giovedì 8 luglio 2021

Rai: uscita di sicurezza


Foto di michaelmep da Pixabay

Siamo fortemente tentati di riaprire il botteghino delle scommesse, ci è andata bene una volta e chissà che possa andare meglio la seconda. Poniamo due domande collegate tra loro: il 12 Draghi presenterà i suoi due nomi e poi il 14 ci sarà la votazione per i quatto nuovi consiglieri? Noi siamo orientati per il no ad entrambe le domande, con una sola piccola variabile legata al 14.

Siamo indotti a questa scelta perché anche stamattina ci tocca leggere cose del tipo “…da Palazzo Chigi confermano…” che il Governo sarebbe intenzionato a tirare dritto e formulare i suoi due nomi il giorno previsto per l’Assemblea dei soci, il 12 luglio, due giorni prima del probabile voto alla Camera e al Senato. Per non dire che ci tocca leggere la solita velina che, evidentemente, è la stessa che circola su tante scrivanie dei colleghi che continuano a ripetere i soliti nomi noti da mesi. Mannaggia la miseria: ci fosse mai nessuno che si pone il dubbio di come questi nomi sono saltati fuori dal cilindro, nessuno che si pone il dubbio se sia corretto o meno che la scelta venga fatta “ad insindacabile giudizio” senza alcuna possibilità di dibattito pubblico, nessuno che si ponga il dubbio se sia lecito e opportuno che di Tizio e di Caia si debba leggere che sono “in quota di” o “gradito a…” ??? Nulla di tutto questo. Come pure, a nessuno viene in mente quanto possa essere opportuna la scelta di un uomo che viene dal Nord bancario oppure di un altro che sarebbe stato individuato dai quei geni di cacciatori di teste perché “…esperto nella commercializzazione all’estero dei prodotti Rai”. Ma soprattutto, nessuno si pone il dubbio se queste scelte siano dettate da necessità, opportunità e urgenza? Già, urgenza: sgombrato il campo dai problemi tecnici amministrativi (il Bilancio) non si vede nessuna particolare urgenza, anzi, al contrario il tempo potrebbe giocare a favore dell’Azienda per quanto utile a fare scelte più meditate.

Lo ribadiamo, come abbiamo scritto da mesi si può e si deve cercare tra le risorse interne alla Rai ponendo le sole tre semplici condizioni. 1) autonomia dalla politica, senza nemmeno il sospetto di essere “in quota” a qualcuno. 2) Comprovata capacità, esperienza e conoscenza dell’Azienda e del suo contesto editoriale, tecnologico e normativo di riferimento. 3) Immediata operatività.  Il nome, uno solo, c'è !!!

Se si adoperano questi filtri, sarebbe facilissimo far cadere tante candidature interne ed esterne e ne rimarrebbero a malapena un paio. I partiti potrebbero approfittare di questa brevissima pausa e tirarli fuori: sarebbe sufficiente che un solo parlamentare dicesse: “voterò X perché ha queste caratteristiche” e finirebbe questa ignobile tarantella. Gli stessi nomi di cui anche stamattina si legge non reggerebbero “l’espace d’un matin” al confronto con un nome forte e autorevole interno alla Rai. E non ci si venga poi a parlare del “partito Rai”, argomento utile solo a mascherare quanti invece invocano un altro partito, quello “contro la Rai”.

Bene, andiamo avanti e torniamo indietro. Premessa d’obbligo: siamo nel pieno di una crisi politica di carattere “morale”, etico, sul decreto Zan. In questa circostanza non ci sono in ballo soldi, posti o nomine: c’è in discussione il sistema di valori morali sui quali poggia il Paese. Se i partiti non sono in grado di affrontare e risolvere compiutamente questo problema poi con quale coraggio o faccia si possono  presentare in pubblico dove passerebbero alla storia solo per quelli che trovano accordi solo quando si tratta di spartire poltrone?

Abbiamo scritto che, al momento, ci appaiono improbabili due percorsi: il primo è che entro il 14 i partiti possano trovare un accordo prima al loro interno e poi tra di loro per spartirsi i 4 posti in Cda e, in secondo luogo, ci appare altrettanto difficile che Draghi possa o voglia fare “la prova di forza” anticipando i suoi due nomi prima dei partiti. Quale potrebbe essere la sua convenienza? Ribadire il suo “primato” o la sua capacità di poter andare avanti anche da solo, senza o contro il loro consenso? Mah, ci sbaglieremo, ma non ci sembra conveniente per lui stesso (corsa al Quirinale) e per il Governo che guida. Ci viene obiettato: lo ha già fatto. Si, è vero, ma in circostanze diverse e per argomenti che non richiedevano un passaggio delicatissimo come la Vigilanza. L’esempio Figliolo non regge: eravamo in piena emergenza Covid. Si cita il Copasir ma è proprio questo esempio che illumina come anche per quella scelta c’è stato un passaggio politico ineludibile tutto interno al dibattito e agli equilibri del centro destra. Poi, si si obietta: Draghi ha già deciso e non può attendere oltremodo i tempi dei partiti. Obiezione debole: se così fosse, avrebbe avuto già da tempo l’occasione buona per mostrare i muscoli e dare l’esempio ai partiti. Se non lo ha fatto finora, ci potrebbero essere tanti buoni motivi (e ce ne sono in abbondanza) che lo giustificano. Non siamo tra gli appassionati di Governi tecnici e men che meno di questo, però non possiamo non concedergli il riconoscimento della capacità di analisi e comprensione dei delicati meccanismi della politica della quale, gli piaccia o meno, non gli è concesso di ignorarli.    

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