mercoledì 31 gennaio 2024

RAI: confusione allo stato puro


Senza un attimo di tregua. Non abbiamo ancora fatto in tempo a leggere le dichiarazioni della consigliera Bria che oggi capita tra capo e collo una succosa intervista all’AD Roberto Sergio sul Sole 24 ore. Un invito a nozze che non possiamo disattendere.

Cominciamo male, malissimo: “Prima degli Stati Generali della Rai si è deciso di dare priorità a Piano Immobiliare, Piano Industriale, Contratto di servizio e Piano di Sostenibilità. Bene. Dopodiché la presidente della Commissione di Vigilanza, Barbara Floridia, ha ritenuto logico, dal suo punto di vista, posporre la discussione successivamente alle elezioni europee”. Un capolavoro. “… si è deciso …” ??? Chi ha deciso cosa? Non è dato sapere. Lui e Rossi, il Cda tutto intero, la presidenza del Consiglio, la Croce Rossa? Boh! “Prima degli Stati Generali”??? ma come … non dovrebbero essere proprio gli Stati Generali quelli destinati a fissare linee guida, progetti, visioni e prospettive strategiche? E poi, questa è una grande novità: gli Stati Generali li promuove lui, la Rai, da sola o in compagnia? Dove, quando, come? Sergio sostiene, in altre parole, di volere dare priorità alla coda e poi alla testa. Geniale! Come non averci pensato prima! Quando ci siamo battuti, invano, contro la fretta impressa proprio dalla Floridia a voler approvare il Contratto di Servizio entro al fine di settembre (non previsto e non necessario) intendevamo esattamente sostenere che era prima necessario cercare un quadro, una cornice progettuale entro il quale collocarlo e non viceversa. Allo stesso modo sgangherato con cui è andato avanti il Piano Industriale. Poi sostiene che “la Presidente della Vigilanza ha ritenuto logico posporre la discussione etc”. Bizzarra affermazione.

La messa in sicurezza della RAI? “Abbiamo previsto 225 milioni di risorse incrementali per la trasformazione tecnologica e il rafforzamento dell'offerta Il tutto per una Rai che va verso il futuro, come digital media company”. Una DMC con 225 milioni? Un po’ pochini. E con quali denari? Con i soldi di RAI Way? Boh, forse, vedremo. Se ne parla a marzo, con la presentazione del Bilancio della quotata? Stiamo studiando, vedremo. Meraviglioso. Però la Floridia vorrebbe riparlarne dopo le elezioni europee. Chissà se intendevano la stessa cosa. A proposito di certezze: e il canone? Lasciamo perdere “Confido che anche il prossimo anno le risorse rimangano quantomeno le stesse”. Certo che “confidare” è il verbo giusto per supportare la necessità di avere certezza delle risorse. Come dire: confido che il Piano industriale possa essere supportato … confido … confido ... spero, auspico, mi auguro! Of course, non dice una parola su quanto dispone la legge sull’erogazione dei 430 milioni che potrà avvenire “Per il  miglioramento  della  qualità del  servizio  pubblico radiofonico,  televisivo  e  multimediale  su  tutto  il   territorio nazionale, nell'ambito delle iniziative, previste  dal  contratto  di servizio nazionale …”.

Per poi arrivare ad una perla di saggezza ai limiti del sibillino: “Peraltro in un quadro in cui non è stata abrogata la norma che prevede il canone a 90 euro”. Ci è preso un momento di sconforto: vuoi vedere che abbiamo letto male il comma 19 dell'articolo 1 della Legge di Bilancio 2024??? Cosa vuole dire Sergio? Che si tratta di una norma transitoria? Se così fosse, sarebbe ancora più grave non denunciare la sua gravità: come si può pianificare un bilancio senza avere certezze di risorse che non vanno oltre i prossimi 11 mesi? Magari sbaglia Bloggorai ma abbiamo la sensazione che ci sia un pizzico di confusione. Con la differenza che se sbaglia Bloggorai non se lo fila nessuno ma se sbaglia un AD la faccenda è un tantinello più seria.

Ci fermiamo qui. Tanto basta.

Ci rimane da segnalare due articoli interessanti: il primo sul Corriere con il titolo “Rai, le manovre sui posti per i 5 Stelle e il Pd” dove il succo è Ma che ci sia un dialogo tra la Rai meloniana e il M5S è testimoniato da alcuni fatti. Certi ormai storici” e il secondo su Il Foglio con il titolo “Parla Ruotolo” e occhiello “Il Pd lottizzava la Rai? Io e Schlein non c'eravamo. Conte? In cda vota con la destra".

Rimanete sintonizzati: oggi potrebbe esserci un secondo Post sulla Storia n.3, il giornalismo del Servizio Pubblico.

bloggorai@gmail.com

 

martedì 30 gennaio 2024

RAI: ipocrisie e riforme del giornalismo pubblico

Foto di everesd_design da Pixabay

 Storia n.3: Il giornalismo del Servizio Pubblico. 
A che punto è la notte ?

Torna giusto a proposito la terza storia che avevamo in proposito di raccontare. È una storia che si strozza in gola solo a pronunciarla, si deglutisce con fatica, asciuga la bocca e a molti fa venire l’orticaria e non tanto e non solo per gli aspetti politici editoriali dei quali tanto si parla (sempre) quanto più per gli interrogativi che pone quando si deve dibattere sul futuro del Servizio Pubblico e su che tipo di informazione deve proporre.

Cominciamo dalla fine, cioè da quanto sta avvenendo in queste ore a proposito della tensione tra PD e M5S laddove il tema è, appunto, l’informazione RAI. Si tratta di un argomento che rispunta fuori a corrente alternata, a piacimento, a seconda delle opportunità e convenienze ma senza mai andare oltre la contingenza. Quando si tratta invece di andare in profondità, vedi leggi di riforma, questo tema si annega nella nebbia e confusione.  

Senza andare troppo lontano, riavvolgiamo il nastro al 3 agosto dello scorso anno quando era il periodo in cui la Vigilanza Rai stava dibattendo il Contratto di Servizio: per una singolare combinazione, quel giorno alla Camera viene ri-presentato un disegno di Legge di riforma della Rai a firma AVS mentre su Repubblica compare il titolo: “La riforma Rai targata Pd: Serve il modello Bbc per fermare la lottizzazione”. La cosa stupefacente è non solo la simultanea collocazione temporale (3 di agosto) dove i due partiti sono andati ognuno per la loro strada ma è il fatto che ambedue ripresentano quasi esattamente un disegno di legge analogo presentato da loro stessi tempo prima. Perché? Che senso ha avuto questa iniziativa? Nessuno, se non solo la velleità di piantare una bandierina di esistenza in vita. Lo abbiamo scritto allora e lo ribadiamo oggi: non si può fare una riforma della Rai a colpi di maggioranza e tantomeno ad ambizioni di minoranza. Ricordiamo che nella precedente legislatura ben sette proposte di legge sono state formulate senza ricevere un briciolo di attenzione. Non le ha sostenute il PD quando poteva e doveva e non lo ha fatto il M5S quando anch’esso poteva e doveva.

Ci risparmiamo il quesito dell’uovo e della gallina. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a fenomeni che hanno detto molto su come PD e M5S intendono il futuro della RAI. La vicenda del Contratto di Servizio è stato un paradigma: il M5S si è incaponito a volerlo approvare di gran carriera pur con tutte le clamorose magagne che vi sono contenute e il PD ha visto prima il suo relatore, Nicita, rimettere il mandato per poi assistere quasi inerme all’approvazione del famigerato Allegato 1 rivisto e corretto in salsa agrodolce. Dopo di che, da qualche parte, in ordine sparso, sottovoce, si è cominciato a bisbigliare di “Stati Generali”  senza mai dover ammettere che semmai si potessero svolgere sarebbe giocoforza necessaria la partecipazione di tutti, compresa la destra di Governo (il DG RAI Giampaolo Rossi ne parlò in una intervista al Corriere). 

Il problema è che il PD ci è ricascato nel giochetto di voler forzare la mano e provare ad intestarsi una riforma RAI “fatta in casa”: vedi articoli dei giorni scorsi. E Conte, dal suo punto di vista, giustamente si “scoccia” e il 7 febbraio sotto il cavallo non ci andrà. Che fare allora? Semplice: se l’opposizione, tutta intera, ha voglia di immaginare un futuro del Servizio Pubblico, deve prendere tempo e ragionare, riflettere, approfondire e poi proporre. Cosa che, al momento, non è dato sapere. Ad esempio: il tema della Fondazione che si vorrebbe istituire come cuscinetto tra  Azienda e “politica”. Lo abbiamo già scritto: si tratta di un meccanismo molto delicato e assai complesso con profili di dubbia fattibilità. Basti citare un solo aspetto: RAI attuale dovrebbe cedere le sua azioni alla Fondazione e come potrebbe avvenire se non con una evidenza pubblica? e la Fondazione dove troverebbe i capitali necessari ad “acquistare” la proprietà RAI? Poi si apre il capitolo dei meccanismi di nomina dei componenti il vertice della Fondazione: come vengono selezionati, come vengono nominati? Nella recente formulazione PD si è letto che addirittura tra i componenti ci dovrebbe essere pure l’Osservatorio di Pavia e cosa c’entra questo Istituto? Da leggere oggi su MF un articolo molto interessante in proposito: “Quant'è complicata la riforma per rendere indipendente la RAI” dove emerge un profilo di grande rilievo: la Fondazione che anticipa la privatizzazione. Già, è molto complicata e lo sarà ancora di più se ci si ostina a farla ognuno per conto proprio.  

Torniamo alla Storia n. 3 e sul perché va di traverso quando la si vuole raccontare. Dalla Relazione della Corte dei Conti di giugno 2023 si legge che i giornalisti RAI al 31/12/2021 sono 1.907 a t.i. e 133 a t.d. per un totale di 2.040. Per quanto riguarda i costi (solo esterni che non includono ovviamente i costi del personale) dell’offerta informativa Rai, articolata in differenti testate giornalistiche (Tg1, Tg2, Tg3, TgR, Rai Sport, Rai Parlamento, Rai News) questa la tabella riassuntiva:

Rivedendo l’Allegato 4 dell’ultimo Piano Industriale noto (Piano per l’informazione RAI 2019-21) si legge che i giornalisti televisivi sono così ripartiti: 146 Tg1, 136 Tg2, 105 Tg3, 623 TgR, 190 RaiNews 24 ai quali vanno aggiunti quadri, impiegati e operai per circa 500 unità. Dallo stesso documento si legge che i costi complessivi delle testate giornalistiche (Esterni editoriali, esterni di produzione, risorse interne produzione e costo per del personale) ammontano a circa 327 mln  a valore 2018.

Questo il quadro, peraltro molto scarno e non aggiornatissimo, sul quale ragionare. Con il prossimo Post entriamo nel merito. Rimanete sintonizzati.

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lunedì 29 gennaio 2024

RAI: ambienti malmostosi tra affari e politica (e viceversa)

Foto di Bruno Müller da Pixabay

“Alle 11 e mezza, Via Teulada, sotto le finestre di RAI Way”. “Ok, ci vediamo li per un caffè”.

Chiacchierata amena con il nostro antico amico e collega. “La “storia” di RAI Way? Il problema è politico! Banale ripeterlo ma è così, lo è sempre stato”. Gli obiettiamo con una domanda:“Già, il problema è assai più complesso: è la politica che influenza la finanza o, al contrario, la finanzia che influenza la politica? Come sono andate le cose nel 2014? E come potranno andare ora?”.

Tutto molto semplice. Bastano quattro cifre per capire tutto: nel Bilancio d’esercizio al 31 dicembre 2014 si legge che i ricavi di RAI Way sono ripartiti in 132,2 mln provenienti da Rai e 35,1 mln da terzi (ricavi da attività svolte nel mercato). Nel conto economico dell’esercizio 2022 si legge che i ricavi da RAI sono saliti a 210,5 mln e quelli da terzi sono rimasti pressoché invariati a 34,9 mln (anche leggermente inferiori). Tradotto in termini operativi: la presenza di RAI Way nel mercato  era lì nel 2014 e quì sta nel 2022.  

Dunque, per comprendere cosa potrà avvenire prossimamente escludiamo ogni ragionamento e ogni profilo di carattere industriale ed entriamo invece nel mondo che il nostro interlocutore ci ha proposto: la politica. “La quotazione in Borsa di RAI Way del 2014 era il combinato disposto di un intreccio malmostoso di affari e politica. I due mondi si sono mescolati per comuni interessi: la politica aveva necessità di raschiare il barile e gli “affari” …as usual… di fare affari! Piccolo passo indietro: a metà novembre 2013 (Governo Letta) prende avvio il progetto “spending review” e lo si affida a Carlo Cottarelli (poi sviluppato nel successivo Governo Renzi) che, a marzo dell’anno successivo, presenta le famose “slides” dove alla n. 71 si legge di RAI “… ulteriori risparmi possono essere ottenuti riducendo presenza regionale ora richiesta per legge, risparmiando sui grandi eventi sportivi (da coprire solo se finanziati da entrate di pubblicità)” etc etc .  

Da nessuna parte, ora come allora, si legge qualche spunto di proposta/riflessione di politica industriale su cosa potrebbe/dovrebbe essere RAI Way in funzione del servizio (lautamente retribuito) prestato a RAI. La “politica” pensa a Via Teulada solo come salvadanaio dove attingere risorse.

Veniamo ai giorni nostri. Fatte le debite differenze tra il governo di centro “sinistra” del 2014 e quello di destra del 2023, il tema RAI Way sfugge alle mere logiche della contabilità ed entra in quelle delle opportunità e convenienze di natura politica.  Riassumiamo un passaggio decisivo: il Governo Meloni (una parte) mette in piedi una oscura e torbida manovra di taglio del canone fortemente voluta dalla componente Lega.  Le altre componenti (FdI e FI) apparentemente tacciono ma sottotraccia manovrano. A Viale Mazzini il colpo arriva inatteso (ne abbiamo già scritto): mentre Rossi si lamenta che il canone RAI è tra i più bassi in Europa gli risponde Salvini: va abolito e intanto presenta una proposta per la riduzione progressiva del 20% annuo. Il suo ministro Giorgetti provvede e la Caporetto del canone si evidenzia in tutta la sua drammaticità: occorre compensare la RAI con oltre 400 mln di perdita e la grande idea è prenderli dalla fiscalità generale. La questione si fa complessa: si legge che da Viale Mazzini sia stata formulata una proposta di innalzamento del tetto pubblicitario oltre l’attuale 6%. Puzza di bruciato. Mediaset batte i pugni  sul tavolo: non ci pensate proprio!!! E dove sorge questa “minaccia”? Ecco sbucare dalle ombre del passato remoto l’ombra minacciosa di RAI Way: vendiamone un pezzo, almeno il 13% e ci ricaviamo qualche spiccio per sostenere il Piano industriale perché, altrimenti, non si sa proprio come farlo camminare.

Torniamo dal nostro amico. “La questione è semplice. Da una parte c’è una “banda” interna/esterna a Viale Mazzini  che spinge per la vendita e dall’altra una “banda” che spinge per la fusione per il polo delle torri. La prima banda punta a fare cassa subito per alla sopravvivenza attuale e il futuro prossimo di chi verrà nominato nel prossimo Cda. La seconda vorrebbe avere orizzonti più ampi, intesi nella direzione di favorire processi che colgono l’obiettivo di efficientamento e razionalizzazione dell’Azienda congiunti a quelli analoghi della concorrente Mediaset. Non è difficile indovinare chi sta da una parte e chi dall’altra. Parliamoci francamente: RAI potrebbe avere tutta la convenienza a sostenere la fusione con Ei Towers piuttosto che la vendita nuda e cruda. In questa direzione si potrebbe abbozzare una parvenza di politica industriale di RAI sul fronte dell’innovazione tecnologica che invece non c’è, non ci sono tracce visibili nel misterioso ed occulto piano Industriale. Ci credo bene che se lo tengono nascosto: sanno bene che è un piano di buchi clamorosi, tra i quali questo di RAI Way. E c’è da credere bene pure perché “l’opposizione” non batte i pugni sul tavolo per rendere pubblici Contratto di Servizio e Piano Industriale. In un documento riservato circolato a Viale Mazzini e dintorni, si ponevano dubbi sull’esistenza di una “… una visione industriale ben chiara dello sviluppo tecnologico, inteso come passaggio integrale alla distribuzione broadband integrata a quella tradizionale (fin quando quest'ultima sarà presente), e se ci sia una prospettiva chiara di quanto è indispensabile in termini CDN, di data center, infrastruttura IP , cloud e risorse professionali. Ancora sul cloud, e' stata definita una strategia? Quale potrebbe essere il server da utilizzare, interno o esterno?” Nota bene la questione CDN che pure è un tema di assoluto rilievo strategico: chi si oppone e perché alla sua realizzazione (da osservare che la RAI paga circa 7 mln l’anno per il suo utilizzo alla società  Akamay)? Si obietta che questa operazione ha un costo elevato: è vero ma può essere fatta in condominio e, da parte Rai, i fondi possono essere reperiti attingendo dai dividendi di RAI Way.

Torniamo al punto di partenza: il problema oggi è più politico di quanto non lo era allora anche se, come allora, erano in vista le elezioni politiche europee. Prima di quella scadenza, state sereni, non succederà nulla. 

Il governo trema e trama … e la RAI pure.

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ps: ci dicono che su Repubblica di oggi compare un intervento della consigliera Bria (PD). Lo leggeremo.

sabato 27 gennaio 2024

RAI: il gioco si fa duro, sporco e cattivo

Foto di Pete Curcio da Pixabay

Se ne avete voglia, prendetevela comoda e leggete con calma e attenzione: i dettagli sono importanti.

Storia n. 1: RAI Way

Succede spesso, come si usa dire, che la Storia si ripete ed assume forme diverse nelle varie circostanze. La storia di RAI Way segue lo stesso percorso con la variante che non muta forma da farsa a tragedia: è sempre la stessa.

La storia recente di RAI Way inizia il 14 giugno 2014 quando la Camera vota la mozione di fiducia al Governo Renzi insediato a Palazzo Chigi da pochi mesi (febbraio) e a forte trazione PD. È un governo di coalizione sorto sulle ceneri del precedente governo di Enrico Letta (entrato negli annali rimanendo “sereno”) anch’esso di coalizione ma con il partito di Berlusconi.

Quel giorno, insieme alla fiducia, viene votato anche il famigerato decreto IRPEF che prevedeva l’erogazione di 80 euro in busta paga ai lavoratori con meno di 24 mila euro l’anno: tutta benzina per la prossima campagna elettorale europea che, infatti, va a buon fine e Renzi incassa un rilevante successo. Su questa onda lunga, ad ottobre, si comincia a parlare di introdurre nella Legge di stabilità la riduzione del canone da 113 a 100 euro e poi, nel 2017, ai 90 attuali (che da quest’anno diventeranno 70).

Il Decreto Irpef 2014 contiene la pietra miliare del trappolone: si legge all’art. 21 “3. Ai fini dell’efficientamento, della razionalizzazione e del riassetto industriale nell'ambito delle partecipazioni detenute dalla RAI S.p.A., la Società può cedere sul mercato, secondo modalità trasparenti e non discriminatorie, quote di società partecipate, garantendo la continuità del servizio erogato. In caso di cessione di partecipazioni strategiche che determini la perdita del controllo, le modalità di alienazione sono individuate con decreto del Presidente del consiglio dei ministri adottato su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze d’intesa con il Ministro dello sviluppo economico. 25 4. Le somme da riversare alla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, di cui all’articolo 27, comma 8, primo periodo, della legge 23 dicembre 1999, n. 488, sono ridotte, per l’anno 2014, di euro 150 milioni”.

Banche e “bande” varie fanno festa e preparano il brindisi e cantano in coro “Alla Borsa … alla Borsa …”. Un pò meno a Viale Mazzini dove però è accampata una delle “bande” più solerti e sensibile a questa sirena e si frega le mani solo al pensiero. Il 9 settembre RAI Way si presenta a Piazza Affari e chiede l’ammissione alla quotazione. Nel frattempo, al VII piano c’è grande tensione che sfocia a novembre in un voto del Cda che delibera un ricorso contro il prelievo forzoso dei 150 milioni da parte del Governo. Il DG in carica, Luigi Gubitosi, commenta “E’ inopportuno” … il ricorso … of course! Gli danno una mano il sottosegretario alle TLC Antonello Giacomelli “Un voto determinato solo da logiche politiche e personali, all'insegna del tanto peggio tanto meglio. Sia ben chiaro, comunque, che tutto questo non indebolisce affatto, semmai rafforza, la volontà del governo di liberare la Rai e il servizio pubblico dalle vecchie logiche" e rinforza il concetto Matteo Orfini (PD) con “Un'azienda come la RAI non può più funzionare così. Cambiamo la governance subito. Per salvarla e rilanciarla”. Da tenere a memoria: detto da lui, detto dal PD. Abbiamo visto come è andata a finire. E' successo, semplicemente che il 16 gennaio 2016 prende forma la Legge 220 sulla riforma della governace RAI: il Governo prende possesso di Viale Mazzini e istituisce l'AD (e non il DG!!!). 

Al voto in Cda la presidente Tarantola si astiene. Vengono richiesti pareri pro veritate a tre noti e autorevoli costituzionalisti: Enzo Cheli, Michele Ainis e Alessandro Pace. In sintesi sostengono che “non si può fare”: Ainis “… configura viceversa una violazione macroscopica della Carta costituzionale: la sottrazione alla Rai di 150 milioni di euro dal gettito del canone radiotelevisivo è senz’altro illegittima, e per molteplici ragioni …” poi Pace “…non vi sono dubbi sulla manifesta illegittimità costituzionale…” e infine Cheli “… possibili censure d’incostituzionalità della norma in esame…”.  

Come non detto: il loro parere finisce negli atri fumosi e polverosi del sottoscala e ben pochi si curano di dargli seguito. Il Cda RAI spaccato abbozza e la quotazione in Borsa prende forma. Il 19 novembre lo champagne scorre a fiumi: missione compiuta. Quello che passa pressoché inosservato o almeno non valutato correttamente è il perno ciclopico sul quale si ancora il trappolone: come abbiamo riportato sopra, il Decreto Irpef dice testualmente che RAI “… può cedere sul mercato, secondo modalità trasparenti e non discriminatorie…” ovvero come avviene sempre e comunque quando si tratta di alienazione di beni pubblici cioè la gara. E la quotazione in Borsa NON è una gara ad evidenza pubblica, anzi. Da quel momento in poi la valanga dirompe senza nessuna opposizione. Il titolo parte a poco meno di 3 euro e ben presto inizia a volare garantendo lauti dividenti agli azionisti, ben pagati tramite l’oneroso contratto di Servizio che lega RAI a RAI Way, oggi uguale a circa 210 milioni l’anno. Bilanci della quotata alla mano: la quota di profitti generati da attività commerciali proprie di RAI Way sono quasi invariate introno ai 30/34 mln/anno mentre il “canone” RAI cresce in misura costante per l’adeguamento all’inflazione. In altre parole, gli azionisti vivono di rendita senza alcuna preoccupazione di reperire profitti in modo autonomo sul mercato, tanto ci pensa Viale Mazzini a rifornire la cassa.

Passano solo poche settimane e le carte vengono messe in tavola e alla fine di febbraio 2015 Mediaset lancia un’OPA ostile ma … non si può fare: il capitale di controllo deve rimanere sopra il 51%. I “Fondi” (controllano circa il7%) sembrano ripiegare ed assumono un basso profilo, lavorano sotto traccia fintanto che, a marzo 2022, prendono carta e penna e scrivono a Mario Draghi: leggiamo su Repubblica.it del  1 marzo 2022 “ … per questo i tre fondi stranieri chiedono una governance allineata alle best practices di mercato con una piena accountability del management cui affidare l'elaborazione (e la successiva implementazione) di un piano industriale finalizzato alla creazione di valore per tutti gli azionisti". Il piano sarebbe quello di fondere Rai Way con la rivale EI Towers (60% F2i e 40% della Mfe dei Berlusconi), dando vita al gigante tricolore delle torri tv, come già fatto da Tim e Vodafone per le torri tlc di Inwit”. 

Ora come allora, la grande preoccupazione dei Fondi e il controllo societario della futura società delle torri ovvero chi comanda. Che succede allora? Semplice: passano pochi giorni e il Governo firma il decreto con il quale si autorizza a scendere sotto il 51% e si legge nel documento che sarà possibile “… fino al limite del 30 per cento, come effetto di una o più operazioni straordinarie, incluse una o più operazioni di fusione, e di cessioni effettuate mediante modalità e tecniche di vendita in uso sui mercati, incluso il ricorso, singolo o congiunto, ad un’offerta pubblica di vendita e ad una trattativa diretta. 3. In caso di operazioni straordinarie, RAI S.p.A. assicura la definizione di appropriati accordi di gestione e governance, e essere assicurato, il mantenimento della quotazione delle azioni di RAI Way o della società operazione”. Attenzione: il documento non parla di “controllo societario” ma solo di “appropriati accordi” ed è tutto dire.

Ora come allora, i “Fondi” riprendono carta e penna e scrivono al Governo di turno (Meloni) “Altolà dei fondi su Rai Way: “Nozze o ce ne andiamo”. “Vendere sul mercato allontanerà gli investitori”- I fondi Amber, Kairos e Artemis, azionisti di Rai Way, scrivono al cda della Rai chiedendo di non procedere alla vendita di quote di Rai Way, paventata dalla stessa Rai in un comunicato dello scorso 14 dicembre, ma di valorizzare la controllata, proprietaria della rete che diffonde il segnale dell'emittente pubblica, attraverso una fusione con l'altra grande società di torri di broadcasting, Ei Towers, sui cui viaggia il segnale di Mediaset e di cui sono soci F2i (60%) e la stessa Mediaset (40%)” da La Stampa del 12 gennaio scorso.

Eccoci arrivati ai giorni nostri, quando la faccenda, il dossier, ora come allora, diventa politico.

Segue … ora potrebbe arrivare il bello ... quando i duri cominciano a giocare.

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venerdì 26 gennaio 2024

RAI: "grossi" lavori in corso




 Oggi “lavori in corso” e pure molto impegnativi. Stiamo affrontando la Storia n.1: RAI Way. E’ una storia tanto complessa quanto rilevante e strategica proprio in questo contesto politico aziendale.

Rimanete sintonizzati. Presto il Post.

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giovedì 25 gennaio 2024

RAI e dintorni: sprovveduti allo sbaraglio


Se essere sprovveduti fosse un reato gli avvocati italiani vivrebbero di rendita solo per quello. Non ne azzeccano una, dentro e fuori la RAI, non gli viene proprio bene. Allora, ieri alle 12.51 il sito de Il Mattino di Napoli pubblica il titolo Teatro San Carlo di Napoli, Lissner vince anche il secondo round in tribunale. Il 70enne francese resta sovrintendente del teatro San Carlo” dove si legge che “la norma che lo ha fatto fuori «è stata introdotta per essere volutamente applicata un’unica volta». «Costruita ad personam, cioè per lo specifico ed esclusivo incarico ricoperto da Lissner, il quale era l’unico sovrintendente a trovarsi nella situazione prevista»: aver compiuto i 70 anni prima dell’entrata in vigore della disposizione, e avere un incarico ancora un corso... La risoluzione automatica del rapporto di lavoro ha (più) profili di illegittimità costituzionale”. Cioè, tradotto in Italiano, tutto ciò che è stato fatto per far insediare SergioRossi al vertice di Viale Mazzini poggia su una bufala giuridica? Sembra proprio di si. E mo' che famo??? Se ne tornano tutti a casa??? E' importante osservare che questa notizia non è stata ripresa da nessun altro giornale oggi in edicola. Ed è importante poi osservare come questa vicenda sia stata cassata e passata in ordinaria amministrazione da tutti, compresa l’anomalia della nomina di Rossi come DG alla quale nessuno ha obiettato nulla ospitandolo beatamente in Vigilanza come se nulla fosse: nomina anomala nelle forma (procedure di selezione) e nella sostanza (legge 220 del 2015 che abolisce questa figura). Niente, nulla ,silenzio. Morale della favola: basta essere cittadino francese, trovare un buon avvocato che sappia mettere le cose in ordine e affidarsi alla Magistratura. Magari qualcuno lo fa e ci riesce bene.

La “sprovvedutezzitudine” si diffonde come un virus malevolo e a Viale Mazzini non sono vaccinati. Ecco che si assiste allo stillicidio di fatti e misfatti ai quali assistiamo. Non ne azzecano una: si imbarcano nella frenesia di far approvare in fretta e furia e in grande segretezza prima il Piano Immobiliare, poi il Contratto di Servizio e accodato il Piano industriale mentre sottobanco, in silenzio, gli fanno arrivare tra capo e collo la tegola del taglio del canone.  Santa Pace, almeno parlatevi tra di voi! Informatevi, tenetevi aggiornati. Gli spostano a piacimento la tappa del MUX in DVB-T2 prima dal 10 gennaio, poi a marzo e infine a settembre e nessuno ne sa niente. E ora sono costretti a vendere tutto il possibile, a risparmiare pure sulle trasferte, togliere le piante dalle fioriere dell’VIII piano pur di raccimolare qualche soldo per finanziare qualcosa. Se va bene…se … se… mettono insieme circa 200 mln con i quali  possono dare al massimo una “romanella “ a Viale Mazzini. Non ne azzeccano una sui programmi e gli trema la penna quando devono scrivere i comunicati sugli ascolti. Pure uno striminzito varietà del venerdì sera che  potrebbero fare benissimo in casa da soli lo mettono in piedi in condominio con una società esterna. Rimandano in onda per l’ennesima volta Montalbano, usato sicuro, e pure  a Villa Arzilla cambiano canale. La presunta “leadership” degli ascolti RAI perde ogni giorno colpi sotto la “nuova “Mediaset” e non ne guadagna la “nuova” RAI. Si arroccano sul prime time delle generaliste e annegano nel day time del totale offerta Tv: anche martedì è andata con Rai a 3.2 mln e 36,4% Sh e Mediaset 3.4 mln e 39% Sh. Spostano Report alla domenica sera con il risultato che gli ascolti del lunedì sera su RAI Tre di FarWest si dimezzano.

E ora, per quanto è noto da tempo e si legge anche oggi sulla stampa, la “sprovvedutezzitudine” si appresta a fare altri danni: Ore contate per Sergio. Spunta il nome di Chiocci” si legge su La Notizia. Fosse vero, chissà, magari potrà essere pure una buona “notizia”.

Bene, veniamo alle cinque storie delle quale vi abbiamo accennato ieri. Stiamo cercando di sapere e capire, chiedere, informarci su  come vanno le cose del mondo e, vi assicuriamo, spesso verrebbe voglia di non sapere.

Storia n.3, Il silenzio del Marketing dove regna la “Signora dei Dati” o dei “dadi ? Pare non vi siano dubbi: la Direzione Marketing è una leva strategica per la sopravvivenza dell’Azienda. I dati di ascolto scottano, pesano, e influenzano tutto. Chi gestisce i dati, chi li comunica, decide le sorti di persone, programmi e progetti. Se la RAI va bene o va male, nella “narrazione” o nella percezione pubblica complessiva si determina dal sapere se gli ascolti del Servizio Pubblico crescono o affondano. Ecco allora che diventa un campo di battaglia poter governare la Direzione Marketing. Riassunto: a fine ottobre va in pensione lo storico Roberto Nepote e, al suo posto, arriva da RAI Pubblicità Roberta Lucca. Chi è e da dove viene? A quale parrocchia appartiene? Tutto molto semplice ci dicono: nel 2002 viene assunta in Sipra (ora RAI Pubblicità) e nel 2016 viene nominata dirigente.  Nello stesso anno viene nominato Presidente Antonio Marano di note e dichiarate “simpatie” leghiste. Si dice, si racconta, ci riferisce una nostra fonte, che Marano nota la giovane dirigente e la introduce nel “salotto buono” della Lega che fa riferimento a Giorgetti, attuale Ministro. Punto, a capo. Si potrebbe finire qui. La Lucca ai primi di novembre diventa a Viale Mazzini la persona giusta al momento giusto per “mettere in ordine” la Direzione Marketing e dargli un nuovo corso. Sergio, si dice, fiuta l’aria che tira e gli da spago ma non perché ritiene la Direzione meritevole di attenzioni più di altre ma per più alti e nobili motivi. L’AD è molto avveduto e previdente: sa che nella prossima competizione sul suo futuro ha bisogno di alleati forti e lei lo è. Fa e disfa a suo piacimento, sposta persone senza preavviso (tra le quali donne di comprovata e storica esperienza) e, ci dicono, già dal prossimo Sanremo, sulla pubblicazione degli ascolti, sarà un’altra musica, e ci penserà lei direttamente a cantarla e forse “… bypassando pure le strutture interne …” delle quali, dicono, poco si fida. Si mette al fianco un vicedirettore, Dario Dionoro, da poco tempo nominato dirigente di cui si dice, sembra, pare sia noto essere nelle “simpatie” di Giampaolo Rossi. Una bizzarra combinazione di alleanze si sta intrecciando.

Morale della favola, per quanto è possibile capire: la battaglia per la successione a questo vertice sarà durissima e non si faranno prigionieri. La Lucca dicono sia ambiziosa, molto ambiziosa e la Direzione Marketing è solo un passaggio verso più alte vette: nel peggiore dei casi AD di RAI Pubblicità al posto di Tagliavia e nella migliore delle ipotesi presidente al posto della Soldi, con grande “disappunto” della Agnes che punterebbe anche lei all’abito scranno. Con una piccola differenza: la Agnes, sembra, gode di forte apprezzamento di un personaggio "pesante" come Gianni Letta, ed è tutto dire. Ognuno tesse le sue trame e ordisce i suoi complotti. Il terreno di battaglia è, as usual, tutto politico: lo scontro interno al Governo tra le tre anime è giocoforza trasferito a Viale Mazzini con una variante: l’ambizione personale che può essere pure trascendente all’appartenenza in “quota”. A Sergio “conviene” avere la Lucca al suo fianco, come pure l’altra direzione strategica delle Relazioni Istituzionali (la stessa che avrebbe dovuto presidiare le informazioni sul canone che a Viale Mazzini “taluni” hanno ignorato finché non le hanno lette sui giornali)??? Si, forse che si. Ecco la riposta al perché tanto potere alla Lucca. Il Potere, come noto, si esercita fintanto che altri te lo consentono.

Lo scontro è alle porte, basta attendere. 

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ps: pure ieri sera gli ascolti 02.00-25.59 hanno visto RAI sotto Mediaset: 3,2 mln e 36,3% Sh contro £,2 e 38,1% di Sh

mercoledì 24 gennaio 2024

RAI: cinque storie tutte da raccontare

 

Foto di 51581 da Pixabay

Oggi scriviamo solo i titoli di quanto scriveremo nei prossimi giorni. Ci stanno arrivando diverse “idee”,  proposte di argomenti e interrogativi molto interessanti sui quali riflettere e cercare di capire.

Grosso modo, parleremo di questo:

La collocazione in Borsa di RAI Way non si poteva e non si doveva fare e il costo che RAI sostiene per i suoi servizi è esorbitante e fuori mercato. Proseguire su questa strada è puro suicidio industriale e finanziario e nel nuovo Piano Industriale non c’è traccia di tutto questo”. La chiacchierata con il nostro interlocutore prosegue su CDN e Rete Unica.

La gerontocrazia RAI. L’Azienda è vecchia dentro ed è vecchia verso il pubblico al quale si rivolge. La rincorsa verso il pubblico  “giovane” arranca e non regge il passo della concorrenza nei contenuti e nelle tecnologie . Per sostenere questo sforzo, queste sfide, occorrono soldi, tanti soldi che non ci sono e non ci saranno. Gli stipendi dei top manager sono ancorati al tetto dei 240 mila euro e a un giovane neolaureato assunto in RAI con almeno 110 e lode gli offrono un contratto a termine con un compenso di circa 1200 euro al mese.

Il silenzio del marketing: la politica dei dati di ascolto. Chi è la nuova direttrice del Marketing RAI Roberta Lucca e perché molti parlano di lei? Quanto potere ha oggi in Azienda? Che vuole fare da grande? Chi la sostiene chi la protegge? Che intenzioni ha su come “gestire” i dati di Sanremo? Chi è il suo nuovo vice e chi lo sostiene?

La “nuova” dirigenza RAI. Ieri si sono svolte le elezioni per il nuovo direttivo ADRAI. Come sono andate? Chi sono i “nuovi” dirigenti interlocutori del vertice di Viale Mazzini? Ci sono state “pressioni” sull’indirizzare il voto da una parte piuttosto che dall’altra?

Il giornalismo del Servizio Pubblico. A che punto è la notte della ristrutturazione di Tg e GR? La famigerata “newsroom unica” che fine ha fatto? Oltre 2000 giornalisti sono necessari? Che ne sarà di RAINews24 con il suo stabile profilo di ascolto da prefisso telefonico? Nel precedente Piano industriale una parte corposa era dedicata a questo tema. Quello nuovo lo affronta e come?

Rimanete sintonizzati. L’anno che sta scorrendo è appena iniziato.

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martedì 23 gennaio 2024

Oscure Omissioni e opachi omertoni, bugie e silenzio


Diciamocelo francamente: non sembra proprio un bell’ambientino quello che gira dentro e intorno alla RAI. Quando va bene, si avvertono chiari e forti rumori e sentori di bugie, omissioni, trame e complotti di varia origine e mistero. Il bello è che questo avviene anche quando ne potrebbero fare a meno e anzi potrebbero fare della trasparenza grande virtù.

Proseguiamo il ragionamento su RAI Way. Si vuole fare cassa con la quotata? Si, si può fare e potrebbe non essere necessario vendere. Carte in tavola: RAI paga a RAI Way circa 210 mln/anno per i servizi offerti. È noto che gli stessi servizi ricercati sul mercato possono costare circa il 40% in meno. “Non confermo e non smentisco” ci ripete a ritornello una nostra fonte sull’esistenza di una valutazione di mercato per questo servizio che porterebbe RAI a risparmiare circa 70 mln/anno. Perché non si mai proceduto su questa strada? È stata valutata questa ipotesi? Qualcuno si è opposto e perché? 

Andiamo avanti e, se ne avete voglia, sfogliate la Relazione finanziaria annuale 2022 e un paio degli anni precedenti e confrontate le tabelline riassuntive (pag. 24/26) sul Conto economico e vedrete, alla prima voce, che i ricavi da RAI crescono in modo costante mentre i ricavi da terzi erano 33,2 mln nel 2019 e sono 34,9 nel 2022. Che significa in soldoni? Che RAI Way trae sostegno e profitto per larga parte da RAI e che i lauti dividendi che RAI Way distribuisce agli azionisti sono frutto prevalente del contratto con RAI, cioè il Servizio Pubblico arricchisce il portafoglio degli azionisti. Ci riferisce una nostra fonte attenta ai conti che, dati alla mano, sarebbe sufficiente imporre che i dividendi di RAI Way siano ricavati solo da attività commerciali derivate dai 32 mln e non dai 210 provenienti da Viale Mazzini mentre  i dividendi da RAI passerebbero a bilancio neutro: tradotto in italiano si ricaverebbero circa 100 mln. Qualcuno si è mai occupato di verificare questa ipotesi? Perché nessuno ne parla?

Ecco il mondo della omissioni e delle omertà che affiora inesorabile. Perché tanto segreto e mistero sia sul Contratto di Servizio e sia sul Piano Industriale? Cosa intendono mascherare? Cosa non vogliono far sapere? Contratto di Servizio: la bozza di documento approvata in Vigilanza il 3 ottobre è nota da tempo mentre le variazioni successive intervenute a valle da parte del Ministero sono occulte. Perché? Il Cda del18 gennaio quale versione ha votato? Ad esempio, è rimasta o meno l’indicazione prevista nelle quote di produzione interna o è stata cassata come abbiamo letto? I solerti consiglieri pure tanto attenti a questo tema qualora fosse stata mantenuta questa indicazione, perché non ne hanno menato vanto e sostenuto pubblicamente il loro voto favorevole almeno per questa argomentazione? Silenzio, imbarazzato silenzio. Ma poi perché se tra poco (quando ???) il testo verrà reso pubblico con la Pubblicazione in Gazzetta Ufficiale? C’è un buon “perché”: non sanno che pesci prendere con la famosa questione del MUX inDVB-T2 prevista il 10 gennaio scorso. Noi per primi abbiamo saputo e scritto che sarebbe stata rimandata a marzo. Poi, abbiamo scritto che era stato sollevato il dubbio sui rischi per la stagione sportiva di luglio/agosto sicché abbiamo saputo che se ne parlerebbe a settembre. Ma nessuno lo ha detto, nessuno lo ha scritto. Omertà e silenzio totale e non è una cosetta da poco anche perché svela un possibile retroscena: potrebbe non essere vero che lo spostamento del MUX riguarderebbe solo i canali con ascolti da 0,% ma anche “qualcosa” dei generalisti. Quali? E per quanti telespettatori coinvolti? Mistero misterioso. C’è da credere bene perchè se lo tengono muto e riservato, con buona pace dei consiglieri che lo hanno votato con viva e vibrante partecipazione.

Stessa musica per il Piano Industriale. Per quanto possa valere in termini di valore economico e di impegni verrebbe voglia di lasciar perdere andare avanti. Fuffa allo stato puro e quel poco di ciccia è sufficiente a malapena per una merendina dei gatti del cortile. Come si può immaginare una “Digital Media Company” con 220 mln??? Questi soldi, peraltro, come abbiamo letto e detto, dovrebbero derivare da una attività finanziaria su RAI Way che è tutto un programma per quanto labile, fluida e mutevole. Per inciso, per quel poco che sappiamo (bozza di luglio 2022), nel Piano di RAI Way non si parla proprio. Ammesso e non concesso che fosse tutto un Piano rose e fiori, luminoso programma strategico di sviluppo e prosperità allora fatelo vedere, parlatene, illustratelo al popolo che vi paga il canone, fatene motivo di orgoglio. Muti, sordi, ottusi e omertosi. Perché? Cosa non dicono, cosa non vogliono far sapere? Qualcuno lo ha definito “coraggioso”. Dove, come, in che senso? Fatecelo sapere magari possiamo condividere.

Bene chiudiamo con Villa Arzilla. Ci riferiscono che l’allegra comunità di fanciulle e fanciulli che vi risiedono hanno fatto una colletta per sottoscrivere un abbonamento a Netflix: sono alquanto scocciati di vedere ancora Massimo Ranieri in prima serata su RAI Uno e l’ennesima replica di Montalbano andata in onda domenica sera che, per inciso, ha preso sberle in faccia da una fiction turca della concorrente Mediaset che, sempre per inciso, ogni giorno si pappa una fettina di primato di ascolti: vedi ad esempio sabato (02.00- 25.59) RAI AM 3.176 SH 34,3%  mentre Mediaset AM 3.711 e SH 40,1%. Meglio tacere.

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ps: oggi si svolgono le elezioni per il nuovo Direttivo ADRAI...

attendiamo notizie

 

lunedì 22 gennaio 2024

RAI: giorni da pecore, leoni o marmotte

Foto di Francis Ray da Pixabay
 

I giorni della merla. Una giornata da pecora. Un giorno da leoni. La giornata della marmotta e così via. Che giornata sta per iniziare per la “nuova” Rai nata sulle ceneri del Cda del 18 gennaio? Se riavvolgiamo il film di quanto successo (taglio del canone e approvazione del Contratto e del Piano industriale) verrebbe da supporre che l’inizio di questa nuova Era di Viale Mazzini potrebbe non essere una passeggiata amena tra margheritine e fiorellini di campo. Dipende dalla marmotta e se, quel giorno, vedrà la sua ombra o meno.

Dato per scontato che non ci saranno SergioRossi o consiglieri di sorta a decidere alcunché ma solo Palazzo Chigi a tenere le redini del gioco, gli occhi sono necessariamente puntati su quello scenario e solo guardando da quella parte si potrà, forse, intuire cosa potrà avvenire nel prossimo futuro.

Cominciamo da ieri con uno spunto che ci ha fornito un articolo de Il Tempo, a firma Luigi Bisignani, uno che la sa lunga e la sa pure raccontare. Il titolo è “Pier Silvio e la voglia di entrare in politica Una discesa in campo che scompaginerebbe il centrodestra”. Ottima chiave di lettura. Il rampollo Berlusconi non scompaginerebbe solo il centro destra ma anche la RAI più di quanto sta già avvenendo. La scompagina per la guerra in corso sugli ascolti. La scompagna sul fronte della pubblicità e la scompagna quindi sul fronte dei conti, unico grimaldello con il quale si mette in ginocchio l’Azienda. 

In che senso? Semplice. Nel senso dell’operazione RAI Way. Riassumiamo: a valle dello scorso Cda si è letto che “A favorire la realizzazione degli investimenti di trasformazione digitale delineati sarà la valorizzazione di una quota di partecipazione in Rai Way S.p.A., garantendo al contempo il mantenimento in capo a Rai della maggioranza del capitale sociale. Rai rimane comunque interessata a valutare le prospettive di sviluppo industriale della Controllata”. Tradotto in italiano: “non sappiamo cosa fare ma qualcosa, forse, ci faranno fare”. I termini chiave di questo buon proposito sono “favorire” e “valutare” ovvero vorremmo ma non possiamo ovvero tutto e il contrario di tutto. In questo ambito che la “discesa” in campo di Pier Silvio è destinata a modificare e non poco le carte in tavola e segnare il destino della RAI, ancora un volta.

La questione, riportata nello scenario della politica del Governo e, in parte anche dell’opposizione, è leggibile solo nei termini della tensione tra le loro diverse componenti alla vigilia di uno scontro che si preannuncia feroce: le prossime elezioni europee. Vendere una parte delle quote di Via Teulada è un indirizzo che avvantaggia solo una parte mentre l’altra opzione (polo delle torri) è in “simpatia” di una parte concorrente. Una parte rilevante del Governo è favorevole alla prima (l’asse Meloni Giorgetti con i suoi progetti di privatizzazioni) e l’altra parte (Forza Italia) spinge molto verso la seconda ipotesi per evidenti e indiscussi interessi sottesi con Mediaset derivanti dal riposizionamento di Ei Towers in una operazione di grande vantaggio (cassa per investimenti in Europa e ottimizzazione costi).

È del tutto evidente che però questa partita si mescola con le altre che impattano sui conti di Viale Mazzini. Come è stato detto, il Piano Industriale per miserrimo che sia ha bisogno di qualche spiccio per potersi arrampicare su uno specchio unto d’olio e questi quattro soldi, circa 220 milioni, possono venire solo da una operazione RAI Way. Esclusa la trance dei 420 milioni previsti in compensazione del maltolto canone, non foss’altro perché è verosimile che verranno erogati dal MimIt (e non dal MEF) a fronte di una “verifica” come previsto dalla Legge di Bilancio. Come e in che termini potrà avvenire è tutto da capire. Esclusa, ovviamente, l’ipotesi minacciata di innalzamento del tetto per la raccolta pubblicitaria che altro non sarebbe che una dichiarazione di guerra frontale dentro il Governo. Dunque? La spinta potrebbe essere obbligata: vendere subito al migliore offerente che potrebbe non essere il mercato ma un solo acquirente che già sembra essere palesato (un fondo pensionistico). Ma, attenzione, il “mercato” si è scocciato ed ha dato visibili segni di insofferenza e il titolo è andato a passeggio nei bassifondi della Borsa (by the way.. improvvidi! Hanno dato l’annuncio a Borsa aperta incuranti o inconsapevoli delle conseguenze) e non è detto da nessuna parte che possa migliorare. I “Fondi” (il 7% del capitale di RAI Way) lo hanno scritto chiaramente “questa operazione ci danneggia”. che potrà significare? Si metteranno di traverso? Dunque? Bocce ferme per ora, come abbiamo scritto: sarà solo l’esito del confronto politico interno alla maggioranza a decidere cosa potrà avvenire.

E l’opposizione? Non pervenuta. Il tema per loro è pressoché sconosciuto. Per come si sono comportati  in Vigilanza e in Cda sul Contratto di Servizio e per quanto sono attenti e partecipi a queste vicende, non c’è da attendersi nulla di buono. Per inciso: non hanno battuto ciglio sulla vicenda della transizione del MUX Rai in DVB-T2 e del suo rinvio (noi per primi abbiamo scritto nei giorni scorsi a marzo con un verosimile ulteriore rinvio a settembre, dopo i previsti grandi eventi sportivi). La sola voce flebile che si sente bisbigliare è tutta nel “non vendere i gioielli di famiglia”. Un po’ poco.

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sabato 20 gennaio 2024

RAI: abbiamo perso "noi" o hanno vinto "loro" ???


Generale, la guerra è finita
Il nemico è scappato, è vinto, battuto
Dietro la collina non c'è più nessuno
Solo aghi di pino e silenzio e funghi

Giovedì sera, al temine di una giornata di traverso, cosa poteva esserci di meglio che un buon film? Un nome, una garanzia: Wim Wenders con “Perfect Days”. Non c’è un finale da svelare, è tutto molto semplice e nella sua assoluta semplicità che c’è tutta la sua bellezza. Quella bellezza che nessun autore/attore italiano oggi è in grado di rappresentare sul grande o piccolo schermo. Di cosa si parla? Del nulla che è il tutto. Il vuoto che è il pieno. Il poco che è molto. Si può essere felici anche pulendo i cessi pubblici e leggendo buoni libri, fotografando  foglie al vento e coltivando piantine. Punto. Quale metafora migliore per descrivere in poche parole un senso generale, un sentimento diffuso ovvero l’aria che tira intorno alla RAI, quella che si avverte e percepisce quando si parla di RAI passeggiando nei giardini di Viale Mazzini (piccolo mondo antico). Si può essere felici anche senza “questa” RAI, anche senza un Contratto di Servizio bucato e un Piano Industriale raffazzonato. Forse si!

Allora, andiamo al sodo: la partita RAI è finita con il voto di giovedì in Cda dove è nata la stella della “nuova RAI”? E’ tutto finito, perduto, svanito come fumo al sole? I nemici che festeggiano sul campo di battaglia mentre si spartiscono il bottino e gli amici dispersi, avviliti e confusi? Che facciamo? Sbaracchiamo  e ci andiamo ad occupare di collezioni di francobolli giapponesi? Forse che si ma anche forse che no.  

La battaglia è persa forse che si.

È stata una battaglia persa in partenza, partita male e condotta peggio. Le prime avvisaglie della sconfitta incombente ci sono state già da quando a Viale Mazzini hanno preso le redini della trattativa sul Contratto certe figure opache che hanno fatto del mistero e della segretezza il loro mantra. Per oltre un anno non si è saputo nulla e solo lo scorso luglio è saltata fuori dal cilindro la prima bozza. Prima di allora silenzio tombale. Poi, il 3 agosto, il presidente AgCom Lasorella in Vigilanza Rai denuncia l’anomalia del famigerato Allegato 1. Nessuno gli ha dato ascolto. La Presidente Floridia mette fretta: bisogna chiudere entro il 30 settembre! Perché? Mistero. In Vigilanza succede che il relatore di minoranza, Nicita (PD), rimette il suo incarico in dissenso con la bozza di documento che sta prendendo forma. Perché? Mistero. Si vota il 3 ottobre e il documento non passa all’unanimità: troppo evidenti buchi e incongruenze. Passano le settimane e, nel frattempo, solo il Fatto del 12 gennaio denuncia che al Ministero sono stati fatti tagli significativi al documento della Vigilanza. Qualcuno ha sollevato un ciglio? No, silenzio tombale. Il nemico ha vinto, su tutti i fronti ma non perché erano forti ma solo perché avevano di fronte l’Armata Brancaleone. Ca va sans dire, anche Bloggorai, in microscopica quota parte, vi ha fatto parte. Una storia analoga si è ripetuta sul Piano Industriale, ovviamente secretato. Da anni se ne parla e da anni si ripete che, tanto, è carta straccia come lo è stato nelle versioni precedenti. Si, va bene, però se ne vantano gloria: la Soldi ha esultato!

La battaglia è vinta forse che si.

"La più grande vittoria è quella che non richiede alcuna battaglia". Già, non c’è stata battaglia e non ci sono stati eserciti schierati l’un contro l’altro. È possibile però che, paradossalmente, abbiamo vinto noi che non abbiamo nemmeno combattuto pure senza un esercito? È possibile solo perché il tempo della nostra battaglia è molto più lungo del loro. Noi possiamo avere la certezza di aver perso una battaglia “tecnica” ma non la guerra. Sui tempi lunghi, questa RAI, questa RAI figlia di questo Governo, quella nata giovedì, è destinata ad un mite, subordinato e ridotto destino o, peggio, all’estinzione come i dinosauri. Forse, si estingueranno da soli: ieri sera abbiamo visto la prima serata di RAI Uno, prodotta in collaborazione con una società esterna. Non sono nemmeno capaci di mettere su un semplice spettacolo di varietà con le risorse interne  e vorrebbero fare la Digital Media Company??? Hanno perso loro perché, semplicemente, non conoscono e non capiscono la macchina RAI. Non conoscono e non capiscono la natura, la logica del Servizio Pubblico.  La loro prospettiva è “tirare a Campari” tra un debito e l’altro, tra una svendita e l’altra, tra un taglia, cuci e rattoppa. Non conoscono e non capiscono la televisione e il suo pubblico: quando va bene si arroccano sulle reti generaliste dove mandano in onda (domani sera) l’ennesima replica di Montalbano o costosi programmi che devono chiudere per mancanza di pubblico.  

La sola, vera, unica e grande battaglia, tutta ancora da iniziare, sarà su una nuova Legge. Allora si che ci sarà da divertirsi.

Morale della favola: cosa hanno vinto? Nulla. Foglie al vento come quelle che  fotografa il protagonista di "Perfect days": un Contratto di Servizio che non è un Contratto e un Piano che non si regge in “piano”. Bene che vada prevede solo un generico impegno a sostenere gli investimenti di 225 milioni con la vendita di quote di RAI Way e briciole di patrimonio immobiliare. Per il resto solo ”chiacchere e distintivo” di un consiglio in disarmo e con un vertice sull’orlo di una prossima crisi di nervi, quando si dovrà decidere il destino dell’uno o dell’altro.

Solo il capitolo RAI Way sarà molto interessante da seguire nei prossimi giorni. O meglio, nei prossimi mesi, perché come abbiamo scritto nei “razionali” di questa operazione il primo punto fermo dal quale si muoveranno i passi successivi saranno le prossime elezioni. Il Cda RAI non decide nulla che il Governo non voglia. Punto. A capo.

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Ps: è insopportabile questo alone di mistero e segretezza, ai limiti del carbonaro, che alcuni continuano a mostrare. Perché? Qualcuno li ha forse minacciati?

venerdì 19 gennaio 2024

RAI: oggi è il primo giorno di festa


Contrariamente a quanti si aspettavano un inizio d'anno nefasto, oggi invece si brinda! Inizia la Nuova RAI e un avvenire prospero e radioso si affaccia all'orizzonte! Evviva !!! Salute !!! 

Anche Bloggorai si dovrà adeguare a questa nuova Era della Nuova RAI. Ieri è stata aperta una strada luminosa, lastricata di buone intenzioni e fecondi propositi e con viva e vibrante partecipazione anche noi ci accodiamo (con moderazione, pacati, sereni) agli entusiasmi festanti che si odono dal VII piano in giù di Viale Mazzini.

Oggi parlano solo i vincitori. Soddisfatti quasi tutti i parlamentari della Vigilanza (quasi), esulta la presidente Soldi, gongolano in un afflato amicale Sergio/Rossi pronti a fare la staffetta al prossimo rinnovo del Cda, la maggioranza (si proprio la “maggioranza” in senso governativo) dei consiglieri appagati di aver portato a casa rilevanti risultati ora si possono dedicare a preparare le valige in santa pace: missione compiuta!

C’è un tempo per ogni cosa … adelante Pedro, con juicio !!!

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giovedì 18 gennaio 2024

FLASH: 18 gennaio 2024, l'anno 0 della "nuova" RAI


La “nuova” RAI non è iniziata con lo sbarco dei nuovi amministratori nominati dal Governo di destra lo scorso anno. La Nuova RAI è iniziata questa mattina con l’approvazione del nuovo Contratto di Servizio e del collegato Piano Industriale che impegnerà l’Azienda per i prossimi anni.

C’è una Rai di prima e una di oggi. È finita, come ci ha scritto il lettore che abbiamo citato, “quella” RAI di “c’era una volta” ed è iniziata una RAI di oggi. È anzitutto la nuova RAI di Maggioranza e di Governo. È la nuova Rai della “nuova” Mediaset. È la “nuova” RAI più povera in tutto,  di risorse e di utenti e che  si rivolge prevalentemente agli anziani. È la “nuova” RAI che non deve crescere più di tanto, quella che sta bene così purché non dia fastidio alla concorrenza, senza grande cinema, senza grande sport, relegata nel Digitale terrestre almeno per qualche anno ancora e poi si vedrà.

Cosa hanno votato questa mattina? Hanno votato un Contratto di Servizio falso e vuoto come un soldo bucato. Un Contratto di Servizio che prevede una “Digital Media Company”  che nessuno ha mai capito se dovrà essere a prevalente interesse pubblico o con sottointesi interessi privati. Cosa è una Digital Media Company di Servizio Pubblico e come si differenzia da una stessa DMC di carattere privato? Provate a chiederlo ai consiglieri. Lo stesso termine “pubblico” pure presentato come emendamento da anteporre all’articolo in questione al dibattito in Vigilanza è stato cassato. Ci sarà pure un motivo … o no? Si, certo che c’è!

Hanno poi votato un Contratto di servizio dove si parla dei famigerati KPI come se il Servizio Pubblico fosse una fabbrica di bulloni. Con lo steso approccio culturale e imprenditoriale: se li produci bene ti meriti un premio (canone) altrimenti ti taglio quello che si può tagliare e il primo risultato di questa filosofia si è visto in anticipo. Intanto ti riduco il canone e poi vedremo, se tu RAI ti comporti  bene, se e quando il MimIt e non il MEF erogherà un contributo di 430 milioni ma, beninteso, solo per quest’anno … poi si vedrà.

Hanno votato un Contratto di Servizio che nemmeno ai tempi dei patti agrari, siglati sotto un albero e con una pacca sulle spalle, si vedeva più. Non ci sono obblighi specifici ma solo generiche raccomandazioni e pure relegate in serie B, con un miserrimo allegato 1 senza capo ne coda. Ognuno è libero di fare quello che crede. Un Contratto? Che contratto è mai quello dove non si prevedono impegni specifici tra le parti? Non è lo stesso Contratto del precedente. È verosimile supporre che pochi si sono presi la briga di confrontarlo con quello approvato oggi. Ma non è, infine,  lo stesso Contratto approvato in Vigilanza dopo che al Ministero hanno tolto qualche parolina che dava fastidio e non è tanto rilevante cosa hanno tolto ma il metodo che hanno usato cioè ha deciso il Ministero e tanto basta, con buna pace e silenzio di tutti compresi i parlamentari della Vigilanza.  Cosa hanno votato? Un Contratto bucato, povero di risorse e ricco di parole tanto ambiziose quanto senza gambe sulle quali poggiare.

Veniamo al Piano Industriale. Cosa hanno votato? Quale disegno di politica industriale è stato proposto? Che differenza c’è tra quello votato oggi e il precedente? Tanto per capire: cosa prevede per quanto riguarda l’informazione, l’organizzazione e il numero delle testate, quanti giornalisti sono necessari per fare quello che fanno? Reti, testate, canali generalisti e specializzati con ascolti da condominio? Le tecnologie? C’è qualcosa sulla CDN? Come si declina questo Piano con la Digital Media Company, con quali mezzi si sostiene e dove e verso quali obiettivi si indirizza? Per fare cosa? Per quanto è noto sapere (luglio 2023) il budget assegnato per gli investimenti era di 215 milioni (oggi diventati 225). A parte (e non è considerazione irrilevante), che si tratta di una cifra assai modesta, da dove dovrebbero uscire questi soldi? Il comunicato stampa RAI di oggi contiene una gabola sorprendente:  si legge che “A favorire la realizzazione degli investimenti di trasformazione digitale delineati sarà la valorizzazione di una quota di partecipazione in Rai Way S.p.A., garantendo al contempo il mantenimento in capo a Rai della maggioranza del capitale sociale. Rai rimane comunque interessata a valutare le prospettive di sviluppo industriale della Controllata”.  Tradotto: vendiamo una parte di RAI Way e poi vedremo su cosa si potrà fare per il “polo delle torri”. Della serie "poche idee ma alquanto confuse". Lo sanno pure i muri che si tratta di cose diverse, con finalità, tempi ed obiettivi diversi ma, in primo luogo, con una prospettiva industriale diversa. Quale è? boh!!! Intanto, per la gioia degli azionisti, oggi il titolo in Borsa se ne va per conto suo: poco fa perdeva quasi il 7%. I “Fondi” forse non sono molto contenti. 

Ma chi lo ha votati questi documenti? Era facile intuirlo già dai giorni scorsi. Lo sapevamo già da ieri sera come sarebbe andata a finire. Poco fa la presidente della Vigilanza Barbara Floridia ha dichiarato “Apprendo con favore che il Cda della Rai ha appena approvato il testo del nuovo contratto di servizio recependo in larga misura le proposte contenute nel parere formulato dalla Commissione di Vigilanza lo scorso 3 ottobre. … Al netto di alcuni aspetti certamente migliorabili è importante che il Servizio Pubblico abbia raggiunto questo obiettivo e possa guarda con più fiducia alle sfide del prossimo futuro”. Gentile Presidente, santa pazienza, ma come si fa ad apprendere con favore che il nuovo testo ha recepito “in larga misura” il parere del 3 ottobre? Fino a prova contraria, o il nuovo testo ha recepito quanto avete approvato o non lo ha recepito? Come può averlo recepito "solo in parte" ed esserne soddisfatti? E, di grazia, quali sarebbero gli aspetti che non avrebbe recepito. Noi lo sappiamo perché lo ha comunicato il Ministero. Infine, “aspetti migliorabili” ? e quali sarebbero questi aspetti che già non avete indicato nel voto del 3 ottobre? E chi li modificherebbe ora? Il MimIt come ha già fatto motu proprio? Lasciamo perdere.

Come pure lasciamo perdere chi ha votato cosa. Al momento in cui scriviamo, per quanto si legge sui comunicati (Rai e MimIt) sappiamo solo che i due documenti sono stati votati a favore sul Contratto e “a larga maggioranza” sul Piano. Ovvero, per quanto sappiamo, che solo la consigliera Bria ha votato contro il Piano Industriale e si è astenuta sul Contratto. Anche su questi dettagli, chi ha votato cosa, in questo momento non è dato sapere con certezza. Sappiamo però con certezza che questo Cda è in scadenza, come lo yoghurt. “Odi armene a coloro che verranno”.

L’Anno 0 della Nuova RAI è iniziato questa mattina.

bloggorai@gmail.com

Caro Bloggorai ti scrivo ... così mi deprimo un po'


Avevo avvertito, da un certo tempo a questa parte, che un lettore molto autorevole e competente aveva diradato e quasi annullato la comunicazione con Bloggorai. Gli ho chiesto notizie e questa la risposta: “Caro Bloggorai,  Mi spiace. Non mi occupo più di Rai. Ne' leggo notizie che la riguardano. È persa come il tempo dedicato (ahimè)”.  Gli rispondo pubblicamente, con la speranza che possa ripensarci.

“Caro … oltre la nostra decennale amicizia, ci ha legato per molto tempo il comune interesse verso questa Azienda non tanto e non solo per “come è fatta”, per le persone che ci lavorano, ma per ciò che significa nel senso generale, del sentimento della democrazia, nella definizione di “bene comune” già tanto cara a Riccardo e divenuta patrimonio collettivo.  Purtroppo, drammaticamente, certe volte mi viene da ammettere che, forse, hai ragione e talvolta anche Bloggorai lo ha scritto. Non ci sono speranze: questa Rai è condannata, è persa, è sconfitta. Il suo destino è irrimediabilmente segnato e non si vede all’orizzonte (Fortezza Bastiani ho scritto più volte) nessuno in grado di intervenire a salvarla. Non   forze all’esterno, politica o “società civile “ che dir si voglia come pure non se ne vedono all’interno: dirigenti sull’orlo di una crisi di nervi pronti solo a pensare alla prossima pensione come pure funzionali F super o vicecapiredattori che per avere la dirigenza o il cappello di ”capo” si venderebbero pure la catenina della prima comunione.

Questo tuo messaggio, per altro fa il paio, con una riflessione che da tempo si agita intorno a Bloggorai: c’è una evidente crisi generazionale. L’età media di chi si occupa di RAI e di Servizio Pubblico è mediamente introno ai 65 anni. più o meno come il pubblico di RAI Uno, Villa Arzilla. Sappiamo per certo che molti dei suoli lettori, donne e uomini, hanno avuto ed hanno rilevanti incarichi universitari, insegnamenti vari, docenze e consulenze a vario titolo assortite. Ebbene, da nessuno di loro è arrivata una nuova persona “under 50” che sia stata interessata a proseguire il nostro lavoro comune. Nessuno, non uno!!! Cosa sta a significare? Che il tema, l’argomento, non interessa quasi più nessuno oltre ai soliti addetti ai lavori. Tra i quali ci siamo noi, ci sei tu caro …

Avverto un forte senso di amarezza nel dover scrivere che, ripeto, forse, hai ragione e mi riporta a quando, più di una volta, sono stato tentato di chiudere Bloggorai. Ho proseguito solo quando ho constatato che invece questa piccola e solitaria voce fuori dal sen fuggita è ancora un pensiero laterale forse ancora utile a mantenere accesa una flebile speranza. Dopo di che non resta che piangere! Non ci resta che Sanremo, farfugliamenti sugli ascolti di Tizio o Caia e così via. Il nostro Riccardo, a suo tempo, mi disse “resisti” e così ho cercato di fare.

Caro … non ti voglio convincere a tornare ad occuparti di RAI, continuare a darci preziosissimi consigli, riflessioni e punti di vista rarissimi e autorevolissimi frutto della tua lunga esperienza. Voglio solo chiederti almeno di continuare a leggerci. Almeno questo può significare che ci potrà essere ancora vita sulla Terra e che, se un giorno il solito Marziano che è sceso tante volte ad informarsi del Servizio Pubblico italiano possa tornare sul suo pianeta e riferire ai suoi concittadini che Viale Mazzini non è solo un giardinetto ma qualcosa di più. Cosa non lo so ma per questo ci sarà ancora tempo, speriamo. Ti abbraccio”.

Bene. Oggi si svolgerà Cda Rai con all’ordine del giorno Contratto di Servizio e Piano Industriale. Abbiamo in busta chiusa il risultato tanto è prevedibile. Si consumerà l’ennesima truffa e verrà pure camuffata da “supremi interessi aziendali”.  Amen!

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