venerdì 30 aprile 2021

ROMA, 29 APR - Il Consiglio di Amministrazione della Rai, riunito sotto la presidenza di Marcello Foa, ha esaminato e approvato il progetto di bilancio al 31 dicembre 2020 illustrato dall'Amministratore Delegato Fabrizio Salini e ha dato mandato al Presidente e all'AD di integrare per completezza la relazione. In particolare, l'esercizio 2020 registra un risultato netto consolidato in pareggio e una posizione finanziaria netta negativa di 523,4 milioni, in peggioramento rispetto all'esercizio precedente ma comunque attestata su livelli di sostenibilità”. Questo il Comunicato ufficiale sul Cda Rai di ieri. 

Osservazione principale: la relazione presentata da Salini, va integrata. Si tratta infatti di un “progetto” di bilancio e non ancora quello definitivo che invece sarà approvato definitivamente dal’Assemblea che dovrà essere convocata, appunto, non appena Salini avrà integrato e chiarito i punti richiesti dal Presidente Foa. Altra osservazione: la posizione finanziaria netta è peggiorata. Perchè??? c'erano tutti i presupposti affinché ci potessero essere miglioramenti in termini di risparmi ed efficienza sulla gestione.

Per il momento ci limitiamo a questo punto. Seguiranno altre osservazioni e approfondimenti.

Per il resto, da registrare la solita fuffa sui nomi dei candidati, con la martellante insistenza su quello della profuga di Netflix. Come per questo e per altri, non sia mai detto, ma che nessuno poi ci venga a suonare sermoni sull’ingerenza della politica in Rai, in “quota” di un partito, per essere amici, parenti o conoscenti di un segretario. 

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giovedì 29 aprile 2021

tic ..toc ..tic.. toc .. fate presto: salvate il Soldato Rai

Tic toc... tic… toc… incessante, senza tregua, l’orologio cammina, cammina e tanto più si avvicina il momento della sveglia e tanto più sembra voler correre più velocemente. Viene in mente il noto proverbio: “Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, una gazzella si sveglia e sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa. Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, un leone si sveglia e sa che dovrà correre più della gazzella o morirà di fame. Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, non importa che tu sia leone o gazzella, l'importante è che cominci a correre”.

Questa mattina ci sarà il Cda Rai dove, formalmente, potrebbe essere approvato il bilancio (forse pure in “quasi pareggio”) in modo da poter fare iniziare le procedure per la nomina del nuovo Consiglio. Il passaggio successivo è la convocazione dell’Assemblea dei soci dove l’Azionista di maggioranza, il MEF, dovrà indicare i suoi due nomi di competenza. Oggi la Rai è in affanno e non sarà un pareggio di bilancio che la rimetterà in sesto o che gli potrà spalancare un radioso avvenire. Occorrono anzitutto tanti soldi, tanti, per metterla all’altezza di produrre in proprio contenuti appetibili e vendibili sul mercato, per dotarsi di una infrastruttura tecnologica adeguata alle prossime sfide (fra 5 minuti, non fra 5 mesi) e, infine, anche per applicare i tanti impegni richiesti dal Contratto di Servizio, attualmente ancora disattesi (due su tutti: i canali inglese e istituzionale).  Questi soldi non si vedono all’orizzonte: non ci saranno dal canone (vedi la riduzione del canone speciale) e tanto meno dalla pubblicità, sempre più attratta dal web. Poi occorrono idee, programmi, visioni. La Rai oggi è in affanno anzitutto perché non ha un progetto, non è più in grado di esprimere una sua ragione d’essere forte autorevole e credibile agli occhi di chi è costretto a pagare il canone. Occorre definire una sua nuova missione, un suo ruolo diverso distinto e distante da quello che è stato il suo fondamento di Servizio Pubblico. Necessario ridefinire il suo perimetro, il suo rapporto tra quanto costa e quanto “rende” in termini di servizio fornito al suo pubblico, i telespettatori. Evidente che tutto questo è un compito della “politica”, quella stessa che ora è chiamata a proporre i nomi dei nuovi amministratori, sempre che non sia il SuperTecnico a decidere. The Economist  di  questa settimana titola: “Too much is being expected of Mario Draghi. The Italian prime minister is not a miracle-worker”.  Ne siamo convinti e, infatti, nutriamo forti dubbi che sarà in grado di fare il miracolo di salvare il Soldato Rai.

Nel frattempo, si dovrebbero completare le procedure per la nomina dei quattro consiglieri di fonte parlamentare e avvenuta l’elezione del rappresentante dei dipendenti. Il totonomine è in pieno svolgimento e, al momento, lo schema che sta prendendo piede è il seguente: tra AD e Presidente, una figura dovrà essere donna; tra i quattro consiglieri di Camera e Senato, due saranno donne e il consigliere eletto dai dipendenti potrebbe essere riconfermato Laganà. Dei due di fonte parlamentare, sembrano riconfermarsi gli attuali De Biasio e Rossi e la partita, su questo fronte, si restringe tutta sul nome delle due donne. La partita principale comunque è in alto mare. Tutti i nomi che girano potrebbero essere fuffa. Ora, con il calendario degli impegni strategici alla mano, la Rai dovrebbe correre, per il banale e semplice motivo determinato dal fatto che tutti gli altri corrono: corre il Paese, corrono i telespettatori, corre il mercato, corrono le tecnologie. Rimanere fermi o  andare piano significa, semplicemente, rimanere indietro e a chi giova una Rai arretrata, debole, confusa e azzoppata? Ricordiamo per l’ennesima volta che settembre è dietro l’angolo (inizio del refarming del DVB-T2) e il continuo silenzio della Rai comincia a rasentare la colpevole negligenza. Perché si vuole, implicitamente, rallentare la Rai?

La risposta c’è ed è nota da tempo. C’è un grande partito in Italia che potrebbe raccogliere un fracasso di voti, è trasversale a tutta la penisola e incrocia ogni appartenenza di schieramento, destra, centro o sinistra, credenti o laici, sportivi e pigroni, agnostici o scienziati. Si tratta del Partito RaiSet, quello che riunisce la maggior parte dei telespettatori di Rai e di Mediaset che, ogni sera li vede tutti riuniti in una grande Assemblea, un Congresso senza fine, dove ne fanno parte un gran numero di milioni di persone che introno all’ora di cena si scatafasciano di fronte alla televisione (ancora, forse per poco, quella tradizionale). Sono i milioni di persone che tra Rai Uno e Canale5 si rinfrescano il pensiero con I Soliti Ignoti e Striscia la Notizia. Se tutti costoro si mettessero d’accordo per scegliere un capo di Governo non ce ne sarebbe per nessuno, i vari SuperTecnici o SuperPolitici verrebbero spazzati via d’un colpo. Si tratta di un potenziale partito che per un verso incute un grande timore e per altro verso è blandito e corteggiato fintanto che non si manifesta e non si presenta alle elezioni. Rai Set è un partito che fa sempre comodo, un po a tutti, arruffianarselo, tirarlo dalla propria parte, metterci dentro qualche amico, parente o conoscente. In fine dei conti, abbiamo tutti famiglia. Necessario precisare che, in questo momento, il Segretario Generale di questo Partito, sembra più propenso ad avvantaggiare Mediaset piuttosto che la Rai.

Sarà forse questa una chiave di lettura per capire quanto avviene oggi e quanto avverrà nel futuro prossimo venturo della Rai, del Servizio Pubblico. Sul passato, su quanto avvenuto finora, lo abbiamo scritto più volte: fintanto che non si leggeranno parole amare su chi l’ha diretta e gestita nei recenti anni passati, non se ne esce dalla moratoria e pacificazione. L’Azienda oggi sta messa male e le colpe non sono tutte dei suo nemici, almeno quelli palesi. C’è n’è una buona parte che ha vissuto e vive tutt’ora la uso interno. La Fortezza Bastiani è assediata anche da dentro e non da oggi.

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Ps: è stato pubblicato ieri sera il terzo capitolo della storia 

"Cronaca di un omicidio "morale" realmente accaduto a Roma"

mercoledì 28 aprile 2021

Cronaca di un omicidio "morale", realmente accaduto a Roma - Cap. 3

ATTENZIONE: questo post non sostituisce il precedente pubblicato questa mattina con il titolo "

"La Rai e la Fortezza Bastiani"


Cap. 3 – Campo Marzio

Questa storia presenta due scene dove si svolge il crimine. La prima è il luogo dove viene trovato il corpo di Elisabetta, in Via del Prefetti 46. La seconda è il Rione Campo Marzio. Dove è avvenuto il delitto ci sono molti indizi utili. Molti altri si ritrovano bene nel secondo luogo, dove si potrebbe nascondere una possibile chiave di lettura su quale possa essere stato il movente dell’omicidio.

Betty viene ritrovata alcuni giorno dopo il giorno in cui è stata assassinata. Il medico legale dichiarerà che la morte risale ad alcuni giorni prima, potrebbe essere stato il 23 giugno. Combaciano siano le testimonianze di quando è stata vista viva l’ultima volta, sia le condizioni del corpo. Racconta Sergio Valentini, cronista del Corriere: “Il 23 giugno ha appuntamento con lei Carlo De Nichilo, un tossicodipendente. Gli aprirà il portone un tale che, così gli ha detto per telefono Elisabetta, De Nichilo riconoscerà da un paio di calzoncini corti da soldato. De Nichilo trova il portone aperto, sale e bussa alla porta: nessuno risponde. Scende al bar dirimpetto, non ci trova la ragazza e torna indietro. Sul portone incontra un giovane biondo che indossa calzoncini da soldato: gli chiede di Elisabetta e quello risponde che non sa chi sia. Di nuovo De Nichilo sale al quarto piano e bussa alla porta e nessuno risponde. Elisabetta è morta da qualche minuto, tra le 14 e le 14.15 colpita da sette coltellate, tutte vibrate  sul seno”. Di Carlo De Nichilo non se ne sentirà più parlare, viene ascoltato solo come testimone informato dei fatti e scompare poi dalla scena. Del “biondino” pure rimane un mistero, verrà ricercato nel giro dei conoscenti di Elisabetta me agli atti non rimane nulla che possa ricondurlo  ad un ruolo nell’omicidio. Di quest’uomo ne parla L’Unità del 5 luglio, con un articolo bene informato e firmato da Luciano Fontana, quando le indagini sembrano indirizzate verso una sola direzione. Questo il titolo: “Identificato l’assassino? Scomparso un amico della modella”. Ma, rileggendo il pezzo, una frase non torna: “…il magistrato ha interrogato due piccoli spacciatori, amici di Elisabetta, che hanno parlato del misterioso  giovane biondo. Questi testimoni hanno confermato che era proprio sua la scatola di Tavor (un forte tranquillante usato dai tossicodipendenti) trovato nell’appartamento della ragazza. Dunque, i testimoni conoscevano questo misterioso personaggio, a tal punto da confermare la sua presenza intorno a Elisabetta. È probabile che fosse conosciuto anche dalle persone fermate nei giorni precedenti, definiti “i ragazzi che frequentavano quasi quotidianamente la casa della modella. Si tratta di un agente immobiliare, di una giovane rampolla della nobiltà romana decaduta, di due piccoli spacciatori e della moglie di un giornalista”. Sembra quasi una perfetta sintesi fotografica di una parte del cosiddetto “generone” romano. Questa pagina dell’Unità merita di essere conservata perché contiene un’intervista importante al professor Francesco Di Fazio, componente del pool si esperti incaricati di tracciare il profilo criminale del mostro di Firenze. Ne riparleremo più avanti.

Oltre che straziata dalle coltellate sul petto e dallo strangolamento con la catenina di bigiotteria che indossava ad Elisabetta viene usata una ulteriore violenza: una banconota da 50 mila lire gettata sul suo corpo inerme, a delitto compiuto. Sarà questo un indizio molto utilizzato per instradare le prime indagini. Il Messaggero, con il cronista che segue il caso, Lino Canu, segue la pista che lascia intravvedere la questura: un delitto da ritrovare tra il giro dei consumatori e spacciatori di droga dove Elisabetta era entrata da tempo.

Faceva caldo quei giorni a Roma, molto caldo, e sarà proprio questo fattore a fare in modo che venisse scoperto il corpo di Betty. Sarà infatti il forte fetore che si avvertiva tutto intorno a far scattare l’allarme e richiedere l’intervento prima dei vigili del fuoco e poi della polizia. Viene sfondata la porta e la scena che si presenta è impressionante. Il piccolo appartamento è completamente in subbuglio, segno evidente di una colluttazione tra la vittima e il suo assassino. Si ritrovano oggetti usati per consumare sostanze stupefacenti e gli inquirenti sosterranno poi che è verosimile che vittima e carnefice possano averne fatto uso insieme.  Non ci sono segni di scasso sulla porta e tutto lascia pensare che i due si conoscessero. L’assassino però commette un grave errore: forse preso dalla tensione del momento , dimentica di guardarsi intorno per verificare di non lasciare tracce importanti e, infatti, non si accorge che Elisabetta aveva un’agenda dove appuntava regolarmente fatti, nomi e numeri di telefono delle persone che ha conosciuto. Di questa agenda si saprà poi un particolare curioso: alcune frasi erano scritte al contrario, ed era necessario uno specchio per leggerle. È molto probabile che tra quei nomi ci fosse anche il nome dell’assassino e tant’è che gli inquirenti ne faranno buon uso per ricostruire il giro delle relazioni che Elisabetta intratteneva. Sarà questa la fonte dalla quale si attingeranno i sospetti che cominciano ad emergere. Presto ci saranno i primi fermi. C’è poi un altro possibile “errore”, complesso da decifrare. Viene ritrovata l’arma del delitto, un coltello a serramanico, in un cassetto, ripulito da impronte digitali. L’assassino avrebbe potuto portarlo via e invece lo ripulisce e lo mette da una parte.

Quei palazzi, quelle strade del centro di Roma sono un luogo ricco di simboli e significati Ogni rione di Roma ha la sua piazza e Campo Marzio ha quelle più famose: Piazza di Spagna e Piazza del Popolo, Piazza Augusto Imperatore. Troppo belle, troppo turistiche per essere i luoghi della vita quotidiana per i suoi abitanti. Ecco allora che si animano spazi più concentrati, quasi intimi. Due sono i punti di riferimento per gli abitanti del Rione: il mercatino di Monte d’Oro e Piazza della Torretta. Intorno a quest’ultima sopravvivevano gli ultimi artigiani del rione: il fabbro di Via della lupa, il falegname di vicolo S, Biagio, i due corniciai all’angolo di Via della Torretta. Sull’omonima piazza, proprio di fronte al portone del palazzo (moderno , orribile) dove si trova l’Ordine dei Giornalisti, c’era una piccola bottega di latteria.  La gestiva una sogna anziane, gentile, una romana di altre generazioni. Non aveva gran che da vendere oltre il latte: biscotti, qualche latticino e poco più. Di fatto, era diventato un punto di riferimento, un logo dove comunque andare, non foss’altro per incontrare qualcuno e scambiare due battute. Difficile dire che tutti si conoscevano però le facce che la frequentavano erano più o meno tutte le stesse.

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La Rai e la Fortezza Bastiani

Oggi non abbiamo nulla da dire, da proporre, da riflettere. Questa non è mai una buona notizia. Eppure, materiale non manca: la lista dei problemi, delle domande, degli interrogativi è lunga e si accresce costantemente. Quanto poi più si intensificano i dubbi quanto più il muro di gomma contro cui vanno a sbattere diventa più solido, granitico. Quanto più si vorrebbe capire, sapere, approfondire e quanto più la palude melmosa e sabbiosa si compatta e avvolge ogni sussulto di intelletto, spegne ogni legittima curiosità, intorbidisce i muscoli delle mani e affumica il cervello.  

Forse per tutto questo, forse perché il cielo è grigio, forse perché c’è stata la luna rossa ma non vengono in mente pensieri, immagini o suggestioni di grande splendore. Anzi.

Nel Deserto dei tartari, la Fortezza Bastiani esiste e resiste. Dalle sue solide e possenti mura il comandante Drogo vede sfilare per molti anni truppe che non la cingeranno mai d’assedio, come forse lui in cuor suo sperava per ingaggiare battaglia e provare le sue doti di soldato, ma costruiranno una strada verso i Territori del Nord. La strada corre lontana dai suoi bastioni e solo più tardi si scoprirà a cosa sarebbe servita. Quando, infine, scoppierà la guerra e i soldati nemici si porteranno all’attacco della Fortezza, lui non ci sarà più.  

Un passo indietro. Tutto ebbe inizio alla fine di agosto del 79 d.C. con le prime scosse di terremoto che presto cessarono. Da quel momento in poi, nella mente di tante persone, le cose cominciarono a cambiare. Chissà cosa potranno aver pensato gli abitanti di Pompei quando dalle cime del Vesuvio hanno visto i primi segni dell’eruzione e sentito la terra tremare sotto i piedi. È verosimile che molti abbiano avuto subito gran timore e che siano fuggiti per tempo alcuni verso il mare o la campagna. Altri ancora non ne temevano affatto le possibili drammatiche e conseguenze che di lì a poche ore avrebbero devastato la città. Nessuno mai ci potrà raccontare quali pensieri avranno avuto i pompeiani in quei momenti: salvare se stessi, i propri cari, i propri beni. Ci potrà essere stato un momento in cui si doveva scegliere: o si metteva al sicuro la propria vita oppure si cercava di tutelare una persona cara. Oppure questo momento per molti non c’è mai stato, non hanno avuto tempo nemmeno per rendersi conto che un proiettile di lava stava per cadergli addosso.  

Chissà perché, da tempo, quando pensiamo alla Rai ci viene in mente Pompei. Una metafora azzardata, ai limiti degli scongiuri. Sarà forse perché, da giorni, ci arrivano continuamente notizie bizzarre, curiose, e talvolta ai limiti dell’incredibile. Non facciamo in tempo a cercare verifiche, a trovare conferme di una e, un fiato, ne arriva una di peggiore. Abbiamo proposto un titolo ricorrente per le prossime settimane “La Rai di ieri, di oggi e di domani”: per ieri e per oggi c'è tanto da dire, per il domani è più complicato.

Ecco perché, avvicinandosi giorni cruciali, la scadenza di questo Cda, si avvertono rumori di fondo, calpesti di corridoi, soffuse suonerie telefoniche e ticchettio sulle tastiere infuocate. Gente che va (o che dovrebbe andare) e gente che torna (o che vorrebbe tornare) e tutti che fanno ‘ammuina nella perenne attesa di qualcosa che potrà avvenire: non si sa quando e non si sa con chi. “Tutti chilli che stanno a prora vann' a poppa e chilli che stann' a poppa vann' a prora: chilli che stann' a dritta vann' a sinistra e chilli che stanno a sinistra vann' a dritta: tutti chilli che stanno abbascio vann' ncoppa e chilli che stanno ncoppa vann' bascio passann' tutti p'o stesso pertuso:chi nun tene nient' a ffà, s' aremeni a 'cca e a 'll à".

Pompei dalla sua distruzione non si è più ripresa e il suo splendore, paradossale, sta tutto nella sua rovina.  

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martedì 27 aprile 2021

Pausa

Oggi probabile pausa "tecnica": siamo venuti a sciacquare i panni in Arno...farlo nel Tevere era peggio.

Tanti argomenti da proporre.

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lunedì 26 aprile 2021

Italiani brava gente ???

Italiani brava gente? A parte il riferimento ad un film di guerra, drammatico, firmato da Giuseppe De Santis del 1964, ambientato durante la campagna di Russia, la domanda è lecita e, forse andrebbe aggiornata: gli italiani sono tutti, lo sono ancora, brava gente? A leggere le cronache giudiziarie di questi giorni, certe volte qualche dubbio corre. Ieri Draghi, per la ricorrenza del 25 aprile, ha detto: “Noi italiani non fummo tutti brava gente” e, riferito a quegli anni è certamente vero: alcuni , tanti, non lo furono affatto e anzi erano alleati con i loro stessi aguzzini, i nazifascisti. Chissà se il Capo del Governo aveva in mente qualche retro pensiero di maggiore attualità quando ha pronunciato questa frase?

Con il solito esercizio mattutino di leggere tutti insieme i titoli delle prime pagine dei quotidiani, si avverte subito l’aria che tira. La Stampa è il solo giornale che riprende la battuta di Draghi e riassume in sintesi i grandi temi al centro del dibattito: “Fisco e giustizia: i partiti in agguato”. Sul tema giustizia gli fa compagnia Il Tempo: “Sfida Draghi sulla prescrizione” mentre buona parti di tutti gli altri titolano sul coprifuoco, su chi vuole abolirlo e chi allarma sui rischi di una quarta ondata di Covid. Sul fondo di questo argomento spicca la raccolta firme avviata da Salvini per abolire la norma che impone il coprifuoco alle 22 e Letta gli risponde “sei al governo o all’opposizione?”. Benissimo, la settimana inizia nel migliore dei modi.

Riconducendo questi ragionamenti e per entrare nel merito delle faccende che ci interessano, ieri un nostro lettore (ci risparmiamo gli aggettivi, ma diciamo solo “bene informato ed introdotto”) commentando la posizione dubbiosa di questo Blog sul futuro della Rai, ci ha proposto un ragionamento suggestivo. L’argomento è il prossimo Cda Rai che, se tutto procede secondo i tempi “normali”, nelle prossime settimane si dovrebbe avviare verso il suo rinnovo. Il punto centrale è il nome dell’AD che dovrebbe succedere a Salini. Molti sostengono che a decidere, alla fine sarà solo Draghi. Allora, il nostro lettore sostiene: “Ci sono due punti fermi: la situazione dell’Azienda è ad un punto critico, sul versante economico, sul versante tecnologico e su quello editoriale. Per affrontarla occorre una forte spinta e lucidità di progetto, insieme ad un grande impegno di responsabilità da parte di tutti, per non dire di un generoso contributo economico . Al momento, a bocce ferme, non si avverte nulla di tutto questo e la persona che dovrà assumere l’incarico di dirigere l’Azienda nel prossimo futuro incontrerebbe subito enormi difficoltà. La prima è dietro l’angolo: elaborare il nuovo Piano Industriale visto che quello attuale è in scadenza proprio in coincidenza con il termine di questo Cda.

Draghi dovrebbe spendere buona parte della sua credibilità nella ricerca di un nome in grado di portare a casa risultati tangibili in tempi brevi. Dove va a cercare un nome forte, autorevole, che in nome della Patria si “accontenta” di 240 euri lordi? Difficile, molto difficile. Il cerchio si potrebbe stringere intorno a poche soluzioni: 1) pescare un nome dall’interno 2) pescare un nome di qualche transfugo/a  di ritorno nelle belle stanze del VII piano 3) pescare un nome di un/a Pincopall uscito dal nulla del Servizio Pubblico 4) rinviare tutto a tempi migliori. I petali della margherita si sfogliano: la soluzione n. 2 è ad alto rischio. La più quotata sarebbe la Andreatta ma lei racchiude in se stessa il suo vantaggio e il suo limite. Il primo consiste nel consenso del quale ha goduto (prima della fuga a Netflix) il secondo invece nell’essere sfacciatamente accreditata in “quota” PD e, segnatamente, nel suo segretario Gianni Letta. Altro nome in questa seconda ipotesi è uscito fuori di scena: Nardello si è detto indisponibile. In verità, suggerisce il lettore, ci sarebbe un fuoriuscito di possibile ritorno che potrebbe spuntare fuori: Giancarlo Leone. Torniamo alla soluzione n. 1: c’è un nome forte “quotato” PD, il DG Matassino, ma è talmente quotato anche lui in carico a Letta che si fatica a ritenerlo un candidato probabile. Ce ne sarebbero un paio di altri in “quota” ad altri partiti, mai ai quali in verità non sembra credere nessuno, non fosse altro per il loro “standing” e liquidati facilmente con un "desiderata pro domo sua". Infine, c’è il “candidato” ombra sul quale scommettiamo da tempo. La soluzione n.3 potrebbe avere le sue chance: qualcuno si trova, la posizione è prestigiosa e appetibile e se poi pure benedetta da Draghi, ancora più interessante. Uscita di scena Elisabetta Ripa (guadagna troppo) un nome possibile: Andrea Salerno (anche lui, peraltro, ex Rai). Infine, c’è lo spettro che aleggia su questo scenario al quale il nostro lettore sembra dare credito. Si tratta della tanto temuta soluzione n. 4: prendere tempo, attendere gli sviluppi del quadro politico, osservare come si aggiusteranno gli equilibri tra i partiti per poi decidere con calma. La Rai, questo è certo, non sembra essere al primo posto delle attenzioni del Governo: nel Recovery plan si parla più di un suo possibile avversario "tecnologico": la banda larga.

Perché un elemento appare chiaro: Draghi potrà pure assumersi sa solo la responsabilità di scegliere l’AD ma è difficile pensare che voglia andare in Paradiso a dispetto dei Santi. In questa strategia ha un forte alleato nella Lega che ha molto  interesse a temporeggiare per portare a casa risultati utili (il Prix Italia Milano, qualche direttore di sede regionale). Vedi pure quanto successo nel Cda scorso del 23.

Le altre partite, il presidente, i quatto consiglieri di nomina parlamentare, il rappresentante dei dipendenti, possono apparire come complementari a quella principale. E pure su queste, al momento, la situazione appare ancora in alto mare.

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ps: può essere utile per chi non lo avesse fatto, leggere il post di ieri

domenica 25 aprile 2021

Paese infetto, capitali corrotte

                                                    Buona domenica e buon 25 aprile

“Capitale corrotta, nazione infetta” titolò L’Espresso l’11 dicembre 1955. Ero appena nato e già sentivo l’aria che tirava. Oggi il quadro è leggermente differente ma l’aria non è molto diversa: è certamente vero che il Paese è infetto (dal Covid) come pure la capitale è in buona compagnia, insieme ad altre “capitali” più o meno morali.  Infatti, così ancora ha titolato l’Espresso nelle scorse settimane: “La banda dei giudici corrotti: l'inchiesta che sta sconvolgendo la magistratura. Sentenze vendute, elezioni annullate, depistaggi. C'è una vera e propria rete di toghe sporche al lavoro da Milano alla Sicilia”. E ancora non si sapeva nulla delle vicende del giudice di Milano, Piero Gamacchio, emersa solo nei giorni scorsi come pure quella del giudice di Bari Giuseppe De Benedictis. Bene, c’è da avere fiducia come si dice … la speranza è sempre l’ultima a morire.

C’è un esercizio che proponiamo a tutti, amici, parenti e conoscenti: la mattina presto, andate su uno dei tanti siti che propongono le prime pagine dei quotidiani in edicola per poter avere una panoramica sufficientemente attendibile di quello che passa il convento. Se lo fate oggi, potete osservare facilmente come il tema prevalente sia sul Recovery, che non è proprio esattamente il massimo della chiarezza, sia nei confronti di Bruxelles (dove Draghi avrebbe dovuto fare la voce grossa per farsi rispettare …andiamo bene!!!) sia per quanto riguarda le tensioni tra i partiti. Non sfugge a nessuno che un boccone così prelibato in termini economici si riflette fortemente sul piano politico ed ogni partito giocoforza sarà indotto a voler mettere le mani nel piatto ricco che si prospetta. Lasceranno che sia Draghi il solo a distribuire i posti a tavola? Un perno della tensione, infatti, è la “cabina di regia” e la ripartizione dei fondi a disposizione. Sono leciti dubbi e perplessità. Vedremo.

Scendiamo di un piano e veniamo alle cose più terrene, di quelle che fanno bene alla salute. Non è un caso che sulla stampa quotidiana (non parliamo nemmeno della Rai) non si trova pressoché traccia del Rapporto del Censis “Disinformazione e fake news durante la pandemia” presentato lo scorso venerdì. Perché? Semplice: hanno quasi tutti la coscienza sporca. Quasi tutti sono complici e colpevoli di avere contribuito a raccontare la pandemia in modo confuso, ansiogeno, eccessivo e “pauristico”. Quando non si sapeva cosa dire si prendeva la scorciatoia degli esperti che si contraddicevano l’uno con l’altro e pure quando anche loro tacevano, si facevano “parlare” le immagini che da sole illustravano tutto il dramma che stavamo e in parte stiamo ancora attraversando. Si capisce bene perché nessuno ne ha parlato o scritto una riga.  Oggi, 25 aprile 2021, siamo ancora nel guado di chi sostiene che sia necessario “aprire” e di chi, al contrario, richiede importante mantenere le chiusure. 

Scendiamo ancora di un piano e vediamo cosa è successo lo scorso venerdì al Cda di Viale Mazzini. In discussione il bilancio 2020 da approvare, passo fondamentale per procedere al rinnovo dello stesso Cda. È successo che tra Salini (M5S) e Foa (Lega) sono volati gli stracci, come si dice a Roma. Oggetto della contesa sarebbe un supplemento di chiarimento richiesto dal Presidente, in accordo con il consigliere De Biasio (Lega) in merito al documento presentato dall’AD. Il quale ha risposto più o meno “Non se ne parla proprio, è tutto già chiaro”. Si dirà: un pigolio, robetta, schermaglie amministrative .. che volete che sia. Forse si, oppure forse non se si legge questo avvenimento con la lente della politica. La Lega, per un verso “tira a Campari” per aggiustarsi qualche affaruccio (il Prix Italia a Milano anticipato a giugno)  e magari, se dovesse mai capitare, mettere un pensierino sulla nomina di 8 nuovi direttori di sedi regionali che si dovranno pur fare prossimamente. Non è robetta da poco: in autunno ci saranno le elezioni in importanti capoluoghi e avere qualche influenza sulle Testate giornalistiche regionali può tornare sempre utile.  Questo lo scenario entro il quale, traslato modo, quegli stesi partiti dovrebbero trovare un accordo per nominare tutti il prossimo vertice di Viale Mazzini. Molti cantano la stessa musica “tanto decide Draghi”. Sarà possibile che possa avvenire così, ma è lecito dubitare che questa decisione possa essere presa senza un preventivo placet di Letta (Franceschini), Salvini (Giorgetti), Conte (Di Maio) e compagnia cantando. Chi molla l’osso? Chi rinuncia ad un patronage su una posizione di tale rilievo?   Rimane comunque un tema di agenda politica: il Governo è in grado, ha la chiarezza progettuale di mettere mano al dossier Rai nelle condizioni in cui si trova e alla vigilia di cambiali in scadenza molto onerose? Da più parti si invoca, giustamente, la riforma della governance di Viale Mazzini come  pure, allo stesso tempo, è difficilmente percorribile un percorso che possa vedere questa riforma scollegata dal contrato un cui la Rai è costretta ad operare, cioè tutto il sistema delle Telecomunicazioni dove, però, fino a prova contraria, in questo momento, al primo posto c’è il tema banda larga.

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venerdì 23 aprile 2021

Il Covid, la Paura e il ruolo della Rai

Oggi, per usare un eufemismo, siamo alquanto arrabbiati contro il muro di gomma di Viale Mazzini che a chiamarlo porto delle nebbie gli si fa un complimento.

Suggeriamo ai nostri lettori di leggere molto attentamente il Rapporto “Disinformazione e fake news durante la pandemia: il ruolo delle agenzie di comunicazione” reso noto ieri dal CENSIS in un Convegno alla Sala Zuccari del Senato. Leggiamo alcuni stralci: “Siamo immersi nelle notizie, le produciamo, le condividiamo, le commentiamo; il più delle volte non ci domandiamo neppure da dove vengono né se sono attendibili: il web ha allargato la platea del mondo dell’informazione portando più libertà, più protagonismo, più notizie, ma anche meno intermediazione e meno controlli sulla qualità e la veridicità delle informazioni che viaggiano in rete… Il risultato è un sovraffollamento comunicativo fatto di tante notizie che nascono e muoiono velocemente, alcune delle quali non sono verificate o sono addirittura inventate con il rischio che, piuttosto che accrescere la conoscenza e la consapevolezza di un determinato accadimento, generino ansia, allarme sociale, visioni distorte della realtà e/o provochino orientamenti e comportamenti che possono avere conseguenze negative sui singoli o sull’intera comunità… La pandemia: tanta comunicazione e tanta confusione: 50 milioni di italiani, pari al 99,4% degli italiani adulti, hanno cercato informazioni sulla pandemia: non era mai accaduto prima. La pandemia rappresenta un caso esemplare di come un evento improvviso e sconosciuto, che ha impattato trasversalmente sulla vita di tutta la popolazione scatenando una domanda di informazione inedita a livello globale, possa essere oggetto di tanta cattiva comunicazione che, nella migliore delle ipotesi, ha confuso gli italiani sulle cose da fare, e in molti casi ha creato disinformazione. Per il 49,7% degli italiani la comunicazione dei media sull’epidemia sanitaria è stata confusa, per il 39,5% ansiogena, per il 34,7% eccessiva. Solo il 13,9% pensa che sia stata equilibrata”. 

Per leggere il rapporto completo questo il link 

https://www.censis.it/sites/default/files/downloads/Rapporto%20Ital%20Communications-Censis_def.pdf

Proponiamo alcune considerazioni. Avevamo avvertito già dai primi giorni dello scorso marzo che eravamo in presenza di due emergenze: la prima sanitaria e la seconda mediatica. È stata posta doverosa attenzione alla prima quanto è stata disattesa la seconda e questo Rapporto Censis lo dimostra: 


La confusione produce e si connette all’ansia e questa genera paura, il timore di quanto potrà avvenire e come noto, la paura genera disordine mentale,  sociale e culturale, per non dire anche politico. Il Rapporto CENSIS corre su due binari: da un lato le cosiddette “fake news” che tanto hanno proliferato in questo periodo e dall’altro la “narrazione” del Covid che si è svolta utilizzando le corde dei sentimenti e delle emozioni più che  quelle della ragione e della razionalità. E quali tra queste hanno avuto maggiore impatto? Come la solito: le immagini diffuse attraverso la televisione che ha rappresentato insieme agli altri media (giornali e radio) oltre il 75% delle fonti di informazioni alle quali si sono rivolte gli italiani. Da osservare invece che il 51 % ha cercato notizie sui siti ufficiali e istituzionali (ministeri, ISS, Protezione civile etc) e solo il 29% sui “social”.

Veniamo al nostro Blog: e la Rai in tutto questo? Semplicemente assente ingiustificata. Non solo assente dal dibattito di ieri nella presentazione del Rapporto, ma assente in tutto il tema sollevato. Eppure, su almeno uno dei due filoni, le fake news, dallo scorso anno, in ottemperanza da quanto espressamente previsto dal Contratto di Servizio, all’art. 25, dove si legge: “Obblighi specifici: … iii) attivare strumenti finalizzati a contrastare la diffusione di fake news e prevedere in proposito: - l’istituzione di un osservatorio interno permanente; - lo sviluppo di specifici prodotti di natura educativa e didattica; - la realizzazione di iniziative di promozione riguardo ai rischi derivanti dalla diffusione di notizie false”.; è stata creata appositamente una task force diretta da Antonio Di Bella. Per quanto sappiamo,la sola iniziativa significativa è stata rivolta alle strutture giornalistiche interne che, attraverso una chat, consentirebbe di effettuare un monitoraggio sulle notizie al fine di verificarne la credibilità. Bene, ma si tratta di poco e rivolto ai pochi interni all’Azienda. Non c’è traccia di un solo report, uno studio proposto da una delle tante direzioni che avrebbero potuto e dovuto proporlo, di un documento ufficiale dove si da conto al pubblico di quanto è stato fatto, come e perché. Ma non solo di questo si tratta. La colpa grave dell’Azienda di Servizio Pubblico, è nel non aver sollevato il dibattito, di non aver rivolto attenzioni agli utenti, di non aver dialogato con loro sulla quantità e la qualità dell’informazione veicolata attraverso le proprie testate e i programmi delle reti. Non è passato a nessuno, nemmeno nell'anticamera del cervello, di proporre una iniziativa pubblica quale che sia su questo argomento, il vuoto pneumatico. Non si tratta solo di verificare quanto le notizie siano bufale o meno, ma di come anche quelle vere e confermate vengono diffuse. La televisione racconta con le immagini e sono quelle che rimangono impresse nella memoria, i testi che le accompagnano svaniscono presto nel nulla. Per quanto tempo resteranno negli occhi dei nostri bambini i camion militari che trasportavano le bare? Le riprese delle sale di terapia intensiva con le persone intubate? Le visioni di città deserte? Per quanto ci riguarda, la Rai ha colpe gravi in questo proposito sia per quanto ha fatto sia per quanto non ha fatto nell’accompagnare i cittadini, gli utenti del Servizio Pubblico, a “leggere” e comprendere, contestualizzare il dramma che ancora stiamo vivendo.

Infine, per non farci mancare nulla: vi abbiamo scritto che per la Rai si stanno aprendo le porte dell’inferno con l’avvento delle Smart Tv e ieri un lettore ci ha fatto notare che è disponibile una chiave: un apparato televisivo nativo privo di decoder, con il quale si potrà chiedere l’esenzione del pagamento del canone in quanto privo di sintonizzatore. Leggere per credere: “Nixev, la prima Smart TV che ti esenta dal pagamento del canone…una Smart TV 4K da 43 pollici perfetta per lo streaming e priva del sintonizzatore per il digitale terrestre. Costa solo 399 euro e consente l'esenzione dal canone”. Amen.

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ps: tra oggi e domani, nel pomeriggio, il terzo capitolo della storia 

"Cronaca di un omicio "morale" realmente accaduto a Roma"  

Non solo Virus, ora anche i Germi delle privatizzazioni (Rai e dintorni)

Non facciamo nemmeno in tempo a sentire il primo profumo di primavera e…zacchete … il meteo ci minaccia ancora freddo e pioggia per i prossimi giorni. Non c’è pace tra gli olivi come pure nel Governo. Lo abbiamo scritto in epoca non sospetta: la convivenza tra il SuperTecnico Draghi  e il SuperPolitico Salvini non è e non sarà facile. Fino a quando potrà reggere l’unità nazionale? Semplice. Fin quando converrà ai partiti e non a Draghi. Il pallino, per certi aspetti giustamente, è nelle loro mani e saranno loro a decidere se e  fino a quando la baracca potrà andare avanti. In questo clima cosa potrà succedere per il futuro della Rai? Ovviamente, in ballo ci sono le nomine prossime venture e non è scritto da nessuna parte con parole di granito che potranno avvenire entro i tempi stabiliti se prima, appunto, gli stessi partiti non trovano la quadra. Si sente spesso dire "... tanto alla fine decide solo Draghi". Non ne siamo proprio convinti. Il nodo è uno solo: l’AD e il Presidente, per tutto il resto si trovano facilmente gli accordi. Così come stanno le cose, il fumo è grigio e al di là delle battute da sottobosco, idee in proposito non se ne avvertono. La sola idea originale, modestamente, la propone questo Blog: l’AD potrebbe essere scelto all’interno dell’Azienda, il nome c’è ed ha tutte le caratteristiche per renderlo candidabile. Sul suo nome non ci sono sospetti di appartenenza ad una “quota” partitica, è esperto e competente oltre che essere di provata fedeltà aziendale e, infine, è immediatamente operativo.

I prossimi giorni saranno cruciali e lo show down inizierà proprio questa mattina in Cda (tanti auguri!!!). Vedremo.

Intanto per oggi, vista la mancanza di notizie significative, vi proponiamo un approfondimento sul tema che abbiamo sollevato ieri a proposito di Rai Way. Diversi lettori ci hanno proposto osservazioni interessanti che rendono questo argomento rilevante ben oltre quanto possa apparire. Non si tratta solo di alchimie finanziarie ma toccano il cuore del Servizio Pubblico. Andiamo con ordine: mercoledì scorso ci era sfuggito un articolo di Sara Bennewitz su Repubblica dove affrontava gli argomenti Ibarra e Mediaset (Vivendi) e, al suo interno si legge: “ ..in molti sono pronti a scommettere che una volta che saranno insediati i vertici Rai sarà approvata anche la legge che consentirà alla tv pubblica di scendere sotto il 51% di Rai Way”. Ieri, dopo aver letto pure il trafiletto di MF, abbiamo scritto di “oscuri disegni” sulla quotata di Viale Mazzini. Ci siamo sbagliati: queste trame non sembrano poi tanto oscure e riguardano non solo Rai Way ma la Rai stessa, la sua natura di Servizio Pubblico, il suo futuro. 

Cerchiamo di spiegarci rileggendo attentamente quanto scrive la collega. Anzitutto la notizia di una legge in preparazione, per quanto abbiamo potuto verificare, non si sa bene chi la dovrebbe proporre e in quale contesto di dovrebbe porre. Ma, posto e non concesso che qualcuno possa lavorare su questa ipotesi la domanda è: chi avvantaggia? Rai? No, non crediamo anzi. ci fa osservare un qualificato ed esperto lettore che  le domande corrette che si dovrebbero porre sono molto semplici: chi vende e chi compra cosa.  In questo caso il soggetto principale che dovrebbe vendere la sua quota azionaria della proprietà di Rai Way sarebbe Rai. Attenzione: Viale Mazzini  è, oltre che azionista di maggioranza,  è “proprietaria” in quanto concessionaria delle risorse frequenziali messe a disposizione dallo Stato. Rai Way possiede solo torri e impianti: sulle prime c’è molto da dire sul suo valore al mercato del ferrovecchio, sui secondi invece è altro discorso perché potrebbero avere un valore considerevole proprio in vista di quanto sta per avvenire in tutto il perimetro delle TLC. Perché allora vendere azioni di Rai Way e scendere sotto il 51%  e chi ne beneficerebbe di una tale “legge”? una riposta possibile la fornisce la stessa Bennewitz: “A quel punto le antenne di Rai e Mediaset potrebbero finire sotto un unico cappello …in questo modo Cologno realizzerebbe una grossa plusvalenza e avrebbe le risorse sia finanziare sia  il buyback sia la crescita all’estero tale da agevolare la ripresa del titolo …” . Basta e avanza, abbiamo letto a sufficienza.

Rimano solo da chiarire quale partito possa avere tanto interesse a proporre addirittura una “legge” su questa materia (nella precedente occasione il Governo Renzi emanò un DPCM del 2 settembre 2014). Al momento non è affatto chiaro. Inoltre,  di questa “legge” se ne dovrebbe parlare dopo l’insediamento dei nuovi vertici (???).  Perché mai solo dopo e non prima? Una riposta potremmo anche averla, ma per buona educazione, ce la teniamo riservata.

Torniamo un momento al tema “Concessione”: un documento fondamentale che fissa rigidamente i paletti dei rapporti tra Stato e Rai. Un paletto di cemento armato stabilisce che i diritti di concessione non siano cedibili e dunque non può essere venduto o ceduto in sub concessione ciò che non si possiede. Il tema di fondo è e rimane il controllo pubblico su beni di interesse collettivo. È pur vero che una società si può controllare anche con una quota di minoranza e non è detto che anche con meno del 50% questo non possa avvenire. Quello che non è affatto chiaro è quale possa essere la convenienza per Rai in questa operazione. Quello che temiamo fortemente, oltre all’indubbio vantaggio che si concederebbe a Mediaset, è che operazioni di questo tipo siano finalizzate a sostenere un disegno strategico strisciante quanto malefico: introdurre germi di progressiva privatizzazione della Rai. Da tempo, infatti, è in corso un attacco concentrico sulle sue roccaforti (ieri abbiamo parlato di risorse economiche, di canone speciale) e, come pure abbiamo scritto spesso e malvolentieri, non si vede il VII cavalleria all’orizzonte che potrà salvare il povero cavallo di Viale Mazzini che già di suo non sembra proprio stare poi tanto bene.

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ps: nei prossimi giorni verrà pubblicato un nuovo capitolo della "Cronaca di un omicidio "morale, realmente accaduto a Roma"

 

giovedì 22 aprile 2021

La Rai di ieri, di oggi e di domani tra politica, economia e tecnologia

Il post di oggi è riservato a chi è maggiore almeno di 28 anni ed è interessato in particolare a cosa potrà essere/diventare la Rai nel prossimo futuro ed ha qualche curiosità nel bel mondo del perverso intreccio tra politica, finanza e tecnologia. Perché maggiore di 28 anni? Semplice: perché è verosimile che a chi un età inferiore, della Rai, del Servizio Pubblico  del suo futuro potrebbe interessare ben poco, come hanno capito bene fuori confine (vedi la BBC che da anni si è posto questo tema).

Allora, tenete a mente questo titolo perché sarà ricorrente nei prossimi giorni e settimane: “La Rai di ieri, di oggi e di domani”.  Iniziano da “oggi per domani” e riprendiamo quanto abbiamo scritto ieri a proposito del canone speciale e dell’emendamento presentato da Salvini (Lega) e Di Piazza (M5S) finalizzato ad esonerare i commercianti (imbufaliti) dal pagamento del canone speciale che, per Rai, vale circa 83 mln di euro. È un colpo micidiale per le casse di Viale Mazzini e rientra pienamente nel sentire comune sulla “tassa più odiata dagli italiani” , argomento tanto caro alla Lega e al suo Leader.

Oggi c’è di nuovo un curioso trafiletto pubblicato su MF con il titolo “Rai Way sull’onda lunga del tema m&a” che, in soldoni, vorrebbe significare che sulla controllata Rai si stanno muovendo più o meno oscuri disegni. Leggiamo : “Repubblica .. riportando ieri l’ipotesi che il Governo intenderebbe  approvare un decreto che permette alla Rai di scendere sotto il 51% del capitale (dall’attuale 65%) agevolando così la famosa integrazione con Ei Towers…”. Bene, tutto chiaro? No, per niente. Anzi. Un passo indietro: il 24 febbraio del 2015 si viene a sapere che Mediaset ha lanciato una cosiddetta OPA ostile su Rai Way, da pochi mesi quotata in Borsa italiana finalizzata alla “creazione di un operatore unico delle torri broadcasting  per porre rimedio all'attuale situazione di inefficiente moltiplicazione infrastrutturale dovuta alla presenza di due grandi operatori sul territorio nazionale.” Apparentemente, una logica “razionale”. Che il sistema delle torri nel nostro Paese sia ridondante è noto come è noto pure che sarebbe conveniente per tutti un polo unico delle torri, più o meno sulla falsariga di quanto potrebbe essere conveniente per i broadcasters nazionali avere una CDN unica. A quel tempo, l’operazione Mediaset vene bloccata da una netta presa di posizione del Capo del Governo, Matteo Renzi: “Il Governo ha messo regole su Rai Way che riguardano il 51% pubblico che non intende modificare”. Punto, a capo. Cosa è successo nel frattempo da quel punto del 2015? Cosa induce ora il governo Draghi, se confermata la notizia, a questo repentino e radicale mutamento di rotta?

Necessario tenere presente alcuni punti: 1. Le casse di Viale Mazzini piangono miseria. 2. Le torri di Rai Way presto potrebbero essere ferro vecchio, ben che vada buono per la rottamazione. 3. Tutto il perimetro delle TLC è in rapida trasformazione e non ammette zavorre o zone grigie. 4. È in atto, non solo nelle TLC, in tutto il settore delle grandi infrastrutture di interesse nazionale un feroce scontro tra pubblico e privato e tra Stato e mercato. 5. Last but not least, sta per iniziare la transizione al DVB-T2 e le torri, in questo determinato momento, sono appetibili. 

Sul punto 3, ne dobbiamo dare atto, al momento, sembra che il ministro Giorgetti al MISE ha qualche idea chiara. quanto poi queste idee possano essere utili per la Rai e per il suo futuro è tuto da vedere, Draghi permettendo. Infine: a che punto à la notte nei rapporti tra Rai e Rai Way??? Qualcuno si è mai posto il problema di quanto costa il “noleggio” che Viale Mazzini paga a Via Teulada? Si tratta di oltre 180 mln anno per un servizio che, se messo all’asta, potrebbe valere molto meno e allora perché non farlo? Rai non ha nessuno obbligo nei confronti di Rai Way: il contratto di servizio dice esplicitamente che Rai “…per lo svolgimento delle attività inerenti al servizio pubblico può avvalersi di società da essa partecipate…” ma non è scritto da nessuna parte che “deve” avvalersi della società quotata. Ci stiamo lavorando e approfondiremo il tema.

Questo uno dei grandi misteri che gravano sul futuro del Servizio Pubblico. L’altro, del quale vi abbiamo accennato in apertura, riguarda le risorse economiche. Abbiamo scritto tante volte e ne siamo pienamente convinti, che dall’albero del pero non cascano le mele: se l’Azienda è con le pezze sul retro dei pantaloni ci sono nomi, cognomi e precise responsabilità del lontano passato e del presente che hanno determinato questa situazione. La colpa è sempre di qualcun altro come si usa dire e mai come in casa Rai questo principio è valido e applicato e tanto le conseguenze saranno a carico di chi verrà dopo. Quando si tratta di prendersi grane , di assumere decisioni coraggiose e impegnative …Hic sunt Leones.

Vediamo bene allora questa storia del Canone speciale. Che dal marzo dello scorso anno fosse scoppiata una pandemia e che da allora i locali commerciali sono stati costretti a chiudere non era una novità per nessuno. E che questi potrebbero avere avuto ”difficoltà” a pagare un canone per un servizio non erogato perchè impossibilitati a farlo era pure facilmente presumibile. E che questo avrebbe comportato un danno nelle casse di Viale Mazzini era pure facilmente intuibile già da giungo 2020. Bene: provate a cercare di sapere qualcosa su questo tema a Viale Mazzini e dintorni, come pure sul tema di Rai Way e poi fateci sapere. Bene che vada non rispondono e se qualcuno si azzarda a farlo non ne sa nulla. Se la Rai del futuro è in queste mani, andiamo bene. Meglio quella del passato, del lontano, lontano passato. Ridateci la “Nonna del Corsaro Nero, la Tv dei ragazzi, il film del mercoledì, la domenica sportiva con il secondo tempo della principale partita di Serie A alle 18.15, il varietà del sabato sera.

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mercoledì 21 aprile 2021

La SuperCazzola del Calcio (e non solo)

C’è del marcio … non solo in Danimarca (come sosteneva il Bardo) ma anche un pò dovunque in Europa. Se questa storia della SuperCoppa la si racconta ad un marziano potrebbe non crederci. Ieri sembrava un dramma epocale per il mondo del calcio e non solo. Oggi appare come l’ennesima bufala, la vera SuperCazzola,  dove delle 12 SuperSquadre che dovevano farne parte ne potrebbe rimanere solo una, la Juventus, che giocherebbe contro se stessa e magari potrebbe pure perdere (o vincere con un rigore a suo favore). Da ricordare che si  tratta della squadra tra le più indebitate d’Europa, la quarta, in buona compagnia delle altre che hanno aderito a questa iniziativa, promossa dal Super Indebitato presidente del Real Madrid, Florentino Peres. Forse è proprio vero che l’abuso del Super comporta qualche rischio: da noi siamo esperti, vedi Super Mario, Super Tecnici e Super Compagnia cantando.

Bene, veniamo ad altri argomenti ameni che interessano il Servizio Pubblico e la Rai. In ordine: la notizia più importante riguarda il M5S e Lega  che hanno presentato un emendamento (primi firmatari Di Piazza e lo stesso Salvini) al Decreto Sostegni per chiedere la definitiva abolizione  del canone speciale, quello dovuto dagli esercenti attività commerciali (bar, ristoranti etc). Si tratta di un colpo da oltre 80 mln di euro che per le casse di Viale Mazzini, già non molto floride, potrebbe essere micidiale. Ma è ancor più micidiale la lettura politica di questa manovra: che la Lega non fosse esattamente “amica” di Viale Mazzini e una fervente sostenitrice del canone Rai  era noto da tempo (Salvini: “Il CANONE RAI da pagare con la bolletta della luce??? Un FURTO, contro cui la Lega si batterà con ogni mezzo” FB. 21 novembre 2014). Con i commercianti in piazza che ribollono, sarà difficile immaginare che questo emendamento non venga accettato. Inoltre, ora che la Lega controlla un ministero chiave con Giorgetti al MISE, fedelissimo di Salvini, che certamente avrà grande impatto sul rinnovo del vertice attuale, come si diceva Roma, si vedranno sorci verdi. Il destino del Servizio pubblico, nei prossimi mesi, si giocherà esattamente all’incrocio dei problemi economici e quelli tecnologici, tutto il resto passerà in secondo piano.

Da segnalare una notizia, ripresa dalla solita Michela Tamburino su La Stampa di oggi, di una visita di Alessandro Morelli, nientepopodimenoche vice ministro dello stesso Giorgetti e responsabile dei problemi della comunicazione della Lega, all’amico e consigliere della stessa Lega in Cda Rai Igor De Biasio nel suo ufficio al settimo piano di Viale Mazzini. Non  stupisce il fatto in se, forse maldestro e inopportuno per la sua sfacciata visibilità, quanto la sua sostanza, perfettamente corrispondente ad un sentire comune in aree grigie della politica: così come stanno le cose, nessuno molla la presa, e la spartizione sarà ancora una volta come al solito. Cambiamo i fattori (diversi pesi tra i partiti) ma il risultato sarà lo stesso. Anima in pace: dubitiamo che il Super Mario sia in grado di imporre i Super Tecnici senza fare i conti con i partiti che lo sostengono. E, se proprio insiste su questo tema, ricordiamo che qualche “tecnico” di buona caratura in Rai già c’è ed ha tutte le caratteristiche per essere operativo, subito. Se richiesto possiamo fornire nome e cognome.

Altra notizia: in Vigilanza Rai si è svolta un’audizione con i direttori di Tg e Gr dove è stato sollevato il problema della ripartizione degli spazi occupati dai partiti: guerra aperta con FdI che rivendica il totale del tempo disponibile per l’opposizione al Governo che rappresentano da soli. Una bella lotta tra Carboni (Tg1) e la Santanchè (Fdi).

Due notizie da tenere sott’occhio. Maximo Ibarra lascia Sky: aria di crisi con la minaccia di circa 3000 esuberi dopo aver perso il calcio. Il mercato non perdona. Sempre da Sky proviene Nicola Maccanico che ora sarà AD dell’Istituto Luce- Cinecittà insieme alla presidente Chiara Sbarigia, proveniente dall’APT. Il ministro Franceschini estende e rinforza il suo territorio.

Ancora: presentata in Vigilanza una interpellanza da parte dell’onorevole Fornaro (LEU) sul sito di informazione Rai che, stando ai dati Audiweb di marzo, si trova al 66esimo posto a livello europeo, con 131 mila utenti unici e 554 mila pagine viste nel giorno medio. Si tratta esattamente della coda di quanto scriviamo da tempo sull’intera filiera dell’informazione Rai, dove spicca il caso di Rai News24 che costa più del Tg1. Ne riparleremo.

Infine. Tra due giorni si potrebbe svolgere il tanto atteso Cda Rai con la presentazione del Bilancio. Da quel momento in poi si dovrebbe avviare la procedura per il rinnovo del Cda. Ci avviciniamo alla resa dei conti.

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Nota a margine per i lettori interessati alla storia che stiamo raccontando “Cronaca di un omicidio "morale", realmente accaduto a Roma”: ieri abbiamo pubblicato il cap.2. Gli altri capitoli saranno pubblicati nei prossimi giorni nel tardo pomeriggio e non ci saranno avvisi.

 

 

 

 

martedì 20 aprile 2021

Cronaca di un omicidio "morale", realmente accaduto a Roma - cap. 2

ATTENZIONE: 

questo post è in aggiunta a quello quotidiano già pubblicato questa mattina ed è rivolto ai lettori interessati alla storia che stiamo per raccontare.


“… al mattino gli uomini vengono gettati in pasto ai leoni e agli orsi, a mezzodì alla mercè dei loro spettatori. Chi ha già ucciso deve affrontare altri che lo uccideranno e il vincitore viene serbato per un altro scempio; il destino dei combattenti è la morte: la tenzone è condotta con fuoco e spade. Va avanti sino a che l’arena è sgombra” (Seneca, epistole morali, a Lucilio). Non sono passati poi così tanti anni da quando i nostri antenati assistevano e partecipavano direttamente a questo spettacolo nel Colosseo e, forse, Betty,  non sapeva che nel DNA di questa città tutto questo è scritto da secoli sul marmi bianchi che decoravano i Fori Imperiali.

Come si dice a Roma: altezza è mezza bellezza e l’altra metà Betty l’aveva di suo. Così la descrive Vincenzo Cerami due anni dopo il suo omicidio, avvenuto il 23 giugno 1986 in Via dei Prefetti 46: “Un corpo gitano, capelli lunghi e neri, la bocca grande e morbida. Era alta più di un metro e ottanta e guardava il mondo con pupille appena strabiche, che aumentava in quella giovane creatura un’aria smarrita e incredula”. Nel Rione Campo Marzio si notava la sua presenza, non poteva  passare inosservata come pure non passò inosservata quando giunse a Roma un paio di anni prima piena di sogni e ambizioni.

Il racconto della sua presenza in città inizia nella sua città Cagliari, dove cresce in una famiglia benestante, figlia accudita insieme alla sorella Elena, anch’essa bella e corteggiata ma con altre ambizioni. Betty invece sentiva stretta la sua isola e aveva voglia di un altro mondo possibile dove la sua bellezza, della quale era pienamente consapevole, avrebbe potuto avere altro successo.  La Capitale, il cinema, lo spettacolo, la televisione sono irresistibili e così decide di lasciare la sua città.

Non ci sono notizie dei primi tempi a Roma se non che incontra subito un facoltoso commerciante con il quale comincia una storia, forse fatale. Appartamenti in centro, uno vicino Fontana di Trevi, quasi una sede di rappresentanza del suo status sociale dove ospita Betty. Per lei, un bel colpo di fortuna: una bella casa e con la persona giusta nel momento giusto, non poteva chiedere di meglio. Quest’uomo, con un vasto giro di conoscenza in diversi ambiti, la introduce nei giri che contano, o meglio, che presumono di contare in un sottobosco tutto romano fatti di “impicci” e di conoscenze, di rapporti e relazioni spesso ambigui e talvolta loschi. Fatto sta che, almeno nei primi tempi, tutto sembra andare nel migliore dei modi: i due si frequentano intensamente e si propongono  in pubblico come una coppia. Lei cucina e sembra anche bene e spesso organizzano cene con amici e conoscenti.  Betty si sente tranquilla e fiduciosa e, forse, in cuor suo, potrebbe aver avuto la sensazione di aver trovato subito un rifugio sicuro dal quale iniziare la sua nuova vita. Le persone che la incontrano si dicono tutti pronti a darle una mano: “Ti faccio conoscere Tizio … ci vediamo a pranzo con Caio …” e forse tutti, con il retro pensiero di poter fare qualcosa di più … tanto, si sa, nel mondo dello spettacolo funziona spesso così. A quel tempo non c’era il Me Too.  

Se non che, c’è un piccolo problema: l’uomo tanto generoso con il quale si accompagna è sposato e, come talvolta avviene, promette a Betty che presto avrebbe chiesto il divorzio per iniziare una nuova vita insieme a lei. Le cose vanno per le lunghe e si trascinano in un tira e molla inconcludente. Lei conta su di lui come trampolino di lancio, lui forse si accontenta di avere a fianco una bella donna da mostrare come preda e di lasciare sua moglie non ci pensa proprio. È in questa fase che Betty comincia a raccogliere nomi e numeri di telefono delle persone che incontra e le trascrive in una agenda curiosa, dove tante frasi sono scritte al contrario, che verrà ritrovata sulla scena del delitto. Ne vengono contate oltre 500 che saranno poi oggetto di indagini.

Arriva il momento in cui Betty capisce che quello che poteva essere un sogno sicuro diventa un incubo probabile.  Dalla prospettiva di un matrimonio felice, in un ambiente benestante e bene introdotto, si passa a un territorio inesplorato dove ogni giorno devi correre più veloce del leone che ti insegue. Entra in una terra di mezzo, di “comparsate”, di provini, di “book” fotografici per agenzie di modelle, di “… ti faremo sapere ..” cioè poco più di niente. Capisce, forse, che se non sei nel giro giusto, a Roma non vai da nessuna parte e la bellezza, da sola non è sufficiente. Chissà, potrebbe essere stato questo l’errore che l’ha indotta ai passi falsi che farà in seguito: credere, essere convinta, che essere una bella donna, intelligente e simpatica, possa bastare per essere apprezzata almeno nel primo “girone” infernale nel quale si è trovata appena sbarca a Roma: nel cosiddetto “generone”.

Chi sono costoro, chi appartiene a questo mondo? Così lo descrive Giosuè Carducci : “... una borghesia di affittacamere, di coronari, di antiquari, che vende di tutto, coscienza, santità, erudizione, reliquie false di martiri, false reliquie di Scipioni, e donne vere; un ceto di monsignori e abati in mantelline di più colori, che anch'esso compra e vende e ride di tutto; un'aristocrazia di guardia portoni”. Ma è una definizione del secolo scorso, mentre quella attuale si potrebbe riferire meglio alla Roma del secondo dopoguerra, quella dei palazzinari, dei nuovi arricchiti con il commercio, dei funzionari pubblici, dei politici che animano il Parlamento e dintorni. Si tratta di un amalgama sociale di difficile connotazione culturale e geografica. Sono persone che abitano indifferentemente in belle case del centro come nelle villette scarupate di mezza periferia. Possono essere persone di buona istruzione o somari come uno sportello di frigorifero arrugginito. Il solo legame che li unisce è una certa agiatezza economica e la diffusa sensazione  di potere, di essere in grado di arrivare dovunque nelle sfere del potere romano, dalla burocrazia comunale al potere vaticano.

È proprio in questo ambiente che Betty cerca disperatamente il suo destino. E proprio in questo stesso ambiente vale la legge della foresta: se non hai chi ti protegge entri in una zona d’ombra dove i predatori sono sempre in agguato e ciò che interessa loro è solo, semplicemente, la sua bellezza.

Fatalmente, il perimetro della sua vita si circoscrive in un ambito, quello del Rione, che è allo stesso tempo sintesi fotografica e umana di tutti coloro che, direttamente o indirettamente, parteciperanno al suo spietato omicidio aggravato da un’offesa sul suo corpo dilaniato che solo una mente fredda, forse lucida o forse malata, può compiere: gli lascia una banconota da 50 mila sulle ferite delle tante coltellate con cui viene uccisa. È un gesto significativo: per gli inquirenti apre subito una comoda e facile pista  investigativa.   

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Il primo capitolo è stato pubblicato domenica scorsa, 18 aprile 

 


Il Covid di Serie B e le TV media company globali

Altro che Covid: il carattere nazionale di un Paese si vede di fronte ai grandi problemi e il calcio  è indubbiamente tra questi: date un colpo d’occhio ai titoli dei giornali di oggi e la pandemia sembra diventato un tema di serie B, subito dopo il video di Grillo. Formidabili armi di distrazione di massa. Come non ricordare  il Giro d’Italia e l’attentato a Togliatti. 16 luglio 1948: al Tour De France vince la tappa Gino Bartali contro Fausto Coppi e gli animi turbolenti degli italiani sull’orlo della guerra civile improvvisamente si placano. I titoli di oggi sono quasi tutti sul calcio e sulla proposta di una Super Coppa Europea ristretta ai club più ricchi. Come poche volte avviene, tutto l’arco costituzionale si unisce e si oppone. Draghi ne fa un problema morale: il Governo “… sostiene con determinazione le posizioni delle autorità calcistiche italiane ed europee per preservare le competizioni nazionali, i valori meritocratici e la funzione sociale dello sport". Come non essere d’accordo. 

Le riflessioni prevalenti sono in due ambiti: sportivo e televisivo. Quello sportivo ci interessa molto in quanto tifoso ma non riguarda questo Blog. Invece ci interessa molto la “lettura” televisiva del problema. Anzitutto: la notizia non è nuova perché da tempo se ne parlava. La novità consiste nel farla uscire proprio in questo momento, con i campionati in corso che potrebbero essere a rischio. Un “rischio calcolato”, come direbbe Draghi? Evidente che ci sia una strategia ben definita finalizzata a porre le basi, subito, per il mercato televisivo della prossima stagione. Non c’è tempo da perdere: vanno trovati gli sponsor, pianificate le piattaforme di distribuzione e chiusi i contratti. Il calcio come merce e la televisione il suo mercato: questa la sintesi essenziale del tema di oggi. Del resto, da tempo è noto come lo stadio, la sede naturale, il luogo topico di questo sport, sia diventato secondario, accessorio ai limiti dell’irrilevante nella sua economia generale. I tifosi che affollano le tribune , in Italia, in termini di incassi rappresentano meno di un terzo del valore commerciale di una squadra.  Tutto il resto è in primo luogo diritti Tv, merchandising, sponsorizzazioni etc .Evidente che questo mondo si divide in milioni di persone alle quali basta una palla e un campetto sterrato e polveroso per praticare uno sporto bellissimo e appassionante e in altri milioni che si accontentano di vederlo in televisione.  Per questi ultimi non c’è problema: aumenta l’offerta, si tratta di una partita in più da vedere comodamente sul proprio divano, pagata tanto al minuto, ma ne potrebbe valere la pena. Per i primi invece, non cambia nulla: ci saranno sempre, in ogni luogo, giovani e meno giovani che continueranno a giocare, a correre e sudare felici e contenti dietro una palla in calzoncini corti, d’estate e d‘inverno.  

Poi c’è la lettura geopolitica: questa iniziativa è pienamente nel solco della grande competizione globale in corso tra gli OTT (Sky, DAZN, Netflix, Amazon, Disney etc) che, seppure oggi nel merito specifico non sembrano interessati,  ci sarà da vedere come si comporteranno quando l’iniziativa potrebbe prendere piede. Conclusione: allo stesso modo come non si riesce (o non si vuole)  regolamentare il WEB, difficilmente si potrà arginare questa deriva sul calcio globalizzato. Le piattaforme per crescere e sostenere costi crescenti hanno fame di contenuti e il calcio, questo tipo calcio, lo è in termini rilevanti. 

Infine, c’è il tema “media company”. Visto che i diritti sportivi sono una miniera è evidente che ognuno cerchi di scavare per conto proprio e sfruttarli al massimo. Anche per la Serie A se ne parla da tempo e proprio nei giorni scorsi abbiamo riportato la notizia di un possibile accordo della Lega con Ei Towers in questo senso. Non stupirebbe affatto che i 6 mld di dollari promessi dalla banca americana JP Morgan potranno essere utilizzati anche in questa direzione. Solitamente quando si muovono questi interessi, non lo fanno per beneficienza o per amore dello sport. Forse per questo motivo gli OTT, al momento, sembrano alquanto defilati: per loro si affaccia all’orizzonte un altro agguerrito concorrente. 

Ieri vi abbiamo scritto che sta per essere pubblicato il secondo capitolo del racconto “Cronaca di un omicidio "morale", realmente accaduto a Roma”. Abbiate fiducia: è in arrivo.

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lunedì 19 aprile 2021

La zona d'ombra tra soldi e salute: l'incertezza del Governo e la Rai

Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie.

Ognuno sta sul cuor della terra, trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera.

...Io era tra color che son sospesi e donna mi chiamò, beata e bella...

Si avverte un certo senso di incertezza, sembra proprio di attraversare un territorio sabbioso  e nebbioso dove non è chiaro l’orizzonte e il percorso che si dovrà ancora compiere. Abbiamo alle spalle un inverno duro e una primavera che stenta a partire. Un milione di posti di lavoro persi e migliaia di vittime di Covid. Draghi e il suo Governo ne sono l’immagine plastica: la campagna di vaccinazioni è partita ma non ancora compiutamente. Si sta per “riaprire” tutto o quasi ma sono molti ancora gli esperti che minacciano rischi. La destra spinge per normalizzare e la sinistra resiste nella barricata della prudenza. Al momento, chi canta vittoria sono Salvini e Meloni mentre Speranza (forse l'ultimo dei "comunisti") è in difficoltà a chiarire come e perché il Piano Pandemico Nazionale non era aggiornato (se lo fosse stato, forse, ci sarebbe stata una gestione della pandemia molto diversa ???). La lega incalza il ministro della Salute, fortemente riconfermato dallo stesso Draghi. E se mai Speranza dovesse vedersi aggravare la sua posizione? Vedremo. Draghi dovrebbe, ma ancora non è certo, “consegnare” al Parlamento il Recovery Plan entro la fine del mese ma non se ne sa nulla o punto. Farà in tempo? I partiti potranno intervenire nel merito? Boh…forse, chissà !!! Corre un atroce sospetto: Draghi potrebbe avere “barattato” il fronte sanitario per quello economico? Troppo facile a dirsi e troppo presto per verificarlo.

Veniamo alle nostre faccende. Il dossier Rai lo sta studiando qualcuno? Boh, forse, chissà. Da qualche parte abbiamo letto che il Governo vorrebbe fare tutta una tornata di nomine nelle consociate e controllate dallo Stato: appunto, salutam’ a fratim e soreta !!! Se poi questa considerazione la leghiamo alle priorità che dovrebbe avere il Governo sui grandi interventi nelle infrastrutture (Alitalia,Ilva, Autostrade, Banda larga etc) peggio mi sento. Il rischio di rimanere appesi, o meglio come color che son sospesi, è forte.

Il capitolo Rai potrebbe non essere prioritario e, sebbene ci siano all’orizzonte importanti scommesse politico elettorali  da gestire televisivamente (semestre bianco e elezioni nei grandi comuni), a qualcuno potrebbe venire bene pensare che, per il momento, meglio lasciar stare: quieta non movere. Il balletto delle candidature suona una musica stantia, nessuno scopre le carte, ammesso che qualcuno ne abbia di buone da giocare (abbiamo forti dubbi). I partiti tacciono, pensosi. Girano i soliti nomi, bufale e farlocchi e nessuno che ci mette la faccia (a parte Minoli, ma quello è un caso a parte) e a parte Laganà che un altro caso a parte. I due nomi di fonte governativa non ci sono e le società di cacciatori di teste incaricate di cercare i sostituti di Salini e Foa anch’esse potrebbero brancolare nel buio, consapevoli che la “cifra tecnica o manageriale” potrebbe valer come il due di coppe quando regna denari se la apolitica prima non decide. Quale potrebbe essere il compromesso tra politica e tecnica? E, a sua volta, quale potrebbe essere il punto di equilibrio tra PD, Lega e M5S che sostengono il Governo e l’opposizione di FdI che comunque potrebbe rivendicare una sua rappresentanza nel Cda Rai, come già avviene con Giampaolo Rossi? Lo schema precedente era AD/”tecnico” Salini al M5S e il Presidente/”politico” Foa alla Lega mentre i quattro conisiglieri più o meno equamente spartiti. Il quadro, il contesto, rispetto al giugno 2018 è molto cambiato ed è verosimile immaginare che questo schema possa non essere più adeguato. E allora??? Boh!!! Intanto, nel mentre che nel Palazzo di Viale Mazzini, si consumano trame e complotti per trovare l’avversario di Laganà, una cosa potrebbe essere certa: dei quatto nomi che dovrebbe eleggere il Parlamento due, necessariamente, saranno di donne. Delle due attuali consigliere, Borioni e Coletti, la prima non potrà essere ricandidata perché al secondo mandato e la seconda c’è la Sciarelli che la sta cercando per i corridoi con “chi l’ha vista”. Gli altri due potrebbero essere riconfermati i due maschietti: De Biasio (Lega) e, appunto, Rossi. Amen. Avviso per i maschietti che intendono candidarsi (fino alla fine del mese): nun c’è trippa ‘pe gatti!!!

Oggi nulla da segnalare sulla stampa. Veniamo allora al racconto di ieri. C’è stato molto interesse e non pochi mi hanno chiesto perché ho proposto una cosa del genere. Ci sono tante risposte: anzitutto perché è una storia che si è svolta intorno a me e, per pura casualità, nel giorno del mio compleanno.  Perché si è evidenziata, subito, come una storia di un omicidio non solo sporco, cattivo e inquinato ma piena di letture “morali”. La prima tra queste è l’ingiustizia e la seconda è l’impunità. Ambedue vanno di pari passo. Attenzione: c’è un inquinamento di fondo dietro l’assassinio di Elisabetta, Betty per chi la conosceva bene. È operato da un “attante”, un protagonista senza volto, che agisce sulla scena del crimine: ha le sembianze della politica, del mondo dello spettacolo, dello spaccio di droga, di servizi più o meno segreti, di genuini rappresentanti del cosiddetto “generone” romano.  Volta per volta questo attante ha cambiato costume ed ha preso in prestito anima e corpo di vari personaggi che a vario titolo erano vicino e intorno a Betty.

Probabile a fine giornata il capitolo n. 2 di questa storia che da ora in poi avrà il titolo  “Cronaca di un omicidio "morale", realmente accaduto a Roma”.


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domenica 18 aprile 2021

Cronaca di un omicidio "morale", realmente accaduto a Roma

Domenica di pausa. Proviamo a distrarci per un momento dai tanti misteri che aleggiano intorno a Viale Mazzini, ai suoi palazzi, ad uno in particolare, la Rai, e proviamo ad entrare in una nuova dimensione, pur tuttavia senza allontanarci di molto dal mondo degli avvenimenti difficilmente spiegabili. 

Quella che vi sto per raccontare è una storia vera: un omicidio realmente accaduto a Roma nel 1986. Tutti i fatti e i nomi delle persone corrispondono esattamente a quanto avvenuto e riportato dagli articoli di cronaca, prevalentemente de Il Messaggero di Roma. Lo spunto di questo racconto mi viene dalla lettura del supplemento settimanale del Corriere dove, da tempo, vengono riproposti casi di cronaca nera rimasti irrisolti. L’attacco della vicenda di questa settimana lo avevo già nella mente da tempo : “Il killer è tra noi. Da quasi vent’anni. Impunito”. È stato ed è tutt’ora un pensiero che spesso ritorna nella mia mente: un assassino mi è stato vicino e magari, potrà essere successo, di averlo conosciuto, forse potrei averlo incontrato, gli ho parlato o forse potrei averlo incrociato proprio mentre usciva dal portone del palazzo dove ha compito l’orrendo delitto.  Questo fatto avvenne esattamente il giorno del mio compleanno.

Necessario un passo indietro. Chi ricorda “aridatece l’insalata”??? Il 26 aprile di quell’anno esplode il reattore nucleare di Chernobyl liberando una nube tossica sul cielo d’Europa e venne raccomandato di non consumare verdure fresche a foglia larga, la fresca insalatina. C’è stato grande dimore, ansia e paura: nessuno poteva sapere e immaginare cosa era realmente successo in Ucraina e cosa avrebbe potuto significare per milioni di persone, quali rischi si potevano correre. All’inizio della vicenda, sia le autorità sovietiche e poi anche quelle italiane cercarono di minimizzare l’incidente e solo dopo una ventina di giorni, dopo un conferenza stampa di Lega Ambiente e della rivista Nuova Ecologia, vennero diffusi i primi dati sulla reale portata dell’incidente.  Il tema del nucleare e del suo utilizzo divenne centrale nel dibattito politico e, infatti, l’anno successivo, il referendum in Italia contro il nucleare civile vinse con una larghissima maggioranza.

Il Governo era nella mani di Bettino Craxi che aveva stabilito il famigerato “patto della staffetta” con Ciriaco De Mita che, proprio nel 1986, entra in crisi. Il 27 giugno di quell’anno il Governo si dimette e poco dopo  Craxi subentra a se stesso. Dopo di che inizierà una lunga stagione di governi in mano alla DC.

Un anno non proprio sereno. L’incidente nucleare  ha lasciato un segno e alla fine di quel giugno a Roma faceva caldo, molto caldo. Via dei Prefetti è nel pieno centro, a due passi dal Parlamento. Abitavo in Via della Lupa: una curiosa combinazione della mia vita ha voluto che le mie case fossero in strade con nomi di animali predatori. All’inizio Vicolo del Falco, a due passi da S. Pietro, poi Vicolo dell’Orso e infine, appunto, Via della Lupa. Dietro l’angolo, in Piazza della Torretta c’era una piccola latteria, tenuta da una gentile e anziana signora, sempre sorridente. Vendeva poco più del latte eppure era un luogo dove ci si incontrava, si scambiavano due chiacchere sul quartiere (un rione in verità, Campo Marzio) dove ancora c’era la bottega del fabbro, quella del falegname, il corniciaio, l’osteria. Non era propriamente una zona popolare, anzi. Però sopravviveva un popolo di artigiani e commercianti che conviveva con quello della buona, media e alta borghesia, insieme  agli abitanti dei palazzi della politica tutti intorno.

Tutto ebbe inizio quando proprio alla fine di quel mese caldo e assolato, intorno ai caseggiati tra Via della Lupa e Via dei Prefetti si diffonde un forte fetore che nessuno era in grado di capire da dove potesse provenire.  Passano alcuni giorni prima che il portiere di Via dei Prefetti 46 indicasse una finestra che dava sul cortile interno. Arrivano prima i Vigili del Fuoco e poi la Polizia, sfondano la porta di un appartamento al quarto piano e trovano il cadavere, in stato avanzato di decomposizione, di una giovane donna: Elisabetta Di Leonardo, 26 anni, bella, molto bella, nata a Cagliari.

Da adesso in poi il racconto prosegue lungo tracce sabbiose, misteri e sospetti di palazzi importanti, facoltosi commercianti, ambizioni televisive, politica e dannati spacciatori da quattro soldi. Tutto vero, tutto realmente accaduto. Segue.

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ps: a proposito di misteri, abbiamo letto Monitoraggio dell’opinione pubblica - Report settimanale realizzato dal Consorzio Opinio Italia per Rai e continuiamo a chiedere a chi  è rivolto e quale uso ne viene fatto.

sabato 17 aprile 2021

Il Sabato dei Misteri Rai

Il sabato, solitamente, dovrebbe essere giorno di riposo e anche le notizie si prendono vacanza. Oggi poco o nulla da segnalare e ne approfitteremo, come al solito, per ripassare i compiti della settimana e portarci avanti il lavoro per la prossima. Ce ne sarà bisogno. Ci sono tanti argomenti che bollono in pentola e sarà bene essere preparati: il nuovo Piano industriale, il Contratto di Servizio e non solo per quanto riguarda l’art. 17 del quale abbiamo parlato ieri, il rinnovo del Cda, il prossimo Consiglio del 23 aprile, il Prix Italia anticipato a Giugno (solitamente si svolgeva a settembre) ed altre varie ed eventuali.

Per oggi ci teniamo a nota un articolo che da solo merita un capitolo dell'Enciclopedia Britannica, pubblicato da il Foglio, con il titolo “Il mistero del sito News della Rai, che vale meno di Volante.it”. Se è per questo, possiamo aggiungere pure il mistero di RaiNews24 che raccoglie ascolti da prefisso telefonico e impiega  190 giornalisti e 56 quadri, impiegati e operai  con un costo annuo di circa 52 mln a fronte dei 48 spesi per il Tg1 (2018). E, tanto per ricordare a qualcuno tutti gli articoli del Contratto di servizio, ci viene in mente l’art. 25 (obblighi specifici) dove si legge: “e) La Rai è tenuta a: … i) presentare alla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, di seguito denominata Commissione parlamentare, per le determinazioni di competenza, entro sei mesi dalla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del presente Contratto di servizio 2018-2022 un piano di riorganizzazione che può prevedere anche la ridefinizione del numero delle testate giornalistiche nonché la riprogettazione e il rafforzamento dell’offerta informativa sul web”.

E, sempre per aiutare qualche autorevole dirigente di memoria corta, gli ricordiamo che, in effetti, un allegato al Piano industriale con il titolo “Allegato 4 - Piano per l'informazione Rai 2019–2021” è stato presentato nel marzo 2019 (un anno dopo il piano industriale) dove a pag. 77 si legge:

“Principali iniziative strategiche - Ripensamento dell'offerta digitale e razionalizzazione dell'offerta informativa complessiva in ottica multipiattaforma tutelando e valorizzando la mission del Servizio Pubblico

1 Creare un unico punto di accesso alle news online, semplificando il numero di siti news di Rai e rendendo l'offerta del portale All-News allineata alle best-practice italiane ed internazionali, come previsto dal CdS

2 Ripensare il ciclo di vita della notizia in modo dinamico e utilizzando piattaforme, formati e linguaggi specifici

3 Rafforzare la strategia e la linea editoriale di declinazione dei contenuti sui social, razionalizzando numero account e facendo leva su brand ambassador

4 Rafforzare l'integrazione tra le piattaforme digital e Rai News24 per creare un media journey più efficace in armonia con ruolo universale del Servizio Pubblico

5 Valorizzare la presenza capillare sul territorio come fonte di contenuti per le reti generaliste e per le piattaforme digitali e come elemento di coesione con i cittadini

6 Aumentare l'integrazione tra Rai News24 e l'offerta delle reti generaliste per ottenere sinergie produttive

Questo documento, che riporta all’altro grande tema della “Media Company” che tanto piace all’AD salini, ci riporta pari pari alla conclusione di questo mandato. La domanda come al solito è molto semplice. Cosa è stato fatto?

Bene. Ieri a Viale Mazzini e dintorni giornata intensa di trame e complotti. Sappiamo da fonti attendibili (più di una) che si dovrebbe essere svolta una riunione tra diversi soggetti (a scelta tra i tanti interessati all’argomento: Adrai, Usigrai, CGIL, CISL, UIL, UGL, Snater etc etc) finalizzata ad individuare un candidato unitario da presentare alle elezioni del rappresentante dei dipendenti Rai, sottinteso da contrapporre a Riccardo Laganà. Nei giorni scorsi il segretario dei giornalisti Usigrai Vittorio Di Trapani si è preso carico di fare questa proposta con il corollario che, una volta eletto, possa anche diventare Presidente della Rai. Lodevoli intenzioni che, come noto, sono lastricate di sassi acuminati.  Non sappiamo (ancora) se e come la riunione è avvenuta e chi vi ha partecipato. Sappiamo con certezza che la corsa a trovare un candidato “unico”, buono e rappresentativo per tutte le tre grandi famiglie Rai (impiegati/operai, giornalisti e dirigenti) non è per nulla facile. Di Trapani, con la sua  lettera, sembra aver detto chiaro e tondo che Laganà non è la figura a cui lui pensa. Bene, attendiamo di sapere chi potrà essere. C’è ancora tempo per le trame i complotti. Per chi fosse interessato, aggratiss, una versione del Giulio Cesare in PDF non si nega a nessuno.   

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venerdì 16 aprile 2021

INTEGRAZIONE: questo Blog, il piacere e il dovere

 ATTENZIONE: questo post si aggiunge e non sostituisce quello precedente.

Alla Sindrome Anzaldi si aggiunge pure quella del Nemico alle Porte: chi non è con noi è contro di noi. Che questo piccolo Blog possa non rientrare nelle simpatie di qualificati ed elevati dirigenti Rai ci sta, fa parte del gioco. Che questo piccolo Blog sia “aggratisse” e si diverte tanto con poco a differenza di chi invece è profumatamente pagato con i soldi pubblici senza nemmeno divertirsi più di tanto, si capisce anche questo. In fin dei conti, questo piccolo Blog è una specie di “umarel” del Servizio Pubblico: sfaccendati, pensionati, nullafacencenti che non hanno di meglio da fare che occuparsi di Rai e delle loro beghe. E si capisce pure che il successo di questo piccolo Blog, la sua continuità e continua ricerca di approfondimento possa “disturbare” gli addetti ai lavori, talvolta arroganti e presuntuosi, ai limiti del maleducato ed offensivo, che presumono sempre e comunque di aver capito tutto dalla vita e che si ritengano quindi nelle condizioni di dare lezioni, sempre a chiunque su tutto.  In quasi 40 anni di frequentazioni di Rai e dintorni ne abbiamo incontrati tanti di questo genere e, solitamente, sono quelli che passano con disinvoltura da “questo vertice è composto da cialtroni … incompetenti allo sbaraglio” a “questo è un compito dell’AD” … sottinteso che lo abbia svolto nel migliore dei modi. Per fortuna, però, ne abbiamo conosciuti e frequentati anche altri, di altra natura e cultura. Per fortuna, ogni tanto succede, anche in Rai.

A queste considerazioni poi, talvolta, se ne aggiunge una complementare: non sapete le cose, leggetele e studiate. Sottinteso: voi sfaccendati e nullafacenti, siete pure ignoranti. E, infine, occupatevi delle cose importanti e non perdete tempo con le “quisquillie”. Già, robetta .. che vuoi che sia ... 

E, a proposito di cose serie di cui questo Blog si occupa da tempo, c’è la famosa vicenda del refarming delle frequenze e del mancato adempimento, a nostro avviso, di quanto previsto dal Contratto di Servizio a questo riguardo. Ci è stato fatto osservare di non aver letto attentamente questo documento e allora, per chiarire bene ai nostri lettori e per essere certi di leggere la stessa cosa, riportiamo integralmente tutto l’articolo 17 che lo riguarda:

Articolo 17 -Informazione al pubblico in relazione al rilascio della banda 700MHz.

1. La Rai garantisce l'informazione al pubblico in ciascuna area tecnica nel corso dell’attuazione della tabella di marcia nazionale per la liberazione della banda 700MHz, utilizzando le emissioni televisive e radiofoniche e il web. Tale informazione dovrà essere fornita senza interruzioni fino a quando le attività non saranno ultimate in tutto il territorio nazionale.

2. La Rai informa i soggetti residenti nelle zone di volta in volta interessate dalle attività fornendo ogni opportuna conoscenza sulle modalità del processo in atto e sugli eventuali disservizi, anche momentanei, ed è tenuta ad attivare servizi gratuiti di call center e di numero verde al fine di dare riscontro alle richieste dei medesimi.

3. La Rai si impegna a rendere pubbliche le informazioni sugli accordi stipulati tra le associazioni degli operatori di rete e i produttori di apparati al fine di garantire adeguati livelli qualitativi.

4. La Rai si impegna a sviluppare, direttamente o attraverso le più opportune forme di cooperazione, associazione o intesa, anche attraverso partecipazione a società o consorzi, i servizi più utili al buon funzionamento della televisione digitale terrestre.

Con ordine: la Rai “garantisce… dovrà essere fornita etc ” e da nessuna altra parte si fa riferimento in questo documento, che questi adempimenti debbano avvenire in accordo o in cooperazione con il MISE. Poi, “è tenuta ad attivare servizi gratuiti di call center …” vedi http://www.rai.it/portale/Contatta-la-Rai-89059219-0e3a-453e-84a1-d73978f7d859.html e provate a chiamare il numero verde 800 938362 e poi riscontrate cosa vi rispondono: non c’è nessuna traccia di informazioni sulla transizione al DVB-T2. Non aggiungiamo altro. Ci sfugge qualcosa? Si: di mezzo c’è pure Rai Way che, teoricamente, dovrebbe essere molto interessata all’argomento. Andate sul loro sito www.raiway.it  e fateci sapere se trovate qualcosa.

Infine, chiudiamo e ribadiamo: da nessuna parte si legge o si dispone nel Contratto di Servizio che Rai “debba” agire” in coordinamento o in accordo con il MISE per quanto riguarda la campagna di informazione agli utenti sul refarming delle frequenze. C’è solo un vantaggio a tutto interesse della stessa rai. ed è esattamente questo che non si riesce a comprendere. Perché??? A chi giva questo silenzio??? Al momento, la sola comunicazione è avvenuta con gli spot messi in onda su tutte le reti e emittenti dei quali abbiamo già parlato. Che poi, invece, che la Rai “debba” dialogare e agire in coordinamento funzionale con gli organi competenti…” è tutt’altra storia ed è quasi banale, superfluo, ricordarlo. O no???