venerdì 31 marzo 2023

Canone RAI: partito il conteggio alla rovescia

Foto di Manfred Richter da Pixabay


Il relativo e modesto successo di Bloggorai si deve anche al fatto che le lettrici e i lettori che lo seguono da quasi cinque anni sono molto diversi tra loro. Romanisti e laziali, di destra destra, di centro, di ex sinistra e sinistra insieme a pacifisti e guerrafondai, laici e credenti, pro panettone e pro pandoro, apocalittici e integrati, trattoristi semianalfabeti e fini intellettuali, dotti analisti e rozzi commentatori: tutti insieme a spiluccare quello che passa il convento sul presente e sul futuro della Rai.

Allora, succede che ieri abbiamo citato Lucio Caracciolo che riteniamo uno dei più esperti e di più vasta esperienza di politica internazionale. Magari non ne condividiamo sempre il punto ma questo è secondario. La bizzarria è che un attento lettore ci ha subito scritto “è pagato da russi e cinesi”. Non siamo in grado di sapere se è vero o meno ma siamo in grado certamente di affermare che i tanti suoi emuli, alcuni noti per pruriti militaristi, che affollano gli schermi RAI non sembrano certo a libro paga della Croce Rossa o di Emergency e che altrettanto sicuramente costoro se ne strasbattono allegramente del fatto che oltre la metà degli italiani non ci pensa lontanamente a sostenere l’aumento delle spese militari. Questo è il discrimine: a noi interessa capire e dibattere, anche con chi la pensa in modo diverso dal nostro perché altrimenti Bloggorai non sarebbe tale ma un bollettino della parrocchietta, quale che essa sia.

Ora veniamo ad un altro tema sul quale pure c’è stato relativo dibattito e che ci porta dritti dritti nel cuore della notizia di oggi: il canone. Ci è stato obiettato: non è vero che l’Europa ci chiede di modificare il metodo di riscossione in quanto questo impegno non è stato trascritto nel PNNR. Santa Pace: sarà pur vero che formalmente non se ne ha notizia (per quanto il citato documento di Bruxelles del 2021, nero su bianco, lo sostiene), ma è certamente vero che il tema (o il pretesto che dir si voglia) è stato preso in carico da una forza politica di governo che, appunto, pure oggi è alla carica. Si legge sui giornali: via il canone Rai entro 5 anni, con una riduzione progressiva del 20% ogni anno fino alla sua completa dissoluzione. Se non è pappa è pan bagnato: c’è chi vuole togliere il canone come risorsa fondamentale del Servizio Pubblico. Se poi ci possa riuscire o meno sarà tutto da vedere. Intanto è così. Quello che si può osservare che è sufficiente il solo evocare questa prospettiva a renderla poi praticabile e “vendibile” politicamente: una sorta di wishful thinking a futura memoria rispetto al quale non si avverte la presenza di chi si oppone a tale disegno.

Come se ne può uscire? Semplice: avanzando una proposta credibile e sostenibile in grado di rendere accettabile il “contratto “ con i cittadini: il canone in cambio di un servizio pubblico autonomo dalla politica, autorevole, universale e generalista. Se è possibile avviare un percorso “narrativo” virtuoso in questa direzione, forse, la Rai ha speranza di sopravvivere, altrimenti è destinata ad un mero ruolo di marginalità diffusa, di supporto al resto del mercato. Già, buona intenzione e, come noto, destinata a rimanere tale. Attenzione: tutte le tessere del puzzle cominciano a prendere forma ed accordarsi tra loro. Quest’anno ci sarà il nuovo Contratto di Servizio e conseguente piano industriale che andrà a scadere proprio a ridosso della scadenza della Convenzione del 2027, ovvero esattamente quando Salvini immagina che si possa abolire completamente il canone.

Purtroppo, e veniamo alla notizia di ieri, i segnali non sono incoraggianti. Da rileggere quanto abbiamo scritto sulla Relazione Auditel dove i termini “RAI” e “Servizio Pubblico” non sono mai stati pronunciati nemmeno per sbaglio dai 5 relatori che ne hanno dibattuto alla Camera. Ieri è stata indicata la nuova presidente della Vigilanza Rai con Barbara Floridia del M5S. Ovviamene gli auguriamo la miglior fortuna ma, per quanto abbiamo letto e saputo si tratta della persona sbagliata al momento ritardato. Quell’incarico (come tutti del resto) dovrebbe essere ricoperto da persone che almeno possano vantare una qualsivoglia competenza nelle materie che debbono vigilare e controllare. Ora, ci mancherebbe, basta studiare e nel giro di qualche mese tutti possono diventare geni ed esperti, ma sarebbe interessante sapere in base a quali criteri sia stata scelta lei e non, ad esempio, l’ex ministro Patuanelli che almeno qualche idea sugli argomenti da affrontare certamente le aveva.  

Conclusione nota e banale: della Rai e del suo futuro per un verso interessa poco o nulla, per altro verso suscita appetiti furibondi, da parte di tutti, nessuno escluso, compresi quelli che “vigileranno” con occhi di criceto. Nota a margine: le scommesse sulla permanenza di Fuortes&C sono sempre aperte: non abbiamo motivo di cambiare idea sulla nostra posizione. Ieri ci è stato riferito che nei “corridoi” di Viale Mazzini e Saxa, sono sempre molti coloro che ritengono l’AD prossimo alle dimissioni ma nessuno è in grado di dire come, quando e perché possano avvenire. Al contrario, fatti i debiti conti e messi insieme i pezzi del ragionamento, tutto induce a pensare che, come abbiamo scritto più volte, in questo momento non ci sono le condizioni di opportunità, necessità e convenienza valide per tutti i soggetti interessati, a partire dal Governo.

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giovedì 30 marzo 2023

Venticello di Primavera intorno a Viale Mazzini

Foto di Herbert da Pixabay

Il venticello di primavera, perfido e tagliente, tira sui colli della Val Tiberina. Annuncia la prossima stagione che sta per arrivare e sembra in piena sintonia con quella che interesserà la Rai. Ieri sera sembra sia stato raggiunto l’accordo politico per la nomina della senatrice Barbara Floridia ala presidenza della Vigilanza Rai.

La novità arriva dopo la recente “notizia” di un presunto accordo Meloni-Conte sul dossier Rai come hanno titolato a palle incatenate sia Repubblica (Rai, prove d'intesa di Meloni con Conte sulla direzione del Tg1. Il pranzo del leader M5s con Chiocci) che La Stampa (Meloni-Conte, asse sulla Rai. Accordo tra i due leader sul dopo Fuortes). Un segnale su qualcosa che stava covando c’era già stato con il voto favorevole  del consigliere Di Majo al recente cambio al vertice di Rai Way.

L’interpretazione appare alquanto semplice e già l’abbiamo accennata: indebolire la presa del PD (che non porta il colbacco come Sangiuliano teme) sull’Azienda come parte di un disegno più vasto di competizione politica in vista delle future consultazioni elettorali. Nulla di nuovo: fa parte del gioco e, come si dice a Roma, a chi tocca nun se ingrugna. Da tenere poi in debita considerazione il ruolo del “segretario ombra” del PD, Dario Franceschini, che pure in questa vicenda sembra possa avere una sua piccola quanto misteriosa parte. Per alto aspetto: finalmente! Sono passati sei mesi di vacanza della Vigilanza e ora li aspettiamo al varco con il primo grande impegno che sono chiamati ad assolvere: il nuovo Contratto di Servizio. Bene…

Ora torniamo alle beghe quotidiane. Succede che qualche volta alcuni lettori ci osservano sul nostro eccessivo “spirito critico” nei confronti della RAI. Si, è vero, e spesso ci concentriamo nell’osservazione sono solo e non tanto per quanto fa ma per quanto invece non fa. Tanto per capirci: ieri sera La7 ha mandato inonda in prima serata uno speciale sui grandi temi di politica internazionale con ospite in studio Lucio Caracciolo, forse il più acuto e avveduto esperto in materia. La Rai se la sogna una trasmissione del genere e un ospite di quella caratura riferita al suo equilibrio di analisi. Il racconto, la narrazione, segue sempre e accompagna il pensiero di Palazzo Chigi. Vedi la guerra in Ucraina: si conferma sempre in modo costante l’avversione degli italiani sull’invio delle armi (… rimane confermato, invece, un giudizio negativo rispetto all’opportunità di inviare armi all’Ucraina… Corriere della Sera 23 febbraio) eppure vanno avanti come nulla fosse. Come pure appaiono sempre lontani argomenti come la povertà in Italia che, secondo quanto riportato dal Rapporto Disuguaglianze di Cariplo che il Cardinale Matteo Zuppi ha definito “un cazzotto nello stomaco” e, infine, i temi ambientali che occupano spazi mediatici sempre più marginali.  

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mercoledì 29 marzo 2023

Travi e pagliuzze negli occhi della RAI ovvero un petardo acceso

 


Mettiamoci l’anima in pace: per molti giorni e settimane ancora autorevoli giornalisti e fini analisti ci sconquasseranno le bobine cerebrali con un cippe e cioppe, un taglia e cuci, un tira e molla di nomi e contronomi, di sussurri e grida, di ansie e speranze, di gioie e dolori su chi andrà e chi verrà. Un carosello, un trallallerro, un caravanserraglio di dimensioni apocalittiche. Ci scasseranno tutto lo scassabile pur di occupare qualche riga sul giornale.

Ma nessuno, almeno finora, ci ha detto nulla e dubitiamo che ne parlerà sulla sola vera grande battaglia che si sta combattendo seppure sottotraccia: il futuro del canone RAI. Ogni tanto, in modo flebile e soffuso, compare una notiziola come, ad esempio, quella dei giorni scorsi: “Stiamo "ragionando anche con il Ministro dell'Economia di come negli anni far pesare meno sul portafoglio degli italiani il canone Rai, perché, diciamocela tranquillamente, il servizio pubblico spesso lo fanno le televisioni locali, le radio locali, i giornali locali" Salvini dixit (ANSA del 25 marzo). Ragionamento tradotto in pratica con la presentazione di un progetto di Legge da parte della senatrice Mara Bizzotto (considerata fedelissima di Salvini) con il titolo “Modifiche al testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici in materia di servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, riduzione e abolizione del canone di abbonamento e disciplina della società concessionaria del servizio pubblico”. Si tratta della stessa persona che nello scorso settembre ha presentato una interrogazione scritta alla Commissione di Bruxelles per chiedere se “…ritiene opportuno la Commissione che il Governo italiano valuti di sospendere e/o eliminare la riscossione del canone Rai?”. Già prima, a gennaio, il Ministro dell’Economia ha ricordato che “Quest’anno io mi sono preso la responsabilità enorme, e ho preso un sacco di critiche chiaramente da tutti, perché siamo arrivati ed è rimasto in bolletta, se no saltava tutto, ma diventa chiaro che dalla bolletta il canone Rai dovrà uscire e quindi l’anno prossimo bisognerà trovare un altro strumento”.

Dunque, il terreno di scontro è esattamente nel mezzo tra la riduzione/abolizione e una nuova forma di riscossione del canone non ancora definita. In ogni caso, si tratta di una forca caudina che certamente è destinata a produrre conseguenze importanti sui conti del Servizio Pubblico. Se non ché, dietro questo disegno peraltro “antico” di anni, si cela uno scontro politico molto acceso dentro la maggioranza di Governo (a dire la verità non solo a destra). Da un lato, appunto la Lega che ha fatto di questo argomento un tema “identitario” e dall’altro anzitutto FI, ovvero Berlusconi ovvero Mediaset, che di questa storia non ne vorrebbero proprio sentire parlare. Per Cologno è come il fumo negli occhi la possibilità che RAI possa competere ulteriormente sul risicato e sempre più striminzito mercato pubblicitario. A loro va benissimo così: hanno brindato a Champagne quando recentemente è stato modificato il TUSMAR (sia dovuto un sentito ringraziamento al governo Draghi, alla sua Agenda e di chi lo ha sostenuto) che ha introdotto nuovi tetti nella raccolta pubblicitaria a tutto danno per RAI. Il bello è che nessuno ha fiatato, ed è passato quasi inosservato. Poi c’è di mezzo la Meloni che ha dovuto ragionare sulla ipotesi che, una volta preso possesso di Viale Mazzini, i suoi uomini o donne che dovranno amministrarla si potranno trovare con petardo acceso sotto la loro poltrona in grado di produrre effetti devastanti sui futuri conti dell’Azienda.

Il gioco, a questo punto, non potrà essere a somma zero: qualcuno dovrà incassare un colpo basso. Delle due l’una: o la Lega continua a starnazzare nel vuoto la sua richiesta di riduzione/abolizione del canone e se ne farà ragione che comunque non ci potrà mai riuscire, almeno per i prossimi dieci anni, oppure la Lega con il suo potere di ricatto sulla tenuta del Governo, riesce a portare a casa un risultato sia pure “simbolico”. Gli alleati di Governo, a loro volta, se ne dovranno fare ragione e anche per loro si prospettano tre scelte: o accettano la richiesta di Salvini o la rifiutano oppure trovano una soluzione intermedia che possa salvare capra e cavolo. La somma di tutte queste variabili porta sempre e solo in una direzione. Il canone Rai Sarà sotto tiro e non sarà certo in meglio.

La gabola delle nuove modalità di riscossione si potrà configurare come un grimaldello efficace. Certo è che a partire dal prossimo anno Bruxelles potrebbe non concedere un ulteriore rinvio e si dovrà necessariamente trovare una soluzione che, al momento, nessuno è in grado di supporre quale possa essere. Recentemente Bloggorai ha partecipato ad un incontro dibattito dove sono state prospettate ipotesi alternative. Posto che, al momento, la riscossione attraverso le bollette elettriche appare come la formula più vantaggiosa in grado di fronteggiare l’evasione (come peraltro avviene in altri 11 paesi europei), i modelli che può essere utile tenere in considerazione sono quello tedesco o quello finlandese. Il dibattito è aperto ma, dobbiamo constatare, che pochi da certe parti (PD, M5S e compagnia varia) hanno voglia di parteciparvi. Tutti presi dalle pagliuzze delle tarantelle dei nomi e poltrone non si accorgono del travone che si sta piantando negli occhi del povero cavallo, già tanto sofferente di suo.

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ps: ovviamente, ovviamente …anche oggi nulla di rilevante da segnalare


martedì 28 marzo 2023

Bandiera Rossa su Viale Mazzini?

Foto di Alexei da Pixabay
 

Dobbiamo ammettere di aver sottovalutato la portata delle dichiarazioni del Ministro della cultura Sangiuliano fatte da Fazio domenica scorsa. In effetti, ha posto un inquietante interrogativo che per tutta la giornata ha rimbalzato tra chat e telefonate varie: chi sono gli “stalinisti” che si aggirano per i corridoi di Viale Mazzini? Non è un interrogativo irrilevante e anacronistico come potrebbe sembrare: svela tutta una sua originale architettura di pensiero che merita di esser tenuta in debita considerazione nelle sue due varianti. Sia laddove si possa pensare che ci sia ancora “gente con il colbacco” e sia laddove lo si possa escludere categoricamente. 

Vediamo: chi vi scrive ha frequentato per quasi 40 anni i corridoi RAI e francamente di “comunisti” con la C maiuscola ne ha visti ben pochi. Magari nel passato si avvertiva la presenza/ingerenza diretta o indiretta esterna quanto innocua di qualche ex marxista-leninista-maotsetung pensiero della prima ora ovvero giovani estremisti extraparlamentari alla Paolo Gentiloni tanto per intenderci (poi forse pentito), frequentatore di partitelli Comunisti con la C maiuscola della fine degli anni ’70, oppure qualche autorevole dirigente della radio ex LC (Lotta Continua) come Marino Sinibaldi oppure la comparsa in video di qualche autorevole commentatore esterno alla Paolo Mieli ex PotOp (Potere Operaio) ma ora no, quella generazione ha finito di dare frutti e non ci sono più pezzi di ricambio. Per le fonti dei tre citati vedi i profili su Wikipedia.

Sangiuliano può dormire sonni tranquilli: a Viale Mazzini non ci sono e forse non ci sono mai stati “comunisti” né quelli di vecchio stampo, stalinisti puri, e tantomeno quelli rivisti e corretti. Ma perché questa considerazione merita qualche riga? Solo perché alimenta una corrente di pensiero che si sta vieppiù rafforzando: la cosiddetta “narrazione” del Paese fatta dal Servizio Pubblico è troppo di “sinistra” e dunque è necessario modificarla. Il problema è che si tratta di una balla colossale. Sia in termini numerici contingenti (spazio dedicato alla Meloni &C) sia in termini editoriali. Tanto per capirci: il dichiarato sostegno all’aumento delle spese militari quando la maggioranza degli italiani è contrario per caso è di “sinistra”??? Sanremo con tutto il suo intrinseco “berlusconismo” per caso è di “sinistra”??? No, il Ministro Sangiuliano può stare tranquillo: dentro la Rai non ci sono più colbacchi, i “comunisti” di una volta, che si aggirano per i corridoi ma il bello  è che non ci sono più da nessuna parte, è una categoria della politica estinta come i dinosauri.

Oggi da segnalare un’intervista a Riccardo Laganà su Repubblica con il titolo “Macchè Stalin per loro l’Azienda è terra di conquista”. Concordiamo per molta buona parte: ci verrebbe solo da specificare chi sono “loro” e poi quale sarebbe la “statura morale ed etica” di coloro che sono chiamati ad amministrare il Paese e a difendere la Tv di Stato. È difficile supporre che per “loro” si possa intendere solo la nuova Destra al Governo. “Loro” sono stati tutti coloro che, come ha detto Laganà, da sempre, vedono il Servizio Pubblico come terra di conquista. Tutti, quasi senza eccezione. Altro tema è la possibile sostituzione di Fuortes&C: per paradossale che possa apparire, questa manovra è pienamente sotto il segno più nefasto dell’ingerenza del Governo sulla RAI. Fuortes non verrà rimosso perchè “antipatico” (diamoci del Lei) o per il solo merito di aver proposto e sostenuto un Piano industriale non suo (Salini) e con idee vecchie di almeno 20 anni ma solo perché lo si vorrebbe sostituire con uno più in sintonia con l’attuale Governo. Punto. Per quanto riguarda poi la “statura morale ed etica” abbiamo la sensazione di essere messi alquanto maluccio e se poi questa si dovesse mai riferire al senso, alla missione del Servizio Pubblico, siamo messi ancora peggio. Di Salvatori della Patria all’orizzonte se ne vedono ben pochi.

A questa intervista si lega il pezzo, sempre su Repubblica, con il titolo “Meloni insiste su Chiocci alla direzione del Tg1. Prove d'intesa con Conte”. Interessante anzitutto per la seconda parte del titolo. Le “prove tecniche di trasmissione” tra Conte e Meloni hanno una loro logica facilmente comprensibile: seppure con obiettivi opposti, entrambi puntano al disfacimento del PD. Ieri la Schlein ha dichiarato che “Dobbiamo seguire con particolare attenzione la questione degli assetti dell'informazione del servizio pubblico. Mi pare che il governo stia cercando di metterci un po' troppo le mani. Vigileremo”. Già, speriamo che possano vigilare bene e magari, nel frattempo, farci sapere qualcosa sulla Vigilanza RAI.

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lunedì 27 marzo 2023

Rai: il buio e il vuoto oltre la siepe

Foto di chrisfxwolf0 da Pixabay


E pure questa mattina di cosa ci dovremmo occupare? Delle dichiarazioni del Ministro Sangiuliano fatte ieri da Fazio? Bah … lasciamo perdere.

Come interpretare invece questo momento del “dopo” e in vista di quello che potrà succedere nelle prossime settimane? Come valutare il nulla ripassato in padella che si agita in questi giorni? Grosso modo, si può serenamente sostenere che siamo entrati nel tunnel buio dell’incertezza e della confusione, bene accompagnato dalla nebbia che circonda il futuro della Rai.

Tanto per capirci bene e rendere tangibile la sensazione di quanto pesa l’Azienda nel panorama politico: nei giorni scorsi alla Camera è stato presentato il consueto Rapporto Auditel. Sono intervenuti, oltre ad Imperiali che lo ha esposto, il Presidente della Camera Fontana, il Ministro Urso del Mimit, il sottosegretario all’editoria Barachini, il presidente Agcom Lasorella e Mollicone presidente commissione cultura della Camera. Bene, carta e penna alla mano: non uno di loro, mai una sola volta, nemmeno per sbaglio, di sfuggita, direttamente o indirettamente, ha nominato la Rai o almeno più in generale il Servizio Pubblico. Mai! Eppure gli argomenti trattati (ascolti della Tv, piattaforme OTT, regolamentazione, pubblicità etc etc etc) riguardano in modo diretto e frontale il perimetro di interessi di Viale Mazzini. È mai possibile che sia stata una amnesia collettiva? Difficile anche solo supporlo. Diciamo pure che, forse, non è un argomento considerato “opportuno” da trattare, come quando a tavola con ospiti si cerca di evitare temi “delicati”.

Dunque incertezza e confusione. È incerto il futuro dell’AD&C e, di conseguenza, è confuso tutto il resto. A partire dalla Vigilanza Rai che ancora latita con il colpevole e complice silenzio anche del PD e del M5S.

Anche Bloggorai si adegua e segue l’onda. Rimaniamo con le antenne sintonizzate e vediamo che succede.   

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domenica 26 marzo 2023

Primavera


Di cosa ci dovremmo occupare questa mattina?

Della Presidenza del Consiglio che “ordina” alla Rai di pubblicare i diari del televoto di Ballando con le stelle?

Della Maggioni che fa causa a Striscia la notizia?

Del Sindaco di Milano che “rimbalza” Fuortes alla Scala?

Forse, tutto sommato, restituiamo braccia all’agricoltura … è primavera, è tempo di concimare, di potare, di ripiantare. Tutto sommato, fa bene alla salute.

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sabato 25 marzo 2023

Rai: le idi Marzo senza Cesare

Foto di Gordon Johnson da Pixabay

Fuortes non è e non sarà mai un Cesare della situazione e tra i congiurati non ci sono e non ci saranno mai i Cassio, Bruto o Trebonio. Fatichiamo pure a pensare se mai ci potrà essere un Antonio che ne declamerà l’orazione al momento della sua possibile uscita da Viale Mazzini. Sappiamo con certezza che dopo l’uscita di scena di Cesare a Roma si apre una stagione di scontri epocali dagli esiti drammatici. La tragicomica vicenda alla quale assistiamo invece somiglia molto alle recite delle parrocchiette, quelle fatte alla buon’e meglio, con tanta buona volontà ma scarsa capacità.  

Ci sarà tempo e modo per decifrare correttamente e capire bene il senso dell’operazione Rai Way conclusa con la designazione di Cecatto e Pasciucco come AD e Presidente che ieri abbiamo definito una “porcata a più dimensioni”. Al momento, ci corre solo l’obbligo di fare osservazioni sommarie ma essenziali. A: non è assolutamente chiaro perché sia avvenuta B: non è assolutamente chiaro se questa operazione rafforza o indebolisce l’AD.

Abbiamo fatto, al solito in nostro rapido sondaggio interno ed esterno a Viale Mazzini. Si fronteggiano due partiti: da un lato coloro che vedono il segno della resa di Fuortes ai desiderata del Governo (o di una parte di esso) ovvero una forse ultima contropartita da offrire in cambio di una exit strategy onorevole (la Scala o qualcosa di simile). Dal fronte opposto, la capitolazione alle pressioni politiche esterne (Lega?) rappresenta pura e semplice merce di scambio in garanzia della sua adesione totale alle indicazioni che gli vengono fornite. Nell’una e nell’altra interpretazione c’è un segno comune: gli interessi dell’Azienda sono in secondo piano. La sola e unica motivazione fornita in Cda è stata la pretesa “discontinuità” con la precedente gestione di Rai Way. “Discontinuità” con cosa? Con i risultati finora ottenuti? Con i progetti non realizzati? Nulla di tutto questo è noto.

Rimane solo il secondo interrogativo destinato a tenere banco ancora per molti giorni: se ne va o no? Bloggorai, come noto, accetta scommesse e punta alla sua sopravvivenza. Per paradosso assoluto, siamo pure costretti ad ammettere che temiamo più un possibile nuovo che avanza (a parte l’autocandidatura dell’antipatico interno, non ci sono altre figure di cui si accenna) che il vecchio che rimane. Inoltre, ci appare particolarmente indigesto avvallare il principio che, in questo caso assumerebbe una plastica e tangibile rappresentazione, dello Spoil System: cambia il governo del Paese e cambia la governance Rai. E’ il frutto avvelenato di un albero malato: la nefasta legge Renzi del 2015 che schiaccia sotto il tallone del Governo la nomina dell’AD Rai. I giornali di oggi, compresi quelli “solitamente bene informati” ovvero quelli dei “soffietti” ad arte, quelli che hanno avuto il coraggio di sostenere la candidatura di Minoli come presidente, sono tutti infervorati dal taglia e cuci sulla sua candidatura alla Scala (nel caso fosse si parla di giugno) e i nomi dei ranghi inferiori. Confessiamo: non siamo esperti in questo campo e non ci appassiona più di tanto.

Ci interessa molto di più riflettere sull’argomento ascolti della Tv: secondo quanto reso noto dallo Studio Frasi (su dati Auditel) Rai Uno nelle prime 11 settimane del 2023 rispetto alle stesse dell’anno precedente perde in prime time oltre 300 mila telespettatori (-6,1%) e il Tg1 delle 20 ne perde oltre 600 mila (-11,1%). È sempre vero che il processo di emigrazione del pubblico verso “altra” tv diversa dalle generaliste è progressivo e inarrestabile: complessivamente perdono oltre 1,3 mln di telespettatori (pari a -8,9%).

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venerdì 24 marzo 2023

Rai e Rai Way: la porcata a più dimensioni


Cosa è successo ieri dopo le 7 della sera a Viale Mazzini? Chi ha vinto tra il partito del “mercato” e quello della “politica”? Tutto molto semplice: ha vinto la “politica” e la partita verrà archiviata con queste categorie messe insieme:

a: una grande porcata

b: una mezza porcata

c: una porcata semplice

Bloggorai ha vinto il suo mezzo dollaro bucato quando ieri abbiamo scritto che la “politica” sarà più forte dei “mercati” ma è indubbiamente pure più forte della logica, del buon senso, del “razionale” quale che esso sia. La manovra su Rai Way è stato e sarà un piccolo laboratorio di messa a punto di ruoli e ingerenze politiche trasversali, oscure ed esterne all’Azienda. 

Che il cambio del Cda di Rai Way possa essere vantaggioso o meno per gli interessi della Rai è assolutamente irrilevante, posto che ce ne sia uno. La sola idea proposta ieri in Cda per giustificare l’operazione è stata “discontinuità”. Un termine che basta da solo per dire niente ripassato con il nulla. Come scritto tante volte: nessun progetto, nessuna idea e nessuna visione sul futuro dell'Azienda. Nel caso specifico poi, vanno segnalate due anomalie nella composizione del voto favorevole a Fuortes 5 a 2: la Bria (PD) e Di Majo (M5S). La prima ha votato contro dopo che non si è mai distinta gran ché dalle scelte precedenti proposte dall’AD e ora invece cambia atteggiamento per quanto si possa ritenere persa la sua posizione attribuita all’ex AD di Rai Way in quota “X” (si fatica a definirla ex sinistra). Il secondo ha votato a favore perché molti lo ritengono oggi essere appagato per qualche “accordo” sottobanco in grado di compensare qualcuno o qualcosa (i più benevoli sostengono l’ovvio Carboni). Punto, nulla di più e nulla di meno.

Leggendo la stampa di oggi, emerge solo un assioma e una riga significativa. Il primo si riferisce all’operato dei "para guri" (di destra, di centro e di ex sinistra) dietro le quinte delle operazioni in corso intorno alla Rai e la riga si riferisce al solo vero grande disegno che guida le grandi manovre in corso: non è necessario impossessarsi della Rai, è sufficiente indebolirla. Ci stanno riuscendo perfettamente e, ribadiamo, per tutto questo Fuortes&C bastano e avanzano.

Rimane solo da capire ancora se questa operazione rafforza o agevola Fuortes: rimane o se ne va? A costo di dissanguarci a pagare scommesse Bloggorai punta sulla sua permanenza e questa vicenda lo potrebbe confermare ulteriormente.

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giovedì 23 marzo 2023

Rai: lo scontro feroce tra Mercato e Politica

 

Foto di Steve Buissinne da Pixabay

Alle sette della sera, lungo i corridoi felpati e silenziosi del VII piano, nei giardini fumosi e polverosi di Viale Mazzini, nelle segrete e buie stanze dove si trama e si complotta … andrà in onda uno scontro epocale e destinato a rimanere nei libri di storia. 

Quando gli uomini (e qualche sparuta donna) con alle spalle i mercati incontrano uomini (e qualche sparuta donna) con alle spalle la politica … è difficile immaginare come possa andare a finire. Occhio e croce il nostro dollaro bucato va a dirigersi verso la politica. Quello che si sta profilando per l’appuntamento del Cda Rai di oggi pomeriggio è uno scontro sanguinoso e violento. Da un lato i “mercati”, i fondi, gli azionisti, gli stakeholders e dal fronte opposto i “politici” interni ed esterni all’Azienda, i mercanti della “quota di appartenenza”, i quaquaraquà del poco e del nulla, del “Franza o Spagna abbasta che se magna”. Da quando hanno iniziato a rullare i tamburi di guerra sul prossimo futuro di Rai Way, improvvisamente, nella savana i leoni del profitto, della rendita, delle plusvalenze hanno intuito che qualcosa stava per andare storto: le tigri (quelle con gli occhi un pò così) hanno messo gli occhi sul territorio pregiato delle poltrone e dei posti appetitosi (non foss’altro per i lauti compensi che si percepiscono – l’AD di Rai Way guadagna quasi il doppio dell’AD Rai) e si è alzato il polverone della tempesta imminente. Tanto per intenderci e cerchiamo di semplificare: gli anziani leoni erano e forse sono quelli che vedono con favore l’avanzamento del processo di cessione delle torri (che fanno tanto contenti i mercati) e le giovani tigri sarebbero quelle che se ne strafottono dei vari “razionali” industriali e aziendali e avanzano per il solo gusto di occupare il territorio, per farne cosa … poi si vedrà.

Per cercare di capire e di intuire cosa mai potrà succedere, è necessario porre domande semplici. Cui prodest l’operazione che si sta intestando Fuortes (senza &C.)? perché questa operazione? Come e dove se ne avvantaggia l’Azienda? Chi sono i personaggi e soggetti in gioco? La prima è la domanda più complessa perché richiede definire esattamente la posta in palio. Sommariamente, si potrebbe sostenere che si sta predisponendo il futuro del “polo delle torri” e si vorrebbe che a gestire questa delicatissima operazione fossero persone di fiducia dell’attuale Governo. Ci sta: l’attuale AD di Rai Way è riconducibile ad una stagione politica ormai decotta e trapassata ed è comprensibile il desiderata del Governo. Ma, in verità, è necessario porre bene la domanda: quale parte del Governo? La Lega non è Fdi e FdI non è FI: gli interessi, gli appetiti e i riferimenti geopolitici anche su questa partita non sono gli stessi. Ne consegue che pure la posta in palio potrebbe essere diversa a seconda dei punti di vista o, in subordine, potrebbe essere una posta a “tavolo multiplo” ovvero una fiche che si sposta da una partita ad un altra a seconda delle opportunità, necessità e convenienze. Provate ad immaginare nella stessa Sala gioco un tavolo da Chemin, uno di Poker e uno di Tresette e la fiche è indifferente e buona per per tutti i tavoli (compresa la Vigilanza RAI). Quindi: chi ha interesse e quale è l’interesse prevalente, ovvero, di cosa è composta la fiche e chi la gestisce? La domanda ci indirizza necessariamente verso i quesiti correlati. Perché Fuortes si presta a questa operazione? Cosa giustifica la rimozione di Mancino per essere sostituito da una persona che sul tema specifico non ha esperienza e conoscenza? In subordine: perché torna Pasciucco dopo essere già stato consigliere e poi dimesso (insieme a Ciccotti) per fare spazio a due nuovi consiglieri sulle cui ragioni ancora grava un velo di mistero?

Ecco che sul far della sera, con la chiusura della Borsa lo scontro “mercati” vs “politica” prende forma e da qualche ora girano i cosiddetti “pareri degli analisti” che stanno menando fendenti. Mediobanca tira la volata: “… rischio di un potenziale cambio di figure apicali della Rai possa ritardare il processo di consolidamento …”.

Non c’è in gioco solo il “consolidamento delle torri” ma quello degli equilibri politici interni al Governo e tra governo e opposizione di cui la Rai e ai Way sono solo un piccolo laboratorio.

In attesa di ulteriori sviluppi che potrebbero pure esserci (rinvio del Cda perché potrebbero mutare i nomi proposti, ovvero perché non si sono risolti i problemi, compresi quelli atavici legati a “chi si mette al posto di …???

Intanto, rileggete attentamente gli articoli comparsi questa mattina e, in particolare, La Stampa che ha scritto: “Nessun assalto alla diligenza di Raiway, quindi, anzi l'assalto di due esterni vicini alla Lega è stato sventato: Raiway così resterebbe in mano al Pd”.

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Rai e Rai Way: il grande complotto per le mani sul malloppo

 

Foto di Ryan McGuire da Pixabay

Nel mentre e nel quando, nel far della sera e nel cuore della notte, giungevano notizie e smentite su trame e complotti intorno a Rai Cinema e Rai Way, questa mattina prima La Repubblica tuona in prima pagina “Le nomine della discordia” e gli fa sponda La Stampa con “Nomine, i sospetti di FdI sull’asse Letta-Giorgetti”.

Che succede, per quanto ci interessa? Succede che questa sera, alle 19 a mercati chiusi, si riunisce il Cda Rai dove l’Ad Fuortes dovrebbe presentare le liste per i componendi del nuovo Cda della società che gestisce le torri in vista del suo prossimo rinnovo di aprile. Se non ché, in buona sostanza, da ieri pomeriggio, hanno cominciato a girare nomi che poi, secondo nostre fonti, sarebbero stati “rimescolati”. Quale è il segno di interpretazione “politica” che sembra essere la lettura prevalente in queste contingenze determinate? Semplice: è in corso una presa di possesso del territorio Rai più “remunerativo” da parte della Lega in avversione/sottrazione a FdI, la quale, sembra, pare, ci dicono, mangiata la foglia, si è messa di traverso ed ha ottenuto un “riaggiustamento” anche in accordo con quello che rimane del PD, nuovo o vecchio che sia. Non facciamo nomi per carità di Patria e lasciamo che “chiudano i mercati” ma non quel della Borsa che pure potrebbero avere un senso, ma quelli della frutta e verdura dove sono in corso le vere trattative che vano ben oltre i giardinetti di Viale Mazzini e lambiscono direttamente Camera e Senato. E già perché la convocazione della prima riunione della Vigilanza Rai spetta ai due presidenti che, vista l’aria che tira, se ne guardano bene dal prendere l’iniziativa prima che le acque, torbide, torbidissime, siano placate tra la maggioranza e l’opposizione.

Torniamo sul tema: i soliti bene informati del Sole (Biondi ) e Repubblica (Fontanarosa) pubblicano i nomi dei nuovi vertici di Rai Way: Cecatto al posto di Mancino e Pasciucco alla Presidenza. Nota curiosa: La Stampa sembra fare un po’ di confusione sull’appartenenza all’area di qualcuno, così che da per certa la permanenza dell’AD della quotata di Via Teulada sotto l’ombrello del PD e sostiene essere fallito l’assalto della Lega. Come vi abbiamo però scritto prima, ci risulta che nel frattempo (da quando è uscita la notizia da Viale Mazzini) le cose siano cambiate e lo schema reso noto sia saltato last minute. Sule due versioni o schemi c’è molto da dire.

Siamo in attesa anche noi di “aggiustamenti”, rimanete sintonizzati, molto sintonizzati

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mercoledì 22 marzo 2023

Fuortes e Meloni nel Metaverso ... con la stampa che si meritano

Foto di Brian Penny da Pixabay

Gentile Amministratore Delegato Rai, Dott. Carlo Fuortes

Anzitutto Le esprimo un vivo apprezzamento per la sua lettera di ieri dove mi espone una situazione peraltro già nota e che condivido ritenere molto critica. Cionondimeno, possiamo convenire che per ora è utile rimanere a quanto concordato: aspettiamo l’approvazione del Bilancio e dopo ci rivedremo e decideremo. Lo faremo in tranquillità e non vorrei auspicarle, nel frattempo, di “stare sereno” perché immagino possa ricorrere a gesti apotropaici forse necessari ma certamente sconvenienti. Le rivolgo quindi un cordiale appello a … come si dice in gergo volgare romano che Lei certamente intende, “stare in campana” e guardarsi bene dai loschi figuri di cui mi ha dato contezza.

Sulla richiesta specifica che mi ha rivolto, purtroppo, debbo esprimerle la mia indisponibilità a rilasciare una dichiarazione pubblica in tal senso per le note contingenze politiche che il Governo sta attraversando. Si tratta di una coalizione e necessariamente debbo tener conto di riottosi alleati che, sulla Rai, hanno poche idee ma ben consolidate (canone) e non è possibile non tenerne conto.

Infine, le ricordo che è in corso un’aspra battaglia per la Presidenza della Vigilanza che indubbiamente riguarderà e definirà tutto il perimetro delle scelte che si dovranno compiere, compresa quella relativa alla sua continuità alla guida della Rai.

Per quanto riguarda il prossimo incontro, Le sarei grata di venire da solo, giusto per evitare imbarazzanti presente e a arginare sgradite fughe di notizie. A proposito: i pasticcini li porta Lei?

Un molto cordiale saluto”

Bene, con questa lettera, ovviamente artificiosa, falsa come un dollaro bucato, bugiarda come una spia, farlocca come una carta truccata, si può attestare ufficialmente che la Rai e il suo Cda sono entrati nel Metaverso. Somiglia leggermente a quanto successo ieri mattina con un “avatar” Meloni intervenuta in una trasmissione radiofonica. Il mondo reale del Servizio Pubblico è svanito, fluidificato, rarefatto in forma gassosa. È stata superata la settima dimensione, sono stati liquefatti i terminali sensoriali, la rete si è impadronita dei loro neuroni e sinapsi e, da ora in poi, ogni possibile interpretazione dei fatti ed eventi prossimi venturi sarà possibile solo con l’ausilio di apposita strumentazione (solo per pochi intimi).

Nella realtà fattuale ormai si fatica a trovare fonte credibile di ispirazione. Anzitutto continua a permanere il paludoso silenzio, interno ed esterno alla Rai. Tutti tacciono perché non sanno cosa dire. Gli articoli che si leggono (su tutti, basta e vedi oggi su La Stampa) un florilegio di taglia e cuci ormai logoro e stantio, un fritto misto di acqua fresca ripassata in padella, con i soliti Tizio al posto di Caio e Sempronia al posto di Pasquala. Stucchevole. Tutta robetta buona solo per annebbiare e affumicare il vuoto pneumatico sotto forma di nulla sul quale non si sa cosa scrivere.  

La Rai ha la stampa (e il Web) che si merita. Autorevoli firme, solitamente bene introdotte e ricche di buoni contatti e relazioni, annaspano nel gossip e nel sentito dire senza alcuna capacità, volontà o interesse nel cimentarsi con temi e problemi rilevanti. Avete mai letto di qualcuno che ha scritto una riga sulla governance Rai? Avete mai letto qualcuno che ha scritto una riga sulla CDN proprietaria? Avete mai letto qualcuno che ha osato riflettere sul futuro del canone?  Noi no, magari ci è sfuggito, forse nel Metaverso questi argomenti ancora non sono entrati o forse anche nel mondo reale non interessano a nessuno.

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martedì 21 marzo 2023

Rai: la lettera di dimissioni che nessuno mai potrà o vorrà scrivere

Foto di Bruno /Germany da Pixabay

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni

Mi permetta di rivolgerle un caloroso saluto e un sentito ringraziamento per le attenzioni che, in questo delicato momento, Ella sta rivolgendo al Servizio Pubblico Radiotelevisivo. Le sono certamente a conoscenza le complessità e le criticità che si profilano intorno e sul futuro della Rai che si evidenzieranno con l’approvazione del prossimo Bilancio di esercizio, previsto per il prossimo mese. Come da accordi intercorsi, non appena compiuto questo formale adempimento, ci vedremo per valutare di comune accordo quali potranno essere le opportune, necessarie e forse doverose mosse successive.

Mi corre però l’obbligo di anticiparLe il mio pensiero affinché Ella possa trarne le opportune valutazioni e conseguenze. Sono indotto a ritenere che il clima intorno alla mia persona sia divenuto alquanto ostile, all’interno dell’Azienda e al suo esterno. Sono sottoposto ad una pressione che diviene viepiù insostenibile. Vorrei anciparLe le mie dimissioni, seppure lo ritengo atto vile e codardo rispetto alle responsabilità che non mi riguardano e per quelle che invece mi dovrebbero riguardare e che invece respingo con sdegno. Che colpa ne ho se sono contornato da incapaci, fannulloni, corridoristi, gossippari, complottisti di ogni genere e grado, maniaci dei selfie nei giadini di Viale Mazzini e frequentatori compulsivi di luoghi equivoci (Partiti, lobby di varia natura e cultura, associazioni segrete etc)? Alcuni, lo ammetto, me li sono scelti da solo e pago pegno, ma gli altri no!!! Mi sono capitati addosso come il vaiolo, la peste bubbonica e le cavallette. Li ho trovati già qui cresciuti e pasciuti. Pertanto, vorrei tanto dimettermi ma non posso, non voglio, non devo.

Allora? Che fare? Gentile Presidente, sottopongo alla Sua cortese attenzione una concreata possibilità di uscirne tutti felici e contenti: Lei, nella Sua grazia, potrebbe fare una dichiarazione di intenti dove professa la Sua fiducia nei miei confronti ed io, per quanto nelle mie prerogative, mi impegno ad esaudire ogni suo desiderio fino alla fine del mio mandato. E poi, beato chi avrà un occhio.

Con doveroso rispetto, un molto cordiale e affettuoso saluto, in attesa di vederci presto a Palazzo Chigi per un caffè o un te pomeridiano con pasticcini (mi faccia sapere se vengo da solo o posso venire accompagnato)”.

Tutto finto, falso, apocrifo, ovviamente, uno scherzetto, una minchiatina, un soffietto in tempo di primavera, un pelo di gatto caduto sul divano. Non ci sarà mai nessun AD che potrebbe scrivere una lettera del genere e proprio perché frutto di totale fantasia, sotto sotto, alla fin fine, qualche frammento di verità lo si può trovare.

Ormai è diventato un tormentone con il quale Bloggorai rischia di rompersi l’osso del collo con le scommesse accettate: Fuortes se ne va o no? E, nel caso, quando? E, nel caso, chi lo sostituisce? Questa mattina, per l’ennesima volta, sui giornali fioccano ardite previsioni e si legge di “dimissioni”… “si farà da parte…” etc. ma è mai possibile che nessuno sia in grado di fare un ragionamento semplice semplice come questo: A - Fuortes non si dimetterà sua sponte nemmeno sotto tortura. Dovrebbe implicitamente ammettere un suo totale fallimento, cosa che non è mai avvenuta nella storia della Repubblica nemmeno di fronte alle infamie più clamorose. B - Lo potrebbe fare solo nel caso in cui “il Paese a gran voce lo chiama” ma in questo momento il Paese sembra in ben altre faccende affaccendato. C – Il Paese, qualora fosse, non ha posti liberi adeguati alla bisogna (Firenze puah !!! Milano posti in piedi, Venezia è lontana, Napoli meglio lasciar perdere). 

Conviene poi che se ne vada ora quando manca poco più di un anno alla fine del suo mandato? No, semplicemente no: non conviene a nessuno, men che meno al Governo. E men che meno nelle delicate e complesse dinamiche aziendali che si andranno a profilare (piano industriale fantasmico, palinsesti, ascolti, definizione risorse economiche, sindacati pronti allo sciopero generale etc). Chi sarebbe l’eroe pronto ad immolarsi per la Patria in queste contingenze? L’interno di cui molti scrivono, a tempo determinato come lo yoghurt e affiancato da un Commissario ad acta del Governo? Tarzan … facce ride! Sembra che pure i suoi colleghi non ne nutrano grande simpatia.

Se è vero, come sembra, che il malloppo grosso non sia la testa di Fuortes ma tutto il cucuzzaro che gli sta sotto nelle direzioni di reti e testate, il lavoro sporco può essere fatto senza grande clamore: hic manebimus optime. Poi, fra un anno, si vedrà.

Questo il vero scherzo, questa la vera minchiata della narrazione su questo tema. Per tutto il resto, ci adeguiamo al dignitoso silenzio che si diffonde da Viale Mazzini e dintorni.

Ps: se dovesse mai succedere che Fuortes abbandoni il campo, quale che sia il modo, per chi ha scommesso su questa possibilità e Bloggorai perda, chiediamo solo di poter pagare in comode rate mensili.

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Doppio ps. La Vigilanza che torna in alto mare potrebbe congiungersi con una partita molto delicata: la vendita e il cambio del Cda di Rai Way prossimo venturo. In che modo? In tanti modi!

lunedì 20 marzo 2023

La Primavera di Viale Mazzini: è tutto e solo un cinguettio spensierato

Foto di Gerd Altmann da Pixabay
Nonostante la bella stagione che si appresta da arrivare, oggi la palude intorno alla Rai è nebbiosa, infida e codarda. Le sabbie mobili attraggono verso il fondo di un vortice senza fine. 
Di cosa dovremmo parlare a seguire l’onda dei “topic trends” di Twitter o Google? Se la scelta è tra il nulla (come avvenuto ieri) e il niente come avviene oggi, sarebbe preferibile una sana via di mezzo che oscilla tra il quasi e il forse. Dovremmo forse parlare della parolaccia sfuggita all’Annunziata o dell’epiteto contro le donne nate nel 2000 di Sgarbi? Si, a volerci divertire ci sarebbe tanto da scrivere in difesa della parolaccia e contro l’offesa della morale per poi aggiungere e assolvere, doverosamente, il vertice Rai per eventuale omissione di controllo verbale sui conduttori e ospiti. Che colpa ne hanno Fuortes&C se scappa un “piffero” oppure se un ospite già noto per il suo stile gentile forbito si lascia andare e usa il termine “troie”? Si vorrebbe forse che tutte le trasmissioni fossero registrate e visionate preventivamente? O sarebbe meglio fargli firmare una lettera con il sangue dove si spergiura sulla loro assoluta fedeltà all’uso corretto della lingua italiana priva di turpiloquio? No, lasciamo perdere. Possiamo solo sottolineare che parolacce e malversare, nonchè allusioni e sottintesi, doppi e tripli sensi sessuali e sensuali fanno parte del lessico comune e non da oggi e non serve nemmeno scomodare Dante e il suo forbito vocabolario o Pirandello sul dialetto. La Rai non è innocente su questo terreno e non solo e non tanto per incidenti di percorso più o meno gravi, rilevati e sanzionati, quanto per aver “accompagnato” questa dinamica linguistica narrativa, nel bene e nel male.

Quello che invece urta il sistema nervoso e suscita pruriti epidermici e mentali sono le reazioni a tutto questo. È fastidioso il vociare breve e concitato dei twittaroli che in due battute se la cavano con la speranza di lasciare segni indelebili su queste stronzate mentre, al contempo, se ne guardano bene dall’affrontare di petto i grandi temi che pure meriterebbero attenzione. Qualcuno legge qualche miserabile Tweet sul canone, sulla vendita di Rai Way, sul prossimo contratto di servizio o sul piano industriale? Qualcuno legge qualche miserabile Tweet sull’offerta informativa del Servizio Pubblico? Qualcuno legge qualche miserabile Tweet sulla riforma della governance Rai?

Tutto è avvolto dalla palude, dal silenzio imbarazzato e imbarazzante, dalle paure e dalle reticenze, dalle trame omertose e torbidi complotti, scenari animati da complici e artefici di ogni nefandezza a danno della Rai eppure si sente solo cinguettare. Chissà, forse è Bloggorai che non ha capito come vanno le cose del mondo. Ce ne faremo ragione: valuteremo l’ipotesi di aprire un profilo Tweet e magari fare pure qualche “storia” su Instagram, tanto per stare sul pezzo.

Nel frattempo, per non farci mancare nulla, a quanto sembra l’accordo per la presidenza della Vigilanza è ancora in alto mare e la prevista riunione di domani sembra rinviata. Amen.

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domenica 19 marzo 2023

Rai: sotto o dietro la notizia ... niente


La notizia del giorno è che non ci sono notizie. Ci dicono che nella consueta rassegna stampa Rai oggi non compare la sezione “Azienda” e dunque nulla da segnalare. Stupiti? Anche no. Forse è meglio dire rassegnati. Ieri abbiamo proposto una serie di piccole cose, scaramucce, gossip, bassa cucina che non meritavano attenzione più di tanto. Però, in verità, una cosetta potrebbe richiedere qualche riga: il caso Vespa.

Premettiamo: Bruno Vespa e Marco Damilano, dal nostro punto di vista, nella loro quintessenza sono speculari, due facce di una stessa medaglia. Tutti e due sono esterni all’Azienda, anche se uno è più esterno dell’altro. Tutti e due sono referenti ed espressione di un’area politica determinata, anche se, forse, uno lo è più dell’altro … non foss’altro per ragioni di carattere politico contingente (destra di lotta e di Governo). Tutti e due, giornalisti anche se non è ben chiaro il confine del loro contratto “artistico”, in mancanza di meglio, sono soliti intervistare altri giornalisti. Tutti e due pescano nello stesso stagno della fascia oraria post 20.30. Tutti e due vorrebbero essere (e non lo sono) “opinionisti” pur senza esprimere opinioni. Tutti e due galleggiano tra il fosco il losco di un panorama dell’informazione del Servizio Pubblico alla “buon’e meglio”… alla quello che passa il convento...alla chi c’è c’è. Tutti e due sono stati proposti e catapultati in quella fascia oraria sulla spinta di “fare qualcosa” … la qualunque purché si faccia qualcosa. Tutti e due, infine, hanno un sogno nel cassetto: passare alla storia, quale che sia, come gli “eredi” di Enzo Biagi.   

Allora, cosa succede quando un giornalista intervista un altro giornalista e, se non ne basta uno, ne chiamano pure un secondo (l'altra sera Sallusti e Molinari)? Succede che il giornalista intervistato da un altro giornalista che usa invitare giornalisti a fare un’intervista non sappiano bene cosa dire per evitare due pericoli micidiali: sparare minchiate ed evitare che queste, se diventano fortunate, possano andare a beneficio di altri giornalisti. Allora, il giornalista intervistato da un altro giornalista si tiene in bilico tra il poco e il nulla (visto pure il poco tempo a disposizione) e il giornalista che intervista un altro giornalista, sbuffando, si accontenta di sapere che in studio c’è qualcuno, un giornalista, che possa dare un senso alla trasmissione che vorrebbe essere giornalistica e che forse non è.

Allora si pone il problema: quale è il senso "giornalistico" della trasmissione di Bruno Vespa oltre quanto già ci dovrebbe essere nella trasmissione giornalistica per eccellenza, ovvero il Tg quale che sia la rete di appartenenza? Non è un editoriale. Non è un approfondimento. Non c’è una “notizia” che già non sia stata data in precedenza. E quindi? Cosa rimane? Ieri, un attento e qualificato lettore (acido) ci ha suggerito: “La trasmissione di Vespa è lui e per lui  in quanto tale, Vespa nella veste di se stesso: Vespa è il suo antefatto, il suo svolgimento e il suo epilogo che avverrà due ore dopo di lui. Si potrebbe dire che RaiUno nel prime time è intervallo tra un Vespa e un altro Vespa” e la sua presunta “narrazione” degli avvenimenti del giorno da un “diverso” punto di vista (destra destra o destra moderata o destra centristi che dir si voglia) altro non sembra che l’occupazione di uno spazio pubblico ad uso privato. Con un aggravante: la prima di carattere economico (non è noto il suo compenso per questi 5 minuti e non è chiaro perché è saltato il break pubblicitario al termine del Tg1) e la seconda di carattere editoriale. I dati di ascolto dei primi giorni non sembrano incoraggianti a tal punto che il povero Amadeus potrebbe pure essere scocciato di vedersi perdere per strada buona parte del trino del Tg1.

Allarghiamo il ragionamento: quale è il senso dell’invenzione prima di Damilano e poi di Vespa in un quadro dell’offerta informativa del Servizio Pubblico che fa acqua da tutte le parti? Non esiste un piano editoriale, non esiste un progetto organico, non esiste una visione, una missione, coordinata tra le reti e le testate. Non c’è traccia di una ragionamento tra risorse disponibili e obiettivi. Quasi 2000 giornalisti sono sufficienti, pochi o molti rispetto a quali compiti debbono adempiere? Ribadiamo al solito il clamoroso caso di RaiNews24: quasi 200 giornalisti per ascolti che rimangono da prefisso telefonico. Per non dire del sito Internet, per non dire dei Giornali radio e via trotterellando.

Già, oggi approfittiamo della mancanza di notizie per trotterellare … allegramente.

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sabato 18 marzo 2023

Oggi i gatti vanno a spasso


Le notizie del giorno sono:

a: la destra occupa i Tg Rai

b: Renzi vorrebbe la Boschi alla presidenze della Vigilanza Rai

c: il ministro Sangiuliano vorrebbe cambiare la “narrazione” del Paese

d: i telespettatori appena vedono Vespa scappano da RaiUno

 

Basta e avanza per prenderci una pausa, portare a spasso i gatti e andare al cinema.

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venerdì 17 marzo 2023

Polvere acida sulla Rai


Nelle grandi città dei paesi poveri del mondo spesso si respira un’aria polverosa, acida, sporca di tutto lo scarico umano, meccanico e tecnologico possibile. Appena tornato dall’Africa e, seppure per poco, abbiamo sperato di trovare un mondo migliore di quello che avevamo lasciato alle spalle … si fa per dire .. ovviamente .. ovviamente ...

No. Tutto confermato, tutto esattamente come previsto, anche peggio. Dopo un rapido giro di contatti, abbiamo trovato un clima malmostoso, incerto e confuso peggiore di prima anche se sono passati solo pochi giorni.

Con ordine e per capire meglio. Ieri il Messaggero, per primo, ha dato notizia della possibile multa AgCom per le nefandezze di Sanremo e oggi fa un piccolo passo indietro: “Sanremo, faro dell'AgCom: ma per ora niente sanzioni”. 

Ora è necessario fare bene attenzione e fissare un paio di punti. Le sanzioni AgCom sono anzitutto un problema politico prima ancora che editoriale o banalmente economico per l’importo che potrà essere definito. È “politica” la pervicace e ottusa volontà di perseguire lo share ad ogni costo. È “politica” la determinazione e la ostinata intenzione di voler espandere i territori di conquista oltre il lecito e necessario. È politica, infine, la complicità e la connivenza con interessi che sono ben oltre il compito assegnato al Servizio Pubblico. Che la Rai, nel suo complesso, e non solo un direttore (e che direttore) sia multata o meno può interessare e significare qualcosa è vero fino ad un certo punto. È oltre quel punto che si profila la linea sottile che divide il lecito dal giusto, dal possibile e necessario, che si entra nella palude fangosa dalla quale difficile uscirne.

Nel merito di quanto avvenuto a Sanremo, la considerazione  e domanda fondamentale è semplice: era tutto previsto, concordato, pianificato o no? A nostro modesto avviso, anzitutto per logica deduzione e per quanto abbiamo letto e per quanto visto sul palco dell’Ariston, la risposta è si. Ci sembra impossibile supporre che fosse tutto improvvisato al momento, casuale, frutto solo delle genia di qualcuno sul palco. E, di conseguenza, ci sembra impossibile supporre che quanto avvenuto sia stato accuratamente tenuto all’oscuro a chi aveva il compito di sapere e, nel caso, vigilare. E’ mai possibile che nessuno sapesse o immaginasse che si poteva andare incontro a sanzioni sostenendo e promuovendo tutto quell’intrallazzo di Instagram magari sperando pure che nessuno se ne accorgesse che qualcosa non tornava? No, non è possibile supporlo neppure con la più fervida fantasia. Delle due l’una o chi sapeva era complice e allora colpevole o chi non sapeva era ignorante e allora doppiamente colpevole. In ogni caso, in un mondo normale, in una Azienda normale, non si attende il procedimento AgCom. Per chi vuole sapere nomi e cognomi e indirizzi a cui recapitare il bollettino di pagamento della multa, basta chiedere, sono tutti noti. Infine,

Proseguiamo avanti nella palude mal mostosa. Leggiamo oggi (su Domani) un titolo significativo: “Lo strano intreccio delle nomine può portare Boschi alla Vigilanza Rai”. E’ da tempo che se ne parla e scrive. Da tempo che la presidenza della Vigilanza è preziosa merce di scambio sulla quale si giocano interessi variopinti. “E’ la politica bellezza… di cosa ti stupisci?” quasi mi sbeffeggia un caro amico. Già, è vero .. è la politica ..bellezza.

Per un attimo ci eravamo dimenticati della definizione della politica coniata da Rino Formica: “E’ solo sangue e merda”. Rileggete una sua intervista del 1989 pubblicata su La Verita a cura di Federica Novella: “Oggi è ancora così? «Diciamo che oggi non vedo più il sangue. Una sorta di anemia politica? «Stiamo assistendo alla vittoria del tarlo. Lo Stato è tarlato. Come un tavolo che pare bellissimo, ma è destinato a sprofondare». Ci aiuti a orientarci. «E’ complicato. In 25 anni abbiamo assistito alla distruzione di tutti i partiti della prima Repubblica, della seconda, e della seconda e mezzo. Ma non è nato niente. Fu lei a coniare la metafora del -circo di nani e ballerine-, riferito all’ultima assemblea del Psi. Vale anche per questo governo? «No, adesso sono scomparsi sia i nani che le ballerine. Restano solo gli insetti». Rimpiange il circo? «Sì. Erano meglio loro. Nani e ballerine avevano una certa dignità».Dunque non crede all’alleanza Pd-5 stelle? «Non sarà mai permanente, e non sarà mai nazionale. Manca la strategia di lungo respiro. Questo governo è sostenuto per metà dal populismo, cioè roba sudamericana. Per l’altra metà da un Pd malriuscito, che ha gemmato due scissioni. Tutti cercano un’identità, in conflitto l’un con l’altro. È follia. È manicomio». Un profeta. 

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giovedì 16 marzo 2023

In viaggio

Di ritorno a Roma... nel frattempo Bloggorai sta organizzando una "colletta" per dare una mano a pagare la multa AgCom.

Rimanete sintonizzati...in giornata dovrebbe arrivare il post.

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mercoledì 15 marzo 2023

Rai e Governo: i patti delle banane


Quando un uomo con il “patto” incontra una donna senza “patto” (o viceversa) uno dei due è sconfitto (eufemismo gentile). Quando in Africa si leva il sole e dall’Italia giungono notizie di “patti” tra Conte e la Meloni sulla RAI, il primo istinto è correre in Ambasciata per chiedere la rinuncia alla cittadinanza italiana per poi chiedere di essere adottati da una tribù locale.

Oggi La Stampa titola: “Meloni-Conte asse sulla Rai. Accordo tra i due leader sul dopo Fuortes. Assalto della destra ai talk show. Incontro Lollobrigida-Cairo, possibili scambi tra Viale Mazzini e La7”. Il termine usato, “asse” suona male ma potrebbe bene corrispondere ad una comunanza di interessi ovvero convenienza, che pure abbiamo scritto e sostenuto su questo Blog. “Il PD ha fatto carne di porco in Rai” ci dice, seppure da lontano e con tono sferzante, un autorevole dirigente che pure non si può certo definire “in quota destra” e non gli stupisce più di tanto che ora, proprio ora, ci sia convergenza per rimettere le cose in ordine. Ma solo di questo si tratta.

Torniamo al presunto “patto”. A parte la memoria e la storia dei patti che non è certo di buon auspicio per la Rai (a partire da quello del camper del 1989 con Craxi e Forlani con la benedizione di Andreotti) è proprio la logica, la quintessenza del “patto” che è difficile da digerire e sopportare. Non tanto e non solo per quanto le ferree leggi della politica impongono quando sono necessarie le mediazioni, ma anzitutto perché è fumosa e languida la merce oggetto del patto. Cosa ci sarebbe sulla bilancia? Cosa si scambia? Per quanto sembra facile intuire, la prima merce è la figura dell’AD che pure l’articolo citato conferma: per ora, forse fino a giugno, non si cambia. In compenso, possono giungere ora “aggiustamenti compensativi” che, ad esempio possono riguardare Carboni in lista di attesa per la sua ricollocazione. Per tutto il resto è solo un trallallero di Tizio al posto di Caio e Sempronia al posto di Tazia… nulla di più. Non una parola sul futuro, sulla nuova missione del Servizio Pubblico, sulle risorse (canone in primo luogo), sui progetti quali che siano. Nulla, perché, semplicemente non ne hanno e se li hanno nessuno li conosce. Un “asse” fondato solo a ridimensionare il PD in Rai è robetta di bassa cucina, düra minga. C’è pure da dire che il PD, questo “nuovo” PD sembra essere uno sconosciuto giunto ad un tavolo imbandito dove giunge in ritardo e senza essere preparato. Qualcuno ha idea di cosa pensa la nuova Segretaria Schlein sulla Rai? Noi no, se qualcuno ne è a conoscenze è gradita una comunicazione. Infine: proprio nei giorni scorsi è stato reso noto un incontro Meloni Fuortes. È verosimile supporre che pure in quella sede sia stato definito qualcosa che somiglia ad un “patto” o asse che dir si voglia.  Chissà se è compatibile con quello Meloni e Conte. O viceversa.

Il retroscena di questo accordo, vero o falso che sia, è la Vigilanza Rai dove si sta consumando uno psicodramma collettivo di notevole interesse. La presidenza della Commissione deve necessariamente essere trovata attraverso un “patto” vero e sostanzioso con la maggioranza: i numeri di PD e M5S non sono sufficienti. Tutto si lega: il futuro del vertice Rai con quello di tutto il perimetro delle nomine che si dovranno fare nelle consociate e partecipate e il nodo Rai fa parte del pacchetto e, di conseguenza pure la Vigilanza. Oggi si legge che il Governo si oppone a Ricciardi del M5S perché troppo ostile, oppure che La Russa ha firmato una specie di “cambiale” con Renzi/Calenda da onorare per avergli concesso il placet alla sua elezione alla presidenza del Senato in cambio dell’appoggio alla Boschi. È la politica … bellezza!

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