sabato 29 febbraio 2020

Il dubbio


La notizia del giorno è alquanto bizzarra. Come poi spesso avviene, alcune notizie poi si perdono, compaiono in fondo, quasi nascoste. Leggiamo su Nazione-Carlino-Giorno un titoletto che incuriosisce: “La Rai vende 80 film a Netflix”. Non siamo riusciti a saperne di più. Si tratta solo di qualche titolo "fondo di magazzino" non certo da storia del cinema? Però un dubbio è lecito: ma era proprio necessario dare un vantaggio ad un diretto concorrente? I film venduti erano proprio così scadenti? Ma se era così, perché Netflix li avrebbe comprati? Qualcosa non torna. È come se ad un certo punto del campionato, una squadra decide di vendere i suoi giocatori migliori ad una sua diretta avversaria quando invece, piuttosto che avvantaggiarla, magari li lega alla panchina e gli toglie i chiodi dagli scarpini per non farli più giocare. Ripetiamo: qualcosa non torna.

Aggiornamento sulla partita AgCom. Per quanto sappiamo si dovrebbe votare in Parlamento il prossimo 5 marzo. Si dovrebbe perché, come abbiamo scritto e confermiamo, la partita è ancora in alto mare: i partiti non sembrano avere trovato un accordo.  In ballo c'è pure un'audizione in Vigilanza del Presidente in carica Angelo Cardani. Benvenuta!!! Da metterci la firma subito.

Oggi ci limitiamo a questo perché c’è poco o niente altro da dire. E questa non è  una buona notizia.

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venerdì 28 febbraio 2020

Le scuse nella notte

Siamo entrati nella fase 2 della crisi sanitaria e in quella 1 della crisi mediatica. Questa seconda è divenuta ora più rilevante per i danni che è in grado di produrre. Per la prima, invece da ieri è  cambiata direzione: titoli, testi, immagini e commenti sono prevalentemente indirizzati a tranquillizzare, rivedere, correggere, contestualizzare. Ora chi chiederà scusa, chi si pentirà di aver mandato in onda scene catastrofiste, allarmiste, con i supermercati presi d’assalto e gli scaffali vuoti, con le tute spaziali e i lampeggianti di polizia e carabinieri dietro ogni angolo, con le immagini di bar, musei, stadi chiusi, con titoli che enfatizzavano che “2 persone 2” sono, purtroppo, decedute senza specificare che si trattava di persone molto anziane e soprattutto gravemente malate, senza poi ricordare che ogni giorno centinaia di persone muoiono per “influenza semplice” per non dire di tante altre malattie gravi che non ricevono la stessa attenzione, che ogni giorno causano centinaia di decessi, e che per molti aspetti sono già epidemie o pandemie globali? Tanto per non andare lontano, ci riferiamo ai tumori causati dai tanti e ripetuti disastri ambientali, come pure alla strage causata da cirrosi epatiche dovute all’abuso di alcol e così via, drammaticamente scrivendo. Qualcuno a Viale Mazzini si cospargerà il capo di cenere per  come è stata gestita la comunicazione oppure la colpa, come al solito, verrà rimbalzata alla politica?  Nulla di tutto questo. Fra pochi giorni, per il bene o per il male, non ne sentiremo più parlare. Speriamo.

Invece già si sentono i rumori di quello che presto tornerà di attualità. Chi governa la Rai e come, con quali prospettive, con quali indirizzi, con quali progetti, con quali visioni di futuro. Ricordiamo intanto che la partita più rilevante, quella dei consigli AgCom e Privacy, sembra esser ancora in alto mare. Ricordiamo poi che la partita dei direttori dei Tg è tutt’altro che risolta. Ricordiamo la partita del Piano Industriale che non decolla (vedi i due canali,  inglese e istituzionale) come pure quella del piano per l’informazione che ad esso è strettamente collegato. Ricordiamo la partita degli ascolti. Ricordiamo la partita dello switch off al DVB-T2 che a Viale Mazzini pochi sembrano in grado sapere di cosa si tratta e di quanto potrà impattare negativamente sul futuro del Servizio Pubblico. Ricordiamo la partita delle risorse economiche con lo spauracchio del canone continuamente evocato da più parti, compresi  esponenti del Governo, e di quelle pubblicitarie che ormai sono in declino lento e inarrestabile. Infine, ricordiamo  i vari “misteri del settimo piano” dei quali non sapremo, forse, mai la soluzione: il famoso viaggio in Oriente della Maggioni, la truffa della mail inviata a Foa, il pellegrinaggio a Sanremo, la nomina della Bruchi al Premio Italia (ieri Laganà e Borioni sono tornati sull’argomento) e così via.  A questo proposito: la colpa sembra essere tutta addebitata al Presidente Foa che ha le deleghe ai rapporti internazionali e, specificamente al Premio Italia. Ma, poniamo una domanda: il Presidente propone e l’AD dispone o no??? Se è così, come al solito, si pongono problemi di necessità, opportunità e convenienza. Era così necessaria questa nomina e per quella persona? Era così opportuna a fronte di centinaia di dirigenti e giornalisti interni Rai che avrebbero potuto o dovuto partecipare ad una selezione (magari sarebbe pure uscito che nessuno tra loro aveva i requisiti necessari)? Infine, era così conveniente, ancora una volta, evidenziare questa immagine dell’Azienda che non riesce a trovare al suo interno risorse adeguate e capaci per questo incarico? Di tutto questo Salini &Co sono esenti da colpa e da peccato? Speriamo presto una risposta, quale che essa sia.

Dialogo tra Gennaro e la moglie: “Le offre una tazzina di caffè. Amalia accetta volentieri e guarda il marito con occhi interrogativi nei quali si legge una domanda angosciosa: "Come ci risaneremo? Come potremo ritornare quelli di una volta? Quando?". Gennaro intuisce e risponde con il suo tono di pronta saggezza: "S'ha da aspettà, Ama'. Ha da passà 'a nuttata".” Speriamo che questa notte non sia troppo lunga.

Intanto, è stata promossa una raccolta di firme per un Manifesto per la qualità dell'informazione e nuovo Servizio Pubblico al quale questo Blog aderisce. 
Per chi volesse sottoscrivere o leggere il testo  completo può trovare tutte le informazioni sul sito
www.manifestonuovarai.it 

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mercoledì 26 febbraio 2020

Guado


Siamo nel pieno guado della crisi sanitaria e mediatica. La prima comincia a dare flebili segni di ridimensionamento sul fronte nazionale mentre si acuisce sul fronte internazionale. La seconda invece è in piena crisi: prosegue la bulimia informativa ma con attenzione e richiami a “moderare” i toni.

Anche questo blog oggi si mette in pausa. Non ci sono notizie di rilievo. Il Cda di ieri ha emesso flebili e inconsistenti segnali di fumo, in attesa del prossimo del 5 marzo che potrebbe essere decisivo.

Il Panico

Ieri è stata necessaria una telefonata del capo del Governo Giuseppe Conte all’AD Salini per dare una sveglia a Viale Mazzini: attenzione alla qualità e quantità di trasmissioni sull’emergenza sanitaria in televisione: "Dobbiamo fermare il panico" E alla Rai chiede toni più bassi” titola La Repubblica stamattina.  
E’ doveroso informare e aggiornare ma obbligatorio evitare la diffusione di un virus molto più pericoloso e aggressivo del Corona: l’ansia, l’angoscia e l'isteria collettiva. Questo piccolo blog rivendica di essere stato tra i primi a sollevare il problema di come viene fornita l'informazione sulla crisi da parte del Servizio Pubblico. Ieri abbiamo avuto notizia che è stata creata la “cabina di regia” incaricata di seguire tutta l’emergenza sanitaria (a parte il fatto che è composta di soli maschietti, sarebbe pure stato utile far sapere, comunicare questa notizia) siamo tutti in attesa di sapere quali colpi di genio saranno proposti. L’emergenza sanitaria è oggi non domani e ogni ora di ritardo è colpevole.
Chi vi scrive è padre felice e nonno contento (nonché per molti anni incaricato da Rai di occuparsi di Tv e Minori) e sa bene come, in alcune circostanze come quelle che stiamo  vivendo, c’è un pubblico particolare che merita specifiche attenzioni: i bambini. Si tratta di spiegare loro per filo e per segno cosa succede in modo lucido e sereno, senza causare nelle loro menti traumi da stress, visioni  distorte della realtà, alterazioni delle percezioni e, in sintesi,  stati ansiosi e sindromi da paura. Nei giorni scorsi, abbiamo riportato una iniziativa di YoYo ma sappiamo bene che questo canale si rivolge ad una nicchia di telespettatori molto contenuta. Invece si tratta di dialogare non solo con i minori ma anche con i genitori perché sono loro che sono chiamati a rispondere alle domande dei bambini, come pure con gli insegnanti che hanno il dovere di spiegare in classe cosa succede. Posto che forse pure gli adulti avrebbero bisogno di essere “aiutati” in questo senso, un tema del genere, quindi, deve essere proposto sulle reti generaliste e in orario di grande ascolto  e e non in spazi residui di palinsesto che la pubblicità rende liberi. Questo è o dovrebbe essere Servizio Pubblico, questa è o dovrebbe essere sostegno alla Coesione Sociale.

Comunque, si comincia a intravvedere qualche piccolo effetto: nella titolazione dei servizi, nella scelta delle immagini, nel numero e nella durata dei servizi. 

A proposito di Coesione Sociale: in relazione alla disposizione di giocare le partite di calcio sena pubblico, ieri a proposito del prossimo derby d’Italia (???) Juve – Inter, SKy si è detta disponibile a renderla visibile in chiaro.  Nel pomeriggio “fonti anonime” di Viale Mazzini hanno sostenuto che anche la Rai potrebbe offrire un proprio canale per rendere visibile la partita ad oltre il 98% del telespettatori. Santa pace: anzitutto questa storia rimette in luce un buco clamoroso per il Servizio Pubblico, cioè la mancanza degli sport più popolari, in testa il grande calcio. Non è proprio cosa da poco e pochi  sembrano aver voglia di fare qualcosa. Poi: “fonti anonime” ??? e perché mai “anonime” ??? perché qualcuno non ci mette la faccia e rivendica il diritto/dovere per il Servizio Pubblico di poter intervenire in momenti di particolare rilevanza di interesse collettivo nazionale??? Ma, appunto, la domanda è: il calcio genera Coesione Sociale? Nel caso, quanto “vale”, quale potrebbe essere il suo indice, posto che ad esempio la partita della Nazionale in genere fa il record di ascolti?

Veniamo ora agli ascolti. Ieri sono stati rilasciati i consueti dati Auditel Standard Digitali dove si legge chiaro e tondo che la rincorsa Rai verso i suoi concorrenti negli ascolti digitali è sempre più in affanno. Lontano e quasi dimenticato il “successo” di share e di contatti su RaiPlay di Sanremo ora i dati ci dicono che Rai nei LS per editore e canale (settimana dal 16 al 22 febbraio) è tornata a fondo scala con  27.200 K, Mediaset è salita a 112.600 K e Sky attestata a 155.400 K.

Infine, due piccole notizie di cronaca: non sembra ci sia accordo politico PD e M5S per la nomina dei nuovi consigli AgCom e Privacy. Il voto previsto nei prossimi giorni in Parlamento potrebbe slittare ancora una volta. Per quanto ne sappiamo, di conseguenza o in parallelo, potrebbero essere rinviate anche le nomine ai Tg. 
Non  si placano (giustamente) le polemiche sulla nomina di Annalisa Bruchi, una esterna Rai come Segretario generale del Premio Italia. Viale Mazzini sostiene che sarebbe stata fatta una “valutazione selettiva interna”. I consiglieri Laganà e Borioni hanno chiesto chiarimenti che si aggiungono ormai ad una lunga lista. E poi magari c’è qualcuno ancora che parla di “indipendenza, trasparenza,  credibilità” … di chi? Dove?? Quando ???

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martedì 25 febbraio 2020

La Paura e la Rai



Il sonno della ragione genera mostri. Il primo farmaco ansiogeno ed eccitante allo stesso tempo diffuso in larga misura in queste ore sono i notiziari televisivi. Lo abbiamo scritto ieri: la quantità e la qualità delle informazioni fornite attraverso i telegiornali sembrano essere fuori controllo. Stiamo assistendo ad un dilagare bulimico di immagini, commenti, interviste che rischiano seriamente di produrre più danni di quanti già non ne produce il Coronavirus. Paura, panico, allarme sono tra le parole più utilizzate i queste ore e assalti ai supermercati, posti di blocco con i lampeggianti delle forze dell’ordine insieme a personale medico in tute protettive, simili a marziani inondano gli schermi. Il timbro narrativo è standard: in testa ai servizi il bollettino di guerra con morti e feriti, a seguire  il parere di qualche esperto virologo (solitamente poco rassicurante), poi un collegamento con le “istituzioni” e, infine, qualche buona notizia. Di contesto, di storia delle recenti epidemie e di come sono state gestite o di rilievo ad altre posizioni (vedi quanti pure autorevoli esperti hanno minore spazio sullo schermo) se ne parla poco. Vedi, ad esempio, quanto dichiarato da Vincenzo D'Anna,  Presidente dell'Ordine nazionale dei Biologi: "Bisognerebbe parlare alla gente in maniera meno catastrofica e più pacatamente. Il panico è peggiore della malattia...E' tutto fermo, tutto paralizzato, per un virus che è poco più di un virus influenzale. Un virus che ha una mortalità che se vogliamo è ancora più bassa di un virus influenzale". Il risultato è che stiamo velocemente precipitando verso una parallela crisi di comunicazione, di percezione, di contestualizzazione di quanto avviene.

La Rai ha dispiegato tutti i suoi mezzi e in tutte le reti tv e radio c’è costante attenzione e aggiornamenti sugli eventi. Da un punto di vista quantitativo la copertura giornalistica è completa. Quello che appare meno evidente è l’attenzione alle modalità, al “tono” generale cioè esattamente al complesso sistema di “codici e sottocodici che intervengono a definire un messaggio televisivo” (U.Eco). In particolare ci si riferisce ai tre codici fondamentali: quello iconico (le immagini) quello linguistico e quello sonoro. E’ proprio in tale contesto che si innesta la deriva incontrollata della “generazione dei mostri” come appunto i comportamenti collettivi irrazionali, la false notizie e il conseguente panico diffuso. Esattamente in questo senso il Servizio Pubblico radiotelevisivo deve trovare uno scarto in più, una differenza qualitativa marcata rispetto al resto del sistema mediatico.

Proponiamo con particolare attenzione di rivedere il servizio di Report di Milena Gabanelli del 7 maggio 2006 (questo il link https://www.raiplay.it/video/2009/01/In-principio-fu-loca-f5baf7a0-9764-408b-897f-14147c8b787e.html ). E’ sorprendente ritrovare molte connessioni con quanto sta avvenendo in questi giorni e altrettanto sorprendente dover constatare che quella esperienza non ha insegnato pressoché nulla sul fronte del sistema mediatico.  Se poi, sempre in ambito Rai, volete distendere la tensione, vi proponiamo di rivedere una puntata di Che tempo che fa del 2008 con il mitico Ministro della Paura proposto da Antonio Albanese. Sono trascorsi 12 anni ma è ancora di grande attualità. Questo il link: https://www.youtube.com/watch?v=9k-s3SAlSMM&t=40s .

Evidente come, in questo momento, parlare di Azienda Rai, di budget, di ascolti, di Piano Industriale, di nomine sembra fuori luogo. Eppure, anche questo potrebbe essere uno stimolo a rimanere ”normali” e non farsi prendere da nervosismi ingiustificati come, ad esempio, quello che ieri si è diffuso a Viale Mazzini quando è stata richiesta a chi entrava nel palazzo una “dichiarazione di provenienza” cioè non essere stati nei luoghi di contagio nei giorni precedenti.

Infine, una nota sulla questione AgCom. Oggi leggiamo un’intervista di Roberto Zaccaria,  autorevolissimo esperto e docente, sul Fatto Quotidiano: “ …l’Autorità … ha il compito di vigilare sull'applicazione del contratto di servizio da parte della tv pubblica, ma deve guardare al quadro generale, al sistema nel suo complesso, restando il più possibile su dati oggettivi. … Ma non è suo compito sindacare con giudizi discrezionali e non oggettivi nel contenuto editoriale delle trasmissioni … ha colpito che si è voluto  sindacare sulla rappresentanza femminile a Sanremo. Ma stiamo scherzando?”. Sorprendente che si sollevi esattamente quanto sembra aver fatto AgCom, cioè guardare al quadro generale che, evidentemente è composto da tanti particolari, forse non la loro somma ma certamente la loro composizione. Scherzare sul tema Sanremo? No, c’è poco da scherzare: se la trasmissione, tra quelle di maggiore impatto mediatico sul pubblico nazionale, nel suo complesso rispetta o meno gli obblighi da Contratto di servizio l’AgCom, ha l’obbligo di vigilare e intervenire. Non è una facoltà o una discrezionalità. Almeno, fino a prova contraria. Che poi questo avvenga nell’attuale contingenza politica e istituzionale è altro discorso e perché poi indirizzata particolarmente a “danno “ verso la Rai è ancora più altro discorso.

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lunedì 24 febbraio 2020

L'emergenza e la Rai


In questi giorni, in queste ore, milioni di italiani attendono qualche edizione di un telegiornale per essere aggiornati sull’emergenza sanitaria. “Se lo dice la tv … vuol dire che è vero …” è la frase che spesso si sente ripetere tra la gente. I titoli dei servizi,  la quantità, la qualità e la ripetizione delle parole usate, il volto cupo, la gestualità, il tempo totale dedicato all’argomento sono i fattori che determinano la percezione dei telespettatore su quanto viene raccontato.

Il Servizio Pubblico, la Rai, fornisce informazioni in modo corretto, adeguato, sufficiente e tempestivo utili a rendere ai cittadini le dimensioni reali di quanto avviene oppure contribuisce, in modo diretto o indiretto, ad alimentare percezioni distorte e comportamenti collettivi negativi? Il dubbio non solo è lecito ma anche doveroso. La Legge impone alla Rai obblighi specifici e superiori a quelli del resto  del sistema della comunicazione: le sue informazioni,  per certi aspetti, “valgono il doppio” rispetto a quelle delle altre emittenti, giornali o web. Potrebbe non essere sufficiente essere concentrati sulla dimensione quantitativa della copertura giornalistica. Potrebbe essere necessario anche essere concentrati per “come” viene trattato l’argomento, avendo sempre a mente quali effetti le modalità del racconto giornalistico sono in grado di generare. Le conseguenze incontrollabili sono dietro l'angolo e la sottile linea che separa i fatti dalle opinioni è spesso invisibile. A questo proposito: a che punto è la "cabina di regia" prevista dal Piano per l’informazione e il coordinamento editoriale? E' stata attivata? In questo caso, più che mai, sarebbe stata obbligatoria, doverosa.

Veniamo ora alla specificità del Servizio Pubblico. Ieri ci siamo dedicati con particolare attenzione, alla lettura del dispositivo di AgCom con il quale si giustifica l’erogazione della multa di 1,5 mln alla Rai. Prima però riportiamo alcuni passaggi del comunicato di Viale Mazzini: “l’Autorità, trascurando di considerare le migliaia di ore di informazione plurale, accurata e approfondita che viene garantita annualmente e da sempre dalla Concessionaria a livello nazionale e locale, si sofferma su singoli episodi non confrontabili tra loro.  Alcuni risalgono nel tempo e non sono mai stati contestati prima, eppure vengono accostati in modo arbitrario e confuso in termini sia di contenuto sia cronologici”. L’Autorità scrive: “il 23 luglio 2019 è stata avviata e notificata a Rai un’istruttoria finalizzata agli accertamenti degli obblighi di SP… votata all’unanimità    e ricondotto al suddetto procedimento anche le contestazioni precedentemente avanzate ne i confronti della Concessionaria …”. 
Non entriamo nei dettagli (che pure meritano grande attenzione, seppure “non confrontabili tra loro”) e ci limitiamo ad osservare che questa multa certamente viene usata come “clava” politica dove però non è affatto chiaro chi la mena: sono i buoni o i cattivi? Certo,  fa impressione leggere in difesa della Rai qualcuno che sostiene che AgCom e Vigilanza “dovrebbero astenersi da giudizi“ oppure Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano che sostiene “… il troppo indipendente Fabrizio Salini …” proprio dopo alcuni giorni di “presunta” contrattazione con la politica (vedi incontri con Gualtieri e Crimi).  
Due posizioni opposte: da un lato si contestano i singoli episodi scollegati tra loro mai contestati prima, dall’altro si ribadisce la correttezza dell’operato alla luce del monitoraggio e verifica effettuata nei mesi precedenti. Saranno ora i legali, in punta di diritto, a dirimere  il contenzioso che, ribadiamo, non è solo economico ma attiene alla natura e al futuro del Servizio Pubblico, sul quale in modo incontrovertibile l’Autorità richiama la Rai alle dovute adempienze che, è sempre bene ripeterlo e sottolineare, è sottoposta ad un vincolo di Legge superiore agli altri operatori proprio in virtù del rapporto di Concessione che lo Stato gli affida e per il quale lo stesso Stato impone la riscossione del canone.

Infine: nei giorni scorsi è stato presentato il 16° Rapporto Censis sulla comunicazione: il consumo di  televisione digitale terrestre negli ultimi 10 anni è diminuito di oltre il 5% mentre è aumentato quello in mobilità (+27%) e via Web (+24%). Si tratta di un trend ormai consolidato e siamo solo all’inizio dello switch off del DVB-T2. Ma questo è un altro discorso.
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domenica 23 febbraio 2020

pausa tecnica

Oggi pausa: 
necessario approfondire, leggere, riflettere, dibattere.

A domani

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sabato 22 febbraio 2020

Arbitro cornuto !!!


Chi ha frequentato gli stadi o i campetti di periferia sa bene cosa significa questo insulto. Prima dell’inizio della partita è tutto un fair play e non appena dato il primo calcio arriva subito la contumelia all’arbitro che, nel migliore dei casi, si riferisce agli antenati generici, nel peggiore alla moglie o sorella. Ci riferiamo all’AgCom che ieri ha pubblicato le motivazioni della sentenza con la quale si eroga una multa di 1,5 mln alla Rai. Da leggere molto, molto, attentamente (ieri abbiamo pubblicato il link). Una lunga e dettagliata relazione su come il Servizio Pubblico adempie o meno agli obblighi particolareggiati previsti dal Contratto di Servizio e, in particolare su come e su quanto rispetta i vincoli di equilibrio, imparzialità e completezza dell’informazione.

Ora da una parte ci sono gli “scandalisti” che gridano “AgCom venduta a Mediaset” come pure “AgCom come l’Inquisizione” oppure “Gesto inaudito, intempestivo e pericolosissimo precedente”. Dalla parte opposta, più silenziosi in verità, coloro che ritengono che sia in buona parte un provvedimento sostanzialmente giusto e adeguato. Non sappiamo ancora le motivazioni del voto contrario di Mario Morcellini. Le argomentazioni dei primi sembrano alquanto discutibili: in primo luogo si sostiene che il Consiglio dell’Autorità era in scadenza mandato e in regime di ordinaria amministrazione. Come dire che un vigile urbano, alla vigilia della pensione, e dopo aver avvisato l’automobilista che la vettura era in divieto di sosta non avrebbe potuto o  dovuto erogare la sanzione. La Rai era stata “avvisata” già da luglio dello scorso anno e da allora in poi, nonostante la notifica e un’audizione, sempre secondo l’AGCom, è proseguito il comportamento oggetto di rilievo. Quindi, nessuna novità: era tutto noto e da tempo. Il problema sarebbe nel fatto che l’istruttoria si è chiusa proprio sul fotofinish della sua corsa.  Non sarebbe stato ben più grave che un tale problema fosse “passato in cavalleria” per un prossimo consiglio AgCom che, forse, sarà ben più politicizzato di quello attuale (vedi lo stesso fatto che i partiti di Governo non riescono ad eleggerlo)??? 
Nel merito del provvedimento, si legge solo qualche imbarazzato commento, tanto per non dover apparire come "difensori d'ufficio" del Tg2 oggetto di particolari attenzioni da parte AgCom.

Evidentemente, ad alcuni, piacerebbe così. Vediamo un’altra argomentazione: la specificità e l’unicità del provvedimento indirizzato tutto contro Rai e non contro gli altri soggetti che pure hanno gravi responsabilità nella violazione degli obblighi di legge sulla par condicio. Argomento poco spendibile: per il  Servizio Pubblico vige un principio di rilevanza costituzionale che per buona parte lo sottrae alla logica del Sistema delle TlC.  La Rai è pagata con il canone, in cambio del quale è tenuta a svolgere la sua Missione come da Concessione e Contratto con vincoli inderogabili. 

Ora, per quanto dichiarato ieri, la Rai sta valutando di opporsi alla sanzione ritenendo ingiusto il provvedimento: "Consideriamo i rilievi dell'Autorità completamente infondati e gravemente lesivi della propria libertà editoriale e d'impresa..." Si associa l'Usigrai: L'Autorità non può e non deve entrare in alcun modo nell'autonomia editoriale della Rai. Mossa temeraria: non sarà facile argomentare che ad, esempio, l’episodio del servizio sui presunti colpevoli dell’omicidio del carabiniere Cerciello definiti in base alla provenienza africana fosse corretto o equilibrato per il solo fatto che altri li hanno deffiniti nello stesso modo. Come pure non è facile sostenere che Sanremo abbia proposto uno stereotipo del ruolo della donna in modo adeguato come le solite “vallette” del presentatore (salvo dover sostenere che l’intervento a tarda serata della Jebreal sia stato sufficiente).

Rimane agli atti un provvedimento che contiene molti elementi necessari, fondamentali, per capire e definire quale dovrà essere il ruolo del Servizio Pubblico nei prossimi anni, con le attuali regole del gioco, in attesa che possano cambiare. Cosa che l’attuale Governo se ne guarda bene dal volere o poter fare. Non serve a nessuno liquidare la sanzione AgCom in questo modo. Semmai, potrà servire a qualcuno che spera di poter far parte del nuovo Consiglio che, forse, chissà, potrà essere presto nominato. Of course, ca va sans dire, solo per meriti e per riconosciuta esperienza e indipendenza dalla politica …

Veniamo ora all’altro siparietto andato in onda ieri in Cda. Come anticipato l’AD Salini ha fatto l’appello alla Nazione. C’è tanto da scrivere sull’argomento ma, solo per oggi, ci limitiamo ad un aspetto: la comunicazione. Leggiamo da PrimaOnline “Quello che invece non va bene, ha sottolineato l’AD, è la narrazione persecutoria e sbagliata di una campagna giornalistica e mediatica ostile a lui e alla Rai.  A  questo punto la Borioni è sbottata:  “Allora se non vuoi cambiare i telegiornali cambia almeno la comunicazione!”. Da tempo scriviamo su questo blog che qualcosa non funziona nella “narrazione”, nella comunicazione della Rai ed abbiamo pure provato a suggerire qualche pensiero. Quando si avverte che la comunicazione non funziona, si è soliti addebitare la colpa a chi ascolta e non a chi parla. Il processo è bidirezionale: non è pensabile che i messaggi nascono bene e arrivano male: se questo avviene sta a significare che, almeno nel mezzo, qualcosa NON è al posto giusto. Teoricamente, Salini dovrebbe essere “uomo di comunicazione” e, teoricamente, dovrebbe avere intorno a se altri “uomini (e donne) di comunicazione”. È un grave errore, di comunicazione appunto, prendersela solo con chi scrive senza ammettere nemmeno l’ombra del dubbio sul suo operato.

Per quanto riguarda l’appello alla Nazione, allo spirito di collaborazione, ai risultati positivi raggiunti dalla sua gestione, la nomina di ieri “in quota” e alla serie di altri dolori, per ora rimandiamo le valutazioni.
È sabato, si gioca e gli arbitri “cornuti” si apprestano a scendere in campo. Attenzione: nei libri di storia rimane il risultato finale della partita, non gli errori del giudice di gara.

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PS: a proposito di obblighi di Servizio Pubblico ieri sera sulle tre reti Rai in prima serata nemmeno una parola sull'emergenza sanitaria !!!

venerdì 21 febbraio 2020

FLASH !!!

Pubblicato il dispositivo della "sentenza" AgCom:

https://www.agcom.it/documentazione/documento?p_p_auth=fLw7zRht&p_p_id=101_INSTANCE_FnOw5lVOIXoE&p_p_lifecycle=0&p_p_col_id=column-1&p_p_col_count=1&_101_INSTANCE_FnOw5lVOIXoE_struts_action=%2Fasset_publisher%2Fview_content&_101_INSTANCE_FnOw5lVOIXoE_assetEntryId=17807954&_101_INSTANCE_FnOw5lVOIXoE_type=document


36 pagine da leggere attentamente! 


vedi pure post di oggi

L'ora della verità ?


李代桃僵
Il susino avvizisce in luogo del pesco

Ci permettiamo, dall’alto della nostra venerabile età, ricca di avventure ed esperienze, di trascorsi in Oriente ed Occidente, di lunghi pomeriggi in Parrocchia e serate al baretto di periferia, di dare qualche modesto, semplice, suggerimento all’AD Fabrizio Salini alla vigilia di ore importanti per il destino della Patria Rai: si contorni di generali fortunati, di vecchie volpi, di astuti e ferrati strateghi e rimescoli le carte. Se non trova di meglio, dopo averne allontanati tanti,  si potrebbe accontentare anche del sottoscritto che è sempre a disposizione per il bene della Nazione (per il compenso è sufficiente  un buon caffè).

Scherzi a parte, quanto successo nelle ultime ore corrisponde perfettamente al Manuale di come non si gestiscono gli “affari riservati” di una grande Azienda. Ci sono due possibilità: la prima è avere le idee chiare, la forza e il coraggio di decidere autonomamente prendendosi tutti i rischi di una possibile sconfitta, nonché i vantaggi di una schiacciante vittoria. Questo richiede grande coraggio. La seconda strada è quella delle sottili trame e sofisticati complotti. Occorre però esser usi a questo esercizio. In questo caso, occorre grande esperienza.

Allora, poniamo che queste due caratteristiche siano alquanto difficili da acquisire in breve tempo, ci potrebbe essere una terza possibilità: lasciare che gli avversari escano allo scoperto e che le responsabilità ricadano su di loro. Salini, recentemente ha avuto questa possibilità: quando da più parti erano state sollevate proposte di modifica/riduzione del canone ed ebbe a dire che, a fronte di questa prospettiva l’Azienda avrebbe potuto subire gravi danni. Bene, poteva proseguire il ragionamento: a fronte dell’ingerenza della politica, la sua autonomia e indipendenza erano minacciate e quindi … un bel pugno sul tavolo e si proponevano le dimissioni. Non è avvenuto, anzi.

Siamo alle scene, forse, finali. Due giorni addietro, a fronte delle difficoltà a trovare la quadra con PD e M5S, a quanto abbiamo letto, ha prima incontrato Gualtieri nel pomeriggio e poi a cena Crimi. Obbiettivo semplice:  come risolviamo la grana dei Tg? Errori clamorosi nella forma e nella sostanza. Nella forma: certe cose non si devono fare ma se si fanno non si dicono. Se vuoi giocare "sporco" lo devi sapere fare bene. La comunicazione (ahhiii …ahiiiii …aihhiii .. sempre lo stesso errore) o si è in grado di gestirla oppure ti colpisce e ti affonda. Non c’era nessuna necessità far trapelare queste improvvide iniziative: un pò come le starlette che non vogliono farsi paparazzare e semplicemente non si fanno vedere in giro. Nella sostanza: è probabile che Salini non legga questo Blog. In caso contrario saprebbe bene che la sua partita è in  fondo a quelle di ben altra portata che i partiti stanno giocano: prima le partecipate dello Stato, poi le autorità e infine la Rai. Provare ad invertire questo ordine ricade nella prima delle tre ipotesi sopra descritte. Lo aveva annunciato a Sanremo:  farò le nomine con calma, magari a marzo. Bene, poteva proseguire su questa ipotesi. Vedi seconda ipotesi di cui sopra.

Veniamo, dunque, a queste ore. Oggi in Cda si dovrebbe ascoltare un discorso “alto” sul futuro dell’Azienda. Ci verrebbe da suggerire “Primum vivere deinde philosophari” e questa ultima ipotesi è relativamente facile da percorrere. Si metta mano con energia alle grandi sfide che aspettano la Rai dietro l’angolo e che non si racchiudono solo nel “suo” (???) Piano industriale: la fiducia e la credibilità anzitutto verso i cittadini, il pubblico che cambia. In secondo luogo gli stessi principi verso i suoi dipendenti con l’aggiunta dell’autorevolezza: punire gli incapaci e premiare i competenti. Non si proceda alla nomina "in quota" come potrebbe avvenire stamattina, chiunque esso sia, almeno fintanto che la persona non si scrolli della sua "quota" e si valuti per quanto è capace. 
Ieri si è avuta nota di una lettera inviata ai direttori per chiedere conto delle trasferte a Sanremo. L’azione deve essere rapida e dolorosa. Se ci sono stati errori qualche testa dovrà pur cadere e subito. Almeno per darla in pasto alle belve. Non dimenticare mai che tra noi e i nostri lontani antenati, passano all’incirca 80 generazioni: loro avevano il Colosseo come modello di comunicazione. 

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giovedì 20 febbraio 2020

Scandalo alla matriciana

拋磚引玉/抛砖引玉
Getta un mattone per ottenere una gemma di giada
走為上/走为上
Conservare intatto l'esercito evitando il nemico

Se c’è una cosa che da fastidio, fa girare tutto il girabile, a molti, quasi a tutti, è sentirsi presi in giro. Non è sopportabile una volta leggere “autonomia, indipendenza etc etc” per poi leggere “chissenefrega … con i politici ci vado a colazione, pranzo e cena per cercare la quadra”. Non ci sarà mai prova provata che i vari direttori generali che si sono succeduti a Viale Mazzini siano stati apparecchiati a tavola con i vari segretari dei partiti.  Non sapremo mai se Biagio Agnes ha mangiato allo stesso piatto di Amintore Fanfani, o Enrico Manca con Bettino Craxi, oppure Pierluigi Celli con Massimo D’Alema e così via. Potrà anche essere avvenuto e potrebbe anche non essere scandaloso. In fin dei conti, la televisione ha sempre fatto parte dell’arena politica e che un dirigente del Servizio Pubblico “dialoghi” con un dirigente di un partito “potrebbe” anche essere del tutto normale nei modi e nei contesti adeguati. Poniamo pure che possa essere avvenuto in qualche caso, e poniamo pure che le cronache non lo hanno riportato, e poniamo pure ancora che magari hanno preso solo un caffè, un aperitivo o forse un’apericena. Allora, poniamo che quanto abbiamo letto, riportato da Dagospia ieri, non sia vero a proposito di una cena in un ristorante di Prati tra Vito Crimi, capo del M5S, e Fabrizio Salini, AD Rai, preceduta da una merenda con il Ministro Gualtieri. Una specie di vera "par condicio". Poniamo pure che l’AD Rai abbia in programma di incontrare tutti i segretari dei partiti per tutti i prossimi giorni e magari pure i segretari confederali dei sindacati, gli ambasciatori accreditati, i Boy Scout, i direttori dei giornali e l’Associazione Parroci Italiani. Poniamo pure che siano vere le notizie (mai smentite) di precedenti incontri tra lo stesso Salini e Nicola Zingaretti (Repubblica del 4 ottobre scorso) come pure quella sempre dello stesso AD con Matteo Salvini e Luigi Di Maio (Il fatto Quotidiano del 6 marzo scorso). Poniamo allora, sempre con grande sforzo di fantasia, per quanto leggiamo, che ci sia qualcosa che non torna. Non torna che proprio in un momento di grande delicatezza istituzionale, alla vigilia di appuntamenti di rilevante impatto per il futuro della Rai, avvengano questi presunti appuntamenti. Delle due l’una: o si dichiara apertamente autonomia e indipendenza dalla politica e allora si deve evitare come la peste che avvengano certi avvenimenti e si sappiano certe notizie, oppure si ammette senza esitazioni che fintanto la Legge nefasta del 2015 mette la Rai sotto il tallone di ferro della politica, il suo amministratore debba fare i conti con il Governo. Nulla di scandaloso. Basta saperlo. Magari se la cena fosse avvenuta alla pizzeria “Da ‘Zi Checco” a Tor Bella Monaca (per i lettori non romani: quartiere molto periferico sulla Via Prenestina) non li avrebbe notati nessuno e tutto questo non sarebbe stato scritto. Questo non toglie nulla ai problemi di forma e di sostanza.

Ecco allora che stamattina leggiamo brevi trafiletti sul Corriere e sul Fatto che domani in Cda sarebbe stato raggiunto l’accordo tra PD e M5S e quindi si potrà procedere alle nomine dei Tg. Oggi, sul Fatto Quotidiano, importante lettera del consigliere Riccardo Laganà: appello al Presidente del Consiglio Antonio Conte: “Liberi la Rai dai tentacoli continui dei partiti … dalla morsa sempre più asfissiante dei partiti: stretta attraverso un controllo assoluto nelle nomine e nella gestione dei fondi messi a disposizione … e se non si prenderanno urgenti provvedimenti, rischiamo di subire presto un crollo verticale in termini di offerta, qualità e cultura che sarà il preludio della fine di un presidio essenziale per i cittadini”. Un appello che cade nel giorno giusto proprio all’indomani della capitolazione formale, sostanziale, del Servizio Pubblico sull’altare della logica di Governo.

Allora, come si dice a Roma, intendiamoci ancora una volta: l’autonomia, l’indipendenza e la credibilità del Servizio Pubblico sono un patrimonio costituzionale inderogabile. Non è e non può essere oggetto di trattativa privata, non è non può essere argomento  di conversazione a tavola. Per chiunque, indipendentemente da chi paga il conto al ristorante. Anche per i partiti non dovrebbe essere molto difficile da comprendere che non fa bene a nessuno avere la Rai asservita al potere di turno.

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mercoledì 19 febbraio 2020

Nebbia a Roma


La nebbia a Roma è sempre più fitta. Oggi sulla stampa non c’è pressoché nulla e allora giochiamo alla politica e cerchiamo di riassumere. Rinviate le nomine per AgCom e, molto probabile, rinviate pure quelle per i Tg. A Viale Mazzini sembrano essere tutti intorpiditi, in attesa di qualcosa che verrà e che nessuno è in grado di immaginare cosa potrà essere. La prima domanda che molti si pongono è ovviamente se e quanto potrà reggere Salini e tutto il Consiglio. Se reggerà solo lui o andranno tutti  casa. A salire su  per i rami la domanda è: quanto potrà tirare la corda il PD  per richiedere più spazio e visibilità, non solo nei Tg, e quanto potrà tirare la corda il M5S per difendere la sua “squadra”? Evidente che la risposta a queste domande risiede tutta per quanto potranno reggere o rompersi gli equilibri di Governo e per quanto Renzi sarà o meno artefice della sua caduta. Tutti “tengono” famiglia e tutti devono guadagnare la pagnotta: la posta in gioco, come abbiamo scritto tante volte, non sono solo e tanto le nomine per le Autorità di garanzia o i Tg della Rai, quanto più i bocconi grossi rappresentati dalle partecipate dello Stato: Eni, Enel, Poste, Leonardo, Enav etc. La settimana prossima, secondo quanto ha dichiarato il Presidente della Camera Fico, il Parlamento dovrebbe essere nuovamente convocato per provare a blindare un accordo PD-5S sulle Autorità che già è noto essere fonte di ulteriore “minaccia” di IV che ne sarebbe tagliata fuori (già c’è la prima vittima). Posto in questi termini,  il ragionamento porta dritto al cuore delle domande di cui sopra e  trova anche possibili risposte: siamo vicini alla boa del mezzo giro e potrebbe non convenire a nessuno cambiare tutto il Cda. Per una operazione del genere sarebbe necessario un quadro politico stabile e coeso. Cosa tutt’altro che verosimile in questo momento. Dunque? Necessario attrezzarsi per i tempi lunghi e lavorare per tenere in piedi la baracca nelle migliori condizioni possibili ed evitare di fare ulteriori danni.


Il primo passaggio è il Piano Industriale. Fatica a prendere forma (a parte i lauti compensi per la società incaricata di “metterlo a terra”) anche in relazione al previsto buco di 65 milioni di budget. Lo abbiamo scritto: questo Piano è una macchina a cui hanno bucato le gomme e il volante è fuori registro. L’uscita di Piero Gaffuri, dell’unica persona in grado di interfacciare in modo efficace l’Azienda con il Piano, ha reso tutto molto più complicato. Si tratta ora di capire se e come si potranno fare passi avanti, ad esempio portando a termine almeno i due adempimenti obbligatori previsti dal Contratto di servizio:il canale inglese e quello istituzionale. Rimane poi ancora gravemente in sospeso il Piano editoriale che dovrà essere sottoposto al parere della Vigilanza (in questo caso obbligatorio) laddove si dovrà verificare, pure in questo ambito, il rispetto del Contratto di Servizio che prevede la rimodulazione delle testate.

La lista della spesa, come noto, è lunga e al suo interno ci sono “prodotti” immateriali non meno importanti: il primo è la credibilità e la legittimità del Servizio Pubblico che non si misura in termini di share, come a qualcuno piacerebbe. Se fosse questo il metro di misura, spesso e volentieri la concorrenza della Rai vincerebbe facile. Ci sono poi in ballo i telespettatori che cambiano, le fasce di età che mutano e insieme a loro evolvono le richieste di prodotti e servizi nuovi e alternativi. Vedi stamattina la classifica dei 15 programmi Tv più attivi sui social (da Sensemakers) dove per Rai compare solo Che tempo che fa al terso posto e nulla più. Infine, ci sono le tecnologie che stanno per impattare profondamente sul futuro del Servizio Pubblico: è iniziato lo switch off al DVB-T2 e pochi sembrano preoccuparsene. Eppure, il Contratto di servizio prevede (art.17.1) espressamente che  “La Rai garantisce l'informazione al pubblico in ciascuna area tecnica nel corso dell’attuazione della tabella di marcia nazionale per la liberazione della banda 700MHz, utilizzando le emissioni televisive e radiofoniche e il web. Tale informazione dovrà essere fornita senza interruzioni fino a quando le attività non saranno ultimate in tutto il territorio nazionale”. Si tratta di un problema grave.
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martedì 18 febbraio 2020

Sotto l'albero del pero

Iniziamo con  una piccola buona notizia segnalata da un nostro attento lettore: Rai YoYo ieri ha messo in onda alle 7.55 e in replica su RaiPlay una piccola trasmissione per spiegare ai bambini cosa è il coronavirus e cosa è bene fare per evitare allarmismi e diffidenze verso i tanti bambini di origine cinese delle nostre scuole. Ottimo !!! benissimo !!! Ma a nessuno è venuto in mente che una cosa del genere andrebbe fatta su una delle tre reti generaliste e in ora di massimo ascolto??? Anche questo dovrebbe essere Servizio Pubblico!

La notizia del giorno è quella che avevamo anticipato:le nomine AgCom e Privacy verranno ancora una volta rinviate!!! La situazione politica altamente traballante non ha consentito di raggiungere l’accordo, in particolare per i due presidenti. Per AgCom,  fino a pochi giorni addietro, era forte la candidatura di Giacomelli (ex renziano di provata fede?!?!?) mentre per la Privacy era in ballo La Russa. Ora invece sembra tutto in alto marre, sia per problemi interni alla maggioranza e sia in rapporto all’opposizione. Nebbia quasi fitta pure sui nomi dei commissari. Nulla di nuovo, nessuno stupore. Mentre prosegue il dibattito sul voto di AgCom dello scorso venerdì e, forse, oggi si dovrebbero conoscere le motivazioni della “sentenza”. Non mancano, nel  frattempo le polemiche alimentate da fonti Rai che ritengono ingiusto e ingiustificato il provvedimento. A sostegno di questa posizione oggi un articolo sul Fatto Quotidiano.

Si tratta di capire se il  Consiglio di AgCon in prorogatio può assumere iniziative solo di “ordinaria” amministrazione oppure si ritiene possa agire nel pieno delle sue facoltà. Inoltre, si sostiene che non sia stata avviata un’istruttoria formale e che il provvedimento sia arrivato quasi “ a sorpresa”. Ci sembrano osservazioni deboli, nella forma e nella sostanza, però andranno verificate. L’unica insostenibile è quella che addebita ad AgCom un carattere “politico”. Santa Pace: perché il  Cda Rai è sceso dall’albero del pero? Quando Salini (notizie mai smentite) è salito l’altrui scale del Governo,  cosa è stato? Una missione per conto delle Suore Orsoline (con tutto il rispetto) ? lasciamo perdere e cerchiamo di capire ora cosa succede e se si andrà ad una nuova proroga. Da questo ne potrebbe conseguire un possibile slittamento delle nomine ai Tg che, ovviamente, non possono essere esentati dal clima politico. Il prossimo Cda è confermato per il prossimo venerdì 21.

Questa mattina sono usciti i dati Auditel Standard Digitale (LS):
Rai                33.600
Mediaset       90.700
Sky              150.800
La 7                 7.700
Come si legge:l’effetto Sanremo è già svanito o almeno registra Rai in crescita rispetto al trend precedente ma sempre molto staccata dalla concorrenza.

Curiosità: ieri ci è capitata la classifica dei maggiori influencer nazionali ed abbiamo letto che la posizione di testa vede la titolare con oltre 61 milioni (sessantunomilioni) di contatti realizzati attraverso tutte le piattaforme social. In fondo alla classifica ne fanno due milioni.

lunedì 17 febbraio 2020

La clava

Stamattina presto nebbiolina a Roma. La stessa che troviamo sui quotidiani in edicola ed è ancora più densa se riferita alla Rai. Torniamo a ieri. Intervista sul Corriere a Giovanni Minoli: il solo passaggio interessante è quando si riferisce a che tipo di azienda è la Rai: “ … sta perdendo totalmente la sua identità. Buona parte della prima serata è prodotta in outsourcing, uno sfregio agli 11.000 dipendenti interni e ai 1.770 giornalisti. Vuol dire che la burocrazia ha stravinto su uomini e prodotti. Ebbi delle furibonde litigate con il dg Pier Luigi Celli su questo. Lui sosteneva che la Rai è un'azienda di processo, non di prodotto…”. A nessuno dei due è venuto in mente che è anche un’Azienda di Servizio e in aggiunta Pubblico. La differenza non è casuale e non è da poco. Cambia completamente l’approccio, la visione, il metodo e il merito dei problemi. Inoltre, come ripetiamo spesso e abbiamo sempre a mente la  pagina del Corriere del 27 ottobre, non solo la prima serata ma anche il day time è in outsourcing in nuda proprietà delle società di produzione esterna. Siamo sempre tutti in attesa di sapere perché e per come è stata disattesa l’indicazione della Vigilanza in proposito riferita, in particolare, al recente Sanremo.

Non ha avuto invece l’attenzione che merita un’intervista a Maximo Ibarra, AD di Sky, a cura di Simona Rossitto pubblicata sul Sole24Ore.com: ” La convergenza tra connettività e fruizione di contenuti video è ormai una realtà nella vita di ogni giorno, non più solo una tendenza del mercato. Ben due terzi del traffico internet è oggi generato dallo streaming di video e sempre più consumatori vedono con favore un'unica offerta che integri tutto quello di cui hanno bisogno per comunicare e intrattenersi. La differenza la farà sempre di più la qualità dei contenuti, le performance effettive che la connessione sono in grado di garantire e un'interfaccia utente davvero semplice e intuitiva”. Si tratta di un terreno di forte impatto, sia sul fronte delle tecnologie quanto su quello dei contenuti. Ci risparmiamo la solita tiritera sui ritardi del Servizio Pubblico in questo ambito. Al momento, sono tutti attestati sulla trincea di RaiPlay, un linea del Piave oltre il quale si aprono scenari imprevedibili per il futuro del Servizio Pubblico.

Questa mattina c’è poco altro da dire se non un promemoria per i prossimi giorni. Domani è previsto il voto in Parlamento per il rinnovo dei consigli AgCom e Privacy. Forse, da oggi si potrebbe sapere anzitutto se l’appuntamento verrà confermato e non è detto affatto che lo sia. In secondo luogo, forse oggi si potrebbe sapere qualcosa di più sui nomi che potrebbero essere fatti. Un passo indietro: venerdì scorso è stato emesso un comunicato  AgCom con il quale si eroga una sanzione di 1,5 mln a Rai per presunto “… mancato rispetto da parte di Rai dei principi di indipendenza, imparzialità e pluralismo … e … in ragione dell’ampiezza e della durata delle infrazioni…”. Per domani è atteso il “dispositivo della sentenza” dove si potrà conoscere esattamente il percorso che ha portato AgCom a prendere questo provvedimento. Intanto, da varie fonti si contesta che non ci sia stata istruttoria precedente e che trattandosi di un consiglio in prorogatio non avrebbe potuto/dovuto prendere provvedimenti che esulano dalla normale amministrazione. Sarà necessario verificare queste argomentazioni in punta di diritto e sarà interessante leggere come la Rai vorrà difendere il suo operato ed opporsi alla sanzione. La comunicazione sarà nei tempo e nei modi, come al solito, uno strumento strategico di azione “politica”. Quello che rimane è la “lettura” politica del fatto che, ovviamente viene usata come clava per le prossime partite. Certamente è difficile sostenere che l’AgCom possa somigliare ad un Convento delle Orsoline e dove sono tutti mondi dalla politica. Lo è stato e lo sarà come, ad esempio, lo è tutto il Cda Rai (salvo l’eletto dai dipendenti) e come pure tutte le cariche di “emanazione politica”, Improvvisamente si scopre lo scandalo ? Poco credibile. È molto credibile invece leggere la vicenda alla luce di quanto potrà accadere nei prossimi giorni a Viale Mazzini con il consiglio (sembra spostato al 24) con la serrata trattativa i corso tra le forze politiche per accaparrasi o difendere Tizio o Caio ad un Tg o all’altro. È la politica, bellezza. Tutto questo stupore per nulla !!!

Infine: occhio agli ascolti. Cessata l’ubriacatura di Sanremo e svelati gli altarini del presunto “successo”, si torna con i piedi per terra.
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domenica 16 febbraio 2020

Ogni maledetta domenica

«In questa squadra massacriamo di fatica noi stessi, e tutti quelli intorno a noi, per un centimetro. Ci difendiamo con le unghie e coi denti, per un centimetro. Perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri, il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta»

sabato 15 febbraio 2020

La Sorpresa ???


Chi segue questo blog da tempo sa bene quanto abbiamo posto attenzione a quella che abbiamo definito la partita principale sulla quale si gioca il futuro del servizio pubblico. Si tratta del prossimo consiglio AgCom, arbitro fondamentale per tutte le sfide normative, tecnologiche e di mercato che dovranno essere affrontate nei prossimi mesi. A partire da quella dello switch off al DVB-T2 del quale si parla sempre meno e dal quale potrebbero venire gravi conseguenze per la Rai.

Come abbiamo scritto ieri, AgCom “ha accertato il mancato rispetto da parte di Rai dei principi di indipendenza, imparzialità e pluralismo, riferito a tutte le diverse condizioni e opzioni sociali, culturali e politiche…e … in ragione dell’ampiezza e della durata delle infrazioni, ma tenendo conto di alcune iniziative ripristinatorie, ha ritenuto di irrogare una sanzione pecuniaria di 1,5 milioni di euro, ai sensi dell’art. 48 comma 7 del TUSMAR”. Il voto è passato a maggioranza: contrario Morcellini e astenuto Posteraro.

Allora, con ordine: non ci dovrebbe essere nessuna sorpresa (come invece traspare dal comunicato dell’AD Salini). Era tutto noto e atteso da mesi: l’istruttoria di AgCom era in corso dalla metà dello scorso anno e le violazioni, seppure ora oggetto di ricorso da parte di Rai non appena noto il dispositivo atteso per martedì, erano pure note. Compresa quella del famoso spot di Salvini che però è stata esclusa perchè intervenuto un atto riparatore. In cosa consiste dunque lo stupore (che pure alti dirigenti del VII piano ci hanno riferito con toni molto accesi : “si tratta di schifo”)? Cerchiamo di capire.
Anzitutto partiamo da AgCom. Il prossimo martedì si dovrebbe votare il nuovo Consiglio e, come abbiamo scritto, e per quanto ancora ieri abbiamo potuto verificare, l’accordo politico non è stato raggiunto tra i partiti di Governo (in accordo con le opposizioni, cui spetta una rappresentanza). La sola cosa (quasi) certa è che il PD farebbe quadrato intorno al nome di Giacomelli. Per tutto il resto ancora è nebbia. Da osservare che è in ballo la stessa partita per la Privacy (per non dire di tutte le partecipate dello Stato, sono tante e molto importanti). Il consiglio AgCom è ancora nel pieno del suo secondo mandato seppure a poche ore dalla sua scadenza. Alcuni sostengono che, proprio in virtù di questo ragionamento, l’Autorità non avrebbe dovuto esprimersi su questo argomento. Perché mai? Sarebbe stato preferibile attendere il nuovo Consiglio che chissà se e quando se ne sarebbe occupato? Semmai, lo scandalo era mantenere in prorogatio il Consiglio di AgCom.  Dunque, ribadiamo, dov’è la sorpresa? Semmai, la sorpresa è nel constatare il lungo tempo che è trascorso  per chiudere l’istruttoria e per l’entità della sanzione (altri nostri lettori hanno commentato “troppo poco”). Da osservare che,nei giorni scorsi, si leggeva spesso che l'importo (la Legge prevede fino al 3% del fatturato) poteva essere fino a 70 milioni di euro. Verrebbe da pensare che sia stato fatto uno "sconto".

Inoltre, da osservare con attenzione, che AgCom ha “accertato, all’unanimità, il mancato rispetto dei principi di non discriminazione e trasparenza, in relazione al pricing effettivamente praticato, dalla concessionaria RAI, nella vendita degli spazi pubblicitari” e “Di conseguenza, l’Autorità ha diffidato la RAI a cessare immediatamente i comportamenti contestati, anche al fine di consentire ad Agcom la verifica del corretto utilizzo delle risorse pubbliche (canone) e private (pubblicità) per il finanziamento delle attività e della programmazione di servizio pubblico”.  Questa è una vera bomba ad orologeria. Come abbiamo scritto, le risorse pubblicitarie per il comparto Tv stanno calando e riportare Rai al rispetto di regole di mercato potrà avere conseguenze importanti per il suo budget, già sotto tiro per il previsto buco di 65 milioni. Di questa parte della delibera AgCom, invece, stamattina si legge poco.

Veniamo ora a considerazioni “politiche”. Il PD, attraverso il suo vicesegretario Orlando, ha chiesto a Salini di valutare se sia il caso di rimanere al suo posto. Da tempo, Zingaretti, ha messo sotto tiro il vertice di Viale Mazzini proprio mentre ne reclama posti “in quota” per Tg e reti e proprio alla vigilia del prossimo Cda del  21. A pensare male si fa peccato ma si indovina quasi sempre. Il M5S, apparentemente, difende Salini o meglio, spesso tace imbarazzato. Ha taciuto spesso e volentieri sul tema ascolti, sul tema costi, sul tema trasparenza, sullo stesso tema dell’informazione ma, soprattutto, tace su cosa pensa del futuro del  Servizio Pubblico, del canone, del  mercato che cambia,  delle nuove tecnologie della comunicazione. Ora, per quanto sappiamo, la sola preoccupazione è quella di non avvantaggiare i “sovranisti” che con l’indebolimento di Salini potrebbero approfittare per trarne vantaggio. Obiezione: nelle  contingenze del presente e del futuro della Rai, non è in gioco la sopravvivenza di un consiglio ma la vita stessa dell’Azienda.  Per quanto visto finora, la Rai non è stata governata o, nel migliore dei casi, lo è stata in modo raffazzonato. Allora? Cosa si difende? Con quali prospettive? Da non dimenticare: questo Consiglio è  frutto di un quadro politico ormai superato e sepolto (quello del Goveno Lega 5S) che, a sua volta, è figlio di una Legge che pone la Rai sotto il tallone di ferro della politica. Ebbene, questa Legge non ci piace ma intanto è in vigore, piaccia o meno.

Note a margine: per fortuna, quasi più nessuno parla di “successo“ di Sanremo, soprattutto dopo aver visto che pure lo share medio, come abbiamo scritto riprendendo dati Rai, era lo stesso del 2005. Per non dire della probabile notizia dell’indice di “coesione sociale” fantasmico che ha fatto sorgere non pochi dubbi.

Poi: molti, compreso chi vi scrive, ha cercato di capire perché il Commissario Morcellini ha votato contro la delibera AgCom. Siamo inattesa di notizie.

Infine: la “narrazione” del Servizio Pubblico sembra essere sempre più in una zona grigia. Qualcuno se ne preoccupa?
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venerdì 14 febbraio 2020

FLASH

Come previsto: AgCom multa di 1.5 milioni a RAI per violazioni del contratto di servizio.

Leggiamo da Corriere.it: un provvedimento che non sembra avere precedenti e porta a dire al vicesegretario del PD Andrea Orlando, rivolgendosi all'AD Salini di "valutare la propria permanenza al vertice dell'Azienda...".

Il Commissario Morcellini, sembra, ha votato contro mentre Posteraro si è astenuto.

A domani per approfondimenti e commenti

La crisi del settimo piano

Questa mattina il post potrebbe arrivare più tardi:siamo in  attesa di notizie del Consiglio di AgCom che ha all'ordine la chiusura dell'istruttoria che riguarda la Rai per la presunta inosservanza di quanto previsto in materia di «conformità ai principi di pluralismo, completezza e correttezza dell'informazione nel rispetto del contratto di servizio». Esiste il rischio che possa essere erogata una sanzione pesante, fino al 3% del fatturato. In questo caso, si tratterebbe di un duro colpo, non solo per le casse Rai, difficile da gestire.

A proposito di casse Rai, sono usciti i dati Nielsen sulla raccolta pubblicitaria 2019. Il mercato Tv cala del 5,3% mentre quello Digital cresce dell'8,3%.

rimanete connessi... più tardi aggiornamenti !!!

giovedì 13 febbraio 2020

Il silenzio


Questa mattina molti autorevoli colleghi della carta stampata riposano dopo le fatiche di Sanremo. Siamo tentati anche noi di portare il gatto a fare una passeggiata al mare. 
Magari più tardi, quando farà più caldo. Intanto però proponiamo un paio di riflessioni.

La prima: fra pochi giorni si vota in Parlamento per il nuovo consiglio AgCom e, al momento, l'accordo tra i partiti sembra in alto mare. "Si potrebbe chiudere durante il fine settimana" ci dice un autorevolissimo interlocutore. Vedremo.

Pochi giorni dopo, il 21, è previsto il Cda dove, forse... forse, si potrebbero fare le nomine alle testate giornalistiche. Anche su questo, ci viene confermato, non sembra esserci accordo politico ed è probabile che ci possa essere ulteriore rinvio.

Cosa induce a pensare tutto questo “operoso” silenzio? Anzitutto, tanto per dire una cosa nuova, che la politica è in simbiosi con la Rai e viceversa. Tanto si agita il fantasma della crisi di Governo e tanto si addensa la nebbia al settimo piano di Viale Mazzini. Con una piccola differenza: ogni ora, giorno che passa, tanto più si stabilizza e si profila il compimento di questa governance Rai. Chi, infatti, avrebbe la forza, la lucidità e la programmaticità di porre mano al ricambio dell’attuale Cda Di Viale Mazzini? Nessuno. In primo luogo il PD che proprio in questi gironi è alle prese non solo con la faida dei transfughi di Renzi &Co ma deve pure sostenere la campagna elettorale per Gualtieri e non è proprio una bazzecola. Questo potrebbe, come sostiene anche questa mattina il prode Anzaldi, indurre Zingaretti ad essere un filo più prudente sul tavolo Rai e magari accontentarsi di quello che passa il convento (vedi i vari Coletta a Rai Uno come pure a Rai Tre etc etc). 

In secondo luogo, il M5S è alle prese con una profonda crisi di identità e consensi, con una forza contrattuale rilevante solo in Parlamento (e non è poco) mentre sul fronte TLC e Rai (vedi pure la consigliera “in quota”) da tempo non emette segnali di fumo. Non li emette non tanto e non solo nella contingenza (nomine) ma più ancora è totalmente afono sul progetto di Servizio Pubblico che si vorrebbe “rinnovare”. Dopo la recente sortita, quasi a titolo individuale, del senatore Primo Di Nicola, su ipotesi di riforma della governance, più nulla. La Lega, seppure con il vento in poppa di sondaggi favorevoli, al momento non da segnali di vita. Punto. Un quadretto  sintetico quanto desolante.  Per tutto il resto, silenzio totale. A parte qualche balbettio del Collegio sindacale che improvvisamente si sveglia e chiede i conti sul trenino delle trasferte a Sanremo e nulla si sa di ben più gravi inadempienze (vedi indirizzo della Vigilanza sugli agenti). Come pure non si sa nulla di tanti altri problemi gravi (ascolti, canone, applicazione del Contratto di Servizio etc) nonché di altri meno gravi ma non meno rilevanti (che fine ha farro la storia della trasferta della Maggioni in Medio Oriente? Come pure la storia della mail truffa?).
La coltre di silenzio è spessa come una lastra di cemento armato con i tondini da 16.

Ieri un autorevole ex collega ci ha scritto sostenendo che per il Festival “l’Azienda ha realizzato una formidabile operazione di corporate image …”. Non ne siamo molto sicuri che sia avvenuto proprio questo e, se nella “narrazione” di questo “successo” prevale la storia dei “trenini dei dirigenti in trasferta” qualcosa non torna. Se poi aggiungiamo qualche “problemino” di comunicazione, come quello che si legge in un pezzo ANSA dove si titola “Sanremo: Rai, ascolto medio delle 5 serate più alto da 2000” e poi si legge attentamente la tabella allegata e si trova che il dato del 2020 è uguale a quello del 2005, qualcosa non torna. Qualcuno sbaglia. E non è una cosa bella per la credibilità del Servizio Pubblico.
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mercoledì 12 febbraio 2020

All things must pass


Questa mattina iniziamo con le buone notizie. Ieri è stato pubblicato il report settimanale di Auditel Standard Digitale, l’unica fonte che certifica gli “ascolti” oltre la diffusione broadcast. Pubblichiamo la schermata:


inoltre, pubblichiamo una nostra elaborazione sulle ultime settimane:

Questa la situazione. La buona notizia consiste nel fatto che Rai, proprio nella settimana di Sanremo, risorge dal fondo classifica rispetto ai suoi diretti competitors, Mediaset e Sky. Da osservare attentamente la dinamica: il dato Rai sale a fronte di un calo contestuale di Mediaset e La7 e rimane sostanzialmente invariato Sky. Per quanto riguarda Mediaset si può osservare che potrebbe trattarsi di una riduzione “fisiologica” che avviene, solitamente, quando a fronte di un forte programma di una rete l’altra non fa contro programmazione. Si tratta di un meccanismo di mutua convenienza che interessa molto gli inserzionisti che, in questo modo, possono massimizzare gli investimenti. Altro discorso invece per quanto riguarda Sky che mantiene saldamente le sue posizioni a fronte di un palinsesto “fluido” che non risente delle oscillazioni di programma o di giornata. Si tratta ora di capire se questo trend si assesterà oppure ritornerà ai precedenti livelli.
Per riflettere meglio su questi temi ci aiuta l’intervista ad Elena Capparelli, responsabile di Rai Digital, pubblicata questa mattina su Italia Oggi, dove si conferma che c’è ancora molto da fare: “C'è un pubblico che si trova lì, una platea di giovanissimi che utilizza YouTube come fonte principale e che se non ci fossimo si dimenticherebbe di noi. I contenuti Rai devono essere laddove si trova la domanda del pubblico anche se non mettiamo tutto su YouTube. Poi, sicuro: dobbiamo posizionare RaiPlay creando con l'offerta anche nuova domanda, vogliamo diventare il punto di riferimento delle persone che la sera non accendono la tv, essere una delle scelte fra Netflix e Amazon. Quando saremo arrivati lì faremo le altre valutazioni”. Per essere competitivi però occorrono investimenti e pure considerevoli che non è affatto chiaro da dove possano provenire per un’Azienda che prevede un rosso di 65 milioni per l’anno corrente. Vedremo e speriamo.

Torniamo alla bruta realtà e cerchiamo di fare un passo avanti per quanto abbiamo scritto nei giorni scorsi a proposito del “successo” di Sanremo. Come abbiamo scritto, il successo è stato solo per lo share e per i soldi incassati. Punto. Per tutto il resto … sono solo canzonette … e finiamola così … senza rimpianti … senza rancore e senza scomodare temi di grande interesse (la coesione sociale) sui quali c’è ancora molto da lavorare. Se poi qualcuno volesse ancora puntualizzare propongo una tregua e la buttiamo sullo sportivo: poniamo che una squadra ha vinto un campionato qualunque (con un numero di gol numero indiscutibile) e poniamo che si venisse a sapere che ha goduto di molti rigori inesistenti (il VAR non è stato richiesto, curiosamente) mentre non sono stati concessi rigori alle squadre avversarie che invece li meritavano (il VAR sempre non richiesto, curiosamente) ecco allora che il numero di scudetti è indiscutibile, come poi siano stati vinti è altro ragionamento. Quindi, i numeri che si possono citare a sostegno della tesi del "successo" di Sanremo non si dovrebbero distinguere da come si ottengono. E ribadiamo quanto abbiamo scritto (riferito ad uno che di matematica se ne intendeva) come metodo di valutazione dei numeri: “Non tutto ciò che conta può essere contato e non tutto ciò che può essere contato conta”.

Torniamo alla questione del Super Agente che ha avuto tanta parte (eufemismo) nella gestione dei personaggi del Festival che ci appare molto più rilevante della questione del trenino dei dirigenti in trasferta. Si tratta di una palese violazione di quanto disposto dalla Vigilanza che “impegna” la Rai a “escludere che in uno stesso programma possano essere contrattualizzati più di tre artisti rappresentati dallo stesso agente o da altra società di cui l’agente sia socio”. A tutti è noto che a Sanremo erano ben più di tre gli artisti rappresentati dallo stesso agente. È lecito attendersi che su questo tema qualcuno debba fare qualcosa. Per tutto il resto … sono solo canzonette.
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martedì 11 febbraio 2020

L'altra mezza verità

Sarà capitato anche a voi di avere un ospite straniero e di portarlo in visita nella vostra città. Cosa potrebbe impressionarlo di più, cosa ricorderà maggiormente e cosa racconterà al suo rientro? Potrebbe essere il Colosseo o una periferia degradata, le meraviglie dell’arte o le tante disgrazie metropolitane? Colpisce di più il bello o il brutto? Ecco, più o meno in questi termini si potrà continuare a parlare di Sanremo. Di cosa si parlerà nei prossimi anni di questa edizione? Questa mattina, un. nostr. attent. lett. ci scrive: “ … che la Rai abbia fatto un buon Sanremo è un bene … e che la coesione sociale si misura su tutta l’offerta di Servizio Pubblico e non su un singolo prodotto”. Ecco, esattamente la mezza verità di cui abbiamo scritto ieri. Indubbiamente, almeno da un mero aspetto di contabilità finanziaria, la Rai ha fatto bene e non è cosa da poco. Ma rimane il dubbio lecito su come avviene questo processo, attraverso quali meccanismi che non possono essere disgiunti dalla dimensione etica, sociale, dai contenuti, dai simboli, dai linguaggi, che questa manifestazione veicola . Ieri abbiamo scritto (ed ha sollevato tra i nostri lettori un certo dibattito) che non è vero che si sia trattato di un “successo” e lo confermiamo ancor più ora che i dati sono “freddi”.

Anzitutto difficile sostenere che “la metà degli italiani ha visto Sanremo” (Sole 24 Ore) e tantomeno che “Sanremo ha riunito l’Italia” (La Stampa). La prima frase somiglia chi, alle elezioni europee del 2014 disse che “la metà degli italiani sono con me” salvo poi dover rettificare e dire che si tratta del 40% dei poco più del 50% di chi ha votato. Il Festival (leggiamo stamattina su Italia Oggi a firma di Claudio Pezzotta) “ha chiuso a quota 10,1 milioni, un risultato tra i più bassi degli ultimi 16 anni”. I dati auditel di sabato 8 febbraio ci dicono: individui 58 mln, totale emittenti prime time di 25 mln (totale Rai 15 mln), seconda serata 17 mln (totale Rai 12 mln). Difficile sostenere che la “metà degli italiani etc “. E dunque il solo vanto consiste nello share e nei profitti netti, saliti a circa 20 mln. Del primo si può dire, semplificando, che è pura operazione di marketing e di alchimia tecnica e di orologio della scaletta (oltre che della scelta dei personaggi), mentre del secondo si può dire che in un clima di investimenti pubblicitari decrescenti, un appuntamento di tal genere che comunque raccoglie mediamente oltre 10 milioni di persone, giocoforza attrae forte attenzione da parte degli investitori. Farsi bello con le piume degli altri non è un buon esercizio.

Su questi paletti si può aprire il dibattito che da questi giorni interessa molti nostri lettori: cosa è e come di dovrebbe misurare la “coesione sociale” che il Servizio Pubblico è obbligata a sostenere. Non è una facoltà opinabile o a discrezione di tizio o caio, è un vincolo di legge, un dovere costituzionale. Proponiamo un passo avanti. Secondo coloro che sostengono le tesi “numerologiche” e quindi elaborano complessi meccanismi di rilevazione dell’indice, il fatto stesso che un determinato numero distribuito equamente in tutti i comparti della popolazione televisiva in un determinato arco di tempo,  contribuisce ad evidenziare “coesione sociale”. Leggiamo  e semplifichiamo in questa tesi: quante più persone sono “connesse” di fronte alla televisione tanto più sono “accumunate” da valori condivisi. Quali poi siano questi “valori” e come essi siano esattamente corrispondenti a quelli realmente diffusi, percepiti e condivisi nel Paese, non è dato sapere. Come pure, non è dato sapere quali sono gli strumenti attraverso i quali vengono rilevati e pesati. Tanto per entrare in un ambito dove la “coesione” appare poco efficiente: la politica e, non a caso proprio la Rai è sotto “processo” da parte AgCom proprio per non agevolare la “coesione politica” attraverso l’uso distorto dell’informazione politica.  Un interessante articolo pubblicato nello scorso novembre a firma Angelo Zaccone Teodosi su Key4biz, affrontava esattamente il modo “in sordina” con il quale la Rai gestisce questo tema e si riportava in allegato un documento ufficiale con qualche nota interessante elaborato dall’Osservatorio di Pavia. Si legge nel documento almeno un punto fermo: “Coesione Sociale intesa come condizione che contraddistingue le collettività nazionali caratterizzate dal riconoscimento di una comune identità storica e culturale, da comuni valori e interessi, dal senso di appartenenza a una stessa comunità, dalla presenza di una rete attiva di relazioni sociali e di mezzi di comunicazione che facilitino la partecipazione di tutti alla vita civile, sociale, politica e culturale”. Ora, l’esercizio che proponiamo ai nostri lettori è porre su una da un lato questo concetto e dall’altro Sanremo per poi trarne delle indicazioni.

Infine, per rimanere nella zona nobile, segnaliamo la lettura di un articolo sul Foglio di oggi “La lotta per l'audience nell'era della polarizzazione” firmato da Ezra Klein. Riprendiamo una frase importante: “"Non si può capire l'informazione senza capire le forze finanziarie e di audience che la regolano, e che sono cambiate drasticamente" … “La polarizzazione politica è uno dei mali più lamentati e discussi dell'epoca contemporanea. I messaggi politici sottolineano ed esasperano ciò che separa le persone, mentre tendono a nascondere ciò che unisce, nella convinzione che la tensione, il contrasto permanente, sia la strategia più efficace per la mobilitazione e gestione del consenso. L'ecosistema che abitiamo è fatto di tribù, bolle, insiemi chiusi, identità contrapposte, fazioni che ascoltano solo ciò che vogliono sentire e leader che offrono solo ciò che conforta il proprio uditorio ben profilato”.

Ora scendiamo nella bassa cucina. I nostri lettori (quelli interni a Viale Mazzini), spero potranno comprendere il velo di silenzio imbarazzante che abbiamo steso sulle vicende che interessano i trenini viaggianti nella riviera ligure. Come pure le polemiche sulla gestione della comunicazione (vedi pure i nomi dei vincitori usciti prima della comunicazione ufficiale). Lasciamo perdere anche se … un dettaglio però merita attenzione: la storia del ricorso della direttora di RaiUno, Teresa De Santis, che richiede giustizia a fronte di un presunto illecito avvenuto con la sua rimozione dalla rete pochi giorni prima dell’inizio del “suo”festival.  A ben vedere, il perché di tale rimozione non è mai stato sufficientemente chiarito: la sola crisi degli ascolti non era addebitabile solo a lei. Rimane il problema che abbiamo sollevato tante volte: promozioni e rimozioni non sembrano seguire logiche trasparenti. Questo è il problema che ha riguardato lei e riguarderà le prossime nomine.
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lunedì 10 febbraio 2020

Le mezze verità


C’è qualcosa che fa venire facilmente l’orticaria: si tratta delle ciambelle senza buco. 
Di cosa parliamo? Di due concetti: successo e coesione sociale riferiti a Sanremo. Vediamo il primo e leggiamo dalle colonne de La Stampa “…Rai è stata capace di unire l'Italia” come ha dichiarato l’AD Salini e poi, su varie testate “record di share”. Soffermiamoci un momento sui numeri (e già che ci siamo teniamoci bene a mente un pensierino di Albert Einstein quando ha scritto sulla sua porta di Princeton la famosa frasetta “Non tutto ciò che può essere contato conta e non tutto ciò che conta può essere contato.” E dunque  vediamo questi numeri degli ultimi 5 anni:
Spettatori                                        
1. 2018 [12.125.000]
2. 2017 [12.023.000]
3. 2020 [11.477.000]
4. 2016 [11.223.000]
5. 2019 [10.622.000]
Share
1. 2020 [60,6%]
2. 2017 [58,4%]
3. 2018 [58,3%]
4. 2019 [56,5%]
5. 2016 [52,5%]   (l’edizione 2012 con Morandi ha fatto il 59,83%).

Per valutare correttamente questi numeri è necessario considerare inoltre due aspetti fondamentali: il primo è la durata della trasmissione e il secondo la quantificazione della platea televisiva globale. Tirare per le lunghe la trasmissione necessariamente porta ad un aumento dello share (oltre che rimpinguare le casse dell’Azienda) ma da questo a sostenere che lo share sia di per se un “successo” e che questo di per se significa “unire l’Italia” ce ne corre. La platea televisiva, da anni, si restringe progressivamente (e questo avvantaggia ulteriormente lo share): per tenerci stretti nelle serie temporali riportiamo solo che nel dicembre 2017 era di 25.117.928 mentre a dicembre 2019 è stata di 24.100.050 cioè circa 1 milione in meno (fonte Auditel). In valori assoluti e relativi, il numero di telespettatori inoltre è significativamente diminuito e dunque dov’è il successo? (da leggere le dichiarazioni di Giancarlo Leone riportate oggi sul Corriere: “puntare non più la percentuale di quelli che vedono la televisione ma il numero assoluto di telespettatori”).

Ma, appunto, si tratta di una mezza verità perché indubbiamente il “successo” commerciale c’è stato e i soldi portati nelle casse (misere) dell’Azienda fanno comodo a tutti. Aggiungiamo: a quale prezzo? Vediamo due piccoli aspetti e ci avviamo ad entrare nel merito. I tre personaggi principali che hanno animato Sanremo sono stati: il primo Fiorello  dunque il primo front man di Wind, il secondo Amadeus lo è di Tim, potenziali diretti competitors di Rai come OTT italiani e il terzo Tiziano Ferro, attuale soggetto di un importante produzione Amazon, altro diretto competitor Rai,  che sul personaggio manderà in onda uno speciale. Aggiungiamo, a proposito di personaggi: e la disposizione della Vigilanza sul numero dei personaggi appartenente alla stessa “scuderia” di un agente che fine ha fatto? Ignorare la Legge, per quanto non sia esattamente tale, e sulla base di questa violazione, farne un “record” non sembra proprio essere una cosa simpatica.

Allora, per sostenere quanto e come Sanremo ha riunito l’Italia si dovrebbero leggere a tutto campo ognuna delle sue componenti, compresi i personaggi, i contenuti, i simboli e i linguaggi adoperati per capire se e in quali termini questi quattro giorni hanno realizzato questo miracolo. A meno che non si voglia sostenere una “bizzarra” equivalenza secondo cui “tanto share” significa tanta Italia unita e coesa. Ci torneremo ancora, spesso e volentieri, a cercare di capire questi contenuti per meglio comprendere un altro tema sollevato (un po’ sommessamente in verità) ma per questo blog di grandissimo interesse: la coesione sociale.

Di questo concetto si parla anzitutto nel Rapporto di Concessione Rai Mise dove, all’art. 1.1 si legge “servizio pubblico .. di interesse generale … volto a favorire .. il progresso e la coesione sociale”. Ne segue il Contratto di servizio che, in diverse parti , declina questo concetto in “obblighi” a partire dall’art. 2 (comma 2.3) e successivamente all’art. 25.o laddove si legge che “la Rai è tenuta a dotarsi di un sistema di analisi e monitoraggio della programmazione …”.  Infine, di coesione sociale, se ne parla nel Piano Industriale e, in particolare, solo nella parete relativa al “Punto di partenza, par. 3 Il Contratto di servizio – pag. 80”. Per essere il documento programmatico, la road map, dello sviluppo del Servizio Pubblico nei prossimi anni, in verità, se ne parla alquanto sottotraccia … ma questo è un dettaglio. Come accennato, nei giorni scorsi è stato letto qualche accenno ad un presunto “altissimo indice di coesione sociale”  (PrimaOnLine). Ora, prima di addentrarci in sottili disquisizioni, poniamo qualche interrogativo: chi, come e quando ha realizzato questo strumento? È stato realizzato in adempimento a quanto previsto dal Contratto di Servizio in una struttura interna Rai? Come è stato realizzato? Quali metodologie applicate e quali strumenti utilizzati? Perché di tale strumento, di fondamentale importanza, non è mai stata data corretta comunicazione e si viene a scoprire solo per “questo Sanremo” ? Per quanto è noto sapere, nel mondo accademico, dei ricercatori sociali, degli esperti di comunicazione nonché dei soggetti direttamente interessati (tutti coloro che si occupano di “sociale”) di questo indice, accettato e condiviso, non si trovano significativi riscontri: provate a digitare su Google  “misurazione della coesione sociale” e osservate cosa viene fuori. Detto questo, rimane in evidenza la necessità, l’obbligo di discutere e approfondire questo tema che non può essere lasciato nella mani di chi poi lo adopera come clava per attaccare o difendere il proprio operato sul quale, invece, c’è molto ancora da dire e, nello specifico, proprio di questo Sanremo e, ancor più nello specifico, proprio per quel “sistema di valori” sociali e culturali che ha sostenuto e veicolato.

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ps_grazie ai tantissimi che pure ieri senza post si sono collegati al blog !!!