Allora, succede che ieri abbiamo citato Lucio Caracciolo che
riteniamo uno dei più esperti e di più vasta esperienza di politica
internazionale. Magari non ne condividiamo sempre il punto ma questo è secondario.
La bizzarria è che un attento lettore ci ha subito scritto “è pagato da russi e
cinesi”. Non siamo in grado di sapere se è vero o meno ma siamo in grado certamente
di affermare che i tanti suoi emuli, alcuni noti per pruriti militaristi, che
affollano gli schermi RAI non sembrano certo a libro paga della Croce Rossa o
di Emergency e che altrettanto sicuramente costoro se ne strasbattono
allegramente del fatto che oltre la metà degli italiani non ci pensa lontanamente
a sostenere l’aumento delle spese militari. Questo è il discrimine: a noi interessa
capire e dibattere, anche con chi la pensa in modo diverso dal nostro perché altrimenti
Bloggorai non sarebbe tale ma un bollettino della parrocchietta, quale che essa
sia.
Ora veniamo ad un altro tema sul quale pure c’è stato
relativo dibattito e che ci porta dritti dritti nel cuore della notizia di oggi:
il canone. Ci è stato obiettato: non è vero che l’Europa ci chiede di
modificare il metodo di riscossione in quanto questo impegno non è stato
trascritto nel PNNR. Santa Pace: sarà pur vero che formalmente non se ne ha
notizia (per quanto il citato documento di Bruxelles del 2021, nero su bianco,
lo sostiene), ma è certamente vero che il tema (o il pretesto che dir si
voglia) è stato preso in carico da una forza politica di governo che, appunto, pure
oggi è alla carica. Si legge sui giornali: via il canone Rai entro 5 anni,
con una riduzione progressiva del 20% ogni anno fino alla sua completa
dissoluzione. Se non è pappa è pan bagnato: c’è chi vuole togliere il canone
come risorsa fondamentale del Servizio Pubblico. Se poi ci possa riuscire o
meno sarà tutto da vedere. Intanto è così. Quello che si può osservare che è sufficiente
il solo evocare questa prospettiva a renderla poi praticabile e “vendibile”
politicamente: una sorta di wishful thinking a futura memoria rispetto al quale
non si avverte la presenza di chi si oppone a tale disegno.
Come se ne può uscire? Semplice: avanzando una proposta
credibile e sostenibile in grado di rendere accettabile il “contratto “ con i
cittadini: il canone in cambio di un servizio pubblico autonomo dalla politica,
autorevole, universale e generalista. Se è possibile avviare un percorso “narrativo”
virtuoso in questa direzione, forse, la Rai ha speranza di sopravvivere,
altrimenti è destinata ad un mero ruolo di marginalità diffusa, di supporto al
resto del mercato. Già, buona intenzione e, come noto, destinata a rimanere
tale. Attenzione: tutte le tessere del puzzle cominciano a prendere forma ed accordarsi
tra loro. Quest’anno ci sarà il nuovo Contratto di Servizio e conseguente piano
industriale che andrà a scadere proprio a ridosso della scadenza della Convenzione
del 2027, ovvero esattamente quando Salvini immagina che si possa abolire completamente
il canone.
Purtroppo, e veniamo alla notizia di ieri, i segnali non sono
incoraggianti. Da rileggere quanto abbiamo scritto sulla Relazione Auditel dove
i termini “RAI” e “Servizio Pubblico” non sono mai stati pronunciati nemmeno
per sbaglio dai 5 relatori che ne hanno dibattuto alla Camera. Ieri è stata
indicata la nuova presidente della Vigilanza Rai con Barbara Floridia del M5S. Ovviamene
gli auguriamo la miglior fortuna ma, per quanto abbiamo letto e saputo si
tratta della persona sbagliata al momento ritardato. Quell’incarico (come tutti
del resto) dovrebbe essere ricoperto da persone che almeno possano vantare una
qualsivoglia competenza nelle materie che debbono vigilare e controllare. Ora,
ci mancherebbe, basta studiare e nel giro di qualche mese tutti possono diventare
geni ed esperti, ma sarebbe interessante sapere in base a quali criteri sia
stata scelta lei e non, ad esempio, l’ex ministro Patuanelli che almeno qualche
idea sugli argomenti da affrontare certamente le aveva.
Conclusione nota e banale: della Rai e del suo futuro per un
verso interessa poco o nulla, per altro verso suscita appetiti furibondi, da
parte di tutti, nessuno escluso, compresi quelli che “vigileranno” con occhi di
criceto. Nota a margine: le scommesse sulla permanenza di Fuortes&C sono sempre
aperte: non abbiamo motivo di cambiare idea sulla nostra posizione. Ieri ci è
stato riferito che nei “corridoi” di Viale Mazzini e Saxa, sono sempre molti
coloro che ritengono l’AD prossimo alle dimissioni ma nessuno è in grado di
dire come, quando e perché possano avvenire. Al contrario, fatti i debiti conti
e messi insieme i pezzi del ragionamento, tutto induce a pensare che, come abbiamo
scritto più volte, in questo momento non ci sono le condizioni di opportunità, necessità
e convenienza valide per tutti i soggetti interessati, a partire dal Governo.
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