mercoledì 30 novembre 2022

Rai: chi comanda chi. La geografia del potere reale e immaginario a Viale Mazzini e dintorni

 

Foto di Gordon Johnson da Pixabay

Tutto è sempre in mutamento e in trasformazione. Tutto segue una sua naturale evoluzione e una transizione verso uno stato, una forma diversa e distinta rispetto alla precedente. Tutto segue l’ordine naturale delle cose. In questa “naturalità” ovviamente c’è anche la Rai all'epoca del Governo di Destra.

Oggi siamo qui per cercare di intuire, di immaginare, di supporre, di fare ipotesi e congetture su dove risiede il Potere con la P maiuscola dentro la Rai che poi, a sua volta, si riverbera verso l’esterno. Si tratta di un tema che anche la Meloni si potrebbe essere posta laddove ha intuito che potrebbe non essere sufficiente avere un suo uomo, Rossi, come plenipotenziario a Viale Mazzini. Tutti sanno, infatti, che non è sufficiente comandare l’Azienda ma è necessario anche governare le persone che la gestiscono. Un buon generale deve aver bisogno di un esercito di cui fidarsi e, ad oggi, gli attuali “colonnelli” Rai potrebbero non avere ancora assunto il “mutamento” genetico politico che il nuovo governo potrebbe richiedere sui contenuti editoriali, sui conti economici, sugli ascolti e sulle scelte tecnologiche.

Dunque, chi comanda in Rai? Come è composto lo Stato maggiore in grado di decidere le sorti dell’Azienda? Chi è in grado di influire o determinare le scelte strategiche della Rai che presto si dovranno assumere ora per allora? Ovviamente.. ovviamente, se Bloggorai fosse così acuto da poter scrivere con precisione e dettaglio la riposta compiuta a questi interrogativi cambierebbe nome e si chiamerebbe FT o Le Monde Diplomatique.

Ci limitiamo invece ad alcune semplici osservazioni. Andiamo con ordine: anzitutto ci sono tre scuole di pensiero. La prima sostiene che Fuortes ha le redini del comando,  più o meno salde. La seconda è quella più sostenuta pubblicamente e si riferisce al “gioco di squadra” dove già si intuisce che l'AD conta occhio e croce come primus inter pares, insieme gli altri giocatori. La terza infine vuole sostenere che la sostanza del comando, il “Potere forte” reale risiede in poche persone che solo formalmente sono i primi riporti, ma di fatto sono coloro che hanno in mano le chiavi di casa. Attenzione: c’è poi una scuola di pensiero alquanto occulta ma con una sua dignità: chi appartiene a questi “gironi” non hanno “peso” specifico proprio, non decidono nulla, ma seguono meramente le indicazioni o gli interessi che vengono dall’esterno, sono tutti meri esecutori di Poteri esterni, più o meno i partiti, gli agenti, lobby di varia natura e cultura etc. Infine, sgombriamo subito il campo da una congettura che va per la maggiore: la Presidente e il Cda potrebbero contare come “coppe quando regna denari”. Amen.

Per proseguire questo ragionamento è necessario fare un passo indietro e tornare ai primi giorni dello scorso giugno quando l’AD decise di rimuovere Mario Orfeo dall’incarico che ricopriva come “ … atto dovuto, come amministratore. Lo rivendico: era giusto farlo. Un’azienda va governata”. In quei giorni venne pubblicata da Prima Comunicazione una foto dove venivano ripresi 5 personaggi assai influenti: lo stesso Mario Orfeo, Marcello Ciannamea, Felice Ventura,  Marco Brancadoro e Stefano Coletta. Tutti hanno notato almeno un grande assente: Giuseppe Pasciucco ma, ci dicono, forse perchè si trattava solo di un tema "editoriale". Almeno… perchè in verità gli altri grandi assenti erano ben più di uno e forse di ben altro peso e spessore. Quale sia stato l’argomento della loro amena conversazione nessuno lo saprà mai. Ci hanno riferito però che quando Fuortes ne ha avuto notizia non sia stato molto felice.  Erano loro la rappresentazione plastica, iconica,  del “potere forte” interno alla Rai? Forse che si e forse che no.

Con questo elenco in mano allora abbiamo cercato di capire, di intuire, come sta evolvendo la geografia  del potere interno alla Rai in vista di cambiamenti che, nota bene, non saranno solo di qualche poltrona più o meno rilevante come piace tanto scrivere ad alcuni ma su grandi scelte strategiche che si dovranno compiere prossimamente (per primo il nuovo Contratto di Servizio, la vendita di Rai Way etc). Questa evoluzione del Potere Rai, interno o esterno che possa essere, deve andare letta in parallelo, in sincrono con quanto avviene a Palazzo Chigi. Ecco allora che compare sulla scena il resoconto dell’incontro tra Meloni e Fuortes e, piccola stilettata avvelenata, la cena al Tetro dell’Opera di domenica sera.

Allora, torniamo all’elenco di cui sopra. Attenti ed acutissimi lettori, profondi conoscitori dei piani alti di Viale Mazzini, ci suggeriscono di aggiungere altri tre nomi: Nicola Claudio, Roberto Cecatto e Francesco Spadafora. Interessanti. 

Ci raccontano che è la variazione algebrica mutevole e dinamica di tutti loro che è in grado di poter decidere se, ad esempio, la riforma per generi di Salini (non di Fuortes) sarà in grado di avanzare oppure naufragare del tutto. A questo proposito, c'è ancora chi si interroga su chi sia stata la mente geniale che ha suggerito questa scelta a Fuortes pochissimi giorni dopo il suo insediamento, quando ancora era verosimile supporre che non sapesse ancora bene di cosa si trattava. Comunque, più o meno, sono tutti “made in Rai”, fatti in casa, quelli che dall’esterno vengono percepiti come “il Partito Rai”, i depositari del sapere aziendale di Servizio Pubblico. Per alcuni di loro sembra nota la loro appartenenza “in quota” ad un partito piuttosto che ad un altro: leggi Prima dello scorso 3 agosto “Ciannamea …nonché nel Cda di RaiCinema e RaiPubblicità) un ruolo di peso individuato in quota Lega, e a quella del capo divisione Organizzazione, Felice Ventura, vicino a Fratelli d’Italia…” come pure Orfeo “…ex direttore generale Rai, nominato in quota Pd” (Domani del 3 giugno scorso). Per altri invece la “quota” di appartenenza potrebbe non esserci formalmente oppure essere più sfumata, occulta, sottotraccia ma non meno rilevante. Si tratta, per quanto abbiamo potuto sapere, di appartenere ad un “partito” trasversale esterno alla Rai tutto da individuare esattamente, decifrare e pesare per quanto possa realmente influire sulla scelte dell’Azienda. A volte, ci dicono, è più rilevante impedire di decidere piuttosto che agevolare le scelte. Si tratta di quel famoso potere di interdizione che vale quanto un gol parato da un attaccante più che da un difensore. 

Conclusione sommaria di Bloggorai: siamo propensi  a credere alla terza ipotesi  e mezzo ovvero quella che vede individuare il Potere forte Rai tra i nomi che abbiamo raccolto e, più mezzo, perché è verosimile supporre che l’altro "mezzo" Potere risiede fuori Viale Mazzini. Solo mezzo però, non di più. Il Rossi della situazione, posto che possa arrivare al VII piano, ne dovrà tenere conto.

bloggorai@gmail.com

 

 

martedì 29 novembre 2022

Gli Smemorati di Viale Mazzini e le icone del nostro tempo

Foto di Samuel1983 da Pixabay

Siamo cresciuti con Miti d’Oggi di Roland Barthes del 1962 e ci siamo poi aggiornati con Nuovi miti d’oggi di Jerome Garcin scritto nel 2007. Bloggorai si occupa di immagine, di segni e significati della televisione e della Rai.  Così, da cinque anni a questa parte ci siamo abituati a pensare che si possono sapere più cose da una goccia d’acqua che da un fiume che scorre, da un granello di sabbia che da una duna nel deserto, da un singolo passo che da un lungo cammino (ovviamente parafrasi).

Da molto tempo ci siamo fatti convinzione che ci sono simboli, tracce, icone, figure narrative che da sole valgono tutto un racconto. Spesso succede pure che sia più facile affrontare temi, problemi e riflessioni a  partire da un piccolo tratto piuttosto che da una vicenda complessa e lunga da riassumere. Così succede che tra domenica sera e ieri siano “emerse” due piccole storie che vale la pena raccontare.  

Iniziamo da quella più recente, quella che oggi occupa molto spazio su giornali (… con la memoria corta). Correva l’anno 2012 (dieci anni addietro) giorno 10, mese dicembre: inizia su Sky la trasmissione Edicola Fiore. Corre l’anno 2022 (dieci anni dopo) inizia su Viva Rai2! ovvero la stessa trasmissione, rivista e corretta in salsa di Servizio Pubblico.  Sul personaggio Fiorello c’è poco da dire: è la cifra esatta tra vuoto e il pieno, la via maestra tra il mi piace  il non mi piace, può essere indifferentemente tifoso della Roma o della Lazio, del Milan o dell'Inter, della Juve o del Toro, può assumere la maschera tra il comico e il tragico, tra il serio e il faceto, tra il tutto e il nulla, tra il molto e il poco. Va bene per tutti i gusti, è ecumenico al punto giusto per non far incazzare nessuno e accontentare i palati di bocca buona.  Un po’ come la rucola: dove la metti metti, sta sempre bene. Ci raccontano che ieri, durante la conferenza stampa, sia stato presentato un video promo a la rapper con le maschere di cartone dei più noti leader politici: ovviamente, ovviamente, non mancava nessuno in rappresentanza di tutto l’arco parlamentare così nessuno si offende. Fiorello ha preso per il culo Coletta e gli altri personaggi in cerca di autore che lo accompagnavano, ha spernacchiato il Tg1  e chi ha proclamato essere lui “il vero uomo del Sevizio Pubblico”. Non ha dimenticato la “riforma per generi” con “non c’è il direttore di Rai2” e via trotterellando fin quando ha messo le mani avanti sapendo di poter cadere indietro: “Se pure faccio il 2% su Rai2 sarà sempre un successo”.

Ecco, su di lui scriveranno gli storici della radio e della Tv. Noi ci limitiamo ad osservare, annotare, quello che rappresenta oggi la sua icona in questa Rai. Fa venire subito in mente un argomento che abbiamo trattato tante volte: lo stato confusionale in cui versa l’Azienda in questo momento per almeno tre buoni motivi. Il primo si riferisce alla cronica mancanza di idee nuove: Fiorello torna a fare quello che ha sempre fatto da oltre 10 anni, virgola più o virgola meno. Non aggiunge nulla di nuovo più di quanto non sia già presente e noto nel mondo dei social con i vari Tic Toc o Instagram. Ripescare Fiorello somiglia tanto a quello che ha fatto Fuortes con il Piano Industriale di Salini: non avendone uno suo da intestarsi è sceso nelle cantine di Viale Mazzini  e tirato fuori dal congelatore la riforma dei generi. Non c’è dubbio che il comico renderà in termini di ascolti: anche Montalbano alla 30a volta che va in onda fa il pieno di telespettatori e se pure si rimandasse in onda Italia Germania ai mondiali del ’70 si può stare certi che porta a casa la pagnotta televisiva. Nulla di male, ci mancherebbe, basta saperlo e non spacciarlo come novità.

Il secondo buon motivo: inutile ricordare cosa è avvenuto nei giorni scorsi quando la trasmissione di Fiorello è stata spostata da RaiUno a Rai Due in un solo battito di ciglio. Pur mantenendo la stessa fascia oraria, i due canali e il loro pubblico sono sostanzialmente differenti e non facilmente intercambiabili tra loro. Ogni rete ha, o dovrebbe avere, al sua identità, il suo percorso editoriale che non si dovrebbe mescolare  l’una con l’altra. Poi, se è vero, come ieri è stato ribadito pure da Stefano Coletta, direttore intrattenimento Day Time,  con un certo tono imbarazzante (tanto che Fiorello lo ha dovuto interrompere) che il comico è il Numero UNO in Italia, in Europa, nel Mondo e oltre l' Universo … allora perché confinarlo in uno spazio residuale come quello del mattino di Rai2? O è vero quanto sostiene Coletta e allora lo utilizzi laddove rende di più oppure è altra cosa … ma di cosa si tratta nessuno lo sa.  

Infine, il terzo buon motivo lo cogliamo nell’essenza, nella natura intrinseca del programma: viviamo in un momento per molti aspetti drammatico ed è sempre bene avere un finestra di buonumore, di battute e di cazzeggio anche su temi seri. Fin qui tutto bene. Meno bene quando invece tutto questo si trasforma nel brodino ripassato in padella dove ci si butta dentro tutto quello che è avanzato in cucina: una trasmissione del genere, per sua natura, giocoforza dovrà trattenersi entro i limiti di quel poco che basta. Come dicono in Bassa Val Tiberina: “Del più ‘nel posso”. 

Seconda storiella che vale la pena raccontare, piccola robetta da gossip di basso impero, ma molto significava, appunto una icona, un cammeo: oggi la solita benissimo informata Tamburino su La Stampa, racconta del dinner placè avvenuto la sera della scorsa domenica 27 al Teatro dell’Opera di Roma (dopo che al San Carlo di Napoli era stata annullata la prima della sera precedente per quanto avvenuto a Ischia). Nel Parterr de Roi figuravamo il selezionatissimo e ristrettissimo fior fiore della Rai, dei suoi ministri allevati in seno e della politica con la P maiuscola e la p minuscola. Tutti serenamente, allegramente, affaccendati a capire, a trattare il proprio futuro, vicino e lontano.

bloggorai@gmail.com


ps: ancora una volta un grande grazie a tutte le lettici, a tutti i lettori, che pure quando non scriviamo nulla come ieri hanno cercato Bloggorai!

domenica 27 novembre 2022

stand by

 

Oggi non c'è gran che da dire o commentare ... 

vediamo se in giornata arriva qualche notizia.

bloggorai@gmail.com

Torme di fantasmi tra Viale Mazzini e Piazza Colonna

Foto di Alexa da Pixabay
Non uno ma una intera cooperativa di spettri si aggira tra i giardinetti di Viale Mazzini e Piazza Colonna. Alto che incontri segreti tra Meloni e Fuortes sulla spartizione di qualche poltroncina: roba da educande delle Orsoline. Il malloppo, le poste in gioco sono di ben altro livello che sfuggono dalla portata di chi si barcamena tra un posto di lavoro e un altro.

Ieri abbiamo posto il tema di come si potranno orientare le scelte del Governo di Destra sulla Rai e le abbiamo poste all’interno di un perimetro dentro il quale si colloca al cento il rapporto con Berlusconi/Mediaset. Solo in subordine ci sarà quello con Salvini e la sua personale battaglia sul canone. Siamo convinti che sarà così ma è necessario tenere in considerazione un cerchio più largo e, forse, di maggiore spessore sia dal punto di vista sia del valore economico che da quello normativo. In questo ambito la partita più rilevante è certamente quella sulla rete unica e, in subordine per quanto interessa la Rai, quella sul “polo della torri”. Intanto, una bandierina è stata posta con il posizionamento “forte” del Ministro Adolfo Urso che mantiene il presidio sulle Tlc e ha messo subito il suo pensiero in chiaro: “Siamo consapevoli che la rete sia un bene pubblico, abbiamo bisogno di una rete a controllo pubblico”. A rafforzare le posizioni, sempre per stesso partito, è arrivata la nomina di Alessio Butti, di stretta fede Meloni, come sottosegretario al MiMi con delega alle Tlc. Messaggio forte e chiaro all’alleato di governo: su questo argomento ci pensiamo noi! Potrebbe anche essere  che questa scelta non sia stata tanto presa bene dalle parti di Mediaset. Ribadiamo la nostra convinzione: in questo campo si gioca la partita più importante e tutte le altre, compresa quella sulla Rai, diventano serie B. Rete unica e polo delle torri sii potrebbero intrecciare con il denominatore comune dato dalla “difesa” dell’interesse nazionale.

Altro ambito interessante che è sembrato alquanto sfuggito ai radar dei commentatori (solo Vincenzo Vita sul Manifesto ha scritto qualcosa lo scorso 2 novembre) riguarda l' European Media Freedom Act - Proposal for a Regulation and Recommendation dove si legge che “The proposed Regulation includes safeguards against political interference in editorial decisions and against surveillance. It puts a focus on the independence and stable funding of public service media as well as on the transparency of media ownership and of the allocation of state advertising” cioè una parte del cuore pulsante dell’eterna anomalia del sistema audiovisivo nazionale: il conflitto di interessi e le risorse di cui i diversi soggetti possono disporre. Non solo, ci sono importanti aspetti normativi riferiti al ruolo delle piattaforme, al rapporto con gli utenti, gestione dei dati personali etc. tutti da approfondire.

Per saperne di più:

https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/library/european-media-freedom-act-proposal-regulation-and-recommendation

https://www.agendadigitale.eu/mercati-digitali/giomi-agcom-media-freedom-act-ue-che-cambia-per-la-tutela-del-pluralismo/

 https://www.medialaws.eu/wp-content/uploads/2022/09/2-22-Citino.pdf

L'EMFA sarà una grana non facile da risolvere per il Governo Meloni ma non tanto e non solo per quanto può interessare il recepimento degli orientamenti europei quanto perché implica la necessità vincolante di avere una visione, un progetto su tutto questo mondo dinamico e complesso rispetto al quale, finora, dal governo Meloni non si sono avvertiti pensieri compiuti. Ne consegue la lettura facile dell’incontro dei giorni scorsi tra la stessa Meloni e Fuortes sui grandi e gravi problemi Rai: per il momento tappiamo i buchi, poi si vedrà.

Intanto, da qui a breve, si dovrà sciogliere il nodo della Vigilanza Rai, presupposto indispensabile per riprendere il percorso per la stesura del nuovo Contratto di Servizio e conseguente Piano Industriale. Da notare, by the way, che ormai sembra definitivamente accettata e condivisa l’opinione per cui l’attuale AD NON ha un suo piano industriale ma si è impegnato solo a gestire un residuo vintage di quello precedente con quel mezzo imbroglio della riforma per generi.  All’orizzonte del Governo si profila un combinato disposto di problemi a cavalo tra impegni, risorse e sfide tecnologiche del Servizio Pubblico non facile da affrontare. E non sarà un gioco a somma zero: da qualche parte sarà necessario tagliare qualcosa. Dove, come e quando?

bloggorai@gmail.com

sabato 26 novembre 2022

Fuortes e Meloni al tavolo da gioco: qualcuno ha in mano un bluff

                                                                                                    Foto di David Mark da Pixabay


vedi last minute in fondo pagina!

La notizia del giorno è che Bloggorai cambierà nome e si chiamerà ProfeteRai. Abbiamo scritto tutto da tempo, era tutto già previsto nel Libro del Destino di questo Cda, di questo AD e di chi lo ha nominato, supportato e accompagnato. Nel racconto che si stava componendo mancava però un tassello importante che ora sta prendendo luce: che ruolo avrà il nuovo Governo di Destra destra (con eventuale appoggio di qualche “centrino”). Bene, ci siamo, la guerra è iniziata, diretta, frontale e non si faranno prigionieri.

Ieri abbiamo riferito la notizia, pubblicata da Il Foglio, di un incontro riservato, segreto, tra Fuortes e Giorgia Meloni: oggi ci pensa La Stampa (sempre super bene informata) a riferire i particolari con un titolo suggestivo “Incontro tra Meloni e Fuortes – l’AD non ha intenzione di farsi da parte”. Ci racconta l’atteggiamento dei due personaggi: una tutta all’attacco e l’altro in una apparente difesa. La prima esordisce con “… con un fuoco di fila di critiche: la Rai che va male, superata da Mediaset, programmi sbilanciati a sinistra, il piano industriale gestito male e finito in fallimento. I Mondiali, poi, secondo Meloni, hanno ottenuto il solo risultato di penalizzare le news anticipate di un'ora”. Il secondo sembra arroccarsi : “non solo non si vuole fare da parte, ma non vuole neppure essere commissariato da un direttore generale come Giampaolo Rossi, meloniano della prima ora, che di fatto lo scavalcherebbe”. Si legge ancora nell’articolo un passaggio interessante: “…la Rai, colpevole ai suoi occhi di non averlo mai compreso e di averlo ostacolato in tutti i modi”.

Commenta un autorevole inquilino dei piani alti di Viale Mazzini “Certo, non c’è nulla di nuovo…si tratta del logico epilogo di un AD che non appena dopo pochi giorni dal suo insediamento già proclamava la “sua” rivoluzione con il Piano industriale di Salini e della sua parte più vecchia, la riforma per generi”. Un lettore esperto del VII piano aggiunge “La rivoluzione o si governa o si subisce”. Fuortes non solo ha proposto e subito una rivoluzione già spenta, consumata e mai iniziata dai suoi predecessori ma ha cercato di governarla con armate inaffidabili, incerte, confuse e demotivate a seguirlo. Non solo, intorno a lui gli altri eserciti (il Governo Draghi che lo ha nominano per primo e i partiti che lo sorreggevano, segnatamente il PD) stavano già organizzando la loro disfatta, puntualmente arrivata lo scorso 25 settembre. Ricordate la famosa foto sotto il Palazzo di Viale Mazzini? Era un segno tangibile dell’aria che tirava a Viale Mazzini. Un altro piccolo ma significativo esempio di come Fuortes non è stato compreso in Rai? La nomina di Maurizio Caprara come suo consulente per la comunicazione. Pochi dentro il Palazzo ne hanno condiviso la scelta e non tanto per la persona in quanto tale ma per cosa questa scelta stava a significare: totale sfiducia nei “comunicatori” già presenti in Azienda che, in un luogo dove tutti o quasi vorrebbero sembrare McLuhan, non è proprio un gran segnale di fiducia. E così via elencando e trotterellando.

Ma ora il vero interrogativo che molti lettori di Bloggorai ci stanno ponendo è più complesso: quali saranno le intenzioni, quale la “visione” del Governo verso la Rai indipendentemente dalla piccole scaramucce sulle persone che vanno e altre che verranno? Annotiamo una riflessione che riteniamo prioritaria e fondamentale: il futuro della Rai il Governo lo disegnerà in relazione ai suoi rapporti interni con Berlusconi e Salvini. Se dovessimo riflettere solo su quel poco che sappiamo sulla “visione” della Meloni e del suo esperto Giampaolo Rossi ci sarebbe molto da discutere ma magari qualcosa di interessante lo si può trovare: sulla difesa della Rai, del Servizio Pubblico, verrebbe da fidarsi più di loro che di altri presunti vecchi “amici” che invece non hanno perso occasione per martellare Viale Mazzini o anche nel non difenderla come avrebbero e potuto fare. Vogliamo parlare di Rai Way??? Hai voglia da girarci intorno: la prima e sola grande battaglia persa dal “centro sinistra” è stata quella sul conflitto di interessi. Da allora in poi nulla è stato mai più come avrebbe potuto e dovuto essere. Punto. Amen! 

Dunque, semplicemente: se la Meloni riterrà che potrà “sfidare” anzitutto la tenuta del suo alleato Berlusconi (con i suoi diretti interessi) si potrà immaginare uno scenario relativamente favorevole alla Rai. Al contrario, se (come già qualche segnale si è intravisto) dovesse ritenere che non potrebbe farne a meno per non correre rischi sulla sua tenuta a Palazzo Chigi, dovrà pur cedere a qualche compromesso che, in questo caso, potrebbe non essere del tutto favorevole alla Rai. Ragionamento analogo per l’altro suo alleato Salvini e la sua battaglia identitaria sul canone. Sono in scadenza due appuntamenti fondamentali: la nomina della presidenza alla Vigilanza Rai con la renziana Boschi che sarebbe in pole position (vedi supporto esterno di Calenda) e il tema canone che, nonostante quanto avvenuto nei giorni scorsi, potrebbe non essere affatto risolto. La Legge di Stabilità di prossima edizione potrebbe contenere sorprese molto sgradite per non dire del tema “condono” che si potrebbe estendere alle bollette non pagate e quindi al canone non riscosso.    

Fuortes si pone in atteggiamento di scontro frontale con il Governo senza averne la forza per sostenerlo. Non dispone di eserciti e di alleati. e non padroneggia nemmeno saperi "politici" antichi ma efficaci che in passato hanno garantito la sopravvivenza dei suoi predecessori.  Delle due l’una: o dispone di strumenti segreti (mica tanto) per poter contendere/contrattare la sua permanenza o uscita dalla Rai con onore di cui noi non siamo a conoscenza oppure siamo in presenza di un piccolo bluff. Per quanto abbiamo letto e sappiamo, per quanto ci riferiscono chi assiste direttamente al tavolo di gioco al VII e altri piani, potrebbe essere buona la seconda. La Meloni ha chiesto di mostrare le sue carte e in mano l’AD ha solo una piccola coppia, nuda.

bloggorai@gmail.com

 ps: fresca fresca: guardate questi ascolti appena arrivati:




 

venerdì 25 novembre 2022

Lo SCOOP del Vizietto: giochi proibiti tra Governo e Rai

Foto di Sabine Kroschel da Pixabay
ATTENZIONE: 
leggete in fondo last minute !!!
Bloggorai, per chi non lo sapesse, vanta nobili origini nei granducati austroungarici. Tradizioni teutoniche, rigidi protocolli familiari: rigidità,  formalità e austerità. Ma in primo luogo ferreo rispetto della tradizione: già dai primi di novembre si cominciava a pensare all’adventskranz che ogni anno doveva essere diverso, a tema, e dunque si doveva rispettare il compito di trovare un soggetto adeguato per il prossimo Natale.

“Habemus Notiziaaaaaaa ex viziettum”. Ecco lo stato d’animo in cui eravamo fino a questa mattina sulla Rai: in attesa di sapere se la tradizione sul rapporto Governo e Rai sarebbe stata rispettata e quale il tema. Ebbene si: con grande gioia, viva e vibrante soddisfazione e partecipazione, possiamo apprendere lo “scoop” de  Il Foglio, a firma Simone Canettieri: “Si sono incontrati, in gran segreto, mercoledì a Palazzo Chigi. Per la prima volta. Giorgia Meloni e Carlo Fuortes non si conoscevano. Un'ora di colloquio sulla Rai che segna l'apertura del dossier da parte del governo. L'AD nominato da Mario Draghi si trova in una situazione complicata: il piano industriale che non decolla, i conti claudicanti, il sorpasso di Mediaset negli ascolti di giornata.  Ma soprattutto è espressione di un'altra maggioranza”. Ahhh.. ecco... era ora … finalmente ... si sono incontrati... in gran segreto ma si sono incontrati e soprattutto per il "soprattutto" !!!! Santa Pace, ci voleva tutto questo tempo? Almeno una telefonata potevano farsela … Proviamo ad immaginarla, del tipo “Ciao Giorgia ... come va? … te po' interessà un ministro “made in Rai”, uno booono ... deee parti tuee?" e lei prontamente “Ciao Carlè ! che dici??? Se c’jai uno boono moo pijooo… Poi, che volemo fa co’ sta Rai? Je volemo da na smossa?” e lui a lei “Senti cara, intanto c’avemo ‘n problemino cor canone .. vedi ‘n po te che poi fa ... ce sta quello daaa Lega coo vole abbbbolì”. E lei a lui “tranquillo, stai sereno … mo joo dico a Giancarlino.. ce pensa lui … ok mo c’ho da fa… deve vede Biden, er cinese e quarcun’artro.. quando torno se vedemo e parlamo de tutto … va bhe? Tranquillo  Carle' … stai tranquillo”.

Ecco allora che il vizietto, proprio come l’ adventskranz, si rinnova e si perpetua puntuale: il Capo del Governo incontra l’AD Rai, ovviamente in gran segreto, come già avvenuto in precedenza con altri governi e con lo stesso o altri AD o DG che dir si voglia. Nulla di nuovo. Ovviamente, già in precedenti occasioni, da autorevoli fonti Rai, ci venne obiettato: “E’ giusto e corretto che i due soggetti debbano dialogare tra loro” e perché mai, ribadiamo? Dove sta scritto che le sorti dell’Azienda debbano essere concordate anche nelle nomine dei direttori con Palazzo Chigi? Il vizietto è duro a morire se poi porta guadagno, dall’una e dall’altra parte. Per il Governo è un passaggio obbligato avere la Rai sotto controllo e per chi la governa avere il mantello protettivo che garantisce futuro e stabilità. Nel merito dell’incontro si legge che la Meloni sarebbe preoccupata: il nuovo Contratto di Servizio è alle porte e allora sarà necessario creare un nuovo “tavolo di lavoro” o “cabina di regia” che dir si voglia (come quello sui Giovani di Viale Mazzini) coni due ministri interessati: Urso e Giorgetti, come se fosse una cosa nuova quando invece è rigidamente previsto che debba esser così. Da notare, così…tanto per gradire, che della Vigilanza Rai ancora non ci sono tracce e nessuno compresa l’opposizione, alza un ditino. Dunque, ci dobbiamo sorprendere, scandalizzare? No, tutto sotto controllo. Fintanto che si va avanti così il male della Rai è assicurato, chiunque sia al governo, come già avvenuto in passato.

Bene, andiamo avanti, e leggiamo un succoso articolo di Italia Oggi, a firma Claudio Plazzotta, dove si legge il titolo: “Tv, povero Mondiale d'inverno Niente audience e raccolta incrementali come d'estate” e giù a randellare su ascolti che non crescono di una virgola  e raccolta pubblicitaria “insignificante”. Ce ne sarebbe quanto basta per essere preoccupati ma da Viale Mazzini non giungono segnali di fumo. Tutti tacciono. Per ora il problema è sapere se Rossi sarà il nuovo Direttore Generale da “affiancare” a Fuortes o chi sarà il nuovo direttore del Tg2 e giù pe’ li rami. Se esistesse un Tafazzi della situazione, ora possiamo bene immaginare cosa potrebbe fare con le sue poderose bottiglie di plastica menate forte dove fanno più bene.

E poi c’è qualcuno che si lamenta perché Bloggorai non è benevolo con la Rai: ci pensa sempre bene da sola e in buona compagnia  di chi sta dentro e di chi sta fuori.

bloggorai@gmail.com


ps. non abbiamo fatto in tempo a pubblicare il Post che subito ci è arrivata notizia di vivo "malumore" al VII piano di Viale Mazzini (e anche fuori) appena letta la notizia dell'incontro segreto: Fuortes è andato da solo ad incontrare la Meloni o in buona compagnia? con chi? e lui aveva informato chi doveva informare di questo incontro? erano stati concordati i temi e problemi sul tappeto?

giovedì 24 novembre 2022

Immaginate la RAI se ... immaginate il calcio se ...

Anche oggi poco o nulla dire sulla Rai. Bene, ci risparmiamo le energie per i tempi migliori che certamente verranno. Ci sono in ballo una montagna di problemi: la nomina della Vigilanza in primo luogo e, a seguire, il rinnovo del Contratto di Servizio e del conseguente Piano industriale. Ci sono in ballo i soldi  dove il rinvio della questione canone ha messo solo una pezza ad un buco tutto da tappare. Ci sono in ballo i problemi degli ascolti (vedi avanti). Ci sono in ballo i problemi della tecnologia con il prossimo passaggio del 20 dicembre quando milioni di teleschermi si spegneranno. Hai voglia a scrivere.

Nel frattempo di divertiamo. “Un Popolo di poeti di artisti di eroi di santi …” pensate quanto può piacere una frase del genere al Governo di Destra destra scolpita a caratteri cubitali sul fascistissimo Colosseo quadrato dell’EUR! Eppure racchiude una immagine collettiva certamente suggestiva alla quale, però, manca un soggetto: i telespettatori migranti. Migrano infatti quelli che dalla televisione generalista digitale terrestre se ne vanno a milioni verso i nuovi e più ricchi territori delle piattaforme OTT. Migrano quelli che dalla Rai, nello scorso mese di ottobre per la prima volta, sono migrati verso Mediaset e migrano pure quelli che invece rimangono ancorati (sempre più anzianotti) ai vari RaiUno e Canale5. È il mercato bellezza!!!

In questi giorni, in queste ore, assistiamo sui teleschermi ad una nuova ondata migratoria: come ha scritto lo Studio Frasi su www.tvmediaweb.it riferito ai Mondiali di Calcio sulla prima rete Rai: “I valori dei primi due giorni dicono che il Tg1 è stato abbandonato da 1,3 milioni di persone il primo giorno e da 1,4 milioni il giorno successivo, 22 novembre, rispetto ai giorni corrispondenti della settimana precedente”. Lo spostamento di orario così rilevante e continuo non era mai successo prima in oltre 70 anni di storia della Rai. Ha scritto oggi Grasso sul Corriere: “Il tg della sera resta un rito mediale, un'abitudine quotidiana che ci lega inscindibilmente a quel grande orologio sociale che è la tv”. Già: “sociale” fa tanto rima con “morale” ma questo è altro discorso.

Pensare che siamo solo all’inizio, magari forse potrebbe andare meglio quando si andrà avanti nel torneo, chissà! E pensare pure che l’Italia non vi prende parte!!! Provate ad immaginare se alla partita iniziale avesse preso sberle come è avvenuto con l’amichevole con l’Austria. Provate pure ad immaginare a come si sarebbero comportati gli azzurri, in piena epoca di un Governo dove Lucio Malan, capogruppo al Senato di Fratelli d’Italia, ha dichiarato che “Nella Bibbia c’è scritto che l’omosessualità è un abominio”. Provate ad immaginare quanto possano condividere ed essere contenti gli sceicchi qatarioti di una tale affermazione. Vi immaginate la squadra di Mancini nella foto di rito prima della partita con la mano sulla bocca oppure potete pensare al nostro Ministro dell’Interno che in tribuna d’onore accanto a qualche emiro si fosse presentato con la fascia One Love Arcobaleno al braccio??? Provate ad immaginare: la Rai come si sarebbe comportata? Magari avrebbe inviato la Direttrice di Rai Sport a Doha a sostenere a gran voce che "Il Mondiale non si sarebbe dovuto giocare in Qatar, dove si calpestano i diritti umani. Complici i signori del footbal". Magari lo ha detto a scoppio ritardato ma va bene lo stesso. 

Intendiamoci, il gesto dei calciatori tedeschi è pur  sempre ad alto valore simbolico a valore zero, nel senso che comunque hanno obbedito al diktat della FIFA: ben diverso sarebbe stato se si fossero presentati tutti con la fascia mille colori LGBTQI+ al braccio. Però, pur sempre meglio di un omertoso e complice silenzio. 

Noi di Bloggorai difettiamo di immaginazione … e magari ci piacerebbe pensare ad un calcio diverso da quello al quale stiamo assistendo e però tutti ‘sti eroi del calcio nazionale ne abbiamo visti ben pochi.

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mercoledì 23 novembre 2022

 


Oggi è una bellissima giornata di sole e merita una tranquilla e amena passeggiata. Siamo pure confortati dal sapere che non c’è nulla da dire. Forse è un bene o forse no. 

Comunque, rimanete sempre sintonizzati: le sorprese sono sempre dietro l’angolo, altrimenti non si chiamerebbero sorprese!

Buona giornata!

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martedì 22 novembre 2022

Rai: Radiotelevisione Anziani Italiani

Di giovani e anziani ne parleremo alla fine del post.

Con buona pace di quanti si lamentano del fatto che Bloggorai non parla mai bene della Rai: lo faremmo tanto volentieri se ci fossero spunti importanti, prevalenti, che non siano gli ascolti di una trasmissione. 

La credibilità, l’autorevolezza, la “sostenibilità” morale e culturale non è merce che si trova al banco della frutta e verdura. Non si trova un tanto al chilo a seconda delle stagioni. Solitamente si richiede tempo, pazienza, tenacia e costanza. La “reputazione” si costruisce con un lungo e faticoso processo non sempre facile da seguire.

Allora, giocoforza siamo indotti a parlare di Mondiali di Calcio con due osservazioni. La prima riguardala beneamata BBC: non lo trovate scritto quasi da nessuna parte ma, per chi non lo sapesse, il Servizio Pubblico inglese, quello con le iniziali maiuscole, semplicemente, NON ha trasmesso la cerimonia di inaugurazione dal Qatar (https://www.theguardian.com/football/2022/nov/20/bbc-ignores-world-cup-opening-ceremony-in-favour-of-qatar-criticism ) . È stato un segnale importante, forse poco incisivo, forse tardivo per il solito discorso che ormai fanno tutti e si ripete da tempo: era tutto noto, era tutto scritto ma dimenticato colpevolmente. Da tutti, Rai compresa. Oggi parliamo della dichiarazioni importanti della direttrice di Rai Sport, Alessandra De Stefano: “Questo Mondiale non si sarebbe dovuto giocare. O meglio, non si doveva assegnare al Qatar, che si è offerto lo sport più bello del mondo calpestando i diritti umani, corrompendo, imbrogliando, grazie alla complicità dei signori del football che glielo hanno venduto nel 2010”. Ottimo, condividiamo parola per parola. Però ci sfugge il racconto precedente a queste affermazioni: perché, da tempo, è stata posta tanta attenzione e pruderie commerciale (vedi oggi sul Sole articolo sulle prospettive di incassi pubblicitari)? Perché questa affermazione così impegnativa solo ora a campionato iniziato? È noto che per ogni evento o manifestazione che sia c’è sempre un prologo, uno svolgimento e un epilogo. Il prologo, come la De Stefano correttamente sostiene, era noto da tempo e perché non è stato fatto tutto il necessario per opporsi pubblicamente, frontalmente alla FIFA e alla UEFA per come si stava profilando lo svolgimento di questo campionato? Anzi, ci si è affrettati comprare i diritti con la speranza di  trarne lauti profitti (come ancora è stato letto dalla cronaca di un recente Cda Rai). 

Si parla tanto di diritti umani: da quanto tempo era noto che a Doha morivano a migliaia i lavoratori clandestini che costruivano gli stadi nel deserto? Qualcuno in Italia, dentro la Rai (con la sola eccezione di Report) ha preso posizione, iniziative concrete, tangibili, per protestare contro quella strage in corso di svolgimento (si parla di 6500 persone)? Ha ragione la De Stefano: questo Mondiale non si sarebbe dovuto giocare ma, se lei e tutti i suoi colleghi lo avessero detto forte e chiaro ben prima del suo inizio e magari anche a nome di tutta la Rai, chissà, magari si sarebbero giocati lo stesso ma almeno la “morale” del Servizio Pubblico non dico che si sarebbe salvata del tutto ma avrebbe potuto fargli assumere un pizzico di credibilità, autorevolezza, e “sostenibilità” morale e culturale di grande vantaggio.

Ma andiamo avanti sempre sullo stesso filone e con gli stessi termini del ragionamento sulla credibilità della Rai.  Domenica scorsa durante la trasmissione di Fabio Fazio, ancora una volta, è avvenuta una “telepromozione” di un prodotto Netflix come già avvenuto in altre circostanze. Ribadiamo la domanda semplice semplice: perché avviene tutto questo senza che nessuno batta ciglio? È Normale sostenere la concorrenza? Magari pagano e forse anche bene, basta saperlo e magari mandare i sottopancia con scritto "comunicazione commerciale".

Ancora avanti, sempre sullo stesso filone di ragionamento,  vi abbiamo accennato al Gruppo di Lavoro creato in Rai per un “Progetto Giovani”. Accipicchia, interessante, importante, “sostenibile” nel senso che merita sostegno. Allora siamo andati a cercare di sapere e capire qualcosa di più dentro e fuori la Rai. Pubblicamente non si sa nulla: non una riga su un giornale, non una notizia, non una dichiarazione. Privatamente non ne parliamo. Tutto tace. Nel frattempo abbiamo letto chi ne fa parte: 8 direttori con l’età media di 56,3 anni. Non è male per chi si deve occupare di “giovani” ovvero di “nativi digitali” che in Rai sembrano scarseggiare. Avete idea di quanto può guadagnare un/a neolaureato/a  in economia assunto in Rai con un contratto di apprendistato professionalizzante (della durata di 36 mesi)? Esattamente “Retribuzione Annua Lorda di ingresso pari a circa 31.000 euro e di circa 38.000 euro allo scadere dei 36 mesi”. Fate voi quanto si percepisce netto, al netto delle ritenute. Ci mancherebbe, da metterci la firma con i tempi che corrono. Ma certo difficile da pensare che le menti migliori che si affacciano sul mercato possano essere attratte da queste condizioni. Ma il tema, ovviamente direbbe Fuortes, riguarda gli ascolti dei giovani e, infatti, nella disposizione organizzativa di parla di “Al fine di ridurre il rischio di progressiva perdita di tale pubblico, risulta essenziale incrementare la capacità di conoscerne e presidiarne i gusti, le abitudini e gli interessi, come presupposto alla ideazione e realizzazione di contenuti (e relative modalità di fruizione e coinvolgimento) adeguati ai target”. Ottimo. Condividiamo: meglio tardi che mai. Allora, ci aspettiamo di vedere nuovi prodotti, nuovi format, nuovi linguaggi, nuove proposte di palinsesto in tempi rapidi, rapidissimi perché, nel frattempo Total Audience di Auditel ci conferma che il pubblico Rai, nelle fasce comprese tra i 45 e gli over 65 anni, è all’85%  (ottantacinquepercento). Nella prima rilevazione di maggio scorso,gli stessi telespettatori erano all’84% (ottantaquattropercento). Un solo miserabile punto in meno (o in più). Quanto basta per sperare che il “gruppo di lavoro giovani” sia veloce: di questo passo con un 1% ogni quattro mesi nel giro di un paio di anni il Servizio Pubblico può benissimo cambiare nome: RadiotelevisioneAnzianiItaliani.

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lunedì 21 novembre 2022

Rai: comode bugie e scomode verità

Foto di Daniel Roberts da Pixabay

Questa mattina ci eravamo preparati un bel post fresco fresco, di prima settimana… tanto per gradire ed era succoso di argomenti e notizie interessanti. Poi, è successo che intorno a Viale Mazzini “ … si vede gente … si frequentano persone … si scambiano messaggi, pensieri ed opinioni” e le cose cambiano.

Ora, siamo nel pieno di bel pomeriggio autunnale e non vogliamo scomodare complicati pensieri filosofici ma ci corre l’obbligo di riproporre qualche riflessione su chi è Bloggorai e che ruolo svolge nel dibattito sulla Rai e il Servizio Pubblico visto che ogni tanto qualcuno tra gli affezionati lettori ci invita a farlo.

La prendiamo lunga e iniziamo dalle origini. C’è un ordine naturale delle cose intorno alle quali è complesso argomentare. Quest’ordine implica un mutamento costante, una rivoluzione genetica, un cambiamento che è, per sua intrinseca natura, mutevole e dinamico. Le cose cambiano dunque e con più velocità di quanto si possa immaginare.  Si può essere partigiani di un versante e quindi favorire i mutamenti e accompagnarli oppure si possono avversarli, opporsi ad essi. L’Azienda Rai, il Servizio Pubblico, sta mutando rapidamente la sua ragion d’essere, la sua missione e le sue prospettive. Ci sono forze, energie, che si impegnano chi a sostenere e chi a ostacolare e non tutte sono ciò che sembrano.  

I lettori di Bloggorai, grosso modo, si dividono in due versanti: una parte è schierato con il primo partito e denuncia il fatto che si “parla sempre male” della Rai pure quando invece non ce ne sarebbe bisogno. Anzi, sostengono “in questo modo non si aiuta l’Azienda ma la si danneggia”. Altri invece, sono schierati nel versante diametralmente opposto: “Per fortuna che c’è Bloggorai perché altrimenti è ben difficile sapere qualcosa (poco in verità), cosa succede e come interpretare gli avvenimenti”. 

Allora, è necessario ribadire: premesso che Bloggorai è una molecola nell’universo dei meteoriti che girano intorno al Servizio Pubblico. Alcuni tra questi, e sono assai potenti e di ben altro peso rispetto al piccolo Bloggorai svolgono assai bene il ruolo di corifei della Rai e dei suoi prodotti. La partita è impari. Non mancano autorevoli firme, alcune ben retribuite, che non perdono occasione di raccontare (o anche tacere che forse gli viene meglio) ciò che succede dentro, intorno e fuori la Rai. Esempio: i Mondiali in Quatar e la Nazionale di calcio.  

È del tutto evidente che la Rai si racconta da sola e lo fa abbastanza bene in ogni minuto e in ogni ambito audiovisivo. La percezione che si può avere di essa (beninteso soggettiva) è tutta e solo derivata da ciò che fa, ovvero da ciò che diffonde e da quanto tutto questo viene percepito ed apprezzato.  È del tutto evidente che le dinamiche politiche, economiche e culturali che la riguardano sono rigorosamente centrifughe rispetto alla narrazione corrente. Tanto per capirci bene e non ciurlare nel manico: prendiamo il caso degli ascolti. È noto da tempo a chiunque (abbiamo una collezione di articoli) che la platea televisiva si sta progressivamente erodendo per tutti ma per Rai avviene in modo particolare. Se succede che se questi dati vengono resi pubblici (Biondi sul Sole e prima ancora Mele) e ne dibatte il Cda e la risposta è una nota dell’Ufficio Stampa Rai successiva all’ANSA che li confuta in modo incompleto con toni entusiastici e schioppettanti (dimentica di ricordare che si sono persi per strada centinaia di migliaia di telespettatori) riteniamo che si fa un danno all’Azienda perché mina la sua credibilità. Si spaccia una comoda bugia per una scomoda verità. Questo esempio può essere riferito a tanti altri ambiti aziendali: vedi i temi economici (efficienza, canone etc ) come pure quelli tecnologici. Come abbiamo più volte scritto: si legge una dinamica aziendale che viaggia a velocità inverse: si vorrebbe ma non si fa, si potrebbe ma non si deve. Si enunciano buoni principi, ottime intenzioni, salvo poi scoprire che non si assegnano budget adeguati e non perché non ci sono le risorse ma solo perché sono spesso male allocate e ridistribuite : sempre per non ciurlare il manico: quante volte abbiamo sollevato il problema di Rai News24 e del suo costo rispetto a quanto rende. Risulta a qualcuno che sia mai stato argomento all’ordine del giorno di qualche Cda? A noi no. Correggeteci se sbagliamo.  

Cosa fa allora Bloggorai? Nulla di più e nulla di meno che “fotografare” ciò che è dato osservare e su ciò che osserva proporre una riflessione, un dibattito. Si tratta di una piccola cosa che riscuote la sua attenzione se è pur vero che da quasi cinque anni Bloggorai è cresciuto costantemente, altrimenti avrebbe chiuso da tempo. Certo, ovviamente direbbe Fuortes, ognuno “fotografa” ciò che più gli si addice, ciò che più si avvicina alla  sua personale Weltanschauung sul Servizio Pubblico e su dove esso si sta dirigendo. Non a caso il claim di Bloggorai è esattamente “il Servizio Pubblico prossimo venturo” e di questo ci interessiamo. Raccontiamo che, recentemente, ci siamo incontrati, in modo semi carbonaro, con alcune autorevoli persone in ambiente qualificato per cercare di proporre una sia pur blanda iniziativa sul tema canone. Non ne è uscito un ragno dal buco e, al temine, qualcuno ha osservato con un certo rammarico “Se il cambiamento della Rai non parte dal suo interno … non cambierà mai”. Ecco, ci siamo al punto: succede che spesso e volentieri il partito del “parlare bene” della Rai è lo stesso che fatica ad esporsi pubblicamente, a prendere iniziative. Diventa simbioticamente il famigerato “partito Rai” dove si confonde facilmente ruolo e funzione.

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domenica 20 novembre 2022

Rai e il calcio tra schizofrenia e ipocrisia


Care lettici, cari lettori, mettetevi l’anima in pace: la “morale” è dentro di noi, insistente, pervicace, ostinata. È pure fastidioso parlarne, urta la propria e altrui coscienza e sensibilità, fa uscire gli scheletri dagli armadi. La cacci da una parte e ti rientra dall’altra. Cerchi di rinchiuderla dentro il proprio recinto di convenienza e ti sfugge oltre le barriere delle necessità. Come abbiamo scritto: la morale a corrente alternata, a geometria variabile dove la Rai sembra essere una buona sede di elaborazione teorica sofisticata in buona, ottima compagnia di tanti altri esegeti di questo teorema.

Schizofrenici o bipolari nella versione clinica, confusi e dissociati in quella sociale e culturale. Questi i termini entro i quali si racchiude semplicemente la giornata di quanti oggi sostengono con entusiasmo l’inizio dei Mondiali di calcio. C’è poco da dire: la Rai è in prima fila. Come si può infatti aderire e partecipare in modo disinvolto, come se nulla fosse, a questa manifestazione che puzza di corruzione, malaffare, intrigo internazionale e morte di migliaia di persone? Come si può spacciare questo evento come “sportivo” quando dietro, di fronte e davanti c’è tutto il suo contrario e nemmeno tanto poi sottinteso ma palese, evidente, mostruosamente alla luce del sole. Ha dichiarato nei giorni scorsi Gianni Infantino, presidente FIFA “Le critiche al Mondiale sono ipocrite". "Per quello che noi europei abbiamo fatto negli ultimi 3.000 anni dovremmo scusarci per i prossimi 3.000 anni, prima di dare lezioni morali agli altri. Queste lezioni morali sono solo ipocrisia". Che gli europei, non tutti in verità, siano in grado di dare “lezioni morali” è tutto da argomentare: chi, dove, quando e su quali temi? Però, in un certo senso, ha ragione quando sostiene che le critiche oggi sono ipocrite: è vero, sapevano tutto tutti da tempo e solo nelle ultime ore è stato sollevato il coperchio alla pentola della minestra puzzolente che ci stanno propinando spacciandola per sport.

E non vale nemmeno la battuta che si sente dire nei Tg e Gr “oggi si aprono i giochi tra le polemiche per i diritti civili”. No, non si tratta solo di rispetto per le persone, non si tratta solo di vietare o meno il consumo di birra nei luoghi pubblici, ma di partite ben più rilevanti che riguardano gli equilibri geopolitici del mondo, di ambiente globale, di guerra e dunque armi, di energia. In poche parole, la nostra stessa vita che con il calcio c’entra ben poco.

Ma ci chiediamo: l’AD Fuortes, la presidente Soldi, i consiglieri di amministrazione, i vari dirigenti appassionati di “sostenibilità” a vario titolo intesa tutti hanno visto la puntata di Report dedicata ai Mondiali in Qatar? Hanno capito bene di cosa si è parlato, di quali "valori sociali" sono in gioco, di quali testimonianze e prove sono state indicate per sottolineare che si tratta di una manifestazione ad alto tasso di inquinamento morale? Delle due l’una: o Ranucci/Report hanno sparato una montagna di cazzate, irrilevanti, superflue, oppure se anche una piccola parte di quanto è stato sostenuto ha un fondamento di verità sarebbe stato giusto almeno far trapelare un cenno di dignità civile, sociale e politica come in tanti altri paesi hanno fatto e non far uscire una improvvida nota dell’ANSA dove si è  letto che “si conta” su mondiali per risollevare gli ascolti e i conti: della serie “i soldi non puzzano” anzi profumano di viole e mammolette primaverili quando occorrono.  

In questi termini, per come oggi viene rappresentato, per come lo si intende nella sua espressione più globalizzata, il calcio non è più il “gioco più bello del mondo” ma solo un luogo puzzolente di scambio di affari, mazzette, armi, dollari, squadre comprate e vendute come se fossero bruscolini. E, per cortesia, non ci rompessero le scatole con i servizi dove si racconta del primo stadio con l’aria condizionata o della tende nel deserto dove alloggeranno i tifosi. Per capire, sapere quello che succede oggi a Doha non è necessario comprare un Corriere o una gazzetta sportiva qualsiasi ma il Financial Times, Handelsblatt o Le Monde Diplomatique e non sarebbero nemmeno sufficienti. Cosa c’entra lo sport, il calcio, quando si viene a sapere che il Qatar si candida ad essere uno dei maggiori fornitori di gas all’occidente per prendere il posto di quello russo che puzza di guerra e di sanzioni? Cosa c’entra lo sport, il calcio, quando vieni a sapere che si può comprare un campionato mondiale con l’acquisto di qualche aereo  da combattimento come Report ha fatto evidenziare? Cosa c’entra lo sport, il calcio, con il vorticoso giro di mazzette milionarie che girano da una parte e dall’altra dei vari continenti?  

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sabato 19 novembre 2022

Rai e dintorni: tre notizie benevoli del sabato sera

Foto di Melk Hagelslag da Pixabay

In un grigio, umido e freddo pomeriggio di autunno che non è ancora inverno succede che si sta in casa, si legge, si chiacchera, si scrivono due minchiate a qualche amico vicino e lontano… così … senza arte ne parte… tanto per non perdere il filo di ragionamenti che potrebbero anche essere seri (si fa per dire…).

Premessa per i lettori affezionati quanto permalosi: molti si lamentano che Bloggorai non dedica attenzione alle cose “belle e buone” che la Rai fa senza che nessuno, o quasi, se ne accorga. Ora, oggi, invece ci mettiamo di buzzo buono e ne riportiamo qualche cenno. Senza offesa per nessuno, lo facciamo a fin di bene, pronti a fare un passo indietro se ci fosse sfuggito qualcosa.

Sicchè, nei giorni corsi abbiamo sfiorato leggermente, come una piuma, un argomento complicato e fors’anche noioso: la morale della Rai. Insomma, un tanto al chilo, un pizzico di filosofia all’ amatriciana, roba da perdigiorno. Magari a qualcuno ha destato pure interesse e, zacchete, nel breve giro di poco tempo, arrivano messaggi, mail e telefonate. Bloggorai è in buona compagnia, ottima, e solitamente i lettori e le lettrici non perdono tempo a ribattere, precisare, stuzzicare. Sicchè, zacchete e arizzachete, ci arrivano tre “notiziole”. Piccole, in verità, ma meritevoli di attenzione. L’ultima, eccezionale veramente… in particolare, merita i prossimi capitoli di Bloggorai.

La prima è un acronimo che, li per li, ci giunge nuovo: ESG che poi scopriamo vuole dire Environment, Social, Governance. Acciperbacco… vuoi vedere che “morale” ha un’assonanza con “sociale”??? Roba fine, da intenditori. Però, premessa, oggi pomeriggio, non ce la sentiamo di affrontare un tale rompicapo. Cerchiamo di capire e di sapere e…zacchete, nel breve giro di qualche minuto ci arriva un preziosissimo quanto sconosciuto documento “La Sostenibilità in Rai. Governance e attività. Incontro con il Top Management Rai. Roma, ottobre 2022”. Porcaccia la miseria ci viene da pensare: una volta tanto che a Viale Mazzini succede qualcosa di buono, come al solito, non lo sa (quasi) nessuno. Solita storia. Ci dicono pure che su questo tema, da tempo, vengono promossi incontri interni con viva e vibrante partecipazione di tanti dirigenti dei quali, ad uno, gli scappa detto “…non servono ad una mazza … tanto non solo nessuno se ne accorge ma, nella realtà dell’Azienda succede di tutto e il suo contrario”. Bah … sciocchezze … battutacce malevole senza indirizzo e destinatario. Oddio, un destinatario, “sostiene Pereira”, ci sarebbe pure: la presidente che, a quanto ci riferiscono, sembra molto attiva e interessata a mettere il suo cappellino su tutte queste iniziative. Solite malelingue. Ovviamente, direbbe l’AD, sempre a fin di bene… a tutto vantaggio dell’Azienda. Comunque, di riffe o di raffe, quando si entra in certi meandri, difficile tirarne fuori un ragno dal buco. Leggiamo due righe, tanto per non farci dire che non studiamo: “Rai, quale PSM, intende assumere un ruolo chiave nella sostenibilità e guidare il cambiamento culturale e di approccio richiesto da questa importante sfida - La sostenibilità deve divenire parte sostanziale e strutturale delle nostre attività on screen / off screen - È dunque necessario identificare una strategia efficace, tramite un Piano di Sostenibilità in linea con il nostro Contratto di Servizio e Piano Industriale”. Così via trotterellando per venti pagine fino a quando “Prossimi passi - Cosa vi chiediamo: Fornire le vostre valutazioni sulle tematiche e sul progetto nel corso degli incontri dedicati - Indicare un Referente per la vostra Direzione - Avviare una riflessione in merito a possibili obiettivi e azioni per il Piano di Sostenibilità”. Meno male!!! Riflettiamo.

Seconda notiziola: Cop27 che dovrebbe essere l’acronimo della Sharm El-Sheikh Climate Change Conference - November 2022. Doppio acciperbacco con supercazzola! Robbbbba forte, anzi fortissima! Quanto di meglio offre la scena internazionale sui temi veri che interessano l’umanità. La Rai poteva mancare da un palcoscenico di tal fatta? Certo che no… ci mancherebbe. Potevamo non far sapere al mondo che il Servizio Pubblico Radiotelevisivo Italiano è fortemente impegnato sui temi della “sostenibilità” variamente intesa? Certo che no! Magari in Italia, a noi periferici pensionati sfaccendati nullafacenti, è lecito non far sapere nulla ma, doppio acciperbacco, che almeno gli egiziani e i loro ospiti sappiano che ci siamo e ci saremo. Dunque, la faccenda ci sembra seria ma non ci convince completamente. Cerchiamo di saperne di più. Manco il Mistero di Fatima è più protetto. Quei quattro scalzacani (sia detto con affetto e simpatia … tanto sanno bene che ci vogliamo bene a priori) che siamo soliti frequentare non ne sanno un beneamato ciufolo. Proviamo con la rassegna stampa: il solo che ne ha riferito un brevissimo trafiletto ci risulta essere il solito bene informato Roselli sul Fatto Quotidiano dove scrive che una ventina (20a… cioè più o meno venti, su per giù, uno più o uno meno… circa… quasi) di persone si sono recati sulle rive del Mar Rosso a …??? Dicono “a moderare dibattiti”. Triplo acciperbacco: si tratta di fior da fiore per meritare tanto apprezzamento. Bene, benissimo, orgoglio aziendale: facciamo vedere al mondo come sappiamo moderare noi!!! Magari ci è sfuggito qualche articolo, qualche lancio di agenzia, qualche comunicato. Però non ci è sfuggito un articolato comunicato dell’Ufficio Stampa Rai dove abbiamo capito tutto: “Per la prima volta nella sua storia la COP27 ospita un Padiglione del Mediterraneo di cui la Rai è partner”. Basta e avanza, ci ha convinti: era giusto e doveroso partecipare…anzi!!! Forse una ventina di persone erano pure poche per un impegno del genere: o ci si va per bene o tanto vale impegnare queste migliori energie per farlo sapere agli italiani.

La terza è un gioiello, una notizia che vi proponiamo in anteprima assoluta: “In vista dell’aggiornamento del Contratto di Servizio… si rileva la necessità di dedicare maggiore e crescente attenzione da parte dell’Azienda verso il pubblico giovane, in particolare nella fascia 18-35 anni…

Al fine di ridurre il rischio di progressiva perdita di tale pubblico, risulta essenziale incrementare la capacità di conoscere e presidiare i gusti, le abitudini e gli interessi, come presupposto alla creazione di contenuti … etc etc etc …

E’ pertanto istituito un Gruppo di Lavoro… il cui obiettivo sarà … etc etc .. il progetto “Rai per i giovani”.

FENOMENALE !!! GENIALE !!! FANTASTICO !!! il Gruppo di Lavoro per il progetto “Rai per i giovani” è la proposta più affascinate che abbiamo mai ascoltato in cinque anni di Bloggorai!!! dajeeeee .. questa volta cela faremo .. forzaaaa!!!! (magari fatelo sapere, almeno ai giovani interessati... magari possono dare una mano).

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venerdì 18 novembre 2022

ATTENZIONE !!!


Il Post di oggi potrebbe arrivare nel tardo pomeriggio

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La RAI e la sua fondamentale questione morale


Care lettrici, cari lettori, sarà un inverno lungo, freddo e faticoso … speriamo di poter garantire Bloggorai come da quasi 5 anni siete abituati. Anche ieri, nonostante non sia stato pubblicato nulla, un grande numero di contatti ci conferma che siamo sulla strada giusta e che vale la pena resistere e insistere.

Bene. Oggi non ci sono notizie ed è una buona occasione per proporre una riflessione sulla “questione morale” che interessa la Rai, il Servizio Pubblico. Nell’era moderna, Il 28 luglio 1981, sollevò il problema Enrico Berlinguer  quando rilasciò la famosa intervista a Eugenio Scalfari dove affermò: “I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai Tv, alcuni grandi giornali” e poi “La questione morale, nell’Italia d’oggi, fa tutt’uno con l’occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande, fa tutt’uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano. Ecco perché gli altri partiti possono provare d’essere forze di serio rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la questione morale andando alle sue cause politiche”.

Dunque, il tema della questione morale è immanente e universale, perdura e si aggiorna via via che la società, la politica, la cultura sociale evolve si racconta e, in primo luogo, si rappresenta attraverso la sua “narrazione” audiovisiva e, in tal senso, riguarda pure la RAI e non a caso Berlinguer la cita.

Nei giorni scorsi, quando abbiamo affrontato il tema dei Mondiali in Qatar e del ruolo della Rai, un attento e affezionato lettore ci ha subito scritto ponendo una domanda cruciale  “Cosa c’entra la RAI? Che colpa ne ha se l’Italia non partecipa, che colpa ne ha se in quel paese non vengono rispettati i diritti fondamentali?”. Al che abbiamo risposto: “La Rai, il Servizio Pubblico in quanto tale c’entra sempre e dappertutto, a priori”. Cerchiamo di spiegarci. Provate ad andare in uno dei quei noti negozi svedesi di gadget tanto diffusi e di moda: all’ingresso troverete una scatola che contiene un mini tv con dentro lucine che simulano un focolare. Gli esperti di audiovisivi sanno bene che nei paesi scandinavi le immagini di un camino acceso, con o senza audio, a telecamera fissa, è in grado di raccogliere più “ascolti” di una trasmissione famosa. Senza scomodare note e consolidate teorie sulla fruizione della  televisione e di come e quanto essa possa “influire” nella formazione della “morale” comune, è ragionevole sostenere che il “racconto sociale” che la Rai propone senz’altro incide, in maniera forse indeterminabile, sulla composizione, sulla genesi, del sentire comune, del sentimento collettivo su ciò che è bene e su ciò che è male. Il docente del corso di Filosofia Morale che sto seguendo spesso ripete che su questo tema si apprende molto di più vedendo le serie tv che non dai testi di riferimento. In buona parte concordiamo.

Alcuni piccoli quanto significativi episodi dei giorni scorsi lo confermano: prima la pacca sul sedere durante una trasmissione poi l’esibizione di motti nazifascisti. Entrambe le situazioni appartengono alla sfera della “morale”  ovvero alle regole da rispettare, ovvero a ciò che è bene e ciò che è male. La questione dei Mondiali in Qatar vi entra a pieno titolo (oltre ai noti problemi di carattere sportivo ed economico sula convenienza o meno di aver mantenuto tutti i diritti e non averli invece ricollocati sul mercato almeno fino agli ottavi). Prima ci ha pensato Fiorello, poi questa mattina ci ha pensato Aldo Grasso sul Corriere.it a riproporre il problema dopo aver visto un interessante documentario Netflix sulla storia di questi mondiali:  “A seguire le puntate, fatta anche la tara su molte affermazioni, vengono i brividi, sia sulla storia della Fifa, il massimo organismo del calcio internazionale, sia su come il Qatar si è «comprato» questi mondiali. Sepp Blatter e i suoi funzionari — questo sostiene la docu-serie — parevano intoccabili, hanno sempre usato il calcio per i loro interessi, negli anni hanno rappresentato un modello cui le singole nazioni a poco a poco si sono adeguate”. 

Ecco il problema: ci si “adegua” a questi modelli? Ci si adatta a commercializzarli per uso “personale” come vorrebbe il Cda Rai che punta sulle risorse pubblicitarie dei Mondiali per cercare di mettere toppe al bilancio disastrato e disastrabile per come si è letto nel comunicato ANSA dei giorni scorsi? Dunque, il  Servizio Pubblico ha una sua “morale” a geometria variabile sempre a seconda delle opportunità, necessità e convenienze che, volta volta, possono riguardare i più disparati argomenti? Certo, i più sofisti possono argomentare sulla possibilità/necessità di una morale determinata e immutabile, cosa certamente complessa da sopportare. Proponiamo magari una via di mezzo: una morale in itinere, in corso d’opera, che si forma quando il “sentire comune” lo impone. In questo momento (vedi rivola in Iran, come pure altri paesi con in quali facciamo affari d’oro) il tema dei diritti civili lo imporrebbe in modo particolare. Torna in mente una riflessione proposta lo scorso anno, quando si cominciava ad avvertire la presenza di diverse “morali” sulla pandemia raccontate dalla Rai. Chi tra i lettori di Bloggorai ha la memoria lunga, ricorderà certamente quando, in piena pandemia, riferimmo dell’articolo di Gina Kolata del NYT sulla sua fine “sociale” in grado di anticipare quella medica (da rileggere e conservare: https://www.nytimes.com/2021/10/12/health/when-will-covid-end.html ).

La domanda, semplice semplice, che poniamo è: la Rai è in grado di porsi tali interrogativi? Se li è posti (come invece ha fatto la BBC)? Se mai ci fosse anche un sola, anche banale, risposta  quale mai potrebbe essere che noi non abbiamo colto oltre l’enfasi che si cerca di dare all’inizio dello “spettacolo mediatico sportivo” moralmente più inquinato dell’era moderna?

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giovedì 17 novembre 2022


Oggi siamo indotti a doverci prendere una pausa  ... 


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mercoledì 16 novembre 2022

Rai: la morale nel pallone ... ovvero il pallone della morale

Foto di 188361 da Pixabay
  

Non siamo tra coloro che si entusiasmano con Fiorello che, tra l’altro, consideriamo molto vicino alla nostra fascia di età (over X anta) più di quanto alcuni lo considerano “giovane”. Solitamente ci divertiamo molto di più con Crozza (sublime oltre modo la sua imitazione di Sangiuliano e la sua storia in Rai). 

Oggi però gli riconosciamo però il senso di una notizia, o meglio un “racconto”, che a molti era sfuggita ovvero che è stata volutamente sottaciuta o ben che vada dimenticata, in particolare a Viale Mazzini.

I diritti umani, i diritti civili, già per la loro natura giuridica rientrano appieno nel solco della morale comune (mores = regole) che, è noto, è abbastanza elastica: ognuno se la sistema come meglio crede a secondo di necessità, opportunità e convenienza. Succede nella propria casa, con mariti e mogli, figli e parenti, figuriamoci fuori. Nell’era moderna poi, la morale ha assunto anche un dimensione “globale” ed è successo e succede che diventa oggetto di dispute internazionali a tal punto da orientare le relazioni diplomatiche (e commerciali) tra i paesi per non dire quando la morale sui diritti si estende anche all’ambito politico e, in questo caso, può indurre anche ai conflitti (oppressione delle minoranze di diversa natura).

Allora succede che, sempre a seconda delle necessità, opportunità e convenienze, anche lo sport si adatta e si modella con questo principio della “morale a corrente alternata”: c’è la “morale” buona, solitamente a nostro vantaggio, e quella cattiva che sta sempre fuori di noi, in altro luogo, in altro tempo. Allora succede che stanno per iniziare i Mondiali in Quatar, un paese  che sui diritti civili non brilla certo per una “morale” positiva, anzi. Allora succede che buona parte del mondo dove la “morale” viene pesata con bilancino c’è qualcuno che solleva obiezioni e prova ad animare uno straccio di dibattito e ci sono paesi, come  l’Italia, dove di questo argomento, da tempo, si avverte un certo disinteresse, almeno televisivo. Allora succede che la Rai ha speso 200 milioni per acquistare i diritti di ripresa e diffusione (argomento che merita un ragionamento a parte) dei Mondiali che, secondo l’ultimo Cda Rai,  diventano pure una speranza, un voto, un auspicio che possano contribuire a resuscitare ascolti moribondi.

Ma ciò che ci interessa sollevare è il problema della “morale a corrente alternata” che si avverte dalle parti di Viale Mazzini sempre pronta a alzare il ditino accusatore quando si tratta della morale altrui ma con il braccetto corto quando si tratta della propria, di quella nazionale.  Esempio: provate a digitare su Google “Rai e Quatar” e vedete cosa viene fuori (due notizie del 20 ottobre e dell’8 novembre sul sito RaiNews.it ) e poi fate lo stesso con “BBC Quatar 2022” e fate il confronto. Non c’è partita, questo il primo titolo che compare “World Cup 2022: How has Qatar treated foreign workers?” dove si legge che almeno 6.500 persone sono morte per costruire le cattedrali del calcio nel deserto. E più avanti “World Cup finals: Why is Qatar 2022 controversial?” dove si legge che “Qatar was accused of paying Fifa officials £3m ($3.7m) in bribes to secure their backing, but was cleared after a two-year investigation. At the time, Fifa's then-chairman, Sepp Blatter, supported the bid, but now says it was a "mistake" to award the World Cup to Qatar”. Ciononostante, come se nulla fosse, oggi ci picchiamo vanto di mostrare i Mondiali in 4k (e pure su questo abbiamo qualche osservazione).  Certo è che l’uscita di Fiorello potrebbe aver dato fastidio a qualcuno (sul tema dei costi si è trovato curiosamente d’accordo con Pier Silvio Berlusconi).

Nota a margine dedicata ai soli Raiofili/otici più attenti e smagati: come vi abbiamo riportato, nei giorni scorsi l’Ufficio Stampa Rai ha diramato un comunicato 24 ore dopo il Cda sugli ascolti. Abbiamo subito notato un linguaggio alquanto anomalo nella forma e nella sostanza per un Comunicato con largo  uso di aggettivi spropositati e ci siamo chiesti, ma chi l’ha scritto? Non ci sembrava di riconoscere la mano di colleghi noti: “Non è farina del sacco dell’Ufficio Stampa” ci è stato detto. Poi, con calma, lo abbiamo scoperto. Chi indovina vince un premio … e vi diamo pure un aiutino: fa parte del CCC. Noi abbiamo capito quasi tutto...voi?

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