lunedì 12 luglio 2021

Rai: tutto cambia per rimanere identico a se stesso

Foto di Elf-Moondance da Pixabay

Nel mentre che ci stiamo interrogando su una nuova Weltanschauung per il Paese, per la Rai, per il mio quartiere, il mio condominio … con poca voglia e un vago senso di fastidio, mentre uno dei miei gatti passeggia pericolosamente su balcone, osserviamo che la giornata si presenta ambigua: da un lato la soddisfazione per la vittoria dell’Italia, dal lato opposto i cupi pensieri su quel poco che si sa, quel poco che si legge sulla Rai e il suo futuro.

Ci torna in mente un titolo, una citazione forse abusata di un libro fondamentale che regaliamo spesso e volentieri ad amici e nemici, Il Gattopardo: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Ecco, appunto, ora ci si vorrebbe fare credere che tutto possa cambiare.

Abbiamo appena finito di leggere l’intervista di Salini sul Corriere con il titolo: “Ho vinto la sfida di Sanremo e adesso in Rai c’è più cultura”. Non so, forse il caldo fa brutti scherzi ma abbiamo l’impressione di non aver letto bene. La frase da conservare ai posteri: “Alcune cose si potevano fare meglio ma la Rai oggi è pronta ad affrontare i prossimi anni”. Amen. A proposito di interviste, per chi fosse sfaccendato e ne avesse voglia, potrebbe mettere a confronto le due interviste rilasciate da Foa nei giorni scorsi con questa di Salini: si capisce tutto sui tre anni appena trascorsi. Subito dopo Salini abbiamo letto l’articolo de La Stampa a firma di Michela Tamburino con il titolo “Rai, Di Bella in pole per il Tg1 ma la vera battaglia è sui tempi”. Consigliamo vivamente di leggere attentamente questo articolo e suggerirlo a tutti coloro che ancora si spellano le mani per la gioia della “neutralità” di queste nomine: il Tg1 a me, la rete a te, Tizia che ha frequentato Fuortes candidata DG e via cantando (vedi pure intervista ad Angelo Guglielmi che ieri ha dichiarato: “Io mi fido solo di Draghi, mi piacerebbe che si avverasse quello che avevamo sperato. Dopo 40 anni, è tempo” ..Ipse Dixit). La speranza è sempre l'ultima a morire.

C’è poco altro da aggiungere … in questo quadro scrivere degli OTT, delle sfide tecnologiche, di mercato, dei contenuti, di nuovi linguaggi, del refarming delle frequenze, di riforma della Rai, del Contratto di Servizio e del Piano Industriale, del canone e via discorrendo … passa la voglia, appare inutile e superfluo. Quando fra un anno Fuortes e la Soldi avranno finito di studiare e avranno capito cosa è la Rai, il Servizio Pubblico, ne riparliamo. Sono molti quelli che ripetono la stanca e solita litania: “lasciamoli lavorare e poi giudicheremo dai fatti” e la mente ci torna a quella calda estate del 2018, quando arrivò Salini &Co. Solita musica. Bene, per ora lasciamoli studiare. Poi avranno modo di lavorare.

Infine, ci sia concesso un pensiero positivo e una domanda: abbiamo letto che il Servizio Pubblico ora si potrebbe arricchire con una proposta rivolta al benessere intimo, privato, degli italiani e delle italiane. Specie ora che è finito il campionato di calcio, invece della 30a replica di Montalbano o la solita scorpacciata di Techedeche o un bel documentario sulla vita dei bradipi amazzonici, i telespettatori potranno sapere che la serata si potrà passare in tanti altri modi. Auguri.

La domanda invece è riferita ad Anzaldi: come faremo ora senza le sue argute, puntuali e talvolta azzeccate interrogazioni? Almeno un direttore dei piani alti di Viale Mazzini ora potrà dedicarsi alla cura della relativa Sindrome.

Oggi si dovrebbe riunire l’Assemblea degli azionisti a Viale Mazzini.

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