Quando la “politica” si mette a “prescia” qualcosa puzza di bruciato e in genere non porta buone cose.
Preferiamo usare il termine romano “prescia” e non “fretta” che più o meno sono sinonimi. A quanto
sembra, il termine “prescia” non solo deriva del verbo latino “premere” e dunque
“pressione” ma è riconducibile anche ad una storia derivata dall’antico
Carnevale romano. Sembra che allora, per fare andare più veloci i cavalli da corsa
gli si spalmava sotto le zampe posteriori una specie di pomata urticante detta,
appunto “prescia”.
Ne abbiamo avuto prove provate nel recente passato. La prima
volta con l’approvazione del Contratto di Servizio. La presidente Floridia si
era fatta persuasa che bisognava chiudere presto la trattativa/discussione, seppure
non bene, e in tal modo “portare a casa il risultato” anche se avrebbe fatto molto
felice la maggioranza di Governo. Così è stato e il Contratto che ne è uscito è
sotto gli occhi di tutti. Poi è successo a settembre dello scorso anno: bisognava
chiudere la partita del Cda Rai. Prima tutta l’opposizione granitica e unita
sotto la bandiera del “prima la riforma e poi le nomine” salvo poi, improvvisamente,
con grande “prescia” il M5S e AVS cambiano idea e consentono la nascita di
questo Cda. Il Governo ha ringraziato sentitamente.
Ora, oggi, cosa succede? Succede che alle 12 in VIII
Commissione del Senato prendono avvio le tanto auspicate “audizioni” in vista
del dibattito finalizzato a stendere una bozza comune di riforma Rai come sintesi
delle attuali 8 depositate. Perché tanta “prescia” improvvisa? Cosa c’è sotto? Quale
il trappolone che si può intravvedere?
Cominciamo a dire che si è completato il quadro delle
proposte con la presentazione delle due di fonte governativa, FI e FdI mentre
rimangono inalterate le “vecchie” proposte dell’opposizione, che a parte quella
del M5S (Bevilacqua) non tengono conto in alcun modo dell’MFA che, appunto,
entra in pieno vigore il prossimo 8 agosto. Questa potrebbe essere una possibile
chiave di lettura: avviare subito le consultazioni in Commissione potrebbe sorreggere
l’argomentazione secondo cui il Parlamento si è avviato verso il vincolo
proposto dall’EMFA (la riforma) e quindi schivare il possibile procedimento per
infrazione comunitaria. Ci sta, è plausibile: tempi molto, molto lunghi ma ragionamento
comprendibile a Bruxelles.
Ma il sospetto per la “prescia”, a nostro avviso, è fondato
su un altro aspetto. Prima FI (Gasparri) e a seguire FdI hanno depositato una
proposta con un tratto comune: la nomina del Presidente del Cda viene
ratificata in Vigilanza Rai non più con i due terzi dei voti ma con la
maggioranza semplice. Tradotto in soldoni: pure il Presidente se lo vota il
Governo con i numeri di cui dispone e buona pace per “l’indipendenza e garanzia”
che questa figura dovrebbe possedere. Potrebbe essere questa una scorciatoia
per aprire la strada alla nomina della Agnes che, al momento, è in un vicolo cieco.
Percorso difficile? Forse anche no: in Parlamento i voti li hanno, si tratta
solo di tempi.
Per il resto tra poche ore si potrà assistere ad una scena
surreale: saranno i cosiddetti “stakeholder” a suggerire alla politica cosa
pensano sulla riforma mentre la politica annaspa nel buio di proposte limitate
alla sola governance Rai.
Bene, andiamo avanti. Ieri il Messaggero ha gettato un macigno nello stagno: il festival di Sanremo potrebbe svolgersi da altre parti: la Rai sta studiando un “piano B”. Una nostra attenta e qualificata lettrice ha commentato “Si tratta di ricatto a mezzo stampa”. Forse, forse. certo à che riflette una sostanza ben urticante e il “ricatto” ha un solido fondamento: “Caro Comune, senza la Rai tu non vai da nessuna parte e ti rompi l’osso del collo. O accetti le nostre condizioni o noi in quattr’e quattr’otto ci trasferiamo in diversa ridente riviera, magari 'n guopp'o sole” e l’AD Rossi a Napoli è stato molto chiaro in proposito.
Allora, poniamo per ipotesi
fantascientifica che Bloggorai fosse stato in grado e interessato a partecipare
alla gara del Comune di Sanremo, fatti i debiti conti e valutati i 6,5 milioni
richiesti dal Comune al di sopra delle proprie capacità di spesa, decide quindi
di non presentare l’offerta. Ora, come noto, solo Rai ha presentato una busta e però
oggi di pagare quell’importo non ci pensa proprio (oltre che dover subire le
altre onerosissime richieste). Allora, visti i tempi e la mala parata, il Comune
potrebbe “abbassare la cresta” e ridurre il compenso richiesto. A questo
punto però Bloggorai se la prende molto a male e valuta di ricorrere con urgenza
al Giudice: se fosse stato noto che
il prezzo non era 6,5 ma, per ipotesi, 5,5 mln ovvero variabile e trattabile e
non si prevedeva l’obbligo di altre due manifestazioni collaterali, magari la
proposta l’avrebbe pur fatta. Ha una sua logica. O no?
Anche per Sanremo è l’ora della “prescia” … il termine “fretta”
invece è più garbato e non rende bene l’idea dei tempi che corrono.
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