lunedì 14 ottobre 2024

RAI: la carta canta e chi paga comanda

Il titolo, ovviamente, si riferisce alle regole fondamentali del Poker (ben note prima) e non solo!

È verosimile supporre che molti nostri lettori siano pigri e preferiscono conservare documenti importanti in forma digitale piuttosto che cartacea. Bloggorai invece è maniaco dei fogli: stampa tutto, ci scarabocchia sopra e riempie i documenti di Postit. Oggi suggeriamo loro di fare un piccolo sforzo e stampare la summa di saggezza e sapienza che Giampaolo Rossi, il “nuovo” AD Rai, ha espresso con la sua lunga intervista al Foglio oggi in edicola. Ieri vi abbiamo riportato stringatissimi passi, una sintesi della sintesi giornalistica, ma leggerla per intero fa più impressione: c’è tutta la “visione” ovvero la “narrazione” della “sua” RAI, del Servizio Pubblico di Governo, di Viale Mazzini di “destra destra”. Ha ragione Rossi, forse dire ancora “TeleMeloni” appare tanto anacronistico quanto forse poteva essere dire “TeleDraghi” o simili. Banalmente, semplicemente, ogni “Tele” è frutto del suo tempo e del suo contesto mutevole e determinato in quel certo momento storico. Grosso modo ci appare evidente una differenza: il Governo Draghi non aveva una sua visione del Servizio Pubblico, il Governo Meloni forse si. Comunque, leggete l’intervista, conservatela e ne riparleremo.

Veniamo ora al sodo. In questi giorni leggiamo della tensione tra il Ministro Giorgetti e il resto del suo mondo sulla manovra finanziaria. In ballo ci sono i soldi, le risorse economiche sulle quali contare. Fatte le debite proporzioni, il cuore del problema di questo momento per la RAI non è tanto chi e quando  potrà essere nominato presidente (perché tanto prima o poi un nome lo troveranno) quanto invece sapere con certezza quale sarà l’importo del canone che gli italiani dovranno pagare nel 2025. In ballo ci sono 430 mln che lo Stato dovrebbe erogare o meno a seconda se verrà confermata la riduzione da 90 a 70 euro. Giorgetti, è noto, non è un “leghista” semplice nel senso che non sempre è allineato con le posizioni del suo capo Salvini. Su questo tema potrebbero avere anche posizioni distinte: il primo sarebbe indotto a ripristinare la quota 90 euro precedente e il secondo invece propenso  a mantenere il punto sulla riduzione progressiva del canone del 20% annuo fino alla sua completa eliminazione. Morale della favola: siamo a poco più di 100 giorni dalla nuova legge finanziaria e sul tema canone siamo in altissimo mare. Tutti o quasi però tacciono.

Questo stesso tema sarà poi il primo terreno minato sul  percorso della riforma RAI avviato lo scorso 3 ottobre attraverso il quale è stata superato lo stallo per la nomina dei nuovi consiglieri RAI (do you remember “Prima la riforma e poi le nomine” ???). Prima ancora della governance, sulla quale poi ci sarà molto da dire a partire dalla Fondazione a cui si vorrebbe affidare la gestione di Viale Mazzini, sarà questo il primo ed immediato campo di battaglia dove si schierano visioni per una parte completamente opposte e per altra parte ignorate o confuse. Abbiamo cominciato a leggere attentamente il corposo documento di 136 pagine sulle proposte di riforma ora in discussione. Tanto per intenderci: la prima PDL è a firma dei deputati Faraone e Ruffino (Italia Viva e Azione) che, all’art. 10, recita “Il finanziamento del servizio pubblico è disciplinato dalla Carta dei Servizi ed è assicurato dal canone di abbonamento il cui ammontare è determinato per sei anni”. Tanto per dire ancora: il testo Nicita (PD) il tema canone non lo affronta proprio e si limita tutto (e solo) a definire nuove regole di “funzionamento societario” mentre nel DDL Bizzotto etc (Lega) si legge che “il canone risulta oggi anacronistico e ingiusto” e infine nel testo Bevilacqua etc (M5S) si legge che “il finanziamento del servizio pubblico generale radiotelevisivo è assicurato dallo stanziamento di risorse statali determinate. Unitamente all’affidamento della Concessione, e per tutta la sua durata, sula scorta degli oneri sostenuti nell’anno solare precedente …”.   

D’altra parte, come scrive oggi sul Fatto Gianluca Roselli  per la Schlein “L'argomento la annoia a morte, non ne coglie le sfumature ed è convinta l'attuale Cda abbia i mesi contati poiché, con l'entrata in vigore del Media Freedom Act in agosto, la riforma Rai non più eludibile porterà a una nuova governance”. Chissà chi e perché l’ha indotta a proporre questa erronea valutazione: come abbiamo scritto e ripetuto NON è vero che questo Cda potrà decadere tra X mesi, ovvero luglio 2015 con l’entrata in vigore del MFA poiché l’art. 29 dello stesso documento non contiene ( e non potrebbe contenere) alcuna disposizione retroattiva e tantomeno lo prevede la Legge tuttora in vigore, la 220 del 2015.  

Chiudiamo sempre a proposito di riforma. Si sente dire che, in parallelo al dibattito parlamentare sula stessa riforma, si vorrebbero convocare gli Stati Generali e ancora non si sa bene se in quella sede si dovrà affrontare solo il tema Rai o più in generale il sistema audiovisivo nazionale. Poi non è ancora chiaro chi è il titolare di questa iniziativa e il perimetro dei soggetti interessati e via discorrendo. Ma ciò che appare ancora più oscuro è il meccanismo di “selezione” delle proposte e dei soggetti che le presenteranno. Ancora una volta si applicherà lo stesso modello utilizzato con le nomine dei consiglieri, ovvero di proposte elaborate dalle stanze ristrette delle segreterie dei partiti, degli uffici legislativi, dei “tecnici parlamentari” o elaborate individualmente da qualche illustre e storico “esperto”???

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ps: il cambio del vino ieri è andato bene... buon corpo, profumato, inteso e colore ancora da schiarire. Prossimo appuntamento ai "morti" per il secondo cambio e per primo assaggio Vino Novello


 

sabato 12 ottobre 2024

Tra la RAI e il vino nuovo

Foto di Vinotecarium da Pixabay

Stamattina c’è da cambiare il primo vino nuovo, operazione lunga e faticosa. Non ci rimane molto tempo per dilungarci su piccole faccende RAI, specie se si tratta di commentare l’AD Rossi.

Ci limiamo a citare qualcosa.

“Qualche mondo culturale - incalza Rossi - ha interpretato la Rai come una proprietà privata in passato, un mondo culturale che oggi è molto arrabbiato nel vedere che la Rai si è liberata” … “L'unica egemonia che si può applicare ad una azienda come la Rai è l'egemonia della libertà. Non esiste una televisione di destra odi sinistra. Può esistere una televisione buona o cattiva, fatta bene o fatta male” e infine “La retorica dei fascisti in marcia su Viale Mazzini meriterebbe un sorriso, ma Rossi - professionista Rai sempre trasversalmente apprezzato e che ha lavorato per l'azienda a prescindere dalle stagioni politiche ... etc ...etc ...”. Ipse dixit Mario Ajello sul Messaggero.

 

“Tele Meloni? Non esiste, la Rai è uno spazio di pluralità" … “Tele Meloni ? E' una grande operazione di marketing che non risponde alla realtà: la Rai è uno spazio reale di pluralità e di racconto diversificato del nostro paese" … “Quindi il primo tema della mia Rai sarà la memoria. Il secondo è il tema della speranza: immettere nel racconto di questo paese il principio della spes latina, poter guardare la realtà dicendo ce la possiamo fare”. Ipse legit Il Foglio.

Basta. Non merita di più. Il vino invece non può attendere.

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RAI: palla al centro e squadre negli spogliatoi a meditare cosa fare

Foto di manseok Kim da Pixabay
 

Non si possono modificare le regole del gioco mentre è in corso la partita. Vale per tutti.

È nebbia fitta, fredda e fastidiosa che questa mattina abbiamo trovato in Bassa Val Tiberina. È nebbia che appartiene al corso naturale delle cose, del suo tempo autunnale, come è giusto che sia.

Bene, oggi la nebbia è la perfetta metafora del naturale proseguimento della palude che circonda la RAI. L’Aventino di destra, ovvero il suo Colle Oppio, ha dato l’ennesimo colpo basso all’Azienda. Vogliamo però osservare che non è solo una loro responsabilità, non ce la possiamo cavare sempre con Telemeloni. Un ragionamento del genere somiglia molto a quello che alcuni fanno quando la propria squadra perde: è colpa dell’arbitro. Non è solo così. Nel frattempo, la Rai affonda inesorabilmente: in questo momento convivono due “presidenti” dove uno (Marano) è in carica solo perché “anziano” mentre l’altra (Agnes) è solo indicata ma non ancora convalidata dalla Vigilanza. E nel frattempo? L’Azienda è semiparalizzata con possibili danni, incapace a prendere decisioni strategiche

Vediamo. La maggioranza ottusa si ostina a volere sostenere la candidatura presidente Agnes da mesi, tanti mesi pur sapendo benissimo di non avere i voti in Vigilanza (prima erano quattro ora solo due). Perché ostinarsi su una “Mission quasi impossible”? Perché, forse, si sperava di rosicchiare i voti mancanti mercanteggiando con qualche parlamentare (partito) sottobanco, magari nel segreto dell’urna. Difficile ma non impossibile. Una strategia sbilenca ma pur sempre una strategia finalizzata a portare a casa il risultato da tempo annunciato: Rossi/Agnes. L’Aventino di destra sostiene ancora questa strategia: non presentano al voto la Agnes fintanto che non sono certi di avere i voti che occorrono oppure, fintanto che non emerge un candidato utile ad essere speso sul fronte di un accordo bilaterale utile e vantaggioso per tutti, nessuno escluso. Dove poggia questa fiducia del Governo? Poggia in un precedente illustre e recente: la divisione dell’opposizione per un verso e per altro verso nella sua pressoché assoluta mancanza di visione tattica e strategica condivisa della partita. Inutile girarci intorno: sulla RAI 5S e PD potrebbero avere "visioni" molto diverse, ad esempio il canone. 

Da questo punto di vista la competizione iniziata lo scorso 26 settembre è perfida. La maggioranza si è ostinata ad andare al voto ed ha messo sul piatto della bilancia un boccone appetibile e velenoso per quanto poi doveroso: l’avvio del dibattito sulla riforma RAI. Alcuni hanno abboccato ed hanno fornito il fianco libero alla nascita di questo Cda. Se non ci fosse stata la rottura dl patto tra PD, 5S e AVS forse non ci troveremmo a questo punto. Il ”dettaglio presidente” è solo un corollario della complessa trattativa in corso che travalica Viale Mazzini ed arriva fino a Cologno Monzese. Come abbiamo scritto, la partita vera, il malloppo grosso, è sulle risorse, sul canone e sula pubblicità ed è su questo campo che i giocatori non riescono nemmeno a vedere la palla.

E se proprio vogliamo vedere anche il secondo piano, la riforma, siamo messi ancora peggio. Quelle depositate in Commissione del Senato sono ufficialmente otto, due delle quali (5S e Lega) contengono la proposta di abolire il canone mentre le altre, in vario modo, ripropongono la “fondazione” come perno della riforma della sola governance della RAI. Il Vietnam è dietro l’angolo dove sarà difficile pure iniziare la trattativa! Per ultimo, lo abbiamo accennato ieri, a fronte della maggioranza ottusa che si ostina a sostenere la Agnes (fino a che punto, per quanto tempo?) da parte dell’opposizione non si capisce dove possa andare a parare la sua strategia dal punto di vista sia tattico quanto strategico. Peraltro, siamo sempre in possibile presenza di due “opposizioni” sulla Rai dove, fino a prova contraria, lo scoro 26 settembre hanno preso strade completamente opposte. Siamo ancora fermi a Conte: “proponeteci un nome autorevole” ma questo non esclude che si possa trovarne uno che non sia necessariamente espressione della sola maggioranza. Il “problema” banalmente, è che non sembra esserci. Ieri un lettore molto “criticone” ci ha scritto: “Come al solito Bloggorai spara alle farfalle: Natale non può essere sostenuto come presidente RAI: per il PD sarebbe uno smacco forte. Lui rappresenta la buccia di banana dove è scivolato il “campo largo” sulla RAI, ovvero la rappresentazione plastica del tradimento del patto “prima le riforma e poi le nomine”. Votarlo oggi bene che vada potrebbe essere imbarazzante”. Chissà, forse il lettore criticone (forse pure rosicone) potrebbe pure avere ragione. E allora? Aspettiamo, vedremo, vedremo, vedremo.

bloggorai@gmail.com

 

venerdì 11 ottobre 2024

RAI: la palude

Foto di Bruno Müller da Pixabay

E mo’ che famo? Che ‘dimo? N’do annamo? Boh … difficile immaginare. Come previsto questa mattina c’è stato “Aventino” di destra ovvero la maggioranza non si è presentata in Vigilanza e non è stato possibile votare per la presidenza RAI.

Lo stallo è semplice: il Governo vorrebbe mantenere il punto sulla Agnes e l’opposizione non ci pensa proprio. Chi dei due potrà o vorrà cedere? Come sempre accade, un accordo e la pace si raggiunge con un compromesso: tu dai una cosa a me e io una cosa a te. Al momento, non ci sono margini di trattativa.

L’opposizione, al momento, non ha un suo nome da proporre e questo è il vero punto di stallo. Fare “Aventino” di sinistra con solo il No alla Agnes è poco per poter trattare. Occorre uno sforzo di fantasia. Salvo che ci sia una carta nascosta, e Bloggorai ha lavorato di fantasia in questo senso immaginando Roberto Natale. C'è qualcosa di diverso in ballo? Forse anche si.

Nel frattempo, sullo sfondo, aleggia una domanda: che succederà il prossimo 23 ottobre quando è prevista l’udienza del TAR sul ricorso contro l’avviso della Camere e Senato privo dei requisiti previsti dalla Legge e in applicazione di quanto disposto dal MFA?

Domanda complessa e risposte lunghe da argomentare.  Proviamo a proporre una sintesi:

ipotesi A: rimane tutto inalterato nei presupposti tecnici e giuridici e si “va a sentenza” il 23.

Ipotesi B: si presentano “motivi aggiunti” prima del 23 e giocoforza l’udienza verrà rinviata a tempo indeterminato.   

L’ ipotesi A prevede tre possibili esiti: respinto, accolto nel merito (si richiede l’annullamento dell’atto parlamentare con il quale si ‘ proceduto alla votazione) e infine il TAR si potrebbe dichiarare incompetente a decidere e rinvia il problema alla Corte Costituzionale. Ovviamente, gli stessi esiti verrebbero rinviati all’udienza successiva.

Per il momento ci limitiamo a questo ma c’è molto da aggiungere su cui riflettere e decidere. La partita ha mutato segno con il voto del 26 settembre e con l’apertura del tavolo sulla prossima riforma della governance RAI che si dovrebbe concludere entro il prossimo 8 luglio 2015 come previsto e richiesto dall’MFA.

Infine: oggi un articolo molto interessante pubblicato da Italia Oggi sulle risorse dei servizi pubblici radiotelevisivi. Ne parleremo.

bloggorai@gmail.com

 

giovedì 10 ottobre 2024

RAI e dintorni???

Foto di Mohamed Hassan da Pixabay

Dentro e ai margini delle vicende che interessano la RAI accadono talvolta fatti sui quali è necessario fermarsi e meditare attentamente, riflettere su cosa fare. 

C'è tanto da dire, riferire  e argomentare. Nel frattempo, per oggi, attendiamo le 12, quando è prevista la riunione plenaria della Vigilanza RAI dove si dovrebbe porre, a termini di Legge, la votazione per eleggere la presidenza RAI. 

Vedremo ... vedremo ... vedremo.

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RAI e PD: dall'Aventino al Gianicolo

Foto di Gordon Johnson da Pixabay

“Noi parliamo da quest’aula parlamentare mentre non v’è più un Parlamento. I soli eletti stanno nell’Aventino delle nostre coscienze, donde nessun adescamento li rimuoverà sinché il sole della libertà non albeggi, l’imperio della legge sia restituito, e cessi la rappresentanza del popolo di essere la beffa atroce a cui l’hanno ridotta” Filippo Turati in Parlamento il 26 luglio 1924 all’inizio dell’Aventino.

Converrebbe a molti rileggere attentamente quanto avvenne quel giorno e nei due anni che seguirono quando i 123 deputati dell’opposizione tra i quali socialisti, liberali e cattolici (esclusi i comunisti che rimasero in Aula) si ritirarono nella Sala della Lupa per avviare il biennio del cosiddetto “Aventino”. Sembra ormai consolidata tra gli storici la convinzione che quel gesto politico aprì la strada all’avvento del fascismo. L’assenza di opposizione in Parlamento, proprio nel momento in cui Mussolini mostrava segni di difficoltà a seguito dell’omicidio di Giacomo Matteotti, consentì il suo rafforzamento culminato nell’espulsione dei parlamentari aventiniani e il successivo rafforzamento del regime fascista.  

Oggi incredibilmente si evoca questa pagina drammatica della Storia italiana cercando di proporla in termini diversi e contrari per come sono andate le cose, quasi fosse un nuovo virtuosismo. L’Avvenire ha titolato “L'Aventino, una tattica di cui non abusare” e oggi La Stampa “Schlein sull'Aventino, la mossa agita il Pd "Non possiamo sembrare sempre in fuga".

Ieri non era più chiaro se l’Aventino era una iniziativa, un nuovo metodo di lotta politica, fatta propria dalla maggioranza oppure dall’opposizione sia sul tema RAI sia sul tema elezione del giudice della Corte Costituzionale. Morale della favola: converrebbe trovare una nuova metafora oppure scegliere un colle altro tra i colli di Roma, magari il Gianicolo che evoca ben altra storia d’Italia.

Ma soprattutto sarebbe importante definire una strategia, quale che sia.

Bene, veniamo ad oggi. Rispetto agli scenari che abbiamo fantasticamente prospettato c’è qualcosa di nuovo e significativo che potrebbe restringere il campo della ipotesi possibili e utili a risolvere l’impasse del Cda RAI.

È successo che ieri mattina i partiti di maggioranza hanno “fatto Aventino” in Vigilanza perché gli occorre tempo e l’opposizione farà “Aventino” nel caso si volesse proporre la Agnes presidente. Nel pomeriggio Gasparri dichiara che lo faranno ancora il prossimo venerdì e che, comunque, la Agnes rimane in Cda e che non si dimetterà. Attenzione: non ha detto che rimane la loro candidata presidente.

Ieri Bloggorai ha lanciato la “suggestione” (non del tutto campata in aria) di un possibile “colpo di scena” che vedrebbe Roberto Natale (si proprio quello uscito dal cilindro magico di una ristretta segreteria di partito) possibile candidato presidente, in questo caso “benedetto” come “autorevole e di garanzia”.

Aggiorniamo gli scenari.

Scenario A. La Agnes non verrà bruciata in Vigilanza e rimane in Cda.

Scenario B. Si dovrà dimettere qualcuno per dare modo al Governo di trovare un nome esterno.

Scenario C. Si potrà/dovrà proporre un nome tra i consiglieri in carica.

Scenario A. Plausibile: FI manterrebbe una sua “rappresentanza” fortemente voluta e sostenuta da mesi. Sarebbe troppo imbarazzante disfarsene ora. Ognuno dei tre partiti di governo avrebbe il suo rappresentante (più FdI che ha pure Rossi come AD) e vissero felici e contenti. Ne conseguono gli scenari successivi.

Scenario B. Chi lascerebbe un posto libero? Come abbiamo scritto, la sola candidabile a dimettersi potrebbe essere la Frangi. Ci riferiscono che “non se ne parla proprio” ovvero Meloni/Rossi vogliono sentirsi tranquilli, sereni, pacati. Scenario chiuso (non foss’altro perché si “dovrebbe” ricercare giocoforza una donna, visto che l’opposizione non ne ha presentata una … sic!!!)

Scenario C. Bocce ferme, tutto rimane invariato e il presidente “ce lo facciamo in casa Mazzini”. Ipotesi utile, conveniente a molti e facile da realizzare. Dopo il lancio Bloggorai di ieri (che ha riscosso grande successo di lettori) il cerchio si restringe a due soli nomi: Marano (Lega) o Natale (AVS). Contro il primo gioca un forte pensiero ricorrente: la Lega sarebbe troppo forte, ancora più supportata dall’endorsement di Salvini su Sergio. Il povero Rossi AD si troverebbe commissariato ai fianchi da un presidente e un DG fuori dal suo controllo. Ma, ancora più pesa contro l’ipotesi Marano, è il timore di FI che preferisce avere un asse di alleanza più con il PD che non con il suo minaccioso alleato di governo. A favore del secondo gioca ovviamente il consenso del PD che, indirettamente, rientra in partita e una relativa non ostilità dell’opposizione (non sembra temuto più di tanto, ci sono illustri precedenti).

Ecco allora che la fantasiosa e bizzarra ipotesi di Natale presidente sembra acquisire relativo consenso e, magari, qualcuno ci sta pensando seriamente. Attenzione, sul tavolo sono state gettate due poste molto importanti e appetibili: la prima consiste nel tavolo della riforma RAI al quale tutti vogliono sedere e si vorrebbe e si dovrebbe imbandire presto e bene, l’Europa del MFA lo chiede e lo impone. La seconda posta, forse più impellente e di assoluto rilievo, è il canone: entro breve si dovrà pur sapere se e quanto sarà il suo importo che i cittadini dovranno pagare per il 2025 e, di conseguenza, su quale cifra potranno contare le casse di Viale Mazzini.  

As usual ... vedremo.. vedremo ... vedremo

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mercoledì 9 ottobre 2024

RAI: un possibile colpo di scena ... Roberto Natale Presidente???

Foto di Jim Cooper da Pixabay

Un fantasma si aggira tra  i giardini di Viale Mazzini e le Aule del Parlamento. Si tratta di una figura ambigua, dai contorni incerti e dalle fattezze misteriose, avvolta da fumo e un aura scintillante. Si tratta del/la futuro/a presidente della RAI. Chi si cela dietro questa figura?

Dopo quanto successo ieri pomeriggio e per quanto potrà succedere già dal proseguimento della giornata, siamo costretti a ricorrere ai fondi di caffè, agli aruspici e alle chiromanti. Sentiti i soliti Quattro Amici al Bar e fatte le opportune verifiche, lavoriamo di fantasia e proponiamo possibili scenari.

Memo: ieri la maggioranza è entrata in stato confusionale. Ha mangiato la foglia e intuito che la minaccia di Conte (“Non voteremo mai la Agnes”) può far saltare il tavolo. Lo abbiamo già scritto da tempo, la candidata di FI non dorme sonni tranquilli: sa di essere pronta al sacrificio qualora le “ragioni” di interessi supremi lo rendessero necessario. Ecco allora che il Governo chiede “tempo” per cercare accordi con la minoranza e vuole rinviare il voto in Vigilanza. La maggioranza ha intuito, e forse a ragione, che la Agnes verrebbe bruciata e allora tanto vale cercare altre soluzioni … of course … in accordo con la minoranza. La faccenda si complica, assai assai.

Allora, proviamo ad immaginare.

Scenario A. La maggioranza insiste sulla Agnes (proposta da Giorgetti in quota FI) e viene bocciata una prima volta. La sua candidatura potrebbe essere ripresentata come già avvenne con Foa, rieletto al secondo voto a settembre 2018 con il PD che non ha partecipato e il M5S che ha votato a favore (interessante ricordare questo precedente). Ci  sono due varianti: la prima è che al secondo voto la Agnes possa passare. La seconda è che venga nuovamente bocciata e la sua candidatura come presidente debba esser ritirata. In questo caso andiamo agli scenari successivi.

Scenario B. La Agnes viene gentilmente invitata a dimettersi per dare modo al Governo di propone un nuovo nome. In questo caso il Governo dovrebbe indicare un nuovo presidente "gradibile" e ipotesi ne circolano da tempo. Obiezione: allora FI non sarebbe rappresenta in Cda. Obiezione interessante che porta allo scenario successivo.

Scenario C. La Agnes rimane in Cda e il presidente si dovrà necessariamente scegliere tra i consiglieri insediati. Ci sono due possibilità: la prima volgarmente etichettata come “chissene importa” ovvero si propone il consigliere anziano già in funzione Marano (Lega) e la seconda ipotesi etichettata come “vedremo”  e, appunto, vedremo chi potrà essere.

Scenario D. la Agnes rimane e si dimette un altro consigliere di area Governo perché “la Patria lo vuole” ovvero rimane solo la Frangi (FdI) che dovrebbe lasciare libero il posto. Ipotesi dura da sopportare per Palazzo Chigi però … però … dicono …in fin dei conti la posta principale, Rossi Ad, è stata portata a casa e per tenere in piedi la coalizione qualcosa si dovrà pur cedere.

Scenario D. Colpo di scena!!! Chi potrebbe essere allora il candidato presidente “autorevole e di garanzia” in grado di ottenere il consenso dell’opposizione? Ovvero, di salvare tante capre e pochi cavoli? Ovvero far rientrare il PD in partita, soddisfare gli appetiti dei 5S, tranquillizzare Mediaset, appagare la Lega e accontentare la Meloni? Semplice: Roberto Natale!!! Si proprio lui, proprio colui che si è tanto battuto per l’autonomia e l’indipendenza della RAI dall’ingerenza dei partiti salvo poi essere nominato nel segreto e nel silenzio della segretaria del “suo” partito  di riferimento, AVS.

Ovviamente, ovviamente, si tratta di bizzarra fantasia, ipotesi alquanto suggestiva e di pura congettura, di chiacchere fuori dal sen fuggite (esatto, proprio fuori dal sen fuggite di menti autorevoli, non solo dell'ulima ruota del carro Bloggorai&C) e forse nulla più.

Ma, allo stesso modo con cui non credevamo possibile una mutamento così radicale di consolidati e condivisi orientamenti e battaglie comuni sull’autonomia e indipendenza del Servizio Pubblico allo stesso modo non ci stupiremo più di tanto se questa fantasia diventasse realtà.

Vedremo … vedremo ... vedremo…

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