mercoledì 31 agosto 2022

Rai: dacci oggi la Supercazzola quotidiana


Delle varie e articolate categorie di Supercazzole ci mancava quella quotidiana. Non c’è gran che voglia di commentare quella che Rai Tre ci propina sul far della sera. Vedi Post di ieri… basta e avanza. Confidiamo che il tempo e l’intelligenza dei telespettatori facciano il loro corso. Basta attendere.

Il solo argomento che merita oggi attenzione è un articolo de Il Foglio dove si legge “La Rai della Meloni. Nuova governante e l'uscita di Fuortes”. Ricorda molto quanto abbiamo scritto da tempo: sull’AD gravano “ombre” politiche che segnano profondamente la sua gestione. A partire dallo stralcio del Piano Industriale “copia e incolla” del suo predecessore Salini, per tutto il resto i tratti salienti della sua gestione si segnano con il lanternino (vedi pure la nuova Mini Supercazzola del restyling del Tg1 previsto per l’8 settembre: quando si parla di rifare le facciata sono fenomeni, quando di parla di ascolti e di contenuti gli viene l’orticaria). 

Ora, con l’appropinquarsi di un possibile Governo di centro destra destra, per qualcuno al VII piano di Viale Mazzini le cose si potrebbero mettere alquanto maluccio. Ci risultano forti mal di pancia.

Tiene banco ancora la lettera che i cinque consiglieri hanno indirizzato all’AD e alla Presidente che ancora rimangono muti. Tutti la conoscono, molti l’hanno letta  e nessuno la pubblica. È una lettera di sfiducia o no? A cosa è finalizzata?  Il fatto che sia stata firmata da tutti i consiglieri suscita qualche dubbio.

bloggorai@gmail.com


 

lunedì 29 agosto 2022

FLASH: Solidarietà al Cavallo di Viale Mazzini ...merita di meglio

Foto di Ivan Ilijas da Pixabay

Ci prendiamo la briga, sul far della notte che incombe, di scrivere queste povere e scarne righe fresche fresche, dopo uno scambio rapido di battute e autorevoli commenti, per ricordare una serata che entrerà negli Annali della Storia della Rai e del suo Cavallo. 
Lo facciamo con un certo rammarico perché la persona potrebbe meritare ben altra considerazione anche se poi, si sa, siamo tutti umani, è facile cadere preda delle lusinghe, del “progetto politico” (e del lauto guadagno) etc etc . Ci riferiamo alla trasmissione su RaiTre di stasera lunedì 29 agosto alle 20.30 condotta da Marco Damilano. Sintesi: povera e piccola cosa nei contenuti e nel metodo narrativo. Le immagini sono parte del linguaggio e lo sguardo dice molto di più della parola: modeste e già viste le prime (il piccolo paese dimenticato) e dimesso il secondo con gli occhi spesso da un’altra parte rispetto alla telecamera.

Se nel retro pensiero occulto, celato e mai espresso, si voleva fornire una esatta rappresentazione della Rai in questo preciso momento storico lui è la sintesi visiva perfetta: il vuoto formato famiglia (anziana). Non un filo di tensione, non uno sguardo partecipato, non una venatura di attenzione: solo frasi intermezzate da qualche fotografia che non toccano né il cuore né la mente. Ma forse non si voleva e si doveva fare di più. In quei pochi minuti si è posto il tema di chi non andrà a votare: è stata data una buona risposta.

Comunque, tanto per non tirarla troppo a lungo e pure per il rispetto che merita La Mossa del Cavallo, sia per il celebrato autore e sia per il significato nella nobile arte degli Scacchi (chissà se Damilano sa giocare?)   merita la citazione del passaggio forse più rappresentativo da utilizzare, forse, da chi non ha capito bene di dove si trova e di cosa significa quel cavallo su Viale Mazzini. Una metafora perfetta per il personaggio e la rappresentazione scenica.

"C'era sì un òmmo, ma non stava appostato. Era stinnicchiato in terra a pansa a l'aia, le braccia in croce, una larga macchia di sangue nella parte alta del petto, proprio sott'a-a gòa. D'istinto si mise a correre verso l'òmmo, poi si fermò,  paralizzato. Mai prima aveva veduto a uno sparato, mai aveva veduto tanto sangue. Ripigliò a muoversi squaexi in ponta de pé, e zenogge mòlle. Quando fu a pochi passi sentì il rantolo, o meglio una specie di fischio rauco interrotto da gorgoglii raschiosi. Non era una fìmmina, come a un certo momento gli era parso, ma un parrino, aveva scangiato a sottann-a pe de fàdette.

S'inginocchiò allato al ferito, cavò dalla sacchetta il mandillo, cercò di tamponare col fazzoletto il pirtuso che quello aveva tanticchia più sotto del pomo d'Adamo. Il cappello del prasve era rotolato poco distante. Giovanni era infracidato di sudore, non sapeva che fare. L'aiutò il parrino stesso, raprendo gli occhi che prima teneva serrati e tarlandolo fisso. Fu allora che Giovanni lo riconobbe: era il famoso patre Carnazza che uno dell'Intendenza gli aveva fatto conoscere e del quale gli aveva tanto parlato il cugino Fefè.

Il parrino, sempre tallendolo, cercò d'articolare qualcosa.

«Spa... ato... spa... iiii... ato...»

Spaiato? Che veniva a significare? Forse voleva dire "sparato".

Passò una mano sotto la testa del ferito, tenendogliela leggermente sollevata. Di colpo il parrino gli artigliò la mano dritta, che Giovanni teneva a mezz'aria non sapendola dove posare, e la tirò verso di sé, costringendolo ad avvicinare la faccia alla sua. Ma doveva avere fatto uno sforzo enorme perché richiuse gli occhi esausto. Giovanni pensò che fosse morto, però la stretta del ferito era ancora forte. Il parrino riaprì gli occhi e tentò ancora di parlare.

«Mo... ro... mo... ro... cu... scinu... Fu... fu... moro... cuscinu...»

«Vuole un cuscino?» gli spiò Giovanni intordonuto.

«Ffffff... aaaaaa... nnnnnn... cu...lo» disse il parrino lasciandogli la mano. Chiuse gli occhi, piegò la testa di lato e morì.

Era mai possibile che un prasve, per quanto farabutto, in punto di morte lo mandasse a fare in culo? No, non era possibile, chissà cosa aveva voluto dire, aveva capito male.

«Padre! Padre!» lo chiamò scuotendolo.

L'altro non rispose. O non aveva più sciòu pe parla o non voleva asgreià parole con uno che non ci capiva una minchia. O era morto? Gli toccò, inorridito, il polso. Non batteva.

Che stava a fare ancora lì? Si susì, si levò il mantello, cummigliò il corpo del parrino, corse al cavallo, montò e al galoppo si diresse a Montelusa”.

bloggorai@gmail.com

ps: abbiamo fatto il solito sondaggio fatto in casa formato “lettori Bloggorai”: ve ne daremo conto

Chi sarà il Colonnelo Kilgore della Politica italiana?


“Mi piace l’odore del napalm di mattina. Una volta una collina la bombardammo per dodici ore e, finita l’azione, andai lì sopra. Non ci trovammo più nessuno, neanche un lurido cadavere di Viet. Ma quell’odore… si sentiva quell’odore di benzina. Tutta la collina odorava di … di vittoria. 
Prima o poi questa guerra finirà”.

La battuta del colonnello Kilgore è logora ed abusata ma è sempre efficace quando si tratta di trovare una sintesi dei tempi che si stanno preannunciando. Infatti, abbiamo la forte impressione che questo lunedì 29 agosto sia solo l’ouverture dei giorni complicati che stanno per arrivare.

Oggi c’è poco da segnalare sulla RAI: un articolo molto interessante su il Sole 24 Ore con il titolo “La par condicio deve fare i conti con i nuovi media” e ci siamo chiesti se e come la Rai compete su questo terreno e poi un articolo sfizioso su “Beppe Caschetto Il Richelieu della televisione: decide lui cosa farci guardare” pubblicato su Il Giornale. Interessante, molto interessante e ci siamo poi chiesti se Marco Damilano ha un agente televisivo. Chissà?

Prologo: tutte le crisi, anche quelle dei giovani fidanzatini che dopo il primo bacio si lasciano, sono largamente prevedibili. Come sempre “Nulla avviene a caso, tutto secondo ragione e necessità”. I gravi e drammatici danni, le tante vittime, che la pandemia ha causato si potevano limitare? Forse si: era sufficiente avere una Sanità pubblica razionale ed efficiente, specie nelle regioni dove è stata pesantemente penalizzata a favore della sanità privata e ancor più se avessimo avuto un Piano Pandemico Nazionale rivisto ed aggiornato e non invece vecchio del 2014! L’invasione della Russia e la guerra in Ucraina si poteva evitare? Forse si: sarebbe stato sufficiente almeno far rispettare il trattato di Minsk2 insieme al porre freno alle fregole militariste della NATO. La crisi energetica che si sta prospettando era prevedibile? Certamente si. Era tutto noto da tempo, compreso la dipendenza italiana dal gas russo.

Quello che invece sembra sempre del tutto nuovo è la faccia da tolla di chi vuol far credere che sia cascato dal pero ed ora chiede l’unità nazionale per affrontare l’autunno infuocato dietro l’angolo e magari con lo steso Draghi al comando e Cingolani ministro della transizione ecologica. Purtroppo, il Bel Paese di Santi, Navigatori ed Eroi non ammette errori: nessuno è colpevole, tutti innocenti. 

Stesso discorso per la Rai: l’Azienda sembra essere destinata ad un destino di braghe calate e nessuno batte ciglio. Ma che succeda durante il momento di crisi politica che stiamo vivendo ci può anche stare, ma che questo sia avvenuto, da anni, da tanti anni, senza che nessuno avverta il bisogno liberatorio di dire più o meno: “Si, è vero, è stata colpa mia…ero distratto, il gatto era scappato, si era bucata la gomma della bicicletta, stavo guardano Netflix …etc” è ai limiti dell’insopportabile.

Come pure, in mancanza di argomentazioni forti e convincenti sulla convenienza dell’accordo a favore della Rai, l’accordo tra Rai e Sky ci appare ancora una “sola”. Guardate questa immagine:


Rai come una “App” qualsiasi  insieme ai suoi diretti concorrenti. Qualcosa non torna e l'interrogativo rimane insoluto: chi ci ha guadagnato? Rai che "si colloca in tutte le piattaforme" o Sky che ha arricchito il suo bouquet? Come pure ci incuriosisce sapere se l’accoro prevede qualche forma di reciprocità: Sky ha rilasciato i diritti a favore di Rai per qualche sua produzione esclusiva? Abbiamo qualche dubbio.

Epilogo: Bloggorai non scrive tutto quello che sa altrimenti non sarebbe un semplice Blog ma un autorevole quotidiano e si chiamerebbe in altro modo: The EconoPaisMondeZeitung. Magari... chissà ... un giorno... forse..

bloggorai@gmail.com

domenica 28 agosto 2022

Si preannuncia una stagione di ostinati, ottusi e perversi ... non solo in Rai

A leggere di sorvolo i titoli dei quotidiani di oggi c’è da provare qualche brivido di emozione e di sottile preoccupazione: quello più inquietante è del Resto del Carlino “Crisi del gas: un milione di posti a rischio” e, a seguire, La Stampa con “Gas, la stangata sulle famiglie…” e vorremmo omettere di aggiungere il resto del titolo per semplice imbarazzo però lo dobbiamo fare “…ora i partiti implorano Draghi”. Implorare Draghi? Chi? Lo stesso dell’Agenda fantasma? Lo stesso che ha detto non più tardi di un paio di giorni fa che “chiunque sarà al prossimo Governo, l’Italia ce la farà”? Chiunque? Ovvero, un governo vale l’altro? Come poi se il personaggio su tutto questo non ha alcuna responsabilità, cioè ... come si dice a Roma “dormiva da piedi”. Il Governo Draghi, per chi lo avesse dimenticato, è stato in carica per quasi 18 mesi, un anno e mezzo. È ragionevole pensare che ha avuto tutto il tempo e modo per preparare e fronteggiare una crisi del genere, preannunciata da tempo e forse anche indipendentemente dalla guerra in Ucraina. E così via trotterellando verso un inizio di stagione che si preannuncia alquanto complessa. Lasciamo poi perdere i conti irrisolti (canone) sulla Rai.

E in tutto questo ci sono bizzarri soggetti che invece si trastullano con temi di dibattito politico a dir poco esilaranti: avete sentito parlare della vicenda della spia russa che per 10 anni ha operato in Italia? Notizia sconvolgente come se il nostro Paese non fosse la terra di Bengodi dove le spie sono candide animelle innocenti e si aggirano raccogliente mammole e margherite, come se tutti gli altri Paesi anche nostri “amici” non avessero disseminato spie e spioni da decenni e come se noi stessi non avessimo qualche spione nostrano in altri Paesi. Come al solito, molti hanno la memoria corta e il cervello rosicchiato dai criceti: ricordate il caso Abu Omar? La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, il 23 febbraio 2016 ha condannato l’Italia per aver violato i principi della Convenzione Europea per la tutela dei Diritti dell’Uomo nella nota vicenda legata al sequestro dell’ex imam di Milano Abu Omar. Secondo il Tribunale di Strasburgo, «l’Italia ha applicato il legittimo principio del segreto di Stato in modo improprio e in maniera tale da assicurare che i responsabili del rapimento, della detenzione illegale e dei maltrattamenti ad Abu Omar non dovessero rispondere». E chi c’era dietro questa vicenda? Spioni nostrani e americani. Ecco … di cosa stiamo parlando… eppure una storia del genere ha fatto “notizia” e ne hanno fatto tema di campagna elettorale.

Per non dire poi del goffo tentativo in corso di spacciare la competizione elettorale come se fosse solo un affare privato tra la destinata a vincere e il condannato a soccombere. Qualcuno dimentica che se mai un giorno ci potrebbe essere una possibilità di fronteggiare la destra incombente al Governo questa risiede solo in un diverso accordo politico in grado di sostenere una maggioranza alternativa. Però, qualcuno vaneggia di riproporre un certo Draghi, non pago della inutile stagione appena conclusa cominciata con la disfatta del Colle, quando si è dovuto ricorrere alla buona grazia di Mattarella per evitare la catastrofe istituzionale. Ostinati, ottusi e perversi. E se poi al voto ci vanno sempre meno persone tutti poi a lambiccarsi il cervello a chiedersi il perché.

E qui veniamo al terreno che interessa Bloggorai: oggi La Stampa pubblica una lettera di precisazione di Bruno Vespa in risposta ad un articolo precedente dove ci sarebbe stata una inesattezza.  Ma la curiosità è in questo passaggio “Approfitto per chiarire che se il dibattito Letta-Meloni non fosse possibile in Rai, non potrebbe andare in una televisione commerciale, anch'essa sottoposta ai vincoli Agcom”. Anzitutto notare il “se non fosse possibile …” lasciando intendere che magari chissà, come ha pure sibilato stizzito Entico Letta, ci potrebbe essere qualche possibilità ancora che la Rai possa ospitare il dibattito “a lume di candela”. Delle due l’una: o l’AgCom ha sparato una balla o ha ribadito una regola del gioco inderogabile. Siamo propensi alla seconda ipotesi e dunque? A che titolo ancora Vespa (e chi con lui) ancora insiste su questo tema? Inoltre: Vespa (e chi con lui al VII piano di Viale Mazzini) sapevano bene dell’esistenza dei “vincoli AgCom” come il conduttore ricorda nella lettera citata. E allora? Perché farsi bacchettare le dita per essere richiamato all’ordine? Rimane un aspetto intrigante: chi è in Rai che su questo argomento ha titolo e obbligo ad intervenire? Ponete la domanda e trovate la risposta … facile facile…

Come i nostri lettori sanno bene, Bloggorai, in oltre 4 anni di pubblicazione ininterrotte, si è ritagliato uno spazio piccolo ma significativo. In questo spazio ci sono moltissimi amici (e pure qualche nemico) a Viale Mazzini e non solo. Da loro provengono molte notizie, commenti, suggerimenti precisazioni. In questi giorni, al ritorno dalle ferie, non sono pochi quanti ci scrivono e riferiscono di mal di pancia che si avvertono tra il VII e i piani inferiori. Uno in particolare, ci avvisa che proprio su questo tema della par condicio, c’è movimento. Non sappiamo ancora bene di cosa si tratta, ma abbiamo subito risposto che di qualsiasi cosa si possa trattare potrà avere senso e peso solo a condizione che sia pubblica altrimenti rimane solo una buona intenzione alla quale, bene che vada, Fuortes&C forse “… faranno sapere…” oppure, come spesso è pure avvento, sarà lasciata cadere nel cassetto del dimenticatoio in fondo alla cantina. Rimaniamo in attesa fiduciosa.

bloggorai@gmail.com

 

 


 

sabato 27 agosto 2022

Diario molto minimo di una giornata in campagna...dimenticando la Rai

Foto di Valentin da Pixabay
Quando arriva la fine di agosto la Bassa Val Tiberina si risveglia pigra e silenziosa. Il grano è stato battuto da tempo e ora si dovranno raccogliere i covoni di fieno accomulati tra loro in forma di “bizantine” ed arcaiche sculture. La grande “secca” che dura ormai da tante settimane si vede e si sente: le olive non hanno “legato” bene e molti alberi, specie da frutta, ne hanno risentito. Abbiamo speranze per l’uva che, se non la mangiano i cinghiali, promette bene. Una buona notizia ci viene dalle pesche di S. Antonio: una varietà selvatica e antica, con il frutto piccolo e saporito, non necessita di alcun trattamento e si mangia direttamente appena colta dal ramo. Il solo albero che resiste è carico. 

Intorno alla casa ha nidificato e preso la residenza una famiglia di fagiani: il padre gironzola sul campo sgallettando e fischettando, mamma fagiana razzola e cinque fagianelli si aggirano intorno ben attenti a non allontanarsi troppo mentre i due gatti li osservano attentamente con qualche retropensiero non proprio del tutto innocente. Anche loro, però, si devono guardare da una enorme poiana che vola maestosa in alto nel cielo leggermente velato. Non batte un’ala ma solo un veleggiamento infinito a disegnare invisibili cerchi. Chissà quali loschi pensieri si agitano nella sua mente per scegliere chi potrà essere la sua preda. La lepre c'è ma se ne guarda bene da farsi vedere in giro. La volpe accenna un rapido passaggio per infilarsi rapida nel bosco. Per finire: un tasso misterioso si aggira nei dintorni e scava sotto le radici delle quercette in cerca di tuberi. Massimo, il mio amico esperto della zona, sostiene invece che si possa trattare di un enorme riccio che già ho visto gironzolare nelle vicinanze. Non ci facciamo mancare nulla: con la coda dell’occhio ho visto filare via velocissimo un biacco. Buon segno, fintanto che la terra è così densamente abitata vuol dire che ancora resiste.

I colori della campagna ora sono aridi e spenti, i campi dove prima c’era il verde intenso e poi il giallo oro del grano ora hanno preso il tono del marroncino avvizzito e dove invece c’era il girasole, dopo il raccolto, rimangono solo gli steli rinsecchiti color bruciacchiato. Resistono a malapena i campi a maggese che non riescono mai ad avere una tonalità di colore suggestiva mentre l’erba medica “fa il suo” e, da sola, a malapena riesce a tenere un languido verdino senza arte ne parte.

Come succedeva nell’era pre Covid, nei borghi vicini spesso si organizzavano le feste con il solito semplice rito “prima si mangia e poi si balla”. Ieri sera ci siamo tornati e, nonostante un’ottima orchestra di giovani molto preparati …non c’è stato verso… la gente non aveva voglia di ballare. Si avvertiva come una anomala aria di stordimento, di rassegnazione. Fatto sta che, intorno alle 11, sulla pista c’erano solo due o tre coppie, forse pure maestri di danza, che cercavano di coinvolgere gli altri che invece sono rimasti immobili a guardare quando invece, gli anni passati, si faceva fatica ad entrare sulla pista. Chissà, la pandemia ha lasciato il segno.

Questa mattina poi, di buon’ora, c’è stato il solito caffè al Circolo Arci: pressoché vuoto.  Facce quasi mute e pensierose e, come spesso succede, le battute scivolano via sul meteo “oggi pioverà?” chissà…forse... speriamo. Non è aria, salutiamo e via… oggi non è il caso di sollevare problemi.   

Già .. e la Rai? Il Servizio Pubblico? Il canone? La Par Condicio? Il silenzioso Fuortes che quando parla lo fa a corrente alternata (“…ribadisce il pieno impegno della Rai ad attuare il Contratto di Servizio…”)??? Tutto arido e silenzioso.

Oggi non è aria…e quella poca che tira non sembra proprio delle migliori.

bloggorai@gmail.com

venerdì 26 agosto 2022

Il Pd e la Rai: piccola cronaca di un mondo antico e lontano

Foto di Carlos Lorite da Pixabay

C’è qualcosa di affascinante, misterioso e indecifrabile intorno a quanto succede dentro e fuori la Rai. Ci sono persone che sfuggono, si dileguano, si inguattano ad ogni forma di interpretazione del loro pensiero a tal punto da far sorgere il legittimo dubbio se le loro parole siano fuori dal sen fuggite oppure seguono una loro personale traiettoria a noi sconosciuta.

Ci riferiamo a due persone che in questa circostanza hanno qualcosa in comune, Enrico Letta segretario Pd e Elisa Giomi commissario AgCom. Il tema che li vede uniti è la recente delibera con la quale l’Autorità ha votato contro il proposito, vaneggiato da Bruno Vespa e non solo, di organizzare un incontro “a lume di candela” appunto tra Letta e la Meloni su RaiUno. Il leader del Pd ha dichiarato “Leggeremo bene la decisione dell'AgCom che mi sembra molto bizantina. Non ho ancora capito se è un no, un nì o un sì. La studieremo bene e decideremo il da farsi". La Commissaria Gioni invece ha scritto, sul suo profilo Twitter, che “ho votato no perché ritengo che tutelare la par condicio sul piano sostanziale significhi moltiplicare e non ridurre le occasioni di confronto ….”.

In ordine: Enrico Letta. Se c’è qualcosa di “bizantino” nella decisione AgCom è il suo ritardo nell’intervento. Forse, al Segretario PD sarebbe utile ricordare cosa è previsto nell’ordinamento: “L'Agcom è innanzitutto un'Autorità di garanzia: la legge istitutiva affida all'Autorità il duplice compito di assicurare la corretta competizione degli operatori sul mercato e di tutelare i consumi di libertà fondamentali degli utenti. L'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni è un'Autorità "convergente"… Al pari delle altre Autorità previste dall'ordinamento italiano, l'Agcom risponde del proprio operato al Parlamento, che ne ha stabilito i poteri, definito lo statuto ed eletto i componenti”. Dunque? Dove sarebbe il “bizantinismo”? Nell’aver semplicemente ricordato che la competizione elettorale in Tv non è un affare privato tra il PD e la Destra e non ci si va perché Vespa lo vuole. Punto. Se ne faccia una ragione e rilegga il testo del provvedimento dove si legge chiaro e tondo che “le emittenti televisive e radiofoniche nazionali a provvedere, secondo quanto precisato in premessa, in maniera rigorosa e con effetto immediato, al rispetto della parità di trattamento tra soggetti politici, in relazione sia al tempo di parola che al tempo di notizia fruito…”. Per chiudere in bellezza: la frase stizzita di Letta “…decideremo il da farsi” suona alquanto minacciosa. C’era una volta il tempo in cui la Legge prima si rispettava e poi, semmai, si commentava.  

Elisa Giomi ovvero il mistero glorioso di Via Isonzo 21/b. La sua motivazione di votare contro la delibera sarebbe fondata su ragionamento secondo il quale il dibattito a lume di candela Letta Meloni “moltiplicherebbe” le occasioni di confronto. Tesi tanto arguta quanto singolare e interessante. Dimentica anzitutto un piccolo passaggio fondamentale: questo confronto alcuni (Letta in particolare) lo vorrebbero ristretto ed evidenziato solo sul presupposto che alla competizione elettorale si confrontano solo loro due e tutti gli altri sarebbero solo “un fastidio”. Il presunto interesse alla “partecipazione informata” degli elettori, secondo questa “bizantina” teoria, sarebbe tutto orientato a far intendere che a concorrere ci siano solo due blocchi. L’interesse del pubblico, la Giomi dovrebbe saperlo meglio di noi, è proprio nella completa conoscenza di tutto ciò che interessa il confronto politico e non solo di una o due parti. Bah … lasciamo perdere … meglio catalogarla nel mondo fascinoso e indecifrabile dei pensieri in libertà.

In coda a tutto questo c'è da osservare il bizzarro quanto "bizantino" silenzio di Viale Mazzini su questo tema (per non dire di molti altri ...) come se la questione non fosse di loro competenza ma solo in appalto a Bruno Vespa. 

bloggorai@gmail.com

 

mercoledì 24 agosto 2022

I samurai buoni e quelli cattivi sulla pelle della Rai

Foto di fbartondavis da Pixabay



Chi saranno i Buoni e chi i Cattivi?

Nel mentre e nel quando l’Uomo dell’Agenda scomparsa pronunciava l’apodittica  frase (Parte della dialettica che ha il compito di dimostrare la verità di un principio per mezzo del puro ragionamento, senza ricorrere a prove di fatto) “L’Italia ce la farà…” l’Ansa  riportava i dati di EuroStat dove si legge: “Cresce rischio povertà in Italia, 20,1% nel 2021 … ovvero la percentuale delle persone che hanno un reddito inferiore al 60% di quello medio disponibile, in Italia è salito passando dal 20% del 2020 al 20,1% del 2021, per 11,84 milioni di persone coinvolte. Lo si legge nelle ultime tabelle Eurostat, secondo cui la percentuale sale al 25,2% (14,83 milioni) se si considerano anche le persone a rischio di esclusione sociale, ovvero quelle che sono a rischio di povertà o non possono permettersi una serie di beni materiali o attività sociali o vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa”. Se non ci sbagliamo il suo Governo è entrato in carica  nel febbraio 2021. 

Quando ieri Draghi veniva accolto con lo spellicamento di mani dai solerti Ciellini a Rimini (i soliti furbetti che stanno sempre dalla parte di chi vince), in quel preciso momento ci sono tornate in mente le scritte, i cartelli colorati, i cori di quando infuriava la pandemia con migliaia di morti (qualcuno ricorda la storia del Piano Pandemico Nazionale scaduto come lo yoghurt?) e tutti ad intonare “Andrà tutto bene!” e poi sappiamo come è andata a finire. Già. Siamo alla vigilia di un inverno di lacrime e sangue, di prezzi alle stelle, di tensioni politiche e sociali inimmaginabili e lui, buontempone, ci viene a dire che “L’Italia ce la farà” quale che sia il prossimo Governo ma non ci dice come e tantomeno chi ce la potrà fare e a quale prezzo. 

Per parte nostra, per quanto riguarda la Rai, ricordiamo sempre che nella sua mitica e celebrata Agenda si è dimenticato qualche pagina mentre ha avuto grande solerzia a scriverne alcune che non sembrano certo di grande giovamento al servizio Pubblico.  Qualcuno ricorda il nuovo TUSMAR con le nuove limitazioni ai tetti pubblicitari a tutto danno della Rai? Qualcuno ricorda i mancato intervento del Governo sul tema canone? Al contrario, molti certamente ricordano la solerzia e la prontezza del dare via libera all’operazione Rai Way, non a caso pochi giorni dopo la pubblica sollecitazione ad agire con tanto di lettera scritto dei Fondi azionari. Ieri è comparso sul Messaggero un importante articolo a questo proposito che è tutto un programma con il titolo “Polo delle Torri, alla Rai un dividendo speciale” dove si legge “… la gestione della Nuova Super rai Way che resterà quotata in borsa, dovrà necessariamente spettare al Fondo infrastrutturale guidato da Renato Ravanelli, di cui sono azionisti le grandi banche italiane, fondazioni,  casse di previdenza e grandi investitori istituzionali esteri. E dovrà essere F2i ad avere una chiara gestione operativa oltre che la leadership azionaria…”. Tutto chiaro? Cerchiamo di tradurre: Rai potrebbe non controllare un ciufolo e, bene che vada, sarà un socio di minoranza alla faccia del controllo pubblico di un bene collettivo.  

Morale della favola dell’era Draghi sulla Rai: quando si tratta di prendere (Rai Way) sono veloci come razzi, quando si tratta di restituire o di garantire certezze (canone) hanno i coccodrilli nelle tasche (e nella testa). La stessa dinamica seguita a Viale Mazzini: quando si tratta di “adempiere agli obblighi del Contratto di Servizio” con l’accordo (nefasto) con Sky/RaiPlay veloci come lepri e quando invece si tratta di ricordare tutti gli altri gravi inadempimenti (vedi art.25 del Contratto tuttora in vigore) gli viene un colpo di calore e dimenticano tutto.

A questo punto ci riponiamo la solita banale domanda: ma a Mazzini chi c’è? Chi controlla le grandi decisioni strategiche? Chi dirige la baracca che non sia la Supercazzola del Piano Immobiliare? Chi è in grado di tutelare gli interessi dell’Azienda? Come abbiamo scritto: nei sottoscala alloggia un certo Nosferato. Ascoltando il Gr1 di questa mattina abbiamo trovato una possibile risposta: Bruno Vespa. Il noto conduttore si è detto dispiaciuto, rammaricato, costernato, avvilito e forse pure leggermente scocciato perché AgCom, con flebile ritardo, lo ha bacchettato (in buona compagni di Giorgia Meloni ed Enrico Letta: il giochetto di volersi presentare come i predestinati a vincere insieme  ai condannati a perdere si è rotto) ricordandogli che, fino a prova contraria, alle elezioni non partecipano solo loro in quanto coalizioni ma i partiti in quanto tali. Ca va sans dire che la bacchettata sonora è anche diretta al VII piano di Viale Mazzini dove sembrano annaspare nel buio. Si capisce allora il povero Vespa che aveva a cuore, forse solo e abbandonato dalle varie direzioni interessate, le sorti future dell’Azienda del prossimo futuro qualora mai Cippa e Cioppo dovessero portare a termine le loro losche trame. In fondo in fondo, Bruno Vespa potrebbe avere ottime possibilità di essere tenuto in debita considerazione dal prossimo Governo, chiunque esso sia, come l’ultimo Samurai a tutela della Rai e del suo ineluttabile destino.

bloggorai@gmail.com

ps: ci sia consentito un cordiale e affettuoso saluto a Michele Anzaldi, che non è stato ricandidato dal suo partito, con il quale non abbiamo condiviso tante sue intemerate battaglie ma del quale abbiamo comunque sempre apprezzato l’impegno e la continuità della sua presenza in Vigilanza Rai. Ammettiamo pure che su alcuni temi ci siamo trovati più in sintonia con lui che con tanti altri “presunti amici” del Servizio Pubblico. Ci mancheranno le sue interrogazioni spesso rimaste senza risposta. Michele, rimaniamo in contatto ... non si sa mai!

 

in viaggio

 Bloggorai sta per tornare...

rimanete sintonizzati 

lunedì 22 agosto 2022

Nosferato a Viale Mazzini


Foto di congerdesign da Pixabay 


Da ieri nella baia si è alzato un forte vento di Maestrale… molti  hanno rinforzato gli ormeggi. Altri si sono rimessi in viaggio. Sono i giorni del νόστος e si sente l’aria che lentamente volge verso il primo autunno. Sarà un lungo e faticoso tornare ben sapendo cosa ci aspetta.

Pigramente, svogliatamente, leggiamo i dispacci delle scarne notizie che ci giungono dal Bel Paese. Poca roba. Il solo argomento che ci interesse è cercare di capire chi mai sarà il Nosferato (senza offesa per l’originale) che abita a Viale Mazzini.

Già, a quale mente perversa può venire in mente anche solo di immaginare che Bruno Vespa possa gestire autonomamente una trattativa “a lume di candela” per mandare in onda un faccia a faccia elettorale tre Letta e la Meloni? In quale televisione pubblica può venire in mente di supporre che i sondaggi possano sostituire i risultati elettorali e, in in base a quelli, stabilire autonomamente chi e come debba partecipare ai dibattiti televisivi? 

si aggiunge alla lista dei Misteri Gloriosi dei quali abbiamo fatto una sommaria lista nei giorni scorsi.

Anche Bloggorai avverte l’emozione del νόστος. Stiamo per lasciare l’isola ... prepariamo i bagagli e ci rimettiamo in viaggio… come sempre. È probabile che per un paio di giorni sarà difficile pubblicare qualcosa. Comunque, rimanete sintonizzati… non si sa mai.

bloggorai@gmail.com

domenica 21 agosto 2022

Il prossimo Governo, Berlusconi e la Rai

Foto di Gerd Altmann da Pixabay
Nei giorni scorsi ci è pervenuto da un nostro attento lettore un articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano con il titolo “Il Presidenzialismo è prossimo e B. controlla ancora le Tv” con la firma di Giandomenico Crapis. Ci siamo presi un attimo di tempo per rileggerlo: inquietante. Ma è inquietante non tanto per quanto potrà avvenire ma pure per quanto non è avvenuto quando si poteva e doveva fare qualcosa per impedire la deriva di quanto potrebbe accadere dopo il 25 settembre. Scrive Crapis: “...c'è una ragione in più per rilanciare l'allarme sulla dimenticata questione televisiva. Cioè su un sistema dove la tv pubblica è in mano al governo e quella privata monopolizzata da un politico imprenditore”.

Per quanto complesso possa apparire, il problema è molto semplice: lo scenario che si prospetta con la vittoria della destra vedrebbe, più o meno, tutta la televisione saldamente presidiata dal Governo e dal proprietario di Mediaset e tutto questo proprio alla vigilia di mutazioni istituzionali di grande rilievo che interessano, in particolare, la Rai: il nuovo Contratto di Servizio e relativo subordinato Piano Industriale e nella prospettiva del rinnovo della Concessione del 2027. Quando scriviamo su questo tema è facile farsi prendere la mano da un sanissimo sentimento di “arrabbiatura” (eufemismo gentile): ma dove stavano e di cosa si sono occupati i tanti nostri amici che hanno avuto importanti ruoli nei vari governi di centro, centrosinistra o che dir si voglia per affrontare e risolvere compiutamente le anomalie del sistema televisivo nazionale dove al primo posto si colloca il conflitto di interesse del Cavaliere? Dove stavano i vari marxisti leninisti alla Gentiloni (da Wikipedia: “partecipa alla fondazione del Movimento Lavoratori per il Socialismo (MLS), partito di ispirazione maoista, di cui ne divenne segretario regionale per il Lazio, fino alla sua unificazione nel 1981 con il PdUP per il Comunismo“) e i comunisti del Manifesto alla Vita? Ricordiamo un titolo di questo giornale del 30 dicembre 2017: “Al conflitto di interessi di Berlusconi la sinistra non fa più caso”. E dove stavano i tanti dirigenti Rai che pure hanno avuto un peso rilevante all’interno e all’esterno dell’Azienda quando si trattava di sollevare questo problema? E i giornalisti? E così via … in buona compagnia dei vari Articoli costituzionali, sindacati giornalisti di vari anatura e provenienza.

Per rinfrescare la memoria: leggete quanto scriveva nel 2006 (duemilazerosei) Nicola Tranfaglia su La Stampa: “È svanito il conflitto d’interessi.Doveva essere la legge simbolo del centro-sinistra, dopo quella inefficace approvata dal centro-destra. Ma il suo esame in commissione è stato accantonato” e aggiungiamo noi ...per non esser mai più ripreso.

Si, lo ammettiamo, nel suo piccolo, anche Bloggorai si incazza e su questo tema ci sono tanti buoni motivi per esserlo. Ora, per tutti noi, presto si porrà il problema di dover mettere un segno sulla scheda elettorale e non sarà una scelta facile. Il tema dell’informazione, del controllo governativo sul Servizio Pubblico sarà un argomento di assoluto rilievo strategico per la vita democratica del Paese. Ma ci corre il forte dubbio che questo argomento possa interessare ben pochi.

bloggorai@gmail.com

ps: siamo messi maluccio assai se la Rai si presta al gioco dello scontro televisivo Meloni-Letta come se tutti gli altri partiti non avessero voce in capitolo. Forse, giova ricordare che il partito della Meloni, in questo Parlamento, per poco ancora che possa durare, conta solo poco più di 50 tra deputai e senatori, cioè circa il 5%. A meno che si voglia decidere a priori, con i sondaggi alla mano, chi vincerà le prossime elezioni, tutto questo ci appare un grave e intollerabile errore che il Servizio Pubblico non dovrebbe compiere.

venerdì 19 agosto 2022

Almeno 5 Misteri Gloriosi sulla Rai



 

La vita è un mistero. Il mondo è un mistero. La storia dell’umanità e disseminata di misteri ancora insoluti e che rimarranno tali forse per millenni. Pensate, ad esempio, che ancora non abbiamo capito quasi nulla su come si svolge il lungo viaggio delle anguille che nascono nel mar dei Sargassi per arrivare fino alle nostre coste. Figuriamoci se ci possiamo preoccupare di qualche mistero che avvolge la Rai.

Ne elenchiamo alcuni.

Primo Mistero Glorioso. Il canone Rai è un problema ormai di emergenza: perché l’AD non esce allo scoperto su questo argomento e propone una sua soluzione che gli permetta di dire, ora e subito prima del 25 settembre “Cara Politica, prima ancora di sapere chi tu sarai e cosa vorrai fare, ti proponiamo una soluzione su come si dovrà riscuotere il canone Rai a partire del prossimo anno. Questa la nostra idea: xxx...yyy...zzz. Fateci sapere, siamo a disposizione. Cordiali saluti”. Il Mistero è aggravato dal fatto che Fuortes sul tema non ha interlocutori mentre sappiamo solo i vaghi pensieri che si agitano nella mente di alcuni: da Salvini che vuole abolirlo o ben che vada regionalizzarlo (Zaia) a Calenda da par suo che vorrebbe privatizzare la Rai e risolvere così alla radice il problema. Il PD ha ben altre faccende di cui occuparsi e, giustamente, non ha tempo da perdere con queste sciocchezzuole.

Last Minute: ci giunge ora notizia di un articolo di Giovanni Valentini sul Fatto Quotidiano con il titolo "Abolire il canone Rai significa abolire il servizio pubblico". Ottimo !!!


Secondo Mistero Glorioso (multiplo). Gli ascolti della Rai non sembrano andare gran che bene e nessuno batte ciglio. Il Tg1 perde telespettatori come l’aria di una gomma bucata e nessuno sembra accorgersene. RaiNews24 viaggia sul predellino di un calesse mezzo sgangherato con ascolti da prefisso telefonico e la cosa non sfiora l’anticamera del cervello di alcuno. Il fantasmagorico sito di news Rai non viene nemmeno quasi più citato tanto è in fondo alle classifiche. Sic transit Gloria Mundi.


Terzo mistero Glorioso. Presto, è probabile, che i diretti interessati (i fondi azionari e i vari intrallazzatori finanziari) torneranno alla carica sul tema Rai Way. Come abbiamo scritto e pure letto nei giorni scorsi la partita interessa (tanto) a Berlusconi che non vede l’ora di avere un suo ministro in grado di pilotare il dossier e chiudere definitivamente la partita. Lui ne può avere ben d’onde ma la Rai? Faranno sapere: per i primi di settembre sono stati attivati i consulenti per “fare il punto” e studiare il percorso (al centro la governance della futura società).


Quarto Mistero Glorioso (recente). L’affare con Sky è avvolto in un densa foschia di silenzio. Il solo pensiero noto è il comunicato di Fuortes che ha dichiarato “L'azienda di servizio pubblico potrà far vedere a un numero ancora più ampio di utenti le sue trasmissioni e renderà più ricca l'offerta multimediale della televisione italiana”. In che modo “renderà più ricca l’offerta mutimediale della televisione Italiana” non è dato sapere: per come l’ha detta e per come la si può intendere, lascerebbe supporre che Sky possa cedere contenuti alla “televisione italiana” ovvero alla Rai? Non sono noti i termini economici dell’accordo ovvero come sono state valorizzate le poste in oggetto. Quanto “vale” la posta Rai rispetto a quanto “vale” la platea di telespettatori che offre Sky? Il diretto concorrente Rai non se la passa molto bene anche da questo punto di vista. Inoltre, Rai Play si vede, gratis, anche sul web. Il Mistero è molto fumoso per essere solo un mistero. I Misteri veri si potrebbero offendere.


Quinto Mistero Glorioso (antico e trasversale). Siamo venuti a sapere ( e lo abbiamo scritto in un post di oltre un anno fa) che tempo addietro Rai e Mediaset stavano valutando l'opportunità e la convenienza di attivare una CDN nazionale condivisa. Sembrava un’ottima idea che poi, appunto misteriosamente, venne fatta cadere. Leggiamo quanto abbiamo scritto il 18 aprile 2021: “Oggi sul Sole 24 Ore, a firma di Andrea Biondi, si legge esattamente di questo argomento: “La Rai scalda i motori per la rete unica”. Prima di leggere qualche stralcio è necessario fare un breve passo indietro. Allo fine dello scorso agosto riprende con vigore il dibattito sulla possibilità di creare una rete unica nazionale sulla banda larga. Per un lungo momento sembrava di essere vicini a questa svolta di rilevante interesse strategico nazionale. Si è poi tutto arenato quando, come al solito, si trattava di decidere ala sua natura primigenia: a prevalente interesse pubblico o privato. Si tratta dell’eterno dilemma Stato/mercato. Nel frattempo sono intervenuti tanti fattori di carattere politico anzitutto e poi economico finanziario, compresa la crisi del governo Conte e l’arrivo di Draghi che cambiano costantemente le carte in tavole. Buon ultimo fattore è la necessità di consegnare a Bruxelles entro il 30 aprile il Recovery Plan. Bene, ora leggiamo: “La Rai scalda i motori in vista della (eventuale) rete unica che potrebbe nascere dal matrimonio tra Fiber Cop (TIM) e Open Fiber. E lo fa con un progetto che guarda ai fondi del Next Generation EU”. Leggiamo poi un passaggio di grande rilievo: “All’interno della Tv pubblica, però, un gruppo guidato dal Chief Technology Officer, Stefano Ciccotti, ha prodotto un primo risultato portato all’attenzione del Cda: un piano in cui tutto parte dalla possibile realizzazione di una “CDN proprietaria”. Quel progetto è stato per ora è stato solo illustrato. Nessuna decisione è stata presa. Ma entro l’anno le riserve andranno sciolte. A farlo non sarà sicuramente questo Cda, al rinnovo dopo l’approvazione del bilancio in un quadro politico nuovo dopo la nascita del Governo Draghi”. E' trascorso solo poco più di un anno. Cosa si vuole fare? Toc ..toc ..c’è nessuno a bordo? Il Cda, da allora è cambiato ma l’argomento è rimasto sul tavolo della Sala Orsello...o forse no?


I Misteri sono tali perché insoluti altrimenti si chiamerebbero in altro modo.

bloggorai@gmail.com


ps: ce ne sarebbe un sesto, almeno, quello sui furti di opere d'arte in Rai... ma quello sembra troppo glorioso per essere raccontato... basta Le Monde che se ne accorge anni dopo

La Supercazzola francese sulla Rai del dopo ferragosto

 

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Il tema del giorno è il tempo che passa … che pur fugge tuttavia...dei figli che crescono e i padri invecchiano… di chi dorme da piedi (come si usava dire una volta) ... di chi conosce la teoria del tempo di Einstein.

Sarà capitato anche a voi … sarà capitato anche a voi di fare una selezione, un colloquio per un nuovo lavoro, una “application” e, al suo termine, vi è stata detta la frase “Grazie, Le faremo sapere”. Ecco, ci viene in mente questo pensiero quando leggiamo lo stupore dello stupore che somiglia tanto alla nuova Supercazzola di dopo ferragosto, quando non si sa bene cosa scrivere di argomenti interessanti (sui quali magari non si sa nemmeno bene cosa inventare per totale mancanza di idee) ed ecco che … zacchete… arriva il colpo basso quando meno te ne accorgi.

La notizia, la Supercazzola, sarebbe quella dell’articolo di Le Monde che, dopo almeno, un anno riprende quanto è stato scritto da tempo immemore: in Rai sono state rubate tante opere d’arte con le quali ci si poteva fare un Museo a parte. Il sottoscritto ricorda bene quando, tanto tempo fa, su questo argomento si raccontavano imprese leggendarie dei ladri a Viale Mazzini e negli altri insediamenti: spariva di tutto e ha fatto epoca la la storia di un pianoforte importante misteriosamente trafugato dagli studi di Via Teulada. AL sottoscritto è stato rubato un poster di mia proprietà originale firmato e incorniciato di oltre un metro per uno e quaranta che non si mette certo in un borsa ... eppure nessuno se ne è mai accorto di come possa essere uscito dal Palazzo. Dunque, quale sarebbe la notizia? Che Le Monde un anno dopo si accorge delle notizia vecchia come la coperta della nonna fatta all’uncinetto quando era giovane? Infatti, la notizia non è questa ma la risposta che da tempo vine fornita quando non si sa cose rispondere: “faremo sapere” che è il ritornello di tutte le domande alle quali non viene mai data riposta. Per la cronaca: il Fatto Quotidiano il 13 dicembre 2021, ha scritto: “La Procura di Roma archivia le accuse nei confronti degli indiziati del "sacco" della tv pubblica tra gli anni Settanta e il primo decennio del 2000. In un quarto di secolo sono spariti, a volte sostituiti da falsi, capolavori di Monet, De Chirico, Modigliani e Messina. C'è una pista che porta a Lecce, ma la scoperta tardiva, del tutto casuale, non permette di perseguire nessuno. Resta il danno per milioni di euro”. Avete letto bene: tra gli anni ‘70 e il primo decennio del 2000. Da allora sono trascorsi altri 22 anni sui quali nessuno sa nulla.

Bene, sempre in attesa del Vaporetto del pomeriggio che forse porterà notizie fresche, riprendiamo un articolo pubblicato da Repubblica.it dove si legge “Lo streaming batte la tv via cavo per la prima volta nella storia. A luglio gli americani hanno trascorso più tempo a guardare i contenuti di servizi come Netflix, YouTube e Hbo Max che quelli offerti dalla tv tradizionale (il cavo, appunto, per quel Paese)”. Anche questa non è una novità in assoluto: che lo streaming sta superando il broadcast è un fenomeno noto da tempo e i dati di cui disponiamo sono impietosi. E del tutto verosimile che nel breve giro di pochi anni la televisione in rete sarà più diffusa di quella digitale via etere. Si può remare contro corrente? Si può contrastare questa deriva? Torniamo a quanto scritto a proposito dell’accordo Rai e Sky sulla cessione della library di Rai Play (mistero sui termini dell’accordo): la contesa è su due livelli, tecnologico e di contenuti. Sul primo Rai è indubbiamente più debole: non ha una rete proprietaria e deve pagare un conto salato ogni anno per il noleggio della CDN. Il Servizio pubblico si configura come “utente”, un semplice affittuario, di una capacità trasmissiva sulla rete. Sul secondo livello, i contenuti, il Servizio Pubblico non ha “merce pregiata” da mettere sul piatto della bilancia in termini di nuovi prodotti, ancora più appetibili sul piano internazionale. Da questo punto di vista, su questi aspetti, correggeteci se sbagliamo, Sky è più forte e allora quale senso ha concedergli un vantaggio ulteriore fornendogli di aggiungere una “App” pregiata con il logo Rai sul loro già ricco menù? Misteri della fede. Siamo sempre in attesa di argomentazioni convincenti: il fatto che stentano ad arrivare ci fa intuire due possibilità: una parte del nostri lettori sono ancora mollemente adagiati sui lettini delle vacanze oppure, come in parte anche noi, non hanno del tutto le idee chiare.

bloggorai@gmail.com

ps: a proposito... 

se mai qualcuno avesse qualche dubbio su come, quando e perché nasce il pensiero dell'Amministratore Unico ..rileggendo l'articolo su Veltroni i dubbi passano subito


giovedì 18 agosto 2022

La Rai e l'Apocalisse prossima ventura

Foto di Dirk Wohlrabe da Pixabay

In attesa del vaporetto del pomeriggio che, speriamo, possa portare buone notizie oggi solo qualche sommario spunto di riflessione.

Un attento e affezionato lettore, acuto e solitamente molto polemico, ci ha sottoposto un tema di dibattito: la Meloni al Governo, Salvini ministro e Berlusconi senatore potranno cambiare la narrazione sociale e culturale della Rai sul nostro Paese? La domanda è interessante. Al di fuori di qualche direttore, vice, dirigente in “quota” a destra o al centro (della “sinistra” ormai non ne parliamo più) pronto a cambiare pure il pannolino dei giovani criceti pur di accasarsi con il nuovo che avanza, rimane da capire se il nuovo “vento” che si appresa a tirare dopo il 25 settembre potrà incidere o meno sulle scelte editoriali, sui linguaggi, sui contenuti.

Tanto per iniziare, possiamo cercare di ricordare quanto avvenuto in epoca recente, quando a Viale Mazzini imperversava la “struttura Delta” che concordava i palinsesti con la concorrente Mediaset. Cosa è successo in quegli anni e cosa è cambiato nella “narrazione” del Paese? Il senso comune della società, le derive culturali, i comportamenti sociali, collettivi, i linguaggi televisivi sono cambiati verso il corrispondente modello politico di riferimento? Come pure, al contrario, i vari governi Prodi o Gentiloni che dir si voglia, hanno “influenzato” il lessico televisivo nazionale?

Non abbiamo una risposta pret a porter. Possiamo solo supporre che questi fenomeni richiedono tempi molto lunghi di sedimentazione ed elaborazione difficilmente leggibili nell’arco di una sola o più legislature.

Altri due argomenti interessanti: un lungo reportage di Alzo Cazzullo sul Corriere di ieri sull’Italia “incazzata” che si ferma a Cantagallo, il noto Autogrill sull’Autostrada. Pochi ce lo raccontano ma il Paese che ci ha lasciato in eredità il Governo Draghi non sta messo gran che bene e non lo sarà ancora di più nel prossimo autunno che incombe.

Poi, un lungo articolo di Luigi Mascheroni su Il Giornale su Walter Veltroni: graffiante e urticante quanto basta per comprendere certi “fenomeni” che avvengono in Rai e dintorni e non solo: si capisce pure perché si perdono consensi, perché avvengono rilevanti fenomeni di astensionismo dalla partecipazione politica e così via. Intendiamoci, non è solo colpa sua, ma per come la vediamo noi Veltroni rappresenta l’icona di una certa politica che tanto bene viene riassunta con quella famosa frase urlata da Nanni Moretti a Piazza Navona “E’ stata una serata inutile...con questi dirigenti non vinceremo mai” rivolgendosi a Rutelli e Fassino.

bloggorai@gmail.com

martedì 16 agosto 2022

il cielo stellato sul tetto della Rai

Foto di Gerd Altmann da Pixabay
 

Il maestro ed io entrammo in quel cammino nascosto per tornare alla luce del sole; e senza prenderci un attimo di riposo salimmo in alto, lui per primo e io dietro, fino a quando vidi gli astri del cielo attraverso un'apertura circolare. 

E di lì uscimmo per rivedere le stelle.

Non a caso i tre canti danteschi finiscono sempre con lo stesso lemma, una simmetria testuale: le stelle. Tutto riprende e continua nello stesso punto da dove ci eravamo lasciati. Oggi, dopo qualche giorno di astinenza, in attesa del vaporetto che, forse, nel tardo pomeriggio, porterà merci e notizie dalla terraferma, per riprendere da dove ci eravamo lasciati vi proponiamo un sommario riassunto delle puntate precedenti:

A- vendere RaiWay conviene a Berslusconi/Mediaset: ce lo ricordano i soliti bene informati Bennewitz/Fontanarosa su Repubblica dei giorni scorsi: il progetto “...non è sgradito al futuro possibile esecutivo di centrodestra. Il motivo? Il piano è caldeggiato da Silvio Berlusconi, per i vantaggi che può procurare a EI Towers, società che il fondatore di Forza Italia controlla al 40%”. Meditate gente, meditate…

B- il cosiddetto affare “Sky vs Rai Play” è probabile che tanto affare proprio non sia: lo scambio prevede library in cambio di telespettatori. Chi ci guadagna? Quanto “costa” ? Quanto valore è stato affidato alle due poste oggetto dell’accordo? Mistero. Nessuno sa e chi sa tace. Per parte nostra lo abbiamo scritto chiaro e tondo: non ci convince affatto la teoria che sostiene “bisogna esserci perchè si fa Servizio Pubblico (Fuortes). Lo scontro tra broadcast e broadband è ancora in corso e, fino a prova contraria, il terreno privilegiato della Rai è il broadcast. Poi, con calma si vedrà. Ma, nel frattempo, quale è il vantaggio di favorire un diretto avversario e concorrente e nemmeno poi di secondo livello? Restiamo in attesa fiduciosa che qualcuno ce lo spieghi.

C – gli ascolti Rai vanno male (vanno male un po' per tutti, la platea si è ristretta, fa caldo, è quasi finito il Covid – speriamo - etc etc) e, in particolare vanno vale per il Tg1 come scriviamo da tempo. Ma, a quanto sembra, di questo argomento non interessa un piffero a nessuno. Salvo un trafiletto anonimo e senza fonte scritto nel giorni scorsi su Avvenire. Come non detto, adiamo avanti così ...facciamoci del male.

D – il tema strategico numero 1, il canone, se lo sono dimenticato per strada. Si è parlato di “canone regionale” che ancora non è chiaro se possa essere aggiuntivo o sostitutivo di quello nazionale. Se ne parlicchia, sottovoce, mentre la Lega è pronta a rispolverare il suo cavallo di battaglia: abolitelo del tutto. Tutti gli altri, in ben altre faccene affaccendati, tacciono muti e colpevoli… tanto ... che je frega...molti di loro nel prossimo Parlamento potrebbero non esserci (vedi pure esclusione dalle liste del PD della senatrice Valeria Fedeli, cioè colei che è entrata nella storia per il famoso duetto con Fuortes in Vigilanza sul canone: “che volete fare?” ha chiesto lei e lui ha risposto “ditecelo voi”). Se tanto mi da tanto, come si usa dire, questo tema per molti non è il numero 1 ma è proprio senza numero: chissà, forse, vedremo, ne parleremo etc etc etc

E – tra le Supercazzole di agosto ha colpito in modo particolare quella del rifacimento del palazzo di Viale Mazzini con l’approccio dell’ architettura “biofila”. Il pescatore al quale abbiamo chiesto lumi ancora si aggira con il volto stranito e l’andamento incerto: il termine a lui sconosciuto lo ha turbato profondamente. Torneremo presto nella Bassa Val Tiberina dove, è probabile, che al Circolo Arci ne sappiano qualcosa. Attenzione: il progetto prevede pure il rifacimento del giardino Zen già esistente nel Palazzo. Giusto: era ora. C’è però un problema filosofico/religioso: lo Zen che c’azzecca con la biofilia (teoria sorta come ipotesi scientifica solo nel 1984 da Edward O. Wilson)??? Ce lo faranno sapere. Indiscrezione: ci potrebbero essere delle sdraio a bordo della vetusta piscina (da rinnovare) e un tavolo da pingo pongo.

Nel frattempo lo studio rinnovato e restilizzato da nientepopodimeno che da Renzo Piano (aggratisse) per Rai News24 non ha dato i frutti sperati: la testata viaggia con ascolti da prefisso telefonico cioè altro argomento sul quale tutti, tutti, fanno finta di nulla. Va bene così ...facciamoci del bene.


Basta? È sufficiente? Naaaaaaaa… hai voglia ancora: non abbiamo scritto del Contratto di Servizio e del documento del 19 luglio di AgCom. E poi, ne siamo certi, qualche Supercazzola di fine mese la aspettiamo da un momento all’altro. Chissà, forse stasera stessa se arriva il vaporetto con notizie fresche. Rimanete sintonizzati.


last minute: ci arriva un cablogramma che ci informa di un articolo del Sole 24 ore che riprende un testo della Vigilanza vecchio di mesi "Documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sui modelli di governance e il ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo" dove si legge che “ ... è innegabile che la Rai debba garantire una gestione maggiormente oculata, l'attuazione di una razionalizzazione delle spese vera e propria anche perché una gestione tutt'altro che avveduta ha, nel tempo, prodotto l'attuale situazione di criticità del quadro economico finanziario della Rai”. Curioso che questo pensiero gentile riemerga proprio oggi. Chissà se Fuortes se lo ricordava?

lunedì 15 agosto 2022

Il Viaggio non finisce mai

Foto di Emslichter da Pixabay

“Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: "Non c'è altro da vedere", sapeva che non era vero.

Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito”.

José Saramago, Viaggio in Portogallo (Milano, Feltrinelli 2015)

Proviamo ad immaginare che la nostra vita quotidiana si possa svolgere a bordo di qualsiasi e semplice mezzo di trasporto collettivo: un autobus, una “Corriera”, un calesse o una metropolitana. Proviamo pure ad immaginare di essere un semplice passeggero. Proviamo poi ad immaginare che su questo mezzo di trasporto possano salire altri passeggeri: alcuni potranno compiere con noi un lungo percorso comune mentre altri scenderanno alla prima e prossima fermata. Non sarà affatto semplice e immediato comprendere dai primi istanti, dal primo sguardo, quali saranno i primi che ci accompagneranno e quali i secondi che invece nemmeno si accorgeranno della nostra presenza a bordo. Costoro, è probabile, che stanno compiendo un altro viaggio, un percorso, diverso dal nostro e non necessariamente questi tracciati si dovranno o potranno incontrare. Non sarà per nulla semplice intuire chi tra loro potrà condividere e partecipare allo stesso viaggio, chi tra loro ha in mente la stessa destinazione. Non sarà immediato decidere di sederci a fianco e scambiare qualche battuta che poi diventerà un discorso, una conversazione, un incontro. Potrà pure succedere che per un tratto ci troviamo a viaggiare da soli: sono tutti scesi e nessuno sembra in attesa di salire alla prossima fermata. Possiamo allora immaginare che la nostra “Corriera” sarà sempre in movimento con tanti viaggiatori in attesa di salire: alcuni saranno occasionali ed altri invece saranno coloro con i quali viaggeremo insieme fintano che qualcuno vuole o deve scendere.

Proviamo ad immaginare che Piero Angela sia stato un compagno di viaggio televisivo che ci ha fatto condividere visioni, pensieri e scoperte attraverso gli schermi della Rai. Proviamo ad immaginare che Piero sia sceso dalla “Corriera” ma che il viaggio possa sempre e ancora proseguire.


bloggorai@gmail.com

buon ferragosto

 oggi è festa...

bloggorai@gmail.com 

domenica 14 agosto 2022

Il Popolo dei Forconi sotto Viale Mazzini

Foto di Markus Baumeler da Pixabay

Siamo lontani e il fuso orario fa arrivare le notizie sempre in ritardo. Nel frattempo, complice la luna piena e ieri una dura giornata di mare burrascoso, oggi siamo intanati con nubi fosche all’orizzonte e ne approfittiamo per un paio di sommarie riflessioni.

Il Popolo di Bloggorai è insorto: nonostante Ferragosto che incombe sono accorsi numerosi, frementi, vibranti, alcuni ululanti con i forconi,  incavolati come bisce mentre altri invece sereni, pacati, riflessivi e propositivi. In molti, inaspettati, hanno risposto alla Supercazzola di genere Dubitativo. L’accordo Rai con Sky che ha previsto la “cessione” di Rai Play in cambio di X milioni di “visualizzazioni” è più vantaggioso per Viale Mazzini o per il suo concorrente diretto sulla piattaforma satellitare (e non solo su quella)? Chi ci ha guadagnato e chi ci ha rimesso?

Il Popolo Bloggorai più o meno si è diviso in due schieramenti: da un lato chi grida allo scandalo al Sole perchè, di fatto, si configura come una abdicazione di sovranità sul proprio territorio fatto di una library importante e di assoluto valore strategico dove pure su Sky, ben che vada, appare come una “App” insieme a tante altre. Dal fronte opposto si sono schierati quanti sostengono che “è necessario esserci” perché in quel territorio ci sono i telespettatori che altrimenti Rai non riesce a intercettare. Cosa che pone una ulteriore riflessione non di poco conto: il pubblico Rai è digitale terrestre sempre più “anziano” e il pubblico “giovane” sempre più “connesso” alla rete.

Lo scambio dunque ha previsto, in buona sostanza, Contenuti vs Telespettatori. Quanto valgono, come si pesano i primi rispetto ai secondi? Quali considerazioni sono alla base di questo accordo? C’è stata pure una parte economica? È stato quantificato qualche “valore”? Abbiamo cercato di capirlo, di chiedere, di sapere ma senza risultato. Attenzione: siamo nell’ambito di un modello di fruizione di televisione tutto ancora da interpretare e decifrare seppure molto è già noto: siamo nell’arena dello streaming , della Tv connessa, del broadband cioè esattamente quell’area dove Rai è più debole e meno esperta oltre che essere pure l’area di minore “rilevanza sociale”. In questa arena si combatte corpo a corpo e non si fanno prigionieri Fintanto che l’accesso alla rete sarà pay e il digitale free la partita è impari: per vedere i prodotti Rai è sufficiente pagare il canone di 90 Euro, per vedere Sky devi pagare 39,80 Euro al mese. Evidente però che non è solo un problema di costi ma di natura e cultura del “prodotto Tv” dove nell’ambiente televisivo di Servizio Pubblico ci sono presupposti di natura culturale e sociale che nell’ambiente commerciale non ci sono. Nell’ambiente pubblico ci sono regole, leggi e regolamenti, che nell’ambiente privato non ci sono o hanno meno forza cogente. Infine, si aggiunga un piccolo fattore non del tutto irrilevante: Rai oggi paga un salato canone di noleggio della CDN (a vaga memoria, ricordiamo circa 6mln/anno) e da tempo si dibatte l’opportunità se è più conveniente esserne proprietari o invece pagare un salato canone di noleggio. Argomento tabù. Tutti tacciono.

In soldoni: la sensazione che non sia stato un grande affare vantaggioso per Rai resta forte e gli argomenti del Popolo del si all’accordo non ci appaiono del tutto convincenti.

Andiamo avanti. Siamo in piena campagna elettorale e anche qui stiamo cercando di capire quanto “pesa” in termini di consenso il tema Rai nella comunicazione politica. Al momento, per quanto sappiamo, solo la Lega si è esposta riprendendo il suo argomento di battaglia noto da anni: aboliamo il canone e non occorre molta fantasia ad immaginare che anche qualche suo alleato possa essere d’accordo. Di Calenda sappiamo che ha un sogno nel cassetto del tutto aderente alla sua natura/cultura: privatizzare la Rai. Del PD sappiamo che fa il PD: cioè nulla. Amen. Eppure sappiamo che in Commissione lavori pubblici del Senato giacciono silenti e dormienti ben sette propose di Legge di revisione della Governance Rai … eppure sappiamo che, prima o poi, si dovrà pur decidere se e come verrà riscosso il canone Rai a partire dal 20233 (salvo rinvio all’anno successivo). Nel frattempo, sembra che i partiti ritengono meglio non toccare l’argomento: materia incandescente che potrebbe porre più problemi di quanti ne risolverebbe.

bloggorai@gmail.com