l’interessato vorrebbe) essere il nuovo Dg al posto di Matassino che “dovrebbe” lasciare l’Azienda il prossimo 19 settembre.  Ovviamente, non lo scriviamo nemmeno sotto tortura cinese ma potremmo essere disposti a rivelarlo a chi lascia un caffè “sospeso” a mio nome al bar della gentile signora napoletana dietro Via Pasubio. Se non che, sorpresina finale: non è affatto detto che ci debba essere un nuovo Dg abusivo (la legge 115 del 2015 non lo prevede) e sembra che Fuortes potrebbe essere indotto a preferire uno “stato maggiore” composto dai nuovi numerosi generali già operativi: i vari Chief delle diverse aree. In questo modo, ci viene raccontato, eviterebbe di avere un altro “uomo solo al comando” dopo di lui che, conoscendo meglio l’Azienda molto di più, potrebbe non sempre essere in sintonia con i suoi intendimenti. Ipotesi suggestiva, la nostra fonte enfatizza. Comunque, l’argomento è di scottante attualità e le decisioni non potranno essere inviate a lungo. Come si dice a Roma stiamo in campana! 

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martedì 24 agosto 2021

Fuortes, i suoi Generali e i Signori della Guerra

Foto di Jürgen Sieber da Pixabay

Sappiamo che molte lettrici e lettori attendono impazientii di leggere il Post di oggi. Mettetevi comodi e non vi aspettate sorprese, gossip o bassa cucina di pettegolezzo anche se tanto appetito e richiesto. Noi possiamo proporre solo ragionamenti e pure con qualche difficoltà. Non ci sono notizie di alcun tipo. Attenzione: non è un buon segno. È la fotografia esatta di un’Azienda ferma, immobile, stagnante. A quasi un mese dall’insediamento del nuovo vertice il solo segnale di fumo (per modo di dire) è stata l’intervista della consigliera Bria con gli “algoritmi etici”.  Nel frattempo, in queste ore, in questi giorni, tutto il mondo gira. Tanto per scrivere qualcosa: è iniziata la campagna di rottamazione Tv e abbiamo la vaga sensazione (pronti a correggerci se sbagliamo) che pochi telespettatori della Rai ne sappiano qualcosa.  

Andiamo avanti e ci avvantaggiamo un compitino per i prossimi giorni.

Ne abbiamo già parlato in altra occasione: gli storici stanno ancora dibattendo se la sconfitta di Napoleone fu colpa di ragioni avverse (il terreno, gli schieramenti mal disposti, i rinforzi, il suo stato di salute etc) oppure se furono alcuni dei suoi valorosi generali a non saper gestire le difficoltà del momento. Come noto, fino alle 12 circa di quel 18 di giugno, il Corso era convinto di sbaragliare gli inglesi e dava per certa la vittoria. Nel breve giro di poche ora le sorti della battaglia cambiarono e l’epilogo è scritto nei libri di storia. Veniamo ai giorni nostri. Qualcuno si è interrogato sulla precedente esperienza Salini e non pochi (tra i quali anche il sottoscritto) si è chiesto se avesse avuto una squadra di “generali” autorevoli, capaci e competenti, come sarebbero andate le cose. PercaritàdiDio… tutti gentiluomini autorevoli, capaci ed esperti… ci mancherebbe… però, va a sapere, magari Draghi avrebbe potuto farci un pensierino, in fin dei conti “squadra che vince non si cambia” si usa dire. Ma però… ma però… altri giochi, altri ragionamenti, altro quadro politico hanno indotto questa mutazione genetica che ancora nessuno ha ancora capito bene da che parte si indirizza. Il tema dei generali però rimane ed è la prima vera battaglia che Fuortes dovrà ingaggiare..

Ecco allora che il tema dei prossimi giorni (o meglio quello del quale si dibatte interna corporis più vivacemente) è esattamente: chi saranno i generali  che combatteranno più vicini all’Uomo Fuortes al comando©Bloggorai? Altri aggiungono: chi lo consiglia, chi gli suggerisce nomi, cognomi, indirizzi e numeri di telefono dei possibili candidati? Bene, iniziamo a ragionare. L’AD dispone, sulla carta, di due eserciti, che non è affatto chiaro se e quanto siano alleati: il primo, potentissimo anche se un po’ ammaccato, è il Popolo Rai. Si tratta di una Armada Invencible fino a non molto tempo addietro ma, si sa, le cose cambiano. E’ un esercito guidato da generali ormai stanchi (ricordate  Louis Nicolas Davout, Michel Ney, Nicolas Jean-de-Dieu Soult??? ) e provati da molte battaglie, disillusi, spesso impigriti e molti in attesa di una comoda pensione. Alcuni tra loro hanno cambiato spesso e volentieri l’onorata divisa, mentre altri invece, fedeli alla loro storica tenuta da battaglia, una volta presi prigionieri dal nuovo arrivato, sono stati esiliati o invitati caldamente a farsi da parte. Si potrebbe scrivere molto ancora sull’esercito Rai, al quale abbiamo appartenuto con onore, ma per ora limitiamoci a questo. 

Il secondo esercito, più occulto e non meno potente è tutto al di fuori di Viale Mazzini. Nelle sue schiere militano veterani di mille battaglie che, al confronto, quella Rai sono semplici scaramucce da esercitazione di Accademia. La prima fila è composta da vecchi volponi della politica, quelli che sanno e possono fare e disfare. La seconda fila, nascosta nelle foreste burocratiche dei ministeri, è quella più insidiosa: a loro occorre rivolgersi per sapere qualcosa sull’esercito alleato, sono loro che hanno i numeri, i conti, le chiavi di casa. La terza fila è ancora più subdola e pericolosa: sono i cosiddetti Poteri Forti dove militano mercenari di ogni genere, pronti a comprare e vendere se stessi e parti della propria famiglia al migliore offerente. Insomma, un esercito alquanto bizzarro con il quale però è necessario, quasi obbligatorio fare i conti (oddio, proprio obbligatorio no… magari con un po’ di coraggio si potrebbe anche farne a meno). Fatto sta, semplicemente, che ora è molto verosimile immaginare l’AD mentre sta lambiccandosi il cervello con questi signori della Guerra e con loro dovrà tirare fuori i nomi di cui presto parleremo.

Ora Fuortes ha due ordini di problemi immediati: il primo è il Capo di Stato Maggiore (chiamatelo pure DG, anche se in un certo senso è un termine abusivo), cioè quello che dovrebbe essere la cinghia di trasmissione con l’Azienda che Fuortes forse ancora nemmeno immagina quanto possa essere difficile e complessa. Questo ruolo necessita di particolari requisiti non facili da riassumere nella stessa persona ma, con un po’ di buona volontà, si può trovare e una buona ipotesi sembra già esserci. Fino a poche settimane fa pensava di aver risolto il problema e invece le cose non sono andate come lui voleva. Punto e a capo. Il secondo ordine di problemi è la sua “squadra” cioè il suo primo riporto: il Capo Staff, il Direttore delle relazioni istituzionali e il Direttore della comunicazione. Figure chiave, strategiche, di grande importanza. Scelte molto complesse. Girano alcuni nomi, non tanti in verità, ma non li citeremo nemmeno sotto tortura.  

Il compitino è appena iniziato ma dal suo esito, si capirà il proseguimento dell’anno scolastico.

Buona serata...

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domenica 22 agosto 2021

Appunti durante la pausa n.2

care lettrici, cari lettori,

Anzitutto grazie per cercare il Blog anche quando non c'è il Post del giorno. Siete tanti. Buon segno.

Contiamo di riprendere le trasmissioni entro breve.

In questi giorni poche notizie su RAI e dintorni. Una nota a margine: tutto quello che il Servizio pubblico racconta su quanto avviene in Afghanistan è attraverso le corrispondenti da Istanbul  e Cairo. Il racconto sembra in presa diretta eppure sono ben lontane da Kabul. Ma allora tanto vale fare i pezzi da Roma? o no? le fonti sono le stesse o no?

Comunque,  su questi argomento abbiamo la forte sensazione che è stata aperta la porta dell'inferno e nessuno sa come richiuderla

La sola cosa che ci stanno raccontando è che le fiamme bruciano e che i talebani sono cattivi e pericolosi. Ma questo lo sapevamo da lungo tempo, purtroppo. È stata messa a fuoco tutta l'area per impedire che avvenisse. Questo è il risultato.

Nei prossimi giorni parleremo di calcio, non solo maschile: abbiamo saputo da poco che La7 ha comprato i diritti del calcio femminile di Serie A. un altro piccolo tassello di Servizio Pubblico perso.

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pausa tecnica

 le trasmissione riprenderanno appena possibile. 


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sabato 21 agosto 2021

la Rai e il Paese delle mezze verità


Se i concetti non sono giusti le opere non si compiono. Se le opere non si compiono arte e morale non prosperano e se questo avviene la giustizia non e' precisa e se la giustizia non e' precisa il paese non sa dove poggiare.

Percio' non si deve tollerare che le parole non siano in ordine.

Già, le parole e i concetti sui quali scriviamo spesso non sono in ordine. Questa mattina, sulle prime ore, prima che sorgesse il sole (sic!), sorseggiando un tiepido caffè, di fronte ad un infinito panorama, mi apprestavo a leggere le mail e, ad un certo punto, sobbalzo quando, tra queste, una mi giunge inattesa. Si trattava della prima pagina del Sole 24 ore con il  titolo “Da lunedì il bonus per i televisori ma solo uno su dieci riuscirà ad averlo. La dote di 100 milioni basta solo per il 10% della platea potenziale”. Che stranezza. Qualcosa non torna: fino a ieri sera mi sono addormentato placidamente, con la brezza marina e il rumore dell’onda, felice e contento che il contributo per la rottamazione Tv fosse di 250 mln. E invece mi sveglio scoprendo che non è più così. Alla faccia del Kilimangiaro! Cosa sarà mai successo? Vuoi vedere che Fuortes, preso dal delirio dei tagli è riuscito a convincere Giorgetti a tagliare pure i fondi per la rottamazione Tv? Correndo il rischio di essere mandato a quel paese in ore antelucane, comincio a buttare giù dal letto i miei autorevoli ed esperti interlocutori che, immagino, hanno pensato “ma questo non ha di meglio da fare che occuparsi di queste storie di sabato mattina a quest’ora?”. Però, conto sul fatto che ci vogliamo bene e quindi il vaffa è stato tanto veloce quanto affettuoso e però chiarificatore.

La domanda secca che ho posto è stata “Chi si è fregato i 150 mln del bonus (151 per essere pignoli) rispetto ai 100 di cui scrive Carmine Fotina sul Sole???”.

Ora,  per  quanto chi vi scrive ammette di non essere un genio della finanza e della contabilità, però un pizzico di memoria ancora gli rimane. Ecco dunque che vado a riprendere i dannati appunti (gioia e dolori) che conservo gelosamente e che porto sempre come fossero un amuleto e ti ritrovo, data 7 luglio 2021 il seguente articolo sempre tratto dal sito del Sole con il titolo: “Bonus tv da 100 euro, firmato il decreto: come ottenerlo” dove,  al centro del pezzo, si legge “C’è un fondo per finanziare la misura? Il fondo per finanziare la misura è di 250 milioni di euro e sarà utilizzato fino ad esaurimento” vedi https://www.ilsole24ore.com/art/bonus-100-euro-cambiare-tv-dieci-domande-e-risposte-come-ottenerlo-AE9cwmU#U40304769493nz .

Allora, mi stropiccio ancora gli occhi e mi conforto da solo: sono ancora sano di mente. Meno male, ero preoccupato.

Andiamo avanti. Mano mano che passano le ore e i minuti il mistero si infittisce. Qualcuno, qualificato, cade dal pero (novità assoluta). Altri, pure qualificati, conoscono bene l’argomento e, per usare linguaggio da Orsoline, li ascolto visibilmente “scocciati”: “Tutta colpa del MISE e di Invitalia che gli scrive i comunicati: il collega del Sole non  ha fatto altro che pubblicare quanto scritto sul sito del Governo”. In effetti, a ben leggere si trova pari pari quanto scritto:  https://www.mise.gov.it/index.php/it/incentivi/comunicazioni/bonus-rottamazione-tv dove si indicano 100 milioni stanziati per la rottamazione TV.

Dove sta l’inganno? Semplice: non sono 100 milioni ma esattamente 251 così composti: Legge di bilancio 2018 100 milioni; Legge di bilancio 2019 incrementati di 51 milioni; Legge di bilancio 2021 ulteriori 100 milioni con introduzione della rottamazione. Totale 251 e non 100 !!! Per essere ancora più precisi, vanno detratti circa 30 mln già erogati. La differenza, attenzione, non è solo algebrica. Potrebbe indurre a ritenere che il bonus attualmente disponibile sia quello originario dove si prevedeva un limite ISEE di 20 mila euro per famiglia mentre il nuovo provvedimento firmato dal MISE lo scorso 7 agosto, ha abolito tale limite. Non è una differenza da poco. Necessario precisare che il limite Isee di 20 mila euro rimane valido per il vecchio bonus tv anche se ridotto da 50 a 30 euro.

Ed è cumulabile con bonus rottamazione per la famiglia isee dal punto di vista anzitutto dei telespettatori e poi per gli esercenti che si troveranno di fronte a grandi difficoltà interpretative sulla natura e dei diversi provvedimenti.  Come pure, è un argomento che dovrebbe interessare molto Viale Mazzini.

C’è poi molto da dire sull’entità dello stanziamento con il quale il numero di quanti potranno accedere sarà molto limitato rispetto alla platea delle famiglie interessate al refaming (poco meno di 10 mln). Ne paleremo ancora.

C’è una “morale” dietro tutto questo e, dopo tanto tempo, ci stiamo avvicinando ad una possibile lettura. Non c’è dubbio che tutto il processo di refarming in vista della transizione al DVB-T2 sia caratterizzato da errori, ritardi e confusione e ci siamo chiesti spesso perché, a chi giova. C’è una riposta a tutto: basta cercare e attendere. Ma di questo argomento, molto intrigante, parleremo in seguito, ci sono novità sulle quali lavorare.

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venerdì 20 agosto 2021

RIMANETE SINTONIZZATI

 Siamo in attesa di chiarire una questione molto delicata.

Vi aggiorneremo appena possibile

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ps: della serie "nemmeno un tranquillo sabato di agosto ci lasciano in pace" !!!

giovedì 19 agosto 2021

Rai: ATTENZIONE all'algoritmo e a DAZN

Foto di Gerd Altmann da Pixabay


I lettori che seguono questo Blog da oltre tre anni possono bene immaginare che non scriviamo tutto quello che sappiamo e non sappiamo tutto quello di cui dovremo scrivere. Succede, spesso, che alcune informazioni le conosciamo in ritardo come pure, al contrario, di alcune ne veniamo a sapere prima di altri. Quello che cerchiamo, sempre, di fare è mettere insieme pezzi, frammenti di ragionamenti che si svolgono nel tempo e nello spazio. Certamente, ne siamo consapevoli, abbiamo maturato una visione dei temi e dei problemi del Servizio Pubblico sufficientemente completa. Quindi, quando succede una relativa novità le antenne paraboliche si alzano immediatamente.

Così è successo ieri mattina dopo aver pubblicato il post sulla lettera agli utenti, quando ci è capitata tra le mani l’intervista su La Stampa, a firma Francesco Olivo, della nuova consigliera Francesca Bria. Dopo aver letto cotanto CV (assistito il governo britannico, assessore e Barcellona, coordinato progetti UE e ONU) ci siamo detti che forse questa era la volta buona che a Viale Mazzini si cominciasse a proporre cose nuove, delle quali nessuno aveva mai sentito parlare prima. Il titolo dell’intervista era invitante: “Alla Rai serve cultura dell’indipendenza …”: alla faccia del Kilimangiaro, questa proprio mi giunge nuova … mai sentita prima, novità assoluta. Andiamo avanti con crescente tensione fino ad un punto in cui ci prende uno stranguglione: domanda “Qual è la sfida digitale della Rai?” risposta “Lanciare una piattaforma basata su algoritmi etici, propri del Servizio Pubblico”. Questo è stato un colpo basso inatteso.  Eravamo pronti a tutto: abolizione del canone e relativa sostituzione con biglietti del gratta e vinci, transizione al DVB-T2 annullata per causa di forza maggiore (confermata l’inutilità,  ma di questo parleremo più avanti), il nuovo Contratto di servizio sostituito con una calorosa stretta di mano (tanto …inadempienza in più o una in meno … non interessa a nessuno), gli introiti da pubblicità sostituiti da una raccolta porta a porta (da non confondere con il relativo programma) e, infine, una CDN proprietaria Rai scambiata con una matassa di doppino telefonico usata. E invece NO !!! Colpo di scena: la rivoluzione digitale prossima ventura si chiama “algoritmo etico”. Ci siamo subito messi al lavoro per capire esattamente di cosa si tratta e sapere perché quei filibustieri del settimo piano non ne sapevano nulla e, infatti, ci siamo chiesti: Fuortes sa di cosa si tratta? La Bria, per garbo istituzionale, ne ha parlato prima con lui e gli altri consiglieri e, in particolare con la Presidente Soldi che dovrebbe avere la delega sulla transizione digitale? Così, tanto per non farli trovare impreparati. Tra l’altro, sapevamo che l’AD si era preoccupato affinché i consiglieri non parlassero più di tanto, anzi, se tacciono è meglio.  Chissà cosa è successo. Fatto sta che l’argomento ha suscitato vivo allarme anche tra i nostri lettori (oltre che scompiglio da varie altre parti) che hanno cominciato a chiamarci e chiedere spiegazioni.

Cosa è “l’algoritmo etico”? pochi sono in grado di dare risposta compiuta.  L’osservazione più interessante che abbiamo ricevuto, si riferisce alla stessa definizione “etico” che, come noto, al solo evocare tale termine si rischia di scatenare guerre di religione. Limitiamoci alla Treccani: “Etica: ramo della filosofia che si occupa di qualsiasi forma di comportamento (gr. ἦθος) umano, politico, giuridico o morale; in senso stretto, invece, l’e. va distinta sia dalla politica sia dal diritto, in quanto ramo della filosofia che si occupa più specificamente della sfera delle azioni buone o cattive e non già di quelle giuridicamente permesse o proibite o di quelle politicamente più adeguate”. Se invece provate a digitare su Google “algoritmi etici” la faccenda si fa più ricca e complessa. La Bria ci propone di coniugare questi due termini mentre ci corre un dubbio atroce: vuoi vedere che il giornalista ha trascritto male e ha equivocato il senso del suo ragionamento e che invece di “etica” si riferiva a qualche altra cosa, non meglio identificata? Infatti, per quanto sappiamo con relativa certezza, sia in ambito Rai che in ambito EBU, di algoritmi di Servizio Pubblico si dibatte da tempo. Tanto per semplificare e rimanere nel perimetro delle attività di Servizio Pubblico: se io compro sempre mozzarella di bufala ci sarà un dannato algoritmo che mi scopre  e me la farà trovare ogni mattina fresca fresca, davanti all’uscio di casa e magari la marca la sceglie lui (dannato Algoritmo poco etico) in base alla sue preferenze e/o accordi commerciali. Invece, l’Algoritmo buono, quello di Servizio Pubblico, mi deve dire, almeno per rispettare il sacrosanto principio del pluralismo,  che di mozzarelle ce ne sono tante, di varie marche e che sarà il consumatore a scegliere quella di sua preferenza. E così via. Insomma, per ora, rimaniamo con il dubbio: o noi non abbiamo ancora capito bene cosa intendesse dire, oppure la Bria non si è ci ha spiegato bene cosa intendesse proporre, con quale priorità intende sostenere questa innovazione, e come intende finanziarla. Così, tanto per capire meglio, magari avesse ragione che questo è il futuro della Rai prossimo venturo.

Bene, veniamo ora a cose serie. Ieri abbiamo scritto del prossimo 23 agosto a proposito dell’inizio della campagna di rottamazione dei vecchi televisori/decoder. Ci siamo dimenticati di quanto avverrà due giorni prima, sabato 21: inizia il campionato di calcio!!! Dajeeeeeeeeee!!!! Ecco spiegato il tanto silenzio sull’argomento rottamazione anche da parte di Rai: perché forse i vecchi volponi del VII piano e oltre avevano intuito che  conviene stare zitti e muti, anzi, allontanare quanto possibile lo spettro che si avvicina. La Smart Tv è alle porte e il suo ariete si chiama “Decoder DAZN”. Qualcuno ci ha spiegato “Il calcio è un prodotto che tira e da sabato chi vuol vedere il campionato dovrà necessariamente avere un abbonamento a DAZN (in accordo con TIM) …dunque,  se parliamo ora di acquistare un decoder, molti saranno indotti a comprare quello con i loro brand”. Tradotto in italiano: si rafforza ulteriormente la spinta verso il broadband a scapito del broadcast. Chissà, è un argomento da tenere in considerazione. Come pure quello dell’accordo tra TIM e gli esercenti di attività commerciali (sottoscritto ieri) ai quali potrebbe venire offerto un pacchetto di visione di eventi sportivi rivolto al pubblico presente all’interno dei propri locali attraverso un apparato privo di sintonizzatore che, come noto,  è l’elemento distintivo tra una Smart Tv e un televisore. Tradotto: l’anticipo della fine del canone speciale del valore a bilancio di circa 84,5 mln anno per le casse Rai. Il vecchio Gubi colpisce ancora. Poi, di pari livello, si pone il problema di quanta pubblicità verrà dirottata su questa offerta di Sport. Scusate se poco.  

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mercoledì 18 agosto 2021

Cari utenti Rai, oggi vi scrivo una lettera

Foto di Free-Photos da Pixabay

Caro utente ti scrivo … così mi distraggo un po'

e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò.

Da quando sei partito c'è una grossa novità,

l'anno vecchio è finito ormai

ma qualcosa ancora qui non va.

Ma la televisione ha detto che il nuovo anno

porterà una trasformazione

e tutti quanti stiamo già aspettando …

 

Gentile Pubblico, in relazione a quanto disposto dal Contratto di Servizio tra il Ministero dello sviluppo economico e la RAI-Radiotelevisione italiana S.p.a., laddove all’art. 17 si legge che “La Rai garantisce l'informazione al pubblico in ciascuna area tecnica nel corso dell’attuazione della tabella di marcia nazionale per la liberazione della banda 700MHz, utilizzando le emissioni televisive e radiofoniche e il web. Tale informazione dovrà essere fornita senza interruzioni fino a quando le attività non saranno ultimate in tutto il territorio nazionale” vi informiamo che, a partire dal prossimo 23 agosto, avrà inizio la campagna di rottamazione dei vecchi televisori/decoder in vista dell’avvio della prima fase della transizione al DVB-T2. Da tale data sarà possibile a chiunque recarsi presso un rivenditore di apparati per richiedere il bonus rottamazione tv per l’acquisto di televisori compatibili con i nuovi standard tecnologici di trasmissione del digitale terreste Dvbt-2/Hevc Main 10, come stabilito dal decreto del Ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 agosto. Il Bonus consiste in uno sconto del 20% sul prezzo d’acquisto del nuovo televisore, fino a un massimo di 100 euro, che si ottiene rottamando apparecchi TV che non saranno più idonei ai nuovi standard tecnologici. A differenza del precedente incentivo, che rimane in vigore ed è pertanto cumulabile, il bonus rottamazione tv si rivolge a tutti i cittadini senza limiti di ISEE. Rimaniamo a disposizione, anche attraverso il Call Center Rai 800 938 362 per ogni ulteriore informazione. Un  Cordiale Saluto. Firmato: la RAI.

Questa potrebbe (o forse dovrebbe) essere una bozza di lettera o di un comunicato stampa che sarebbe dovuta partire da ieri, l’altro ieri, dallo scorso 8 agosto, agli utenti del Servizio Pubblico radiotelevisivo. Come, pure, dai microfoni e dalle telecamere Rai sarebbe dovuta iniziare da tempo una adeguata campagna di comunicazione su tutto il processo di refarming delle frequenze. C’è stato un notevole ritardo da parte del Ministero competente al quale, colpevolmente, si è associata la Rai. Il  ritardo permane e a soli 4 giorni dall’avvio della campagna di rottamazione, per quanto ci risulta, ancora la Rai tace, a parte un lancio di Rai News del 7 agosto. Sappiamo invece che Invitalia, la Società di supporto tecnico e operativo che agisce per conto del MEF e del MISE, è in procinto di acquistare spazi pubblicitari tabellari (anche da Rai Pubblicità) per informare il pubblico sull’avvio di questa campagna. A Viale Mazzini, per quanto abbiamo potuto verificare (poco), è tutto un condizionale probabile: “stiamo per …”oppure “… è previsto un incontro operativo il 24 … o forse i primi di settembre …” ma, al momento, nessuno sa nulla di preciso. Punto, a capo.

Non c’è altro da aggiungere. Questo il primo appuntamento del nuovo vertice di Viale Mazzini al quale ci si presenta in ritardo. È grave per due buoni motivi: il primo per palese inadempienza di quanto disposto dal Contratto di Servizio all’art. 17 ed è grave perché da questo ritardo chi potrebbe pagare il prezzo più salato rispetto al proprio pubblico è la Rai. Per quanti ritengono che questa nuovo AD debba essere giudicato dai fatti, questa è una buona occasione.

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martedì 17 agosto 2021

La Rai al tavolo del Poker

Foto di David Mark da Pixabay

Chi segue quotidianamente questo Blog da ormai oltre tre anni sa bene che spesso e volentieri usiamo metafore tratte dal mondo dei giochi. Jonas Huizinga e Roger Caillois sono i nostri capisaldi. Con questi strumenti ci avviciniamo ai problemi e con la visione della partita in corso cerchiamo di intravvedere le possibili soluzioni.

Oggi ne proponiamo una prima, fondamentale, tratta dal Poker: quando alla terza mano ancora non hai capito chi è il pollo da spennare, allora è molto probabile che il pollo sei tu. Ce ne viene in mente una complementare: provate ad immaginare una ricca tavola bene apparecchiata e imbandita, buon cibo e vini raffinati, dove tutti i commensali sono già accomodati: arrivate voi e non trovate più posto e il padrone di casa, alquanto imbarazzato, cerca subito di farvi posto con uno strapuntino chiedendo la cortesia agli altri ospiti di fare un po’ di spazio. Solitamente tutti accettano di buon grado, con un sorrisetto leggermente beffardo e un pizzico di puzzetta sotto il nasino e il pranzo è servito.

Ecco, questo il quadro che si propone a pochi giorni dall’inizio del nuovo anno mediatico per la Rai e il Servizio Pubblico. Fra tre giorni riprende il campionato di calcio che, per la prima volta compresa la Coppa Italia, vedrà la Rai quasi del tutto fuori dal gioco (a parte la radio). Sarà pressoché tutto streaming e il lineare sarà solo un lontano ricordo. Spalmate le partite su tre giorni, il grande pubblico che segue il calcio sarà attratto sempre più da un mondo televisivo che si presenta più brillante e comodo da seguire, dove, come e quando vuoi.

Per singolare coincidenza, il 23 agosto, prenderà il via la campagna di rottamazione dei vecchi televisori/decoder in vista della transizione al DVB-T2. Sarà un passaggio epocale, pieno di rischi ed incognite per il broadcast tradizionale. Ci sono in ballo milioni di famiglie che potrebbero arrivare in ritardo ad accedere al bonus che, comunque, ha un limite di impegno globale di 250mln di euro. Significa semplicemente che solo circa 2,5 mln potranno accedere all’incentivo mentre il numero di famiglie che dovranno cambiare o adeguare il proprio apparato Tv sono molte  di più. Inoltre, i nuovi televisori saranno sempre più “smart”, sempre più rivolti alla rete piuttosto che all’etere. Molti brand hanno già in commercio il telecomando con i loghi di Netflix, Prime, Youtube etc.

Per la Rai sarà tutta una corsa in salita, ripida e piena di buche. Per affrontarla ci vorrebbe una bicicletta adeguata, di quelle al titanio, futuristiche, del genere che camminano con la sola forza del pensiero. Invece ne abbiamo una con le gomme rattoppate (ricordate quella scatolina di metallo con il Tip Top?) e chi la conduce non sta nemmeno tanto bene, ha le idee un pò confuse perché indebolito e costretto ad una dieta a risparmio energetico.

Tanto per rimanere e ricordare lo scenario che si prospetta: nei giorni scorsi abbiamo parlato a lungo sul tema canone. Ci sono almeno tre problemi aperti: il recupero integrale dell’extragettito, la stabilizzazione e il reintegro totale del canone speciale e la certezza del mantenimento dell’attuale sistema di riscossione in bolletta. Su questo ultimo aspetto, la situazione è ancora alquanto confusa e non c’è nessuna certezza che le cose non possano cambiare in adempimento a quanto ci richiede l’Europa, e tutti sappiamo bene quanto il capo del Governo sia sensibile elle richieste di Bruxelles.

Poi, dobbiamo registrare un anomalo e significativo silenzio sul tema della pubblicità a seguito di quanto avvenuto con l’introduzione delle nuove normative in merito alla ripartizione degli spazi e dei nuovi vincoli che si pongono in capo a Rai. Una stima prudente è sui 100 mln di potenziale riduzione delle entrate che nessuno è in grado di capire come si potranno compensare. Si tratta, più o meno, di quanto sarebbe necessario spendere per avere una CDN proprietaria, un volano indispensabile per sedersi comodamente ai tavoli dei quali abbiamo parlato prima.

Di fronte a tutto questo, ascoltiamo attenti, aggiornati e competenti lettori che si stanno posizionando sul noto refrain “lasciamoli lavorare e poi giudicheremo”. No, purtroppo, le cose del mondo non sembrano funzionare in questo modo: quando si tratterà di giudicare potrebbe essere troppo tardi. Senza andare toppo lontano, è stato fatto lo stesso ragionamento, pari pari, con Salini e Foa, quando con enfasi qualcuno (anche tra i nostri amici) li accolse come gli artefici del cambiamento. Ecco, ora possiamo giudicare e constatare quanto successo. 

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Rai: la guerra del futuro inizia domani



Non c’è pace tra gli olivi. Un sito pubblica ogni giorno le prime pagine dei quotidiani: in poche immagini, in pochi istanti, appare la fotografia su quanto avviene in Italia e nel resto del mondo. Questa mattina ce n’è quanto basta per avvertire un vago senso di disgusto. Questi i termini più usati: Caos a Kabul, l’ora della vendetta,  Apocalisse Afghanistan, il tramonto dell’Occidente, in pasto ai talebani, la disfatta occidentale e, infine, cronaca di una disfatta annunciata. La sensazione è che sembra che tutti siano caduti dall’albero delle pere, che tutto sia accaduto quasi per caso, che dormivano tutti da piedi. L’immagine dei nuovi capi del governo talebano insediati al palazzo del Governo è uno schiaffo in faccia a tutta l’ipocrisia e il falso moralismo di quanti hanno aderito o sostenuto il principio della democrazia esportata sulla canna del fucile. Per buona parte, sono gli stessi che hanno fatto la fila per andare a fare visita alle nostre truppe a Kabul che ora balbettano incapaci di spiegare e rendere conto delle loro scelte scellerate. Ma, soprattutto, incapaci a proporre un pensiero compiuto su quale potrà essere un futuro non tanto progettuale (sarebbe troppo impegnativo) quanto almeno provvisorio.

Andiamo avanti e torniamo ad occuparci della Rai e del futuro del Servizio Pubblico dove si pone la stessa preoccupazione: cosa si intende farne nel suo prossimo futuro. La breve pausa di ferragosto ci ha consentito di rispolverare temi e problemi che presto torneranno di grande attualità e già questa mattina il Sole 24 Ore ce lo ricorda con un titolo in prima pagina: “Banda ultralarga, il piano di Colao”. Abbiamo scritto più volte che questo governo e questa governance della Rai non sembrano avere un progetto di costruzione, una visione, del Paese e del  Servizio Pubblico. Siamo ingenerosi e inesatti: lo hanno e sembra anche essere molto chiaro. Torniamo a qualche mese addietro, a quando è stato nominato Dario Scannapieco alla guida di CdP.  In quella occasione venne allo scoperto il “metodo Draghi” sulla direzione che si intendeva perseguire sulla presenza dello Stato nelle società controllate o partecipate: più spazio al mercato, cedere quote e diminuire la partecipazione.  In verità, il corollario principale di questo metodo sembra riferirsi più alla presenza ingombrante della politica che non dello Stato in quanto soggetto economico, ma questo è tutt’altro capitolo tutto ancora da scrivere. In questo quadro esce dal cilindro L’Uomo Fuortes al Comando ©Blogggorai del quale, finora, sappiamo ben poco su quanto intende fare, a parte riprendere pari pari le scelte del suo predecessore Salini. una cosa però la sappiamo. la delega al digitale, tipica di AD, è stata assegnata alla Presidente Soldi. una scelta insolita e poco comprensibile. Ecco allora che, a questo proposito, si palesa l’orizzonte prossimo venturo sul quale si capirà bene da che parte si intenderà dirigere la Rai. Come verrà posizionato il Servizio Pubblico nella contesa sulla Rete Unica e la Banda ultralarga? Da che parte verrà schierato nella scelta tra “prevalente interesse pubblico” avverso a quello contrario? In quale direzione verrà compiuta la scelta strategica di riferimento: dal versante broadcast o quello broadband oppure a metà tra i due mondi? Interrogativi dai quali ne discendono altri conseguenti: la Rai in che termini dovrà (potrà) sostenere l’adeguamento e il potenziamento della  propria infrastruttura tecnologica complessiva? Si potrà (dovrà) dotare di una propria CDN investendo oltre 100 mln di euro che, al momento, nessuno è in grado di dire dove si potranno reperire?

Da ricordare che fra pochi giorni, il prossimo 23 agosto, avrà inizio la campagna per il bonus dei 100 euro per la rottamazione dei vecchi tv/decoder in vista della transizione al DVB-T2. Non sarà una passeggiata: i fondi a disposizione di 250 mln saranno sufficienti per 2,5 milioni di interventi. Pochi, troppo pochi.

Insomma, il calderone inizia a ribollire in vista di un prossimo autunno che non si preannuncia facile. Se qualcuno pensa, spera, che risanare un buco di 57 mln sia la soluzione dei problemi, abbiamo la forte sensazione che si parte con il piede sbagliato. 

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domenica 15 agosto 2021

La Rai e Kabul

 

Foto di Pexels da Pixabay

Oggi non ci sono giornali in edicola e, apparentemente, non ci sono notizie. Ovviamente non è vero. I fatti avvengono e ce li raccontano il Web, la radio e la televisione. La notizia di queste ore è la caduta di Kabul ed è di quelle che entrano a viva forza nei libri di storia. 

Da giorni ci stiamo chiedendo come la Rai ha raccontato la partecipazione dell’Italia alla spedizione in Afghanistan e come ci sta descrivendo gli avvenimenti che si stanno svolgendo. A parte la bizzarra scelta di utilizzare il corrispondente da Istanbul, poniamo un problema per il quale non abbiamo risposta ma riteniamo che debba essere cercata perché, allo stesso modo con il quale si “raccontavano” i successi e i “risultati” conseguiti dalla nostra partecipazione militare alla guerra afgana (perché di questo si è trattato anche se si cercava in ogni modo di spacciarla in altro modo) sarebbe utile e forse necessario capire e “raccontare” qualcosa di più sul perché e sul per come abbiamo partecipato a questa guerra inutile.   

Anzitutto il senso generale delle notizie che giungono da Kabul  si racchiudono in una sola parola: fallimento globale e totale. Hanno fallito tutti e hanno fallito tanto e in questa debacle totale è verosimile che sia fallita anche la narrazione radiofonica e televisiva che è stato fatta in questi anni. Sarebbe utile sapere se e quante volte è stato utilizzato questo termine  in questi giorni. Per anni, e fino alla conclusione della missione, ci è  stato raccontato che la nostra era una missione di pace (Peace keeping) in contesto di guerra (Combat ready). Non è stata raggiunta la pace e non è  stata vinta la guerra. Si tratta ora di trarre qualche conclusione se è vero, come sembra, che l’Afghanistan rischia di tornare esattamente come era alla vigilia dell’inizio della guerra nell’ottobre 2002 con l'avvio della cosiddetta operazione  “Enduring  freedom”. 

Allora: la Rai come sta raccontando questo fallimento?  Come si giustifica di fronte agli italiani, ai telespettatori, la storia di uno sforzo e di un impegno tanto importante quanto inefficace?  Ci hanno fatto vedere innumerevoli immagini di come i nostri militari addestravano le truppe afgane che ora si sono dissolte come neve al sole. Nessuno è stato in grado ci capire che non sarebbe servito a nulla? Nessuna “intelligence” è stata in grado di intuire che questo tipo di approccio non avrebbe portato altri risultati che, paradossalmente, rafforzare i talebani?  

Non vogliamo entrare in sofisticate analisi politiche  militari su come si è svolta la partecipazione italiana alla missione afgana e dei risultati che ha conseguito. Ci interessa, in questo momento e in questa sede, cercare solo di capire come la Rai ha contribuito a raccontare il senso di questa guerra e ora di questo fallimento. È del tutto evidente che non si è trattato solo di riportare le notizie “dal fronte” quanto più di alimentare e sostenere un consenso politico e “culturale” intorno ad un impegno gravoso, drammatico in termini di vite umane sacrificate e di risorse economiche impiegate. C’è un ambito storiografico che interessa la propaganda, l’enfasi rivolta al racconto di sostegno, e c’è un ambito politico che si riferisce al ruolo che i vari governi italiani che si sono succeduti in questi anni hanno avuto nel sostenere la partecipazione italiana alla guerra afgana. Purtroppo, non esiste, per quanto abbiamo potuto consultare, nessuno studio o ricerca su “La Guerra in Afghanistan raccontata dagli schermi Rai”. Poniamo il problema ai nostri lettori, potrebbe venir fuori un dibattito interessante.

Come al solito, e torniamo più direttamente alle nostre vicende, il tema è sempre e solo lo stesso: quale “visione”, quale progetto, quale prospettiva si propone? La battaglia di Kabul, ieri, è stata vinta dai talebani senza sparare un colpo solo perché, semplicemente avevano un solo obiettivo: riprendersi il loro paese. Per la Rai del futuro quale dovrà essere il suo obiettivo? Boh …

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