venerdì 8 dicembre 2023

La RAI, la nostra generazione e l'Intelligenza Artificiale


La generazione in cui è nato Bloggorai (intorno agli anni ’50) ha un nome che non ci sembra riassumere bene quel periodo. Nascere negli anni del dopoguerra viene catalogato come “boomer” più o meno “baby” a seconda della fascia di appartenenza. Poi, è stata fatta una sottodistinzione:  un primo gruppo è definito quello dell’impegno ovvero i nati tra il 1946 e il 1955 cioè la mia generazione, quella che a 18/20 anni era appunto molto “impegnata” socialmente e politicamente  alla fine degli anni ‘60 . Il secondo gruppo è quello dell’identità ovvero i nati tra il 1956 e il 1965, cioè coloro che hanno goduto di un momento storico relativamente stabile, in crescita economica con una marcata  caratterizzazione politica.

Non ci piace quella definizione di “boomer” perché sottintende e definisce qual periodo con un senso di sviluppo sociale rapido, immediato e quasi ineffabile quando invece, per quanto possiamo rievocare con la memoria e con la storia, si è trattato di una complessità di fenomeni molto difficile da riassumere e compendiare in un solo termine.

Tutto questo per introdurre una sommaria riflessione che ci viene da una lettura attenta del testo della Presidente Soldi presentato nei giorni scorsi in Vigilanza. Ci hanno sorpreso due aspetti: il primo è la definizione di Intelligenza Artificiale Generativa e il secondo un riferimento ad un mondo che fino a quel momento era (ed è) a noi totalmente sconosciuto: Will, Factanza, Torcha, Geopop.

Ora, lo dobbiamo ammettere, noi della generazione più o meno “boomer” forse siamo alquanto in difficoltà ad entrare in questi nuovi mondi. Bloggorai, in particolare, ha sempre visto e seguito con grande curiosità queste nuove dimensione ma, deve ammettere, con poco costrutto e proposizione. Sappiamo che anche i nostri lettori, per larga parte, appartengono a questa generazione “over… anta” e supponiamo che anche loro non abbiamo grande familiarità con questi nuovi mezzi di comunicazione e informazione. Tanto per intenderci, a malapena usiamo bene What’sUp quando non sappiamo e non usiamo  pressoché nulla di Facebook e tantomeno di Instagram, figuriamoci di questi nuovo media che abbiamo citato prima. Nota bene: questa generazione ci sembra quasi l’ultima che ancora si occupa e dedica tempo e attenzione ai temi della RAI e del Servizio Pubblico. Le nuove generazioni si occupano e frequentano altri mondi, altre piattaforme, altri prodotti. Una specie di ultimi giapponesi che ancora resistono nella giungla.

Cominciamo dall’Intelligenza Artificiale. Sapevamo già che in RAI è stato costituito un gruppo di lavoro incaricato di dibattere, elaborare e riflettere sulle implicazioni che impattano i temi e problemi tecnologici e strutturali dell’Azienda. Sappiamo che si dibatte di IA nella funzione “creativa” o “generativa” laddove si potrebbe utilizzare per definire nuovi prodotti o servizi da utilizzare all’interno o da proporre all’esterno. Sappiamo poi che è molto intenso il dibattito sulla parte “certificativa” o validazionale per individuare la qualità di quanto perviene dall’esterno (nelle redazioni giornalistiche) per contrastare il sempre più diffuso fenomeno delle deep fake news. Poi si dibatte nella parte relativa all’applicazione e ottimizzazione di processi già esistenti (vedi ad esempio la sottotitolazione) e, infine, in un settore di enorme delicatezza e complessità ovvero la CyberSecurity (tanto per stare ai nostri tempi con l’inchiesta di Report della quale parleremo ancora).

Citiamo la Soldi “Perché dobbiamo interessarci di questo? Perché gli strumenti di intelligenza Artificiale generativa hanno un impatto violento sul mondo dell’informazione. Durante l’AI Summit di EBU a Ginevra venerdì, Jean-Marc Rickli – del Centro per le politiche disicurezza - ha affermato che stiamo assistendo al passaggio dalla “guerra dell’informazione”, dove lo scopo era controllare il flusso delle informazioni, alla “guerra cognitiva”, dove lo scopo è il controllo e il condizionamento della società” che ha poi chiuso sostenendo che “… devono entrare in gioco i servizi pubblici, con assoluta esigenza di presidiare e occupare spazi online e sui social con un’informazione convalidata, di provata veridicità e autenticità. Questo richiede scelte di investimenti in nuove competenze, flussi di lavoro, riorganizzazione, strumenti, policy, continuamente mettendosi in gioco al passo della tecnologia che evolve … Bisogna scegliere di investire in questa direzione. Questo è il futuro del servizio pubblico, come media company digitale, centrale nella vita degli utenti.” Torniamo a quanto scritto ieri: anzitutto necessaria la certezza delle risorse. Come fai ad investire quando non sai nemmeno come ripagare i debiti se non facendo altri debiti (piano immobiliare) e poi la Media Company digitale o è pubblica o è privata, non può e non dovrebbe essere un ibrido come sembra volersi definire.

Il secondo mondo a noi sconosciuto di cui abbiamo accennato (Will, Factanza, Torcha, Geopop) ci è talmente ignoto che solo stamattina abbiamo cercato di saperne qualcosa di più. Faremo un rapido giro coni miei figli e i loro amici (generazione Y o “millennials”) e vi faremo sapere. Graditi commenti dai lettori di Bloggorai.

Per tutto il resto, calma piatta: solo una articolo di aggiornamento dell’inchiesta Report su Gasparri pubblicato sul Fatto con il titolo “Gasparri vigila sulla Rai, che dà 4 appalti a società della sua rete”. Rimane il mistero sul perché intorno a questa vicenda è calato un muro di silenzio.

bloggorai@gmail.com


 

giovedì 7 dicembre 2023

RAI: vulcano o palude?


Cosa c’è di nuovo oggi che possa meritare un briciolo di attenzione? Nulla, rigorosamente nulla. Salvo che non siate interessati a sapere che al prossimo Sanremo parteciperà un noto ballerino.

Quando pensiamo a questo Blog, quando pensiamo alla RAI, al Servizio Pubblico, spesso ci vengono in mente due immagini. La prima è quella della caldera di un vulcano apparentemente spento, la seconda è quella di una palude fumosa e nebbiosa. Nella prima emerge una voragine, un vuoto fermo, una crosta immobile sotto la quale ribolle un magma incandescente pronto ad esplodere, non si quando ma si sa che avverrà. Nella seconda immagine si vede invece un laghetto di fango malmostoso e maleodorante dove sprofonda lentamente e inesorabilmente tutto ciò che di buono o di cattivo che possa riguardare l’Azienda RAI e il concetto stesso di Servizio Pubblico.

Ciò che unisce le due immagini è il pubblico “istituzionale” intorno che le osserva: inerte e attonito, passivo e indulgente, spesso complice più o meno consapevole. Vengono in mente quelli che in autostrada rallentano per vedere un incidente: magari si fanno un selfie e poi tirano via velocemente. Il pubblico della televisione, i telespettatori oggi, in particolare sotto i 35 anni, più o meno, si comportano così: appena sentono odore della 35a replica di Montalbano prendono il telecomando generalista e lo usano come apribottiglie o fermacarte.

Provate ad elencare i fatti e i misfatti più significativi solo degli ultimi mesi e metteteli a confronto con le azioni o reazioni che hanno suscitato. Siamo ai limiti del vuoto cosmico. Ci ripetiamo: il Contratto di Servizio passato con qualche balbettio e ancora non è approvato, la proposta di riduzione del canone ai limiti dell’incostituzionalità non è stata nemmeno degna di nota, gli ascolti in Day Time ormai pressoché stabilmente sotto Mediaset e, per finire, un’inchiesta di Report che indirettamente riguarda RAI e un misterioso contratto di 500 mila euro per attività di Cybersecurity. Tutto svanito, annegato sotto la crosta della caldera o nei fanghi della palude. Basta l’espace d’un matin e si va oltre, Sanremo è alle porte e il Tg1 di domenica scorsa apre l’edizione con Amadeus.  

Domani sarà un altro giorno … si vedrà.

bloggorai@gmail.com

mercoledì 6 dicembre 2023

Oscuri e misteriosi silenzi intorno alla RAI

Foto di Felipe da Pixabay

La cosa più grande è sapere quando parlare e quando tacere. (L.A. Seneca)

“Narrazione”… racconto … esposizione … discorso … relazione … storia … favola. Succede che spesso ci sono molti più contenuti in ciò che non emerge che non in quanto viene detto. In altri termini, succede che conviene fare maggiore attenzione più al silenzio che al rumore. Dire o non dire: questo il problema.

Allora. È successo che ieri la presidente Rai è stata audita in Vigilanza e delle tante cose che ha detto, a quanto sembra, non ha sollevato molta attenzione sulla stampa. Anzi, diciamo pure che oggi è stata pressoché ignorata (solo Italia Oggi gli ha dedicato un  trafiletto di 27 righe). Bloggorai, ovviamente, no: gli ha dedicato soverchia attenzione perché la Soldi ha trattato argomenti  molto interessanti. Abbiamo fatto caso al testo, ai contenuti, ai dettagli, alle movenze, agli sguardi. Ci sarebbe piaciuto anche fare una ASL (Analisi Semantica Latente) ma non ne siamo capaci. Siamo però convinti che quanto detto dalla Soldi vale molto di più per quanto è occulto e intrinseco che non per quanto esposto e pubblico. Cosa ha detto e cosa NON ha detto? Quello che ha detto è noto e ripetuto da tempo, magari riveduto e aggiornato con qualche piccolo dettaglio. E già, il veleno non sta sempre nella coda quanto nei dettagli.

Infatti è proprio quello che NON ha detto che costituisce il messaggio forte che non è partito. E non è un dettaglio che ha affrontato poco o punto il tema della riduzione del canone se non nell’appello generico e sterile della necessità di avere certezze come fanno un po’ tutti in Europa. Un po’ pochino, acqua fresca. È il tema centrale , assoluto, strategico e esiziale per il futuro del Servizio Pubblico ed è un tema di scontro frontale con il Governo ovvero un tema ai limiti del conflitto costituzionale. La Soldi se n’è ben guardata dal dire chiaro e tondo: “Caro Governo, con questo provvedimento, si mette un petardo sotto il povero cavallo già disastrato di suo. E ancora, caro Governo, non te la cavi con la promessa che forse, dipende, vedremo, ti compenseremo con 430 mln per un anno e poi si vedrà. E infine, caro Governo, ce li vuoi restituire ‘sti 110 mln dell’extragettito?”. Lasciamo perdere, un tanti nello di garbo istituzionale non guasta mai, ci mancherebbe mettersi a fare polemichette di cattivo gusto. Già, tanto il prossimo anno lei non sarà più Presidente RAI e, speriamo, dall’alto del suo incarico alla BBC potrà gettare uno sguardo benevolo su Viale Mazzini.

Poi ancora: il termine “pubblico” gli faticava a venire fuori ogni qualvolta si trattava di dire “Digital Media Company”. Per lei è DMC e basta: il “public” è superfluo e forse pure fastidioso. Diamine, un’Azienda si misura sule performance mica sullo share!!! E che diamine!!! Ovviamente, non poteva dimenticare il suo cavallo di battaglia: i KPI e, ovviamente, non ha fatto alcun cenno a quali potrebbero essere quelli che interessano un Servizio Pubblico universale e generalista, chi li dovrebbe definire, chi dovrebbe controllare il loro raggiungimento e quali sanzioni semmai si dovessero erogare qualora non venissero raggiunti. Quisquillie. Ovviamente poi, non poteva non fare cenno al nuovo Contratto di Servizio dove pure ha trotterellato senza dire chiaro e tondo “Caro Ministro, che vogliamo fare con ‘sto Contratto? Noi RAI abbiamo fatto la nostra parte (sic!), la Vigilanza lo ha bollinato e ora??? Lo firmiamo o no?”. Però, ad onore del vero, ha precisato che “bisogna fare presto” magari entro gennaio perché bisogna “onorare i prestiti in scadenza” le banche bussano alla porta del bond di 300 mln e dunque è necessario approvare il Piano Industriale  sul quale è stato avviato il dibattito in Cda lo scorso 16 novembre. Una cosa nuova: quello precedente è scaduto da oltre un anno e siamo ancora a “carissimo amico”. Ne avrebbe dovuto dire qualcosa ieri sera Sergio/Rossi però last minute l’audizione è stata rinviata. Ca va sans dire, il Piano Immobiliare doveva essere successivo e conseguente al Piano Industriale però, si sa come vanno le cose di questo mondo: ogni occasione è persa (ci ha detto una nostra fonte). Va bene, vedremo, faremo. E già che ci siamo, sempre parlando di Contratto di servizio, manco una parolina, un fiato, un soffietto su quel passaggetto da poco previsto dall’art. 15 laddove si prevede il passaggio su un MUX in DVB-T2 di qualche canale (quale?) in calendario per il prossimo 10 gennaio. Quisquilie, meglio tacere.

Però, sempre ad onore del vero, ha rilasciato perle di saggezza e interessanti spunti di riflessione sul tema Intelligenza Artificiale Generativa (non quella semplice). Un argomento di grandissimo rilievo che impatterà non poco sul futuro del Servizio Pubblico e non solo. Però, siccome il tema è veramente molto interessante, rimandiamo la riflessione non appena avremo il testo integrale del suo intervento. Ci sarebbe molto ancora di dire (o NON dire) e, per il momento, ci allineiamo alla carta stampata che, come detto, ha evidenziato un solo passaggio “Lo share non può essere l'unico obiettivo, può esserlo solo per alcuni prodotti e per alcune fasce, e non sul singolo giorno ma su sette”. Accipicchia. Andiamo un po’ a vedere come è andata negli ultimi giorni:



Purtroppo, notoriamente, Bloggorai fino a sette non è capace a contare … forse è meglio così.

bloggorai@gmail.com

 

... in attesa...

 Wait a moment...please 

Un momento... s'il vous plastica

Eine moment...bitter


martedì 5 dicembre 2023

RAI: una giornata ....molto ... particolare

Foto di Alexa da Pixabay
Ovviamente, beninteso, del caso Report vs Gasparri oggi nessuno batte ciglio, come se nulla fosse. Perchè??? Ci  chiediamo poi se mai Ranucci volesse sapere e raccontare qualcosa di più su quel contratto da 500 mila euro RAI di cui ha parlato. Chissà? 

L’alba del giorno dopo ovvero cronaca di una giornata molto particolare che si appresta a cominciare. Come noto ad alcuni, Bloggorai soffre di una leggera insonnia, aggravata dalla compagnia di un gatto (rosso) assai fastidioso che, nel mentre che si cerca di riprendere un filo di sonno interrotto, intorno alle 4,30 del mattino, comincia a passeggiare allegramente sulla schiena con la speranza, una volta svegliato e alzato, di poter poi ottenere una razione di squisiti croccantini. Mannaggia i gatti!

Però, gli sono grato: permette di avere una sveglia naturale, tutto sommato piacevole, tale per cui si trova tempo per ragionare e mettere in ordine i pensieri. E allora ecco che si palesa la giornata che, in verità è iniziata ieri sera. Però partiamo dalla coda, cioè da quanto avverrà tra pochi minuti.

Alle 9.30 a Viale Mazzini si svolgerà l’Assemblea degli azionisti. Per questa occasione si insedierà il nuovo eletto in rappresentanza dei dipendenti, Davide Di Pietro. Abbiamo posto il problema: l’assemblea degli azionisti ha poteri o può interferire sulla “nomina” o “ratifica” del nuovo consigliere? Per quanto abbiamo potuto verificare la risposta è no: la Legge220 del 2015 non ne fa alcun riferimento e il solo soggetto giuridico che riconosce e definisce come titolare della fonte di nomina è l’Assembra dei dipendenti che si è espressa attraverso il voto. Non è un dettaglio da poco semplicemente perché l’Assemblea degli azionisti, nella sua maggioranza assoluta, è rappresentata dal Governo che ancora più su questa vicenda non dovrebbe avere alcuna voce in capitolo. Perché nessuno ha sollevato il problema e in primo luogo non lo ha presentato la presidente del Cda Marinella Soldi? Veniamo quindi a lei.

Alle 11 a Palazzo San Macuto si riunisce la Vigilanza Rai dove la Soldi dovrebbe essere audita. “Audite audite…” cosa mai potrà dire la Presidente di nuovo più di quanto già non sappiamo? Proviamo ad indovinare. È facile supporre che canterà lodi del nuovo Contratto di Servizio del quale a lei sono riconducibili buona parte di alcuni principi ispiratori. Magari ci parlerà della Digital Media Company e chissà se ricorderà che è stata smarrita la parolina magica che segnava lo spartiacque radicale del suo profondo ed essenziale significato: “Public”. Senza questa parolina, la sola DMC è fuffa pericolosa e dannosa per il senso del Servizio Pubblico. Magari invece si soffermerà su un tema a lei molto caro (sarà un caso?) : i famigerati KPI che pure suscitano qualche curiosità pure tra tanti nostri amici. Questo pensiero laterale, seppure privo di ogni articolazione organizzativa (chi verifica cosa e come) introduce un meccanismo perverso e diabolico che si adatta e si usa bene nella sfera dell’impresa privata e molto meno a quella del pubblico. Infine, chissà se gli verrà in mente di ricordare che questo contratto è privo del suo pilastro fondamentale costituito dal sistema di obblighi e impegni necessario a renderlo  vincolante tra le parti e non, come invece somiglia oggi, ad una battuta sulle spalle tra amici al bar. Magari chissà, infine, si ricorda pure che il Contratto, nonostante il parere obbligatorio e non vincolante già formulato dalla Vigilanza, ancora non è stato sottoscritto. La lasciamo con un ricordino: a settembre scorso ha rilasciato un’intervista al Corriere dove anzitutto si ricordava del suo nuovo incarico che andrà a  ricoprire alla BBC (una cosuccia a fin di bene, quasi gratis) e poi gli è stato chiesto: “La concorrenza festeggia. «Oggi per la Rai la vera competizione è con Netflix, Instagram, TikTok». Chissà, magari si ricorderà che la concorrenza vera per la Rai è con se stessa, con il suo pubblico, in calo costante, sempre più spesso sotto nel Day Time e sempre più anziano.   

Alle 20 la giornata si chiuderà in bellezza sempre in Vigilanza con l’audizione di Sergio/Rossi (o viceversa, vedete voi). Cosa ci diranno di nuovo più di quanto non sappiamo. Proviamo ad indovinare. Potranno dire che “l’Azienda ha bisogno di certezze economiche”. Già, certo, lo avevamo dimenticato: siamo alla vigilia del possibile taglio del canone che priverà la Rai di centinaia di milioni che, forse, vedremo, sarà compensato da un “contributo” dello Stato prelevato dalla fiscalità generale di circa 430 milioni e pure “una tantum” perché del domani non v’è certezza. Ogni anno, forse, vedremo, il Governo di turno potrà a discrezione rinnovare il provvedimento. Che sia costituzionale o meno sembra non interessare quasi nessuno. Poi speriamo che non provino a ricicciare la storia dell’extragettito dei 110 milioni che ormai sono passati in cavalleria. Le regole sono fatte per essere violate, altrimenti che gusto c’è a rispettarle. Speriamo solo che ci risparmino la tiritera sugli ascolti ( la famigerata frase del comunicato stampa “Mai in discussione leadership del servizio pubblico”). Ieri notte un attento lettore ci ha fatto pervenire un servizio trasmesso dalla RAI il 3 dicembre del 1983 dove si parla degli stessi temi di cui si parlerà oggi: la storia si ripete, talvolta in forma comica.  

Comunque, consoliamoci, oggi è martedì e la serata televisiva è ricca e frastagliata. Chiudiamo con la fine di questo racconto. Prima di spiaggiarci su Netflix ormai privi di energie televisive, ieri sera ci siamo divertiti con il telecomando a zappare su Rai e dintorni. A parte dover costatare che su RaiUno imperversava Giorgino, su Rai Due Tango e su RaiTre Far West e ci limitiamo ad una brevissima e sommaria osservazione su quest’ultimo.  Si tratta semplicemente di una brutta copia de Le Iene, con la sola aggiunta di un piglio serioso e drammatico che vorrebbe marcare la differenza. Geniale! Un prodotto del genere mancava proprio alla RAI: qualcuno magari ha pensato che in questo modo "romperemo la schiena alla concorrenza".

Come al solito, la giornata, seppure piovosa e grigia, si prospetta interessante e dunque conviene rimanere sintonizzati.

bloggorai@gmail.com

 


lunedì 4 dicembre 2023

C'è qualcosa di losco a Viale Mazzini? Forse no, ma è bene saperlo


Forsan et haec olim meminisse iuvabit.

Già, Bloggorai si appresta a compiere sei anni quasi ininterrotti di pubblicazione. Si tratta di un libro di quasi 2000 pagine. Bloggorai racconta una storia, la storia della RAI e del Servizio Pubblico cercando sempre di capire, di sapere, di andare oltre. Qualche volta ci riesce, qualche volta no e si deve arenare a porre domande alle quali quasi nessuno risponde. Va bene pure così.

Allora oggi proseguiamo a raccontare una storia torbida e misteriosa che ci incuriosisce assai e che interessa anzitutto il Senatore Gasparri e, di conseguenza, la RAI. Ieri è andata in onda la seconda parte di Report dove la vicenda viene riassunta e arricchita di nuovi particolari. A noi sembra grave e rilevante ma a buona parte della carta stampata, ai Tg RAI e al Tg di La7 un po’ meno, anzi, diciamo pure che non gli interessa proprio. Curioso, bizzarro: sulla storia del trenino fermato a Ciampino hanno dedicato paginate e ore di trasmissione mentre a questa vicenda quasi nulla. Lo stesso PD sembra che sia poco interessato. Eppure, parliamo di un ex vicepresidente del Senato, parliamo di un componente della Vigilanza TV, parliamo di un tema delicatissimo come la sicurezza informatica del Paese. Non è robetta da poco e, a confronto, il trenino di Ciampino, è una cosuccia  da educande della Orsoline.

Bene, Report fa il suo lavoro, le Istituzioni dovrebbero fare il loro e pure noi ci adeguiamo e ci limitiamo a porre domande che interessano direttamente la RAI (non il Servizio Pubblico!!!). Premessa: sul Fatto del 3 si legge che “…Atlantica Digital, colosso in mano al gruppo Smart4 del francese Cyril Roger e dell'italiano Carlo Torino, già coinvolto in un'indagine poi archiviata sulle conferenze di Matteo Renzi negli Emirati Arabi. Report elenca 6,9 milioni di euro da Sogei, l'occhio telematico dello Stato; 132 mila dai Carabinieri; circa mezzo milione dalla Rai "vigilata" da Gasparri”.

Ieri sera, ad un certo punto del servizio Spy Game andato in onda, si ribadisce la notizia sul contratto RAI con Atlantica (quale ramo di questa società?) ed ecco le domande che poniamo:

Chi ha firmato il contratto con la Società Atlantica? L’AD o un direttore?

A quando risalgono i primi contatti con Atlantica?

Chi ha firmato ha verificato se la Società in oggetto era in possesso del NOS (Nulla Osta Sicurezza)? 

Quale era l’oggetto della fornitura e che tipo di prestazione è stata richiesta?

Rai è in grado di provvedere a se stessa per la sicurezza informatica?

Quale Struttura o Direzione Rai è stata coinvolta?

È stata fatta una gara o il contratto è andato in affidamento diretto?

Se volete sapere chi è e cosa fa Atlantica più di quanto ha detto Report ieri sera, leggete attentamente un dotto e sofisticato articolo comparso su Repubblica.it il 4 marzo dello scorso anno ( https://roma.repubblica.it/dossier-adv/eccellenze-lazio/2022/03/05/news/atlantica_digital_innovazione_tecnologica_smart_metering_e_cybersecurity_le_chiavi_di_una_crescita_costante-340218052/) e cosa ha fatto o potrebbe fare per RAI.

Ci fermiamo qui ma ci sarebbe tanto da dire ancora. Ieri sera , al termine della trasmissione, al solito commento collettivo con alcuni lettori di Bloggorai, la frase lapidaria è stata “Vediamo domani cosa dicono i giornali”. Tranquilli, non dicono nulla. Una parola è troppa, due sono poche.

bloggorai@gmail.com

ps: rimanete sintonizzati, non si sa mai che ci fosse qualcosa da aggiungere.

sabato 2 dicembre 2023

La RAI come racconta l'Italia impaurita e sonnambula?



Oggi vento di scirocco che tira su un Paese confuso e smarrito, italiani impauriti e inerti, come sonnambuli. Una bella fotografia! Confortante, se poi aggiungiamo la notizia sulla ripresa dei bombardamenti su Gaza, c’è proprio da stare allegri.

Vediamo diche si tratta. Ieri è stato presentato l’annuale Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese 2023. Leggiamo uno stralcio della presentazione: “Molte scie, nessuno sciame. Accomunando promesse di inclusione, occasioni di benessere, investimenti in capitale umano o patrimoniale, il nostro Paese ha costruito in decenni il proprio meccanismo di vita sociale preferendo lo sciame allo schema, l’arrangiamento istintivo al disegno razionale. Uno sciame che però oggi appare disperdersi, distaccando dietro di sé mille scie divergenti. Quel meccanismo di promozione e mobilità sociale si è usurato…Il ripiegamento in piccole patrie e piccole rivendicazioni e la scarsità di traguardi condivisi mettono a basso regime, quasi a riposo, i motori delle grandi invarianti collettive”.

Andiamo al capitolo che più ci interessa, Comunicazione e media, dove leggiamo anzitutto che si consumano più libri e meno tv tradizionale “ Nell’ultimo anno +12,9% la spesa per i libri e +0,3% per i giornali…Nel 2022 si registra una contrazione del numero di telespettatori della tv tradizionale (il digitale terrestre: -3,9% rispetto al 2021), una lieve crescita dell’utenza della tv satellitare (+1,4%), il forte rialzo della tv via internet (web tv e smart tv arrivano al 52,8% di utenza, ovvero oltre la metà della popolazione: +10,9% in un anno) e il boom della mobile tv (che è passata dall’1,0% di spettatori nel 2007 al 34,0% di oggi: più di un terzo degli italiani)” e più avanti “Si registra ancora un forte aumento dell’impiego di internet da parte degli italiani (l’88,0% di utenza: +4,5%) e di quanti utilizzano gli smartphone (l’88,0%: +4,7%). Lievitano complessivamente all’82,4% gli utenti dei social network (+5,8%). Invece i quotidiani cartacei, che nel 2007 erano letti dal 67,0% degli italiani, si attestano oggi al 25,4% (-3,7% in un anno e -41,6% in quindici anni)”. Per quanto riguarda l’informazione “Nel 2022 i telegiornali, pur mantenendosi in testa nella graduatoria dei mezzi utilizzati dagli italiani per informarsi, sono passati da una utenza del 60,1% al 51,2%” e poi “Mettendo a confronto i principali media, sia quando si parla di pandemia, sia quando si affronta l’argomento della guerra, il premio come mezzo d’informazione più affidabile è andato alla radio (70,3%). La televisione è considerata affidabile sulla pandemia dal 58,0% e sull’Ucraina dal 57,0%. La stampa trova consenso da parte del 55,7% per le notizie sulla pandemia e del 53,2% per quelle sulla guerra. La fiducia dell’opinione pubblica premia ancora di gran lunga la radio, la televisione e la stampa rispetto alla credibilità attribuita a web e social network”.

Ovviamente, si parla di televisione generalista e non si specifica la differenza, sostanziale, tra quella di interesse pubblico e quella di interessi privati. La somma dei dati proposti dal Censis, incrociati con quelli recenti della ricerca Auditel, quelli di AgCom e di Confindustria Radio Tv forniscono il contesto entro il quale si possono intuire le direzioni essenziali dei fenomeni in corso che interessano la RAI e il Servizio Pubblico. Un tratto è facilmente evidenziato: anzitutto il consumo di televisione “tradizionale” cerca di resistere con affanno all’assalto dello streaming e interessa prevalentemente una popolazione “matura” mentre i “giovani” si dirigono verso altre direzioni in termini di device utilizzati e prodotti richiesti/consumati. Come reagisce “questa” RAI, questa attuale governance? Come racconta il Paese e come interviene nella formazione del consenso politico? Questi gli interrogativi che proponiamo alla riflessione.

Se può essere di aiuto, oggi compare su Il Foglio, a firma di Andrea Minuz, un articolo proprio su questo tema: “La tv si è mummificata”. Già lo sapevamo e i dati Auditel ce lo confermano ogni giorno: i telespettatori RAI over 45 sono all’83% mentre Mediaset è al 75% (Standard Auditel Total Audience).

Telespettatori anziani e confusi, sonnambuli e impauriti. C’è molto da riflettere.

bloggorai@gmail.com

 

giovedì 30 novembre 2023

FLASH Notturno .. molto sommario ...

 

La giornata comincia storta sia per la pioggia e sia per la lettura dei giornali. La rassegna stampa è inquietante: ci aspetta tanta roba e, in testa, campeggiano i titoli sui prossimi conduttori di Sanremo con un brivido che corre acido e sottile lungo la schiena: saranno tutti “garantiti” Doc e a chiudere ci sarà Fiorello. Brrrrrrr … un sospiro di sollievo.. Andiamo avanti e … zacchete … leggiamo di Pier Silvio Berlusconi che gongola: “Mediaset si sta infatti avviando a chiudere l’anno come primo gruppo televisivo italiano per ascolti su tutto il pubblico: 38,3% di share nelle 24 ore contro il 35,6% della Rai”. Porca miseria! Ci torna in mente un pensiero nostalgico, ahhhh bei temi andati, quando recentemente l’Ufficio Stampa Rai diffondeva uno nota dove si inneggiava “Mai in discussione leadership del servizio pubblico” (2 novembre u.s.). Qualcuno pesca nel torbido.

Avevamo in mente un bel Post sulla “nuova narrazione” del Paese che i “nuovi programmi” di approfondimento, di inchiesta (sic!) e di intrattenimento socio/politico  stanno mandando in onda sugli schermi RAI. Ce lo teniamo in serbo.

Andiamo, è tempo di migrare e ci dirigiamo verso l’Assemblea per i 10 anni di Confindustria RadioTv dove, guarda caso, prima interviene (legge il “gobbo”) la presidente Rai Marinella Soldi e, a seguire, l’unico che interviene a braccio, sorridente e accattivante ancora lui: Pier Silvio. La relazione del presidente Siddi è ricca di spunti e ci vorrebbero tre o quattro pagine di Bloggorai per affrontarli tutte. Il ritornello, il filo conduttore è binario: da un lato il confronto tra la televisione “tradizionale” universale, generalista e digitale terrestre  e dall’altro le piattaforme, lo streaming, le nuove modalità di fruizione del mezzo e dei contenuti che incombono. Un termine spesso usato è resilienza che, più o meno, sta a dire “mi piego ma non mi spezzo”. Il “mezzo” tv ancora resiste, richiede “supporti” (altro temine spesso usato) normativi ma anzitutto economici (il famigerato tax credit esteso anche ai  broadcasters). Questo è l’altro aspetto che ha tenuto banco: le risorse, poche per tutti, specie sul fronte della pubblicità che è e sarà il campo di battaglia dove le emittenti soccomberanno o sopravvivranno. Certo, poi ci sono le normative, i famigerati lacci e laccioli, specie imposti da Bruxelles con cui, però, si dialoga. E la RAI? Bella domanda. Dipende, vedremo, chissà. Da che dipende? Dipende dalla politica anzitutto che annaspa a brancola nel buio. Nel migliore dei casi si limita a intervenire sul canone (e se ne guarda bene dal toccare il famigerato extragettito che spetterebbe alla RAI) ma non gli si chieda di progetti e visioni di cosa dovrebbe essere l’Azienda di Servizio Pubblico prossimo venturo. Lasciamo perdere.  La riflessione binaria scorre veloce e rimane un dubbio atroce: per quanto tempo ancora la televisione resisterà all’assalto del futuro che incombe ? Tanto per capirci: è stato fatto il riferimento al tema della “prominence” (la posizione dei tasti sul telecomando che nelle nuove smart tv  ha visto sparire i numeri dei canali per lasciare posto ai logo delle piattaforme). Battaglia già persa? Il colosso sudocreano ha dettato una regola dalla quale non si torna più indietro? Abbiamo idea che sia così: si tratta solo di capire quando  succederà il sorpasso definitivo e conclusivo della partita. Per rimanere sul tema, questa mattina ci è stato ricordato che a Dubai si dibatte sul futuro delle frequenze ”… della cosiddetta banda sb-700 attualmente utilizzata dalla Tv”. E se a Dubai, malauguratamente, si decidesse che quelle frequenze dovranno essere destinata alle TLC a scapito dei broadcasters? Boh !!! la BBC ha cominciato ad occuparsene nel 2017. Ci sarebbe tanto ancora da riferire però fuori ha smesso di piovere … la giornata ancora è lunga.

Pomeriggio, scena seconda. Abbiamo intuito che sarà complicata da descrivere e sintetizzare con poche battute: bisogna andare, esserci, osservare le movenze, gli sguardi, le battute per capire. Non sarà, forse, una data storica però … però… qualcuno lo teme. L’appuntamento è per la presentazione della nuova Associazione (non ancora sindacato) denominata AgiRAI (Associazione Liberi Giornalisti RAI). Il tema proposto è legittimamente ambizioso “La RAI che verrà, insieme per il cambiamento”. E già … si tratta del clamoroso “nuovo che avanza” ovvero di coloro che vanno speditamente a coprire la voragine lasciata da chi li ha preceduti, sindacato o meno che sia. In sala tanta gente, un pizzico di entusiasmo con “ … anvedi quanti semo …” e tanti volti noti, non proprio freschi di giornata (la vera vecchia destra di una volta a Viale Mazzini… quella che ha mangiato pane e politica dalla sua più tenera età).

Diciamo pure che abbiamo sentito parlare tanto di “cambiamento” . Tutti vorrebbero cambiare ma pochi sanno cosa, dove e quando. Come pure “difendiamo il Servizio Pubblico”. Va bene, ok, siamo d’accordo. È stato scritto, erroneamente, che si tratta della “nuova destra di Governo” che ha preso piede in RAI da qualche mese. Da qualche mese? Anzitutto di “nuovo” abbiamo visto ben poco, a partire dalla “benedizione” di Bruno Vespa e, a seguire, dall’entusiasmo di altri “giovani” raiofoni alla Giorgino per intenderci, in buona compagnia di tutti i “nuovi” (tanti) direttori che compongono l’organigramma di quanti sono o si presume che siano, bene che vada, di “area” o in “quota”governativa (alla Pionati o alla Chiocci, per intenderci).  Prima sono comparsi in scena tutti  i “direttori” pesanti , quelli che contano, di “genere” e testate, felici di esserci e di sentirsi tutti insieme, plasticamente riuniti sotto lo stesso tetto. Poi è stata la volta della “politica” ma questo è un capitolo a parte. Merita un altro convegno.

Chiudiamo: si commette un grave errore a liquidare tutto con facili battute e sommarie allegorie sul senso e il significato di questa iniziativa. Quello andato in onda oggi pomeriggio è stato un appuntamento importante, del quale non si potrà fare a meno di tenere in debita considerazione per il prossimo futuro che attende la RAI. Ne riparleremo.    

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mercoledì 29 novembre 2023

giovedì 30 novembre: lavori in corso ...

Oggi sarà una giornata impegnativa. Anzitutto perché abbiamo diversi temi da proporre e poi perché si svolgeranno due appuntamenti interessanti. Il primo, questa mattina, sarà con Confindustria Radio Tv e il secondo, nel pomeriggio, con l’assemblea di fondazione del nuovo sindacato dei giornalisti RAI.

Rimanete sintonizzati, se possibile il Post uscirà in tarda serata.

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RAI e Servizio Pubblico: un Puzzle difficile da comporre


Un puzzle molto complicato con le tessere sparse sul tavolo che faticano ad andare al loro posto. Il problema più rilevante è intuire la figura che si intende far emergere. La RAI e, distintamente il Servizio Pubblico, è tutto questo. Le tessere poi appartengono a categorie disparate: politica, economia, società, cultura, informazione, intrattenimento, tecnologia etc. ed ognuna di loro non combacia sempre bene con le altre. Per aggiunta, le tessere hanno una loro specifica dimensione temporale e spaziale della quale non si può non tenere conto.

Il puzzle è un gioco ma anche un altro si presta bene alla metafora: il Jenga dove si tratta di togliere un pezzo alla volta da una torre di mattoncini fintanto che non crolla.

Vedi oggi: si legge sul Sole che “Bollette, in ballo 9,5 milioni di clienti per il fine tutela” e noi sappiamo che “A causa dell’aumento del prezzo dell’energia 4,7 milioni di italiani hanno saltato il pagamento di una o più bollette luce e gas negli ultimi 9 mesi … Un numero destinato ad aumentare se i prezzi continueranno a crescere. Come si legge dall’indagine – realizzata su un campione rappresentativo della popolazione nazionale – ci sono 3,3 milioni di italiani che hanno dichiarato che, in caso di ulteriori rincari, potrebbero trovarsi nell’impossibilità di far fronte alle prossime bollette energetiche”. Sappiamo pure che questo numero incide, e non poco, su quanto si potrà riscuotere in quota parte relativa al canone TV. In soldoni: il rischio che ci possa essere una quota di canone inferiore nelle cassa di Viale Mazzini è già forte si suo e, per di più, grava la  proposta di riduzione da 90 a 70 euro.

Qualche volta lo abbiamo accennato: il disegno che si vede in filigrana è quello che vede la RAI, e di conseguenza il Servizio Pubblico, ridimensionato, ridotto di peso, di ruolo e di interesse tra i telespettatori e nel mercato. Ad una sola specifica condizione: che rimanga nel suo recinto, anzi possibilmente ridotto a sufficienza. E dove si potrebbe e dovrebbe ridurre? Nella raccolta pubblicitaria. La vicenda della riduzione del canone è tutta qui: la quota tolta dalla raccolta del canone si compenserà con la fiscalità generale mentre la proposta di alzare il tetto della raccolta pubblicitaria è durata l’espace d’un matin … Mediaset non era molto d’accordo.

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martedì 28 novembre 2023

Perchè ??? La risposta è sbagliata, a priori


Scettici per natura, laici per tradizione, prevenuti per formazione e interrogativi per cultura. Questo il sentiero sul quale si muove Bloggorai, a priori. Se non fossimo nati scettici e dubbiosi, i nostri antenati erano ancora sugli alberi a raccogliere teneri germogli. Per ogni cosa, per ogni fenomeno, per ogni vicenda, chiediamo subito “perché” e a seguire chi, come, dove e quando. Ma il “perché” domina e guida il percorso.

Quando si parla di RAI i “perché” si sprecano e difficile metterli in ordine. Ne ribadiamo almeno due.

Perché numero uno. Che fine ha fatto la proposta di riduzione del canone? Verrà approvata così come è stata presentata all’art.8 della Legge di Bilancio? I 430 milioni verranno erogati solo per un anno? Ma il “perché” fondamentale è relativo all’atteggiamento del vertice RAI. La richiesta dei 110 milioni dell’extragettito che fine ha fatto? Il ventilato contributo straordinario di 100 milioni promesso a supporto del Piano industriale dove è finito? Con RAIWay che intenzioni hanno? Attendono fiduciosi.

Perché numero due. Che fine ha fatto il Contratto di Servizio? Dalla sua entrata in vigore dovrebbero scattare impegni rilevanti, compreso quello imminente del 10 gennaio sul trasferimento di un MUX. Perché ancora non si sa quali canali andranno su questo MUX e perché la RAI, visto che ne è direttamente interessata e da sola potrebbe pagare pegno in termini di perdita di telespettatori, non avvia una campagna di comunicazione per sensibilizzare i propri utenti?

Veniamo alla cronaca di oggi. Come vi abbiamo riportato ieri, i titoli dei principali quotidiani erano tutti incentrati sula chiusura della trasmissione “Avanti Popolo” di RAIDue. Oggi, dopo il comunicato stampa di Sergio con il titolo “…nessuna chiusura anticipata programmi…” sui titoli del giorno la vicenda appare annegata nella palude del silenzio: solo Repubblica.it (attenzione, NON il cartaceo) titolaRai, i programmi in bilico, l’ad Sergio frena su Nunzia De Girolamo. Tra i sorvegliati speciali i talk di Serena Bortone e Luisella Costamagna” mentre Corriere e Stampa tacciono. Delle due l’una: o la notizia pubblicata ieri era una bufala oppure era vera.

Andiamo avanti. La vicenda Gasparri assume sempre più contorni misteriosi. O è tutta una bufala anche questa e Report sta prendendo una cantonata oppure è stato sollevato un caso istituzionale molto grave che merita grande attenzione. Non si capisce il silenzio mediatico e lo squilibrio ingiustificato rispetto ad altre notizie di rango certamente e infinitamente minore (ad esempio il treno che si ferma a Ciampino, certamente grave ma non di pari livello). Se è buona la prima, ovvero Report sta prendendo un granchio, tanto vale finirla subito e chiudere il problema. Se invece è buona la seconda allora è necessario chiedersi perché quasi tutti tacciono e non sollevano il problema nelle sedi parlamentari necessarie.  

Rimanete sintonizzati … non si sa mai che oggi possa arrivare qualche notizia.

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ps: "... la risposta è dentro di te ... e però è sbagliata!"

https://www.facebook.com/watch/?v=360356438161436


 

lunedì 27 novembre 2023

FLASH. Confusi e bruciati intorno a Viale Mazzini


 RAI: chi comunica cosa a chi? Chi decide cosa si deve o non si deve comunicare? 

Titoli dei quotidiani oggi in edicola:

La Repubblica: “Il grande flop di Nunzia De Girolamo. La Rai ferma "Avanti Popolo”.

Corriere della Sera: “«Avanti Popolo» Ascolti bassi e costi alti, la Rai ferma De Girolamo”

La Stampa: “Chiude "Avanti popolo" di Nunzia De Girolamo”

Il FattoQuotidiano.itvip: “Stop dal 2024 a Il Mercante in Fiera di Pino Insegno e Avanti Popolo di Nunzia De Girolamo: nei palinsesti Rai solo fino a Natale” con una precisazione: “E’ LaPresse a dare la notizia cintando fonti Rai”.

Fonte RAI, Ufficio Stampa, ore 14.46 “Roberto Sergio, nessuna chiusura anticipata programmi” dove si precisa poi che “… i palinsesti autunnali terminano nel mese di dicembre”. Come dire: i soliti giornalisti che prendono lucciole per lanterne.

C’è qualcosa che non torna, oppure tutto torna benissimo. Quello che è certo è che qualcuno vaga nei giardini di Viale Mazzini in pieno stato confusionale. Non è dato sapere chi sia, però mostra evidenti segni di turbamento psico/socio/relazionale. Occhio e croce, riteniamo che possa essere qualche giornalista sfaccendato.

Però, fintato che si parla della chiusura di un programma, seppure di lusso, ci può stare qualche “errore” di comunicazione, può anche succedere. Quello che non torna invece è quanto accaduto ieri sera con la messa inonda su RAITre della puntata di Report dedicata alla vicenda Gasparri. 

Per ora ci limitiamo a porre solo domande: da tempo, settimane, era noto e si leggeva che Ranucci stava indagando sul senatore. Il vertice RAI ne era informato e aggiornato? Chi ha fatto uscire la notizia del servizio in anticipo e perché? Che relazione c’è tra la convocazione di Ranucci in Vigilanza l’8 novembre (ricordata come quella della carota mostrata da Gasparri) e il servizio giornalistico in corso di realizzazione su di lui? C’è qualche relazione sulle “dimissioni” di Gasparri da vicepresidente del Senato lo scorso 22 novembre, proprio alla vigilia della messa in onda della trasmissione? Il 23 novembre scorso sul profilo FB di Ranucci compare l’anticipazione del servizio su Gasparri. Ieri sera viene presentata solo la “prima parte” e si rinvia alla settimana prossima la seconda parte. Perché non dire tutto subito? Chi ha deciso la “spezzatura” del servizio e perché? Una nostra fonte, rigorosamente riservata ci ha detto “E’ stato indotto per un verso ad anticipare e per altro verso a rinviare”. Semmai fosse vero, cosa anticipare cosa posticipare e poi da chi? Fuga di notizie? Opportunità politica? Il servizio non era “completo” e andavano fatte ulteriori verifiche? Quali, a favore di chi e, ancora una volta, perché? Infine, oggi pomeriggio si legge un comunicato della società interessata, Cyberealm, con il quale si afferma che “ …  non condivide la ricostruzione effettuata da "Report" nella puntata mandata in onda il 26 novembre u.s. e in alcune notizie stampa pubblicate nei giorni scorsi, inerenti anche all'attività dalla stessa svolta”.

Nei giorni scorsi abbiamo avvertito puzza di bruciato. Confermiamo.

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La Televisione e il Colosseo dentro di noi


Popolo di eroi, di santi, di poeti, di artisti, di navigatori, di colonizzatori, di trasmigratori 

(si legge sul Colosseo quadrato dell’Eur).

Si richiede un aggiornamento: si tratta di un popolo di velisti, di golfisti, oggi di tennisti e, ora che arriva l’inverno se occorre  e necessario pure di “curlingisti”. I telespettatori accorrono a milioni e non ci facciamo mancare nulla quando si tratta di dedicare lo sguardo a qualche fenomeno che riscuote attenzione e facile consenso mediatico e ci riferiamo a eventi non solo sportivi. Si tratta di fenomeni sociali, culturali e politici noti da millenni e il Colosseo dietro l’angolo e dentro di noi, nel nostro antico DNA, ce lo ricorda costantemente. 

La domanda è se questo consenso sia endogeno o indotto da una pressione/tensione esterna che porta questi fenomeni in prima pagina e li rende particolarmente rilevanti, forse più di quanto sia reale, significativo e permanente il loro rilievo. Più specificamente: quale ruolo assume anzitutto la televisione nella definizione sociale di questo fenomeno con la forza potente delle sue immagini in diretta? Si tratta di interrogativi ai quali non è semplice rispondere, specie poi quando si estendono ad altri perimetri di interesse pubblico. Abbiamo sempre sotto gli occhi e non perdiamo mai di vista i contenuti del preziosissimo testo di Susan Sontag "Davanti al dolore degli altri".

Vedi, ad esempio, il fortissimo clamore sociale e mediatico che ha avuto il recente femminicidio di Giulia (il numero 106 dall’inizio dell’anno). È un numero drammatico e impressionante che pure era ed è sotto gli occhi di tutti da anni (mediamente 150 l’anno). La domanda è perché solo ora, per questa particolare circostanza, si è levata questa doverosa indignazione e protesta con larghissima eco mediatica? L’omicidio di Giulia non è stato meno brutale e violento delle tante altre donne che sono cadute vittime dei loro aguzzini parenti, mariti o fidanzati. È il fenomeno specifico che accende i riflettori della telecamere televisive o sono i riflettori che accendono/evidenziano il fenomeno? Quali sono i delicati meccanismi che si attivano nel racconto, nella percezione e nella formazione della coscienza collettiva quando succedono questi fatti? Non abbiamo una risposta pronta e sufficiente a comprendere il fenomeno, però ne avvertiamo l’esistenza specie per quanto riguarda l’influenza che esercita il mezzo televisivo nel determinare l’agenda dei temi all’ordine del giorno.

Come pure, in altro campo, ci riferiamo alla recente vicenda del ministro e del treno che si ferma a Ciampino. Ha avuto, giustamente, una grandissima attenzione che però non sembra equilibrata con l’attenzione che invece meritano altre notizie che pure non sono di rango inferiore per il rilievo “istituzionale” che rivestono. Vedi, ad esempio, il caso Gasparri: da settimane era noto che intorno al suo nome stava girando un’inchiesta di Report che, per una prima parte, è andata in onda ieri sera su Rai Tre dopo che, peraltro, era stata anticipata nei contenuti e nelle immagini, nei giorni precedenti. Per quanto abbiamo letto noi, solo stamattina alcuni quotidiani gli dedicano attenzione e spazio di pagina che però appare imparagonabile nelle proporzioni rispetto al caso Lollobrigida. Lo stesso fenomeno si avverte su radio e televisione: il “circo mediatico” per questa occasione è di serie B seppure si parla di un senatore che sino a pochi giorni addietro era vicepresidente del Senato e oggi è componente della Commissione di Vigilanza Tv, quella dove Gasparri si è presentato con la carota in mano. Perché questo fenomeno non sembra meritare almeno pari attenzione mediatica?

Infine, allarghiamo il campo: quanto sta avvenendo a Gaza in un così breve arco di tempo potrebbe essere di livello ben superiore alle tante atrocità alle quali abbiamo assistito negli ultimi anni: a fronte di circa 40 bambini massacrati dai terroristici Hamas, l’Unicef ha contato fino a ieri 4.609 bambini massacrati sotto i bombardamenti. La contabilità del terrore e dell’orrore sembra non finire qui perché, purtroppo, viste le condizioni delle strutture sanitarie di Gaza ridotte in macerie se ne dovranno aggiungere molti altri. Eppure, questi bambini sembrano fare “meno” notizia, sembrano avere “meno peso”, questi bambini sembrano essere “meno rilevanti” e pressoché imparagonabili nelle dimensioni spaziali e temporali non solo nel racconto di questa guerra ma anche rispetto ad altre guerre in corso (Ucraina) e altre recenti. Perché? Cosa è necessario oltre queste dimensioni per fare accendere i riflettori televisivi e attirare l’attenzione della pubblica opinione? 5.000 bambini morti in pochi giorni sono già troppi perché parlarne potrebbe suscitare reazioni politicamente poco sopportabili o sono troppo pochi per meritare adeguata attenzione mediatica? Anche in questo caso non abbiamo una risposta pronta e di facile consumo: avvertiamo solo l’esistenza del fenomeno e registriamo uno scarso interesse.

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domenica 26 novembre 2023

domenica 16 novembre

 Care lettrici, cari lettori ...

anche oggi non ce la sentiamo di riproporre, seppure con qualche piccolo aggiornamento, le solite cose che leggete solitamente. 

Avvertiamo, e ci giungono segnalazioni / riflessioni, un rumore di fondo dentro e intorno alla RAI non facile da decifrare. 

Riguarda tanti temi che fatalmente si intrecciano tra loro: le risorse (canone), l'attuale e il prossimo Cda, i vari Contratti di Servizio e collegati e subordinati Piano Industriale e immobiliare, gli ascolti, le tecnologie (passaggio di un MUX previsto il 10 gennaio)  e così via. 

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ps: of course .. stasera tutti a vedere Report sulla vicenda Gasparri !!! e a chiederci pure perché pochi la stanno seguendo

sabato 25 novembre 2023

sabato 25 novembre

Oggi speriamo di prendercela comoda ... 

ma, rimanete sempre sintonizzati: 

le sorprese sono dietro l'angolo!

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venerdì 24 novembre 2023

La RAI al Banco dei Pegni

Foto di Anna da Pixabay
Cosa succede in una famiglia normale, oppure un’azienda, quando le cose non vanno gran che bene dal punto di vista economico? Succede che si inizia a fare qualche debituccio con la speranza che le cose possano migliorare. E se poi le cose non migliorano? Che succede? Succede che i debitucci crescono e bisogna farne altri per ripagare i primi … oppure … oppure… si cerca di tappare qualche buco vendendo o portando al Banco dei Pegni (oggi si chiamano “compro Oro) qualche “gioiello di famiglia”. Altrimenti, un saggio capo famiglia e dirigente di azienda, chiama i suoi familiari o collaboratori e gli fa un discorsetto semplice e chiaro: “O riduciamo le spese e conteniamo i costi oppure la baracca fallisce, decidiamo quale dovrà essere il nostro futuro”.

Più o meno a Viale Mazzini stanno messi così: il debito è alto, il bond dei 300 mln del 2019 si dovrà rinnovare, il canone è minacciato e la pubblicità ben che vada è incerta o la raccolta potrebbe pure peggiorare. Ecco che allora si profila e si comprende il “blitz” (come è stato titolato oggi sui quotidiani) di Sergio (Rossi no?) sulla frenesia di approvazione del Piano Immobiliare con il quale si prevede di fare cassa per circa 240 mln (salvo poi dover pagare gli affitti degli immobili che si venderanno cioè il famigerato lease back)

Passo indietro, a luglio dello scorso anno quando compare la prima bozza di questo Piano si legge, alle pag. 7 e 8, che il Piano Industriale poggia su 4 pilastri (distribuzione, contenuti, ricavi, aree operative) e relative 16 16 iniziative strategiche prioritarie. Poi si legge che “Il Piano prevede in parallelo una profonda evoluzione di tutti i principali Fattori Abilitanti: immobiliare, risorse umane, tecnologie ed organizzazione”. Appunto, anzitutto il Piano Industriale dove quello Immobiliare è un “fattore abilitante”. Punto. Allora come è mai possibile approvare con tutta fretta il suo esatto contrario? Ovvero prima il Piano Immobiliare poi quello industriale che, notoriamente, non si sa da che parte inizia e, ancora di più non si sa che fine ha fatto il Contratto di servizio???

Ma, andiamo avanti con il ragionamento di fondo. È del tutto evidente che Rai si trova di fronte a un momento cruciale della definizione del suo ruolo o missione. Poniamo che presto, speriamo, si possa cominciare a mettere in discussione il suo perimetro di attività e il suo rapporto tra costi e risorse? Che senso ha allora smobilitare risorse senza un contesto, un quadro, un indirizzo, una visione strategica? E se proprio vogliamo scendere nei bassifondi della bruta contabilità, volgiamo dire un’eresia? Vogliamo immaginare che Viale Mazzini possa non avere più senso per come è e per come dovrebbe essere (almeno ripulito dall’amianto)? Quanto costa per quante sono le persone che ci lavorano (e quante tra queste oggi sono in Smart working)? Vogliamo dire un’altra eresia: che 12 mila dipendenti, 2000 giornalisti per tre reti generaliste e qualche canale specializzato non regge il conto delle risorse sulle quali contare?

Ribadiamo quanto abbiamo scritto ieri: questa fretta di approvare il Piano Immobiliare è poco convincente.

Torniamo all’attualità. Ieri abbiamo scritto che il prossimo CdA del 5 dicembre dovrebbe procedere alla “nomina” del nuovo consigliere DI Pietro e abbiamo scritto chiaro e tondo che non ci sembra nelle sue competenze. Anzi! Ci sono stati obiettati due articoli del Codice Civile dai quali si potrebbe evincere questa possibilità cioè che il Cda possa “ratificare” la nomina. E ancora una volta NO! Al Cda RAI la Legge non assegna nessuna possibilità né di “nomina” e tantomeno di “ratifica” di un atto giuridico compiuto da altro soggetto, cioè l’Assemblea dei dipendenti che nulla ha che vedere con l’Assemblea degli azionisti convocata dalla Soldi. Purtroppo, però ci dobbiamo limitare in questo campo: se non c’è nessuno interessato a far valere il diritto e nessuno obietta e si oppone e, al contrario si lascia sfuggire una importante occasione di fare valere l’autonomia dell’Azienda dall’ esecutivo (l’azionista di maggioranza, ovvero il Governo). Come già successo in passato sulle obiezioni di costituzionalità etc (vedi legge per rimuovere Fuortes) o nel presente (vedi dubbi di costituzionalità sulla riduzione del canone) se non c’è nessuno che si oppone e soll8eva il problema… si capisce bene perché poi si fermano i treni a piacimento.

Ultima nota: da giorni si legge della vicenda Report e Gasparri. Su La Stampa di oggi si legge che “… il senatore azzurro sapeva delle scoperte fatte dalla trasmissione. «Si tratta di Cyberealm – rivela Report nell'inchiesta che dovrebbe andare in onda tra un paio di settimane - una misteriosa società di sicurezza informatica, di cui Gasparri è presidente. Ne fanno parte manager e collaboratori, sia ufficiali che occulti, con un passato imbarazzante e legati ai servizi segreti di altri Paesi”. Poi, oggi, leggiamo su Dagospia che “… Gasparri avrebbe preso la decisione di dimettersi dalla società prima della messa in onda dell’inchiesta della trasmissione di Sigfrido Ranucci (domenica è prevista la prima parte ormai resa pubblica da “la notizia”)”. Bene, la vicenda non è irrilevante o inferiore di interesse a quella che occupa tanto spazio sul treno fermato a Ciampino. Anzi!!! Perché allora la RAI non anticipa la trasmissione per intero già dalla prossima domenica? È diritto essere informati e dover informare correttamente, subito e non tra 10 giorni.

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giovedì 23 novembre 2023

RAI: quanta puzza di bruciato


Ci sono persone che “sentono” voci, vedono oltre il visibile, avvertono odori e profumi apparentemente inesistenti. Alcune di queste persone diventano anche Sante perché magari “parlano” con il Divino o sovrannaturale. Bloggorai è laico, scettico e solitamente pessimista. Salvo incontrare qualcuno che possa esporre argomentazioni solide e robuste e allora è pronto a cambiare idea. Però, al momento, abbiamo ragionevoli dubbi e sentiamo forte una certa puzza di bruciato.

Dubbio Uno. Poco fa è stata diffusa una nota stampa da Viale Mazzini sulle decisioni del Cda dove si legge “Il Consiglio di Amministrazione della Rai, riunito oggi a Roma, ha preso atto dell’elezione di Davide Di Pietro a Consigliere espresso dai dipendenti e ha dato mandato alla Presidente Marinella Soldi di convocare l’Assemblea degli azionisti il prossimo 5 dicembre, per procedere alla relativa nomina. E noooo…non si potrebbe fare !!! Non sembra proprio esser così perché la Legge (art. 63 comma 17 Legge 208/21) a proposito della fonte di nomina del Consigliere espresso dai dipendenti  è molto chiara: comma 15, lettera c: “ … designato   dall'assemblea   dei   dipendenti    della RAI-Radiotelevisione italiana S.p.a.” e successivamente, stesso comma  17 “… componente  espresso  dall'assemblea  dei dipendenti della RAI Radiotelevisione  italiana  S.p.a”. sembra di poter sostenere legittimamente che il Cda non deve “nominare” proprio nessuno ma deve solo prendere atto che è l’Assemblea dei dipendenti che “nomina” ovvero "esprime" ovvero elegge e ancora più non sembra proprio necessaria l’Assemblea degli azionisti per procedere ad un atto che non gli compete. Per il nuovo consigliere Di Pietro un problemino da porre subito subito, giusto per mettere le cose in chiaro.

Dubbio Due (con grande puzza di bruciato). Che Report su Rai Tre fosse una trasmissione “indigesta” a tanti è cosa nota, da anni. Che lo spostamento alla domenica sera fosse in “odore” di bruciato lo abbiamo avvertito subito in tanti. Che quando Gasparri si è presentato in Vigilanza RAI con una carota in mano quando è stato audito Ranucci la puzzetta di bruciato si cominciava ad avvertire sempre più forte. Quando poi, questa mattina, leggiamo sul quotidiano La Notizia  che “Gasparri presidente di una società di Cybersecurity. All'insaputa del Senato Il capogruppo FI nella Cyberealm dal 2021 Ma ha omesso di dichiararlo a Palazzo Madama” e poi “… neo presidente dei senatori di Forza Italia che è invece assai preoccupato: fra due settimane al massimo andrà in onda Report il programma di Sigfrido Ranucci che lo stesso Gasparri ha incalzato di fronte alla Commissione di Vigilanza Rai dove il conduttore era stato trascinato per volontà del centrodestra” questa strana e curiosa puzza di bruciato comincia a farsi assai densa.  

Dubbio Tre. Ieri vi abbiamo riferito dei due report sulla diffusione degli apparati televisivi abilitati alla ricezione dei nuovi standard digitali presenti nella famiglie italiane secondo quanto riportato sia dal recente Rapporto Auditel Censis sia dal recentissimo (ne abbiamo avuto copia giusto ieri) Report della FUB “Diffusione degli apparati TV in Italia e scenari evolutivi. Aggiornamento ottobre 2023”. I dati tra i due report non concordano e, in primo luogo, sembrano discordanti le metodologie di indagine e ricerca. Evidente che se cambia il metodo e l’oggetto di rilevazione cambia anche il risultato. Quale è il senso di evidenziare un dato rispetto ad un’altro? Sommariamente con il Report Auditel la transizione al DVB-T2 a genanio si prospett come una catastrofe per RAI, con la ricerca FUB no. Dal nostro semplice e modesto punto di vista è e rimane sempre lo stesso: avvantaggiare la concorrenza RAI. E allora la domanda che poniamo è ancora una volta semplice e radicale: perché RAI non “agisce” a tutela dei suoi interessi che, in questo caso, significa il rischio potenziale quanto reale di perdere un numero rilevante di telespettatori che se non sarà il prossimo 10 gennaio, potrà essere solo rinviato di sei mesi? Altro che puzza di bruciato!

Dubbio Quattro. Come abbiamo scritto la fretta di chiudere il Piano Immobiliare è in odore di bruciato nel tempo e nel merito. Nel tempo perché, come abbiamo scritto e ribadiamo, il Piano Industriale dovrebbe essere subordinato in ordine A al Contratto di Servizio non ancora ratificato e B al Piano Industriale che ancora è in fase di “discussione” (avviato lo scorso 6 novembre). E dunque? Come si colloca questo piano immobiliare nel merito di un contesto di pianificazione strategica dell’Azienda tutto ancora da decifrare in relazione alle risorse di cui potrà disporre? Ricordiamo, giusto per la cronaca, che lo scorso 20 giugno è stata avviata Indagine di mercato invito a manifestare interesse per immobili da locare in Roma… La RAI - Radiotelevisione italiana Spa (di seguito "RAI") ha in corso un programma di razionalizzazione e rinnovamento delle proprie sedi in Roma e, a tale fine, ha interesse ad individuare uno o più immobili ad uso ufficio, ubicati nel territorio di Roma Capitale, da condurre in locazione al fine di trasferire temporaneamente alcune strutture aziendali del Gruppo RAI”.

Apriamo le finestre anche se non è primavera, la puzza di bruciato si avverte forte e chiara. Magari ci sbagliamo, però non si sa mai!

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mercoledì 22 novembre 2023

Puzza di bruciato

 Stand by

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RAI: oggi diamo i numeri

Oggi diamo i numeri (succede). Nota bene: Bloggorai, notoriamente, non ha competenze e conoscenze in materia … anzi!!! Appartiene a quella specie umana convinta che 2+2 potrebbe fare anche 5. Quindi, perdonateci se ci sfugge qualche strafalcione.

Numero uno. Ieri ci siamo chiesti perché tanta fretta che SergioRossi pongono nel volere approvare il Piano Immobiliare prima ancora del Piano Industriale e prima ancora dell’entrata in vigore del nuovo Contratto di Servizio. La stessa fretta posta nella approvazione dello stesso in Vigilanza quando hanno sostenuto la scadenza del 30 settembre senza alcun fondamento. Una fretta sospetta e, apparentemente, ingiustificabile. Ora però, ci viene segnalato, che siamo in presenza di un valido e possibile motivo per cui è necessario “fare in fretta”. Bisogna però fare qualche passo indietro, di circa 5 anni, quando la RAI venne “costretta” o indotta (una vera novità!) a fare un prestito ovvero emettere un bond per 300 milioni. Parliamo del 27 novembre 2019 e parliamo di una cedola annuale fissa pari al 1,375%. Altri tempi e anche allora dubbi sulla legittimità di fare un’operazione del genere: non si dovrebbero utilizzare soldi pubblici per ripagare interessi “privati”. Fatto sta che ora siamo alla scadenza e occorre fare qualcosa, ad esempio rinegoziarlo. E non è cosa facile: occorrono garanzie che, al momento, sembra difficile sostanziare. Ecco allora avanzare l’idea del Piano Immobiliare che, in mancanza di meglio, potrebbe costituire un segnale interessante per gli investitori interessati. Si vende qualcosa? Corso Sempione è sufficiente? Perché tanta fretta a smentire l’ipotesi di Viale Mazzini?

Numero due. Su Rai Way si rincorrono voci e ipotesi da anni, dalla sua quotazione in poi c’è sempre stato un susseguirsi di ipotesi di fusione con Ei Towers, di “polo delle torri” etc.. Appena insediato il nuvo AD Cecatto ha subito detto di voler riaprire il dossier e dibattere con gli stakeholders, i maggior interessati ai lauti dividendi che la Società distribuisce (con i soldi del canone che RAI paga a Rai Way, circa 200 mln anno). A marzo dello scorso anni Giorgetti dichiarò in Vigilanza RAI: “Il messaggio è chiaro: non si vendono i gioielli di famiglia (come RaiWay) perché ci si è indebitati in passato. Al contrario, il governo vuole che i ricavi della parziale privatizzazione della società pubblica delle antenne siano destinati ad "attività proprie" del servizio radiotelevisivo”. Pochi giorni addietro, lo scorso 15 novembre, La Stampa titola: “Rispunta la fusione delle torri tv, 150 milioni da Rai Way-Ei Towers”.

Appare del tutto evidente che la pentola della carenza/mancanza di risorse per il futuro della RAI ribolle e che giocoforza ne debba uscire qualcosa presto. Siamo in attesa di sorprese e la manovra del canone è ancora nebulosa (oltre che di lecito dubbio di costituzionalità che però nessuno sembra intenzionato a sollevare).

Numero tre. I numeri sugli ascolti, sulle modalità di fruizione e di diffusione del segnale televisivo traballano e non sono sotto il segno positivo per tutta la televisione generalista e più segnatamente per RAI. Lo ha detto il recente Rapporto Auditel Censis e, da questa mattina (noi lo abbiamo e lo stiamo visionando) lo ha detto il Report della FUB “Diffusione degli apparati TV in Italia e scenari evolutivi. Aggiornamento ottobre 2023”. Vengono pubblicati numeri non in linea con quelli pubblicati recentemente da Auditel Censis sui televisori nella famiglie italiane. Da leggere poi con attenzione la riflessione proposta da Clelia Pallotta e Francesco Siliato con il titolo “Televisione e televisori. Tutto cambia ma la tv resta al centro del discorso pubblico” dove si pone particolare attenzione al temine “non riconosciuto” che “… definisce quindi trasmissioni, visioni, utilizzi del televisore differenti: seguire le piattaforme streaming, l’on-demand, usare game console; computer; lettori multimediali; set box e smart tv anche non connesse alla rete e altri usi di minor peso. Nelle prime dieci settimane della stagione televisiva 2023- 24 questo insieme ha raggiunto 1,7 milioni di audience nel giorno medio e ha pesato per il 17,5% sull’audience da televisore”. È in questo contesto, in questa arena che si consumerà lo scontro tecnologico del prossimo anno, quando se verrà applicata la disposizione dell’art. 8 del nuovo Contratto di Servizio, la RAI (e solo la RAI) dovrà spostare il prossimo 10 gennaio un proprio MUX sul DVB-T2 con la paventata emorragia di telespettatori. Come abbiamo già detto, non sappiamo ancora se la data verrà rispettata o rinviata di sei mesi, non sono stimati quanti telespettatori si perderanno e quali canali verranno inseriti nel MUX.

L’un per l’altro, non sono numeri da poco conto e saranno questi più che ogni altro che decideranno le sorti della RAI e di chi la governerà nel prossimo futuro.

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