giovedì 31 ottobre 2019

Tra il fosco e il losco

Oggi facciamo una pausa dalle brutali faccende quotidiane e proviamo a riflettere.

Leggiamo le dichiarazioni di Nicola Zingaretti sul Corriere di oggi e proviamo a riportarle nel contesto della Rai. Sostiene il segretario del PD: “o la coalizione si tiene su una comune visione del futuro o non si tiene”. Ragionamento condivisibile perche’ altrimenti la gestione della cosa pubblica diventa mero esercizio burocratico e avvilisce il senso della politica. Parafrasando, si puo’ argomentare sul futuro del Servizio Pubblico allo stesso modo: o si interviene su una comune visione di cosa debba essere, cosa debba contenere e come deve essere sostenuto e finanziato all’interno del suo piu vasto sistema dove e’ naturalmente collocato o altrimenti, per l’ennesima volta, si rischia di far diventare i lodevoli e condivisi propositi di riforma della Rai l’ennesimo “aggiustamento in corso d’opera” piuttosto che la fondazione di una nuova architettura. Riteniamo che si possa concordare sul fatto che negli ultimi 20 anni siano successi tanti e tali di avvenimenti tecnologici, normativi, sociali ed economici da rendere del tutto nuovo lo scenario entro il quale il Servizio pubblico e’ chiamato ad operare. In questo quadro la testa del problema e’ anzitutto il corretto posizionamento delle parti in causa e della loro contemporanea regolamentazione: sono comparsi, infatti, sul mercato nuovi soggetti che hanno modificato radicalmente i paradigmi dell’intero sistema delle telecomunicazioni.  Come non tenere conto dello spostamento progressivo dell’asse di riferimento da una visione tutta o prevalentemente broadcast ad una, per ora, prevalentemente broadband. Come non tenere poi conto del tema risorse, sempre piu’ scarse sul fronte media tradizionali e sempre piu’ indirizzate verso altri media. Lo stesso canone pagato da cittadini talvolta viene rimesso in discussione, se non pure “scippato” per usi impropri rispetto a quelli definiti dalla Legge. Il canone in questa determinata contingenza sociale , politica ed economica, e’ una forma di “garanzia” per l’autonomia del Servizio Pubblico. Ma, e’ bene essere chiari, in cambio i cittadini chiamati a pagarlo debbono avere un servizio adeguato, autorevole, credibile, convincente. Il canone di per se non e’ un dogma sacrale ed inviolabile. Viceversa e’ indisponibile  il concetto, il ruolo formale e sostanziale del Servizio Pubblico. Allo stesso livello della tutela della salute, dell’istruzione, dell’ambiente, la cultura e dunque la comunicazione e l’informazione democratica e pluralista appartengono agli ambiti non negoziabili dell’interesse collettivo. In altre e forse piu’ semplici parole: la coesione sociale  non e’ merce di scambio
Nei prossimi giorni e’ previsto un importante  appuntamento di confronto e dibattito su proposte di riforma della Rai. Come abbiamo scritto: e’ bene ed e’ utile ricordare che questo Governo ha posto, a nostro avviso correttamente, il tema della riforma del Sistema prima ancora di della Rai. Forse, e’ su quel terreno che si potra’ trovare una possibile visione di futuro e non solo quella di presente, assai piu’ problematico.

mercoledì 30 ottobre 2019

Il comico e il tragico


Forse il titolo del post di ieri non era molto suggestivo, fatto sta che abbiamo rilevato un lieve calo di visualizzazioni. Un nostro affezionato lettore è molto attento ai nostri titoli che, a suo avviso, richiamano un testo importante di Joseph Conrad, Cuore di tenebra. Grazie, troppo buono !!! In effetti però, quando il titolo del post è molto aggressivo (ad esempio “miccia corta” ha avuto un numero di visualizzazioni superiore alla media) si registrano picchi più elevati, concentrati in determinate fasce orarie.  Comunque, per tornare al post di ieri, consigliamo vivamente e, in particolare ai consiglieri di amministrazione qualora lo avessero perso, di dedicarci qualche minuto per leggerlo.

Oggi non c’è nulla sulla stampa, a parte qualche entusiasmo giornalistico per la prossima messa in onda della fiction su RaiUno de “I ragazzi dello Zecchino d’oro”. Come abbiamo scritto, esattamente la cifra editoriale della Rai in questo momento, per la maggior parte dedicata al passato remoto, possibilmente lontano. Allora, ne approfittiamo per proseguire qualche discorso.

Ieri abbiamo iniziato una parte di discorso sulla trasparenza in Rai e vedremo se e come potrà proseguire. Abbiamo poi riportato una parte della conferenza stampa di Fiorello avvenuta lo scorso lunedì. Già, di Fiorello e in subordine di RaiPlay.  È una storiella che merita di essere raccontata perché fornisce la dimensione tangibile, quasi millimetrica, di cosa è l’Azienda in questo momento, quanto è in grado di sostenere sfide e confronti sui diversi scenari dove  è chiamata a competere.

Per rimanere in tema Rai Play, ieri abbiamo appena accennato ad un problema di dimensioni molto rilevanti: gli algoritmi del Servizio Pubblico. La Rai possiede già una banca dati fenomenale e si riferisce agli abbonati al canone, ora riscosso tramite la bolletta. Ora si porrà il problema dei big data provenienti dalla piattaforma che, si suppone, debbano avere criteri di gestione e utilizzo diversi. Il possesso e la manipolazione di queste informazioni, la profilazione degli utenti, ad esempio, può essere determinante per la raccolta pubblicitaria. Uno spot, finora e con i rilevamenti tradizionali, è calcolato sul ”costo contatto” in un determinato arco di tempo. Nella piattaforma Web tutto questo è completamente rivoluzionato: il prodotto potrà essere fruito in modalità e in tempi difficilmente frazionabili e riconducibili a griglie di attenzione del potenziale consumatore e relativa propensione alla spesa.   Ma, per questo aspetto, siamo ancora in ambito di politiche di marketing “puro”. Altro discorso invece se ci riferiamo alla profilazione sociale, culturale, politica degli utenti e quindi all’offerta di prodotti editoriali modulati su specifiche caratteristiche di adesione a modelli e linguaggi sociali che potrebbe avere pure scarsa presa di mercato. Cosa succede se i dati di flusso evidenziano una scarsa propensione di quel determinato pubblico  ad un certo prodotto audiovisivo caratterizzato da una elevata cifra di contenuti sociali? Tutto questo merita grandissima attenzione. Voler competere con gli OTT, come è stato detto a proposito di Rai Play,  significa esattamente voler competere in questa arena e nessuno, men che meno in conferenza stampa, ha sollevato questo problema. Il filo rosso che poi sostiene e lega questa competizione, come abbiamo scritto, sono le risorse economiche che si dovranno impiegare per raggiungere pubblici molto diversi tra loro. Non una parola su tutto questo … a Fiorello interessa altro.

Lunedì scorso, sul palco di Via Asiago agivano tre protagonisti:  Fiorello, l’AD Salini e i comunicatori Rai. Sul primo c’è poco da dire: ha fatto e sa fare bene il suo lavoro, specie se lautamente retribuito. Aggredisce gli spazi scenici, se ne appropria, detta i tempi, affida i ruoli, canta e suona e tra le battute irriverenti cela, nemmeno tanto sottilmente, le sue profonde verità. Potrà essere divertente o meno, potrà interessare un certo tipo di pubblico oppure un altro, il suo ritorno in video potrà funzionare o meno ma certamente parliamo di un personaggio di grande presa. Durante la conferenza stampa non ha dato tregua a nessuno, ha tagliato tutti i ponti e i fili di interlocuzione che gli altri attori presenti sul palco che avrebbero potuto avere con la platea che, è bene ricordarlo, era composto da giornalisti perché era una conferenza stampa e non una kermesse teatrale. Il secondo protagonista, dopo una “sobria” introduzione del tema dell’incontro è stato preso in ostaggio dal comico e non se ne è più liberato dove la battuta più felice è stata “AD … sta per le iniziali di ADDIO…”. Salini è stato vittima di guerra comica  incapace a liberarsi dalla morsa della satira e di prendersi la scena e  padroneggiarla come sarebbe stato lecito e dovuto. Il padrone di casa era lui, il prodotto che si presentava era RaiPlay, occasionalmente promosso da Fiorello. Questa sfida di RaiPlay è importante, lo abbiamo scritto e costituisce una possibilità di far uscire il Servizio Pubblico dalle secche di un confronto con gli altri OTT con i quali vorrebbe competere. Crediamo che potrebbero esserci questi presupposti, sia dal punto di vista tecnologico e sia dal punto di vista editoriale. Quindi la comunicazione Rai doveva essere più forte e autorevole e chi rappresenta l’Azienda al suo livello più elevato avrebbe dovuto “comunicare” esattamente questo, cioè il senso della capacità di essere convincente e credibile, anche oltre le battute comiche.
Veniamo al terzo incomodo: i “comunicatori” Rai. Di questo incontro non ce n’era pubblica traccia: normalmente le conferenze stampa vengono annunciate sul sito dell’Ufficio Stampa e tramite una apposita mail inviata a tutti i giornalisti registrati. Curiosamente, questa volta non è successo. Sono state date alcune spiegazioni poco convincenti: la mail è stata inviata ai direttori e ai capiredattori e poi loro avrebbero valutato chi inviare perché ci sarebbero stati problemi di “sicurezza” in quanto la sala era agibile per soli 50 posti (erano presenti invece oltre 150 persone) .. e poi è stato detto che si voleva limitare la partecipazione alle sole testate iscritte al Tribunale nel registro della Stampa ignorando la Legge (per le testate on line  non lo prevede qualora la testata abbia un giro di affari  superiore a 100 mila euro e non intende avvalersi di contributi pubblici) e così via per arrivare al cuore del problema: la gestione del tempo è stata così costipata che, superate le 13.30, sono rimasti pochi minuti per le domande dei giornalisti e le  domande poste che meritavano tempo e attenzione non hanno avuto le risposte doverose: ad esempio, quanto costa Fiorello? Amen. 
Questa storia fa il paio e segue direttamente quella che l’ha preceduta sullo stesso argomento quando, come abbiamo scritto, nelle settimane scorse, è stato invitato un gruppetto di giornalisti (non si sa con quali criteri selezionato) ad un incontro “riservato” con Ciccotti e Capparelli in Via Teulada. Cioè: la comunicazione del Servizio Pubblico gestita in modo privato. Non c’è bisogno di aggiungere altro.
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martedì 29 ottobre 2019

???


Piatto ricco … mi ci ficco!!! Chi gioca o ha giocato a poker intende. Questa mattina ci sono tante cose su cui riflettere. Premesse doverose: 1) è assolutamente importante essere e vivere onestamente ma è altrettanto importante essere percepiti come tali. Se chi ti è intorno ritiene che tu possa essere un malfattore è difficile poi fargli credere che la tua vita sia ispirata a fede e carità. 2) Tutti sono innocenti fino a prova contraria (art. 27 Cost.)

Ciò detto, iniziamo dalla storiella del Piano Industriale e dei milioni spesi per la sua elaborazione e la sua esecuzione. Nei giorni scorsi (miccia corta) abbiamo scritto dell’esistenza di una assegnazione ad una importante società di consulenza per il modico importo di 1,5 mln di euro per “esecuzione operativa progetti strategici Gruppo Rai” vedi nel portale Rai:


Posto a priori che riteniamo questa operazione ingiustificata, poniamo alcune domande con la speranza che tra gli autorevoli lettori di questo blog qualcuno possa avere la voglia e il coraggio di avviare una sana operazione di trasparenza (posto sempre che tutte le procedure di gara siano state svolte correttamente e seguendo la Legge  n. 190/2012 sugli appalti): perché Rai non comunica ufficialmente il nome della società aggiudicataria della commessa? Perché non verificare l’esistenza di un potenziale possibile conflitto di interesse tra la stessa società aggiudicataria della commessa e  dirigenti  con elevate responsabilità direttamente o indirettamente coinvolti nel procedimento di assegnazione (vedi Codice Etico a pag.10)?
Una storiella piccola piccola ma che potrebbe dire tante cose su come si può e si deve dirigere qualsiasi ipotesi di riforma della Governance Rai. Vedremo.

Intanto veniamo ai giorni nostri. Ieri si è svolta la conferenza stampa di Fiorello (occasionalmente di RaiPlay) e, come era prevedibile, la notizia è stata il suo show e, in secondo piano, l’impegno della Rai per affrontare la sfida dello streaming Tv. L’esordio di Fiorello è tutto un programma “Hanno chiamato me: il nuovo che avanza”  e si accompagna esattamente alla cifra editoriale che il Servizio pubblico sta proponendo in questo momento: un occhio attento al passato e uno cecato al presente per non dire al futuro. Per pura combinazione, ieri è andato in onda uno spot su un prossimo film di RaiUno in onda il 3 novembre, proprio alla vigilia dell’inizio della nuova RaiPlay: “I ragazzi dello Zecchino d’oro”. Il pubblico “giovane” ringrazia sentitamente, non aspettava di meglio per sintonizzarsi su Rai Uno in attesa di Fiorello il giorno dopo. C'è lo zampino dei sovranisti felici di aver vinto in Umbria (notato da Fiorello) assenti alla Conferenza stampa. Tutto in linea con la ventesima riproposizione di Montalbano, con “maledetti amici miei, con il ritorno di raffaella Carrà e via discorrendo. Il tema centrale di RaiPlay è il pubblico a cui si rivolge: anzitutto agli analfabeti digitali, a coloro poco avvezzi con la tastiera del PC e con i tablet e gli smartphone. Bene …ottimo … e poi agganciare i giovani ormai “deviati” su altre piattaforme … benissimo … eccellente e quindi produzione di contenuti originali destinati alla piattaforma …meraviglioso !!! la Rai sfida gli OTT … Netflix e Amazon tremano, Tim di Gubitosi corre ai ripari e mette i sacchetti di sabbia intorno ai suoi decoder… già, ma con quali soldi? Ricordiamo, semplicemente, che esiste un Contratto di servizio che IMPONE di dover avviare alcune operazioni come, ad esempio, il canale in lingua inglese e quello istituzionale. Il Piano industriale per questi due impegni, lo abbiamo scritto più volte, assegna per il triennio 2018-2021 60 milioni per i due canali. Allora, sempre per porre domande semplici: dove si trovano le risorse per sostenere nuove produzioni destinate a Rai Play? Non solo ma  il sostegno a queste produzioni da dove attinge il budget? La Rai, come è noto, è obbligata ad un sistema di contabilità separata per la gestione delle proprie risorse provenienti da canone e da pubblicità. Tanto per capirci, a quanto ci risulta, il solo contratto di Fiorello ( l’AD ieri non ha voluto rispondere ad una precisa domanda) costerebbe 10 milioni di euro, da dividere in varie iniziative.  
Tanto per capirci: il recente accordo tra Netflix e Mediaset è costato circa 200 milioni di euro solo per produrre 7 film, cioè la stessa cifra che il Piano industriale Rai destina allo sviluppo e adeguamento infrastruttura tecnologica e immobiliare.

Infine: questa iniziativa di Rai Play apre un ambito di riflessioni tutto da approfondire: gli algoritmi di profilazione  degli utenti. Come noto, la fortuna di Netflic &C poggia quasi tutta sulla proprietà e gestione dei profili degli abbonati: sapere esattamente cosa, quando e come guardano un determinato prodotto è il cardine della loro proposta editoriale. Per il Servizio Pubblico si apre invece tutt’altro profilo. Come si raccolgono, come si conservano e come si gestiscono i dati dei contatti sulla piattaforma pubblica? Si tratta di un patrimonio di inestimabile valore? Quali garanzie vengono proposte e quali sistemi di verifica e controllo sono stati messi in atto? Inoltre, una volta “profilati” gli utenti Rai, cioè coloro che pagano il canone, quale uso ne viene fatto? Si modella il palinsesto (ormai arnese da mercatino delle pulci)  a loro immagine e somiglianza? Dalla conferenza stampa di ieri di tutto questo nemmeno l’ombra … tutti a sganasciarsi delle battute di Fiorello.  Ma si… buttiamola in caciara …
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lunedì 28 ottobre 2019

Miccia corta, petardi e coraggio

Altro che miccia corta: petardi grossi. Ieri eravamo presi da una specie di malmostio sordo e cupo a proposito dell’ennesimo “fattaccio” relativo alla cosiddetta “messa a terra” del piano industriale che invece di essere fatta con risorse interne e contando su appositi direttori incaricati “dell’uopo” viene allegramente affidata ad un società di consulenza esterna per un “modico importo”. Confessiamo che questa storia ci aveva appannato la vista. ATTENZIONE: quale è la società che si è aggiudicata la commessa e chi vi ha lavorato per dieci anni? leggere per credere!!! Per fortuna però una nostra attentissima lettrice ci ha risvegliato e fatto notare una notizia non meno grave.

Ieri il Corriere, a firma Renato Franco, ha pubblicato un pezzo importante relativo all’acquisizione di Endemol da parte del gruppo francese Banijay. La notizia riguarda fortemente la Rai. Si legge nell’articolo “Tutti i prodotti esterni del day time di RaiUno a questo punto saranno realizzati da un’unica casa di produzione” … aggiungiamo noi: controllata dai francesi (il 32% è di Vivendi) e aspira ad essere il più grande gruppo di produzione audiovisivo europeo. Un sottile brivido corre lungo la schiena, la miccia è sempre più corta. Questa notizia sottolinea ed evidenzia, ancora una volta, una profonda crisi di credibilità, di produttività, di creatività che non lascia speranze. Eppure, come abbiamo scritto, è stata creata una apposita Direzione incaricata di proporre nuovi prodotti, sperimentare nuovi linguaggi. Ne avete sentito parlare? Non stupisce che pure il direttore di Rai Tre ha gongolato come un pupo per aver avuto il coraggio di mandare in onda un format acquistato di valore industriale pari allo zero (intervistatore che intervista un intervistato). Se qualcuno parla ancora di Piano Industriale e del perché e del per come ci sono molti dentro Viale Mazzini che non ci credono come dargli torto?

Vedi sabato scorso: ancora una volta bagno di sangue per Rai Uno e grandi numeri per Canale 5. I capitani coraggiosi del palinsesto cosa ti pensano di fare? Contrapporre alla De Filippi il buon Alberto Angela con uno speciale su Ben Hur e le bighe del circo massimo. Ora, intendiamoci, siamo qui pour parler , senza nessuna presunzione di insegnare nulla a nessuno ma, Santa Pace, volete fare i coraggiosi? Sparate Montalbano il sabato sera e combattete con le armi migliori!!!

Veniamo ora al nuovo che avanza: questa mattina conferenza stampa di Fiorello per RaiPlay. A parte il fatto che non si ha notizia del suo contratto e vedremo se oggi qualche collega coraggioso ne chiederà conto. Non è cosa da poco perché dietro c’è tutta l’impostazione editoriale della piattaforma. È stato annunciato che sono previsti nuovi prodotti e nuovi programmi originali appositamente dedicati: quali saranno e con quali risorse verranno sostenuti? L’azienda dovrebbe essere tenuta al principio della contabilità separata per l’uso delle risorse derivate canone e da pubblicità: “Ogni qualvolta vengano utilizzate le stesse risorse di personale, apparecchiature o impianti fissi o risorse di altra natura, per assolvere i compiti di servizio pubblico generale e per altre attività, i costi relativi vengono attribuiti in base a specifici e certificati criteri di ripartizione”.

Ancora sul nuovo che avanza. Questa mattina, sempre sul Corriere, commento di Aldo Grasso sul rilevamento degli ascolti digitali dove, abbiamo scritto più volte e da quanto è iniziato, la Rai è costantemente sotto di diverse lunghezze rispetto alla concorrenza (questa settimana LS per editore e canale la Rai è ferma a 13.000K e Mediaset a 56.000K mentre La7 mantiene 9.000K). La cerimonia degli ascolti, scrive Grasso, delle 10 del mattino non è più sufficiente a comprendere la  “Tv più vista (sul Web)”. Si legge “La Rai – per ora un po’ assente – ci prova e riparte da Fiorello”. Rai Play è una app e, finora, queste non sono state rilevate da Auditel. Vedremo.

Ultima nota a margine: ieri sera cronaca di una morte politica annunciata. In Umbria la coalizione di centrosinistra tracolla. Non bisogna essere fini analisti politici per capire e sapere: basta frequentare (e vivere come il sottoscritto) l’Umbria. Mentre La7, come al solito, si sparava la diretta Mentana (rafforzando il suo ruolo di comunicatore “istituzionale” ) la Rai ha pensato bene di contrapporre uno speciale su RaiTre.
Come si può leggere una scelta del genere? Che ci fossero le elezioni era noto da tempo e che si trattasse di una competizione elettorale di scarso peso numerico (il 2% della popolazione) era altrettanto noto, ma è fuori discussione che in un modo o nell’altro questo avvenimento si riverbera sul piano nazionale. Perché allora sottovalutarne l’impatto? C’era tutto il modo e il tempo di spostare Imma Tataranni. Ma, come noto, il coraggio non si compra al supermercato.
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domenica 27 ottobre 2019

Miccia corta ...

...giù la testa ...
La prendiamo da lontano. Questo blog e´ iniziato all’indomani del primo Governo Conte, quando in applicazione della legge del 2015 si doveva procedere alla nomina di 4 consiglieri di amministrazione Rai da parte del Parlamento. Il sottoscritto ha presentato la propria candidature, senza alcuna speranza e velleità. Da allora, decine di migliaia di visualizzazioni hanno documentato un anno di Rai. Non lo nascondiamo: abbiamo sperato molto nel cambiamento, nonostante riteniamo la legge che ha istituito questo CdA fosse quanto di peggio si possa augurare per il futuro della Rai. Dopo più di un  anno non solo questo cambiamento non è avvenuto, non solo la tanto auspicata trasparenza non si è verificata, ma a nostro modesto parere, la situazione complessivamente e peggiorata e non promette nulla di buono.

Durante questo anno è avvenuto un fatto centrale: è stato approvato il Piano Industriale, con i voti contrari di Laganà e Borioni. Abbiamo subito scritto che lo ritenevamo e lo riteniamo tuttora  sbagliato perché incerte le risorse e inadeguato a garantire una prospettiva di sviluppo del Servizio Pubblico. Il suo perno, la cosiddetta ristrutturazione verticale, era forse una buona idea 20 anni addietro.  Ora non più.

Fatto sta che si e innescato un meccanismo perverso tra ruolo dell’AD, sistema di governance e Piano industriale che comincia a mostrare tutta la sua intrinseca fragilità. Una possibile controprova e’ quanto successo nei giorni scorsi. Mercoledì 23 si e’ svolto il Cda. A quanto sembra, in quella sede, è venuta fuori la notizia che era stato affidata ad una società di consulenza esterna, la cosiddetta messa a terra del Piano Industriale. Attenzione: la stesura del Piano, firmato Boston  e’ costata oltre 1 milione di euro, e la nuova consulenza, per la durata di 18 mesi,  potrebbe costare forse di più. Attenzione: nel frattempo e stato nominato un direttore generale non previsto dalla nuova legge e, anzi, abolito dalla stessa, ed è stato istituito un Trasformation Manager con il preciso compito di applicare il piano in Azienda. La domanda più semplice è: ma non si poteva avviare questo processo con le risorse interne? Era proprio necessario spendere altri soldi? La domanda è semplice ma le possibili risposte sono complesse. 

Una possibile risposta si può ricercare nei complessi rapporti tra AD e dirigenza Rai. Non sono pochi a pensare che sono molti a remare contro il Piano, a non crederci e dunque ostacolare o, nel migliore dei casi, fare resistenza passiva. Attenzione: questo Piano avrà  una scadenza come lo yughurtino nel frigo, al pari con quella dell’AD e dei suoi collaboratori che se ne andranno mentre i dirigenti resteranno. Dov’è lo stupore? Se la stessa Azienda manifesta in modo evidente di non essere in grado, di non avere le risorse interne per applicarlo, per quale dannato motivo i dipendenti, i dirigenti, dovrebbero crederci e sostenerlo? Ma, forse, il tema non è tanto crederci o meno ma avere fiducia nelle persone o meno. Si tratta di altro discorso ed è lo stesso discorso avvertito tante volte quando a Viale Mazzini vengono paracadutate persone che fino a poche settimane prima di Servizio Pubblico, di coesione sociale, di cultura nazionale ne sapevano quanto il due di coppe quando regna denari. Allora il problema è molto semplice: o l’AD crede nel suo Piano e nelle persone in grado di farlo applicare oppure non ci crede e deve chiedere l’aiuto (costoso) del VII cavalleria. Laddove invece ritiene di non fidarsi delle persone, della capacità delle strutture che dovrebbero avviare questo processo ha un solo strumento: il licenziamento oppure, a scelta, le dimissioni.

Questa storia è una brutta storia: alimenta la miccia corta di un Servizio Pubblico che annaspa, che non sa dove dirigersi, che spera nell’ennesima riforma della governance per uscire dalla palude. Forse potrebbe non essere sufficiente.  

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Attenzione

Post in  arrivo: notizia !

sabato 26 ottobre 2019

Fuoco sotto la cenere

Domani si vota in Umbria dove il sottoscritto è chiamato alle urne. Un voto molto delicato.

Ieri abbiamo scritto di essere in attesa di notizie molto interessanti che potrebbero arrivare presto e riguardano il piano industriale. Qualcuno, sembra, gioca con il fuoco.

Intanto sembra confermata quella relativa alla mancata firma, ad oggi, del contratto di Fiorello, ripresa anche stamattina sulla stampa. Non abbiamo dubbi, prima delle 12 del prossimo lunedì arriverà    (la punteggiatura è optional)

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venerdì 25 ottobre 2019

La giungla e il coraggio


Leoni senza cuore, gattopardi senza trasformazione, gazzelle opportuniste, volpi senza preda e criceti in grande spolvero. La giungla che si anima nei giardini di Viale Mazzini è disarmante. Sappiamo che molti nostri lettori, come pure il sottoscritto, talvolta cadono in preda di un triste sconforto con quella amara sensazione che non si tratta di giungla ma palude che è melmosa e nebbiosa. Difficile uscirne fuori. Non ci piace parlare di persone ma di idee, di riflessioni, di proposte e, dobbiamo ammettere, la palude è silenziosa.

Ieri abbiamo scritto di coraggio e oggi proprio per rinfrescare la memoria vi proponiamo, vi preghiamo, vi scongiuriamo, di dedicare 8 minuti 8 del vostro tempo sacrosanto a rivedere questo breve intervento di Enzo Biagi datato 2001. Attenzione: maggio 2001. Ascoltate attentamente.


Non c’è nulla da aggiungere.


Attenzione: più tardi ci potrebbero essere novità interessanti in arrivo


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giovedì 24 ottobre 2019

Il coraggio Rai

premessa: in Rai  tante persone  si  interrogano su chi mai sarà l'autore di questo blog. 
Basta chiedere, la mail è in fondo ad ogni post!
Questa mattina compare sulle pagine di Repubblica una intervista al Presidente della camera, Roberto Fico. Leggiamo: “Sulla Rai serve più coraggio: c'è urgente bisogno di una riforma». Lo dite da sei anni. Adesso siete in maggioranza. E niente. «C'è un ritardo che va colmato. E oltre a tutelare il ruolo di servizio pubblico che la legge assegna alla Rai, c'è la necessità di un cambio culturale. Serve maggiore indipendenza, maggiore lontananza dalla politica. E non bisogna cadere nell'errore che anch'io facevo prima di vedere le cose da vicino: non ci sono solo i governi e i partiti che cercano di interferire con la Rai. C'è anche, all'interno della Rai, un atteggiamento da cambiare, soprattutto rispetto al tema dell'indipendenza”. Ottimo !!! Osservazioni: anzitutto, come da Contratto di Governo al punto 11, si dovrebbe parlare di urgenza di riforma del Sistema, non della sola Rai di cui è parte rilevante ma è pur sempre parte di un sistema più ampio. Ad oggi, il SIC (Sistema Integrato delle Comunicazioni) è regolato da una Legge, la famigerata Gasparri 112 ormai datata 2002, cioè vecchia di oltre 17 anni, un altro mondo, il pleistocene. Se, ancora una volta, si parte dalla coda, la Rai, e non dalla testa, il sistema, il rischio è di trovarsi ancora una volta con l’ennesima legge che tappa la voragine del Servizio Pubblico ma non argina il vortice dove si agitano tecnologie, risorse economiche, piattaforme, linguaggi e contenuti che una sola legge sulla Rai non è in grado di organizzare.

Veniamo ora al coraggio che, come al solito, si vede dalle piccole cose. Ieri, ci hanno raccontato, si è svolta la conferenza stampa di presentazione del nuovo (nuovo???) programma che andrà in onda da questa sera su Rai Tre condotto da Raffaella Carrà. Il racconto della conferenza stampa è centrato sulla presentazione da parte del direttore di rete, Stefano Coletta. Ecco: il paradigma del coraggio. Allora, anzitutto l’enfasi che ha posto nel presentare la Carrà. Con tutto il rispetto, un’icona di un tempo passato che mai non tornerà. Coletta è sembrato un capitano coraggioso che ha dovuto “faticare” per convincerla a tornare sullo schermo di una rete che vorrebbe essere “per tutti i generi dove si eventizzano idee … con flussi veritieri … attraverso una ermeneutica dell’esistenza umana” (i virgolettati potrebbero non essere esatti al millimetro, ma la sostanza è rispettata). Racconta di essere riuscito nell’impresa solo quando è intervenuta la Ballandi&Co, nota agenzia dello scomparso Bibi. In soldoni: solo quando è stato comprato il diritto di utilizzo di un format spagnolo. Cioè: è stato comprato un format che, in sostanza, consiste nell’idea che un intervistatore (ice) intervista un intervistato. Geniale !!!! se non ci fosse qualcuno del genere in Rai bisognerebbe inventarlo. Invece di mettere sotto torchio i tanti programmisti registi, in servizio o collaboratori in attesa di essere regolarizzati con normale contratto, ancora una volta si comprano format banali e costosi quanto gratuiti nella loro essenza. Ripetiamo: geniale!!! Però, magari,vai a sapere, ha fatto ascolti stratosferici e, pecunia non olet, allora “se po’ fa”!!!  vediamo questi ascolti della precedente edizione: 6 puntate, media di share del 6,4 % (sotto a quella della rete del 6,7% base annua 2018) e con punte del 10% con la De Filippi (la concorrenza ringrazia ancora) e con Fiorello con il 9%, per il resto intorno al 5%. A suo tempo, gennaio scorso, abbiamo letto: “Rai, ecco il piano Salini: nascono Rai Format e Rai Doc; in arrivo canale inglese, testata digitale, news room, struttura format digitali” … appunto … Rai Format !!!

Ma torniamo sempre ad argomenti già trattati: la Rai sta diventano specialista nel guardare al passato e non passa giorno senza darne prova mentre sembra incapace a guardare non dico al futuro ma anche al solo  presente. Come abbiamo pubblicato una slide del Piano industriale: gli anziani con il telecomando, i giovani con i tablet, cellulari e pc. La rai sembra voler privilegiare i primi.

Il presente? Vediamo il Cda di ieri. Come anticipato, non si è parlato del canale istituzionale. Per quanto si legge nel Comunicato stampa è stata presentata la nuova piattaforma Rai Play dove “l’offerta della piattaforma OTT Rai si amplierà con ulteriori produzioni originali e si arricchirà con acquisizioni internazionali in esclusiva, rassegne di film, serie tv, documentari, programmi tratti dall’archivio delle Teche, sport e cartoni”. Al presente, per quanto è noto, di nuove produzioni originali e di acquisizioni internazionali in esclusiva non ne ha sentito parlare nessuno. Magari lo sapremo con la sorpresa di Natale.

Torniamo al canale istituzionale, sempre in tema di coraggio. Questo problema, come noto, deriva da un obbligo di Contratto di servizio e il Piano industriale, con un apposito allegato, ne dettaglia la sua missione e applicazione. Ormai da oltre un anno, non da ieri !!! è tutto noto per tutti e scritto da tempo!!! Questa la slide dell’allegato a pag. 12 ...non c'è altro da aggiungere ... e la stessa storia vale per il canale in inglese ...


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mercoledì 23 ottobre 2019

Fatti e misfatti


 … non far sentire ai pescecani l’odore del sangue …

Ieri abbiamo denunciato un fatto grave. Al di la delle personali responsabilità e capacità professionali, quello che è interessante ora è capire perché è successo, quale logica ha sottinteso. Il tema è il prossimo lancio di Rai Play rivista e corretta, soprattutto nella infrastruttura tecnologica. Bene, ottimo, eccellente. Il lavoro svolto da Ciccotti e Capparelli sembra essere di livello elevato che merita grande attenzione e adeguato livello di comunicazione. Allora, secondo quanto abbiamo potuto ricostruire, l’intenzione di chiamare solo alcuni giornalisti “amici” e non fare una  conferenza stampa era dettata dalla necessità di non far fagocitare questo argomento dallo stesso Fiorello  quando (?) sarà lui il mattatore dell’incontro con la stampa. Un proposito interessante da fini strateghi del comunicazione. Peccato solo dover osservare che la notizia da spendere c’era e pure grossa: “La Rai vorrebbe competere con gli OTT”. Attenzione, si usa il condizionale futuro imperfetto probabile e auspicabile: infatti non è detto che sia in grado di riuscire nell’intento, però il proponimento è condivisibile. Una volta tanto che il Servizio Pubblico prova a mettersi al passo con le grandi sfide tecnologiche con gli altri competitors digitali sarebbe stato il caso non solo di proporre una conferenza stampa ma una specie di Concilio Ecumenico globale planetario (con rispetto parlando). E invece i fini strateghi cosa ti combinano?  Un papocchietto di un bell’incontro per circa 8 persone, riservato e ristretto a Via Teulada, con un clamoroso risultato mediatico: due testate on line un articolo di Italia Oggi. Punto. Ognuno il suo. Sul tema Rai Play torneremo presto.
PS: se Salini fosse interessato a conoscere CV di possibili collaboratori, anche occasionali che non aspirano a contratti a tempo indeterminato (anzi, lo farebbero pure solo in cambio di un buono per la mensa di Viale Mazzini o di un buon caffè al bar dei napoletani, modello Freccero per intenderci) in grado di occuparsi di comunicazione, può scrivere alla mail in fondo all’articolo, conosciamo molti validi professionisti disoccupati e pensionati … va a sapere …

Veniamo alla cronaca. Oggi si dovrebbe svolgere il secondo Cda previsto per questo mese e all’ordine del giorno era previsto anche il tema del canale istituzionale. I consiglieri Laganà e Borioni avevano chiesto approfondimenti all’AD che stamattina avrebbe dovuto portare in Consiglio e poi, in un senso o nell’altro decidere. Ebbene, last minute, veniamo a sapere che l’argomento sarà rinviato perché l’AD deve approfondire ulteriormente. Cosa? Di questo canale si sapeva quasi tutto, da tempo: previsto dal Contratto di servizio insieme a quello inglese, il canale istituzionale fa parte del Piano industriale che, sul tema, ha elaborato una apposita sezione dove è tutto nero su bianco, ormai da poco meno di un anno. Non solo, sul sito Rai  si legge pure che è stato conferito l’incarico a quello che dovrebbe essere il suo direttore. È del tutto evidente che la comunicazione istituzionale del Servizio Pubblico non può essere frammentata e disorganica come avviene oggi tra testate giornalistiche, reti e strutture e che, giocoforza, richiede efficienza nelle scelte editoriali e uso intelligente delle risorse. Questo significa, peraltro, applicare il dettato del Contratto di sevizio laddove indica la necessità di “rimodulare l’offerta informativa” e dunque con possibili e inevitabili tagli di sprechi, duplicazioni e inefficienze. Allargando il ragionamento, come non tener conto di RaiNews24 dove con circa 200 giornalisti si raggiunge una media di ascolti che raramente supera l’1%. Morale: anche oggi, probabile, il Cda rinvierà ad altro momento per “valutare e approfondire”.
Stesso ragionamento, ma con altri termini per il canale inglese. Il Piano industriale ha previsto che questo canale debba essere sotto il controllo di RaiCom, attualmente diretto dalla Maggioni che, a quanto è dato leggere, dopo aver capito l’aria che tira (poco budget) sta pensando bene di dirigersi altrove. Dopo l’uscita di scena del Presidente Foa (da Rai Com…si intende) sul canale, ora la situazione si complica ed anche questo veleggia in alto mare.

Tutto questo per tornare a bomba: se per chiudere questi problemi ci vuole così tanto, cosa potrà succedere quando si dovranno prendere decisioni di ben altro livello e impegno, come la creazione delle nuove “superdirezioni” dove ballano budget milionari?

Nel mentre e nel quando, in Vigilanza Rai tira aria di baruffa e potrebbe saltare l’incontro con il Ministro Patuanelli con il quale si dovrebbero chiudere le audizioni sul Piano  Industriale e quindi dargli  il via definitivo (anche solo per rispetto istituzionale). Questo porta a dire che ci troveremo dritti a novembre dove, per quanto riguarda la Rai, inizierà la battaglia sull’extragettito del canone nella prossima legge finanziaria. Robetta da poco. Oggi in CdA si dovrebbe parlare di palinsesti invernali.
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lunedì 21 ottobre 2019

Fatto grave


Questa mattina la dedichiamo ad un solo fatto. Basta e avanza.

Chi dirige la comunicazione Rai? Come è stato scelto? Ha Fatto un concorso nazionale per titoli e meriti? Ha presentato un curriculum e questo è stato poi confrontato con quello di altri professionisti?

Tutto questo per sollevare un problema che, a nostro avviso, è molto grave. La scorsa settimana è comparso un articolo sul quotidiano Italia Oggi, a firma Andrea Secchi, dove si leggono dettagli importanti sula prossima partenza del piattaforma RaiPlay tecnologicamente rivista e corretta e corredata dalla presenza di Fiorello.

Cosa è successo? Per quanto ci hanno raccontato, è successo che questo argomento, con tutti i dettagli di grande rilevanza e interesse pubblico, è stato trattato in modo “privato”. È successo che invece di convocare una normale conferenza stampa, trasparente e accessibile a tutti i giornalisti accreditati, è stato organizzato un “incontro” riservato a poche e selezionate persone. In altra parole, è stata operata una divisione tra “amici degli amici sono miei amici” e il resto del mondo, in buoni e cattivi, quelli che solitamente “scrivono con simpatia” e quelli che notoriamente stanno li a rompere le scatole. Come si scelgono, quali criteri dividono i giornalisti belli o brutti, maschi o femmine, gay o etero, di destra, di centro o di sinistra, della Roma o della Lazio?  

Quando si prende questa piega si sa da che parte si inizia e non si dove si finisce ma quello che appare più grave è la visione, il senso della professione giornalistica, la gestione di materia preziosa come le informazioni che possono essere manipolate, gestite e distribuite a seconda delle convenienze e delle opportunità.

Eppure, questa storia di Rai Play, per i contenuti affrontati da Stefano Ciccotti (CTO) e Elena Capparelli (direttora Rai Digital) e per quello che si è potuto leggere (oltre Italia Oggi, Primaonline e Wired)  avrebbe meritato ben altra attenzione e sarebbe stata necessaria, doverosa, una comunicazione quanto più estesa possibile. Perché non è avvenuto? Si temevano domande scomode?

È una brutta storia che avremo preferito non raccontare ma ci dobbiamo arrendere. Questa la Rai del cambiamento. Stiamo messi bene.

Il senso delle Cose


Sul Servizio Pubblico radiotelevisivo sembra calata una spessa nube di silenzio, grigio e minaccioso. 

A che punto è la notte? I giorni precedenti sono stati utili a mettere a fuoco alcuni elementi. Il primo, ca va sans dire, è la politica, quella alla quale, tanto per intenderci,  fa riferimento l’AD Salini quando si reca in pellegrinaggio da Zingaretti, a seguito del quale avviene il “miracolo” della bollinatura da parte del Mise del Piano Industriale. Tra leopolde e manifestazioni di piazza, tra veleni e intrighi in tutte le componenti del Governo, la situazione non sembra proprio delle più rosee (da rileggere un interessante fondo di Francesco Verderami sul Corriere di venerdi) e, per quanto riguarda la Rai, siamo alla vigilia della conclusione delle audizioni in Vigilanza sul Piano industriale, dell’avvio delle “trattative” sulla prossima finanziaria dove si capirà cosa si intende fare dell’extragettito ricavato dal canone, della possibile conclusione degli accordi per la nomina del futuro presidente AgCom e, non ultimo, della nomina del sottosegretario alle Tlc.

In questo quadro si capisce e si interpreta il “torpore” che sembra diffondersi a Viale Mazzini. Tutti i riferimenti “politici” traballano e nessuno sa bene a chi Santo votarsi. In ordine: chi fa riferimento, chi è in “quota” al M5S, avverte un vago senso di indeterminatezza. Per intenderci: Di Maio è stato (almeno fino a giugno insieme a Salvini) un sostenitore dell’abolizione del canone. Durante il suo Governo, in Vigilanza il capogruppo era Paragone, presentatore insieme alla Paixa, di un disegno di legge che appunto si dirigeva in quella direzione. Paragone viene sostituito ma il dubbio rimane: da che parte sta il M5S rispetto al Servizio Pubblico? Da questa domanda ne discende una complementare: è noto che al punto 11 del programma di Governo si intende procedere alla “riforma del sistema radiotelevisivo …” quindi non solo della Rai. Ebbene, su questo tema non trapela una virgola. Sappiamo solo che per il prossimo 8 novembre è stato convocato un appuntamento per valutare e confrontare le proposte precedenti (De Zelueta, Gentiloni e Fico). Il primo che “sembra” avvertire” questa sensazione è l’uomo solo al comando che dovrebbe procedere rapidamente ad applicare il Piano industriale e, appunto, tentenna, in attesa di indicazioni e chiarimenti che non sembrano arrivare da palazzo Chigi. Infine, e non è domanda da poco, molti si chiedono: Salini è sempre nelle grazie di Di Maio & Co?

Chi invece guarda al mondo del PD, poverino, si trova in ben peggiori difficoltà. Già … quale PD? Quello di prima o quello di dopo? Quello di Zingaretti o quello degli ex? Attenzione: a Viale Mazzini e nelle strade adiacenti non sono pochi quanti sono stati e forse sono ancora sotto l’ombrellino protettivo del renzismo e sono proprio questi quelli che incutono timore agli uni (PD Doc) e agli altri (M5S). Siamo alla vigilia (si fa per dire) di una tornata di nomine “pesanti”, quelle che dovrebbero dirigere le nove superdirezioni della nuova Rai “verticale” (sic!). I bocconi sono grossi e le belve non lasceranno briciole. Ma il tema del PD, in verità, si ricollega a quanto detto prima e alla madre di tutte le battaglia prossime venture: le nomine che il Governo dovrà fare nelle partecipate e nelle autorithy, tra le quali di primario interesse quella di AgCom, dove, appunto,il PD (quale PD? ) è fortemente interessato a portare a casa il nome di Giacomelli (che farebbe tanto felici i renziani non solo in Rai ma anche nella concorrente Mediaset). A questo proposito, vale la pena riportare un curioso articolo comparso nel giorni scorsi su un giornale on line, Il sussidiario.net. Si racconta di un presunto incontro tra Salini e Confalonieri avvenuto ad Assisi nelle settimane scorse. L’autore del testo, Gennaro Da Varzi, suppone che la conversazione sia stata interessante e possa aver riguardato il Piano industriale Rai e la ricerca di “sintonia” per appoggiare la nomina del prossimo presidente AGCom. Sarebbe, per quanto si legge, stato raggiunto un accordo per sostenere Giacomelli, appunto. Ovviamente non crediamo a nulla di tutto questo, ma crediamo che alla partita Piano industriale e nomina di AgCom la concorrenza  sia fortemente interessata. Dopo di che, ognuno gioca la sua partita, come meglio crede.

Quanto basta per non dormire sonni tranquilli. A Viale Mazzini dopo il semi inutile e fumoso Cda della settimana scorsa dedicata al calo degli ascolti (“monitoraggio e attenzione”) dopodomani ne è previsto un altro. Stanno già tremando i muri e si preparano i materassi (M.Puzo) dove si parlerà, forse, dei nuovi canali previsti dal Contratto di sevizio: inglese e istituzionale, nonché delle rispettive nomine. Entrambi potrebbero e dovrebbero partire  rapidamente ma non tira aria. Capita l’antifona, la Maggioni si vorrebbe sfilare da Rai Com e magari vorrebbe partecipare ad un banchetto più sostanzioso e magari con un occhio al possibile rimpasto dei Tg. Sul  canale istituzionale problemi con la nomina del direttore che, peraltro, già compare nel sito Rai. Per le reti, non ne parliamo: dopo tanto parlare sulla direttora di rai Uno De Santis che non ha alcuna voglia di passare alla storia come la trapanatrice della rete ammiraglia (nel senso del trapano che fora la chiglia della barca che affonda) tutto si rimette in altro mare e si attende intanto che pure il genio di Freccero vada finalmente a godersi la meritata pensione. I prossimi direttori di rete saranno addetti a passare le fotocopie provenienti dai direttori verticali: quanto saranno felici !!!

Veniamo alla cronaca, ahimè. Sempre venerdì scorso si è svolta la conferenza stampa per la fiction del futuro Rai: ecco qualche titolo. Dante, Il Conte di Montecristo, Elsa Morante, Leonardo … il popolo giovane del Servizio Pubblico attende con ansia …che meraviglia … che brivido di sottile piacere… da comprare una scorta di pop corn, un paio di comode ciabatte e un plaid di lana scozzese e che la festa cominci. Nelle case, gatti e cani di tutta Italia saranno felici. Tanto per capirci: il colpo di genio della fiction di questa stagione poggia su due pilastri. Il primo è la ventesima replica di Montalbano, il secondo è Imma Tataranni, la cugina “povera” presa a sua immagine e somiglianza. Questo porta alcuni a dire “grande soddisfazione per la tenuta degli ascolti Rai” ma non induce alla minima riflessione su come e su quanto questi ascolti allontanano progressivamente una parte consistente di pubblico dalla Rai. Per non dire della prima serata di Rai Uno, affidata ancora per alcune settimane ad Alberto Angela. Sabato scorso, mentre Canale 5 straripava con il 28% di share con la De Filippi, Rai Uno rispondeva con un documentario sui luoghi de Il gattopardo che ha fatto gongolare con il 18% di share. Non ci occupiamo di numeri che, solitamente, sono opinabili mentre siamo interessati a capire cosa succede in questo Paese e come la Rai accompagna la sua crescita. Sembra quasi che ci sia una specie di colpevole abdicazione verso la parte strategica e consistente di questa società: i giovani. Tutto induce a ritenere che siano marginali nelle scelte editoriali del Servizio Pubblico. Vedi il prossimo esordio di Fiorello. Sarà interessante leggere la composizione degli ascolti dopo il suo esordio per lanciare Rai Play.  Magari ci sbagliamo, ma facciamo fatica a ritenere che sia un personaggio che “parla” al pubblico giovanile. Vedremo

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sabato 19 ottobre 2019

notiziole


Oggi, a parte l’arresto di un “manager” Rai … che è tutto dire … nulla di interessante

Ieri si dovrebbe essere svolto un incontro a Viale Mazzini per mettere in cantiere il prossimo Sanremo. E sempre ieri è iniziata Leopolda di Renzi. Cosa lega i due avvenimenti? Semplice: un certo signor Lucio Presta, agente del conduttore Amadeus e di Fiorello. Va bene così: questa la Rai del cambiamento. Inoltre, a volte ritornano: chi sarà il genio della lampada della pubblicità per questa edizione? Un certo Antonio Marano, un nome un programma. Auguri.

Sempre ieri conferenza stampa per la fiction del futuro Rai: ecco qualche titolo. Dante, Il Conte di Montecristo, Elsa Morante, Leonardo …che meraviglia … che brivido di sottile piacere… da comprare una scorta di pop corn, un paio di comode ciabatte e un plaid di lana scozzese che la festa cominci. Gatti e cani di tutta Italia saranno felici.

Un giornale on line, il sussidiario.net, ha pubblicato un articolo assai divertente. Si racconta di un presunto incontro tra Salini e Confalonieri. L’autore del testo, Gennaro Da Varzi, suppone che la conversazione sia stata interessante e possa aver riguardato il Piano industriale Rai e la ricerca di “sintonia” per appoggiare la nomina del prossimo presidente AGCom. Sarebbe, per quanto si legge, stato raggiunto un accordo per sostenere Giacomelli (già renziano di ferro ed ora PD). Stamattina la meraviglia non finisce mai.

Un tema centrale saranno le previste nomine dei superdirettori delle Macrodirezioni: la sola direzione intrattenimento prime time” si dovrebbe intestare una fetta di budget di assoluto rilievo. Chi verrà nominato e come verrà scelto? La partita è solo all’inizio.

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venerdì 18 ottobre 2019

Sotto il vestito ...niente


In queste ore la fibrillazione di Viale Mazzini è tutta politica e le notizie del giorno sono tutte concentrate sulla ricerca di necessità e convenienze nei complicati rapporti tra il vertice di Viale Mazzini  e le stanze del Governo. 
Tutta fuffa ripassata in padella. Sarà che quando arriva venerdì (le vediamo pure da Google Analytics del nostro blog) molti già pensano ai due giorni di vacanza. Le nomine sono rinviate in attesa che calino i veti incrociati e si plachino i bollori tra M5S, Lega, PD e renziani.   

Partiamo dalla coda: questo il testo del comunicato stampa emerso ieri al termine del Cda Rai che … ha esaminato nel dettaglio l’andamento degli ascolti di reti e testate. Il dibattito è stato approfondito e costruttivo. Alla luce dei dati analizzati è  stata confermata la leadership della Rai nel suo complesso, con qualche scostamento nella parte iniziale della stagione che sarà oggetto di costante monitoraggio e attenzione da parte dell’Amministratore delegato per le opportune valutazioni, anche alla luce del nuovo disegno dell’Azienda previsto nel Piano industriale”. Geniale !!! I lettori ci perdoneranno, spero, l’ignoranza e la scarsa capacità di comprendonio ma, dopo mesi di dibattito, di analisi, di dati e di numeri a confronto che hanno fatto emergere valutazioni impietose e, alla fine, dopo aver convocato appositamente un Cda su questo tema che sembrava destinato all’IradiDIO … cosa ne esce fuori? dibattito e monitoraggio: un capolavoro di efficienza, velocità e risolutezza ...Meno male che il dibattito è stato “approfondito e costruttivo” e ci sarà “attenzione” ??? Da non credere … ma  è così. Certe volte, forse, è meglio non comunicare.

Altro tema affrontato in CdA ieri ha riguardato i costi di Fiorello per il prossimo lancio di Rai Play: i consiglieri Laganà e Borioni hanno chiesto “una inedita operazione trasparenza da parte dell’AD Salini”. Ma come “inedita”? la trasparenza è dovrebbe costante, quotidiana, immediatamente tangibile. Non è occasionale e sporadica … quà e là a seconda dei “rumors” o delle mezze ammissioni o della mancate smentite. Ma insomma: il contratto di Fiorello è stato firmato o no e, nel caso positivo, a quanto ammonta il costo? Questa è la sola semplice “operazione trasparenza” comprensibile. Per tutto il resto c’è solo ombra e opacità. Di tutta l’operazione Rai Play si conosce solo quello che in modo “bizzarro” si viene a leggere su qualche giornale, come ieri su Italia Oggi. Secondo Audiweb Rai Play raccoglie (ultimi dati disponibili per agosto) poco più di 350 mila utenti unici. Da questo è necessario partire. Come abbiamo scritto,sotto il vestito di Fiorello, destinato a durare pochi giorni, cosa altro si propone? quali investimenti in contenuti? e quali contenuti? 

Nei giorni scorsi, ma da mesi in verità, abbiamo chiesto in vario modo di sapere di conoscere chi e come in Rai affronta e gestisce il tema “algoritmi” di Servizio Pubblico e non siamo riusciti a venirne a capo: l’argomento sembra appartenere ai marziani salvo poi leggere che Elena Capparelli dichiara “il nostro sarà un algoritmo di raccomandazione da Servizio Pubblico” ??? Cioè ???

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giovedì 17 ottobre 2019

Rai Play ???

Questa mattina post ridotto. Ieri sera chi vi scrive è stato vittima di un pirata della strada: nulla di grave, escoriazioni varie ma una grande lezione: è necessario essere accorti e prudenti ma è più necessario fare attenzione agli altri, alle spalle, ai lati. Una morale anche metaforica.


In attesa del Cda di questa mattina dove, si spera, possa venire qualche buona notizia, ci limitiamo a due brevi osservazioni. Lo spunto ci viene da due articoli. Il primo di Italia Oggi a firma Andrea Secchi e riguarda il prossimo lancio della nuova Rai Play. Bene! Complimenti! Si legge “la Rai sarà un OTT puro con contenuti originali” e poi “ci saranno anche i contenuti andati sulla tv lineare e i canali live con il restart, ma soprattutto andremo a intercettare il bisogno di fruizione di contenuti che si è sviluppato con Netflix e successivamente con Amazon”. Da metterci la firma in bianco : una somma di buone intenzioni che vale la pena sostenere. C’è solo un piccolo però: di quali saranno i nuovi contenuti non se ne parla. Il solo “contenuto” parzialmente dedicato è il programma di Fiorello che sarà multipiattaforma, cioè visibile anche sul DTT. Di altro non si parla, di linee editoriali, di tipologie di programmi, di nuove produzioni, ma soprattutto non si parla di investimenti per i nuovi contenuti. Sia Elena Capparelli, responsabile di RaiDigital,  quanto Stefano Ciccotti, CTO, se ne guardano bene dal parlarne perché sono ben consapevoli che roba del genere costa e non poco e per attrarre quel pubblico già migrato sulle altre piattaforme potrebbe non essere sufficiente Fiorello. 

Tanto per capirci: su Rai Play non ci sarà il grande sport in diretta, quello dei grandi numeri come il calcio di Serie A e la Champions, l’automobilismo e il tennis perché, semplicemente, costa molto e la Rai non ha risorse per affrontare questo tema. Vogliamo poi parlare di produzioni seriali o di nuovi film? Il confronto con le altre piattaforme sarebbe impietoso. La risposta Rai a Netflix e Amazon, quando va bene è Imma Tataranni o Alberto Angela. Certo non si tratta di rincorrere gli altri OTT: il Servizio Pubblico è diverso, e dovrebbe avere altri riferimenti. Però, appunto, diteci quali potrebbero e dovrebbero essere, diteci quali sarebbero i nuovi contenuti che si intendono proporre su Rai Play, quanto si intende investire e dopo ne parliamo. Ultima notazione: l’informazione. Sul menu attuale questa voce non compare e il solo rimando utile è alle “dirette” dove si trova anche RaiNews24, cioè lo 0,6% degli ascolti digitali. Su questo punto non una parola, per ora.  PUNTO. Si parla di “avvenimenti live” che pure sono un contenuto pregiato che però ha una natura  di collocazione temporale molto particolare: potrebbe essere la partita della Nazionale come il concerto di Capodanno? Insomma, la solita sensazione di “vorrei ma non posso”.

Veniamo allo spunto del secondo articolo, comparso oggi su La Stampa a firma di Giulia di Leo con il titolo “La Tv ribalta lo scontro generazionale, gli adolescenti più maturi degli adulti”. Si leggono riflessioni su alcuni titoli presenti su Netflix dove sono i giovani allo stesso tempo oggetto e soggetto del racconto. A proposito di quanto scritto sopra: a qualcuno viene in mente qualcosa di simile messo in onda da Rai che pur di fare numeri e risollevare ascolti mette in onda per la 19a volta Montalbano? Si cita la BBC e si viene a sapere che questa affida un programma ad una notissima influencer di 20 anni. Qualcuno ha pensato mai ad una idea del genere? Lo stesso Fiorello, che è e sarà ancora un traino importante, a quale pubblico si rivolge? Dove trova telespettatori? Come si intende ridurre la forbice tra i giovani con i device, tablet e cellulari, e gli anziani con il telecomando. La battaglia della televisione prossima ventura si giocherà su questo fronte, a cavallo dei tasti del telecomando e i contenuti originali.
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mercoledì 16 ottobre 2019

Piccoli temi, grandi problemi


Ogni qual volta che si solleva qualche problema, crisi o difficoltà che interessa la Rai si avverte subito la reazione: attentato e complotto ai danni dell’Azienda. Non è proprio così …

Ieri ci è giunta una notizia che non abbiamo potuto verificare: a Viale Mazzini sarebbero in corso di attivazione due contratti di consulenza esterna per seguire “attività parlamentari”. Il condizionale è d’obbligo visto che non è stato possibile, finora, avere conferme. La questione sembra relativa alla necessità di dover “presidiare” tempestivamente un’area di interesse strategico per la Rai, in vista degli impatti che la legislazione economica potrebbe avere sulla vita dell’Azienda.

Poniamo un solo semplice problema: la Rai riesce ad essere un’Azienda “normale” dove si possano prevedere e fronteggiare per tempo emergenze, crisi, necessità e dotarsi di strumenti adeguati a fronteggiarle? Ogni anno che il buon Dio manda in terra il Parlamento deve prendere decisioni che interessano il Servizio pubblico. Un’Azienda “normale” prevede per tempo questa situazione e, per tempo e nelle modalità adeguate, provvede. Tutti qui … Non ultimo: poniamo pure che l’esigenza sia comprovata e non si possa rimediare altrimenti, subito e in modo efficace: con quali criteri si scelgono queste persone?  Attenzione: non si tratta di fornitura “tecnica” cioè non si deve scegliere tra il migliore idraulico o elettricista del Paese o  ma una fornitura “politica” cioè “seguire attività parlamentari” cioè quanto di più delicato e sensibile ci possa essere nei rapporti tra la Rai e le istituzioni, in particolare in questa contingenza storica dove il Governo in carica, che pure ingerisce in modo diretto sulla Rai, prevede la riforma del Sistema radiotelevisivo. Evidente a chiunque quanto possa essere difficile argomentare che una tale consulenza, possa considerarsi una mera “prestazione professionale a carattere occasionale e provvisorio”.   

Sullo sfondo di questo tema è doveroso ricordare che  il 18 luglio scorso la Corte dei Conti ha inviato alle presidenze di Camera e Senato la relazione sui conti Rai dell’anno precedente dove, a pag. 49, si legge “Nel 2017 la direzione risorse umane e organizzazione ha stipulato, per conto delle direzioni di staff, n. 108 contratti di consulenza, per una spesa di circa euro 1.292.952. Rispetto all’anno precedente, il numero dei contratti è aumentato in termini quantitativi (da 89 a 108 pari a più 19 contratti); lo stesso costo complessivo è aumentato di circa euro 163.952 passando da euro 1.129.000 a circa euro 1.292.952”.

Veniamo ora ad una delle crisi che verrà affrontata domani in Cda: gli ascolti. Anzitutto, quando si parla di ascolti sarà necessario dire una volta per tutte che questi non si dovrebbero riferire solo alla televisione. Ieri sono stati presentati i palinsesti della radio e durante la conferenza stampa non una parola sullo stato di salute della radio che negli ultimi anni non solo ha consolidato una progressiva perdita di ascolti, ma non riesce  a risalire una classifica tra le emittenti nazionali che vede i tre canali Rai  sempre distanziati da diverse lunghezze rispetto alle emittenti commerciali. È mai possibile che non si possa fare una riflessione anche su questo tema e che tutto sembra, come è successo ieri, che nulla sia accaduto? Certo, come alcuni sostengono, il contesto è cambiato e ci sono i “pirati” che agiscono al di fuori della legge mentre gli organi competenti non intervengono. Come al solito, il “benaltrismo”… cioè i problemi sono ben altri. Sul perché e sul per come i radioascoltatori cambiano canale, sulla qualità del prodotto che viene fornito non una parola. La colpa è sempre degli altri. La solita musica. la radio, secondoloro, "È «multipiattaforma e multiforme, sempre più contaminata e contaminante» ...  .... .... e ancora....
Questi i dati, contestualizzateli come volete e dite pure che può essere discutibile il metodo di rilevazione, ma questa è una realtà di oggi, forse non la sola. Il futuro deve essere ancora scritto:


La stessa riflessione sul un altro tema che abbiamo già affrontato e che  in qualche modo si connette al tema crisi ascolti dei Tg. Il dato è consolidato: RaiNews 24 ha uno share sulle 24 ore dello 0,6% (2018 su 2017) con un numero di contatti medi giornalieri che si aggirano intorno ai 3.100.000 (in riduzione 2018 rispetto all’anno precedete). Sarebbe ora che prima o poi qualcuno si occupi anche di questa situazione.
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martedì 15 ottobre 2019

Calendario importante

Anche oggi, tranquilli, nessuna notizia interessante sulla stampa (ci sarà da chiedersi perché)

Ci sono diverse “buone” notizie da mettere in calendario. Apprendiamo dall’ADN che entro la fine del mese si terranno due CdA. Il primo il prossimo giovedì 17, su richiesta di Igor De Blasio, sul tema ascolti e, a quanto sembra, ad una prima panoramica sul tema applicazione del Piano Industriale e della riorganizzazione “verticale”. Si parla di nomi e di quando ma non si sa nulla sul “come”. Con quali criteri verranno individuati e selezionati i nomi che potranno essere nominati? Sembra evidente che la prima scrematura debba essere fatta con una selezione interna, dove, si presume, ognuno presenta la propria candidatura e … vinca il migliore. Sembra evidente: anche per le nomine precedenti questo criterio sarebbe dovuto essere i timone del “cambiamento” e così non sembra sia avvenuto. Il secondo CdA è previsto per il 23 e si dovrebbe affrontare il tema del canale istituzionale, forse il primo degli adempimenti previsti dal Contratto di Servizio, insieme a quello in lingua inglese. Qui iniziano i dolori. Sul nome, a quanto risulta, non ci dovrebbero essere dubbi: Fabrizio Ferragni, che già compare sul sito Rai come “direttore (o funzione equivalente) dell’istituendo canale istituzionale”. Sul quando e sul come, le idee non sembrano del tutto chiare mentre è chiarissimo il budget che viene assegnato ai due canali: 60 milioni per tre anni. 30 milioni a canale, uguale a 10 milioni l’anno. Auguri!!! Del canale inglese non ci sono notizie.

Altro appuntamento importante da mettere in agenda per l’8 novembre è una iniziativa, promossa del senatore Primo di Nicola (M5S) di grande interesse: un confronto pubblico finalizzato a confrontare le diverse proposte di legge di riforma della Rai già presentate in Parlamento. Nel deserto dei tartari che avvolge i dibattito sul futuro del Servizio Pubblico, è certamente una iniziativa lodevolissima. Ci permettiamo, però, alcune osservazioni. La prima riguarda il Contratto di Governo, dove, al punto 11 si legge che si intende intervenire sulla riforma “del sistema delle telecomunicazioni” del quale la Rai è parte, seppure la più rilevante. Ne abbiamo già scritto: sono passati oltre 15 anni dalla Legge Gasparri, la 112, che definiva i perimetri del SIC. Nel frattempo, molte cose o non sono state sanate rispetto a quanto previsto da quella Legge (vedi il Conflitto di interessi) che, non a caso, lo stesso art. 11 associa alla riforma del Sistema, oppure dovranno essere gestite in vista della regolamentazione di un settore che sta vivendo la sua rivoluzione più rilevante. Sembra un po’ affrontare i problemi partendo dalla coda, seppure si tratta della Rai, e non dalla testa. Seconda osservazione: si propone di confrontare tre progetti: il primo a firma Tana De Zelueta del 2005, il secondo a firma Gentiloni, del 2007, il terzo a firma Liuzzi (anche se passa con il nome di Fico). Per i primi due si tratta di principi e concetti validi sempre e comunque (15 anni non sono passati invano, a quel tempo non esisteva Netflix …tanto per dire): liberare l’ingerenza della “politica” e, più segnatamente, del Governo sulla Rai. Certo, se poi si va a vedere che Gentiloni era al Governo Renzi quando è avvenuto il misfatto della Legge del 2015 e dello scippo dei 150 milioni, qualche dubbio è legittimo. Curioso: che fine ha fatto la proposta M5S della Paixa e di Paragone che proponevano l'abolizione del canone?
Comunque, parliamone, discutiamone.

Veniamo alla cronaca: ieri il solito Anzaldi (alzatina di spalle) ha sollecitato il Presidente della Vigilanza Barachini a richiedere copia della relazione della Corte dei Conti inviata ai  presidenti di Camera e Senato lo scorso luglio (ne abbiamo parlato nei giorni scorsi). Nel documento si sollevano temi di grande importanza che la Giustizia contabile ritiene inderogabile debbano essere affrontati rapidamente. Hai voglia ad alzare spallucce: Anzaldi ha ragione! Che poi il suo operato sia all’interno di una dialettica politica che vede i suo partito voler partecipare al banchetto Rai è altra storia che merita di essere raccontata. Ricordate quanto abbiamo scritto sulla firma del Piano Industriale, avvenuta in epoca “sospetta” in pieno dibattito, tuttora irrisolto, sulla nomina sia del Presidente AgCom (dove i renziani e il PD sembrano avere forte interesse) sia del sottosegretario alle TLC. A questo proposito, entro la fine del mese, il Ministro Patuanelli dovrebbe essere audito in Vigilanza proprio sul tema del Piano. Tutti si affanno a ripetere che la Vigilanza non ha “obbligo” di esprimere un parere ma, allo stesso tempo, difficile non tenerne conto.
Nel frattempo, viene Natale … e questo Cda si appresta a mangiare il suo secondo panettone. L’anno prossimo il piano, nel mentre e nel quando si dovrebbe iniziare a svolgere, si appresta alla sua scadenza prevista per il 2021. Ci sarà un altro Natale di mezzo. Tanti auguri.

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lunedì 14 ottobre 2019

Necessità, opportunità e convenienze

Tranquilli: sulla stampa di oggi non c'è pressochè nulla
Nell’ultimo Cda Riccardo Laganà solleva, per l’ennesima volta, l’allarme sul tema canone e, per questa occasione, pubblica sul suo profilo FB una slide che vi proponiamo:


È facile leggere in questa tabella un dato indiscutibile: a fronte della riduzione del canone dal 2015 - che era di 113,5 Euro - al 2018  con gli attuali 90 Euro gli abbonati, in virtù della riscossione obbligatoria, aumentano da 16 mln a 22mln. Contestualmente, la tassa di concessione governativa passa da 132 a 156 mln, rimane inalterato il prelievo del 5% (Legge 194 del 2014) e arriva a 105 mln l’extragettito a favore dello Stato come previsto in Finanziaria. In soldoni, la Rai dovrebbe fare di più con minori risorse. Già di per se questo è grave, ma è ancora più grave che questo principio, il pagamento del canone, viene messo costantemente in discussione talvolta anche da parte di esponenti del Governo che pure vorrebbe e dovrebbe occuparsi della riforma dell’intero sistema radiotelevisivo. Non finisce qui: Laganà denuncia continuamente in Cda e ricorda a tutti che sono pendenti ben tre ricorsi (vedi post di sabato) straordinari presso la Presidenza della Repubblica contro il prelievo forzoso dei famosi 150 milioni di euro e prelievo strutturale del 5% inseriti nella legge 89/82014 dei quali si sono perse le tracce e dei quali chiede conto in Cda senza ricevere risposta. Questo ricorso, è bene ricordarlo, mina alle radici il principio sul quale i precedenti governi hanno fatto orecchie da mercante: il prelievo forzoso del canone che è e rimane  una risorsa indisponibile e inderogabile per la tutela del Servizio Pubblico. Si potrà discutere se e quanto potrà essere accompagnato da altre risorse, ma è il concetto stesso di Servizio Pubblico essenziale  posto a tutela della democrazia del Paese che, allo stesso livello della Sanità o dell’Istruzione, che va tutelato e difeso. 
Semplice semplice: se non c’è canone non c’è Servizio Pubblico.
Qualcuno ha notizia che Salini o l’intero Cda ha preso qualche iniziativa?  Chi paga il Piano Industriale, con quali risorse si dovrebbe sostenere? Dove si trovano i soldi per fare della Rai la “media company”? La trasformazione organizzativa da orizzontale in verticale ??? Lasciamo perdere …

Necessità, opportunità e convenienza. Così si riassume la formula magica che rende possibile il galleggiamento politico, anche a scapito delle leggi della fisica, della chimica e della matematica. Questo il pensiero che viene in mente  in questi giorni cercando di immaginare con che velocità e in che termini a Viale Mazzini si intendono affrontare i gravi problemi sul tappeto, tra i quali il canone è forse il più grave.
Veniamo alla cronaca. Ai piani alti di Viale Mazzini il prode Michele Anzaldi, PD, segretario della Vigilanza nonché autorevole renziano, viene letto sempre con un alzatuccia di spalle: “stai ancora a perdere il tempo a seguire quello che dice Anzaldi?”. Forse però merita la pena. Che ha detto questa volta alla Stampa: “Marcello Foa è ancora lì. Avevamo fatto una promessa: se fossimo andati al governo la prima cosa che avremmo fatto sarebbe stata di rimuovere il presidente Rai, perché è stato votato illegalmente e perché non è mai stato di garanzia. Lo chiedo agli ex compagni di partito del Pd: che fine ha fatto quella promessa?”. E ancora: "Dov’è il cambiamento promesso? Sulla nomina di Foa, sulla seconda votazione in Vigilanza ritenuta illegittima, pende ancora la richiesta di accesso agli atti presentata dai capigruppo del Pd Graziano Del Rio e Andrea Marcucci. Il Pd se lo é dimenticato? E il segretario Nicola Zingaretti ha cambiato idea? Perché il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, che ha il potere come azionista della Rai di revocare immediatamente l’incarico a Foa, finora non ha detto neanche una parola?". Fastidioso commentano alcuni. Aggiunge Anzaldi: “Occorre salvare il servizio pubblico, precipitato in una deriva di violazioni del pluralismo e crollo di ascolti e qualità che rischia di assestare un colpo pesantissimo all’azienda”. Già, proprio fastidioso, però vale la pena leggerlo. A proposito dei pluralismo: è ancora pendente un giudizio AgCom con relativa multa di 80 mln.
Infine: crisi degli ascolti. Abbiamo scritto più volte su questo blog che la Rai è in grave sofferenza negli “ascolti digitali” LS come si legge ormai costantemente sul sito auditel: si misurano i Legitimate Streams per classe di visione e per tempo speso (TTS) nonché per editore e per canale. Questo il link   https://www.auditel.it/wp-content/uploads/2019/10/Auditel_29-settembre-2019-05-ottobre-2019.pdf
 e questa la schermata:


Poi, vai a leggere i comunicati dell’Ufficio stampa Rai e trovi: “La Rai conferma la propria leadership negli ascolti on line, posizionandosi al primo posto, nella giornata di mercoledì 9 ottobre, nella modalità linear, ovvero per i canali trasmessi in diretta streaming.” Qualcosa non torna !!!!!
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domenica 13 ottobre 2019

domenica

oggi nulla di nuovo ... portiamo a spasso il gatto ...


per domani cose interessanti ....

sabato 12 ottobre 2019

cCome le foglie d'autunno

Oggi è sabato, andiamo lunghi, abbiamo tempo.
Il mondo è bello perché è avariato e non fai in tempo a stupirti di una cosa che subito ne arriva una nuova migliore della precedente. In poche parole, non ci si annoia e a Viale Mazzini lo sanno bene, tutti, da sempre.

Che succede? Succede che qualcuno lancia anatemi, minaccia scomuniche, promette gomme bucate perché la situazione in Rai è grave, tutto sembra andare per il verso sbagliato e il povero spettatore, il sottoscritto in buona compagnia di tanti altri buontemponi, attende con ansia cambiamenti epocali, bombe atomiche minacciate, direttori che saltano e invece … zacchete … contrordine compagni!!! Tutto fermo!!!

Cominciamo dai ricorsi: un ricorso non si nega a nessuno. In ordine: alla Corte Costituzionale, ai Presidente di Camera e Senato, al Presidente della Vigilanza, alla Corte dei Conti, al Giudice ordinario, al Tar, ad un semplice avvocato, alla Croce Rossa e alla Protezione Civile. Inutili faldoni che giacciono inermi e silenti negli androni bui e polverosi.

Tutto questo pistolotto per arrivare al dunque: per quanto è dato di leggere e sapere, a seguito dell’approvazione del Piano industriale, sembra di capire che rimarrà tutto fermo e le minacciate nomine o rimozioni di direttori di rete o testate verrà rimandato a tempi migliori a partire da quella del Presidente Foa (ricordate Primo Di Nicola del M5S: “deve preparare gli scatoloni”). Ieri abbiamo cercato di capire – invano - il senso del voto in Vigilanza sul codice per i dipendenti Rai sull’uso dei social: sembrava un segnale significativo che il Parlamento ha dato alla Rai. “è normale che sia così .. tutto tranquillo” ci dicono i pompieri della situazione e ora ci aspettiamo che l’Usigrai che l’aveva definita una invasione di campo proponga l’ennesimo, inutile, ricorso.   

Mentre, a proposito di Vigilanza, una notizia ce l’abbiamo. Pur ribadendo  ancora una volta che i parlamentari non hanno l’obbligo di esprimere un parere sul Piano Industriale, dallo scorso giugno sono iniziate una serie di audizioni non ancora terminate e per la fine del corrente mese è atteso in Vigilanza il ministro Patuanelli (che ancora non ha conferito le deleghe alle TLC). Dunque le audizioni non sono finite e non è dato sapere quando finiranno. Il Piano è stato “bollinato” e dunque, a parere di alcuni, è pronto per essere avviato. C’è un però che intralcia: Il Piano Industriale si accompagna pari pari a quello sull’informazione che invece è di piena competenza della Commissione parlamentare. La notizia è che, se tutto va bene, la Vigilanza potrà calendarizzare l’argomento non prima di qualche mese in quanto andiamo dritti dritti incontro al periodo caldo della Legge di bilancio che, notoriamente, ha la prevalenza sui lavori parlamentari.  Ecco i tempi migliori di cui sopra ed ecco che cominciano a tornare alcuni ragionamenti fatti su questo blog sul “calendario della crisi”. Nello scacchiere mancano pedine importanti che dovranno partecipare ai giochi: la prima, come scritto, è quella del Sottosegretario alle Tlc e la seconda, non meno importante è quella di AgCom. Se queste non iniziano a giocare la partita non inizia.

A viale Mazzini intanto agiscono con la velocità di un criceto alla vigilia del letargo. Tutti concordano che è in corso una grave crisi di ascolti e allora cosa ti fanno: il CdA scorso se ne doveva occupare e il tema è stato rinviato al prossimo. Tanto per capirci: Mediaset, appena si è resa conto che alcune produzioni non andavano, hanno impiegato mezza giornata per modificare il palinsesto!

E veniamo ad un articolo  apparso nei giorni scorsi sul sito lettera43.it dove si legge, a parte amenità di gossip, una storiella che ci ha incuriosito ed abbiamo cercato di saperne di più: il Dg Matassino non avrebbe ancora le procure, cioè i poteri di firma sulle spese. Un paio di telefonate per verificare e, in effetti, ci hanno detto “ fino a pochi giorni fa era vero ed ora, sembra, siano state firmate”. Non è interessante ciò che sembra ma quello che è: la sua nomina, oltre che essere “abusiva” in quanto non prevista da alcuna Legge che anzi la Legge del 2015 sostituisce il DG con l’AD, di fatto, ha allungato la catena di comando tra l’AD e le strutture strategiche operative. Il CTO e il CFO ora hanno un riporto intermedio tra loro e il vertice aziendale con una figura, fino a prova contraria, che sul Servizio Pubblico Radiotelevisivo italiano fino a poco prima, forse, non ne sapeva quasi nulla. E poi c’è chi si lamenta perché magari qualcuno”rema contro”. Come dargli torto? Questa figura, magari con l’ennesimo ricorso  magari alla Corte dei Conti (il suo modesto compenso si poteva anche risparmiare, individuando una risorsa interna), potrebbe pure tornare pure a casa al termine del suo contratto, insieme a chi lo ha nominato, fra poco più di un anno e mezzo. Cioè … Nulla.

Cronaca di oggi: il quotidiano La Notizia pubblica un articolo,a firma Clemente Pistilli, dove si parla di “relazione sulla gestione della società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo inviata ai presidenti delle Camere, Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati”. Sembra esserci un errore in quanto si riferisce a quella dello scorso anno. Curioso. Ma intanto ci rinfresca la memoria: leggiamo che i magistrati contabili “esaminando il bilancio 2017 e le principali decisioni prese successivamente dalla spa, hanno constatato che l'esercizio si è chiuso positivamente al 31 dicembre di due anni, con un utile netto in crescita e pari a 5,5 milioni di euro. Aumentato anche il patrimonio netto, passato in dodici mesi da 799,4 a 808,4 milioni. Ma i ricavi sono diminuiti del 7%. Male le entrate legate al canone radiotelevisivo, passato da 1,9 a 1,7 miliardi, e quelle pubblicitarie, che si sono ridotte da 615,7 a 567 milioni. La Corte dei Conti ha così raccomandato alla Rai di insistere in tutte le misure "organizzative, di processo e gestionali" utili ad eliminare inefficienze e sprechi, proseguendo quando possibile e conveniente nel percorso di internalizzazione delle attività e concentrando gli investimenti sulle priorità "effettivamente strategiche", contenendo così i costi.” Manca poco alla prossima relazione. Ecco, tanto per rinfrescare la memoria e sperare che qualcuno abbia la voglia e il coraggio di tenerci informati.
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