venerdì 31 gennaio 2020

Paura


Questa mattina gli spunti sono pochi ma rilevanti ma ci soffermiamo, sommariamente, solo su uno.

Invitiamo i nostri attenti, affezionati, numerosi lettori a rivedere quante volte, da un po' di tempo a questa parte, compare la parola “paura” nei titoli degli articoli sulla stampa, cartacea e on line (vedi ieri interessante pagina sul Corriere a firma Scurati, da conservare). Questo temine è divenuto un paradigma, un punto di riferimento costante dell’analisi sociale e politica. Con questo metro si misura e si configura lo scenario della competizione politica e con questo concetto si evocano fantasmi del passato e di un futuro sempre più indecifrabile, Se non fossero sufficienti le incertezze e le difficoltà della vita quotidiana, quelle che interessano milioni di persone ogni giorno che Dio manda in terra, si aggiungono quelle internazionali con la minaccia dell’epidemia proveniente dalla Cina.

Questo clima, è inevitabile, si riflette pari pari sul Servizio Pubblico, sulle vicende Rai che sempre più appaiono, si leggono, incerte e confuse e nulla incute più timore, nulla suscita maggiore paura che non la totale mancanza di riferimenti, di certezze. Ieri si è svolto il Cda e il punto che ha suscitato maggiore attenzione è stato il voto sul budget 2020 dove si prevede un rosso di 65 milioni. Già, quali sono i presupposti di questa voragine e quali prospettive lascia intravvedere? Sui presupposti ci sarebbe da scrivere un capitolo dell’enciclopedia britannica a proposito di quanto si è fatto o, meglio, non si è fatto, per rendere più efficiente la macchina aziendale. Stupisce constatare che questo capitolo non venga scritto e soprattutto non venga letto. Un solo esempio su tutti: RaiNews24. Sulle prospettive ci riferiamo ad almeno tre grandi aree: la prima riguarda le risorse economiche (ieri in Consiglio è stato ripreso da Laganà il tema del ricorso contro il prelievo forzoso dell’extragettito da canone ... dove … santa pace ... ma cosa bisogna aspettare ancora per presentare il ricorso, da oltre un anno che se ne parla ???). La seconda area riguarda l’offerta editoriale complessiva radiofonica e televisiva. Si parla sempre di Tv e quasi nulla di radio dove è noto che tutto il perimetro di Radio Rai è in grande sofferenza nel contesto di mercato. L’ Azienda di Servizio Pubblico sembra avvitata su se stessa e non riesce ad andare oltre la beatitudine delle fiction e nella difficoltà ad intercettare quella parte di pubblici che inesorabilmente si dirigono verso altre offerte. Il terzo contesto è quello tecnologico: la rivoluzione di RaiPlay (?) sembra essere la sola area di interesse dove pure non mancano i problemi di costi e di nuovi contenuti.

Tutto questo come viene letto, percepito, raccontato? Molti, anche all’interno di Rai, cercano di ributtare la palla in tribuna: è tutta colpa della politica. È vero e lo abbiamo scritto anche noi tante volte ma non è sufficiente. Anche il vertice Rai, nel suo complesso, non sembra dare segnali di fumo. Vedi il silenzio su Sanremo e sulle vicende che lo hanno interessato. Non una parola se non qualche timido balbettio in difesa di Amadeus. Vedi pure la questione del Piano Industriale sulla quale abbiamo scritto tante volte. Ieri è stato sentito Gaffuri in Cda e il suo problema è rimasto insoluto, salvo sapere che il DG ha assunto l’interim delle sue funzioni, cioè proprio colui che, a quanto ci hanno riferito, era in rotta di collisione con lo stesso Innovation Manager.

Si, è vero, quel sottile sentimento, quell’esile sensazione di paura sembra diffondersi sempre più ... forse a buona ragione.

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giovedì 30 gennaio 2020

Dolori in Europa, guai in Italia


La visita a Roma lo scorso settembre di Sir Tony Hall, CEO della BBC, ha preannunciato venti di guerra, non solo per l’emittente britannica di Servizio Pubblico. Ieri pomeriggio, ore 16.00, sul sito della BBC è comparsa una dichiarazione: “BBC News taglierà circa 450 posti di lavoro nell'ambito di un risparmio di £ 80 milioni”. Ha dichiarato capo della BBC News Fran Unsworth “La BBC deve affrontare il modo in cui il pubblico sta cambiando… Dobbiamo rimodellare la BBC News per il prossimo decennio in un modo che consenta di risparmiare notevoli quantità di denaro. Stiamo spendendo troppe risorse per la trasmissione lineare tradizionale e non abbastanza per il digitale".

Abbiamo già scritto nei giorni scorsi a proposito della crisi che attraversa il Servizio Pubblico britannico, sia nella dimensione di mercato, sia nella dimensione politica, aggravata ulteriormente con l’attuale Governo di Boris Johnson che ha esplicitamente dichiarato di volere rivedere alcuni pilastri fondamentali dell’assetto economico e normativo della BBC, a partire dal canone obbligatorio. Sul piano editoriale, da tempo gli inglesi hanno avviato una profonda riflessione sul ruolo e sui compiti del  Servizio Pubblico nel contesto di una trasformazione sociale e tecnologica che allontana e divide sempre più i suoi telespettatori.

Da osservare che pure dall’altra parte del Canale le cose non vanno in modo tanto diverso: i primi giorni di gennaio abbiamo riportato la notizia dello spegnimento di due canali da parte di France Telé (France 4 destinata ai ragazzi e France Ô destinata alle ex colonie) con l’obiettivo di conseguire risparmi da destinare agli investimenti sul digitale. Anche i francesi sono alle prese con problemi analoghi sia per la parte economica (riduzione della pubblicità e aumenti dei costi) sia con le nuove dimensioni di mercato (Netflix in crescita costante fino a diventare il quinto canale nazionale). Infine, da alcuni anni, sono anche loro alle prese con il dibattito su una riforma dell’intero sistema audiovisivo nazionale.

A farla breve: in Europa il tema del futuro del Servizio Pubblico è avviato con soluzioni ancora incerte e molto problematiche. Da noi invece, siamo ancora a carissimo amico e proprio dalla politica non giungono segnali. Il famoso punto 14 del programma di Governo (L’Italia ha bisogno di una seria legge sul conflitto di interessi e di una riforma del sistema radiotelevisivo improntato alla tutela dell’indipendenza e del pluralismo. Più in generale, il Governo porrà in essere politiche di promozione del pluralismo dell’informazione”) è rimasto nel cassetto e nessuno ne ha notizia. Non parliamo poi del Piano Industriale Rai e degli adempimenti previsti dal Contratto di Servizio  e vedi solo l’art.  25.i che prevede “un piano di riorganizzazione che può prevedere anche la ridefinizione del numero delle testate giornalistiche nonché la riprogettazione e il rafforzamento dell’offerta informativa sul web”.

Per non dire del silenzio sulla prossima elezione del Consiglio AgCom del quale non si sa nulla sul possibile accordo politico. E poi qualcuno sostiene che la Rai sia in difficoltà … vorrei ben vedere !!!

Posto poi che le difficoltà laddove potrebbero non esserci qualcuno se le va a cercare e magari le trova pure. Nei giorni scorsi abbiamo scritto dell’enfasi su Ricchi e Poveri a Sanremo (notiziona !!!) Ieri abbiamo letto che il nuovo direttore di Rai Uno ha il sogno nel cassetto di portare Raffaella Carrà sulla prima rete e magari in prima serata.  Speriamo solo che sia solo un suo sogno … magari avrà mangiato cinghiale la sera prima … Però la dice lunga su cosa ha in mente qualcuno a Viale Mazzini sull’offerta editoriale del servizio Pubblico che non perde occasione di rivolgersi più all’usato sicuro che al nuovo promettente.
Del resto, il silenzio dei Tartari è sempre più forte … oggi Cda … già si sente il clamore!!!

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martedì 28 gennaio 2020

Il silenzio dei tartari

Questa mattina nebbia fitta su Roma … e non solo. Le uniche notizie di un certo rilievo che potete leggere sui giornali riguardano Tiziano Ferro e la sua nuova canzone, Elodie è felice di essere a Sanremo, Ilary Blasi risolleverà le sorti de L’Isola e, notiziona politica, Amadeus ha capito chi è nemico e chi no.

Per tutto il resto un velo di granitico silenzio. Il partito di Repubblica, solitamente loquace e bene informato, tace. Gli altri giornali sembrano tutti presi dall’imminente Festival. La sola notizia degna di nota la riporta, appunto, La Notizia, che ci informa che il Cda di domani non si occuperà di nomine e tutto è rinviato al 14 febbraio. Tutto questo perché, supponibile, dopo l’incontro dell’AD con Gualtieri, non proprio tutto sia stato tarallucci e vino. Le maggioranze variabili cui si è affidato Salini nell’ultima tornata di nomine non sembrano aver convinto granché quasi nessuno e, dopo il risultato di domenica, è supponibile, che vadano riviste alcune cosucce all’interno del Cda prima di andare avanti. Vedremo.

Non ha suscitato sufficiente attenzione un “dettaglio” delle recenti elezioni in Emilia che ha interessato, in particolare, la Rai. Questi i fatti: mentre le urne si erano chiuse da poco, lo speciale di Porta a Porta comunicava i primi exit pol, forniti dal Consorzio Opinio con una copertura del 6%, che davano Stefano Bonaccini (centrosinistra) al 48,2% mentre Lucia Borgonzoni, candidata del centrodestra, con il 45,9%. Anche Televideo, ancora alle 00.26 dava il primo a 48,6 e la seconda a 45,5. Leggiamo quanto ha scritto PrimaOnLine “il gigante Rai è stato battuto dal Davide La7. La Rai è andata male sia in termini di correttezza dei dati sia in termini di tempestività. Mentre a Porta Porta Bruno Vespa si gingillava con gli exit poll sballando la forbice tra il vincitore Stefano Bonaccini e la sconfitta Lucia Borgonzoni, Mentana a mezzora dalla chiusura delle urne era in grado di fornire la prima proiezione che pur avendo una copertura solo del 3% centrava sostanzialmente l’esito delle urne…”. A quell’ora dichiara il leader della Lega: “Avere una partita aperta con un distacco del 2,3% è per me una grande emozione, per la prima volta da 70 anni quella regione è diventata contendibile …”.  Leggiamo poi dall’Huffington Post: Salvini “Chiunque vincerà che sia Lucia o Stefano, vorrà dire che avrà meritato, perché il popolo ha sempre ragione”. E’ il discorso di chi non è ancora consapevole della sconfitta, di chi vuole provare a esternare un messaggio moderato in un contesto cui non è abituato, il terreno dei perdenti”.

Ecco, questo il tema della riflessione: la cosiddetta “narrazione” il racconto che prende forza e racchiude il senso generale della comunicazione politica, il “wishful thinking”, la spinta emozionale al sostegno di chi vuole sempre saltare sul carro del vincitore come succede durante una partita di calcio il commentatore dice la solita frase “si riapre la partita” quando la squadra che perde ha segnato un gol ma sta sotto di altri due. Su questo terreno il Servizio Pubblico ha mostrato il fianco debole, fosse pure inconsapevolmente (come si dice a Roma: “ famo a capisse”) e si presta ad un gioco nemmeno poi tanto pulito che la stessa AgCom ha rilevato con l’apertura di una istruttoria (si dovrebbe chiudere il 13 febbraio) per violazione del principio di pluralismo come previsto dal TUSMAR. No, la Rai non si può permettere anche questi errori.

A proposito di Servizio Pubblico, vi proponiamo la lettera/manifesto dell’EBU sul ruolo e le prospettive dei PSM europei dal titolo significativo: Questo il nostro impegno.

Noi, le organizzazioni dei media di servizio pubblico (PSM) unite nell’ Unione europea di radiodiffusione, apparteniamo ai cittadini che serviamo. Accettiamo le sfide della rivoluzione digitale, che è cambiata e ha arricchito le nostre relazioni con il pubblico. Stiamo sviluppando nuovi modi per servire il nostro pubblico, in qualsiasi momento e ovunque, su piattaforme nuove, emergenti ed esistenti. Ci impegniamo a includere tutti e a migliorare tutti le comunità all'interno delle nostre società. Esistiamo per soddisfare le esigenze democratiche, culturali e sociali dell'Europa. La nostra libertà ci consente di essere determinati a raggiungere tutti. Vogliamo svolgere un ruolo determinante nel garantire la libertà di espressione e pluralismo di opinioni. Crediamo in un mondo di comunicazione aperto e trasparente per il bene comune, oltre le ragioni del profitto. Ci sforziamo di operare ai più alti standard, con integrità morale e massima efficienza. Ci rendiamo conto che la fiducia è al centro della relazione con il nostro pubblico, una fiducia che deve essere guadagnata ogni giorno.
Grazie !!! per chi sostiene il nostro Servizio Pubblico da incorniciare e diffondere!!!
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lunedì 27 gennaio 2020

Confusione

Se qualcuno pensava che il risultato di domenica potesse diradare le nubi sul Governo e quindi sulla RAI, ha capito male. Anzi, è probabile che si sono addensate.

Cordiale e costruttivo: questo il clima in cui si è svolto ieri l’incontro tra Salini e Gualtieri. Il punto centrale è stato il Piano industriale: da un lato si richiede velocità nella sua attuazione, dall’altro si chiedono certezze sulle risorse. Nulla di nuovo. Forse, l’incontro vale più per le cose che non sono state esplicitate che non quelle di cui si è effettivamente parlato. Primo punto: i nuovi equilibri politici a seguito dei risultati elettorali di domenica. L’AD è frutto di un precedente governo e con quelle impostazioni ha cercato di guidare l’Azienda, in condominio con l’attuale presidente. Non solo è cambiato Governo ma anche all’interno di quello attuale sono cambiati gli equilibri. come pure è cambiato drasticamente l'umore tra AD e Presidente dopo l'incidente misterioso della mail truffa. Difficile negarlo. Come pure difficile non pensare che lo “sponsor” principale di Salini sia oggettivamente meno rilevante nella contingenza politica attuale. Allo stesso tempo, seppure Salvini ha perso il big match  in Emilia, ha portato a casa un consenso elettorale significativo. Tutto questo come si risolve nella prossima partita sulle nomine, in particolare ai Tg?  Per quanto ne sappiamo, la situazione rimane in stallo. Lo schema pre elezioni potrebbe essere saltato e la pretesa del 5S di reggere sul Tg1 non sarebbe più facilmente percorribile. Come abbiamo scritto ieri, il tema è capire se il PD si accontenta e gode oppure rilancia. 
Altro argomento che rimane a galla è il pluralismo: l’AgCom avrebbe aperto un’istruttoria sul caso spot Salvini. Evidente però che il problema è la direzione editoriale e politica che non ha tenuto e non sarebbe nemmeno la prima volta se è vero che Rai rischia una multa di 70 milioni.

Per quanto riguarda il Piano industriale, è rimasta in sospeso la questione Gaffuri. A Viale Mazzini raccontano una storia, una favola, a cui pochi credono. Dicono che quando Tizio o Caio avrebbe chiesto al Direttore del Trasformation Office il perchè della sua repentina decisione di lasciare l’Azienda e cosa si poteva fare per fargli cambiare idea la risposta sarebbe stata: qualcuno si dovrebbe dimettere. Le favole, è noto, sono favole. Per quanto noi sappiamo, ci potrebbero essere state private argomentazioni sulle quali non entriamo. È evidente però che negli ultimi sei mesi, da quando Gaffuri si è insediato, qualcosa non è andato per il verso giusto. Almeno non sono andate avanti le due operazioni forse più semplici da realizzare: il canale in lingua inglese e quello istituzionale. Come pure altre indicazioni emerse dal Contratto di servizio come la rimodulazione e riorganizzazione delle reti e testate. Tra l’altro, da notare, il piano editoriale sul quale la Vigilanza deve esprimere un parere obbligatorio, è lontano dalla sua meta. Gualtieri, dal canto suo, per quanto sappiamo, non ha offerto garanzie più di tanto sul piano delle risorse. Non abbiamo saputo nulla della posizione del MISE di restituire gli 80 milioni a fronte di una rendicontazione periodica. Come pure, non sappiamo nulla su come la pensa a proposito di posizioni emerse all’interno del Governo di cui fa parte sul futuro del canone. Il ministro avrebbe chiesto alla Rai di spingere sull’acquisto dei diritti sportivi di calcio e Olimpiadi. Già … buona idea !!!

Insomma, a farla breve: un gioco delle parti ancora in attesa di aggiustamenti tattici e strategici che ancora non sono chiari. Alla vigilia del voto in Emilia, si diceva che le sorti di Salini erano, in parte, legate ai risultati elettorali. Ora che i risultati sono espliciti il suo pallottoliere rimane sempre in bilico ma più perché sono i suoi amici ed avversari ad essere confusi più di quanto l’Azienda che dirige ad essere in difficoltà. Sanremo è alle porte … è tempo di migrare verso la Riviera dei fiori, poi, forse, si vedrà.
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Le idee chiare

Chi di comunicazione ferisce ... di comunicazione perisce. Ovviamente, ci sono mille modi per interpretare i risultati delle elezioni regionali di ieri ma uno interessa questo blog: la televisione. Non c’è dubbio che Salvini abbia goduto (cercato e voluto con la sua strategia di comunicazione) di una esposizione mediatica quantitativamente superiore sia a quelle dei suoi competitor sia a quella che l’elettorato gli potrebbe attribuire in condizioni “eque” per tutti (vedi richiami AgCom). Il problema è la “qualità” ovvero la tipologia di comunicazione. Vedi  i due casi recenti: il primo la “citofonata” al giovane tunisino e il secondo lo “spottone” incidentalmente regalato da RaiUno nell’intervallo della partita Roma-Juventus (da osservare che il pubblico di quella serata era prevalentemente padano in quanto è noto che molti tifosi della squadra torinese risiedono in quell’area del Paese). Ebbene, a quanto sembra, questa esposizione che avrebbe dovuto far supporre un vantaggio mediatico competitivo proprio alla vigilia del voto (che solitamente è più pregiato) non c’è stato. O meglio, non è stato sufficiente a garantire la vittoria della Borgonzoni, mentre gli ha garantito certamente un grande numero di voti al suo partito. Morale: la televisione, da sola, non è sufficiente a garantire il successo elettorale mentre concorre in modo formidabile a creare, a rafforzare, un “sentimento” nazionale, un mainstream sociale e culturale, e quindi politico, in grado di sostenere il successo nelle urne.

Altra nota interessante riguarda l’uso dei sondaggi in televisione. Anche questa volta, non si sono rivelati attendibili e, ciononostante, molti programmi e telegiornali continuano a supportare i servizi con i numeri riportati dai vari esperti. Qualcosa non funziona, come pure non funziona che a fronte di una forte regolamentazione del confronto politico in televisione non esista nulla che possa regolamentare il Web che pure influisce non poco nella competizione elettorale.  

Cosa potrebbe significare il risultato di ieri tradotto per Viale Mazzini? Proviamo a ragionare a partire dall’incontro che oggi pomeriggio si dovrebbe svolgere al Ministero delle Finanze tra il Ministro Gualtieri e l’AD Salini. A parte le scaramucce “ti chiamo io” …”no vengo da solo” la sostanza rimane: l’azionista chiederà conto a Salini del suo operato ad un anno e mezzo dal suo insediamento e alla vigilia di una stagione aziendale a dir poco complicata (conti economici, piano industriale e ascolti). Nei giorni scorsi, dalle colonne di Repubblica, abbiamo letto che sarebbe pronta una revoca del suo mandato mentre questa mattina leggiamo (sempre a firma della solita bene informata Giovanna Vitale) che “non si tratta di un aut aut ma poco ci manca”. Già … cosa ci manca? Mancano almeno due componenti: la prima (lo abbiamo scritto tante volte) è riferita all’accordo politico tra PD e 5S su tutto il “pacchetto” di nomine che vanno dalla società partecipate all’AgCom passando per il sottosegretario alle TLC (attualmente sotto Patuanelli); la seconda parte mancante è l’incognita su come porre rimedio alla crisi del Servizio pubblico. Nessuno ha le idee chiare e le posizioni spaziano dalla riduzione del canone al ritiro della concessione, passando per una riforma di tutto il sistema delle Tlc previsto dal programma di Governo e della quale non si avverte traccia. Ne deriva che anche l’ipotesi di revoca o sostituzione dell’Ad o di tutto il consiglio non appare per nulla facile da realizzare nei modi e nei tempi. Infine, come noto, siamo alla vigilia del Cda del prossimo giovedi 30 dove, forse … forse, si potrebbe chiudere la partita delle nomine ai TG. Ora, dopo i risultati di ieri, non c’è dubbio che il PD ne esca rafforzato nel peso interno alla maggioranza di Governo mentre il 5S ne esce sostanzialmente indebolito. Cosa può significare? Si dice che Salini possa contare sul “patronage” dei 5S, cioè proprio di chi in questo momento politico sembra contare quanto il due di coppe quando regna denari. Che la partita si potrebbe chiudere con Zingaretti che porta a casa Orfeo al Tg3  e poi tutti felici e contenti??? Forse, probabile ma non certo. Il cerino delle difficoltà in cui versa l’Azienda rimarrebbe acceso e non è certo avere “in quota” PD tutto il terzo programma (tg e rete) mette in cassaforte il futuro del Servizio Pubblico sotto tutela di una parte del Governo.

Non ci aspettiamo che questa sera vengano diramati comunicati infuocati. Al contrario, ognuno cercherà di prendere tempo, di sopire, di tenere basso il volume delle polemiche nascondendo, per ora ma solo per ora,  la polvere sotto il tappeto. Non ultimo: Sanremo è alla porte e ci saranno molte buone occasioni per menare sportellate di frigorifero. A proposito di Festival: la notiziona di ieri è che ci dovrebbero essere i Ricchi e Poveri !!! 
Nonna sarà tanto contenta !!!  I miei figli e nipoti non sanno nemmeno chi siano.   
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domenica 26 gennaio 2020

Una domenica bestiale

Come abbiamo scritto tante volte: “se solo sapessi la fine di questo giorno …”. Il caffè della domenica, con il solito gruppo di sfaccendati, stamattina ha riguardato quello che potrebbe succedere in Rai nei prossimi giorni. Giocoforza, siamo andati a riflettere su chi potrebbe prendere il posto di Salini, qualora le circostanze precipitassero dopo i risultati di questa giornata. Nei giorni scorsi è uscito qualche nome. Del primo, consigliere economico del Governo Renzi, abbiamo scritto. sugli ultimi nomi che sono circolati ci sono noterelle da fare. Del direttore di La7 ne riparleremo. Mentre è più interessante quanto emerso stamattina  con gli interni Rai. Il primo, dicono gli amici,  è un cascasempreinpiedi, uno che non ha mai sollevato nemmeno un sopracciglio di dissenso verso alcuno e che in virtù di questa sua spiccata attitudine al pacifismo estremista ha fatto e mantenuto una fulgida carriera. Di lui si dice però: è un uomo di … una sua creatura a immagine somiglianza. Del secondo, un baldo intraprendente di alterne fortune, si dice che vanta fortunate parentele e che sia un uomo di … grazie a… ha avuto alterne fortune. Nell’uno e nell’altro caso, non si dice mai che ”è bravo di suo ... in quanto tale … si è guadagnato la pagnotta” … ecco, tutto quì… quattro amici al bar… domenica mattina in attesa dei risultati di questa sera.

Sempre per rimanere in attesa, ieri è uscito allo scoperto un pensiero che sappiamo circolare da mesi solo che pochi hanno il coraggio di parlarne apertamente. Già immaginiamo qualche nostro lettore un pò schizzinoso che alza lo sguardo verso il cielo e mormora  “ohhh noooo… ancora lui ???” ci riferiamo al prode Anzaldi che ieri ha dichiarato: ”A questo punto credo che si debba valutare seriamente se non sia il caso di privatizzare tutta o almeno una parte dell’Azienda”. Ecco il colpo grosso. Boooommmmm… da prendere sul serio? Forse no ma anche si. Non è il primo e non sarà l’ultimo che ha questi pensieri. Se riconduciamo tutte le uscite recenti di fonte governativa o anche di opposizione sul futuro della Rai non c’è nulla da stupirsi. In un modo o nell’altro, un Servizio Pubblico più debole, più sottomesso, più limitato e meno invasivo fa comodo a molti. Tanto per mantenere accesa la memoria: da tenere sotto stretta osservazione quanto succede nella mitica BBC e quanto anche in casa EBU si  dibatte e si riflette sulla natura e sul futuro dei Servizi Pubblici radiotelevisivi in Europa. Speriamo che pure a Viale Mazzini qualcuno abbia voglia di iniziare a ragionare.

A proposito di quanto abbiamo scritto ieri sulle repliche di programmi Rai, oggi da leggere l’intervista a Giancarlo Leone su La Stampa a firma Michela Tamburino: “investire 70 milioni in nuove fiction. Così la Rai può azzerare le repliche”. Ottima idea !!! geniale !!! magari se ci dicesse pure dove la Rai può trovare questi soldi sarebbe utile.

Veniamo infine a questa dannata domenica. Si dice da più parti che dall’esito del voto dipendono tante cose, comprese le sorti di Salini che domattina dovrebbe incontrare Gualtieri (dovrebbe … forse … pare. … dicono …). Si dice pure che da tempo non avrebbe più il sostegno di chi lo ha sempre sostenuto e si dice pure che il PD potrebbe accontentarsi di qualche aggiustamento sui Tg per placarsi. Il problema sarebbe solo Orfeo al Tg3? Per quanto ne sappiamo e per quanto ci dicono i quattro amici al bar, no … il problema non è solo lui ma una partita di ampia, di più vasto respiro dove le poltrone di Viale Mazzini solo una piccola parte. 

Ci fidiamo di loro, il caffè era buono … è quasi ora di pranzo .. . la domenica si appresta a girare per la sua metà e per molti tifosi sarà complicata assai …

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sabato 25 gennaio 2020

Ieri, oggi e domani


In attesa di sapere i risultati delle elezioni regionali, oggi ce la caviamo con poco (si fa per dire). Ieri abbiamo avuto i dati più dettagliati sugli ascolti dei due spot di Salvini e Zingaretti: il promo con Salvini è stato seguito da 223.363 elettori in Emilia Romagna e 133.580 in Calabria. Quello di Zingaretti nell’intervallo di Don Matteo ha visto di fronte allo schermo 343.597 in Emilia e 169.650 in Calabria (dati da Studio Frasi). Le differenze sostanziali hanno riguardato anzitutto la diversa collocazione oraria (47 minuti dopo) e il contenitore (la partita di calcio rispetto alla fiction) e quindi una sostanziale differenza di tipologia di pubblico. Che non è proprio cosa da poco, visto il carattere di competizione elettorale.

La partita in corso, sia sul piano politico, sia per quanto riguarda la Rai è molto complessa e non è di facile interpretazione. Che i partiti si trovino in piena turbolenza non è cosa nuova e non aggiungiamo nulla. Che pure la Rai non si trovi in acque felici pure non è una novità. La novità è il momento “tattico” e si riferisce, in particolare, al PD. Come abbiamo scritto, sappiamo che lunedì ci dovrebbe essere l’incontro tra il ministro Gualtieri e Salini. Oggi leggiamo che questo incontro sarebbe stato chiesto dallo stesso AD e non, come abbiamo letto ieri, che invece era stato “convocato” per presentargli il benservito. Una sottile distinzione che la dice lunga: anzitutto la ricerca, per tutti, di una “exit strategy” indipendente dai risultati elettorali. Nessuno vuole rimanere con il cerino in mano. Il PD dopo le proteste sulle nomine, su Sanremo etc, farebbe fatica a fare passi indietro e dover ammettere che non è affatto facile rimuovere Salini. La soluzione sarebbe le sue dimissioni, non facili da ottenere. Comunque, per il prossimo 30 gennaio, è previsto il Cda dove la partita dei direttori è tutta aperta. Rimane sicuro che l’esito del voto di domani potrebbe cambiare molto, se non tutto. Sono aperte le scommesse.

Nota: la fonte giornalistica in questo momento su questo argomento più informata sembra essere La Repubblica, spesso con la firma di Giovanna Vitale. Qualcosa non torna. Siamo sospettosi a priori. Tutti, direttamente o indirettamente, partecipano alla competizione.

Oggi la notizia importante la riporta La Stampa con un lungo e dettagliato articolo firmato da Paolo Festuccia con un titolo che è tutto un programma: “Nella Rai del canone quasi 600 repliche negli ultimi 3 anni. L'amministratore delegato Fabrizio Salini rischia il posto: gli resta solo l'appoggio di una fetta del M5S Rai, un palinsesto visto e rivisto Negli ultimi 3 anni 579 repliche”. All’interno si legge tutta la storia del crollo degli ascolti negli ultimi anni “Un miracolo, allora, se la Rai resta a galla. Ma non sempre le ciambelle riescono tutte col buco. Tant'è che le sole 80 serate in prime time per Raiuno del 2019 cominciano a stare un po' strettine agli italiani che già in due milioni sono finiti tra le braccia di Netflix. E poi c'è Sky, Amazon, YouTube, Disney e via dicendo. Passo dopo passo le Tv e le piattaforme digitali crescono e il perimetro della Rai si fa sempre più stretto. E come scendono gli investimenti sul prodotto cala il numero degli spettatori, i ricavi pubblicitari (poco più di 600 milioni) si contraggono e in viale Mazzini si inizia a temere la perdita in bilancio accompagnata dalla crisi d'ascolto (nonostante la Rai resti leader nello share)”. Un articolo da ritagliare e tenere a memoria.
Questo un tema possibile del probabile incontro tra Salini e Gualtieri: le risorse economiche, compresi quegli 80 milioni che il MISE potrebbe dare alla Rai in cambio di una verifica su come quei soldi verranno impiegati.
Se non portasse sfortuna (pop corn), ci sarebbe da mettersi comodi sul divano e attendere fiduciosi.
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venerdì 24 gennaio 2020

La Rai e Trump


Anzitutto una buona, eccellente notizia: Paolo Favale, dirigente Rai ingiustamente e illegalmente licenziato da oltre 5 anni, dopo la sentenza della Cassazione che lo ha ritenuto completamente innocente delle colpe che gli erano state addebitate, è stato riassunto in Rai. Qualche volta la giustizia funziona e ora sarebbe interessante sapere: chi paga per i danni subiti?

A proposito dello “spot” riparatore di Zingaretti, andato inonda ieri sera  ci sono venute in mente le elezioni presidenziali USA dove, nelle ultime tornate, ha vinto il candidato per uno scarto di voti di poche migliaia. In particolare, vedi il caso Bush contro Al Gore nel 2000. Facciamo un gioco: ieri abbiamo saputo che circa 5 milioni di persone hanno visto lo ”spot”di Salvini su Rai Uno. Poniamo che tra questi il 5% debba votare domenica prossima in Emilia o in Calabria e poniamo che solo il 5% siano stati influenzati da quanto ha detto: sono pari a diverse migliaia di voti (fate voi il conto, in matematica sono un disastro). Magari, vai a sapere, proprio in virtù di quella differenza Salvini potrebbe vincere. Bel guaio, altro che “scusate, ci siamo sbagliati” … difficile cavarsela con così poco. Ha scritto oggi Carlo Tecce sul Fatto Quotidiano: “Quando Salvini ha preso la parola da Vespa, verso le 21:40, su RaiUno erano sintonizzati 261.000 elettori emiliani su 3,5 milioni aventi diritto e 132.000 calabresi maggiorenni - si vota anche in Calabria - su 1,5 milioni. Nessuna piazza ha garantito a Salvini una platea del genere, soprattutto perché formata da ragazzi che non guardano i programmi d'informazione, prerogativa dei pensionati”. Scusate se è poco.

Comunque, secondo Auditel di questa mattina, i dati di ascolto sono:

La prima riga si riferisce a Salvini, la seconda a Zingaretti. Da osservare la diversa collocazione oraria e il diverso pubblico raggiunto. 

Stamattina leggiamo la solita informatissima Giovanna Vitale su Repubblica che scrive, senza esitazioni “Al Nazareno sono furibondi. Da settimane chiedono la testa dell'amministratore delegato. E ora sono decisi a ottenerla. Fosse l'ultima cosa che fanno stando al governo. Già lunedì, qualunque sarà l'esito del voto, il ministro del Tesoro Roberto Gualtieri convocherà Salini in via XX Settembre per comunicare la rottura del patto di fiducia fra l'azionista di controllo e il capo del servizio pubblico. Mettendolo di fronte a un aut aut: o se ne va sua sponte, o si procederà con la revoca”. La congiunzione astrale di PD e Lega potrebbe far saltare il banco indipendentemente dall’esito delle elezioni regionali. Non sarebbe nemmeno poi tanto fantascientifico che lo splashdown possa avvenire anche prima di Sanremo, non fosse altro per prevenire ipotetici risultati negativi.

La domanda che molti si pongono (compreso il sottoscritto) è molto semplice? Si può fare ed è utile, conveniente, per gli interessi dell’Azienda cambiare tutto ora? Non è facile rispondere: per un verso si può e si dovrebbe fare, l’attesa di un tempo migliore che non si sa quando potrebbe arrivare non può mai essere un alibi a non cambiare. I problemi ci sono oggi, subito e poi domani e dopodomani. Per altro verso, la gravita' della situazione (ascolti, Piano industriale che non decolla, mercato in fermento) sconsiglierebbe di cambiare in corsa: i problemi sul tappeto se non affrontati per tempo fanno correre il rischio alla Rai di perdere treni difficilmente recuperabili (vedi switch off al DVB-T2, vedi ascolti di RaiPlay riportati da Auditel digitale). Per quanto ci riguarda, lo abbiamo scritto da tempo: o si trova il coraggio e si fanno scelte impegnative o, altrimenti, “tirare a Campari” non giova a nessuno.

Sull’argomento Sanremo obbligatorio stendere un velo pietoso di cemento armato con i tondini da 14. A Viale Mazzini ora comunicano solo “ufficiosamente”. Ora si parla di Benigni e del suo compenso. Chi è l’agente del comico toscano? Lucio Presta … of course … e della direttiva della Vigilanza sulla limitazione del numero degli artisti nello stesso programma ??? Me ne frego !!! Signorilmente parlando.

A proposito di educazione, ieri la consigliera Rita Borioni ha pubblicato una sua lettera all’AD dove scrive “Mi riferisco alla sprovvedutezza di mandare in onda uno spot di Porta a Porta… ti scrivo per chiederti un intervento immediato e netto per riportare la Rai al rispetto degli obblighi di pluralismo e delle condizioni di parità di accesso, trattamento e imparzialità tra tutte le forze politiche. Evitare, rimandare o temporeggiare ancora su questo punto sarebbe gravissimo per la tenuta stessa della credibilità, della dignità – del servizio pubblico ma anche di tutti coloro che lavorano per esso - e del prestigio della Rai”. Già … il prestigio della Rai. 
Comunque, grazie Rita … anche al settimo piano c’è vita.

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giovedì 23 gennaio 2020

Salini ... Salvini ... ???

Senza un attimo di tregua. Ieri pomeriggio, ad un certo punto, telefoni, mail e chat si sono improvvisamente infiammati  e ora vi racconterò perché. Poi, si dichiara pausa: c’è la partita e si predispone una serata di sofferenza (puntualmente avverata). Poi, intervallo, fine primo tempo, la tv rimane accesa e … zacchete … uno spottone di Porta a porta di Salvini che pontifica indisturbato. La serata è andata storta e  giocoforza, al termine della partita, i telefoni riprendono a squillare.
AGGIORNAMENTO: lo spot di Salvini è stato visto da 5.149.216 spettatori!!! fenomenale !!!

Passo indietro: pomeriggio, intorno alle 14. Dagospia parla di Rai, Sanremo etc . in coda al pezzo si legge: “Salini potrebbe correre ai ripari affidando alla Comin & Partners la comunicazione agli stakeholders". Cooosaaa ??? Salini corre ai ripari e si affida a Comin (noto e importante titolare dell'agenzia di comunicazione istituzionale, molto “quotata”)??? e poi “comunicazione agli azionisti” ???? cooosaaaa??? Qualcosa non torna. E il Direttore della Comunicazione Rai?

Allora: anzitutto perché (e quanto costa) affidarsi ad una società di consulenza esterna per una attività che potrebbe e dovrebbe essere svolta con risorse interne che ci sono tutte e sono tutte perfettamente in grado di svolgere questo tipo di attività. Chi l’ha chiamata per fare cosa? Il compito, abbiamo potuto verificare da una nostra fonte, sarebbe quello di illustrare il Piano industriale agli stakeholders? E chi sarebbero? Formalmente sono definiti tali gli azionisti, i portatori di interessi. In sostanza, ci spiegano gli esperti, sarebbero tutti coloro che, direttamente o indirettamente, hanno a che fare istituzionalmente con la Rai. Facciamo fatica a credere a quello che sentiamo e a quello che leggiamo. Pura fantascienza.

Un passo indietro. Il piano industriale avrebbe dovuto essere presentato a settembre 2018 ma, visto il Cda appena insediato, viene rinviato a febbraio 2019. Successivamente avrebbe dovuto ottenere un parere non vincolante della Vigilanza e l’approvazione del MISE. Le tappe vengono raggiunte lo scorso autunno. Nel frattempo, la scorsa primavera, il Piano industriale viene presentato ai dipendenti Rai. Il costo del Piano è stato di poco inferiore a 1,5 mln di euro e, successivamente si è saputo di un ulteriore contratto con una nota società di consulenza per la “messa a terra” del Piano stesso ad un costo superiore ad 1 mln di euro. Ancora: lo scorso anno viene nominato un dirigente, Piero Gaffuri, come direttore “Trasformation Office” cioè la persona, la vera cinghia di trasmissione, che avrebbe dovuto garantire, supervisionare, rendere attuabili le linee di innovazione previste dal Piano. E il DG ??? Succede poi che, misteriosamente (nemmeno poi tanto) e improvvisamente si viene a sapere che Gaffuri lascia la Rai a marzo. Al di là degli aspetti puramente e strettamente personali sui quali è obbligo tacere, l’aspetto pubblico è grave e inquietante. Nel recente Cda sono stati chiesti i soliti “chiarimenti”. Perché si viene a creare un buco così importante per l’attuazione del Piano a pochi mesi dalla sua nomina e perché non è stato nominato subito un suo sostituto? E ora che significa questa iniziativa di “comunicazione” del piano quando è noto a tutti che non solo non riesce a decollare (vedi i canali istituzionale e inglese) ma cominciano a sorgere molti dubbi sulla possibilità che possa essere attuato (vedi problema risorse economiche, sia da canone sia da pubblicità)?

Il pomeriggio dunque si trastulla con queste amenità fino a che, ad un certo punto, sempre il solito Dagospia, lancia un flash alle 15.55 : Cambia tutto a Viale Mazzini: dopo le elezioni regionali, il ministro dell'economia Gualtieri dara' il benservito all'ad Rai, Fabrizio Salini...”. Tombola !!! scusate … ma questo blog lo aveva già scritto nei giorni scorsi, non proprio in questi termini ultimativi, ma sapevamo da nostre fonti che il Ministro avrebbe intenzione di incontrare Salini e parlare del Piano industriale, oltre che di altri aspetti importanti (ascolti e pubblicità). Per finire la giornata arriva la botta dello spot di Salvini su Rai Uno (e il nuovo direttore chissà cosa avrà da dire?) e le relative dichiarazioni infuocate di Zingaretti: “Mai così in basso, altro che libertà e autonomia e lo chiamano servizio pubblico” … tiè !!!! incassa e porta a casa !!! ora c’è da ridere a vedere come andrà a finire con la storia delle nomine ai Tg!!!

Ora, come si dice, facciamoci a capire, le notizie sono come le pere e non cascano dall’albero delle mele. Nel grande flusso delle informazioni, ciò che si viene a sapere ciò che non si dice costituisce sostanzialmente il “racconto” della giornata e questo racconto, insieme al silenzio su tanti altri argomenti (esempio Sanremo) porta a supporre che il tic ..toc ..tic ..toc … dell’orologio sembra prossimo ad esaurirsi. Vedremo … vedremo …
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mercoledì 22 gennaio 2020

Rai dadaista e BBC futurista


 “Chi vince con il pareggio? La domanda è surreale ma in politica la matematica è un’opinione come un’altra. E la risposta che ha dato ieri la Giunta per le Immunità del Senato è che ha vinto Salvini, anche se ha perso, e che ha vinto la maggioranza, anche se non si è presentata al voto e che Forza Italia non si capisce se ha vinto o se ha peso. Un Baillamme dadaista dove nulla è quello che sembra e tutti hanno votato il contrario di tutto …” questo abbiamo letto ieri sul Corriere della Sera a firma Alessandro Trocino.
Provate a sovrapporre questa frase alla Rai e ai suoi problemi ed è possibile che vi troviate perfetta aderenza o almeno sufficiente derivazione. Se la politica è in queste condizioni, come sperare che a Viale Mazzini e dintorni possano stare meglio? Come immaginare che il prossimo Cda del 30 possa fare nomine adeguate e sufficienti a dare un segnale di svolta significativo, di sperare di riprendere la curva degli ascolti in declino? Tutto qui. Questa una chiave di lettura probabile, forse non sufficiente, per comprendere anche Sanremo e tutte le questioni di cui in queste ora si parla e si parlerà ancora nei prossimi giorni. O meglio: qualcuno parla e parlerà mentre continua un imbarazzante silenzio da parte di chi invece dovrebbe dire tutto, forte e  chiaro, e invece tace. Anche questa mattina, non una parola da parte dell’AD, del direttore di RaiUno, dei consiglieri di amministrazione (a parte DeBiasio) o di chi altro volete in grado di emettere un flebile segnale di fumo. Banalmente: un silenzio assordante. Ci sono infiniti modi per affrontare i problemi e, tra questi, anche la scelta di non comunicare, non dire nulla, magari in attesa che le acque si plachino. Ognuno sceglie il suo: al settimo piano hanno scelto così: ne prendiamo atto. Si tratta dello stesso, strano, silenzio che accompagna l'uscita di Gaffuri e della sua sostituzione. Non è cosa da poco: a confronto Sanremo è una barzelletta di breve durata.

A proposito del Festival, e a proposito di quanto abbiamo scritto più volte sulla crisi degli ascolti e la perdita di fase di pubblico giovanile, vi proponiamo una frase tratta dall’articolo di Claudio Plazzotta, pubblicato su Italia Oggi e riferito al film “Figli”:  «Ogni 100 giovani ci sono 165 vecchi. Noi vecchi abbiamo la maggioranza assoluta, ci prendiamo la camera, il senato, il governo e la televisione. ll Festival di Sanremo e le fiction le fanno tutte per noi, i pubblicitari cercano noi, cosa credete. E fate i bravi perché se ci incazziamo..., ». Appunto, di questo si tratta. Quale progetto editoriale, quale idea o visione di Servizio Pubblico, quale futuro e per quale pubblico. Se non si è in grado di rispondere a nessuna di queste domande, non c’è da stupirsi se si annaspa nel buio e si annega nelle paludi dei vari personaggetti che affollano l’Ariston.

A proposito di fiction: ieri un autorevole ex collega ci ricordava che le fiction Rai sono un fiore all’occhiello dell’Azienda. Due osservazioni: se il fiore è bello perché fa numeri, ci dovrebbe spiegare perché siamo alla 24a riposizione di Montalbano per non dire di Don Matteo. Se poi il fiore è bello perché raccoglie successo presso solo una parte del pubblico (tendenzialmente adulto e prossimo all’anziano) qualcosa non torna.

Nei giorni scorsi è uscita la notizia di Tony Hall, direttore generale della BBC, che lascerà il suo incarico dopo sette anni. Molto interessante osservare cosa succede nel Servizio Pubblico più prestigioso del mondo. Anzitutto succede, da anni, che è in crisi il modello storico sul quale si è fondato: la sua credibilità e autorevolezza  ha cominciato lentamente ad indebolirsi e, in special modo, nel pubblico dei giovani sempre più attratto da altre modalità di fruizione del mezzo televisivo. Altro pilastro dell’emittente britannica che ha iniziato a scricchiolare è il tema risorse economiche: in un Paese dove l’evasione del canone è stato considerato quasi un crimine perseguibile anche con la galera, da tempo si parla di depenalizzare e di togliere l’esenzione del pagamento previsto per gli anziani. Insieme a scelte imprenditoriali errate e crisi di mercato, ne viene fuori un coktail micidiale. Infine, il recente scandalo dei compensi alle donne del Servizio Pubblico inglese pagate notevolmente meno dei colleghi maschi. Alla faccia del mitico modello inglese e alla salute di quello italiano: nulla da invidiare, ognuno si prenda il suo. Con una piccola differenza: loro, molto meglio e prima di noi, hanno cominciato ad interrogarsi sul futuro della BBC sollevando dibattito, riflessioni e studi che dalle parti nostre nemmeno ci immaginiamo. Ecco, si certo, la Rai non è la BBC.

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ps: i lettori del blog continuano a crescere: grazie !!!




martedì 21 gennaio 2020

Tic ..toc ..tic ..toc ..


Tic..toc ..tic ..toc ..tic .. toc ... non parlo della App che tanto furoreggia tra i giovani (non fate gli schizzignosi … vedere per credere) quanto del rumore di un orologio stanco e polveroso che batte un tempo lento e la cui carica si sta per esaurire.


Questa mattina non si sa da dove cominciare per raccontare la giornata, la settimana, il mese che verrà e il futuro prossimo venturo del Servizio pubblico. Partiamo dalle buone notizie: la prima si riferisce prima ad una mail, poi ad un telefonata con un caro e attento lettore. Ci suggerisce di fare attenzione anche a  quanto di “buono” avviene in Rai e non essere sempre il “bollettino di guerra”. Ha ragione e lo abbiamo scritto tante volte. Anzitutto le persone: nel Servizio Pubblico lavorano tante donne e uomini che si guadagnano lo stipendio onestamente e svolgendo la propria attività con grande professionalità e riescono a mandare avanti la baracca dignitosamente. Poi il prodotto: 24 ore su 24 la Rai è in onda con canali, reti e testate che garantiscono un flusso di informazione e comunicazione, intrattenimento e approfondimento senza pari in Italia, senza confronto con nessun altro operatore Tv e radio. Punto, non aggiungiamo altro e questa, in sintesi, è la buona notizia che ogni giorno ci ricordiamo di scrivere.

Proseguiamo, purtroppo, con le notizie non proprio buone. Nei giorni scorsi è uscito il settimanale degli ascolti Auditel standard Digitale:
settimana 5-11 gen:  Rai 17.410K   Mediaset 67.225K  Sky 117.675 k
settimana 8-14 dic:   Rai 27.032K   Mediaset 70.049     Sky 146.766K
Calano tutti e pure per Rai, nonostante Rai Play, non sembra proprio che le cose vadano bene.

Poi, leggiamo da PrimaOnLine la classifica Audiweb  su informazione online a dicembre (2-8) dove troviamo RaiNews al 47° posto. Ogni commento è superfluo. Ieri Il Fatto Quotidiano, a firma Carlo Tecce, titola “La fuga dei giovani Così cambia la Tv” e si legge “in fuga tre milioni di giovani: così cambierà la televisione. Oltre 2,8 milioni di telespettatori, tra i 15 e 44 anni, snobbano il prime time”: da leggere tenere in archivio. Qualcuno sarà capace di dire che Sanremo è anche rivolto ai giovani e la scelta di alcuni artisti è in funzione di intercettare quel pubblico.

L’orologio della bassa cucina batte il tempo in modo silenzioso. Da Viale Mazzini non si sente fiatare ma si leggono cose interessanti e quelle più rilevanti le riporta, al solito, Giovanna Vitale su Repubblica: “ … Marcello Foa. Il quale, da par suo, ha avviato un'indagine segreta e parallela per accertare come sono andati i fatti. Un modo, anche, per separare destini e responsabilità quando arriverà il momento: una resa dei conti che, dopo Sanremo, non potrà essere rimandata. Da avviare appena i riflettori dell'Ariston verranno spenti. Troppe le improvvisazioni, le scelte lasciato al caso nella gestione dell'appuntamento fra i più attesi della Tv pubblica. Persino la miccia disinnescata due mesi fa sul potenziale conflitto di interessi fra la società Mn, l'agenzia che curava l'ufficio stampa del concorso, e il capo della Comunicazione Rai Marcello Giannotti (che a Mn aveva lavorato per 13 anni prima di approdare al fianco di Salini), ha finito per danneggiare Sanremo. Sull'onda delle polemiche quell'appalto venne infatti revocato, costringendo però Viale Mazzini ad approntare in fretta e furia una squadra di comunicatori alternativa. E piuttosto raffazzonata. Incapace di porre subito rimedio alla gaffe di Amadeus sulle «donne bellissime» che «sanno stare sempre un passo indietro». L'inizio della slavina. E senza neppure fugare del tutto l'ombra del conflitto d'interesse, visto che l'ufficio stampa di Junior Cally, e di altri artisti presenti all'Ariston, è proprio l'agenzia Mn. Si parlerà anche di questo, oggi, al vertice decisivo per stabilire il destino del trapper”. Questo testo dice molto di più di tutti gli altri articoli di oggi messi insieme.  Il rosso sottolineato è nostro.
Aggiungiamo quanto ha scritto ieri Aldo Grasso sul Corriere: La responsabilità della scelta di Amadeus è della De Santis. Dietro ad Amadeus c' è Lucio Presta che nella direzione auspicata avrà pur detto la sua. 
Già, appunto,il noto agente in quel famoso incontro a Viale Mazzini con l’AD mai smentito avrà pur detto la sua. Magari qualcuno lo avrà ascoltato. Tutto torna, sempre.

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domenica 19 gennaio 2020

Fantascienza e palude


Questa mattina le dita sulla tastiera sono più pesanti del solito. Siamo costretti ad invischiarci in qualcosa di paludoso e nebbioso, quasi fantascientifico. I dietrologi e i terrapiattisti di tutto il mondo sono scatenati.

Lo abbiamo scritto nei giorni scorsi: le macerie delle risse al settimo piano di Viale Mazzini, prima in Vigilanza sulla questione misteriosissima della presunta truffa con la mail indirizzata a Foa e poi nell’ultimo Cda, non sono state rimosse … qualcuno ha pensato che potevano tornare utili. Abbiamo pure scritto che sarà difficile immaginare l’applicazione del Piano industriale con questi presupposti.  

Ieri è comparso su Dagospia un curioso articolo. Viene citato Foa “"Forte irritazione per scelta eticamente inaccettabile. Amadeus riporti il Festival nella giusta dimensione." E poi si legge: “Perché Foa interviene solo dopo aver scoperto il riferimento a Salvini nella nuova canzone di Cally? Il rapper è assistito da Mn Comunicazioni, una società che gode della stima di Salini, finita nel mirino nelle scorse settimane quando era stata inizialmente scelta per l'ufficio stampa del Festival. Un modo dunque per colpire l'ad?”.
Capito bene?  Si … forse … speriamo di no!

Come al solito, il problema sta sempre nel Quartier Generale. Chi ha scelto il direttore artistico? Chi ha scelto gli ospiti da invitare? Chi ha visionato i testi? Ovviamente, tutte anime candide, compresi quelli che c’erano prima. Ha ragione il rapper di oggi quando sostiene di essere in buona compagnia di altri suoi colleghi che lo hanno preceduto sul palco dell’Ariston. Non si può certo dire che siamo stati da meno di lui e tutti sapevano, tutti hanno taciuto, prima durante e dopo. Leggiamo da La Stampa, a firma Luca Dondoni: “«L'artista è contro il sessismo e ovviamente - sembra banale dirlo, ma non lo è - contro la violenza sulle donne. Non capiamo se la polemica sia musicale o politica: della sua partecipazione si ha notizia dal 31 dicembre e tutti i suoi testi sono disponibili sul web. Mentre del testo di No Grazie e delle sue rime anti populiste si è venuti a conoscenza solo il 16 gennaio. Il giorno dopo, si accende la polemica». Intanto ieri Junior Cally ha fatto la sua prima prova al Teatro Ariston di Sanremo. Era tranquillo ma dispiaciuto che il brano fosse oscurato dalla polemica sulla sua produzione passata. «Produzione che - fa notare il suo entourage - contiene immagini violente, che caratterizzano tutto un filone del rap a cui appartengono altri artisti italiani e internazionali, da Eminem a Sferaebbasta, a Salmo. Un fenomeno che va considerato al pari di altri prodotti di fiction con linguaggio esplicito e violento. Si tratta appunto di fiction non di realtà». Nella sua stessa situazione infatti si potrebbero trovare almeno altri quattro artisti coinvolti nel festival, Marco Masini, Achille Lauro, i Pinguini Tattici Nucleari e Myss Keta. Tutti infatti hanno nel loro repertorio brani che raccontano scene violente, sessiste o inneggianti alla droga”.

Qual è dunque il problema? Molto semplice: sperare che si possa andare avanti e non indietro, che si possa “cambiare” il racconto del Paese attraverso immagini che non siano di una fiction che della violenza fanno sempre e comunque la cifra narrativa prevalente.

Nel frattempo, abbiamo capito che:
      A)     Per usare un eufemismo, la Rai è nel pallone
      B)      Per usare un eufemismo, non sanno che pesci prendere e come fanno sbagliano     
      C)      A Viale Mazzini i misteri si accavallano e si infittiscono e molti tacciono
     D)   Sanremo è Sanremo? no !!! non è e non dovrebbe essere così. Sul suo palco non si dovrebbero sacrificare la dignità e i diritti delle persone per mezzo dollaro di ascolti.
     E)    Siamo alla vigilia di altre risse: domenica prossima si vota in Emilia, poi il 30 convocato un Cda dove, forse … forse… si potrebbero fare altre nomine ai Tg (sembra che sia stato raggiunto un accodo politico)
      F)      Salini potrebbe essere convocato dall’Azionista Gualtieri

Vedremo … vedremo …
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sabato 18 gennaio 2020

Emergenza


Su questo blog abbiamo scritto ripetutamente sulla gravità del mancato rinnovo del Consiglio AgCom e ne abbiamo buon motivo. Ora sappiamo che per il prossimo mese si potrà, speriamo, porre rimedio.

Nel frattempo, ieri AgCom ha diramato un ORDINE rivolto a Rai, RtI, La7 e Sky affinchè  “provvedano ad assicurare nei notiziari una immediata e significativa inversione di tendenza rispetto a quanto rilevato nel trimestre settembre-novembre 2019”. “il Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha accertato il permanere delle criticità rilevate nel trimestre precedente settembre – novembre: in particolare, i tempi fruiti da alcuni soggetti politici non sono risultati coerenti con le rispettive rappresentanze parlamentari. Per l’andamento registrato nel trimestre settembre – novembre, le società RAI, RTI, Sky Italia e La7 erano state già invitate, con comunicazione trasmessa il 30 dicembre, a garantire il più rigoroso rispetto dei principi sanciti a tutela del pluralismo dell’informazione, avendo cura di assicurare, pur nel rispetto della libertà editoriale e alla luce dell’attualità della cronaca, un equilibrato accesso di tutti i soggetti politici al fine di garantire un’informazione completa ed imparziale”.

Da ricordare che, in precedenza, lo scorso 23 luglio 2019 “L’Autorità ha avviato un procedimento nei confronti di RAI ai sensi dell’art. 48 comma 2 del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (Tusmar), ravvisando possibili violazioni in relazione ai “canoni di equilibrio, pluralismo, completezza, obiettività, imparzialità, indipendenza e apertura alle diverse formazioni politiche e sociali” nonché alla necessità di “assicurare un contraddittorio adeguato, effettivo e leale” che devono improntare l’offerta informativa della RAI “al fine di soddisfare il diritto del cittadino a una corretta informazione e alla formazione di una propria opinione”.

Tutto questo è molto grave. È grave anzitutto per il Servizio Pubblico che non ha e non deve avere lo stesso piano di azione come le altre emittenti: la Rai ha un  dovere morale e civile nei confronti dei cittadini che la differenzia  in modo radicale e sostanziale. È grave che nonostante il precedente richiamo (istruttoria con possibile sanzione pari al 3% del fatturato) non sia stato preso in considerazione e che AgCom sia stata costretta ad emettere un “ordine” perentorio. È grave la sordità, l’ottusità di chi dovrebbe provvedere e non provvede e, allo stesso tempo, è grave che chi dovrebbe vigilare non vigila sufficientemente. È grave che ancora una volta questo tema emerga proprio alla vigilia di una competizione elettorale potenzialmente molto impegnativa per le sorti del Governo. È grave che il tema informazione Rai, la sua credibilità e autorevolezza, sia costantemente in discussione sia in termini qualitativi per quanto rileva l’Autorità sia quantitativi per quanto riguarda gli ascolti. Ammesso e non concesso che AgCom dovesse arrivare alla multa di 70 milioni, chi la paga?

Andiamo avanti. Entriamo nel calderone di Sanremo. Come al solito, le polemiche intorno al Festival servono a “tirare” la volata sugli ascolti che, come al solito, saranno oggetto di gioia e dolori. Mettiamo le mani avanti: i numeri sono certamente importanti, almeno fintanto che Rai deve trarre profitto commerciale dai suoi prodotti tramite la pubblicità. Ma, spesso si dimentica, che l’altra parte del fatturato, la più rilevante e significativa, viene dal canone obbligatorio. Ma i numeri non sono sufficienti a giustificare scelte “editoriali” e orientamenti culturali contrari  ai principi di democrazia e di corretti rapporti tra gli individui: donne e uomini, religioni e differenti culture. Il “malinteso” di Amadeus sulle donne è solo un tassello di un racconto sociale più vasto, di cui Sanremo è un piccolo paragrafo. A questo proposito suggeriamo il pezzo di Concita De Gregorio su Repubblica. da ricordare la prima uscita del nuovo direttore di RaiUno: una chicca !!!

Infine, leggiamo sul Fatto Quotidiano a proposito  del dibattito in corso sul ritiro della concessione ad Autostrade.  Titolo “Autostrade, tra 2009 e 2018 ha dimezzato gli investimenti e aumentato i dividendi. Ai soci 6 miliardi, per la manutenzione solo 4 “ e segue “La concessionaria nel decennio ha dedicato agli interventi per la sicurezza il minimo previsto dalla convenzione con lo Stato. Mentre i ricavi e le cedole lievitavano. Secondo lo stesso ministero dell'Economia, "la disconnessione delle tariffe ai costi, oltre a rappresentare un evidente vantaggio per le concessionarie, costituisce un forte incentivo alla non effettuazione o al rallentamento degli investimenti". Chissà se un argomento del genere fa fischiare le orecchie a qualcuno pure a Viale Mazzini o nelle vie vicine. Per chi fosse curioso può andare a rivedere  i bilanci di Rai Way dalla quotazione ad oggi ed osservare quanto è stato ripartito agli azionisti e quanto invece è stato speso per investimenti,  innovazione e sviluppo.

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venerdì 17 gennaio 2020

Apoteosi del nulla

Nel mentre e nel quando in Rai si aggira uno strano fantasma, succede che intanto le cose cambiano, evolvono, mutano. Il fantasma si chiama Imbarazzo. Molti silenziosi, al telefono tacciono, se parlano divagano, What's Up viene flaggato ma non si legge risposta. Ci rendiamo conto!

La notizia del giorno è una: Mediaset  apre Cine34, un nuovo canale specialista free sul digitale terrestre tutto dedicato al cinema italiano. Riportiamo quanto pubblicato da Andrea Biondi sul Sole24 ore: “«Altri eliminano i canali tematici e noi ne apriamo di nuovi. E finora - dice Marco Costa, direttore dei canali tematici Mediaset - abbiamo la conferma che non solo intercettano nuovo pubblico, ma non erodono lo share delle reti generaliste».Punto. Ci limitiamo ad osservare che mentre la Rai annaspa nelle paludi delle sue debolezze, altri invece sono attivi in Italia e in Europa. Mentre il mercato si muove, Viale Mazzini non riesce nemmeno ad adempiere agli obblighi previsti dal Contratto di servizio. Questa è una realtà.

A proposito di Europa: da leggere un  articolo a firma Fulvia Caprara su La Stampa a proposito di Arte, il canale free europeo prodotto da un consorzio franco-tedesco. In Italia Arte ha visto crescere in un anno la sua audience del 110%. Scusate se è poco.

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giovedì 16 gennaio 2020

La processione


La prima, buona, notizia è che la conferenza dei capogruppo ha calendarizzato alla Camera per il 18 febbraio la votazione per AgCom e Privacy. Meglio tardi che mai …vedremo.

Questa mattina invece, leggendo i giornali, avvertiamo qualcosa che non torna ed altro che, al contrario, torna benissimo. Non torna, ad esempio, la dichiarazione rilasciata ieri da Foa laddove sostiene che: “È stato un cda complicato, adesso sta all'amministratore delegato trovare il modo di ricreare quella collegialità a cui egli stesso si è sempre ispirato. Il mio forte auspicio è che si possa trovare un'armonia. Più c'è consenso all'interno del Consiglio, meglio è. Ieri ci sono state delle divisioni anche importanti. Mi auguro che il consiglio sia messo in condizioni di lavorare con armonia e spirito sempre costruttivo". Il giorno precedente invece ha sostenuto di aver votato contro : «per i modi, i contenuti, i percorsi di scelta, la mancanza di trasparenza, l'assenza totale di interlocuzione con l'amministratore delegato, la fumosità nelle procedure, i pasticci incomprensibili». A dir poco, le due dichiarazioni sono in contrasto tra loro. Però, si sa, la politica è arte del possibile non sempre dell’auspicabile. Per essere in mezzo al guado del Piano industriale che non decolla non c’è che dire, un bel quadretto. A questo proposito, nello scorso Cda sembra che sia stato fatto un accenno al problema della sostituzione di Gaffuri: accertamenti in corso. A usual.

Per ora, ma solo per ora, va bene così anche perché a mordere i polpacci di Salini ci pensa il PD che potrebbe non accontentarsi della nomina a RaiUno di uno che ha gongolato per aver acquistato un format di una trasmissione dove un intervistatore (la Carrà !!) intervista un intervistato. Se pensiamo (ricordate sempre la pagina del Corriere del 27 ottobre scorso)  che in quella rete buona parte del day time è un format di acquisto, c’è da stare allegri. E il PD ci pensa talmente bene che da ieri hanno cominciato a circolare nomi del possibile sostituto che magari potrebbe venire allo scoperto dopo una possibile convocazione da parte del ministro dell’economia Gualtieri. I nodi sul tavolo sono due e molto semplici: lo stato di attuazione del Piano industriale e gli ascolti.  Entrambi, usiamo un eufemismo, sono in sofferenza e queste sono realtà.

Questa mattina, sulle pagine di Repubblica, a firma  Giovanna Vitale leggiamo: “Non era mai successo. Mai, nella storia dell'informazione radiotelevisiva, era accaduto che il capo di un partito d'opposizione monopolizzasse talk e notiziari, pubblici e privati, come sta facendo Matteo Salvini” e prosegue sul tema ascolti Rai, in particolare dei Tg “Un dato, rilevato dal monitoraggio mensile dell'Agcom, che fa il paio con il crollo degli ascolti dei telegiornali registrato dall'Auditel nell'ultimo anno. Proseguito inesorabile anche in questo inizio 2020”. Da ricordare che sul tema pluralismo nei Tg è in corso un’istruttoria da parte AgCom dove Rai rischia una pesantissima ammenda (70 milioni). Il solito (!!!) Anzaldi, nei giorni scorsi, ha denunciato gravissime violazioni da parte del Tg2 sulle elezioni in Emilia Romagna.

Torniamo alla cronaca. Le macerie al settimo piano di Viale Mazzini è probabile che non siano state rimosse (potrebbero sempre tornare utili per fare barricate). Il prossimo Cda è stato convocato per il prossimo 30 gennaio, subito dopo le regionali e poco prima di Sanremo: è stata convocata una processione propiziatoria ( a Roma si usa andare alla Madonna del Divino Amore, da sempre protettrice dei romani). Il voto e il festival saranno quasi certamente due momenti topici per capire se è verosimile un cambio di passo (e di persone) in Rai. Come scritto sopra, da ieri girano nomi e il più quotato è un certo Andrea Guerra, manager di successo e ex consigliere economico di Matteo Renzi (ma guarda che sorpresa !!!). Male che vada, ci potrebbe essere un”interno” Rai, e in questo caso, ci potrebbe essere Andrea Sassano (fratello del noto Antonio) grande amico di Giacomelli (ex sottosegretario Tlc e, guarda un po’ che sorpresa, renziano della prima ora). Torniamo a dire: accccca ‘nisciun’è fesso !!! e tutto sembra tornare e il quadro si compone. As usual !

Ancora per la cronaca. Siamo alla vigilia di Sanremo, appunto. E ci tornano alla memoria i siparietti di qualche mese addietro, quando si trattava di decidere il suo conduttore. A maggio scorso  gli schieramenti erano noti: da un lato Salini che avrebbe voluto Cattelan e dall’altro la De Santis che invece voleva Amadeus. Ha vinto la seconda. Allora. Da tenere a memoria.
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mercoledì 15 gennaio 2020

Vietnam - 2


Nei giorni scorsi abbiamo fatto un titolo con “Vietnam”. Ci siamo sbagliati: in quel caso si trattava di un esercito di contadini scalzi agguerriti e determinati  guidati da un valoroso generale, Võ Nguyên Giáp, contro il più formidabile esercito del mondo. In questo caso, a Viale Mazzini, si assiste ad una guerra che non è nemmeno per bande ma per “aggregati occasionali”. Quanto successo ieri in Cda non meriterebbe attenzione più di tanto: cose simili se ne sono già viste. Con una differenza sostanziale: l’AD ha pieni poteri conferiti dalla Legge e non da ieri. Il tema è che non li ha saputi, potuti o voluti esercitare.

Ieri abbiamo citato il Giulio Cesare: ci aggiorniamo e provate voi a sistemare i vari personaggi sulla scena per capire chi è Bruto e chi Cassio. Foa, astenendosi su tutta la linea, riferito a Salini ha motivato il voto «per i modi, i contenuti, i percorsi di scelta, la mancanza di trasparenza, l'assenza totale di interlocuzione con l'amministratore delegato, la fumosità nelle procedure, i pasticci incomprensibili». La Borioni si è astenuta “per non fare figli e figliastri”. Laganà avrebbe chiesto lo “spacchettamento” delle singole votazioni, ottenendola e determinando così le maggioranze variabili. Della Coletti sorvoliamo. Per il resto, ogni personaggio ha recitato la sua parte. Ci soffermiamo solo su due aspetti. Il primo riguarda la Borioni (PD) che aveva minacciato di votare contro e da tempo è in rotta di collisione con l’AD. Leggiamo in proposito da La Stampa “convinta nella notte dalla linea più morbida di Franceschini, ha sostenuto che la sua astensione non è un atto d'indulgenza verso Salini che non «sa gestire l'Azienda»”. Ma, ci chiediamo, se questo è il suo pensiero, che senso ha astenersi? Il senso c’è e lo vedremo più avanti.
Altro discorso riguarda il consigliere espresso dai dipendenti Rai. Anzitutto non si capisce affatto il senso della battaglia per lo spacchettamento del voto. Si trattava e si tratta di una iniziativa globale e complessiva, nel solco di quello che dovrebbe essere l’avvio del piano industriale (verso il quale a suo tempo ha votato contro). E come tale andrebbe giudicata e votata. Per quanto sappiamo, è come dire “si … però Tizio va bene invece Cacio no  ..comunque  … vedremo ... chissà ...”. Su Repubblica, Giovanna Vitale scrive : ”vero ago della contesa, ha fatto un po' e un po' “. È apprezzabile e stimabile il suo lavoro ma si fatica spesso a comprendere l’indirizzo di alcune sue scelte. 

Come altro si può leggere quanto avvenuto ieri? Anzitutto da non dimenticare
A) che si tratta di nomine attese e rinviate da mesi
B) che avrebbero dovuto comprendere anche le testate
C) che avrebbero dovuto comprendere anche la formalizzazione di obblighi da Contratto di servizio come, ad esempio, il canale in inglese e quello istituzionale (che avendo giornalisti al suo interno ed essendo già stata affidata la direzione a Ferragni dovrebbe rientrare nel pacchetto testate).
Aggiungiamo un D) per dovere di cronaca e riprendere quanto detto prima a proposito del PD: siamo alla vigilia del voto del 26 gennaio dove tutti sono in attesa di terremoti politici. Ci dice un nostro autorevole interlocutore “siamo a Bisanzio e, paradossalmente, Salini ha fatto bene a rinviare le nomine dei Tg, il giorno dopo le elezioni tutto potrebbe cambiare, comprese le sorti della sua direzione”.  Ok ...ora tutto è chiaro.

Cerchiamo di mettere in fila alcune considerazioni. La prima si riferisce a Foa: la guerra è dichiarata formalmente. Dopo lo scontro sulla questione della mail truffa (della quale attendiamo gli esiti giudiziari), la convivenza tra i due sullo stesso piano del palazzo è assai ardua. In che termini si può immaginare il governo dell’Azienda in queste condizioni? Il Piano industriale: si vorrebbe fare credere che queste nomine sono il primo passo.  Sono stati nominati soli 4 direttori delle macrodirezioni lasciando l’interim delle testate: un pasticcio che basta la metà. Queste sarebbero le condizioni con le quali si avvia il Piano? Per non dire poi dell’uscita del suo direttore operativo, Piero Gaffuri, che avrebbe dovuto rappresentare la cinghia di trasmissione di tutta l’innovazione prevista nel Piano. Perché non si è provveduto subito alla sua sostituzione?
La tecnicalità regolamentare del Consiglio non mette l’AD al riparo delle riflessioni sul suo ruolo e sul suo operato, pure sotto l’aspetto”politico”. Sostenere che nessun nome è stato bocciato con un consiglio sparpagliato è un eufemismo che cela  una debolezza strutturale assai rilevante. Negarlo è dir poco miope. Se a questo si aggiunge che la “maggioranza variabile” che ha ottenuto (in alleanza con FdI) non risponde affatto alla maggioranza di Governo che lo dovrebbe sostenere, il pasticcio è ancora più grave. Per uno che (notizia mai smentita) si è recato da Zingaretti per aver l’ok alla bollinatura del PD, non c’è che dire: una novità assoluta. Infine: Sanremo. Ieri si è svolta la conferenza stampa di presentazione del Festival, senza la direttora di RaiUno, Teresa De Santis, responsabile di buona parte del progetto di Sanremo, compresa la direzione di Amadeus. Nota: ieri in Cda si doveva affrontare la nota di indirizzo della Vigilanza sul conflitto di interessi degli agenti. Rinviata !!!

Interessante leggere una nota dell’ADN: “Al di là dei singoli voti espressi oggi dal Cda, le nomine di testate e reti proposte dall'ad Rai Fabrizio Salini sono una realtà. E l'amministratore delegato, a quanto si apprende dal suo entourage, è molto soddisfatto perché le nomine di oggi rappresentano il primo passo per la realizzazione del piano industriale. Nessun nome è stato bocciato, fanno notare dall'entourage di Salini. E comunque si è trattato di un parere non vincolante. L'ad ha esercitato i suoi poteri.” Il neretto non è nostro. L’interesse è nel leggere che A) le nomine sono una realtà B) l’AD ha esercitato i suoi poteri.

Last minute: il PD ora è sul piede di guerra per “monitare” ogni minuto politico dei telegiornali. È bene che sia così, però ci dovrebbe spiegare pure perché, con loro al Governo, non provvedono immediatamente alla nomina del nuovo consiglio AgCom e del sottosegretario alle Tlc. Sono loro, in particolare AgCom, i veri arbitri del problema. Anche in questo caso, i conti non contano, contano le “quote” alle quali, tutti, sottolineo tutti, sembrano molto interessati.
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martedì 14 gennaio 2020

Cesare

Piana di Filippi, sulla scena Ottaviano, Antonio, Bruto e Cassio. Compare un messaggero: “Preparatevi, generali. Il nemico arriva facendo mostra di valore. Il loro sanguinoso vessillo di battaglia è già issato, e bisogna fare qualcosa immediatamente”. Prosegue il racconto e, sul finire, Bruto rivolto a Cassio: “Oh, se un uomo potesse sapere la fine delle vicende di quest’oggi prima che essa arrivi! Ma è sufficiente che questo giorno finisca, e allora si saprà la fine. Andiamo, voi tutti, via!”.

Ognuno si potrebbe sbizzarrire a rivedere chi potrebbe rivestire le vesti dei vari personaggi, compreso il non citato Cesare, in questo foro romano di Viale Mazzini dove in ogni momento tutto sembra precipitare verso un peggio che non sembra avere fine. Leggere questa mattina i giornali e farsi prendere dallo scoramento è tutt’uno. Oggi CdA con esiti incerti e maggioranze tanto bizzarre quanto variabili, con Laganà costretto a fare l'ago della bilancia. Auguri! Non ci sentiamo anime candide uscite dal seminario delle Orsoline e tantomeno “dormiamo da piedi” come si diceva una volta. Ne abbiamo viste tante da farci crescere sullo stomaco i tondini di ferro da 14.  Però, il timore che di essere su una strada senza ritorno è forte. Questa mattina e oggi più che nel passato, si condensa in poche righe, in poche immagini plastiche, in poche parole, tutta l’esperienza finora condotta da questo Consiglio Rai e dal suo AD: il nulla arricchito da una invadenza della politica come forse prima non si era mai visto. Qualcuno sostiene: anche nelle epoche passate era così ma non si vedeva. Ecco, appunto, non si vedeva … ora si vede e la differenza non è da poco. Provate a mettere tutti insieme i vari articoli dei quotidiani di oggi e il solo filo ricorrente, il comune denominatore, è la “quota” di appartenenza a questo o quel partito e non una parola sulle capacità, i meriti, la professionalità che magari pure ci sarà ma nessuno se ne accorge.  
È passato poco più di un anno e mezzo da quando si immaginava si pensava, si sperava, nel cambiamento. Siamo tutti in attesa … Purtroppo, c’è poco altro da aggiungere.

Un omaggio ad una nostra affezionata lettrice: ci ricorda di citare Riccardo Iacona e il suo Presa diretta. D’obbligo la citazione di Gaber “ Per fortuna che Iacona c’è”. La puntata di ieri sera è stata particolarmente spigolosa: la crisi della Chiesa e il ruolo di Papa Francesco contro gli attacchi degli integralisti. Ad un certo punto, si sono viste le immagini di una cattedrale tedesca dove, alla messa domenicale delle 10, i banchi erano pressoché vuoti ed occupati prevalentemente da persone anziane. È stato un tutt’uno pensare a quella parte di Rai che guarda sempre più al passato e poco al futuro, ad una dinamica degli ascolti  dove emergono con rilevanza gli anziani rispetto ai giovani.  La Rai, come la Chiesa, forse, non è più al centro del villaggio. Già, ma questo, stamattina, a Viale Mazzini importa poco. Importante è rispettare le "quote".

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lunedì 13 gennaio 2020

Ieri, oggi e domani

Anzitutto il solito ringraziamento ai tanti lettori che pure ieri hanno letto il post su Lucrezio Caro nonostante non ci fosse alcun riferimento (diretto) a temi Rai.



Chi vi scrive, molti anni addietro, ha avuto la fortuna di lavorare a Rai Uno. Era un periodo molto particolare: la Rai dei Professori. Un periodo interessante, proficuo, animato. Era un periodo in cui c’erano molti “programmisti registi” interni che producevano programmi, partecipavano attivamente ai processi ideativi. Successe poi, nel 1988, che arrivò un certo signore (che preferiamo non citare) che cominciò a proporre l’idea delle “esternalizzazioni” di tutto quanto era possibile e immaginabile, per prime le persone. Tutto divenne un “centro di acquisto”, si spalancarono le porte agli agenti e alle produzioni esterne e alle messe in onda “chiavi in mano”. Da allora si è diffuso e rafforzato il germe, il virus, della disaffezione, dell’impoverimento della cultura aziendale che hanno reso forte e credibile il Servizio Pubblico.  Citiamo solo un’area (e non a caso): la “antica” Direzione Tecnica che negli anni ha costruito una rete tecnologica di indiscusso valore. Allora succede in questi giorni che, grazie ad una scellerata campagna di incentivi all’esodo concessi a pioggia, sono usciti dirigenti (non citiamo i nomi per rispetto di scelte personali) nell’area tecnologica di comprovata capacità ed esperienza che sarà tutt’altro facile da sostituire. Doveroso citare tra i tanti: Roberto Serafini come pure, prima di lui, Alberto Morello. Quanto tempo ci vuole a formare persone come loro, a fargli acquisire tutta l'esperienza e l'autorevolezza necessarie a competere in questo campo? Ci ha scritto un autorevole lettore: il problema è certamente in coloro che escono, ma, ancor più per coloro che rimangono. “Sono i piani di successione che non sono stati elaborati, le procedure di passaggio di consegne che non sono state definite”. Questo uno dei frutti avvelenati del Piano industriale. La sensazione, diffusa all’esterno ma anche (per quanto ci risulta) anche molto dall’interno è che la Rai abbia più o meno consapevolmente  abdicato al suo ruolo in questo settore, peraltro proprio alla vigilia di appuntamenti importanti e inderogabili (passaggio al DVB-T2).

Nei giorni scorsi per l’ennesima volta, abbiamo sollevato il problema degli ascolti. Sabato è uscito l’articolo di Repubblica dove venivano snocciolati i numeri. Lo stesso giorno, la Rai replicava di essere “leader degli ascolti”. Ora, si sa, la matematica è  opinabile e i numeri ognuno se li potrebbe interpretare come meglio crede. Rimane il fatto che, in questa circostanza,  alcuni prendono per buoni quelli rilevati dallo studio Frasi e ne fanno conseguire un’azione politica. C’è da immaginare che qualcuno si possa prendere la briga di confrontare i dati pubblicati per capire dove c’è qualcosa che non torna. Per quanto ci riguarda, pubblichiamo spesso i dati Auditel digitale dove pure le cose non sembrano proprio andare meglio per Rai. Quei dati non dovrebbero essere contestabili: Rai partecipa ad Auditel. Ieri le pagine dei giornali erano tutte occupate da dichiarazioni bellicose del PD che chiedevano conto all’AD Salini delle mancate nomine in programma ormai da mesi, in particolare quelle nei Tg dove si lamenta mancanza di pluralismo nell’informazione politica. Domani è previsto un CdA e ancora non è noto se succederà qualcosa (nei giorni scorsi si sapeva che ci sarebbero state solo nomine alle reti e non ai Tg).
Oggi sui quotidiani silenzio totale … domani è un altro giorno
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