lunedì 31 gennaio 2022

Governo e Rai: Fortuna Audax Iuvat ...forse

Foto by Bloggorai ©

Per chi lo avesse perso, consigliamo di leggere il Post di ieri.

Se mai vi dovesse capitare di incontrare qualcuno che dice “andrà tutto bene” consigliamo vivamente di fare tutti gli scongiuri possibili. Analogamente, quando ascoltate in televisione (ieri dalla Annunziata) il leader PD che sostiene che “il Governo esce rafforzato” con l’elezione di Mattarella, altrettanto consigliamo vivamente di organizzare un pellegrinaggio sempre alla nota Madonna del Divino Amore (…fa le grazie a tutt’e l’ore…) per chiedere interventi salvifici e miracolosi. Ma de che stamo a parlà? Come si fa a sostenere un concetto del genere? 

Cerchiamo di capire l’aria che tira a Palazzo Chigi: il primo ad essere incavolato nero è Draghi che notoriamente è stato sbertucciato prima da se stesso e dalle proprie ambizioni e poi dai ministri che in parte lo hanno fintamente sostenuto e in altra parte apertamente osteggiato. Vendetta, tremenda vendetta… è il minimo che ci si possa aspettare. Sarà divertente osservare come potrà cospargersi il capo di cenere ed ammettere la sua colpa capitale: non aver detto subito “No. Grazie, ho altro da fare”. Proseguiamo in ordine con i partiti che dovrebbero sostenerlo. Forza Italia è a bordo campo, in attesa che Berlusconi (si, proprio lui e solo lui) si rimetta dalle difficoltà cliniche e con il suo modesto apporto parlamentare possa sperare di toccare palla nel mentre e nel quando prende schiaffoni alla sua destra (Meloni) e al suo fianco (non sinistro) di Salvini. Salvini è nel pieno di una crisi di nervi, ovvero di identità (Mattarella non lo voteremo mai e Draghi non si deve muovere… almeno questo secondo punto l’ha azzeccato ma chissà se il Capo del Governo se l’è legato al dito). Nel frattempo i suoi “amici” Giorgetti e Zaia gli stanno bucando le gomme della macchina. Conte, povero Conte, non sa più a che santo votarsi. Ha sbagliato tutto e il doppio di tutto e sempre in buona compagnia del suo Di Maio (Draghi forever) e del suo Grillo (“Benvenuta Donna Italia” ergo Belloni). Ora stanno facendo a sportellate tra di loro e quando avranno finito, forse, si occuperanno di cose di Governo, forse. Enrico  Letta ha dato la parola d’ordine: “Va tutto bene, siamo soddisfatti, non ha vinto nessuno”. Un modo elegante per non dover ammettere che: A- non va per niente bene (e lo sa benissimo); B- le correnti interne (Franceschini, Orlando etc. etc.) non sembrano per nulla soddisfatti per come sono andate le cose (tutte); C- hanno perso tutti, e in quota parte compreso il suo partito (facile fare i furbi e dire: lo abbiamo detto subito che i nostri candidati reali erano Draghi e Mattarella salvo poi dover ammettere che pure la Belloni avrebbe potuto esserlo).

Amen, non c’ è altro da aggiungere se non che sempre più si stanno segnando i solchi della nuova e più sanguinosa arena politica della quale abbiamo accennato ieri: il nuovo assetto istituzionale con lo scontro sempre aperto tra maggioritario e proporzionale e l’elezione diretta del Capo dello Stato. Non si faranno prigionieri: le elezioni del 2023 sono dietro l’angolo.

Ora, come abbiamo anticipato ieri, la domanda correlata per quanto riguarda Bloggorai è: per la Rai andrà tutto bene? Ovviamente, proponiamo anche in questo caso di fare i debiti scongiuri. Ieri abbiamo fatto il solito ed essenziale elenco della “spesa” di ciò che si dovrà fare a partire dai prossimi giorni ma abbiamo dimenticato di sottolineare una parte assai importante che per quest’anno sarà particolarmente delicato: il canone ordinario e speciale. Come noto la “tassa più odiata dagli italiani” è e sarà sempre più sotto minaccia. La possibilità che dal prossimo anno possa tornare ad essere riscossa attraverso il vecchio bollettino postale è assai concreta: difficile non cogliere l’occasione di alleggerire una bolletta energetica già molto pesante di suo. Se non si comincia ad intervenire già da subito individuando misure in grado di fronteggiare un massiccio ritorno all’evasione, è facile prevedere che saranno dolori. Da ricordare quanto detto da Fuortes alla recente audizione in Vigilanza “La Rai ha bisogno di risorse certe e adeguate così da consentire al vertice di concentrarsi sugli obiettivi affidati alla concessionaria pubblica, obiettivi sicuramente economici, ma ancor prima editoriali, meglio ancora culturali, sociali e industriali" dove, implicitamente, ha evocato l’aumento del canone con il solo risultato di prendersi una buona dose di spernacchiate.

A proposito di dolori: è probabile che alla prossima audizione in Vigilanza i commissari possano (e debbano) chiedere conto delle Linee Guida del nuovo Piano industriale, le cui prime bozze circolano da tempo in modo ancora alquanto misterioso. Per quanto ne sappiamo, le direttrici del nuovo Piano sono tutte concentrate sulla filosofia del contenimento dei costi, dell’efficientamento, della razionalizzazione e della vendita di asset immobiliari. Dove e come trovare nuove risorse e quindi fare sviluppo e investimenti, ovviamente, non ci sono tracce. Il dogma Fuortes rimane il pareggio di bilancio e, in queste condizioni, ci sarà poco da stare allegri ma solo sperare che “almeno qualcosa, quale che essa sia, possa andare bene” e fare i debiti scongiuri. Con i chiari di luna appena delineati in ambito politica/Governo c’è poco da illudersi che ci possano essere ciambelle di salvataggio (qualcuno potrebbe far ricicciare la storia di Rai Way per aprile?).

Non dimenticare di segnare sul calepino una nota per giovedì 3 febbraio.


bloggorai@gmail.com


 

Governo e Rai: Fortuna Audax Iuvat

foto by Bloggorai ©


 

domenica 30 gennaio 2022

Inizia ora la Battaglia. Il Quirinale, il Governo e la Rai

Foto di Gerhard G. da Pixabay

Care lettrici, cari lettori, confidiamo sulla vostra benevolenza e pazienza ma, potete bene immaginare, che c’è tanto da scrivere e molto da dibattere. Prendetevela comoda, molto comoda, potete pure leggere a puntate, non ci offendiamo, anzi.

Per gli appassionati di cinema (come il sottoscritto) c'è solo l'imbarazzo della scelta: si può andare da Pulp Fiction a Mezzogiorno di fuoco,  da Apocalypse Now a La notte dei morti viventi, da Cronaca di una morte annunciata per finire con la battuta fondamentale de Il Gattopardo (…Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi” che bene si accompagna a l’altra “Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra”. In ognuno di questi titoli citati sono innumerevoli le metafore che si possono utilizzare per sintetizzare quanto avvenuto con l’elezione di Mattarella.

Ma un nuovo film sta per essere proiettato, bisogna solo decidere di quale genere potrà essere. Non siamo ai titoli di coda, non è il game over della politica, il cinema inizia adesso e potrebbe non essere un film comico. C’è un titolo e una sceneggiatura tutta da scrivere e potrebbe trattarsi di un racconto dell’orrore: la Repubblica presidenziale. 

Come abbiamo sostenuto, da tempo: era tutto già scritto e noto a tutti, da molto tempo. Era noto a tutti, da tempo, che i partiti, tutti, erano lacerati al loro interno e divisi nelle aree di riferimento (centro destra, centro centro, centro sinistra  o sinistra - ??? - che dir si voglia). Da tempo, da anni, sono costretti a rincorrere un “tecnico” di turno perché incapaci a svolgere il lavoro per il quale sono stati votati: governare il Paese. Era noto da tempo a tutti che la pandemia ha aggravato la situazione e non poco. Era noto a tutti che il Covid si abbatteva come un maglio su un Paese economicamente e socialmente disastrato (2 milioni d nuovi poveri) che aspetta solo il soldi del PNRR per sperare di risollevarsi. Tutto era noto a tutti da molti tempo e il primo a cui tutto questo era particolarmente evidente era ed è proprio Mattarella che, da tempo, invece ha dato visibili e tangibili segnali di volersene tirare fuori (per non dire dei legittimi dubbi di carattere costituzionale). Almeno un elemento non solo era chiaro ma talmente evidente che era pressoché impossibile ignorare: l’assoluta impossibilità di trovare/votare un nome “condiviso” dai diversi schieramenti interni ed esterni ai partiti. Ragionevolmente, qualcuno poteva credere alla bufala Berlusconi alla quale pressoché tutti hanno abboccato o fatto finta di abboccare fino a poche ore prima delle votazioni?

Dunque, hanno vinto tutti o perso tutti? Premesso siamo fermamente convinti che Mattarella è la scelta meno peggio che poteva capitare e quindi tanti Auguri Presidente! Ma ribadiamo, è la scelta meno peggio ovvero, ancora una volta, una scelta di emergenza allo stato puro. Come ha scritto Verderami questa mattina sul Corriere: “…tutti escono a vario titolo sconfitti” Già, tutti, significa tutti, nessuno escluso.

Proponiamo una rapida riflessione sui diversi protagonisti di questa scellerata settimana i quali, tutti appunto, non cascano dall’albero del pero. Erano e sono complici e colpevoli, ognuno in quota parte.

Ma allora, posto tutto questo, il Capo dello Stato, passato, presente e futuro, consapevole dello scenario anzidetto perché si è esposto a questa manfrina dei Tweet con gli scatoloni, del “ …torno a fare il nonno” (va tanto di  moda), della nuova casa ai Parioli? Ne esce bene Mattarella? Forse proprio del tutto no. Lui, forse più di ogni altro, poteva supporre benissimo come poteva andare a finire (e come poi è andata). E se non lo poteva nemmeno immaginare è un aggravante per chi,  per il ruolo che ricopre, dovrebbe avere meglio e più di tutti gli altri messi  insieme, il polso della situazione. Aveva ed ha tutti gli strumenti (sembra che si chiama moral suasion) per impedire lo sfascio al quale abbiamo assistito e invece si è arroccato sulla barricata del “sono cavoli vostri … ho altro da fare … i nipoti mi aspettano e devo mettere su casa” salvo poi, last minute, invocare “la Patria mi chiama”. No, qualcosa non torna.

E Draghi? Ne vogliamo parlare? Da tutti atteso e invocato come “garante della credibilità e della stabilità dell’Italia nel mondo” (garante per conto o verso chi? Financial Times, la BCE, lo spread, la borsa di Hong Kong. Il MIB ???), apparentemente neutro ma sostanzialmente in corsa (eccome!!!), arbitro e giocatore allo stesso tempo della stessa partita, somiglia a quei fantini che scommettono su se stessi. Ha lasciato intendere a chiare lettere che lui al Colle ci sarebbe andato molto, molto volentieri e invece mai e poi mai ha detto che invece no… lui al Quirinale non era interessato ed è lì solo per adempiere al compito che gli sciagurati e vituperati partiti gli hanno affidato per la sola “gestione dell’emergenza”. Insieme a lui si sono sputtanati (perdonate l’eufemismo) tutti coloro che hanno sostenuto o condiviso questa ipotesi (ipotesi???) pensando di essere sempre un po’ più furbetti dell’avversario (quale che esso sia). Sarebbe stato tutto molto più semplice dire una sola parola: “No grazie, mi occupo di altro … almeno per ora mi occupo di Covid e di PNRR... poi, nel 2023 forse, se qualcuno mi elegge, si vedrà”.

Il primo che lo avrebbe ringraziato, forse, sarebbe stato il PD (o parte di esso) e in questo modo si sarebbe risparmiato le figure barbine (eufemismo) di cui ha dato prova. Per chi gioca a calcio, la metafora è facile: catenacciari senza una punta che butta la palla in porta. Ma il problema è che non avevano mai la palla. E pure quando l’hanno avuta, era una palla avvelenata (prima lo stesso Draghi e poi la Belloni). Suggeriamo vivamente di riavvolgere il film del pomeriggio di  giovedì 27 con la maratona di Mentana (ce n’è pure per lui): prima compare Letta e lascia intendere che si è raggiunto un accordo e si tratterà di una donna; poco dopo arriva Salvini e conferma (abbiamo proposto tre donne) e infine arriva Conte e ci mette il timbro con la storia della donna. Se non che, a quel punto Mentana annuncia glorioso e gongolante “E’ la Belloni al 99%”. Amen. Tutti a casa a pallonate in faccia.

Stendiamo volentieri un velo pietoso su Salvini che se lo è steso da solo. Del resto, anche questo era tutto già previsto e noto da tempo. Qualcuno ragionevolmente, poteva supporre veramente che avrebbe potuto svolgere il ruolo del “king maker”? Evidentemente si, visto come sono andate le cose per il credito che gli hanno dato (tutti). Invece di togliere terra sotto i suoi piedi, da buoni catenacciari, gli avversari hanno solo giocato sperando di un suo passo falso (puntualmente avvenuto) ma invece di una rapida ed efficace manovra di contropiede, si sono attestati alla sorte del calci di rigore e sperare che almeno una palla vada in rete, come è poi avvenuto. Fu vera gloria? C’è da fare le congratulazioni a qualcuno? No, non ci sembra, anzi… In un paese normale ci sarebbe la fila a dimettersi e cambiare mestiere.

In primi in fila dovrebbero essere tanti tra i vari 5S. Conte come ne esce? Facciamo fatica a mettere due parole sensate in fila. Vogliamo ricordare il Tweet di Grillo su “Signora Italia benvenuta” riferito alla Belloni? No, pietà… abbiamo già dato. Vogliamo ricordare il capo del partito che voleva Draghi al Quirinale, un certo Di Maio? Passo …

Per tutti gli altri partitini o fronzoli… lasciamo perdere (Renzi elevato a gigante, salvatore della Patria per aver scongiurato, da solo, il pericolo della 007 al Quirinale, come già avvenuto con illustri colleghi... vedi Putin o Al Sisi). Ma come si è potuto solo immaginare una storia del genere? Chi è stato il Rapustin che l’ha inventata e fatta sostenere (anche dal PD)?

Ora alcune note sull’informazione: anzitutto una notizia fresca fresca. Leggiamo da Elaborazioni dello Studio Frasi su dati Auditel che ieri il Tg5 al momento del superamento del quorum ha battuto il Tg1 con oltre 600 mila telespettatori in più. Qualcosa vorrà pure dire dopo che la Maggioni ha tenuto banco per giorni con il suo salotto buono, dove molti erano sempre pronti a battere le ciglia spenzanzose in Draghi presidente o, in valida alternativa, alla Belloni prima donna al Colle. Ma su questo specifico aspetto, una citazione al valore la merita Mentana. Giù il cappello per la tenuta psicofisica sua e dei suoi collaboratori (pure simpatici) ma da rimettere subito in testa e spernacchiare con prontezza quando ha dovuto scoprire le carte e manifestare chiaramente la sua simpatia nonché la sua stizza, quando ha dovuto prendere atto che i suoi cavalli pregiati (Draghi e Belloni) stavano per essere disarcionati dall’anziano trottatore di lungo corso Mattarella.

E ora, ci hanno chiesto alcuni lettori, in Rai cosa potrà succedere visto come sono andate le cose e l’azionista di maggioranza di Fuortes non si può certo dire che ne esca particolarmente rafforzato? Ci giungono “voci” incontrollate di un certo nervosismo al VII piano e non solo, anche al V. Anche questo lo abbiamo scritto tante volte: A, l’aria è cambiata e non per la direzione migliore; B, ora iniziano i dolori e non saranno pochi. Se Fuortes poteva riporre speranze che il suo nume tutelare potesse fare uno scarto di forza ha perso la scommessa ed ora è verosimile supporre che se già prima le cose non andassero per il verso giusto (ricordate di quando la Tamburino su La Stampa ha scritto di “malumori di Palazzo Chigi sulla gestione di questo AD?) ora potrebbero andare anche peggio. Prendete il calepino e il calendario alla mano: anzitutto gli scongiuri su Sanremo, poi a seguire “ci vediamo in Tribunale” prima con l’udienza spinosissima sul caso Sinisi (la lettera di licenziamento l’ha firmata Fuortes dopo appena pochi giorni dal suo arrivo) poi con la prima udienza del ricorso Usigrai per l’art. 28 (comportamento antisindacale) e, solo per rimanere a tempi ravvicinati, la convocazione “urgente” in Vigilanza sulla storia del taglio della TgR.  Sullo sfondo di tutto questo c’è sempre in ballo la discussione sul nuovo Contratto di Servizio e il nuovo Piano industriale, del quale si sa che ci sono le linee guida, e infine le proposte di riforma delle governance in discussione al Senato.

Sintesi forse banale ma forse altrettanto credibile: simul stabunt vel simul cadent …o forse anche no, nel senso che nel furore della battaglia che certamente avrà inizio presto sia nel Governo e, in quota parte anche a Viale Mazzini (vedi la messa a terra del nuovo modello organizzativo per generi) è verosimile che si possa anche andare “ognuno per se e Dio per tutti”. Che la Battaglia abbia inizio!

   

bloggorai@gmail.com

La Battaglia tra i giardini del Colle, il cortile di Palazzo Chigi e le aiuole di Viale Mazzini

 

Foto di Gerhard G. da Pixabay

Care lettrici, cari lettori, confidiamo sulla vostra benevolenza e pazienza ma, potete bene immaginare, che c’è tanto da scrivere e molto da dibattere. Prendetevela comoda, molto comoda, potete pure leggere a puntate, non ci offendiamo, anzi.

Per gli appassionati di cinema (come il sottoscritto) c'è solo l'imbarazzo della scelta: si può andare da Pulp Fiction a Mezzogiorno di fuoco,  da Apocalypse Now a La notte dei morti viventi, da Cronaca di una morte annunciata per finire con la battuta fondamentale de Il Gattopardo (…Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi” che bene si accompagna a l’altra “Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra”. In ognuno di questi titoli citati sono innumerevoli le metafore che si possono utilizzare per sintetizzare quanto avvenuto con l’elezione di Mattarella.

Ma un nuovo film sta per essere proiettato, bisogna solo decidere di quale genere potrà essere. Non siamo ai titoli di coda, non è il game over della politica, il cinema inizia adesso e potrebbe non essere un film comico. C’è un titolo e una sceneggiatura tutta da scrivere e potrebbe trattarsi di un racconto dell’ orrore: la Repubblica presidenziale. 

Come abbiamo sostenuto, da tempo: era tutto già scritto e noto a tutti, da molto tempo. Era noto a tutti, da tempo, che i partiti, tutti, erano lacerati al loro interno e divisi nelle aree di riferimento (centro destra, centro centro, centro sinistra  o sinistra - ??? - che dir si voglia). Da tempo, da anni, sono costretti a rincorrere un “tecnico” di turno perché incapaci a svolgere il lavoro per il quale sono stati votati: governare il Paese. Era noto da tempo a tutti che la pandemia ha aggravato la situazione e non poco. Era noto a tutti che il Covid si abbatteva come un maglio su un Paese economicamente e socialmente disastrato (2 milioni d nuovi poveri) che aspetta solo il soldi del PNRR per sperare di risollevarsi. Tutto era noto a tutti da molti tempo e il primo a cui tutto questo era particolarmente evidente era ed è proprio Mattarella che, da tempo, invece ha dato visibili e tangibili segnali di volersene tirare fuori (per non dire dei legittimi dubbi ci carattere costituzionale). Almeno un elemento non solo era chiaro ma talmente evidente che era pressoché impossibile ignorare: l’assoluta impossibilità di trovare/votare un nome “condiviso” dai diversi schieramenti interni ed esterni ai partiti. Ragionevolmente, qualcuno poteva credere alla bufala Berlusconi alla quale pressoché tutti hanno abboccato o fatto finta di abboccare fino a poche ore prima delle votazioni?

Dunque, hanno vinto tutti o perso tutti? Premesso siamo fermante convinti che Mattarella è la scelta meno peggio che poteva capitare e quindi tanti Auguri Presidente! Ma ribadiamo, è la scelta meno peggio ovvero, ancora una volta, una scelta di emergenza allo stato puro. Come ha scritto Verderami questa mattina sul Corriere: “…tutti escono a vario titolo sconfitti” Già, tutti, significa tutti, nessuno escluso.

Proponiamo una rapida riflessione sui diversi protagonisti di questa scellerata settimana i quali, tutti appunto, non cascano dall’albero del pero. Erano e sono complici e colpevoli, ognuno in quota parte.

Ma allora, posto tutto questo, Il Capo dello Stato, passato, presente e futuro, consapevole dello scenario anzidetto perché si è esposto a questa manfrina dei Tweet con gli scatoloni, del “ …torno a fare il nonno” (va tanto di  moda), della nuova casa ai Parioli? Ne esce bene Mattarella? Forse proprio del tutto no. Lui, forse più di ogni altro, poteva supporre benissimo come potava andare a finire (e come poi è andata). E se non lo poteva nemmeno immaginare è un aggravante per chi,  per il ruolo che ricopre, dovrebbe avere meglio e più di tutti gli altri messi  insieme, il polso della situazione. Aveva ed ha tutti gli strumenti (sembra che si chiama moral suasion) per impedire lo sfascio al quale abbiamo assistito e invece si è arroccato sulla barricata del “sono cavoli vostri … ho altro da fare … i nipoti mi aspettano e devo mettere su casa” salvo poi, last minute, invocare “la Patria mi chiama”. No, qualcosa non torna.

E Draghi? Ne vogliamo parlare? Da tutti atteso e invocato come “garante della credibilità e della stabilità dell’Italia nel mondo” (garante per conto o verso chi? Financial Times, la BCE, lo spread, la borsa di Hong Kong. Il MIB ???), apparentemente neutro ma sostanzialmente in corsa (eccome!!!), arbitro e giocatore allo stesso tempo della stessa partita, somiglia a quei fantini che scommettono su se stessi. Ha lasciato intendere a chiare lettere che lui al Colle ci sarebbe andato molto, molto volentieri e invece mai e poi mai ha detto che invece no… lui al Quirinale non era interessato ed è lì solo per adempiere al compito che gli sciagurati e vituperati partiti gli hanno affidato per la sola “gestione dell’emergenza”. Insieme lui si sono sputtanati (perdonate l’eufemismo) tutti coloro che hanno sostenuto o condiviso questa ipotesi (ipotesi???) pensando di essere sempre un po’ più furbetti dell’avversario (quale che esso sia). Sarebbe stato tutto molto più semplice dire una sola parola: “No grazie, mi occupo di altro … almeno per ora mi occupo di Covid e di PNRR... poi, nel 2023 forse, se qualcuno mi elegge, si vedrà”.

Il primo che lo avrebbe ringraziato, forse, sarebbe stato il PD (o parte di esso) e in questo modo si sarebbe risparmiato le figure barbine (eufemismo) di cui ha dato prova. Per chi gioca a calcio, la metafora è facile: catenacciari senza una punta che butta la palla in porta. Ma il problema è che non avevano mai la palla. E pure quando l’hanno avuta, era una palla avvelenata (prima lo stesso Draghi e poi la Belloni). Suggeriamo vivamente di riavvolgere il film del pomeriggio di  giovedì 27 con la maratona di Mentana (ce n’è pure per lui): prima compare Letta e lascia intendere che si è raggiunto un accordo e si tratterà di una donna; poco dopo arriva Salvini e conferma (abbiamo proposto tre donne) e infine arriva Conte e ci mette il timbro con la storia della donna. Se non che, a quel punto Mentana annuncia glorioso e gongolante “E’ la Belloni al 99%”. Amen. Tutti a casa a pallonate in faccia.

Stendiamo volentieri un velo pietoso su Salvini che se lo è steso da solo. Del resto, anche questo era tutto già previsto e noto da tempo. Qualcuno ragionevolmente, poteva supporre veramente che avrebbe potuto svolgere il ruolo del “king maker”? evidentemente si, visto come sono andate le cose per il credito che gli hanno dato (tutti). Invece di togliere terra sotto i suoi piedi, da buoni catenacciari, gli avversari hanno solo giocato sperando di un suo passo falso (puntualmente avvenuto) ma invece di una rapida ed efficace manovra di contropiede, si sono attestati alla sorte del calci di rigore e sperare che almeno una palla vada in rete, come è poi avvenuto. Fu vera gloria? C’è da fare le congratulazioni a qualcuno? No, non ci sembra, anzi… in un paese normale ci sarebbe la fila a dimettersi e cambiare mestiere.

In primi in fila dovrebbero essere tanti tra i vari 5S. Conte come ne esce? Facciamo fatica a mettere due parole sensate in fila. Vogliamo ricordare il Tweet di Grillo su “Signora Italia benvenuta” riferito alla Belloni? No, pietà… abbiamo già dato. Vogliamo ricordare il capo del partito che voleva Draghi al Quirinale, un certo Di Maio? Passo …

Per tutti gli altri partitini o fronzoli … lasciamo perdere (Renzi elevato a gigante, salvatore della Patria per aver scongiurato, da solo, il pericolo della 007 al Quirinale, come già avvenuto con illustri colleghi … vedi Putin o Al Sisi). Ma come è potuto solo immaginare una storia del genere? Chi è stato il Rapustin che l’ha inventata e fatta sostenere (anche dal PD)?

Ora alcune note sull’informazione: anzitutto una notizia fresca fresca. Leggiamo da Elaborazioni dello Studio Frasi su dati Auditel che ieri il Tg5 al momento del superamento del quorum ha battuto il Tg1 con oltre 600 mila telespettatori in più. Qualcosa vorrà pure dire dopo che la Maggioni ha tenuto banco per giorni con il suo salotto buono, dove molti erano sempre pronti a battere le ciglia spenzanzose in Draghi presidente o, in valida alternativa, alla Belloni prima donna al Colle. Ma su questo specifico aspetto, una citazione al valore la merita Mentana. Giù il cappello per la tenuta psicofisica sua e dei suoli collaboratori (pure simpatici) ma da rimettere subito in testa e spernacchiare con prontezza quando ha dovuto scoprire le carte e manifestare chiaramente la sua simpatia nonché la sua stizza, quando ha dovuto prendere atto che i suo cavalli pregiati (Draghi e Belloni) stavano per essere disarcionati dall’anziano trottatore di lungo corso Mattarella.

E ora, ci hanno chiesto alcuni lettori, in Rai cosa potrà succedere visto come sono andate le cose e l’azionista di maggioranza di Fuortes non si può certo dire che ne esca particolarmente rafforzato? Ci giungono “voci” incontrollate di un certo nervosismo al VII piano e non solo , anche al V. Anche questo lo abbiamo scritto tante volte: A, l’aria è cambiata e non per la direzione migliore; B, ora iniziano i dolori e non saranno pochi. Se Fuortes poteva riporre speranze che il suo nume tutelare potesse fare uno scarto di forza ha perso la scommessa ed ora è verosimile supporre che se già prima le cose non andassero per il verso giusto (ricordate di quando la Tamburino su La Stampa ha scritto di “malumori di Palazzo Chigi sulla gestione di questo AD?) ora potrebbero andare anche peggio. Prendete il calepino e il calendario alla mano: anzitutto gli scongiuri su Sanremo, poi a seguire “ci vediamo in Tribunale” prima con l’udienza spinosissima sul caso Sinisi (la lettera di licenziamento l’ha firmata Fuortes dopo appena pochi giorni dal suo arrivo) poi con la prima udienza del ricorso Usigrai per l’art. 28 (comportamento antisindacale) e, solo per rimanere a tempi ravvicinati, la convocazione “urgente” in Vigilanza sulla storia del taglio della TgR.  Sullo sfondo di tutto questo c’è sempre in ballo la discussione sul nuovo Contratto di Servizio e il nuovo Piano industriale, del quale si sa che ci sono le linee guida, e infine le proposte di riforma delle governance in discussione al Senato.

Sintesi forse banale ma forse altrettanto credibile: simul stabunt vel simul cadent …o forse anche no, nel senso che nel furore della battaglia che certamente avrà inizio presto sia nel Governo e, in quota parte anche a Viale Mazzini (vedi la messa a terra del nuovo modello organizzativo per generi) è verosimile che si possa anche andare “ognuno per se e Dio per tutti”. Che la Battaglia abbia inizio!

   

bloggorai@gmail.com

sabato 29 gennaio 2022

Il Vuoto e il Pieno



Foto di Pavlofox da Pixabay
 

Questa mattina in Val Tiberina fa freddo e al Circolo Arci c’è poca voglia di parlare e commentare quello che succede a Roma. Lo spettacolo in corso non sembra entusiasmare, anzi.  

Ovviamente oggi poco da segnalare: come molti, stiamo seguendo attentamente le votazioni alla Camera e, ovviamente, delle Rai non ci sono tracce se non quel poco che riguarderà Sanremo.

Alla fin fine, il nostro Bloggorai vince facile e non perché siamo particolarmente astuti, ma solo perché sono le circostanze che lo permettono. Torniamo indietro di qualche giorno rileggiamo il post del 24 e aggiorniamolo con quanto successo ieri in Parlamento: “Oggi è il giorno del tutto e del nulla. Oggi è il giorno della fine e dell’inizio. Oggi è il giorno del vuoto e del pieno. Oggi è il giorno della parabola che è insieme al suo punto più alto e più basso contemporaneamente. La politica oggi esprime il fondo del barile e non sa più a che Santo votarsi.  Siamo giunti al momento in cui tutto si cristallizza e appare chiaro nelle sue dimensioni reali: abbiamo alle spalle un passato drammatico e di fronte un futuro incerto. E come ci troviamo questa mattina? Come Don Falcuccio, con una mano davanti e una di dietro. Semplicemente senza idee, senza un progetto, senza un programma che non sia solo la mera sopravvivenza, in attesa della fine della pandemia, in attesa dei soldi del PNRR delle elezioni del 2023 (se non prima)”. Tutto confermato, tutto previsto, tutto scritto nei libri del Destino. Questo “giorno” si è ripetuto nella sua totale brutalità, senza pietà per nessuno.

Ieri abbiamo fatto un piccolo sondaggio tra alcuni nostri lettori sulla possibilità che la capa degli 007 possa diventare Presidente della Repubblica. A dir poco ha suscitato molta perplessità ma la cosa che più ha colpito è il solo pensiero che qualcuno (pure in area centro sinistra) ha pensato che fosse proponibile una candidatura del genere. Difficile non ricordare i suoi illustri predecessori e colleghi: Putin e Mubarak. Vedremo. Intanto registriamo che Renzi ha fatto la figura del gigante pure quando ha sbeffeggiato il prode Mentana quando ha provato e paragonare Cossiga con la Belloni.

Dopo quanto abbiamo scritto ieri , dobbiamo ringraziare e tranquillizzare molti nostri lettori (amici e nemici): Bloggorai resisterà, non si sa ancora per quanto tempo, ma resisterà. E lo farà tenendo conto di tutte le sue anime delle quali ieri abbiamo dato sintesi: da quelle più colte e raffinate a quelle più cazzare (scusate il francesismo). Abbiamo tanti argomenti “elevati” sui quali possiamo e dobbiamo parlare (riforma della governance, Contratto di Servizio, Piano industriale vecchio e nuovo, transizione al DVB-T2, piani editoriali sull’infrazione, canone e risorse economiche) con i quali ci possiamo scrivere capitoli di enciclopedia. Ma ne abbiamo pure di bassa cucina sui quali però abbiamo resistenza a scrivere anche se pure, talvolta, da questi dettagli si intravvedono aspetti interessanti. Comunque, rimanete sintonizzati, ci potrebbero essere tante notizie in arrivo.

La giornata è lunga e il futuro tutto da scrivere.

bloggorai@gmail.com

venerdì 28 gennaio 2022

Il Convento Rai è chiuso per meditazione

Foto di rottonara da Pixabay

Care lettrici, cari lettori, oggi siamo oltre il confine della percezione sensoriale. Abbiamo superato i bordi dell’iperspazio e ci avviciniamo lentamente quanto inesorabilmente alla quinta dimensione: 
il vuoto cosmico
ovvero vedi Quirinale

Dopo quasi quattro anni e oltre 1300 post, siamo costretti ad ammettere che Bloggorai vive un momento di crisi di identità e di progetto. Altro che Rai "prossima ventura"

Anzitutto Bloggorai è profondamente diviso e lacerato al suo interno, proprio come molti partiti (uno a caso: il PD). Convivono, in modo assai conflittuale, diverse correnti: quella “istituzionale” (sofisticata, con la puzzetta sotto il naso, studiosa e colta, avida di documenti e ricerche, fanatica di progetti di riforme varie);  poi l’anima “movimentista” e un filino giustizialista che invoca trasparenza e legalità e rispetto delle regole (ciao core !!!) del genere “avete rotto le scatole… vi sputtaniamo tutti…basta con le camarille, chiamate i Carabinieri, la Guardia di Finanza, la Croce Rossa, arrestate qualcuno e mandatelo a Rebibbia”! Poi, l’anima “proto-vetero dialogante” del … ma si dai … parliamo, discutiamo, ragioniamo, vediamo, una soluzione la troviamo … tanto una riunione, un gruppo di lavoro, un tavolo di riflessione non hanno mai fatto male a nessuno. Infine l'anima perfida e infima del "barbiere/parrucchiere": un pò di gossip, taglia e cuci, che si dice... ma è vero che tra Tizia Segretaria e Caio Direttore (o viceversa) c'è del tenero oppure che Sempronio è sotto Audit? Orrore .. orrore .. orrore ... no ... pietà !

Bloggorai, forse e semplicemente, vive uno stato di soggezione dovuta ad inadeguatezza: spesso è fuori posto, fuori luogo e/o fuori tempo. Inoltre, soffre di disattenzione, amnesie, ritardi e confusioni di vario genere (ha raggiunto pure una felice quanto riguardevole età). Infine: Bloggorai si alimenta di quello che passa il Convento (tutto inteso) e, come potete ben vedere, in questo momento non solo il Convento non passa un cavolo ripassato in padella ma quel poco che spartisce è di pessima qualità e di facile deperibilità mentre i monaci del Convento sembrano tutti ritirati in meditazione contemplativa.

Facciamo grande fatica a commentare il prossimo derby della gioventù tra Gianni Morandi e Massimo Ranieri al prossimo Festival di Sanremo (non parliamo di quello delle maratone Quirinale tra la Maggioni al Tg1 e Mentana su La7), ci gira la testa quando leggiamo il comunicato stampa Rai sul progetto del nuovo studio di RaiNews24 (circa 200 mila telespettatori e media annua da prefisso telefonico) come "gentile omaggio" di Renzo Piano; ci risulta indigesto riflettere sul giochetto geniale e tanto di moda FantaSanremo; avvertiamo forti dolori addominali al pensiero delle cinque vallette che accompagneranno Amadeus, ci sale la temperatura quando ci giunge notizia che un certo Fabrizio Moro porterà “…i tu che mi danno speranza”, iniziamo a grattarci nervosamente quando sentiamo puzza di gentilezze e carinerie alla concorrenza e a qualche noto agente di spettacolo. Purtroppo, con questi sintomi e tale spirito, corriamo pure il rischio di urtare la sensibilità dei lettori che invece sono sempre dell’idea che “Sanremo è sempre Sanremo” e che porta a casa Rai un sacco di soldi … benedetti…

Ma si dai … tiriamo a Campari … ha da passà ‘a nuttata …

non sappiamo ancora per quanto ma Bloggorai cercherà di resistere sempre un giorno di più

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giovedì 27 gennaio 2022

Piccole storie, più o meno ignobili che ci tocca raccontare


 … in mancanza di meglio …

Ma che piccola storia ignobile mi tocca raccontare, così solita e banale come tante,

che non merita nemmeno due colonne su un giornale o una musica o parole un po' rimate,

che non merita nemmeno l' attenzione della gente, quante cose più importanti hanno da fare,

se tu te la sei voluta, a loro non importa niente…

Come si usa dire: la Rai è lo specchio del Paese e viceversa. Tutto ciò che avviene al suo interno ripropone esattamente, in forma più o meno alterata, quanto succede al suo esterno, e viceversa. Lo dobbiamo pur ammettere: spesso ci capita di essere preda di un istinto bestiale. Ci “adombriamo" facilmente, ci urtiamo il sistema nervoso, diventiamo permalosi. Succede in particolare quando vediamo cose che non comprendiamo. Ieri pomeriggio abbiamo scritto un breve post con due argomenti: le reti Rai che, ad una certa ora del pomeriggio, non davano alcuna “notizia” su quanto stava avvenendo alla Camera per la corsa al Colle e la “notizia” del nuovo studio di RAINews24 “regalato” da Renzo Piano alla Rai.

1: Prima piccola storia. La domanda è: possibile che agli italiani, ai telespettatori in genere, non interessa granché tutta la manfrina delle elezione del nuovo Capo dello Stato? Ieri questo sospetto ci è stato posto da un autorevole dirigente, esperto di ascolti, quando ci ha detto esattamente “non trasmettiamo nulla, in questo momento, semplicemente perché non c’è nulla che possa interessare … dov’è la notizia? Per ora, si tratta solo di gossip” e, più tardi, un altro autorevole lettore ha aggiunto “Di cosa ti lamenti, oggi è stata regalata una giornata di pausa agli italiani ... tanto non c’è nulla di nuovo da dire” e, infine, stamattina leggiamo su Libero un articolo con il titolo “Le maratone in diretta Tv subiscono un calo di ascolti”. Chissà, ,forse hanno ragione loro e siamo solo noi, malati di dietrologia, di politicismo, di retropensierismo, forse pure di complottismo che godiamo nel sapere, minuto per minuto, come evolvono le trame e le congiure dentro il Palazzo e agli italiani, mentre invece a loro (la maggioranza che non va più a votare) di tutto questo non solo non sono più interessati ma osservano pure con malcelato fastidio il balletto ignobile al quale stiamo assistendo. Siamo costretti ad aggiustare il tiro e cercare di approfondire l’argomento. Del resto, come ci ha detto lo steso lettore, “Sanremo incombe e, per quella data, tutto il Circo dovrà smobilitare salvo non dover cedere la linea ad Amadeus .. magari per fargli annunciare in diretta il nome del nuovo inquilino del Quirinale”.

2. Seconda piccola storia (… solita e banale come tante …). Renzo Piano anzitutto è tra i più noti ed affermati architetti del mondo, senatore della Repubblica, che non ha certo bisogno di pubblicità “aggratisse” regalata indirettamente dalla Rai. Dopo aver donato il progetto del nuovo Ponte di Genova cosa altro avrebbe potuto fare di più o di meglio?  La storia del “gentile omaggio” del progetto di restyling dello studio di RaiNews24 però appare pelosetta assai. Per quanto abbiamo potuto verificare, formalmente sembra che sia avvenuto tutto nel rispetto delle norme vigenti per quanto riguarda il “costo” del progetto sulla carta, cioè Rai non dovrebbe aver speso un solo euro. Ma nulla si dice invece del “valore” del progetto stesso: a quanto ammonta un lavoro del genere? Quanto sarebbe costato se lo Studio Piano lo avesse venduto anziché regalato? Gli è stato formalmente richiesto oppure si è trattato di un suo gesto spontaneo: una mattina Renzo Piano si è svegliato, ha chiamato l’AD e gli ha detto: “Sai che c’è di nuovo, oggi sono generoso e quasi quasi ti regalo un disegno, un progetto di RAINews24”. Possiamo supporre che il Collegio sindacale Rai e il magistrato della Corte dei Conti non abbiano avuto nulla da eccepire. Leggiamo il sommario di una interessante sentenza del Consiglio di Stato ( Sez. V, 3 ottobre 2017, n. 4614) : “L’affidamento di servizi a titolo gratuito configura un contratto a titolo oneroso, soggetto alla disciplina del Codice dei contratti pubblici, posto che l’onerosità non necessariamente trova fondamento in un corrispettivo finanziario della prestazione contrattuale, ma può avere analoga ragione anche in un altro genere di utilità, economicamente apprezzabile (quale, ad es. il c.d. “ritorno di immagine”)”. Lo Studio Piano, insieme ai due architetti che hanno firmato il progetto, Massimo Alvisi e Junko Kirimoto, non hanno certamente bisogno di “ritorno di immagine” che pure sarebbe stata molto gradita a tanti altri studi di architettura, più o meno noti. Avrebbero impiegato il loro preziosissimo tempo (che ha un valore) al solo fine di creare “Uno studio televisivo in qualche modo è una lanterna magica, ma anche una valigia di Eta Beta dalla quale esce fuori di tutto”. Che gentilezza, un regalo gradito e inatteso, una vera carineria. Ma dov’è la pelosità più fastidiosa? In due aspetti, forse pure correlati tra loro: il primo è che la Rai, tutta l’informazione Rai, necessita di un profondo restyling complessivo, banalmente si tratta del famigerato Piano editoriale del quale non si vede traccia, e non si capisce il motivo per cui si debba dedicare tempo ed attenzione ad un mero aspetto di forma e pure marginale (un solo studio, quello di Rai News24 che, ripetiamo, con circa 200 giornalisti e più di 200 mln di budget con ascolti da prefisso telefonico e non a tutti gli studi dei diversi telegiornali o almeno al Tg1, la testata più importante) e nessuna energia ad un sostanziale assetto di sostanza editoriale. Dunque, chi ne trae vantaggio da questa fondamentale operazione di restyling aziendale? 

Domanda peregrina quanto forse inutile. Lo ammettiamo, non frega nulla a nessuno, forse nemmeno ai diretti interessati (scenografi, arredatori, architetti etc interni alla Rai). Lo ammettiamo, anche questo Blog sta diventando vetusto e, non avendo altri argomenti più interessanti da affrontare, è costretto ad occuparsi di “piccole storie …” che poi siano ignobili o meno non sappiamo giudicare.

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mercoledì 26 gennaio 2022

Rai: sbatti la NOTIZIA in prima pagina


17 e 53 di mercoledì 26 gennaio 2022, Roma, Italia. Oggi, questo pomeriggio, quante notizie, fatti o avvenimenti sono più rilevanti dell’elezione del prossimo Capo dello Stato? Cosa c’è di più importante sul piano politico, sociale, sanitario, culturale, economico, scolastico, cinematografico, televisivo, radiofonico e financo gastronomico (per i noti rischi di mandare qualcosa di traverso)? Cosa deve fare un povero cittadino, uno qualunque, uno che torna a casa e vorrebbe sapere, capire, essere informato, aggiornato, dibattere con gli amici al bar su cosa potrà succedere nei prossimi giorni alla Camera dei Deputati dove è in corso l’elezione del successore di Mattarella? La riposta più semplice sarebbe accendere la tv e cercare anzitutto sul Servizio Pubblico qualcuno che possa aiutare a comprendere come evolve la situazione, come si stanno posizionando i vari partiti, come procedono le trattative etc etc etc … C’è la NOTIZIA? Le trattative in corso sono solo “gossip” come forse sostiene qualcuno in casa Rai? La NOTIZIA forse c’è ed è semplicemente quella che prevede l’obbligo di informare quanto avviene, punto per punto, momento per momento, dichiarazione per dichiarazione tutte le fasi, gli incontri reali o presunti, i retroscena, i dettagli, le sfumature di quanto sta avvenendo. Per parte nostra, questa è anche informazione, forse non solo ma anche. E così uno accende e trova: su Rai Uno il conduttore che indaga su un efferato omicidio, su Rai Due una specie di soap alla ricerca di un amuleto e su RaiTre Geo&Geo … che meraviglia !!!

E poi qualcuno si stupisce se al Tg1 mandano in onda le immagini tratte dal Corriere.it nonostante la schiera di giornalisti, operatori e telecamere Rai…oppure consentono la messa in onda di un servizio/spot ad un noto (e capace) commentatore volto immagine di La7 (vedi servizio di Striscia di ieri sera …  puro gossip del la malevola concorrenza … i soliti disfattisti antirai).

Ma la notizia del giorno è questa: sarebbe stato affidato al noto architetto Renzo Piano la realizzazione dello studio di RaiNews24, il canale all news che ha ascolti da prefisso telefonico con circa 200 giornalisti e un costo di oltre 230 mln di euro. No comment ma tanta curiosità: lo studio di Piano è stato regalato? è stata fatta una gara? Sono stati interpellati gli scenografi interni? Tutti incapaci? Se così fosse (e così non è!) … allora cacciateli …

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martedì 25 gennaio 2022

Lotta dura, senza paura ... per il Colle e per la Rai

C’era una volta… quando i bambini giocavano in strada, andavano all’oratorio e si fermavano a chiaccherare sul muretto. Era il tempo dove non c’erano le scuole di calcetto, non si giocava a tennis e la piscina esisteva solo per l’estate. Quelle volte, allora, i bambini usavano anche fare “a botte” ovvero “si menavano”. Non tutti, ovviamente e magari succede ancora oggi e magari anche tra fratelli e sorelle. Nulla di grave ma con quella forma estrema di gioco si mette alla prova il contatto fisico, la forza, il coraggio.

Quando questa “scuola” si svolgeva in strada si applicavano poche regole ma semplici e chiare: una tra queste diceva che “chi mena per primo, mena due volte”. Parole sante che si possono applicare, in forma di metafora, a molti altri aspetti della vita pubblica e privata (che è pur sempre un grande gioco). Ieri ne abbiamo avuto ennesima prova provata con quanto successo alla Camera: il centro destra ha proposto tre nomi ed ha “menato” per primo un avversario ancora imbambolato a nomi improbabili (Riccardi, o la Belloni??? Cioè la capa degli 007 considerata “non divisiva” … da non credere) oppure ancora incatenato sulla trincea del sogno di Draghi al Colle (invero un incubo per molti). Oggi il “centro sinistra” (o quello che ne rimane) ci prova con la richiesta del “conclave, si getta la chiave e pane e acqua” per cercare la famosa “soluzione condivisa” e tutti a chiedersi: ma non ci potevano pensare prima invece di incatenarsi all’unico nome “divisivo” come certamente è l’attuale capo del Governo che, da quando ha dichiarato di voler fare il nonno, sembra dare visibili segni di incertezza e confusione. Draghi fa le consultazioni politiche durante la votazione in Aula? Qualcosa non torna ma non torna ancora di più che pochi hanno osservato quanto si è trattato di iniziativa almeno poco opportuna.

Bene. La partita prosegue. Ma è in corso un’altra partita che ci interessa da vicino: la Rai. In queste ore che succede a Viale Mazzini? Lasciamo da parte il triste destino del Tg1 e delle sue piccole vicissitudini per come sta seguendo la corsa per il Colle. Da alcuni giorni abbiamo avvertito un strano e silenzioso umore/rumore. Nel mentre che la Rai è scomparsa come argomento (e vorrei ben vedere) abbiamo riscontrato che molti nostri interlocutori sono afoni, non commentano, si dichiarano assenti ingiustificati. Scrivono e telefonano al minimo sindacale  e quando abbiamo provato a chiedere notizie abbiamo avvertito un certo labilissimo quanto fastidioso imbarazzo. Sintesi (l'abbiamo scritto da tempo): da quando Draghi è entrato nel cono d’ombra delle difficoltà di Governo anche al VII piano di Viale Mazzini le cose hanno preso una piega non confortante e l’aria sembra cambiata. Vedi la recente audizione in Vigilanza dei giorni scorsi, vedi i prossimi impegni giudiziari (caso Sinisi e ricorso Usigrai per art. 28) e vedi pure un filo di preoccupazione per l’imminente Sanremo. “Simul stabunt vel simul cadent” tanto per dire che la stagione dei “tecnici” potrebbe volgere verso altre destinazioni tutte da vedere. “Fuortes non cadrà” ci dice un autorevole dirigente che ha ancora voglia di commentare “ma sarà difficile che possa proseguire nella strategia che finora ha perseguito e il prossimo campo di battaglia sarà la “messa a terra” delle nuove direzioni di genere dove sono attesi forti dolori di pancia”.  

Vedremo. Le partite sono ancora tutte aperte.

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lunedì 24 gennaio 2022

La Metafora assoluta della Confusione perfetta

Foto di Epic Images da Pixabay

 

Ieri mattina, dopo aver scritto il breve post eravamo pienamente consapevoli che noi tutti ci saremmo collocati nella dimensione del tempo sospeso. Sarebbe stato il tempo dove la Politica avrebbe raggiunto il massimo del suo vuoto e al tempo stesso il pieno della sua labile e tenue rappresentazione pubblica. Eravamo consapevoli che nel corso della giornata avremmo potuto assistere alla visualizzazione più suggestiva del suo disfacimento. Eravamo mentalmente attrezzati e pronti ad immergerci nell’iperspazio dove tutto è sospeso. Stavamo entrando esattamente nel Cronòtopo istituzionale nella sua forma più avvolgente e forse più suggestiva.

Sicchè, poco dopo, intorno alle 11, ci siamo trovati a 2200 metri di quota con -11 gradi e completamente avvolti in una nebbia fittissima ed abbiamo subito inteso che si trattava della perfetta metafora della giornata che si andava a cominciare. Non era il tempo ma lo spazio intorno che era completamente sospeso, non c’era alcun riferimento visivo al quale ancorare gli occhi, ancorché socchiusi per la neve finissima che scendeva ventosa. Tutto era metafisico e surreale, le gambe poggiavano su una sofficissima coltre bianca e morbida e gli sci sembravano fluttuare senza controllo. Cercavo di scendere lentamente, attento e prudente, impossibilitato a cogliere dossi, gli avvallamenti e i bordi del tracciato disponibile, sperando di poter “interpretare” lo spazio che mi circondava. Tutto era silenzioso e muto. Se non ché, ad un tratto, si avverte un brusio di fondo, un rumore somigliante di calabrone e vediamo dal nulla apparire una motoslitta con un Carabiniere che si avvicina e ci chiede se avessimo visto una persona con una giacca rossa. No, ho risposto ed ho pensato subito, d’istinto, di rosso in giro c’è rimasto ben poco. Ecco la metafora perfetta che si è materializzata: il SuperCarabiniere che nella tormenta di neve diviene il SuperTecnico che salva gli sperduti, i malaccorti che non si avvedono per tempo delle loro dimensioni di spazio e tempo differito (il Cronòtopo) in cui si sono (ci siamo) trovati e dove si annaspa in cerca di un improbabile quanto incerto terreno dove poggiare i piedi.

Riusciamo a tornare a valle e ci rifugiamo al caldo, al sicuro e accendiamo la televisione. Si impone subito una scelta: la Maggioni o Mentana? La Rai oppure La7? Dopo un rapido zapping il telecomando prende vita autonoma e decide da solo e sceglie per l’empatia del conduttore, dei suoi ospiti e dei vari Paolo Celata e Alessandra Sardoni. Dopo pochi istanti cala anche in quello studio, come forse nel resto del Paese, la nebbia più fitta: arriva lo scoop dell’Ansa dove si legge che “Salvini ha incontrato Draghi (o viceversa)” e, da quel momento, ha avuto inizio la narrazione più surreale alla quale abbiamo mai assistito. Cosa avrà significato quell’incontro? Cosa si sono detti? Lui ha chiesto di incontrare l’Altro oppure si sono trovati casualmente al bar mentre prendevano un caffettino? Poi, mano mano che il tempo scorreva giungevano altre notizie da far tremare i polsi: anche Letta si è incontrato con Conte!!! E il commento più diffuso è stato “Allora si parlano !!! è in corso il dialogo e magari fanno pure una cosetta a tre con Salvini !!! È un buon segno, alleluja!!!” Siamo crollati esterrefatti e confusi più che mai, storditi da tante granitiche certezze che mai avremmo immaginato. Ora si tratta di capire chi “prende quota”. In quei momenti di pomeriggio inoltrato l’adrenalina scorreva a fiumi e, per alleggerire la tensione, si cercava di interpellare qualche aruspice (un parlamentare sperso intorno alla Camera). Per lo più erano del PD che, meglio di ogni altro, davano l’esatta cifra del disorientamento nel quale erano collocati: frasi fatte, generiche, litanie stanche e inutili. Una liturgia antica che si andava ripetendo sempre allo steso modo, evocando e pregando che possa apparire un salvifico, quale che sia, in grado di salvare il salvabile. Fosse pure il SuperTecnico che, come il Carabiniere apparso dal nulla, possa indicare una qualsiasi via di uscita dalla nebbia fitta e fredda in cui sono, siamo, tutti avvolti.

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Ps: non cercate di sapere se c'è qualcosa che interessa la Rai.

Triste, solitario y final




 

Oggi è il giorno del tutto e del nulla. Oggi è il giorno della fine e dell’inizio. Oggi è il giorno del vuoto e del pieno. Oggi è il giorno della parabola che è insieme al suo punto più alto e più basso contemporaneamente. La politica oggi esprime il fondo del barile e non sa più a che Santo votarsi.  Siamo giunti al momento in cui tutto si cristallizza e appare chiaro nelle sue dimensioni reali: abbiamo alle spalle un passato drammatico e di fronte un futuro incerto. E come ci troviamo questa mattina? Come Don Falcuccio, con una mano davanti e una di dietro. Semplicemente senza idee, senza un progetto, senza un programma che non sia solo la mera sopravvivenza, in attesa della fine della pandemia, in attesa dei soldi del PNRR delle elezioni del 2023 (se non prima).

Se ci volgiamo a osservare questi ultimi anni ci appare in tutto il suo splendore la stagione dei governi “tecnici” con Conte 1, poi Conte 2 e infine il SuperTecnico Draghi. Cosa ci si può attendere da tanta bellezza? Che il centro destra fino a ieri era appeso alle sorti di Berlusconi e il centro sinistra si è palesato con la magnifica idea di candidare una illustrissima persona, stimabilissima quanto autorevole, ma con scarse speranze o possibilità anche solo di essere preso inconsiderazione. Punto. Tutto molto semplice, come sempre.

Sembra tutto molto triste, solitario y final.

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ovviamente,,. di Rai non se ne parla 

sabato 22 gennaio 2022

La poltrona e il cavallo (o viceversa)

Foto di ErikaWittlieb da Pixabay

 


L'Eroe e er Cavallo

L'Eroe disse ar Cavallo: — Quanno senti che scoppieno le bombe, te la svicoli e t'impunti e t'impenni e te spaventi, e questo, francamente, nun me va. Io, invece, che nun penso che a la gloria, me faccio in mezzo e sfido li pericoli: ma er nome mio rimane ne la storia e m'assicuro l'immortalità.

    — A me, però, nun me ciavanza gnente, — je rispose er Cavallo —e quest'è er brutto che, quanno moro io, moro der tutto:
definitivamente. Ammenoché, magara fra quarch'anno, ce sia chi
m'aricordi indegnamente ner monumento equestre che te fanno.
Dovrebbero scorpì sur piedistallo: 
«Ar Generale Spartaco Falloppa
e un po' pure ar Cavallo ch'ebbe er coraggio 
de tenello in groppa».
Trilussa, 1943

Questa poesia è solo un pensiero affettuoso dedicato ad una persona a vostra scelta che volta per volta si può presentare sotto forma di cavallo o di cavaliere. Scegliete voi.


Oggi, sabato 22 gennaio, andiamo a fare la spesa. Nel calepino delle cose da prendere ci sono abbondanti scorte di generi voluttuari: poppi corni anzitutto, e poi patatine, olivette taggiasche, deliziosi tarallucci al finocchietto, cubetti di pecorino romano mescolati a parmigiano stagionato 24 mesi, pomodorini (piccoli, vanno bene anche gli abusati pachino), mortadella al pistacchio (per favore, tagliata molto molto sottile) e, infine, vera leccornia, fette di pancetta affumicata da arrotolare intorno ad un cubetto di provola affumicata e passate per pochi istanti al forno, giusto per dare morbidezza.

Bene, non resta che una comoda poltrona, una copertina sulle ginocchia, occhiali leggermente abbassati, un impianto audio (Soundbar, subwoofer Yamaha, 16 W, opzione theatrical) e via: Mentana e La 7 ci aspettano per lunghe ore di diretta per sapere come andrà la partita del Colle. Bruno Vespa? No Grazie, abbiamo già dato in passato.

Dunque, oggi riposo, tutta preparazione per il grande evento e anche poco o nulla da segnalare: solo il titolo di Italia Oggi: “Dopo Sanremo, la Rai punta tutto sulle fiction”. Vorrei ben vedere: dove altro può puntare visto che non è rimasto pressoché nulla. Grande cinema? Sport nazionale e internazionale? Cosa rimane? Chi l’ha visto? Ballando con le stelle? Alberto Angela?

Infine: una nota sulla tensione in corso a Viale Mazzini: i comitati di redazione della Tgr hanno bocciato il piano editoriale proposto dal direttore Casarin. La battaglia continua. Buon sabato !

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venerdì 21 gennaio 2022

La sostenibile leggerezza delle sportellate RAI


Per cercare di comprendere bene la sintesi di quanto avvenuto ieri pomeriggio in Vigilanza Rai, dove a nostro giudizio sono volate sportellate, vi proponiamo di partire dalla fine dell’intervento della Senatrice Valeria Fedeli quando ha chiesto a Daniele Macheda, Segretario Usigrai “… che disponibilità avete, qualora l’AD Rai vi convocasse e qualora vengano ripristinate le corrette relazioni sindacali,  ovviamente …a ritirare l’esposto che avete presentato contro la Rai per comportamento antisindacale”. Una domanda che racchiude tutto il senso dell’audizione e dei temi sul tappeto in questo momento che … ovviamente … non investono solo il sindacato dei giornalisti come pure .. ovviamente .. non riguardano solo l’AD del Servizio Pubblico. Sottolineato “ovviamente” perché questo termine lo si sente ripetere spesso nell’Aula di San Macuto e fu lo steso Fuortes a usarlo il 12 ottobre scorso ben tre volte quando, a precisa domanda, rispose “… ovviamente.. non si faranno nomine prima di aver presentato ovviamente il piano editoriale … ovviamente”. Sappiamo poi come è andata a finire … ovviamente e nessuno gli ha chiesto conto … ovviamente.

Perché l’interrogativo della Fedeli è cruciale (omettiamo le osservazioni sulla censura dei termini usati da Macheda)? Omettiamo pure il senso della domanda che contiene già la sua riposta. Macheda comunque ha risposto correttamente: si certo, noi ritiriamo l’esposto alla Magistratura ma solo dopo che siano state “ripristinate corrette relazioni sindacali” ovvero sia stato ritirato il provvedimento arbitrario del taglio dell’edizione notturna della Tgr. Elementare Watson !!! Hai voglia a poppi corni e patatine: aspettiamo fiduciosi che Fuortes con il capo cosparso di cenere e dopo idoneo pellegrinaggio al Santuario della Madonna del Divino Amore (Via Ardeatina) ammetta: “Si certo, scusate, ho sbagliato , provvedo subito … da domani riprende Tgr notte alle 00.12 non appena Mannoni gli da la linea … perdonate il disturbo, prometto che non lo faccio più, non è colpa mia… sono stato consigliato male … e da domani vi chiamo prima così ci mettiamo d’accordo”. Come pure, aspettiamo fiduciosi che il Giudice incaricato di predisporre il fascicolo, si metta sull’uscio dell’Aula in attesa che l’Usigrai possa confermare o meno il mantenimento dell’esposto per l’art. 28 dopo che, a sua volta, come detto prima, siano state "ripristinate corrette relazioni sindacali".

La domanda della Fedeli però svela tutta la fragile architettura “politica” in questa determinata contingenza sulla quale regge questo vertice Rai, nominato da Draghi e dai partiti che lo sorreggono, il PD per primo che in un certo senso ne ha il “patronage”.  Sembra ormai chiaro a tutti che la politica di gestione sotto il segno del Marchese del Grillo non porta da nessuna parte e sembra ormai chiaro a tutti che fatica ad acquisire i consensi necessari ad andare avanti (vedi la sportellata sulla richiesta di aumento del canone). La gamma degli interventi di ieri in Vigilanza erano tutti in una sola direzione: “... no, così non va … errore .. grave … serietà etc etc” e tutti convenivano che sia “urgente” convocare Fuortes per chiedergli conto del suo operato. Il che, con tutta la buona volontà di essere ottimisti, non sembra proprio disegnare un bel clima. Non ultimo (Di Nicola) all'AD è stato pure ricordato quel piccolissimo  e insignificante dettaglio sulla nomina del “suo” portavoce nella persona di Maurizio Caprara. Robetta … piccolezze … sciocchezzuole. 

Ecco allora che tutto comincia a legarsi e la “narrazione” sulla Rai del presente e del futuro prende forma e si capisce pure perché Fuortes se ne duole. Il racconto su questi giorni, la cronaca di queste ore tratteggia una dinamica che via via è sempre più chiara nonostante il calderone sia pieno di ingredienti che bollono tutti insieme pur avendo diversi tempi di cottura. Lo abbiamo già scritto ma è bene ripeterlo: a Viale Mazzini ci sono in discussione tre “documenti” che si riferiscono a tre distinti appuntamenti: il primo ha preso avvio lo scorso ottobre con la costituzione del gruppo di lavoro per la stesura del prossimo Contratto di Servizio, il secondo più occulto ma noto per certo nella sua esistenza riferito alla bozza di Linee guida del Piano industriale e il terzo riferito alla “messa in esercizio” del nuovo modello organizzativo per generi (vedi dibattito sulle “mission” e relativi ruoli e competenze delle diverse direzioni”.  

Per quanto abbiamo ascoltato sia martedì al Senato, sia ieri in Vigilanza, di tutto questo sembra di aver capito che i parlamentari non ne sappiano nulla o quasi. Magari ci sbagliamo e sanno tutto ma non lo danno a vedere, furbacchioni! Al di la dei numeri ballerini che possono correre su quanto vale il taglio dell’edizione notturna della Tgr e se l’informazione regionale debba essere sostenuta e ampliata, l’epicentro della crisi Rai è tutta nella nuvola di paroline magiche che tutti, noi compresi, ripetiamo da tempo: progetto, idee, visioni, futuro, prospettive, percorsi, sentieri, camminate lungo il Tevere, passeggiate in bicicletta, traversate nel bosco, bussola, mappa, rotta, orientamento o altro a vostra scelta. Se non si schioda su questi termini, se si continua a balbettare a pizzicannella siamo sempre al punto di partenza.

Ultima notazione, per una volta ci troviamo d'accordo con il Senatore Gasparri: prima o poi sarà necessaria una specie di Super Audizione per capire, speriamo una volta per tutte, quali debbano essere i rapporti tra vigilante e vigilato, tra audito e auditori, tra chi pone domande e chi fornisce risposte, tra chi è l’editore e chi l’edito, cosa debba fare il primo e cosa debba eseguire invece il secondo. Tutto questo dovrebbe riguardare una legge generale di riordino della governance Rai, ma questo è un altro tema e se ne potrà parlare tranquillamente tra qualche anno. State sereni, non sono cose di questo mondo.  

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giovedì 20 gennaio 2022

FLASH !!!

Sportellate in corso in Vigilanza Rai: 

audizione Macheda (Usigrai)

FLASH

 Sportellate in corso in Vigialnza Rai:

audizione Macheda (Usigrai)

Le fragili certezze del canone Rai

Bloggorai ©

Recentemente vi abbiamo raccontato brevi note di uno dei soliti viaggi che ogni tanto facciamo a Napoli per rinfrescarci le idee. Un luogo importante quanto interessante è il MADRE (Museo d'arte contemporanea Donnaregina) non lontano dalla Stazione Centrale, in Via Settembrini. Tra i tanti buoni motivi per visitarlo c’è la terrazza dalla quale si vede uno dei panorami più belli di tutto il golfo. Ma è all’ingresso che si trova una piccola cosa che merita di essere raccontata in due parole e con la fotografia che abbiamo messo in copertina. Due grandi “barattoli” con sopra scritto “All donation will go to something e “All donation will go to nothing
Il bello è che molte persone lasciano un obolo anche per il barattolo “niente”. Se volete, si può interpretare come una gloriosa tradizione del “caffè sospeso” laddove qualcuno, prima o poi, ne potrà beneficiare.

È una perfetta metafora per trattare sommariamente una coda degli interventi al Senato della Soldi e di Fuortes. Il tema è il canone, definito “incongruo, incerto, instabile e imprevedibile”. Già, è vero, hanno ragione i due amministratori. Si tratta di capire solo se è ben chiara la natura della “tassa più odiata dagli italiani” e perché è percepita come tale e in quale contesto politico si forma e si caratterizza questa sua essenza. Ieri lo abbiamo appena accennato: se avesse voluto, Fuortes aveva sul piattino d’argento la possibilità di ribaltare il tavolo e inchiodare i partiti alle loro responsabilità per almeno due validissimi aspetti. 

Il primo si riferisce alla famosa questione del ritorno alla riscossione del canone nel vecchio modo (pagamento diretto all’Ufficio Postale), argomento del quale siamo stati i secondi ad occuparcene, dopo il Messaggero del 5 maggio. Necessario ricordare che al momento del suo insediamento, quasi a parlare per nome e per conto di Palazzo Chigi, l’AD ebbe a dire che “non è intenzione di questo Governo discutere di questo argomento” salvo poi riprendere l’argomento e porlo in termini preoccupati. Ne era stato avvisato già da subito della minaccia che, peraltro, colse impreparati molti dirigenti di Viale Mazzini,  e che è stata quantificata in circa 100 mln di possibile ritorno all’evasione. In soldoni, per come si stanno mettendo le cose (vedi pure il dibattito di questi giorni sull’aumento delle bollette energetiche) niente di più probabile che l’indicazione di Bruxelles venga raccolta, forse non per quest’anno ma per il successivo e dunque si prospetta un assioma ineludibile: il canone ben che vada rimarrà lo stesso mentre la sua evasione aumenterà. Inoltre: cosa si sta facendo per affrontare il tema del “canone speciale” che portava nelle casse RAI oltre 80 mln e di cui nessuno parla della sua possibile riduzione visto che molte aziende (bar, ristoranti, hotel etc) potrebbero non essere più in grado di sostenere questo impegno a causa della crisi Covid? Dunque, perché Fuortes non ha chiesto un preciso impegno alla politica, al Governo in questa direzione? Ora, oggi, domani, non si tratta di chiedere soldi in più agli italiani ma almeno di difendere quelli attuali, seppure saccheggiati impropriamente da oneri illegittimi. Fuortes ha chiesto l’unica cosa sulla quale avrebbe trovato un muro di cemento armato: aumentare il canone, ben sapendo che lo avrebbero preso a sportellate che, puntualmente sono arrivate e seppure non sono state esplicitate, sono ben presenti nei pensieri di molti (PD compreso).

Secondo argomento: il famigerato DDl 208 approvato a novembre. Se ne discuteva da anni e da tempo era noto che un baricentro minaccioso per la RAI riguardava la raccolta pubblicitaria in revisione del SIC. Le bozze di emendamenti giravano da tempo e, al momento del suo insediamento a Viale Mazzini, era tutto già noto e scritto nero su bianco. Eppure, una coltre di silenzio granitica di calcestruzzo è calata e il provvedimento è stato varato dal Governo nell’indifferenza generale (ovvero della complicità). Fuortes era stato informato che per il 2022 si prevedevano perdite per circa 50 mln e 130 per l’anno successivo (vedi audizione in Vigilanza del 12 ottobre) e dunque la domanda è sempre la stessa: cosa ha fatto per fronteggiare/gestire questa emergenza? Anche qui avrebbe avuto gioco facile nel ribaltare il tavolo verso la politica: “Cari Signori … cosa volete fare di questa Azienda visto che, giustamente, rivendicate il ruolo di “editore”… che intenzioni avete, quale futuro state disegnando per il Servizio Pubblico? Ed io cosa sono venuto a fare? A tappare i buchi?” Non devono essere i Senatori Margiotta o Di Nicola a chiedere all’AD come immaginano la Rai senza canone ma lui a chiedere loro quale Servizio Pubblico hanno in mente e come si dovrà finanziarlo.

Ritorniamo ai barattoli napoletani: investire per qualcosa o investire per nulla? Il tema risorse canone nella sua complessità è pure molto semplice. Se l’Azienda è solida ed è capace di investire ed essere competitiva nel mercato potrà sopravvivere, se invece è destinata a galleggiare nella mediocrità del pareggio di bilancio è destinata a soccombere, pubblica o privata che sia (come forse ad alcuni tintilla nelle orecchie). Chissà chi ha suggerito il dogma al quale Fuortes si ispira. Le aziende nomali, pubbliche o private che siano, se non hanno fondi propri (e la Rai non ne ha) per crescere devono investire e per investire debbono poter indebitarsi. La RAI ha un solo e inderogabile dogma: obbedire alla Legge (Convenzione e Contratto di Servizio) e non è previsto in alcuna disposizione che debba fare utili o perseguire il pareggio di bilancio mentre, come ogni Spa, si possono tollerare esercizi in perdita in funzione degli investimenti per innovazioni organizzative, di prodotto e tecnologiche laddove si preveda il ritorno entro un determinato periodo.

Ora, chiudiamo con una notazione di un nostro autorevole lettore che ieri ci era sfuggita: in Gran Bretagna, sui iniziativa del Governo, si sta discutendo l’eliminazione del canone alla BBC. Corre il legittimo sospetto che sia in corso un grande disegno che vede i Servizi Pubblici europei destinati a ridimensionarsi e, in questo senso, la RAI sembra essere nel suo pieno corso. Altro che aumento del canone.

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