giovedì 15 luglio 2021

La Rai sbranata

                                                                                                        
                                                                                                      Foto di Gerd Altmann da Pixabay 

La complessa partita sulla Rai è in pieno svolgimento con esiti incerti.

I maghetti di Montecitorio e di Corso Rinascimento ieri hanno compiuto il sortilegio: sono stati estratti dal cilindro i quattro coniglietti (due maschietti e due femminucce) senza farci capire nulla della loro abilità. Del resto, che maghi sarebbero se si scoprisse il trucco? Ci sarebbe tanto da dire, però ci limitiamo ad una sola osservazione: perché, per puro  esempio tanto per capire, nell’area PD e LEU, è stata preferita Francesca Bria a Flavia Barca? Con quali criteri è stata fatta la selezione? Ovvio che la domanda vale anche per gli altri tre consiglieri eletti da Camera e Senato rispetto a tutti gli altri Cv inviati. Purtroppo, ne siamo convinti, nessuno mai al mondo ci potrà dare una risposta convincente. Questo criterio, analogo a quello usato per i nomi proposti dal Governo è il centro della riflessione: NON è il “metodo Draghi” che si sta dispiegando come a molti piace pensare, ma la semplice e banale applicazione della Legge 220 del 2015, non una virgola di più e non una di meno. Non solo, semmai il Capo del Governo si è messo comodo dal balconcino di Palazzo Chigi ad osservare le trame e complotti che si stavano consumando tra i partiti e all’interno delle coalizioni.

Per quanto avvenuto ieri, Il Metodo Cencelli, a confronto, è roba da educande delle Orsoline. Da tenere a memoria quando presto qualche parlamentare avrà il coraggio di presentarsi in pubblico a parlare di riforma della Rai.

A proposito di trame e complotti, vediamole, sono almeno tre: una rilevante, l’altra subordinata e la terza marginale. Quella rilevante si riferisce all’esclusione della partita del candidato di Fratelli d’Italia, Giampaolo Rossi, che prima era dato pressoché blindato. Al suo posto una certa Simona Agnes che oltre al suo rispettabilissimo cognome non risultano particolari e significative esperienze nel settore del quale si dovrà occupare. Ma questo è un dettaglio irrilevante. La domanda che tutti ci siamo posti è perché? Cosa ha spinto Salvini e Berlusconi a tagliare fuori la Meloni e il suo candidato forte? Le risposte sono tante e ne proponiamo alcune: la prima, suggestiva, si sintetizza con “prove tecniche di Quirinale”. Lega e FI si alleano in vista di quanto potrebbe succedere per la successione a Mattarella. Lasciare fuori FdI aprirebbe uno spazio di manovra molto utile nell’ambito del centro destra meno destra. Ragionamento sofisticato e forse prematuro ma plausibile. Il secondo ragionamento è più “tera tera”: un consigliere Rai vale meno della presidenza della Vigilanza, dove sembra che la Santanchè brami per succedere a Barachini il quale potrebbe essere tentato a dimettersi a fronte di future ricompense politiche. Ancora, c’è il solito “pizzino” o messaggio trasversale: il partito della Meloni sembra godere di un consenso crescente ed è utile per tutti tenerla sotto schiaffo. Infine, e qui ci addentriamo in un campo che meriterebbe un Post a parte: c’è sempre da spartire una miriade di altri posti, poltrone e posizioni di rilievo e a Viale Mazzini c’è la fila per candidarsi in questa area.

Andiamo avanti. La seconda trama importante si riferisce al M5S, le cui convulsioni sono note. È stato preferito l’avvocato Di Majo nonostante che i parlamentari della Vigilanza avessero indicato un altro nome. Perché? La risposta più semplice e convincente è perché sembra più accreditato nell’area antigovernista piuttosto che in quella riferita a Grillo. Si tratta di un frutto della guerra per bande in corso all'interno del Movimento? Non ne abbiamo altre di pari rilievo. Da osservare che tra i tanti nomi riferiti a questo partito, il CV dell’avvocato non sembra particolarmente pertinente alla Rai. Tant’è.

Infine la terza trama che merita una breve nota è l’esclusione dalla trattativa di IV. Il primo commento che abbiamo registrato si riferisce al ruolo che Renzi sta giocando a tutto campo all’interno della coalizione di Governo (vedi pure il DdL Zan). L’ex premier gioca su tanti tavoli e ci sta che uno tra questi, il PD, lo consideri poco più di una serpe in seno. Perché trattare con lui? Amen. Tanto rimane sempre Anzaldi.

Ora non ci resta che “leggere” questo passaggio in vista di quelli successivi. Oggi pomeriggio prima è convocata l’Assemblea degli azionisti alle 16 e alle 16.30 si riunisce il Consiglio dei Ministri che dovrebbe ratificare la nomina di Fuortes e Soldi. E qui inizia un’altra pagina di trame, complotti e dolori. Anche alla luce di quanto successo ieri, la nomina del Presidente di Garanzia che sarebbe indicato nella Soldi sembra essere su una carreggiata a dir poco complessa: oggi su Repubblica “ … sulla Soldi il centro destra darà battaglia”, MF scrive “il metodo Draghi rischia di impantanarsi… fronda sul nome della Soldi” etc etc. Per non dire di un malumore non scritto da nessuna parte ma noto negli ambienti PD: la Soldi è in quota “Renzi” e tanto basta. Lasciamo perdere l’imbarazzante quanto divertente storiella dei sexy toys e concentriamoci invece sul missile sparato dalla Procura della Repubblica di Roma verso Matteo Renzi e il manager Lucio Presta. All’interno del missile c’è una parola che i giudici dovranno accertare quanto possa pesare in tutta la vicenda di centinaia di migliaia di euro che ballano da una parte all’altra. La parola è Discovery, l’emittente che ha acquistato e messo in onda il documentario al centro dell’indagine e dove la Marinella Soldi ha avuto incarichi di grande rilievo. Al momento, su di lei non si è letto di nessuna indagine a suo carico. Ora si tratta di capire se questa vicenda potrà essere presa a pretesto da qualche commissario in Vigilanza il giorno in cui, nel segreto dell’urna, fosse ritenuto un elemento potenzialmente “imbarazzante” per un Presidente di Garanzia della Rai, ancor più se, per quanto noto, è pure fortemente sponsorizzata dallo stesso Renzi che già in una precedente occasione la voleva alla guida dell’Azienda. Ci dicono che da qualche parte sia in corso una specie di “moral suasion” per portarla a fare un passo indietro e non mettere a rischio l’infallibilità del “metodo Draghi”. Si potrà pensare ad un “simul stabunt, simul cadent” tra la Soldi e Fuortes? 

Magari il "missile" ha tra i suoi obiettivi anche il Capo del Governo che li ha nominati? Presto anche solo per supporlo. Però, però, ipotesi suggestiva. Altra ipotesi di pari suggestione ci porta nel cuore del nuovo CdA che più governista di così sarebbe stato difficile immaginare (ci è stato fatto notare che al suo interno non è rappresentata l’opposizione che pure dovrebbe esserci). Il MEf deve indicare due nomi di cui uno come AD e l’altro come semplice consigliere. Sarà poi il Cda a proporre il suo presidente che poi dovrà essere validato dalla Vigilanza. Dove sta scritto che il nuovo Cda non possa tirare fuori dal cilindro un altro nome per la carica di Presidente, ad esempio la stessa Agnes? I maghetti della politica possono fare questo ed altro.

Detto tutto questo, poniamo la madre di tutte le domande, complessa e articolata: che tipo di Cda si sta profilando? Quale indirizzo dovrà perseguire, quale mandato ha ricevuto dal Governo del quale è piena espressione, quali prospettive lascia intravvedere? Poi, come marcherà la differenza rispetto al triennio appena trascorso? Poi ancora: è presumibile che dovrà modellare l’Azienda a sua immagine e somiglianza, iniziando presto le grandi manovre per cambiare le direzioni di reti e testate?

Tutto questo è la Politica, con buona pace dei tanti che pensano ai beati mondi della managerialità, della tecnica, della competenza e via cantando.

bloggorai@gmail.com

 

 

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