Oggi siamo qui per cercare di intuire, di immaginare, di supporre, di fare ipotesi e congetture su dove risiede il Potere con la P maiuscola dentro la Rai che poi, a sua volta, si riverbera verso l’esterno. Si tratta di un tema che anche la Meloni si potrebbe essere posta laddove ha intuito che potrebbe non essere sufficiente avere un suo uomo, Rossi, come plenipotenziario a Viale Mazzini. Tutti sanno, infatti, che non è sufficiente comandare l’Azienda ma è necessario anche governare le persone che la gestiscono. Un buon generale deve aver bisogno di un esercito di cui fidarsi e, ad oggi, gli attuali “colonnelli” Rai potrebbero non avere ancora assunto il “mutamento” genetico politico che il nuovo governo potrebbe richiedere sui contenuti editoriali, sui conti economici, sugli ascolti e sulle scelte tecnologiche.
Dunque, chi comanda in Rai? Come è composto lo Stato maggiore in grado di decidere le sorti dell’Azienda? Chi è in grado di influire o determinare le scelte strategiche della Rai che presto si dovranno assumere ora per allora? Ovviamente.. ovviamente, se Bloggorai fosse così acuto da poter scrivere con precisione e dettaglio la riposta compiuta a questi interrogativi cambierebbe nome e si chiamerebbe FT o Le Monde Diplomatique.
Ci limitiamo invece ad alcune semplici osservazioni. Andiamo con ordine: anzitutto ci sono tre scuole di pensiero. La prima sostiene che Fuortes ha le redini del comando, più o meno salde. La seconda è quella più sostenuta pubblicamente e si riferisce al “gioco di squadra” dove già si intuisce che l'AD conta occhio e croce come primus inter pares, insieme gli altri giocatori. La terza infine vuole sostenere che la sostanza del comando, il “Potere forte” reale risiede in poche persone che solo formalmente sono i primi riporti, ma di fatto sono coloro che hanno in mano le chiavi di casa. Attenzione: c’è poi una scuola di pensiero alquanto occulta ma con una sua dignità: chi appartiene a questi “gironi” non hanno “peso” specifico proprio, non decidono nulla, ma seguono meramente le indicazioni o gli interessi che vengono dall’esterno, sono tutti meri esecutori di Poteri esterni, più o meno i partiti, gli agenti, lobby di varia natura e cultura etc. Infine, sgombriamo subito il campo da una congettura che va per la maggiore: la Presidente e il Cda potrebbero contare come “coppe quando regna denari”. Amen.
Per proseguire questo ragionamento è necessario fare un passo indietro e tornare ai primi giorni dello scorso giugno quando l’AD decise di rimuovere Mario Orfeo dall’incarico che ricopriva come “ … atto dovuto, come amministratore. Lo rivendico: era giusto farlo. Un’azienda va governata”. In quei giorni venne pubblicata da Prima Comunicazione una foto dove venivano ripresi 5 personaggi assai influenti: lo stesso Mario Orfeo, Marcello Ciannamea, Felice Ventura, Marco Brancadoro e Stefano Coletta. Tutti hanno notato almeno un grande assente: Giuseppe Pasciucco ma, ci dicono, forse perchè si trattava solo di un tema "editoriale". Almeno… perchè in verità gli altri grandi assenti erano ben più di uno e forse di ben altro peso e spessore. Quale sia stato l’argomento della loro amena conversazione nessuno lo saprà mai. Ci hanno riferito però che quando Fuortes ne ha avuto notizia non sia stato molto felice. Erano loro la rappresentazione plastica, iconica, del “potere forte” interno alla Rai? Forse che si e forse che no.
Con questo elenco in mano allora abbiamo cercato di capire, di intuire, come sta evolvendo la geografia del potere interno alla Rai in vista di cambiamenti che, nota bene, non saranno solo di qualche poltrona più o meno rilevante come piace tanto scrivere ad alcuni ma su grandi scelte strategiche che si dovranno compiere prossimamente (per primo il nuovo Contratto di Servizio, la vendita di Rai Way etc). Questa evoluzione del Potere Rai, interno o esterno che possa essere, deve andare letta in parallelo, in sincrono con quanto avviene a Palazzo Chigi. Ecco allora che compare sulla scena il resoconto dell’incontro tra Meloni e Fuortes e, piccola stilettata avvelenata, la cena al Tetro dell’Opera di domenica sera.
Allora, torniamo all’elenco di cui sopra. Attenti ed acutissimi lettori, profondi conoscitori dei piani alti di Viale Mazzini, ci suggeriscono di aggiungere altri tre nomi: Nicola Claudio, Roberto Cecatto e Francesco Spadafora. Interessanti.
Ci raccontano che è la variazione algebrica mutevole e dinamica di tutti loro che è in grado di poter decidere se, ad esempio, la riforma per generi di Salini (non di Fuortes) sarà in grado di avanzare oppure naufragare del tutto. A questo proposito, c'è ancora chi si interroga su chi sia stata la mente geniale che ha suggerito questa scelta a Fuortes pochissimi giorni dopo il suo insediamento, quando ancora era verosimile supporre che non sapesse ancora bene di cosa si trattava. Comunque, più o meno, sono tutti “made in Rai”, fatti in casa, quelli che dall’esterno vengono percepiti come “il Partito Rai”, i depositari del sapere aziendale di Servizio Pubblico. Per alcuni di loro sembra nota la loro appartenenza “in quota” ad un partito piuttosto che ad un altro: leggi Prima dello scorso 3 agosto “Ciannamea …nonché nel Cda di RaiCinema e RaiPubblicità) un ruolo di peso individuato in quota Lega, e a quella del capo divisione Organizzazione, Felice Ventura, vicino a Fratelli d’Italia…” come pure Orfeo “…ex direttore generale Rai, nominato in quota Pd” (Domani del 3 giugno scorso). Per altri invece la “quota” di appartenenza potrebbe non esserci formalmente oppure essere più sfumata, occulta, sottotraccia ma non meno rilevante. Si tratta, per quanto abbiamo potuto sapere, di appartenere ad un “partito” trasversale esterno alla Rai tutto da individuare esattamente, decifrare e pesare per quanto possa realmente influire sulla scelte dell’Azienda. A volte, ci dicono, è più rilevante impedire di decidere piuttosto che agevolare le scelte. Si tratta di quel famoso potere di interdizione che vale quanto un gol parato da un attaccante più che da un difensore.
Conclusione sommaria di Bloggorai: siamo propensi a credere alla terza ipotesi e mezzo ovvero quella che vede individuare il Potere forte Rai tra i nomi che abbiamo raccolto e, più mezzo, perché è verosimile supporre che l’altro "mezzo" Potere risiede fuori Viale Mazzini. Solo mezzo però, non di più. Il Rossi della situazione, posto che possa arrivare al VII piano, ne dovrà tenere conto.
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