giovedì 21 settembre 2023

Si può fare a meno della RAI?


La stragrande maggioranza delle lettrici e dei lettori di Bloggorai non vede la RAI e pure il sottoscritto se la conosce la evita. Mettiamo pure in conto che la platea di Bloggorai sia una molecola nell’Universo, che sia alquanto “sofisticata” nei gusti televisivi e non si accontenta di uno speciale Techedechè o La prova del cuoco, e mettiamo pure che questa stessa platea Porta a Porta non la vede nemmeno sotto tortura, si può bene comprendere che questo atteggiamento sia alquanto diffuso e che un grande fenomeno si sta profilando all’orizzonte: cosa sarà della RAI nei prossimi anni? Sopravvivrà a se stessa? Il “suo” pubblico, sempre più anziano all’85% over 45, quanto ancora reggerà le sorti di una baracca sempre più costosa e incalzata da una concorrenza feroce?

Già, cosa succede nella cosiddetta “platea televisiva”?  Vediamo cosa è successo martedi1.

Su un totale popolazione (circa 57 mln) rilevata in prima serata  Auditel (20.30- 22.30) il totale emittenti ha raccolto circa 19 mln di telespettatori che si ripartiscono la platea lineare in parti pressoché simili tra RAI (6.119 mln), Mediaset (7.624 mln) e tutte la altre emittenti messe insieme. In soldoni, un giorno per l’altro, a seconda del palinsesto della serata più o meno appetibile per l’una o per l’altra emittente o altre messe insieme (l’altra sera Mediaset aveva una partita e Rai una replica) il pubblico televisivo si distribuisce equamente in diversi mondi dove il Servizio Pubblico non è più centrale. Poi, c’è tutto l’ascolto  non rilevato, tutto il mondo che non vede la televisione broadcast ma si collega al broadband dove trova tutta la ricca offerta televisiva degli OTT sempre più agguerrita. Ed è un mondo che cresce in misura esponenziale.

Cosa ci porta a dedurre? Che RAI è una parte del tutto e non sempre rilevante. Se poi si apre il capitolo contenuti, ovvero l’offerta televisiva generalista, iniziano i dolori. L’informazione: si può fare a meno del Tg1? Anche si. Si può fare ameno dell’ennesima replica di Montalbano? Dipende, a Villa Arzilla ne sono appassionati. Si può fare meno della nuova trasmissione di RAI Tre Filorosso? Certamente si, tant’è che ha raccolto cifre di ascolti contabilizzate con il prefisso telefonico.  Si può fare a meno della somma dei canali ematici che, messi tutti insieme, faticano ad arrivare al 5% di share (ivi compreso RAINews24 che quando va bene raccoglie share e ascoltatori da elenco telefonico di quartiere pur occupando quasi 200 giornalisti)??? E così via trotterellando.

Ed eccoci ai giorni nostri. Martedì sono stati presentati i palinsesti italiani Netflix e sono tutto un programma non tanto e non solo per i titoli potenzialmente interessanti ma per ciò che lasciano intravvedere in filigrana: semplicemente e sinteticamente vanno ad occupare gli spazi lasciati liberi da RAI. Vale sempre e comunque la regola d’oro: chi paga comanda, ovvero chi investe solitamente raccoglie e RAI non ha soldi da investire in innovazione di prodotti o tecnologie. Il corollario di questa regola è semplice: chi ha i contenuti vince, sempre. Vale per il grande sport, vale per le grandi produzioni cinematografiche, vale per tutti i generi dove si richiedono corposi investimenti. L’altro giorno abbiamo accennato ai documentari e citato la cifra che sembra essere quella destinata alla produzione, acquisto e coproduzione (ci dicono circa2,8 mln). Ma non si riesce a sapere quanto invece lo stesso genere è dissimulato in altri settori (es. RAI Uno con SuperQuark o RAI cultura etc). Come si diceva una volta: se non c’è acqua nello stagno , le papere non nuotano.

Ecco che si arriva al punto: visto che da pochi giorni abbiamo un “nostro agente all’Avana” londinese, sarebbe utile che ci raccontasse cosa la BBC sta immaginando per il suo futuro. Forse sarà il caso che anche in Italia qualcuno inizi a farlo.  

Concludiamo con la spinosa vicenda del direttore Rai ricattato da una escort: tutto sotto il tappeto e liquidato con un fastidioso senso di “ci sono cose più importanti a cui pensare”. Certo, è vero. Ma chissà perché quando si toccano certi tasti delicati come la morale pubblica che interessa e invade la sfera privata spesso volentieri si sfugge, si preferisce derubricare tutto a gossip e pruderie più o meno personali. Alla fine della fiera, sentiti i tanti lettori di Bloggorai, quello che ne è uscito fuori con maggiore rilevanza si liquida con una battuta “Se l’è cercata e l’ha trovata … ed l’ha pure pagata cara … poveraccio … peggio per lui”.  Amen. Però c’è chi dice pure (soliti complottisti) “Questa storia è saltata fuori perché dovevano fargliela pagare … e comunque, è servita a distogliere qualche attenzione o a mandare segnali”. Manco Cosa Nostra, N'drangheta e Camorra messe insieme  sarebbe capace di tanto!!!

bloggorai@gmail.com


mercoledì 20 settembre 2023

RAI: storie pubbliche e interessi privati



Proviamo a mettere insieme storie diverse, vediamo se riusciamo a legarle tra loro e cosa ne viene fuori.

Storia n.1: il direttore RAI ricattato da una escort

Storia n.2: l’ex presidente RAI che invita un medico no vax in trasmissione

Storia n.3: l’intervista della presidente RAI

Storia n.4: il nuovo Contratto di Servizio

Ne siamo certi ma è difficile da cogliere e proviamo ad iniziare con la domanda centrale: esiste un filo conduttore che lega le quattro storie? Se esiste, da che parte lo andiamo a cercare? Nei meandri della “morale” pubblica o privata che dir si voglia? Negli scantinati dei comuni sentimenti nazionali che si avvertono sui grandi temi di grande emergenza (immigrazione, povertà, guerra, Covid etc)? Nei bassifondi (o viceversa, nei primi piani) delle grandi scelte di politica economica che impattano ovviamente pure sulla RAI?

Proviamo a supporre che questo filo conduttore esiste e proviamo a riflettere dentro il perimetro di un annoso dilemma: dove inizia la sfera privata e dove quella pubblica? Già con questo interrogativo si comincia a delineare il filo comune: la vicenda del direttore Rai ricattato da una escort ha una lettura esclusivamente privata o investe anche il suo ruolo di dirigente di una Azienda di Servizio Pubblico? L’ex presidente Rai Marcello Foa che invita un medico no vax nella sua trasmissione lo decide nell’ambito dei suoi orientamenti politici, sociali culturali privati o è tenuto a rispettare il carattere pubblico del microfono che utilizza? La Presidente Rai Marinella Soldi che afferma “Ma a fare la differenza sarà la trasformazione digitale che renderà possibile, una volta decisi gli indicatori di performance, raccogliere i dati e verificare se si è sulla strada giusta” lo sostiene a titolo privato o riflette una posizione aziendale pubblica, condivisa e accettata (la RAI non può e non deve raccogliere dati personali)???  Il nuovo Contratto di Servizio, lo abbiamo scritto più volte, ispira la sua architettura ad un carattere privato (di mercato) o pubblico? Per quanto abbiamo approfondito, non abbiamo dubbi: questo nuovo testo guarda ad un futuro di un’Azienda libera da vincoli (obblighi specifici) che tanto piace ai fautori del neoliberismo fino al punto da togliere pure un punto centrale e fondamentale del precedente Contratto presentato in Vigilanza il 2 luglio: il riferimento alla Costituzione (vedi Articolo 3, Offerta televisiva: “… alla promozione della conoscenza della Costituzione e del Trattato dell’Unione Europea, alla diffusione e promozione della cultura della legalità; informazione di interesse internazionale accompagnata da approfondimenti qualificati;) ora completamente scomparso nel nuovo testo.

Il dibattito è aperto. Le nostre lettrici e i nostri lettori hanno opinioni molto diverse tra loro

bloggorai@gmail.com

 


martedì 19 settembre 2023

FLASH

A Viale Mazzini e non solo lo sanno (quasi) tutti. Di lui è noto nome e cognome, storia personale, professionale e aziendale. E' solo questione di minuti e qualcuno lo pubblicherà. 

Cosa ne verrà fuori? Quale morale potrà emergere? Da che parte stare? E' solo una vittima di un sistema di malaffare o in qualche modo ne è complice seppure indiretto? E' solo un tema di gossip o c'è altro? 

Il dibattito è aperto.  

bloggorai@gmail.com

RAI: mazziati e perdenti

Foto di Eddie K da Pixabay

C’era una volta … un certo Signor  Georg Wilhelm Friedrich Hegel che scrisse una nota a margine "La preghiera del mattino dell'uomo moderno è la lettura del giornale. Ci permette di situarci quotidianamente nel nostro mondo storico". Già, passati quasi un paio di secoli, oggi si può comprendere perché poi uno diventa laico, non compie questa preghiera e non va più all’edicola a comprare i giornali. Anzitutto perché pagare salato (con supplementi tipo “Orologi di lusso” oppure “SuperCar” rivolti a poche decine di diretti interessati) quando invece si possono avere tutte le notizie del mondo, in tempo reale, con approfondimenti e aggiornamenti quasi gratis?

Poi, per quanto riguarda il mondo RAI-RAdiotelevisioneItaliana di Servizio Pubblico, per trovare una notizia sulla carta stampata meritevole  di attenzione la devi cercare con il lanternino e con scarse speranze. Vedi stamattina: i titoli sono tutti sul tema “La Rai guarda avanti e rilancia con film, serie e documentari” (Il Messaggero). E vorrei ben vedere che non fosse così. Sembra quasi una novità. E poi, cosa e verso chi rilancia? Film, serie e documentari sono il minimo sindacale per un palinsesto che ormai perde pezzi e telespettatori come acqua fresca da una conduttura bucata. Da quasi un anno che si leggono titoli dove si apprende che Mediaset supera la Rai e che il divario generazionale vede costantemente Rai sotto: leggiamo l’ultimo Standard Auditel Digitale - Dati relativi alla settimana Auditel: 10 settembre 2023 – 16 settembre 2023. LS (Legittimate Streams) Mediaset 169.634K contro RAI 54.295K (un terzo). Non va meglio per il TTS (Totale Tempo speso) con Mediaset che raccoglie 13.168K e RAI se la cava con  9.050K. Ricordiamo sempre quanto abbiamo già scritto: sempre Auditel Total Audience nell’ultimo Report dava Mediaset a 2.480.815 e RAI a 2.481.540, ovvero un pugno di persone che, comunque, si caratterizza con una media di età over 45 del 76% per Mediaset e dell’85% per RAI. Per il futuro il confronto sembra destinato ad essere sempre più impietoso, ha voglia titolare che “la Rai rilancia”.

Riconduciamo il cielo sulla terra, e a proposito di rilanciare i “documentari” e magari pure confrontare con la BBC, sapete quanto budget impiega la RAI per i documentari? Sapete poi in quante direzioni dei famigerati "generi" sono frammentati, nascosti, dissimulati? E sapete che fine hanno fatto i “documentari” nel nuovo Contratto di Servizio? Alla prima domanda possiamo rispondere per approssimazione: ci è stato riferito che si tratta di circa 2,8 mln di Euro, cioè fatte le debite proporzioni più o meno quanto la BBC spende per inviare una troupe nella giungla per un paio di mesi solo per riprendere un rinoceronte che fa la pipi sotto un baobab. Non parliamo poi di quanto spendono i francesi.  Con un budget del genere, a malapena ci compri metà dei diritti per un bel documentario sulle nuove scoperte della Piramide di Cheope. Nel precedente Contratto (tutt’ora in vigore) i documentari sono citati come obbligo nell’art. 3 e 4 (offerta televisiva e radiofonica) e ancor più segnatamente all’art. 7, c,  (Industria dell’audiovisivo) dove si legge che la RAI deve “assicurare un presidio aziendale dedicato allo sviluppo del genere documentario e al coordinamento dei relativi investimenti”. Nel nuovo Contratto invece i “documentari” sono semplicemente inseriti nel famigerato Allegato 1, che sostituisce di fatto le sette pagine degli obblighi specifici dell’ex art. 25, ovvero quello senza obbligo di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ovvero quello del Contratto firmato con una pacca sulla spalla. Torniamo sempre al solito punto: se non c’è obbligo non ci sono nemmeno le risorse. Punto. A capo.

Ecco che, piano piano, ci avviciniamo a quanto vi abbiamo accennato: che rapporto c’è tra il Governo e il neoliberismo e cosa c’entra la BBC che vedrà la Soldi sedere a fianco dell’autorevole conservatore Tim Davie ora CEO della BBC? C’entra ... c’entra … tutto si lega e tutto si legge in filigrana. Tra l’altro, ci ricorda un lettore di acuta memoria, che  giusto l’anno scorso la Soldi lo intervistò al Premio Italia  Bari. Chissà, forse già da allora i “cacciatori di teste” la avevano individuata e gli avranno fatto fare i primi colloqui che, solitamente, finiscono con un “Le faremo sapere”. La storia prosegue.

ps: tenete a mente questa frase a proposito della storia TIM e KKR "capitali pubblici per dividendi privati". Già ... ne abbiamo sentore anche dalle parti di Viale Mazzini.

bloggorai@gmail.com

 

lunedì 18 settembre 2023

RAI: atti pubblici, interessi privati tra Stato e mercato

Care lettrici, cari lettori, Bloggorai c’è … ancora non si sa per quanto ma c’è e se per un paio di giorni si prende una pausa è solo per cercare di approfondire qualcosa di interessante.

Da qualche giorno (complice l’intervista della Soldi) ci stiamo interrogando su due temi: il neoliberismo nel Servizio Pubblico, il Governo (non solo di destra) e RAI Way. I due temi sono collegati tra loro? Forse si.

Nel mentre e nel quando cerchiamo di indagare, chiedere e collegare questi due argomenti, intanto leggetevi bene questa piccola tabella.



Allora, come noto, uno dei prossimi fronti di battaglia più rilevanti che RAI dovrà affrontare sarà quello sui conti, sul budget, sulle risorse, sul canone. È del tutto evidente che in qualche modo si dovrà porre rimedio ad una situazione che non può reggere a lungo. Tanto per intenderci: Contratto di Sevizio e conseguente Piano industriale si fermeranno laddove non si saprà bene come garantire le coperture finanziarie. In particolare, l’incertezza sul futuro del canone collegata a una raccolta pubblicitaria costantemente in decrescita non lascia sperare in nulla di buono. Qualcuno, da tempo, pensa di utilizzare RAI Way per far un po’ di cassa a tappare qualche buco. Vediamo come stanno le cose.

Da quanto si può vedere sopra, RAI Way trae la sua fonte di profitto principale dal canone dovuto per il Contratto di Servizio con RAI che, dal 2014 (anno della quotazione in Borsa) passa da 170 a 210 mln del 2022. I ricavi da terzi, ovvero le attività che RAI Way gestisce per conto proprio, nello stesso arco di tempo rimangono sostanzialmente invariati e si attestano mediamente in circa 34,5 mln. Da osservare che invece, sempre nello stesso arco di tempo 2014/2022, gli utili netti (e conseguenti dividendi agli azionisti) vanno oltre il raddoppio e passano da 33 mln del 2014 a oltre 70 del 2022. In soldoni: Rai Way genera utili e profitti “prevalentemente” grazie a quanto RAI paga per i servizi prestati dalla quotata di Via Teulada. Ma quanto valgono sul mercato gli stessi servizi se venissero messi a gara e ricercati sul mercato? Qualche anno addietro, seppure con bocche cucite pure sotto tortura, la cifra venne fuori e si parlava di circa 120/140 mln/anno. Il trucco è tutto qui.

Andiamo avanti, con calma. 

bloggorai@gmail.com

venerdì 15 settembre 2023

la RAI, il cielo sulla terra e gli esseri umani

Foto di Pera Detlic da Pixabay

Questa mattina, come spesso succede, partiamo con tutte le buone volontà di scrivere qualcosa di serio, importante, significativo e poi, non appena il sole si alza sulla Savana, o palude che dir si voglia, ecco che arrivano i turbamenti autunnali. 

Premessa: quando il cielo cade sulla terra incontra gli esseri umani e sono loro a governare poi le leggi del mondo.

Ci eravamo impegnati ad approfondire il perché e il per come la Presidente Soldi abbia deciso di emigrare alla BBC (o, al contrario, la BBC ha deciso di ricercare e accogliere un’europea di tanto prestigio al suo interno) e avevamo qualcosa di molto interessante da proporre, anche dopo aver raccolto qualche commento interno a Viale Mazzini dopo la fantasmagorica intervista di ieri al Corriere.

Poi, ci eravamo promessi di fare un passo avanti sul Contratto di Servizio dove registriamo una piccola ma significativa tappa positiva: sarebbe stato rinviato il termine per la presentazione degli emendamenti che potrebbe significare che la data (farlocca) del 30 settembre salterebbe. Bene, benissimo: se salta una volta sta a dire che la presunta scadenza era solo presunta e che, come abbiamo scritto e ripetuto più volte, NON c’è alcuna scadenza determinata (il contratto resta in vigore fintanto che non subentra quello nuovo, come dettagliatamente scritto nel Contratto stesso e come è giusto che sia).

Infine, a proposito di BBC, occhio al canone. Da ricordare quanto abbiamo letto a luglio scorso su The Guardian : “La BBC deve affrontare la revisione del modello di canone prendendo in considerazione metodi alternativi”. Già … e se lo fanno loro. Noi abbiamo fiducia nella Soldi, ci farà sapere. Intanto, è pur vero che, almeno per quest’anno, la riscossione del canone rimarrà in bolletta ma non c’è da stare tranquilli. Occhio che la commissione prevista da Giorgetti sta lavorando, nell’ombra, ma lavora.   

Ma … ma … è successo che stamattina presto, il sito di Repubblica.it pubblica una notizia devastante: “Top manager Rai taglieggiato da una escort: ricatto da 100 mila euro. Top manager Rai taglieggiato da una escort: ricatto da 100 mila euro. Il dirigente, 66 anni, aveva conosciuto la ragazza online: arrestata, aveva minacciato il superfunzionario di pubblicare sui social le conversazioni hot”. Non sappiamo bene se reagire ridendo o piangendo. Potete bene immaginare: a viale Mazzini e nei quartieri circostanti, dalle Alpi al Manzanarre, si è scatenata la caccia al nome. Chi è? Buoni!!! Fermi tutti!!! Calma, tranquilli, non pare vero di trovare la vittima sacrificale da immolare sull’altare della vergogna e del ludibrio. 

Noi, solitamente, non ci occupiamo di gossip, e quindi ci sottraiamo dal gioco della caccia al nome e però non possiamo esimerci dal commentare. Il primo pensiero è rivolto alle debolezze umane: totale solidarietà a chi è vittima di un momento di sconforto, di crisi coniugale, esistenziale, affettiva, amicale e, non ultima, sessuale. A 66 anni c’è da sperare che ogni individuo abbia sacrosanto diritto ad un momento di felicità, quale che esso sia. Poi, altrettanta solidarietà a chi è vittima di sopruso, ricatto o malaffare. Non è giusto approfittare della debolezza altrui per trarne illecito profitto. Magari il “top manager” in questione sperava in un piccolo paradiso di coccole, carezze, sussurri e pensierini amorosi e invece si è trovato, a sua insaputa, nel torbido mondo di brutale venialità. In verità, per quanto letto, si sarebbe trattato solo di “conversazioni hot” … peggio mi sento. Pensateci bene prima di emettere giudizi frettolosi: in fin dei conti cosa andava cercando? Forse un’oasi di pace e serenità al termine di una lunga e faticosa giornata spesa dentro Viale Mazzini. C’è da crederci, si capisce, è umano, è comprensibile. Dopo aver speso ore a parlare di budget, di ascolti, di programmi e di frequenze, alla fin fine … che scocciatura! Avrà pure pensato “Daje che se resisto fino alle 18, poi ci sarà la gioia dietro l’angolo”. Non proprio dietro Viale Mazzini ma al Labaro, un pò fuori mano

Detto questo, andiamo oltre. Mannaggia la miseria, ma prima di nominare una persona “top manager” non gli fanno in precedenza un piccolo esame di furbizia e astuzia? Ma è così difficile intuire che se ti metti nel giro delle escort corri il rischio di essere spennato o ricattato? Eppure, in RAI, l’argomento non è nuovo. Ora, come prevedibile, è aperta la caccia al nome e qualcuno sta già spiluccando l’anagrafica RAI con i due parametri (direttore e 66 anni). Presto si saprà e allora, speriamo, che possa avvalersi di umana comprensione e di poter sparire nell'oblio. Certo, 100 mila euro per qualche momento di felicità sono un po’ tantini anche se, essendo forse un direttore al tetto dello stipendio di 240, forse se lo può permettere. Comunque giustizia è fatta: la moldava ricattatrice è stata arrestata! La giustizia farà il suo corso, la morale non lo sappiamo.

bloggorai@gmail.com

giovedì 14 settembre 2023

RAI: come una gazzella nella savana

Foto di ronbd da Pixabay

Che mal di pancia! Mai ‘na gioia! Ogni mattina, come una gazzella che fugge il leone, ci tocca correre via dalle notizie che incombono che, quasi mai, sono buone notizie. Certo, si può sempre non leggere, si può sempre evitare di avvicinarsi ad un’edicola o accendere il PC o il cellulare. Si può sempre ritirarsi in una bocciofila e partecipare attivamente ad un torneo tra scapoli e ammogliati oppure portare a spasso i nipotini ai giardinetti. Si può tutto.

Dobbiamo però ammettere che la malattia di cui siamo vittima, l’attenzione alla RAI, al Servizio Pubblico e a ciò che gli sta intorno, è grave e forse inguaribile. Così, succede che, pur volendo evitare certe notizie come la peste, stamattina ... zacchete … ci piomba addosso una corposa e sfavillante intervista alla presidente Marinella Soldi sul Corriere. E che fai? Non la leggi? Certo, purtroppo, tocca leggerla. Riferiamo solo che, testualmente, che non c’è conflitto di interesse perché “RAI e BBC l’hanno verificato da subito” ma non dice cosa è stato verificato e quali criteri utilizzati. Però, ci dice che si tratta di un impegno moderato, solo 8 sedute l’anno a circa 5000 euro a seduta. A noi sembra pochino ... però … si capisce che pure la BBC non naviga nell’oro. Cose serie a parte, parliamo di scherzi (o viceversa). Ad un certo punto gli si chiede sulla misurabilità delle performance (i famosi KPI) inseriti nel nuovo Contratto di Servizio e lei, linda linda, risponde: “… Ma a fare la differenza sarà la trasformazione digitale che renderà possibile, una volta decisi gli indicatori di performance, raccogliere i dati e verificare se si è sulla strada giusta”. Forse, chissà, dimentica che la strada giusta, ora e per almeno molto tempo, è quella del digitale terrestre per il quale i cittadini pagano il canone. Raccogliere i dati, conservarli e  gestirli è tutt’altra cosa dai doveri della RAI e del Servizio Pubblico. Si continua a giocare sull’ambiguo tra innovazione e competizione digitale.  E poi come la misuri la “perfomance” dei programmi, della qualità del Servizio Pubblico fornito? Con gli ascolti? Un applausometro? E chi la verifica, chi la giudica? E se la “performance” non è raggiunta cosa si fa? Bacchettate sulle mani? Chissà, forse alla BBC sono più esperti di noi in “Public Digital Media Company” dove è proprio quel “Public” che loro hanno e che a noi manca. Quando tornerà dalla sua prossima riunione “non esecutiva” e magari prima che lascia Viale Mazzini per scadenza mandato, ci potrà dire qualcosa di illuminante che noi, francamente, non abbiamo ancora capito bene su questi KPI di Servizio Pubblico.

E poi il mal di pancia prosegue, ci vogliamo fare del male e continuiamo a leggere. È verosimile supporre che la tanto famigerata “casalinga di Voghera” come pure il bracciante di un qualsiasi paese della Puglia, Calabria o Sicilia possano non comprare Il Foglio. Come pure, è verosimile supporre che entrambi non vedano molta RAI e che magari preferiscono pagare un abbonamento ad un piattaforma qualsiasi e recalcitrare a pagare il canone RAI. E’ verosimile pensare tutto questo. Ma poniamo che invece che i sopracitati possano andare alla loro edicola e comprare Il Foglio di oggi e, ad un certo punto, gli capitasse di trovare un articolo con il titolo “Rai carciofo. Lega e FdI ora duellano per avere le sedi Tgr” allora è verosimile supporre che gli possa venire uno stranguglione e stramaledire il giorno in cui non hanno rottamato il vecchio televisore e comprato invece una bella e fiammante bicicletta.

È già … cosa si legge di tanto sconvolgente? Nulla di nuovo ma questa volta scritto in bella prosa, moderna, accattivante quanto irritante. Nulla di nuovo perché da anni, decenni, succede così che spesso e volentieri i vertici quali che siano “in quota” a qualche partito vengono nominati o promossi non perché sono bravi, capaci, esperti, autorevoli ma solo perché “amici degli amici …”. Del resto, l’esempio viene dal quartiere generale: come sono stati scelti AD e DG? In particolare il DG: ha superato una selezione per titoli e meriti? Ha presentato un CV ed è stato messo a confronto con altri? No, è stato solo e semplicemente indicato e imposto dal Capo del Governo, come forse altri prima di lui. E così via giù per i rami. C’è qualcosa di nuovo? No, chi vi scrive ha frequentato direttamente, internamente, meandri e  strutture di Viale Mazzini e dintorni e raramente ha potuto assistere ad un nomina esente da peccato.

Morale della favola: fintanto che si leggeranno articoli di questo genere si potrà comprendere benissimo chi sostiene che questa RAI è irriformabile. Non c’è cura legislativa o riforma che tenga che se poi succede quello che succede e che succede da anni, da decenni, complici un po’ tutti.  Si potrà comprendere benissimo se qualcuno non ha più voglia di pagare il canone per sorbirsi repliche e speciali Techedeche come acqua fresca. I giovani fuggono dalla tv, dalla RAI sempre più over 55??? Si capisce.

bloggorai@gmail.com