martedì 30 aprile 2019

Ragnatele

Sottili e trasparenti ragnatele stese sulla tastiera in questi giorni di tormentata primavera. Non per questo abbiamo mollato la presa: abbiamo letto con attenzione le interviste di Matteo Salvini e quella di Riccardo Laganà. Inoltre, i dati dell'Osservatorio sulle comunicazioni diffuso da AgCom il 26 aprile e relativi all'ultimo trimestre del 2018.
Per tutto il resto, per tutti gli altri, il solito imbarazzante silenzio.

Per quanto riguarda il primo, vale sempre la pena ricordare Ettore Petrolini quando, di fronte ad uno spettatore che dal loggione disturbava lo spettacolo, ad un certo punto si interrompe e lo apostrofa: "Vedi, non ce l'ho tanto con te quanto più con il tuo vicino che non ti butta di sotto". Questa considerazione vale per lui in quanto politico e chi lo ho ha votato, quanto più per chi gli ha lasciato praterie dove cavalcano industurbate orde barbariche. Detto questo,  veniamo alla sua intervista laddove si occupa di Rai (il titolo minaccioso: "cambio la Rai" è tutto un programma). Se la prende con Fabio Fazio e con i dirigenti Rai senza incarico. Difficile dagli torto: sul primo grava la responsabilità di quanti in nome del "mercato" hanno consentito una mostrosità del genere e la hanno pure rinnovata. Sui dirigenti poi c'è poco da dire: ti pago tanto perchè devi rendere tanto, devi essere più capace, più professionale, più colto e preparato della media dei tuoi colleghi. Punto, molto semplice. Se non è così ti pongo due scelte: o ritorni ad essere un semplice impiegato oppure vai a casa. Il problema, appunto non è il politico che parla, ma l'Azienda che non è Azienda, non ragiona come dovrebbe e come vorrebbero quelli che pure si vantano di essere al suo servizio. In una Azienda "normale" questi temi non avrebbero spazio: i contratti si gestiscono nell'interesse dell'Azienda. Punto, a capo.

Veniamo all'intervista di Laganà. Ha sostenuto argomenti importanti che per buona parte condividiamo: anzitutto l'ingerenza della politica. Argomento storico, centrale, derimente su tutto il resto. Ha ricordato quanto anche anche su questo blog sosteniamo da tempo: è necessario avviare con urgenza una iniziativa politica di riforma della Governance sul Servizio Pubblico. La legge del 2015 è un mostro: porta il Governo a sedere direttamente sulle poltrone di Viale Mazzini. Quel mostro ha generato una pianta malata che produce frutti avvelenati, dove è veramente difficile "capare" quello buono da quello con il baco. Quella Legge ha portato Salvini e Foa allo stesso modo e con gli stessi criteri, i quali hanno poi nominato chi volevano loro senza alcun principio di trasparenza o esperienza (Laganà ne paventa giustamente i pericoli per le nuove infornate di nomine), e sempre loro sono gli stessi che non hanno mai smentito l'incontro a Palazzo Chigi alla vigilia del voto sul Piano industriale. Alla storiella che al settimo piano ci sono due anime, una buona e una cattiva, non crede nessuno (forse pochi). Sono due lati della stessa medaglia e nessuno dei due finora ha dato prova di autonomia dalla politica come alcuni vorrebbero credere. Ad aggravare il quadro, le già note considerazioni sul Piano industriale, sul canale in inglese, sulla nomina di Foa a Rai Com, sul cinema etc etc .
A questo proposito, alcuni nostri  lettori si sono impegnati sul tema della "misura" della coesione sociale e di quanto questa sia più o meno contenuta nel Piano industriale. Osservazioni corrette: da tempo si dibatte sui fattori, sulla quantificazione degli elementi che inducono, rafforzano, favoriscono i processi di coesione sociale. Il documento del quale si è dibattuto in Vigilanza a malapena sfiora questo tema. Su questo argomento sarà necessario essere concentrati e su questo argomento  sarà necessario fare la tara al Piano industriale, insieme alle risorse sulle quali dovrebbe poggiare.

Sui dati AgCom, leggiamo sostanzialmente il calo progressivo (di poco) degli ascolti Tv, la diminuizione di quanti comprano giornali, aumenta il consumo di telefonia mobile a scapito di quella fissa. Nel mondo Tlc grandi mutamenti: diminuiscono progressivamente le connessioni in rame a favore della fibra, aumenta la velocità e le ore di navigazione sul Web. Interessante.

Per tornare al Piano industriale, siamo rimasti alla Vigilanza e al MISE. Per la prima si prospettano tempi lunghi: potrebbe convocare parti interessate prima di emettere una valutazione (non vincolante) in attesa di minacciati "atti di indirizzo" da parte di Lega e PD. Con le elezioni alle porte è lecito attendere mesi. Il Mise, per conto suo, si tiene il Piano ben stretto tra le mani, consapevole che potrà essere usato come una clava a favore dell'una o dell'altra tra quelle in causa. Ne vedremo delle belle, basta attendere.

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sabato 20 aprile 2019

Pensiero pasquale

Questa mattina sul Fatto Quotidiano Giovanni Valentini, stimato e apprezzato analista, scrive che al M5S bisogna dare atto di aver indicato l"AD con profilo di professionalità e esperienza. Per quanto riguarda le capacità si vedrà a fine mandato.
Bizzarro ragionamento. In primo luogo, rimane in secondo piano la natura, il ruolo, la fonte di legittimità da cui deriva questa nomina. Si sottace, si dimentica la Legge nefasta che lo stesso Valentini ha spesso posto al centro delle sue acute osservazioni. L'esperienza e la professionalità in quanto tali  inoltre, non possono e non debbono essere considerati requisiti positivi in quanto tali. Parliamo di Azienda con finalità pubblica che richiede ai suoi amministratori un DNA specifico che non si acquista al mercato. E' necessario avere chiari i fondamentali, la logica e la natura di un azienda finanziata per buona parte da soldi pubblici e aver gestito una piccola emittente privata non garantisce alcunché in questo senso.
Spesso si sostiene che esperienza e professionalità possano essere garanzia di qualità. Non è così e lo stesso Salini ne ha dato prova se risultasse confermata la notizia del suo incontro con Salvini alla vigilia dell'approvazione del piano industriale. Si potrà pure essere esperti e professionali ma non è detto che si possa pure essere capaci. Veniamo al merito del suo agire finora. Anzitutto le nomine: senza criteri chiari e trasparenti, solo logica politica. Piano industriale come una macchina con le gomme bucate: risorse poche e confuse, buchi clamorosi.
In ultimo, la diarchia con il presidente foa. Delle due l"una: non è pagato per gestire il conflitto con il presidente, o è capace a fare da solo come la legge gli consente oppure ha capito male il suo ruolo.
Morale: il bambino è parte dell'acqua sporca che  speriamo presto, una nuova Legge potrà cambiare.

Ora, abbiamo appena saputo, che la Lega ha nel mirino Tinni Andreatta, direttora fiction, perché non in grado di "narrare" il Paese come loro vorrebbero. Vedremo.
Intanto ...buona Pasqua a tutti!

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venerdì 19 aprile 2019

Dettagli

In un quadro, una fotografia, un film, ci sono dettagli che spesso rivelano molte più cose di quante non consenta la visione generale che, proprio perchè tale, comprende troppi elementi che possono indurre ad una visione confusa, opaca. Quando si parla di Rai, di Servizio Pubblico, è facile cadere in questo tranello. Ci sono momenti (Concessione, Contratto di servizio, Piano Industriale) in cui siamo trascinati a dibattere su grandi temi, complessi, pieni di dati, numeri e tabelle come pure di erudite citazioni giuridiche o ingegneristiche e, in questo modo, tralasciamo dettagli, appunto, molto significativi e rivelatori. Questo il caso di Rai Way, della società del Servizio pubblico quotata in Borsa. Sarebbe utile, forse necessario, rivedere dettagliatamente cosa avvenne nel 2014. E' successo, in buona sostanza, che per la prima volta il Governo si appropria del canone Rai pagato dai cittadini i modo illegittimo, incostituzionale (tre pareri: Ainis, Pace e Cheli lo hanno scritto in modo chiaro e inconfutabile). Ciononostante, ad alcuni, non pare vero di "mettere sul mercato" cioè vendere un pezzo della gioielleria di famiglia. Si getta, in questo modo, un pilastro granitico di uso privato di risorse pubbliche, una malversazione in grande stile dagli effetti nefasti che ancora oggi producono danni (vedi esproprio extragettito).

La storia di Rai Way, un piccolo ingranaggio di un organismo complesso, la dice lunga  su come, appunto, in molte zone grigie anche interne all'Azienda si intende, si concepiscono e si utilizzano le risorse pubbliche per interessi privati. Ieri si è svolta l'Assemblea della quotata dove il 100% degli utili sono stati riversati agli azionisti (il primo ovviamente è Rai e porta a casa un assegno di oltre 30 milioni). Ciò che a molti sembra non essere del tutto chiaro è che si tratta di una partita di giro: da una parte Rai versa oltre 180 milioni l'anno per i servizi resi (un ricavo per Rai Way crescente da diversi anni) e dall'altra se li riprende con il dividendo. Solo che, di mezzo, a godere ci sono i fondi di investimento che, tramite il sostegno del cliente unico Rai (i ricavi da terzi sono costantemente decrescenti) portano a casa laute cedole. L'azionista di maggioranza in tutto questo come esercita il dovere di indirizzo e controllo sulla quotata? al momento, il solo cenno di vita è stato con la firma del Memorandum con Open Fiber per "la sperimentazione" di nuove tecnologie!!! Roba da far tremare i polsi: il mondo tecnologico avanzato la sperimentazione la fa sempre dopo aver conquistato i mercati, consolidato i prodotti, definiti gli standard. Acqua fresca, foglie di fico, fumo, fuffa. Il solo fatto incontrovertibile è che dei dividendi di Rai Way non un solo euro è destinato a investimenti, ricerca, sviluppo mentre da qui a breve dovranno essere impegnati decine di milioni euro per adeguare il refarming ai 700 Mhz. Chi paga? e a chi rimarranno gli impianti? La questione è sempre la solita, semplicemente: in gioco c'è il denaro pubblico, non c'è solo il"mercato" al quale molti dentro Rai Way guardano sempre con grande attenzione.
Tra questi, l'AD, Aldo Mancino che dall'alto dei suoi oltre 490 mila euro di compenso annuo (lordi, ci mancherebbe... si tratta del doppio di quanto percepirà il nuovo Presidente Mario Orfeo appena nominato) ha buon gioco a sostenere che tutto va bene: appunto, ci mancherebbe che andasse pure male. A Roma si usa una espressione un tantinello volgare che rende bene il concetto: sono tutti capaci a usare comportamenti sessuali di un certo tipo con gli attributi di altro tipo. L'ingegnere è toscano e, come si dice dalle sue parti ..."fai il buonino" e, aggiungiamo, dovrebbe ricordare che buona parte del suo stipendio lo pagano i cittadini.
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mercoledì 17 aprile 2019

la tregua

Come era facile supporre, quanto successo in Vigilanza ha segnato un solco non facile da aggirare. Ha segnato, inoltre, un deciso cambio di passo tra gli equilibri generali delle forze politiche in campo e, a seguire, nei corridoi di Viale Mazzini. Erano annunciate nomine in Cda di ieri, anche se non gli competono (l'AD deve solo riferire, non ottenere il voto), che non sono avvenute. Troppa tensione. Gli stessi tempi sono oggetto di trattativa: il M5S ha chiesto che queste dovessero avvenire prima della competizione elettorale del 25 maggio, a tassi invariati, mentre la Lega sul punto fa melina e attende quanto potrà uscire dalle urne.

Prosegue la tensione sul tema RaiMovie. Quanto sostenuto da Salini in Vigilanza non solo non ha avuto riscontro sulla stampa (ha sostenuto che i film in Tv aumenteranno) ma non ha nemmeno convinto nessuno.

La Santa Pasqua è alle porte ...

La Settimana Santa

Sia detto con tutto il rispetto e l'ossequio e senza voler mescolare il Sacro con il Profano. Si sapeva da tempo che questi giorni sarebbero stati di una certa passione per il Servizio Pubblico e così è.
Ieri in Vigilanza sono successe alcune cose, sono state fatte alcune osservazioni o ci sono stati silenzi significativi dei quali in parte vi abbiamo scritto e il altra parte si leggono sui giornali di stamattina.

In ordine: il primo intervento è stato del senatore Margiotta e, tra le tante cose, ne ha detta una interessante. Dopo aver ammesso che la Legge, proposta e varata dal suo partito, potrebbe essere valutata "buona o cattiva" ha poi fatto una significativa affermazione "Mi consta il famigerato tetto degli stipendi che in alcune società controllate, per motivi ovviamente e legalmente possibili, venga eluso per cui succede che uno degli amministratori delegato guadagna il doppio del controllante". Il riferimento "ovviamente" è all'attuale AD e DG (???) di Rai Way, Aldo Mancino.
Vengono in mente due osservazioni: la prima è che questo era noto già dai tempi della quotazione (l'ex AD  dopo la quotazione guadagnava oltre 400 mila euro) voluta, imposta, dal Governo Renzi. La seconda è che stupisce che proprio il PD  alla vigilia dell'Assemblea degli azionisti di Rai Way dove si dovrebbe insediare Orfeo, caldeggiato anche dallo stesso PD, sollevi una storia del genere. Nel merito, l'osservazione di Margiotta è assolutamente condivisibile: seppure le leggi di mercato lo consentono, non si può dimenticare che la Società quotata vive solo in funzione di quanto la controllante paga ogni anno (circa 85%del fatturato) per i servizi resi, e dunque con i soldi provenienti dal canone. Ovviamente, da parete di Salini e Foa, un imbarazzante silenzio. C'è qualcosa di marcio in Danimarca.

Seconda osservazione: il senatore Airola del M5S ha scritto ieri nel suo FB "Ora se le nomine dei posti apicali della produzione RAI, verranno fatti dopo le elezioni, è probabile che l'assalto Lega-Forzista sarà incontrastabile, vogliono fare una MEDIASET 2, soprattutto se, come dico alla fine dell'intervento, il M5S a livello ministeriale sembra completamente assente anche se più volte stimolato da noi della Vigilanza. Questo mi lascia molto molto perplesso." Detto da lui, apre riflessioni interessanti che si accoppiano con quanto detto dal suo collega di partito a proposito di una nuova Legge sulla Rai che lui vorrebbe essere promotore riprendendo due ipotesi avanzate nelle scorse legislature. Intanto, però, continuano a sostenere Salini e il suo Piano industriale.

Terza osservazione: ieri non abbiamo fanno cenno all'intervento dell'unico della Lega intervenuto in  Vigilanza, Capitanio, che si è tenuto molto basso, proponendo riflessioni sul ruolo della radio e poco più, nel mentre che il loro Presidente era sotto il tiro a palle incatenate da parte di tutti gli intervenuti. 
Sarà forse il frutto di una "moral suasion" di qualche astuto ed esperto dirigente Rai di recente iscritto alla "quota Lega" ???

La partita in gioco è molto complessa ed è verosimile che nessuno voglia scoprire le carte in mano. Sui giornali di stamattina si legge pure che il M5S potrebbe appoggiare la richiesta del PD di riconteggiare le schede per la nomina di Foa. Vedremo.

Quarta osservazione: ieri il PD ha annunciato una iniziativa della Vigilanza di indirizzo sul tema Rai Com e del potenziale conflitto di interesse di Foa (dove pure si consuma la questione del canale in lingua inglese). 

Per completare la settimana, oggi è previsto un Cda con possibili nomine nelle competenze dell'AD che ha solo i vincolo di informare il Consiglio (si parla di Giannotti al posto di Parapini, di un nuovo incarico per il pensionando Flussi, per la sostituzione di Tagliavia nel Cda di Rai Way etc etc etc ). A proposito della quotata, domani si svolgerà l'Assembla degli azionisti. Una cartina di tornasole per capire come la Rai intenderà muoversi nel prossimo futuro tecnologico.

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martedì 16 aprile 2019

Il gioco delle parti

Si è appena conclusa l'audizione di Foa e Salini in Vigilanza Rai. Sarebbe utile, forse necessario, rivedere e diffondere anche nelle scuole elementari (poveri figli) lo spettacolo della politica e della dirigenza Rai per capire se è più dannosa la prima o la seconda per il destino del Servizio Pubblico.
La politica è apparsa povera di conoscenze e proposizione: verrebbe da chiede quanti di loro si sono presi la briga di leggere la Concessione e il Contratto di servizio.
Sulla dirigenza Rai, o almeno una parte di questa, di cui si legge e si parla per essere costantemente iscritta al registro delle "quote" di appartenenza ad un partito o dell'altro,  basta citare la lite nella redazione del Tg1 (a quanto sembra fondata sulla ripartizione di alcune nomine interne) per stendere un velo pietoso.

Inizio dei lavori ore 9.24, fine seduta 12.23 con replica del Presidente e dell'AD. Anzitutto una nota di colore: qualcuno suggerisca a Salini di mettere un punto metallico ai tanti foglietti che gli si perdono tra le mani, si sovrappongono, scompaiono e riappaiono come i conigli dei maghi. Tutto buono per Crozza.

Al centro degli interventi tre filoni: i dati sul pluralismo politico, il Piano industriale e la sorte dei canali Rai Movie e in lingua inglese. Sul primo punto, attacco frontale sui numeri forniti dal Presidente Rai, accusato anche di fornire numeri falsi. Replica sulla stessa falsariga. Punto e a capo. Sul Piano industriale, sensazione diffusa che le oltre 300 pagine più altrettante di allegati non siano state lette bene dai parlamentari, spesso confusi tra piano editoriale e piano industriale. Sul cinema, e sul canale "femminile o maschile" abbiamo già scritto. Sul canale in inglese e sul doppio incarico di Foa, risposte fumose e, seppure supportate da pareri di legittimità di Anac e Mise, rimane il senso di una operazione dai contorni ancora  poco chiari.
Non è stata quasi mai citata la parola canone e il tema risorse è stato pressochè dimenticato per non dire che nessuno, nessuno, ha posto il tema della coesione sociale che pure è centrale, fondamentale nel contratto di servizio. Le due ruote fondamentali del Piano industriale, semplicemente, sono in secondo piano ... piccole cose ...

La seduta si è chiusa un pò a correre via: non c'è stato il voto sul Piano Industriale e, forse, nemmeno ci sarà o almeno non è previsto.

Vediamo il gioco delle parti: il PD (Margiotta, Giacomelli, Verducci) ha sollevato il problema del ruolo dell'AD (un uomo solo al comando) e la Legge del 2015 voluta dal Governo Renzi. Lo spirito della legge è stato deformato: "la legge non ammette diarchie (tra presidente e AD)". Il Piano Industriale "vorrei ma non posso". Il M5S (Airola e Di Nicola) difendono il piano ma sollevano il caso Foa e (Airola) il tema indipendenza dalla politica (sic) e trasparenza sulle nomine (???). Per il resto, poco o nulla più. Il teatrino oggi più povero del solito.

Sensazione generale: la Santa Pasqua è vicina e le elezioni europee pure e che, chi più chi meno, vogliano prendere tempo. Inoltre, una interessante convergenza tra M5S e PD sulla necessità di rivedere, aggiornare la Legge sulla governance Rai per individuare una fonte diversa di legittimazione e autonomia (una fondazione). Come abbiamo già scritto: riportare la chiesa al centro della piazza (la chiesa è il parlamento) che esprime un Concilio (una Fondazione)  autonoma, autorevole e indipendente, anzitutto dal Governo. Questa Rai, questa governance, è frutto di una Legge sbagliata che ha consegnato, sigillato, l'Azienda nelle mani del Governo dove i due personaggi (Presidente e AD) rispecchiamo le componenti fondamentali. PUNTO. Difficile immaginare che ne possa discendere un progetto di Servizio Pubblico valido per il prossimo futuro.

Ora si rimane in attesa di una possibile nuova convocazione in Vigilanza e del parere del Mise che (curiosamente) tace.

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lunedì 15 aprile 2019

Maschiacci e femminucce

Lo abbiamo scritto per primi lo scorso 26 aprile nel post "Vietnam" che il Piano Industriale conteneva una "bolla" o un "balla" megagalattica apocalittica trascendentale postculturale: la creazione di un canale "maschile" e uno "femminile" (vedi pag. 11 del Piano). Sul primo apoteosi di programmi su come tagliare tronchi di sequoia con il tritacarne, smontare un motore di un cingolato John Deere da 197 Cv con lo spazzolino da denti e le pinzette per le unghie. Sul canale femminile invece le storiche fettuccine di Nonna Pina, una rubrica on line sull'uncinetto all'epoca del Web e nel corso della giornata un dibattito aperto sul futuro dell'ammorbidente in lavatrice. Ci permettiamo di suggerire anche un terzo canale "polisex" ...non si sa mai ... tanto per comprendere tutti e non lasciare fuori nessuno. Questa mattina leggiamo sul Corriere che l'Usigrai darà battaglia. Sarà pure ora di dire che le battaglie si danno per essere vinte e non solo per il piacere di dare battaglie. Da tempo leggiamo e sentiamo di amici, parenti e conoscenti che minacciano battaglie, ricorsi, lettere aperte ed altri sfraceli senza che mai si possa sapere l'esito del conflitto.

Comunque, va bene: un altro tassello del Piano industriale che si potrebbe sgretolare e forse non  è un caso che si impantana proprio sulla novità "concettuale " del piano: la famigerata riorganizzazione per "generi" laddove tutti noi abbiamo inteso che si trattasse di generi "televisivi" e non di generi primordiali, maschi e femmine. Perchè allora, tanto per gradire, due belle nuove direzioni per i due nuovi canali: RaiMan e RaiGirl ... internazionali, moderni (per le femmine Girl invece di Woman perchè, si sà, le donne forever young). La conseguenza, grave, di questa scelta scellerata, è l'implicita chiusura del canale Rai Movie dove, 24 ore su 24, vanno in onda film interessanti. Nel momento in cui il cinema è il terreno privilegiato di conquista da parte delle diverse piattaforme, Netflix  in testa, Il Servizio Pubblico cosa fa? abbandona il campo! geniale!!! ma come lo hanno scritto questo piano industriale, con in punti dell'Ovetto Kinder? Per non dire di un altro argomento di "servizio pubblico": lo sport. Quale è l'intrattenimento sportivo per la stragrande maggioranza degli italiani? Ca va sans dire ... il calcio in tutte le sue declinazioni ... e allora cosa ti combina la Rai? perde pure quella serata di Champions dal sicuro interesse del mercoledì sera. Geniali !!! Certe persone, se non ci fossero, bisognerebbe inventarle.

Domani, alle 9.30, è prevista la Vigilanza e si dovrebbe parlare anche di questo. Ci eravamo lasciati con l'audizione di Foa e Salini dove il primo ha illustrato la copertura dei Tg1 ai partiti politici e il secondo le linee guida del Piano. Domattina, dunque, si dovrebbero scoprire le carte e sapere la guerra per bande quali schieramenti vede in campo. Si presume il M5S all'attacco di Foa per il doppio incarico (Rai e Rai Com) e la Lega all'attacco per la "narrazione incompleta" del Paese con in video sempre i soliti noti. Il PD, dopo le minacce - rientrate - di Aventino, e dopo aver fatto votare contro al PI da parte della consigliera Borioni ora vuole "ascoltare" Foa. Ci si attende che anche in Vigilanza siano coerenti. Vedremo. Si vorrebbe, inoltre, chiedere conto dell'incontro mai smentito a Palazzo Chigi e, auspicabile, di come siano andate le cose per la famosa telefonata a Fabio Fazio per la "moral suasion" di non invitare Di Maio in trasmissione. Nel frattempo, leggiamo, che al TG1 le due fazioni governative "quota grillina e fede sovranista" (solo a scrivere una cosa del genere viene l'orticaria, memore di un passato nemmeno poi tanto lontano DC, PCI, PSI, AN, FI etc etc) sono quasi alle mani (vivaddio .. con un paio di sganassoni si risolvono tante cose, non è un metodo carino ma spesso risolutorio).

A proposito di "bolle" o di "balle" non ha ricevuto l'attenzione che meritava lo speciale di copertina dello scorso numero di Repubblica Affari e Finanza con un titolo che è tutto un programma: TV, la battaglia dei giganti. Da leggere e conservare.

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sabato 13 aprile 2019

???

Difficile trovare un titolo per il post di oggi. Ci sono diversi temi interessanti. Il primo riguarda un pilastro del contratto di servizio, la coesione sociale, che sembra essere pressoché disatteso. Lo ripetiamo ancora una volta, si tratta di un piano anzitutto senza risorse, povero e di breve respiro, e poi si incardina tutto su numeri, ingegneria delle piattaforme, modelli matematici e di società civile, di democrazia , di crescita culturale, se ne sente solo il lontano rumore.
Di questo scrive oggi Giovanni Valentini sul Fatto. Da leggere.

Altro articolo importante della giornata è firmato da Ilario Lombardo su La Stampa. Nella sostanza, conferma già quanto abbiamo scritto più volte: i rumori di guerra al settimo piano di viale Mazzini sono sempre più forti e non appare lontana la resa dei conti tra Foa e Salini. Le bucce di banana sono disseminate lungo il corridoio,  a partire proprio dal piano industriale, ora strenuamente difeso insieme al suo tutore, l'AD Salini, dal M5S. Al suo interno c'è la buccia subordinata: la nomina di Foa  come presidente di RaiCom dove, a sua volta, c'è un diversa buccia non meno insidiosa per entrambi: il canale in lingua inglese finanziato con soldi pubblici (pochi) e inserito in una dinamica commerciale che mette a dura prova tutta la credibilità di un piano che potrebbe rivelarsi assai difficile da difendere.
Ma la notizia che riporta l'articolo di Lombardo è molto delicata: si legge che il direttore delle relazioni istituzionali, Fabrizio Ferragni, farebbe parte di una triade che lavora per conto di Salvini. Quanto sia vero o no impossibile verificare e si spera in una viva e vibrante smentita. Sappiamo però che leggere storie simili danneggiano in modo pressoché irreparabile la credibilità non tanto delle singole persone che se la vedranno con la loro coscienza politica oltre che professionale, ma anzitutto l'Azienda ancora una volta preda di famelici appetiti dove però, in più, non si capisce mai bene chi è preda e chi predatore. Del resto, a Viale Mazzini, di triade imperanti ne sono passate molte (qualcuno ricorda quella del periodo Berlusconi? Una più...una meno....le triadi passano, il Servizio Pubblico rimane, malgrado loro.
La bassa cucina dell'inciucio, mette sempre in tavola piatti buoni per tanti gusti da fast food. È ancora fresca  la misteriosa storia dell'incontro a Palazzo Chigi tra AD, Presidente e il Governo, come pure la telefonata fatta da qualcuno (???) a Fabio Fazio per "suggerire" che era meglio non invitare Di Maio in trasmissione.
Ieri, sul sito de Lo Specialista, si leggeva che la Rai avrebbe perso anche per le prossime stagioni il contratto per le partite di Champions. Come pure si legge sempre nello stesso piano industriale della scomparsa di Rai Movie a favore di un nuovo "canale femminile".

Sarà ora di chiamare il VII Cavalleria, anche se, in verità, non sappiamo bene chi potrà essere che suona la carica.

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giovedì 11 aprile 2019

Pozzi inquinati

la notizia del giorno sarebbe che Rai, Open Fiber e Rai Way avrebbero sottoscritto un memorandum di accordo per la sperimentazione Ultrabroadband e UltraHD per il broadcasting con l'obiettivo di essere all'avanguardia nell'uso di nuove tecnologie, sviluppare infrastrutture e piattaforme ...
Ottimo .. direi !!! c'è solo da fare qualche ragionamento, breve breve, sul ruolo, sul peso e il senso della quotata di Via Teulada in rapporto con l'azionista di maggioranza. Tanto per gradire: è stata resa pubblica la nota sulla remunerazione dei dirigenti di Rai Way: in testa l'AD e DG con un modesto compenso di circa 490 mila euro (quattrocentonovantamila e spicci ... lordi si intende), il doppio del suo azionista controllante e scusate se è poco.

basta ... è troppo ... è venerdì ...  si avvicina la primavera .. pensieri positivi ...

bassa cucina e lavanderia

Oggi ci occupiamo di grandi riflessioni, temi elevati, questioni strategiche ( con un pizzico di imbarazzo).

Nulla di nuovo: da sempre tra Viale Mazzini e il mondo della politica intercorrono, caffè, pranzi, cene, colazioni, fine settimana magari in barca, mogli dal parrucchiere, partitelle a tennis, frequentazioni al Circolo (a scelta Canottieri Roma o Aniene oppure per i secondi riporti il Circolo Rai di Tor di Quinto). Molti hanno fatto fortuna in questo mondo.

Va bhè ... di cosa ci si stupisce? se è più dannosa la politica che ingerisce sulla Rai o la Rai (quella parte di Rai) che gode come una matta a servire la politica, ad essergli prona e servile? Quando ci sono in ballo nomine, interessi corposi e robusti non si guarda in faccia a nessuno. Certe volte viene da pensare chi sia buona la seconda. Come oggi, quando si legge che da qualche parte (Roma o Milano) partono telefonate verso le strutture editoriali (Fazio) per "suggerire" che forse è meglio fare o non fare certe interviste (Di Maio). Chi vi scrive, ha superato da 40 anni l'iscrizione all'Albo dei giornalisti e, forse poco, conosce i suoi colleghi. Spesso si vive dell'ansia di "stare sul pezzo": non perdere il contatto, avere l'informazione giusta al momento giusto. Questo è parte di un mestiere complesso, non sempre gradevole, ma pur sempre un mestiere che può piacere o meno. Il tema è quando i mestieri si vogliono mescolare e, spesso con supponenza e un filo di arroganza, i politici vogliono fare i giornalisti e i giornalisti si improvvisano politici. C'è di peggio: i giornalisti che si autonominano  dirigenti o "manager" e si sentono illuminati dalla capacità di poter gestire cose che non sanno fare. Risultato: pipì fuori dal vaso, improvvisatori allo sbaraglio.

Il tema sono le regole e l'Azienda: una Azienda si pone regole e i suoi dipendenti le rispettano. Punto. Il tema è che la Rai fatica ad imporsi regole e i suoi dipendenti (il quartier generale) faticano a rispettarle. Tutto, come sempre, molto semplice.

Tutto questo perchè, ancora una volta avviene?  come si leggono questi fenomeni da baraccone? semplice semplice e lo abbiamo scritto da tempo: la guerra per bande al settimo piano (come pure a Palazzo Chigi) si intensifica e ognuno spara le proprie cartucce: ci  sono da occupare ancora molti posti strategici esol oin questa chiave si legge tutto. Il piano industriale (ora difeso a spada tratta da M5S e Salini) non solleva ciglio da parte Lega che tace silente. Il pezzo di Giovanna Vitale su Repubblica di ieri è stato istruttivo. Ad aspera per aspera.

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mercoledì 10 aprile 2019

Attori e attanti sulla scena

Correva l'anno 1975, in Grecia c'erano i colonnelli e in Europa andava nelle sale un film che ha fatto storia: La recita, di Theodoros Angelopoulos. Lunghissimo (3 ore e 40) e piani sequenza interminabili, bellissimo e drammaticissimo. A chi vi scrive è sembrato di rivederlo ieri, solo che non era il grande schermo ma il monitor del proprio pc.

Faremo ennesimo dispiacere agli esegeti dell'AD e del "suo" Piano industriale ma quello che si è visto ieri è stato surreale, per tutti. Cominciamo dalla testa: il Presidente Barachini: da tempo la Vigilanza era convocata e più volte rinviata. Si sapeva tutto da settimane e si potevano organizzare i lavori in modo più efficiente e razionale. Perchè far parlare Salini per oltre un ora, dopo Foa, e ben sapendo che non ci sarebbe stato più spazio per il necessario dibattito? L'intervento di Foa meriterebbe un ragionamento a parte e, per ora, ci concentriamo su Salini.Veniamo al suo intervento: quando si espone qualcosa in pubblico si comunica con le Parole, con gli Occhi, con il Corpo e, infine, con il Cuore. Le Parole: prolissa tarantella di numeri, foglietti e tabelle, troppe, tante per contenere la necessaria attenzione sulle linee guida, sulla filosofia ispiratrice del piano, risultato poi annegato  nelle sue infinite sfaccettature. Less is more. Lasciamo perdere, forse non è proprio il suo mestiere. Gli Occhi: guardano poco verso i suoi interlocutori e, quando avviene, lo sguardo è smarrito, interrogativo, cerca conforto in qualcuno dei presenti. Per lo più, si perde tra i soliti foglietti  che legge attentamente, cercando di non perdere la sequenza delle pagine. Risultato goffo ai limiti del comico (è stata notata una certa somiglianza a Checco Zalone). Quando legge, però, legge bene (si fa per dire). Il Corpo: leggermente proteso in avanti (positivo), interruzioni continue da piccoli nervosismi (negativo), ma non riesce a dare spessore alla sua figura. Il Cuore: esce nella parte finale, quando smarrisce l'appunto cartaceo e, dopo un breve tarantella, tira fuori l'appunto sul cellulare: geniale! In quelle poche parole esce il meglio di se: dateci certezze di risorse e di stabilità di governance (gli sono fischiate le orecchie più volte sulla sua tenuta alla poltrona). Sul primo punto avrebbe fatto meglio un dignitoso silenzio: perchè non ricordare l'illecito esproprio dell'extragettito del canone e non voler presentare ricorso? E poi, in modo più incisivo, perchè non sollevare il tema canone in termini più radicali e strategici sulla sua natura e destinazione funzionale? Sulla stabilità del suo mandato,iniziato da meno di anno, e sollevare ora questo tema appare a dir poco improvvido e maldestro. 
Veniamo agli altri attori: il PD merita il consiglio di fornirsi di un autorevole spacciatore di erba legalizzata, gli eviterebbe di evidenziare uno stato confusionale degno di migliore passione. La sola cosa intelligente è stata chiedere il rinvio del dibattito. Il M5S: Airola, un pò stizzito, ricorda ai parlamentari (giustamente) che hanno il documento in mano da oltre un mese e avrebbero avuto modo di dire qualcosa, ma incassa il colpo della debacle e tira dritto. Degli altri: non pervenuti.
Sulla scena grava però l'attante ("colui che compie o che subisce l'atto indipendentemente da ogni altra determinazione") che si materializza nella missione del Servizio Pubblico ridotta e smarrita alla rincorsa di tecnologie e mercati lontani e complessi, costosi ai limiti dell'impossibile. Ancora una volta, ieri, ha fatto fatica ad emergere quella parte del Contratto di servizio tanto evocato ma molto disatteso: " ... favorire lo sviluppo di una società inclusiva, sussidiaria, equa, solidale e rispettosa delle diversità e di promuovere, mediante appositi programmi ed iniziative, la partecipazione alla vita democratica;".
Non a caso è uscita ieri una sua corposa intervista e non a caso la madre di tutte le domande era in coda e alla quale ha balbettato risposta fumosa: le risorse, non ci sono e nessuno sa con certezza dove potranno essere. Calate il sipario, per ora. Attori, attanti, comparse, nani e ballerine prendono il cestino e fanno pausa pranzo. 
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martedì 9 aprile 2019

Il toro per le corna

Oggi dovrebbe essere giorno di corrida e vedremo se il povero toro non verserà sangue nell'arena.
Alle 12 si dovrebbe riunire la Vigilanza e si attenono scintille. Ma, a quanto sembra, come al solito, la confusione regna sovrana. E' notizia di ieri sera che il PD che aveva annunciato l'Aventino come protesta per la mancata pubblicizzazione delle schede utilizzare per l'elezione di Foa ha cambiato idea e sarà Anzaldi a non essere presente in aula. Incredibile ma vero !!! Si ipotizza un nuovo grande "inciucio" che non sarebbe, come si vorrebbe far credere a danno del M5S ma, a favore. Dovesse mai succedere che si formasse una nuova maggioranza di governo, qualcuno sostiene che sia più verosimile tra PD e 5S che non Lega e FI. Anzaldi e Borioni ne dovrebbero sapere qualcosa di più di noi.

La mattinata inizia bene: nella mazzetta dei giornali troviamo due pezzi importanti: intervista di Riccardo Laganà a La Notizia e intervista tempestivissima e pregiatissima di Fabrizio Salini su Prima Comunicazione.  Laganà ripropone il tema del conflitto di interessi di Foa (sollevato anche da Primo Di Nicola, M5S) come presidente sia di Rai Spa che di RaiCom, cioè controllante e controllato. Inoltre affronta, correttamente, il problema dell'assegnazione del canale in lingua inglese (finanziato con soldi pubblici) sotto le direttive di una società con finalità commerciali. Ci permettiamo di aggiungere: la Legge e lo Statuto Rai non lo permettono! Al Presidente del Servizio Pubblico sono demandati ruoli e compiti ben delineati che non possono essere superati a discrezione, a piacimento: nella Legge 220 del 2015 (vituperata e nefasta) all'art.2, comma d, si legge un esplicito riferimento alla "l’assenza di conflitti di interesse o di titolarità di cariche in società concorrenti." Le due società non sono concorrenti tra loro, ma questo aggrava la valutazione, non la alleggerisce in quanto rimane il tema prevalente, cioè il conflitto di interesse che la medesima persona riassume con il doppio incarico. Inoltre, la stessa Legge, al comma e, recita: "Al presidente possono essere affidate dal consiglio di amministrazione deleghe nelle aree delle relazioni esterne e istituzionali e di supervisione delle attività di controllo interno". Punto. Inoltre, lo Statuto pubblicato sul sito della Società, all'art. 22 fissa dettagliatamente le responsabilità del Presidente e non si prevede in alcuna parte che possa assumere altri incarichi in società controllate. Punto: NON si può fare! Il M5S è partito all'attacco su questo fronte ma forse hanno dimenticato che la loro rappresentante in Cda, Beatice Coletti, ha votato a favore di questa nomina. Qualcosa non torna.

Ieri abbiamo definito il Piano industriale come "arma di distrazione di massa": confermiamo e la lettura dell'intervista dell'AD su Prima ci fornisce ulteriore prova. Lunghe a argomentate risposte portano a sostenere che si tratta di un piano ambizioso, capace di portare la Rai fuori dalle secche dell'inefficienza, al passo con le attuali e poderose sfide tecnologiche e produttive e tutto questo grazie ad una formidabile ristrutturazione per "generi" dei contenuti e per revisione della struttura di corporate. Viene definita "rivoluzione copernicana" perchè rompe i potentati delle reti. Due semplici osservazioni: la prima si riferisce alla madre di tutte le domande che, curiosamente, viene messa in coda all'intervista: le risorse. Sostiene Salini "Il piano del triennio, dal punto di vista del prodotto, genera risparmi ... ed è prevista anche una copertura dalla Legge di bilancio". Eresia ...eresia...eresia!!! che si possano ottenere risparmi sarà tutto da verificare e, in buona sostanza, si apre una scommessa con la copertura finanziaria tramite credito bancario e, gravissimo, rilevare una copertura ai limiti della legittimità in quanto si configura un aiuto di Stato indebito. Senza poi dimenticare l'esproprio di parte del canone, sul quale si ipotizza un legittimo ricorso mentre risulta ancora pendente quello al Consiglio di Stato per lo scippo dei 150 milioni operato dal governo Renzi.

Non c'è alcun motivo per tifare la riforma Salini anche per un altro, sostanziale pilastro: disattende in modo pressochè totale un fondamentale mandato ispiratore del Piano stesso proveniente dal Contratto di servizio: la coesione sociale. Si riduce tutto a mera alchimia organizzativa, a freddo calcolo di posizione, a banale e goffo tentativo di rincorrere una concorrenza (ricordare l'intervista sempre di Salini su RaiFlix) su un terreno che non è e non dovrebbe essere quello del Servizio Pubblico.

Speriamo che il toro, alla fine della giornata, esca indenne !!!

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domenica 7 aprile 2019

Quer pasticciaccio brutto di Via Novaro

"Nella sua saggezza e nella sua povertà molisana, il dottor Ingravallo, che pareva vivere di silenzio e di sonno sotto la giungla nera di quella parrucca, lucida come pece e riccioluta come agnello d’Astrakan, nella sua saggezza interrompeva talora codesto sonno e silenzio per enunciare qualche teoretica idea (idea generale s’intende) sui casi degli uomini: e delle donne. A prima vista, cioè al primo udirle, sembravano banalità. Non erano banalità. Con quei rapidi enunciati, che facevano sulla sua bocca il crepitio improvviso d’uno zolfanello illuminatore, rivivevano poi nei timpani della gente a distanza di ore, o di mesi, dalla enunciazione: come dopo un misterioso tempo incubatorio. "

In via Novaro risiede Rai Com e in quello storico insediamento Rai (la mitica palazzina Persichetti) si consuma una vicenda dagli esiti incerti e dai pericoli imminenti. Succede anzitutto che Foa è stato nominato presidente della società controllata, lo stesso presidente della società controllante. Questo, ad onore del buon senso, e per quanto sostiene il 5S Primo di Nicola è inaccettabile. A Roma si dice "nun se pò fà" e invece, come il Marchese del grillo, rispondono ..."io so io e voi non sete un ...etc etc " 
E già ... e ora come se ne esce? Foa e Salini si sconfessano, tornano indietro oppure vanno avanti come nulla fosse?

Non è un gioco a somma zero: qualcuno ci deve rimettere qualcosa. Succede poi che, sempre a Via Novaro e sempre sotto Rai Com, si dovrebbe realizzare il canale in lingua inglese previsto dal Contratto di servizio. Peccato però che quel canale non dovrebbe avere nulla a che fare con la logica, la missione, la politica di gestione ispirata alla pura commercializzazione dei prodotti Rai. Anche questo: NON si può fare! Ancora: succede che il canale in lingua inglese, secondo sempre il Piano industriale, dovrebbe essere finanziato con uno stanziamento di budget ancora indeterminato: è stato scritto di 60 milioni per due canali(il secondo è quello istituzionale) per due anni, cioè 15 per canale a poste invariate. Una ipotesi inconsistente: ad oggi Rai Italia per fare molto meno spende molto di più. Allora delle due l'una: o il canale non potrà partire per manifesta impossibilità ad operare oppure si dovrà constatare che Rai Italia oggi spende uno sproposito e allora andrebbe chiamata la Corte dei Conti per verificare su tutto è in ordine.

A Viale Mazzini e dintorni si sta consolidando una vulgata: l'AD sarebbe il "tecnico" svelato dalla politica del M5S che, a quanto sembra, in Rai non si fida di nessuno tant'è che ha appena nominato un suo caro amico (alla salute!!!) come DG nonostante non sia previsto da nessuna parte, senza alcun criterio e senza alcuna valutazione comparativa con altri dirigenti che avrebbero potuto ricoprire lo stesso ruolo. Peccato però che il suo caro amico di Servizio Pubblico, del suo DNA, della sua storia, della sua natura, della sua essenza primordiale è verosimile non ne sapesse nulla fino a qualche mese addietro. Per carità, tutto si può imparare!!! E dunque, la vulgata racconta che Foa sarebbe il "politico" navigato, esperto, astuto che conosce le cose del mondo ed ha letto Macchiavelli e Guicciardini (preso il potere divide il malloppo). Chi ti nomina in punti strategici? interni Rai di lungo e navigato corso. 

Grande il disordine sotto il cielo e dunque la situazione è eccellente: Tra M5S e PD a quanto sembra c'è quotidiana e sibillina attenzione e confronto ma, entrambi, sotto il segno della confusione più totale. Perchè, ad esempio, la Coletti ha votato a favore di Foa per RaiCom? e perchè la Borioni ha votato a favore di Orfeo a Rai Way (non è esattamente la stessa cosa ma comunque si tratta di un nome opinabile, vista la sua nota e consolidata esperienza in tema di frequenze, torri di trasmissione, impianti 5G etc). 
Domani in Vigilanza, se tutto va bene, con il PD sull'Aventino, si dovrebbe sapere qualcosa sul mirabolante incontro a Palazzo Chigi tra Governo e vertici Rai alla vigilia del voto sul Piano industriale (da ora in poi Arma di Distrazione di Massa)
Altro che Via Merulana: via Novaro, Via Teulada e Viale Mazzini a confronto sono luoghi di culto esoterico, neopitagorici.
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giovedì 4 aprile 2019

Speranza

Siamo in preda di una crisi mistica. Oggi è il giorno della Speranza, della possibilità che, prima o poi, intervenga uno Spirito Santo e metta le mani protettrici sulla Rai.  Questa mattina, dalle colonne del Corriere, Aldo Grasso ripropone la madre di tutte le domande: ha senso ancora il Servizio Pubblico per come lo conosciamo e per come si potrà esplicare nel prossimo futuro? Sono molti a chiederselo e, purtroppo, a non trovare facili risposte.

Punti fermi: 1) a queste condizioni, così asservito alla politica, al governicchio di turno che infarcisce di servi  e personaggetti "in quota" tutta l'Azienda, ne permea la cultura dei dirigenti pronti a scodellarsi nelle braghe del nuovo amministratore, il Servizi Pubblico non assolve il suo compito. Non serve. Sale grosso e acido solforico sulle sue macerie. Fine di un epoca e avanti una nuova.

2) non è lecito imporre il canone in cambio di un prodotto spesso scadente, rivolto a parti della popolazione, (vedi pag. 123 del Piano industriale) dove non è mai chiaro quanta parte di questo prodotto viene finanziato con soldi pubblici e quanto invece con proventi pubblicitari. Questa commistione tra canone e pubblicità potrebbe non essere più giustificata.

3) chi governa ha il dovere di guardare non alle prossime elezioni ma al prossimo futuro, dove è verosimile che egli stesso potrebbe non farne parte. Il servizio pubblico dovrebbe avere quindi il dovere di essere più avanti del suo "mercato" di riferimento e questo oggi non avviene. Questo mercato delle tecnologie, delle nuove piattaforme, è avanti anni luce e sarà molto complesso recuperare il terreno perduto. Il pannicello caldo del nuovo Piano industriale appare sempre più un maldestro tentativo di tamponare le perdite.

4) come abbiamo accennato, nessuno, al momento ha una bacchetta magica in grado di far apparire un nuovo modello di  Servizio Pubblico prossimo venturo. Non ci sono forze politiche, non ci sono forze sociali o culturali che hanno aperto o sostengono il dibattito (per quanto sappiamo, in campo ci sono i gesuiti con autorevoli interventi), non ci sono forze interne alla Rai o interne al sistema dei media. Nessuno.

Ieri abbiamo letto un lancio dell'ADN dove si dava notizia della possibile nomina di Luciano Flussi, storico dirigente Rai, per il posto di Trasformation Office chem detto così appare un personaggio da cartoni animati giapponesi (una specie di cinghia di trasmissione idonea a garantire l'attuazione del piano industriale). La persona sarebbe giusta al posto giusto: pochi come lui conoscono l'Azienda nei meandri più reconditi (anche se non gode di grandi simpatie). Il tema però rimane il ruolo del DG, anomalo, ingiusto e ingiustificabile, dove la nomina possibile di Flussi sarebbe un tentativo goffo di "mettere la pezza" e dare supporto ad una persona che di Rai, di Servizio Pubblico (appunto) di missione e visione, di coesione sociale, fino a pochi mesi è lecito pensare che ne sapesse poco o punto. Per l'antica conoscenza che abbiamo di Flussi, alla vigilia dei suoi prossimi 65 anni, verrebbe da suggerire di chiudere in bellezza la sua fortunata carriera: c'è vita sulla terra, anche oltre Viale Mazzini e, assicura chi vi scrive, è molto bella.
Qualora si doveva fare un DG quello avrebbe potuto essere lui ma, appunto, avrebbe richiesto a chi governa l'Azienda di avere una cultura, un DNA di Servizio Pubblico che non ha, non ha mai avuto prima e forse non potrà mai avere.
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paura

Chi vi scrive, da ragazzo, ha servito Messa e conosce alquanto bene liturgie e devozione. Da grandicello, ha masticato pane e politica a partire dal liceo. Da allora, ogni mattina recita la preghiera laica con la lettura dei giornali (prima ancora dei Giornali radio). Talvolta invece, come oggi, si rivela un triste rosario pomeridiano. Una sconsolata litania di cose dette e ripetute, note e diffuse, senza speranza e senza prospettiva, con la sola fede dell'apparizione dello Spirito Santo che tutto vede e provvede ma che, purtroppo, tarda ad arrivare.
Intanto oggi, il supplemento del Corriere dedica la copertina alla televisione del futuro dove cogliamo una battuta di Freccero suggestiva: "per rimettere al centro la tv pubblica come bene comune ci vorrebbe un nuovo labourismo". Sottoscriviamo pienamente: lo abbiamo sostenuto nei giorni scorsi, rimettere la Chiesa al centro del villaggio e questo è il Parlamento. La nota dolente è che questo nuovo labourismo, idealmente rappresentato dalle forze politiche in campo, sono lontane anni luce da un nuovo progetto di Servizio pubblico che non sia solo Azienda, numeri, dati e tabelle, ma anche persone, società e cultura. E' possibile coniugare i buoni conti con una buona missione. Ma questa presuppone una visione e, tanto per tornare con i piedi sulla terra, la visione che propone questo Piano industriale è percepita come mera contabilità finanziaria, alchimia di produzione, ingegneria di organizzazione. Fredda, asettica e glaciale come una lama di coltello. Più si legge, più si scava, in questo baratro del Piano, più emergono contraddizioni, incoerenze, buchi e inefficienze che lo rendono, appunto, una macchina con le gomme bucate. E si capisce perchè tanta reticenza a parlarne, a renderlo pubblico, ad aprire il dibattito.

Questo il clima che sembra essersi diffuso a Viale Mazzini. Tra l'altro, incupito da una strana quanto minacciosa ombra: solitamente incontriamo e abbiamo corrispondenza telefonica e telematica con molte persone. Da un pò di tempo a questa parte sentiamo ripetere frasi ambigue, a mezza bocca, tutte ispirate ad una sola parola: timore. Di cosa? di essere scoperti, di essere controllati, di essere spiati. All'inizio, sembravano battute, modi di dire, semplificazioni. Poi, quando cominciavano a ripetersi e tra persone molto diverse tra loro, ha cominciato a farsi forte il pensiero che forse, qualcosa di vero ci doveva pur essere. E abbiamo scoperto che il primo livello di paura sorge quando incombe la minaccia: ti controllo, conosco cosa scrivi e con chi parli, e sono pronto a punirti. Non sarà vero, ma il solo pensiero che possa essere così incute timore. Si chiama semplicemente deterrenza. Ma, abbiamo scoperto, non è del tutto infondata e a quanto sembra, pare, dicono, qualcuno ha cercato di attivare meccanismi sofisticati di "rilevazione di potenziali minacce". Prendiamo il tutto come il solito giochetto vetero complottista e facciamo finta di nulla ... però ...però

Con questo clima, anche noi oggi facciamo un piccolo passo di lato, non indietro per cercare di capire chi c'è, chi non c'è, chi fa finta di esserci, chi fa finta di non esserci, chi vorrebbe ma non può, chi può ma non vuole, che la sa lunga ma non la sa raccontare, chi non sa proprio nulla, chi sa tutto ma interpreta poco, chi le cose le vorrebbe sapere da non sa dove trovarle e così via.

Con la nomina del DG la dirigenza Rai ha ricevuto uno schiaffo notevole. Il messaggio è stato forte e chiaro: non mi fido di nessuno di voi, a partire dai vertici. Se a questo si aggiunge il perfido malumore di sapere che tra la dirigenza apicale ci sono alcuni che guadagnano come l'AD pur avendo invece le responsabilità di un criceto in letargo, il dubbio che qualcosa non torna è sempre più forte.

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mercoledì 3 aprile 2019

Hardware

Anzitutto, ancora una volta, un forte ringraziamento ai tanti lettori di questo piccolo blog. Siamo vicini a 25 mila visualizzazioni secondo Google Analytics, una vera enormità. Beninteso, non sono lettori unici, ma una massa critica di stessi lettori che tornano sulla pagina. In un epoca in cui di Rai, di Servizio pubblico, di interessi collettivi, si parla sempre meno, lo consideriamo un grande successo e sottolinea come sia necessario mantenere aperto questo dibattito, in ogni modo. GRAZIE !

Ieri abbiamo scritto sui conti che non sembrano essere del tutto chiari. Questa mattina, con un breve trafiletto, il Sole riprende l'agenzia ADN e parla del futuro e dei famosi 40 milioni che il Governo potrebbe elargire alla casse Rai. Dimentica però, curiosamente, di ricordare che si tratta di materia a dir poco problematica (e al Sole dovrebbero saperlo molto bene) in quanto si configura come aiuto di Stato espressamente vietato dalle leggi comunitarie. Non ci dovrebbero essere ambiguità: o questi soldi sono certi e si ragiona in un modo o sono incerti e allora tutto cambia e buona parte dell'impalcatura sulla quale regge il Piano industriale rischia di sfracellarsi al suolo.

Aggiungiamo il tema Rai Way e gli investimenti in tecnologie: nel giugno dello scorso anno in un documento di Viale Mazzini sulla ristrutturazione della rete DTT, del quale abbiamo scritto più volte, si leggeva in ultima pagina che sarebbero stati necessari circa 200 milioni a quadro invariato. Il quadro, a seguito di quanto avvenuto in sede AgCom, è variato e la stima di spesa si dovrebbe essere ridotta di circa il 50%, cioè intorno 100 mln. La domanda è: chi deve sostenere questa spesa? questo importo è parte di quanto previsto nel Piano dove si legge di 200 mln previsti per adeguamento infrastruttura tecnologica? cosa significa, che parte di questo importo dovrebbe essere girato a Rai Way per l'adeguamento degli impianti? Tradotto: Rai paga con i soldi pubblici e gli azionisti godono? Privatizzare i guadagni e pubblicizzare le spese: niente di nuovo. Ma, per quanto è noto, da queste orecchie a Viale Mazzini sembrano tutti essere un pò duri di comprendonio e vanno avanti come se nulla fosse. Compresa la nomina del nuovo presidente e la sostituzione del rappresentante degli azionisti in Cda di Via Teulada che, durante il suo mandato ha lasciato un segno indelebile per quanto ha espresso nel doveroso impegno di indirizzo e controllo della quotata.

Sul tema investimenti in tecnologia di Rai nel suo complesso torneremo presto con approfondimento sul ruolo del CTO che nel recente documento di riorganizzazione di corporate ha visto una sostanziale riduzione di ruolo, peso e competenze..

Veniamo ora ad un'altra ruota bucata del Piano industriale: la coesione sociale. Ci siamo presi la  briga di rileggere, una ad una, le pagine del Piano per cercare di capire dove, in che modo, con quale filosofia, questo stesso segue le indicazioni del Contratto di servizio, e prima ancora della Concessione, nella necessità di sopportare la crescita, lo sviluppo il rafforzamento della coesione sociale del Paese. Ne abbiamo trovato traccia solo in alcune pagine e solo in riferimento, appunto, a quanto disposto dal Contratto di servizio. Alcuni hanno osservato che un piano industriale deve, per sua natura, mirare alla sua natura economica, finanziaria, produttiva e organizzativa mentre la coesione sociale attiene ad una componente etica, morale e, per aspetti correlati, anche religiosa per quanto concerne la solidarietà, l'appartenenza ad una comunità. Ieri abbiamo scritto della necessità di "riportare la Chiesa al centro del villaggio" ... a quanto sembra, questo Piano non solo non si indirizza verso questa direzione ma, in un certo senso, la allontana nel momento in cui mette al centro altri sistemi, altri ordini di valori, altri riferimenti.
E qui, come al solito, la buttiamo in politica: chi, quali forze e con quali progetti, si sostiene una visione, una missione di servizio pubblico prossimo venturo diverso, alternativo, a quello attuale? cercheremo di vederlo punto per punto, a partire dal PD e da di chi lo rappresenta in Cda, fino alle forze di Governo alle quali la Legge gli affida la Rai.

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martedì 2 aprile 2019

I corni non tontano

Premessa: chi vi scrive non capisce nulla di finanza (magari anche di altro) però si diverte molto a scartoffiare tra le cartuccelle. Nei giorni scorsi una notizia di agenzia ADN è passata pressochè sotto silenzio: " Nel piano  industriale, approvato il 6 marzo dal Cda della Rai, a quanto apprende l`Adnkronos, sarebbero previsti 40 milioni di entrate in più nel 2021. Insomma, una sorta di maquillage contabile nelle previsioni economiche del piano industriale che metterebbe in conto un`entrata ulteriore per evitare una previsione di `rosso` per il terzo anno consecutivo: -20  milioni nel 2019; -47 milioni nel 2020; +10 milioni nel 2021 ..." Notizia curiosa assai per almeno un ottimo motivo: è stato detto e ripetuto più volte (lo stesso Laganà ha sostenuto questo rilievo in CdA) che alla Rai viene chiesto di fare di più a fronte di risorse progressivamente decrescenti. Una qualsiasi azienda è pronta a portare i libri in tribunale. Che succede allora: che il Governo (proprio lui) con una mano toglie l'extragettito e con l'altra cerca di mettere una toppa. Solo che questa rischia di essere più piccola del buco e, in primo luogo, ai limiti dell'illecito.  Si tratta dell'elargizione alla casse di Viale Mazzini di un "contributo" di 80 milioni, spalmati in due anni, con i quali fare fronte agli adempimenti del Contratto di servizio. Ora, una tale iniziativa, semplicemente, ...nun se po fa !!! è vietato dalle disposizioni comunitarie in materia di aiuti di Stato, perchè di questo si tratta: un intervento diretto a sostegno delle casse del Servizio pubblico in violazione di quanto esplicitamente disposto dalla legislazione europea. Come faranno a risolvere questo piccolo problemino è un mistero.
A questo punto, è necessario buttarla in politica ed ecco che scendono in campo i furbetti del quartierino di Viale Mazzini. Già qualcuno di loro si era distinto, in forma anonima e truffaldina, facendo circolare una proposta con la quale la Rai ritirava il presunto ricorso pendente al Consiglio di Stato per il prelievo forzoso dei 150 milioni di epoca Renzi. Questa volta, nelle settimane di dibattito sulla finanziaria, per qualcuno c'è stata particolare frenesia per sostenere questa manovra scellerata. Morale della favola: ora stanno cercando i maquillage finanziari per far tornare i conti e cercare qualche denaro sufficiente a sostenere in qualche modo il Piano industriale che si prospetta sempre più come una macchina con le ruote bucate e la principale tra queste è proprio quella che sorregge la contabilità.

Ma come si prevede di finanziare la trasformazione (pag. 196)? tre leve: ottimizzare i costi di contenuti e struttura; evoluzione del ruolo di Produzione Tv da fornitore a partner dei generi; sviluppo ricavi da pubblicità e altre fonti. Si prevede di spendere 70 mln per lo sviluppo dell'offerta digitale; 60 mln per i due nuovi canali; 40 mln per i documentari e 200 mln per sviluppo e adeguamento infrastruttura tecnologica e immobiliare. Inoltre, si prevedo risorse per 100 mln da efficientamento da nuovo modello organizzativo content centric; 15 mln da razionalizzazione appalti e 15 mln da razionalizzazione organico dirigenziale. Totale 500 mln. I ricavi complessivi (pag. 266) sono composti da canone invariato per 1.763 mln,, risorse da pubblicità in crescita da 650 del 2019 a 699 del 2021 e altri ricavi da 224 a 258 mln per un totale di crescita prevista da 2.637 del 2019 a 2.720 del 2021. Qualcosa non torna ma, come abbiamo premesso, chi vi scrive di finanza (insieme ad altro).
Ieri la citazione di Zaccone Teodosi era nella contestazione dell'incoerenza tra "piano industriale" (ovvero normativa anche) e creazione del ruolo del dg, non tra "contratto di servizio" e creazione del ruolo del Dg.

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lunedì 1 aprile 2019

facite 'a mmmuina

Queste giornate di sole primaverili (ancorchè senza pioggia, ed è grave per l'agricoltura) hanno consentito sane passeggiate, letture, musica, film e quant'altro. Beninteso, anche qualche riflessione.

1) chi crede che la Rai, Il servizio pubblico sia esente dalle fortissime tensioni che animano il Governo, cioè che le due anime del settimo piano siano pacificate sotto il segno del piano industriale e della truffa del DG (ha fatto bene Zaccone Teodosi a sollevare il problema della legittimità derivata dal Contratto di servizio che non lo prevede) rischia di schiantarsi contro la prossima bufera in arrivo con le Europee, anche se Freccero (intervista di oggi immagina il contrario).
2) ne deriva, per quanto ci riguarda, che sarà un bene per il Servizio pubblico mandare alla deriva questa governance perché potrebbe indurre a sostenere, a dare vigore, a tutti coloro che saranno chiamati a battersi perché si possa rimettere la Chiesa al centro del villaggio, e intendiamo la Comunità (il Parlamento), i cittadini, chi paga il canone, come fonte di legittimità istituzionale. In poche semplici parole: questa dannata Legge del 2015 deve essere modificata e forse sarà necessario buttare l'acqua sporca con tutto il bambino (ci dispiace per lui , ma non è colpa di nessuno se ha avuto questa iattura).
3) il M5S sta giocando sulla Rai una partita ambigua. Da un lato lascia intendere che vedrebbe con attenzione l'impegno ad una forte riforma del Servizio Pubblico (a molti è piaciuto l'articolo di Travaglio con il quale riesumava una proposta di Legge di alcuni anni addietro). Dall'altro, assiste per un verso inerme e complice all'occupazione dell'Azienda "manu militari" e alla moltiplicazione delle poltrone. Per non dire dei casi clamorosi del canale in lingua inglese spostato sotto Rai Com e per non dire del caso Rai Way.
4) più ne parliamo, più ci confrontiamo con molti lettori del blog, e meno comprendiamo le ragioni dell'astensione in Cda. O si è in accordo o si è in disaccordo. Astenersi viene letto come un "vorrei ma non posso" che rende complesso aggregare consenso. Anche perché, tecnicamente, ci si astiene quando si presume di non avere elementi sufficienti a decidere, ma non sembra questo il caso. Allo stesso modo come è stato votato no al Piano industriale (sacrosanto, legittimo e bene motivato), anche in questo caso per la nomina del DG c'erano tutti i buoni motivi per dire ancora no.
5)  più ne parliamo, più ci confrontiamo con molti lettori del blog, e meno comprendiamo le ragioni di coloro che difendono questa rivoluzionaria idea della ristrutturazione per generi. Anzitutto si pone al centro la ristrutturazione interna come soluzione finale, buona di per se, in quanto tale, indipendentemente dal contesto sociale, politico, normativo, in cui questa deve avvenire. Questo presupposto intossica il proseguimento del dibattito. Inoltre, è bizzarro osservare come questi stessi sostenitori non pongono analoga attenzione con una riorganizzazione bene indicata nel contratto di servizio: la rimodulazione e la possibile riduzione di reti e testate.
6) nei giorni scorsi abbiamo letto che la Rai sarebbe in  ritardo (fonte Andrea Imperiali) alla fornitura dei nuovi dati Auditel digitali, cioè comprensivi del consumo di Tv attraverso i device mobili.
7) la Corte dei Conti osserva (come al solito) i conti sulle collaborazioni esterne di Viale Mazzini.
Oggi la Gabanelli osserva la curiosa anomalia dei molti dirigenti che guadagnano come lo stesso AD pur avendo responsabilità di gran lunga meno rilevanti. Se lo stesso AD ci fosse, potrebbe battere un colpo e il modo c'è, semplice semplice: caro dirigente superpagato o accetti una "rimodulazione" dello stipendio oppure vai a casa.
8) nei giorni scorsi, e anche in quest blog lo abbiamo scritto, molti hanno osservato la carenza pressoché totale della lettura "sociale" del Piano industriale, tutto concentrato sul proprio ombelico tecnologico e organizzativo. Questa considerazione ci riporta al punto 2 e 4: in questi termini, con questa premessa, difficile andare avanti.
9) chi è di destra, chi è di sinistra? dove sta l'una e dove l'altra? il gioco si fa duro

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