giovedì 30 aprile 2020

Andrà tutto bene???


Andrà tutto bene ??? Non ne sono tanto più sicuro. Agli inizi della crisi sanitaria mi ero fatto persuaso che il combinato disposto tra scienza ed economia sarebbe stato in grado di risolvere abbastanza rapidamente il problema. Così non è stato e così potrebbe non essere. Si è poi inserito un ulteriore livello di problematicità: la società civile, l’umanità intesa nella somma dei sentimenti, delle emozioni, dei diritti fondamentali (compreso quello forse più banale quanto fondamentale relativo alla felicità). Abbiamo visto molte fotografie con “andrà tutto bene” sotto un arcobaleno ed erano i giorni in cui si sentivano i cori dalle finestre e nei cortili cantare l’Inno nazionale o Volare. Ora, invece, le bandiere sventolano sbiadite e il silenzio sembra calato nelle strade e nei cortili. Si esaltano invece, immagini (oggettivamente belle e suggestive) di città deserte, spiagge solitarie, vicoli e strade dove si aggirano fantasmi in maschera. Tutto è stato soppiantato dalla martellante campagna mediatica fondata su “state tutti a casa” ed ora “indossate le mascherine”. Nel frattempo, sappiamo che sono aumentati di circa 5 milioni le persone che passano buona parte della giornata di fronte alla televisione o con un mano un tablet o un cellulare. Sarà stato pure necessario per tentare di arginare la diffusione del Virus ma a quale costo?

Andrà tutto bene sul fronte dell’economia? A quanto è dato sapere proprio no. Bene che vada il Paese sarà costretto ad indebitarsi e quel poco di buono che era stato conseguito negli ultimi tempi andrà perduto. Milioni di persone si troveranno in gravissime difficoltà economiche per non sapere più dove trarre fonte di reddito. I Mercati internazionali ci declassano, le esportazioni sono destinate a calare. L’Europa va per conto suo e vale il principio del “si salvi chi può e chi è più paraculo”.  Andrà tutto bene sul fronte della politica? Non si direbbe. Trame e complotti sono all’opera per scalzare il  Governo Conte che non sarà paragonabile a grandi statisti (di chi parliamo?) ma non sembra peggiore dei suoi avversari. Lo si vorrebbe scalzare per far posto ad un Governo di Unità Nazionale??? composto da chi??? chi ne dovrebbe far parte? Tecnici? Politici? Artisti? Se qualcuno ha qualche nome o partito segreto nel cassetto, pls, lo tiri fuori e magari subito così la facciamo finita con le bufale. 

Andrà tutto bene nella società? Temiamo fortemente di no. Si sta incrostando, forse anche incattivendo, il criterio della “distanza sociale” e la si sta rendendo quasi una panacea in grado di risolvere tutto. Distinti e distanti fino a quando? Quanto reggerà il timore di essere contagiato da un presunto “asintomatico” o da un probabile “portatore sano” di Coronavirus. Nessuno dice chiaro e tondo che il rischio 0 assoluto non esiste e non ci potrà mai essere la certezza totale che si potrà mai essere contagiati come pure essere investiti da un auto mentre si attraversa la tangenziale in pieno traffico. A nostro modesto parere, non ci hanno rassicurato affatto le immagini di Papa Francesco in preghiera da solo sulla Piazza San Pietro come pure quelle di Mattarella mentre si avverte un coro unanime di persone che non reggono più l’isolamento obbligatorio quanto,  forse, necessario. Andrà tutto bene quando saremo costretti a convivere con guanti e mascherine che celeranno non solo il viso e proteggeranno le vie respiratorie, quanto più diventeranno i segno, il simbolo tangibile e visibile della paura. 
No, non siamo per nulla convinti che andrà tutto bene.

Infine, non siamo per nulla convinti che andrà tutto bene per la Rai, per il Servizio Pubblico. Anzi, siamo molto preoccupati e pessimisti per tutti i buoni motivi dei quali scriviamo da tempo. Per ultimo, quello delle risorse economiche che non ci sono e ce ne saranno sempre meno. Anche oggi leggiamo della “sollevazione” degli altri broadcasters contro la politica di dumping sostenuta dalla Rai nella pubblicità. Da aggiungere che da più parti si pongono interrogativi che hanno buon senso: perché pagare lo stesso canone per vedere (o rivedere magari con RaiPlay) lo stesso prodotto quando si trova gratis su altri canali o piattaforme? Oppure, magari si paga Netflix o Sky per vedere contenuti di alta qualità che Rai non riesce (o non vuole) produrre? Ne abbiamo accennato in un blog precedente: tra poco si porrà il problema del Canone speciale, quello dovuto a chi espone il televisore in esercizi commerciali che sono e rimarranno chiusi per chissà quanto tempo. Perché dovranno pagarlo? Quanto sarà la perdita per le casse di Viale Mazzini? Cosa stanno facendo gli amministratori?  Il famoso recupero degli 80 milioni a che punto è?
No, forse non andrà tutto bene.
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mercoledì 29 aprile 2020

La questione Settentrionale, Repubblica e la Rai

Si sta ponendo una nuova “questione settentrionale”. Per decenni abbiamo pensato e dibattuto che il fondamentale  problema sociale ed economico del Paese, della sua “arretratezza” e della sua difficoltà a mettersi al passo con il resto d’Europa fosse lo storico ritardo delle regioni del Sud. Ora, nel breve giro di poche settimane, siamo indotti a pensare che, forse, per molti aspetti, è vero esattamente il contrario. Vedi l’inefficienza, un tema che, anche simbolicamente, ritorna come una catarsi e ribalta e mescola continuamente la sua collocazione geografica (e diciamo inefficienza per non dire altro di peggio).

Semplifichiamo. In queste ore si discute animatamente sulla Fase2 del Covid e, sostanzialmente, si sono formati due schieramenti: da un lato i sostenitori del “libera tutti subito” cioè l’economia deve ripartire,  non si può tenere il Paese fermo, l’Europa ce lo chiede (???) e così via. Dal fronte opposto, si teme che una ripartenza improvvida e malaccorta possa ricondurci alla fine di febbraio e, anzi, con scenari e previsioni più terrificanti e a apocalittici e dunque ancora “tutti a casa, distanza sociale, mascherine e guanti”. C’è poi il terzo partito che non sembra godere di grande successo: aspettiamo, vediamo, valutiamo, con calma, un passo alla volta etc etc. (sostanzialmente il Governo e nello specifico nelle figure di Boccia e Speranza).

Messa in questi termini, si possono ricondurre alcuni elementi di riflessione che abbiamo posto nei giorni scorsi a proposito del cambio di direzione di Repubblica e perché sia avvenuto proprio in questo momento. Spunti interessanti li troviamo questa mattina sul Fatto Quotidiano, a firma Lorenzo Giarelli: ”Leggendo la nuova Repubblica a trazione John Elkann (e quindi Fca) e a firma Maurizio Molinari (appena arrivato da La Stampa) l'Italia sembra un luna park pronto all'inaugurazione, in un clima per nulla scalfito dal virus. La priorità del nuovo corso editoriale sembra infatti coincidere - manco a dirlo - con gli interessi degli editori stessi: aprire il più possibile, far lavorare le persone, farle produrre e - più che altro - farle consumare” per arrivare poi a bomba: “Il progetto nel cuore della nuova Gedi è che Giuseppe Conte si sbrighi ad accontentare gli industriali e poi lasci il posto a qualcun altro. Ieri lo ha scritto Stefano Folli: "O il Pd riesce a tenere sotto controllo il premier e il suo protagonismo o il tessuto del governo potrebbe lacerarsi. In quel caso, occorre aver predisposto un piano B, un sentiero tendenziale verso qualche forma di unità nazionale". E per chi si stesse preoccupando, ecco la rassicurazione: "Se l'avvocato crolla, Forza Italia è già pronta per il dopo". Il pranzo è servito, o meglio si sta apparecchiando su una tavola che si potrebbe anche prospettare ricca e appetitosa quando i “consumi” riprenderanno, ergo, quando le persone torneranno libere di uscire, andare dove credono, a scuola come in Chiesa, da soli o in compagnia senza guanti e diaboliche mascherine o timore di essere fermati e identificati pur senza alcuna colpa e peccato.

Ecco allora che i tasselli, piano piano vanno a comporre il puzzle della fase 3, quella del quadro politico, economico e sociale che si verrà a determinare quando tutto questo potrebbe essere finito. Come scriviamo spesso e volentieri, ci preoccupiamo (forse da soli) del futuro del Servizio Pubblico e allora ci stiamo interrogando cosa ne sarà della Rai non tanto in un futuro immaginario (il 2030 come ha fatto la BBC) quanto più nei prossimi mesi. 
Stamattina leggiamo un  indizio interessante: Andrea Montanari, su MF, titola “Televisioni unite contro il dumping della Rai sugli spot pubblicitari Mediaset, Discovery e Sky in prima linea: contestano i maxi-sconti concessi dalla tv di Stato agli inserzionisti” e si legge “La strategia portata avanti dalla concessionaria del gruppo di viale Mazzini, guidata da Gian Paolo Tagliavia, secondo più fonti interpellate da MF-Milano Finanza, prosegue ininterrottamente e che, anzi, è stata accentuata in questo difficile momento, legato all'esplosione del Covid-19, quando in prima serata ci sono 30,1 milioni di italiani davanti al piccolo schermo. Un danno per la stessa Mediaset e per Discovery, Sky e La7. Perché la Rai del presidente Marcello Foa e dell'ad Fabrizio Salini può contare sull'entrata certa e fissa del canone, pagato in bolletta: un introito di oltre 1,2 miliardi. Lo sconto, che arriva fino al 94-95% dei prezzi di listino, prosegue anche perché in questi giorni il Tar del Lazio ha sospeso in via cautelare il provvedimento preso dall'Agcom lo scorso febbraio in merito alla politica commerciale della tv di Stato. L'Authority aveva intimato alla Rai di rispettare il contratto di servizio in essere fino al 2022, «di assicurare il rispetto dei principi di non discriminazione e di trasparenza nei contratti di diffusione pubblicitaria». Il messaggio è forte e chiaro: scontro frontale e senza prigionieri. Ritorna con forza, e ne avrà sempre più nelle prossime settimane, il tema delle risorse che non reggono il peso dello sforzo di “rientro alla normalità” che pure il Servizio Pubblico dovrà sopportare quando saranno finite le repliche di Montalbano. Do you remeber someone speaking about “riduzione o abolizione del canone” ??? dice nulla un certo Signor Boccia ???

Ci sarebbe un interrogativo da porre a margine da non sottovalutare: il “partito” Rai da che parte si colloca? La sua comunicazione, il ”messaggio” che veicola nei Tg e Gr, come pure nelle diverse trasmissioni di infotainment da che parte tirano la volata rispetto agli schieramenti e all’operato del Governo? Giriamo le domande ai nostri acuti e attenti lettori.


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ps: silenzio totale sull'iniziativa Mediaset di ridurre il compenso ai manager e dare un premio al personale di produzionee, a Viale Mazzini già tacciono su tutto figuriamoci su questo argomento  

martedì 28 aprile 2020

Il linguaggio della Catastrofe


“L'arte di raccontare storie è nata quasi in contemporanea con la comparsa dell'uomo sulla terra e ha costituito un importante strumento di condivisione dei valori sociali. Ma, a partire dagli anni Novanta del Novecento, negli USA come in Europa, questa capacità narrativa è stata trasformata dai meccanismi dell'industria dei media e dal capitalismo globalizzato nel concetto di storytelling: una potentissima arma di persuasione nelle mani dei guru del marketing, del management, della comunicazione politica per plasmare le opinioni dei consumatori e dei cittadini”. Storytelling. La fabbrica delle storie,  di Christian Salmon, per molti anni direttore del Center for Research on Arts and Language a Parigi. Oggi si interroga sul tema  di maggiore attualità in questo momento di crisi, non solo sanitaria: le notizie “bufale” con il  suo libro dal titolo “Fake”. Il Fatto Quotidiano riporta una sua intervista, a cura di Giacomo Salvini, e vi proponiamo l’ultima domanda: “Insomma, potremmo dire che il coronavirus ha "infettato" anche il linguaggio? Proprio così, ha portato all'uso di metafore sbagliate, negazioni che non hanno ingannato nessuno e una retorica caduta nel vuoto dei Parlamenti nazionali. Non c'è solo il linguaggio della catastrofe ma anche la catastrofe del linguaggio”.

Da quando è iniziata la crisi del Covid ci siamo spesso interrogati su come e su quanto la comunicazione pubblica, in particolare quella della Rai, ,della radio e della televisione, potesse influenzare, condizionare, determinare il consenso e l’adesione sociale alle scelte politiche. Ci siamo pure interrogati su come e su quanto il Servizio Pubblico, in particolare per queste circostanze, ha svolto il compito doveroso di sostegno alla coesione sociale del Paese. Finora possiamo solo affermare che nei momenti topici, le dirette radiotelevisive del presidente del Consiglio, il messaggio del Presidente Mattarella, le conferenze stampa della Protezione Civile e i vari “speciali” e trasmissioni dedicate al tema hanno raggiunto sempre numeri di ascolto molto elevati. Ma come questi numeri si possano trasformare in capacità di analisi e comprensione, come queste dimensioni algebriche possano tradursi in “sentimento” nazionale, in coesione sociale è tutto da dimostrare. 

Nella indeterminatezza delle convinzioni scientifiche (dalle quali la Politica trae convincimenti e decisioni) le notizie, vere o false, hanno un peso e uno ruolo particolare a tal punto da dover costituire apposite Task Force (???) con i compito di gestirle. Già, ma gestire cosa?  Come si gestisce, ad esempio, la notizia (vera) di Trump che suggerisce di iniettare un solvente chimico direttamente nei polmoni dalla falsità del suo fondamento clinico? Di questa Task Force, ovviamente, nessuno ha notizia di cosa abbiano prodotto e, in particolare, quella istituita a Viale Mazzini, si è persa nella notte dei tempi. Eppure, lo abbiamo appena accennato, la Tv è stata in questo periodo la fonte principale di riferimento per la maggioranza dei cittadini. Ed è mai possibile che da quando è stata costituita (dal 31 marzo, con la pandemia in pieno svolgimento) non abbiano prodotto nemmeno una riga di commento, di analisi, di valutazione??? Si legge nel Comunicato stampa Rai: “Al via un osservatorio permanente per combattere le fake news sul coronavirus… L’iniziativa è prevista dal Contratto di servizio e dal Piano Industriale. Si tratta di una task force coordinata dal direttore di RaiNews24 Antonio Di Bella… Dal punto di vista operativo la task force realizzerà un database coinvolgendo medici, virologi, epidemiologi, scienziati che, grazie alle proprie conoscenze, contribuiranno a dare un’informazione corretta, smascherando le fake news.”. E allora???????

Su questo tema, segnaliamo  un interessante articolo comparso sempre sul Fatto Quotidiano a firma Maria Rita Gismondo: ” Covid 19 non è solo un fenomeno infettivologico, ma – come ha affermato lo stesso direttore generale dell’Oms – un fenomeno infodemico, cioè una pandemia delle informazioni. A tutt’oggi, dopo poco più di due mesi dall’esordio in Italia di Covid-19, non c’è programma televisivo, giornale online o cartaceo che non dedichi la maggior parte del tempo e spazio. La conseguenza è che si sta diffondendo un fenomeno da “rigetto da overdose”, Da più parti si sente dire ”quando cominciano a parlare di Coronavirus cambio canale”.

Per ultimo: Netflix ha realizzato in tempi record un film/documentario sul Covid -19. Ma a  Viale Mazzini c’è qualcuno che ogni tanto ha qualche idea? Oppure al massimo si preoccupano di far tornare Greco o Giletti sugli schermi Rai ?

Chiudiamo con una notizia che potrebbe far piacere a molti e preoccupare altri: Mediaset ha deciso di ridurre parte  dei compensi dei Manager e premiare invece i dipendenti che sono stati particolarmente impegnati in questo periodo. Un buon esempio ???

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lunedì 27 aprile 2020

La Confusione della normaliità


Lo abbiamo scritto nei giorni scorsi: ritorno alla normalità … già, ma quale normalità quando essa stessa era il problema, non la soluzione. Per i lettori miei coetanei, forse torna in mente un famoso manifesto comparso a Parigi verso la fine del movimento del’68  dove si vedeva un gregge di pecore, graficamente stupende, con il testo retourner à la normalité. Era il 3 di maggio, appunto,  quando alla Sorbona iniziano i primi scontri che hanno dato vita alla più vasta ondata di protesta politica, culturale e sociale mai avvenuta nel mondo moderno. 
Con un pizzico di nostalgia riavvolgiamo il film di quella storia che ha visto,direttamente o indirettamente, nascere una sentimento, una coscienza collettiva “globale”. Come sia andata a finire e cosa ha lasciato in eredità è altro discorso.

Oggi, questa mattina esattamente, ci troviamo nel mezzo di un guado che a dir poco ci disorienta e ci confonde. Pensieri in libertà: aver visto il presidente Mattarella prima mettere, poi levare e poi rimettere ancora la mascherina mentre si recava a deporre la corona al Milite Ignoto ha rappresentato, simbolicamente, lo stato di confusione in cui versa il Paese (non solo il nostro). Mascherina si o no, forse, dove e, quando e quanto costa, obbligatoria per tutti o no? boh? Non si sa, forse, dipende… e se non ha le idee chiare il Presidente della Repubblica non c’è da stare allegri. In questo clima si inserisce perfettamente il discorso di ieri sera di Conte: il 4 maggio cosa succede di nuovo esattamente rispetto ad oggi? Una sola appare certa: è stato privilegiato il mondo della produzione rispetto a quello della relazione, il mondo dell’economia rispetto a quello della società civile.
Torna, drammaticamente e illuminante, l’articolo de L’Economist del 2 aprile scorso, leggetelo attentamente:

Si potrebbe aggiungere:  è stato  privilegiato il mondo dell’emergenza sanitaria rispetto a quello dell’emergenza sociale, come se questi due mondi fossero distinti e distanti. Ieri sera era assente tutto il mondo della scuola (10 milioni di persone), tutto il mondo dei giovani chiusi in casa (mantenete le distanze) per non dire del mondo degli “anziani” (da quando si diventa tali? A 60 anni?  E la Fornero che ha posticipato a 67?), tutto il mondo  dell’agricoltura (chi lavorerà nei campi ora che i tanto disprezzati “immigrati irregolari” li hanno "dovuto" abbandonare dopo che hanno tolto tanto lavoro a “prima gli italiani” ?). Ha lasciato fuori la religione: a Messa no però si ai funerali massimo in 15 (come si farà a decidere chi potrà partecipare? Lo zio si, il cugino no, i colleghi forse, gli amici storici no) e le prime comunioni che si solito si tenevano a maggio? e i matrimoni? 

Da non dimenticare, mai, che viviamo in un mondo in cui tutta la Scienza, con la S maiuscola è anch’essa confusa e incerta, indecisa e frammentata nelle ricerche, nelle ipotesi e nelle soluzioni . Il vaccino? Per chi e quando? L’Eparina? Funziona? Con il caldo il Virus scomparirà??? Boh!!! Forse, probabile, vedremo … Se ne potrà riparlare dopo il  18 maggio.

Se oggi qualche lettore del blog avesse voglia di varietà sulla Rai, o fosse in attesa di “chiarimenti” promessi in Cda e non ancora pervenuti, sul futuro del Servizio Pubblico, sul sistema audiovisivo, sulla pubblicità, sul rinnovo al vertice di Repubblica, sul video di Jovanotti su RaiPlay… può mettersi tranquillo e, nei limiti imposti dal DPCM, farsi una passeggiata intorno al palazzo, a debita distanza e senza obbligo di mascherina (le imposizioni in proposito sono molto chiare, almeno quelle: obbligatorie solo in determinate circostanze e per determinate persone).  Chi vi scrive, spesso e volentieri, prende un caffè al bar con i suoi amici, lettori o meno del blog. Con la mascherina, no ... mai !!!

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domenica 26 aprile 2020

Campi di Battaglia

La “relativa” fortuna di cui gode questo blog consiste nel fatto che viene letto da un pubblico molto eterogeneo: la maggioranza appartiene direttamente alla “famiglia” Rai perché ne sono ancora parte attiva e perché ne hanno fatto parte nel recente passato. Poi ci sono tanti che seguono con attenzione il tema “Servizio Pubblico” nelle sue varie declinazioni e, infine tutti coloro che sono interessati al vasto mondo degli audiovisivi e delle Tlc. Quindi, abbiamo constatato, che quando scriviamo della bassa cucina di Viale Mazzini, il riscontro di lettori è ondivago:  buona parte legge un po’ schifato e nauseato, altra parte segue come un thriller: come andrà a finire?

Bene. Nei giorni scorsi e ancora nei prossimi, il dibattito sul cambio di direzione a Repubblica terrà banco e fini dietrologi, acuti analisti e raffinati intenditori di mercato editoriale ci aiuteranno a capire dettagli e retroscena. Noi, dal nostro piccolo, cerchiamo di porre una sola domanda, semplice semplice: come potrebbe impattare sulla Rai? Mettiamo infila qualche elemento. È legittimo dubitare che il nuovo assetto editoriale proprietario di Repubblica possa o voglia puntare ad un aumento di copie vendute: il mercato della stampa su carta ormai ha preso una china difficilmente reversibile e sarà pressoché inevitabile che verrà data forte spinta verso l’offerta digitale nelle sue diverse direzioni. Il primo soggetto interessato da questa nuova situazione sarà indubbiamente il Corriere, suo diretto concorrente e il suo editore Cairo, che però non ha forza e spinta propulsiva a dimensionarsi sul piano multimediale e geopolitico pari a quello dell’impero Fiat. Altro soggetto, e in parte ne abbiamo accennato, è Mediaset che ha già riposto con l’aumento di quota capitale in Prosiebensat.1 con l’obiettivo puntato verso un polo editoriale multimediale audiovisivo europeo.

Altro livello da tenere sotto controllo è quello politico prossimo venturo: ogni tanto, quasi ogni giorno e ora, a qualcuno viene in mente di pensare ad un prossimo cambio di Governo post Covid e i più avventurosi si lanciano in spericolate operazioni di “proposta” di qualche nome e chi pongono al primo posto? Il Signor Draghi. Banali e semplici giochi di fantapolitica ma che comunque ripropongono la domanda in altri termini all’attuale e possibile  prossimo governo, chiunque lo possa guidare: cosa ne sarà della Rai alla fine di questa emergenza? Torneranno gli attacchi al canone, alla sua governance, per portarla verso quale direzione? L’offerta di informazione e intrattenimento sarà adeguata al nuovo mondo post Covid? Il Servizio Pubblico dovrà competere su due campi di battaglia: il primo è la transizione al DVB-T2, che forse andrà in pausa, ma non potrà esser fermata.

Il secondo fronte è quello dell competizione verso gli OTT che sono e saranno sempre più aggressivi con contenuti innovativi e di respiro internazionale. Come risponde la Rai, o meglio Rai Play? Con il diario della bicicletta di Jovanotti o con la “rotellina” del  buffering che non si ferma mai? Un nostro attento e qualificato lettore ci scrive: “il prodotto è il cuore dell’Azienda: dimmi che prodotto fai e ti dirò che Azienda sei e sarai”. Oggi Rai ha tre pilastri di produzione: fiction, intrattenimento e cinema e in ognuno dei tre la presenza degli agenti delle case di produzione esterne è asfissiante e lo è da anni, non da ieri: vedi queste ultime fiction in onda su Rai Uno e vedi chi le ha prodotte. Sono state e saranno mortificate ogni speranza di produzione interna con tutte le risorse che pure ne hanno grandi capacità. È questa la musica che, ottusamente, al settimo piano, nessuno, vuole sentire o affrontare con forza, coraggio e determinazione. Ultima notazione: il PD è ora “orfano” di un suo riferimento editoriale ed è verosimile che, almeno tatticamente, possa scaricare tutte le sue attenzioni sui TG Rai. Inizierà presto la Fase 2 anche a Saxa Rubra.

È in questo vuoto, secondo la più elementare delle leggi della fisica, che si inserisce il progetto Repubblica e degli altri interessati a mettere la Rai in ginocchio. Sulle sue macerie si potrà allestire un banchetto succulento. Tutto qui, molto semplice. Forse troppo semplice.
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sabato 25 aprile 2020

Passato, presente e futuro


Questa mattina ci apprestavamo,  tranquilli tranquilli, a festeggiare il 25 aprile, la Liberazione senza tanti grilli per la testa ma un paio di commenti in ordine sparso non fanno male a nessuno.

1) Da alcuni giorni si susseguono articoli sulle nuove dimensioni che il mondo degli audiovisivi e delle Tlc stanno assumendo in seguito a questa rivoluzione epocale dovuta al Covid. Per ultimo, questa mattina, sul Sole 24 Ore con il titolo “Dal Web ai consumo, così il lockdown ci ha reso più uguali” a firma Giampaolo Colletti. Potrebbe darsi che al termine di questa drammatica vicenda, molte cose potrebbero cambiare: mercato, consumi, qualità e quantità dell’offerta editoriale, tecnologie e risorse. Così succede che mentre tutti, o quasi, si interrogano su cosa e quando il mondo dell’audiovisivo potrebbe subire drastiche mutazioni genetiche, non si riesce a trovare uno straccio di riflessione su quello che potrebbe riguardare e interessare il Servizio Pubblico. Perché allora non cogliere questo momento e proporre uno scarto di vitalità con una iniziativa inedita e fenomenale che potrebbe essere convocare una specie di “stati generali” al quale porre un solo e semplice interrogativo: quale Rai per il prossimo futuro??? Non sarebbe difficile e nemmeno tanto improbabile: l’unico limite potrebbe essere la capienza della Sale degli Arazzi, forse troppo piccola per contenere tutti coloro che potrebbero dire qualcosa di interessante.

2) nel mezzo di questa bizzarra riflessione ecco che, zacccheteee, ci arriva tra capo e collo una sapiente intervista della consigliera Beatrice Colettti (M5S) su La Notizia,firmata da Antonio Pitoni. Leggiamo: “Non ritengo consono per chi ricopre questo ruolo avventurarsi in un'esposizione mediatica continua, come quella perpetrata nelle ultime settimane dal presidente Foa. Né tantomeno in commenti sull'attività giornalistica svolta dalle testate dell'azienda che rappresenta… E arriviamo alla questione del voto... l’ordine del giorno recitava: 'Conferenza stampa del presidente del Consiglio dei ministri del 10 aprile 2020 e lettere del presidente della commissione di Vigilanza Rai: Quindi, anche a chi non ha dimestichezza con i regolamenti, è del tutto evidente che, così formulato, l'ordine del giorno non consentiva di procedere ad alcun voto sull'operato del presidente”. Non c’è altro da aggiungere. Ognuno trova quello che cerca.

3) ieri video di Trump su terapie contro Coronavirus: “Vedo il disinfettante che lo uccide in un minuto. Un minuto. E c'è un modo in cui possiamo fare qualcosa del genere, mediante iniezione all'interno o quasi una pulizia?” poi aggiunge “Supponiamo di colpire il corpo con raggi ultravioletti o con una luce davvero potente. Supponiamo di portare quella luce dentro il corpo, o attraverso la pelle …C'è un modo di iniettare un disinfettante? È una possibilità, forse funziona, forse no. Comunque l'idea della luce che può uccidere il virus in un minuto mi sembra potente". Ecco, ci sembra che questa sia la fotografia migliore, la sintesi di questa epoca e dei suoi epigoni. 

4) il caso Verdelli e Repubblica. Ieri abbiamo scritto che ci sono tante chiavi di interpretazione e quella del posizionamento “destra, centro e sinistra”potrebbe non essere la sola. Però, senza dubbio, che qualcosa in questo senso sia cambiato immediatamente lo vediamo proprio questa mattina con la copertina sul 25 aprile 2019 (Verdelli) a confronto con quella  di oggi (Molinari): eccole


Sempre a proposito di Repubblica, altro discorso di grande interesse è quello che potrebbe riguardare la Rai, direttamente o indirettamente, per quanto il nuovo soggetto editoriale potrebbe “interferire” sul suo prossimo futuro. I terreni di battaglia, come al solito,  saranno le tecnologie, l’offerta editoriale e, non ultimo, le risorse economiche. In questo senso, la torta è piccola per tutti e un altro soggetto che vorrebbe accaparrarsi una fetta più grande potrebbe creare nuovi problemi.
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venerdì 24 aprile 2020

Rai, La Repubblica e Mediaset


Questa mattina saremo brevi e non perché non ci sarebbero argomenti. Una volta per tutte: Foa sta a Salini come Salini sta a Foa. Per meglio dire: i partiti che li sostengono  si ritrovano nella stessa empasse: non hanno forza e coraggio per fare nulla, per modificare alcun equilibrio, per proporre nulla di progettuale, di nuovo, di alternativo. Ieri a Viale Mazzini si è svolto il Cda sul quale, ovviamente, si è steso il consueto imbarazzante silenzio. Entrerà forse nella storia il solo aneddoto che ci è stato riferito: a fronte di una richiesta di “chiarimenti” sul ritorno di Gerardo Greco in Rai, L’AD ha risposto che avrebbe “verificato”. Non siamo del tutto certi che sia andata proprio così ma se il racconto è vero, la dice lunga su come viene diretto il Servizio Pubblico. Come abbiamo scritto e anticipato, la minacciata censura nei confronti di Foa ventilata da Borioni e Laganà si è infranta contro il muro degli altri consiglieri dove brilla di luce propria la consigliera Coletti espressa dal M5S. Che altro c’è da dire?

Le notizie del giorno sono due. La prima è il licenziamento di Verdelli dalla direzione di Repubblica. Parliamo del giornale/partito proprio come Scalfari, nel 1976, lo aveva proposto: “E’ un giornale d’informazione il quale anziché ostentare una illusoria neutralità politica, dichiara esplicitamente di aver fatto una scelta di campo”. Con il cambio di rotta di Repubblica, tramite la nuova proprietà Agnelli, avviene la mutazione genetica che non si racchiude semplicemente entro un generico schieramento “destra, centro, sinistra” quanto più si apre verso un panorama economico internazionale ridefinito da nuovi schieramenti geopolitici. Non è sufficiente leggere questa nuova direzione con uno "spostamento a destra". Il giovane Elkan affronta un mercato editoriale in rapida e radicale trasformazione dove l’elemento centrale è esattamente il calo progressivo delle vendite cartacee. Il nuovo direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, è lo stesso artefice della riorganizzazione de La Stampa con lacrime e sangue sul fronte occupazione. Lo stesso fronte che si potrebbe aprire con Repubblica che, con poco meno di 200 mila copie vendute al giorno,  potrebbe non reggere il peso di circa 400 giornalisti. Tanto per fare un paragone: RaiNews  dovrebbe avere in carico circa 200 giornalisti che pure sotto direzioni “illuminate”  non ha saputo superare numeri da prefisso telefonico. La partita di Repubblica, dunque, si sposta da un lato verso il mercato e dall’altro verso i riferimenti internazionali ai quali  il gruppo Gedi guarda con crescente attenzione. Perché avviene ora questo cambio? Forse, proprio perché è in questi momenti che si possono cogliere prospettive strategiche che in altre circostanze sarebbe più complesso individuare.

La seconda notizia si riferisce, appunto, allo scenario internazionale. Mediaset fa un deciso passo avanti verso il mercato europeo con l’aumento di quota capitale di Prosibensat.1 e si avvicina velocemente alla realizzazione della prima freeTv “made in Europe”. Non è proprio una cosa da poco e porta dritto alla ridefinizione di un mercato della televisione  digitale già in ebollizione con la forte concorrenza degli OTT. Superfluo aggiungere come, in questo scenario e segnatamente in questo momento, la grande assente è la Rai la cui sola risposta si concretizza nella paralisi del Piano Industriale schiantato dal Corinavirus che, seppure da questo blog aspramente criticato, poteva costituire una parvenza di progettualità verso un nuovo modello di Servizio Pubblico. È comunque sempre necessario, doveroso, ribadire che alla fin fine le colpe di Viale Mazzini sono da chierichetti rispetto a quelle degli stessi politici che li hanno messi alla guida dell’Azienda e che magari ora si “pentono” di averlo fatto. Tanto per dire: nel programma di questo Governo è prevista la riforma del “sistema del TLC”. Qualcuno ne ha mai sentito parlare?  Mentre, al contrario, da questo governo le sole voci che ormai si sentono riguardano il taglio o la riduzione del canone.
Arrivederci !!!
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giovedì 23 aprile 2020

Il Sale della Terra

I raffinati dietrologi e sofisticati cultori del complottismo di vario genere che pure albergano intorno a questo blog, questa mattina troveranno un “panino” per il loro dentini delicati. Si tratta di Rai Play. 

Sui quotidiani di questa mattina possiamo sapere tutto, ma proprio tutto, sulla diffusione di un documentario girato da Lorenzo Cherubini-Jovanotti durante un suo lungo viaggio tra Cile e Argentina. Molti giornali ne ha scrivono con dovizia di particolari e li accompagnano con florilegio di dati sulla diffusione della piattaforma Rai Play e dei suoi clamorosi successi di pubblico che ottiene. Qualcosina non torna. Anzitutto leggiamo l’AD Salini: “Rai Play in questo modo si conferma un innovatore, un incubatore di innovazione all'interno della Rai". Acciperbacco !!! Clamoroso!!! Leggiamo sempre su Italia Oggi: “All'inizio non avevo in mente di girare per Rai Play, mi sono portato una microcamera e pensavo: magari faccio dei video per YouTube, li posto nei social, vedremo - ha raccontato Jovanotti, spiegando che l'idea è venuta dopo, al rientro in Italia”. 
Cioè, se abbiamo capito bene: Jovanotti torna dal suo bel viaggio, si ritrova qualche ora di materiale girato tra le mani e pensa: che ci faccio coo ‘sta robbbba? Risposta: ... quasi quasi la vendo a Rai Play …non si sa mai che magari me la pagano. Geniale !!! Fantastico !!! Come ha detto Salini? Incubatore di innovazione ??? Lasciamo perdere: meno male che il “presunto” piano industriale “avrebbe” dovuto prevedere una direzione Nuovi format e siamo tutti in attesa di conoscere cosa ha inventato. Magari è successo qualcosa e ci è sfuggito.

Ezzacchete che arriva la dietrologia: nei giorni scorsi (lo abbiamo scritto) su Repubblica.It compare un articolo, firmato Adriano Bonafede, dove si legge: “Trasversalmente – si legge nel documento riservato - si pensa a contenuti ‘di seconda mano’, ovvero che sono andati in onda recentemente sui canali Rai, dunque di limitato interesse”. Inoltre, c’è un equivoco di fondo: “I senior pensano vi siano contenuti solo per giovani (perché un mezzo a loro più congeniale); viceversa i giovani – specialmente quelli distanti ideologicamente da Rai – pensano a contenuti per target over 60”. Il sondaggio parla poi di una “percezione di difficoltà di navigazione” attraverso la massa di contenuti messi a disposizione della Rai. E molti, che avevano conosciuto Rai Play tempo fa, hanno smesso di usarla “perché non consentiva una ricerca facile dei contenuti”. Quelli che hanno invece provato di recente a navigare trovano la piattaforma deficitaria in comparazione alla fluidità di Netflix o di Amazon Prime. Queste ultime vengono preferite quando si ha una smart tv e ovviamente un abbonamento già pagato.” E infine “Sembra ancora mancare l’informazione sull’ampiezza e sulla varietà dei contenuti di Rai Play”, riporta il documento -. Di conseguenza, “gran parte dei fruitori ne fanno un uso piuttosto circoscritto, non esplorativo, per questo non hanno un’idea precisa di quale sia l’offerta editoriale al suo interno”. In particolare, “i più adulti si limitano a ricercare programmi già andati in onda che si vogliono recuperare o rivedere (film, serie tv), mentre i giovanissimi usano la piattaforma per la visione di serie tv/teen drama e il recupero di spezzoni di programmi”, come l’esibizione di un artista a Sanremo. La minoranza che conosce meglio l’offerta di Rai Play “sembra avere un approccio quasi storiografico alla tv”. Delle due l’una: o questo documento è vero e allora qualcuno ne dovrà trarre qualche conseguenza, o è una bufala e allora sarebbe opportuna una smentita. Aggiungiamo una nostra nota: alla luce dell’esperienza finora realizzata, è stata giusta la decisione di scorporare la parte tecnologica (al CTO) da quella editoriale (Direzione Digital) ???

Oggi è atteso il Cda a Viale Mazzini e qualcuno suppone che ci possa essere la seconda mano sulla questione Foa con un possibile atto di sfiducia nei suoi confronti. Sono leciti tutti i dubbi: se è andata liscia la prima perché dovrebbe andare meglio la seconda? C’è solo una possibilità che possa cambiare qualcosa: Salini vota a favore di una eventuale sfiducia al suo Presidente e quindi si formerebbe una maggioranza con Coletti, Borioni e Laganà. Colpo di scena! E dopo? Come fanno ad andare avanti con un presidente sfiduciato, con quale clima potranno lavorare insieme, ancora per un anno o poco più?

“Noi fummo i gattopardi, i leoni. Chi ci sostituirà saranno gli sciacalli, le iene. E tutti quanti, gattopardi, leoni, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra.” Già … Il sale della Terra … almeno una cosa buona la dobbiamo dire e ce ne rallegriamo: ieri è andato in onda su Rai Storia il film di Wenders e Salgado: un capolavoro assoluto.

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mercoledì 22 aprile 2020

I nuovi gattopardi


Questo  blog rischia di diventare il profeta del giorno dopo e forse è questa la chiave della sua fortuna. È stato tutto già scritto e non da pochi giorni. Ieri sera si è svolta la prevista riunione della Vigilanza: tanto tuonò che successe nulla … rigorosamente nulla. Sotto tiro c’erano  Barachini  e Foa. C’erano e ora, forse, non ci sono più, nel senso che non se ne sentirà parlare almeno per qualche giorno travolti da un insolito destino nei verdi prati della primavera.  Premessa: la comunicazione e, in particolare quella politica, ha forme estetiche, simboliche, iconiche del tutto proprie e originali.  Il linguaggio può anche essere piacevole e, a suo modo “bello” all’ascolto. Per certi aspetti potrebbe somigliare ad una partitura musicale quando chi suona tocca lo strumento con arte e passione. Il lessico pubblico si attiene ad una sua propria grammatica, ad una sua codificazione consolidata che rende la sua lettura e interpretazione facilmente accessibile ad ogni profano  e la mette al riparo dalle fantasie oniriche.  A volte succede che il messaggio si qualifica/quantifica più per quanto non viene detto piuttosto che per quanto viene esposto. Perdonate la divagazione, tanto non c’è di meglio.

Detto questo veniamo al dunque e ci limitiamo, anche per non annoiare eccessivamente i lettori, a due soli aspetti della fumosa cerimonia andata in streaming ieri sera mentre ne tralasciamo volutamente un terzo. Barachini:  ha svolto il  suo compitino ribadendo la legittimità del suo operato. Tra l’altro, gran volpone, non a caso ha convocato la Commissione a tarda sera con l’eccellente risultato di fare in modo che questa mattina quasi nessuno ha scritto una riga (a parte una breve del Fatto). Cosa altro poteva fare? Smentire se stesso? Chiuso argomento. Salini: ha letto un lunghissimo e noiosissimo compitino (non richiesto e non dovuto) una relazione da congresso bulgaro definita da un autorevolissimo lettore “puntuale ed esaustiva…quasi da elenco telefonico”  senza alcun sarcasmo (!!!) dalla quale si evince “ la guida forte e sicura del grande timoniere” aggiungeva un altro nostro lettore mentre, collegato via telefono, assistevamo  insieme al dibattito. Perché l’Ad è intervenuto in questo modo? Il solito arguto e malizioso lettore  commenta: “sopire, sopire, troncare, padre molto reverendo, troncare, sopire". Tutto qui e non merita altro commento. Il terzo aspetto riguarda Foa, ma questo merita un capitolo a parte.

Ecco perché, come abbiamo scritto più volte, tutto rimarrà come prima. Gattopardescamente parlando, tutto cambierà per rimanere tutto immutato.  Questa politica ha la Rai che si merita e viceversa. Questo vertice è stato votato da loro anche se ora qualcuno si è pentito. Tutto si regge sul sottile  filo di un equilibrio tanto instabile quanto duraturo. A nulla vale ricordare il Piano industriale più o meno defunto, a niente serve sfrugugliare sugli ascolti (come ha fatto Repubblica.it quando ha scritto ieri che la Rai intercetta meno ascolti di Mediaset durante questo periodo, riferita solo al periodo 26 marzo-19 aprile) e men che meno vale ricordare i problemi di credibilità, autorevolezza, ruolo del Servizio Pubblico non solo e non tanto sull’emergenza ma sul suo futuro, sulle sue prospettiva che da qualsiasi parte si osservano appaiono cupe.

Per tutto il resto ... la nottata sarà ancora lunga da passare.
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martedì 21 aprile 2020

Rai Fase 2: preparate l'artiglieria

Sarà necessario prepararci alla fase 2 del Servizio Pubblico e non si preanuncia una passeggiata tra le mammole e margherite primaverili. Lo abbiamo scritto in epoca non sospetta ben lontana dalla crisi del Covid: la madre e il padre di tutte le battaglie sono in armi, pronti a combattere corpo a corpo per le nomine nelle società controllate e partecipate dalla Stato. Inoltre, pure abbiamo scritto, per quanto riguarda la Rai, sono in sospeso due nomine strategiche di grande rilevanza: AgCom e il sottosegretario con deleghe alle TLC. All’interno di Rai balla anzitutto il cda di RaiWay.

Forse, in questo contesto si possono leggere le fibrillazioni degli ultimi giorni che hanno interessato Viale Mazzini. Questa sera, alle 20, ci dovrebbe essere l’audizione di Foa e Salini in Vigilanza per la nota questione degli spazi concessi prima a Conte e poi a Salvini e Meloni. Sotto tiro dovrebbe esserci il Presidente (De Nicola, M5S ha detto che non è più un presidente di garanzia! Sic !!!). Ma, "dovrebbe" essere solo lui, ma non è il solo. Non sfugge a nessuno tra coloro che hanno buona memoria che sotto tiro ci dovrebbe essere pure l’AD per mille buoni motivi e ne citiamo solo due tra i più rilevanti: le nomine ai Tg e il Piano Industriale (rinviato, apparentemente, solo a causa della crisi Covid, ottimo motivo per non dover ammettere il grave ritardo in cui versava). Non ultimo, la questione delle famose lettere tra Vigilanza e Cda rimaste nel cassetto senza che i consiglieri ne venissero informati. La differenza è che la prima, ben grave e rilevante e pur sottoscritta da tutta la vigilanza, è rimasta ben occultata, e la seconda firmata solo da Barachini ha avuto grande clamore. Qualcosa non torna. Il tratto comune è che ambedue le lettere erano indirizzate a tutti e due. Questa sera potrebbe aprirsi un nuovo capitolo, rimaniamo dell’opinione (autorevolmente condivisa con autorevoli lettori del blog) che si tratterà dell’ennesimo fuoco di paglia. Nessuno potrebbe avere la forza e il coraggio di mettere mano a questo consiglio in questo momento.

Ieri abbiamo sollevato un problema che, puntualmente, è riemerso con tutte le sue minacciose potenzialità: il canone. Il “solito” vicepresidente della Vigilanza PD Michele Anzaldi ha riaperto il fuoco: riprendiamo dal sito Notizienazionali.it (che ieri ci ha citato e ricambiamo l’attenzione) “è assurdo che gli imprenditori e i commercianti si ritrovino a dover pagare alcune centinaia, in certi casi anche migliaia di euro, peraltro pur essendoci la certezza che queste attività siano nella quasi totalità chiuse dall’8 marzo”. È un colpo basso che potrebbe andare a buon fine se qualcuno in qualche modo, non interviene prontamente anche se, si andrebbe a parlare di corda in casa del boia, dove amici del canone Rai ce ne sono ben pochi (vedi recenti uscite dei ministri Patuanelli e Boccia). Ecco allora che si definiscono bene i campi di battaglia: la governance (vedi Legge del 2015) e le risorse del Servizio Pubblico. Si può aggiungere le tecnologie: la transizione verso il DVB-T2 potrebbe subire considerevoli ritardi con conseguenze ancora tutte da valutare. Abbiamo già scritto in propossito che le previste vendite, il rricambio di apparati televisori a causa del Covid potrebbe subire una sostanziale riduzione rispetto alle previsioni. Per il CTO Rai , as usual, ci sarà molto da fare.

Nel frattempo, ieri la Direzione comunicazione in accordo con il Marketing, ha  diffuso un comunicato interno che già nel titolo suona “strano”: “Auditel online in quarantena: dominio Rai negli ascolti”. Si legge:
 “A partire dal 9 marzo, da quando la maggior parte della popolazione italiana è costretta a trascorrere a casa la maggior parte del suo tempo, l’ascolto della tv tradizionale è esploso, con aumenti anche del 40%. E con tanto tempo trascorso davanti al vecchio schermo fisso, e meno tempo da passare davanti ai computer o in giro con gli smartphone in mano, l’ascolto online degli editori televisivi misurati da Auditel è complessivamente diminuito, passando da 17,2 milioni a 16,6 milioni di ore di visione media a settimana. Le analisi della Direzione Marketing mostrano che, in un contesto di ascolti online in contrazione, la Rai è l’unico editore che mostra un consumo in crescita, passando da 5 milioni di ore medie a settimana a 6,6 milioni con una crescita del 30%, diventando assoluto leader di mercato. Questa leadership di mercato è stata raggiunta grazie alla centralità della Rai come servizio pubblico in un momento difficile come questo, ma anche allo stravolgimento dei palinsesti di tutti gli editori”. No comment … ci limitiamo ad osservare “dominio” !!!

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lunedì 20 aprile 2020

Il buio oltre la siepe


Chi non è  romano, forse, non sa cosa rappresenta la figura dell'Angelo sulla sommità di Castel S.Angelo. Nell'anno del pontificato di San Leone Magno, alla fine del 500, una terribile pestilenza colpì Roma e ogni giorno si svolgevano litanie e processioni per chiedere l'intervento Divino. durante una di queste cerimonie, si racconta, la gente vide apparire la figura dell'Arcangelo Gabriele che rinfoderava la spada in segno della fine della pestilenza e, per ricordare questo evento, venne posta la statua a metà del 1700 ad opera di uno scultore fiammingo. 
Ci sarà una nuova visione per il prossimo 4 maggio?

Nei giorni scorsi abbiamo scritto di segnali di vita su Marte. Oggi l’osservatorio di Hubble si è spento e non è pervenuto nulla… silenzio astronomico. Ne approfittiamo per alcune osservazioni che ci hanno rivolto autorevoli lettori. Ci dice il primo: Salini, ben che vada comunica “ a domanda risponde”. Ha scritto il testo sull’appello per il teatro e va bene, era il minimo sindacale. Ci si aspetta molto di più: un progetto, una visione, una prospettiva per il Servizio Pubblico anche per quando, forse, lui potrebbe aver cambiato lavoro. Una volta si sosteneva che la differenza tra un politico e un uomo di governo è proprio nella capacità di vedere oltre il proprio mandato, al di fuori dell’orizzonte della gestione ordinaria o dell’emergenza. Ecco, da Salini è giusto attendersi qualcosa del genere, magari anche oltre il Piano industriale che nessuno è in grado di immaginare che fine potrà fare. O meglio: potrebbe essere un significativo scarto di proposizione chiedere alla società che lo ha scritto (in cambio di parcella milionaria) di immaginare un aggiornamento post Covid, nella convinzione che necessariamente non potrà essere come prima.

Altro lettore sulla radio e sull’intervista a Sergio. La “sorella povera”della televisione è in sofferenza da tempo e non solo perché il mercato è cambiato ed ha visto indebolire la sua centralità ”istituzionale” ma  anche perché ha molti nemici al suo interno, all’interno della stessa Azienda. Vedi il caso del recente accordo con il Ministero dell’Istruzione sull’ e-learnig dove non c’è traccia di Radio. Oppure, semplicemente,sufficiente “pesare” quanta stampa si produce sulla radio rispetto alla televisione: non c’è partita. Allora, anche in questo caso, occorre un coraggio e una forza supplementare per restituire alla radio il ruolo che, legittimamente, gli spetta nel panorama mediatico. Non ultimo occorrono ingenti investimenti ma questa è altra storia della quale più avanti accenneremo.
Ancora, l’intervento di Franceschini e la Netflix della cultura (a pagamento). Già abbiamo scritto che non ci sembra un’idea molto felice, un po’ strampalata e priva di senso di mercato. Ma anzitutto non sembra proprio utile al Servizio Pubblico. È noto, infatti,che una delle risorse principali sulle quali è in corso la grande competizione degli ascolti televisivi è sul tempo che i telespettatori dedicano ad un programma, una rete o una piattaforma (compresi i videogiochi, saliti a oltre 1,8 mln di persone che vi dedicano molte ore). Il tempo è la risorsa più pregiata e per “spenderlo” bene è necessario offrire “merce” apprezzata. Non c’è dubbio che la cultura sia tale, ma che senso ha proporla a pagamento quando Rai già la offre gratis? O meglio, la offre a fronte del pagamento del canone per il digitale mentre è free su RaiPlay, per quanto poi, come abbiamo scritto appunto ieri, la stessa Rai non ci crede molto.

Infine, un tema ormai cantilenante: le risorse per la Rai. Stanno andando in onda molte repliche e programmi registrati in epoca pre Covid. Quanto potrà reggere  questa situazione prima che il pubblico, legittimamente, possa dare visibili segni di fastidio? E quanto mancherà prima che un politico di turno in cerca di facile consenso elettorale torni alla carica sul canone? Questo tema sarà il vero campo di battaglia per il prossimo periodo: la fase 2 per la Rai, per il Servizio Pubblico passa per la capacità di partire subito all’attacco su questo fronte prima della campagna della prossima stagione. Attenzione: parliamo di canone ordinario ma non meno importante il canone speciale che interessa gli esercizi pubblici. I generali avversi stanno affilando i pugnali perché sanno di trovare un’Azienda forse forte di ascolti “obbligati” (ringraziando il Santo Padre e il buon Montalbano) ma debole  di idee, di progetti, di proposte per un mondo che sarà inevitabilmente diverso da prima.
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domenica 19 aprile 2020

C'è molta vita su Marte


C’è grande vita su Marte … sembra Campo De Fiori in giorno di mercato !!! chi vi scrive è nato nel rione e conosce bene la vitalità della piazza (qualcuno conosce il mitico forno all’angolo con la pizza bassa e scrocchiarella??? Da bambini era un rito: pizza, gambuccio di prosciutto e fichi freschi).

Bene, allora, con ordine: oggi l’AD Fabrizio Salini ha inviato un testo al Corriere in risposta all’appello sul teatro in Rai. Si legge: ”Condivido le vostre ragioni e voglio dirvi, prima di tutto, che la Rai è al vostro fianco in questo momento di particolare difficoltà. I firmatari dell'appello sono portatori di una storia che appartiene a tutti noi … Naturalmente si può e si deve fare di più, con maggiori investimenti, con una più ampia disponibilità da parte di tutti a sperimentare nuove forme di adattamento, con la produzione di una drammaturgia ad hoc per il video, per reinventare una modalità di racconto televisivo del teatro senza pubblico, con una discussione ampia e senza pregiudizi rispetto ai diritti e alla distribuzione sulla piattaforma digitale”. Bene, è cosa buona e giusta, staremo a vedere. Manca solo la risposta precisa sull’impegno in una rete generalista e magari in prima serata.  

Poi: lunga intervista del direttore di Radio Rai, Roberto Sergio al Messagero.it: “ … è la radio, storicamente, il "media" che prima ancora della tv, si è fatta "voce" per l'intero Paese prendendolo per mano nei periodi bui e in quelli felici, tra i disastri e le ricostruzioni, durante l'amara e la Dolce vita di ogni epoca. Fornisce in tempo reale notizie, interviste, approfondimenti e oggi, in tempo di Coronavirus, ci si è prontamente organizzati per l'emergenza”. Poi un tema che ci interessa molto e chiede l’intervistatore Leonardo Jattarelli: “Dal suo osservatorio, come sta reagendo la gente a questo momento così stressante, preoccupante? C'è una vicinanza particolare? «C’è sicuramente grande vicinanza con i conduttori delle radio, che mai come in questo momento sono per gli ascoltatori punti di riferimento e voci amiche. Ce ne accorgiamo con i feedback che arrivano a ogni radio. E’ aumentato il numero dei messaggi che ogni radio riceve, altissimo, ed è cambiato il tono: si sente la voglia di parlare con i conduttori, di avere un confronto, una risposta. Il distanziamento sociale attraverso la radio è annullato».

Infine, interessanti dichiarazioni del Ministro Dario Franceschini sul Messaggero: “Stiamo ragionando sulla creazione di una piattaforma italiana che consenta di offrire a tutto il mondo la nostra cultura a pagamento, una sorta di Netflix della cultura che può servire in questa fase di emergenza per offrire i contenuti culturali con un’altra modalità…”. Tutto bene, benissimo … osserviamo solo: a pagamento? Se c’è un tema e in particolare in questo momento che ha possibilità di ricondurre e attrarre persone a attenzione verso il nostro Paese è proprio la cultura. Il ritorno economico dovrebbe essere conseguente non presupposto. Si parla tanto della BBC: provate a cercare, anche storicamente, cosa gli inglesi hanno offerto gratis e cosa a pagamento, provate a cercare i corsi di lingua prodotti e distribuiti dell’emittente britannica (provare per credere: http://www.bbc.co.uk/languages/ ).

Bene allora … tutto bene … la vita su Marte può riprendere e tornare alla normalità … già ...la normalità. Ieri abbiamo letto velocemente un graffito: “non vogliamo tornare alla normalità perché la normalità era il problema, non la soluzione”.  Ora che molti si apprestano al risveglio di idee e proposte in vista del post Covid, osserviamo con piacere che il terreno privilegiato sono i “contenuti” associati al “sociale”. C’è molto da fare, da riflettere, da proporre. Subito però …

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sabato 18 aprile 2020

C'è vita su Marte


C’è vita su Marte, in particolare al VII piano di Viale Mazzini. Ne siamo sempre stati convinti e non ci riuscivamo a capacitare perché invece pervenivano solo sporadici e flebili segnali che, nella migliore delle ipotesi, si limitavano a piccole beghe quotidiane.

La notizia di oggi è l’intervista a Andrea Montanari, direttore del Centro Studi Rai, pubblicata su Avvenire a cura di Angela Calvini. Leggiamo: “Rai, è l'ora di dar voce agli italiani. Un grande cantiere per decidere il futuro e completare la trasformazione digitale”. Montanari dirige l’Ufficio Studi dal 2019 per quanto previsto dal Contratto di Servizio dove e gli spetta il preciso compito di interrogarsi su cosa dovrà essere il Servizio Pubblico nel prossimo futuro, anche indipendentemente dal passaggio epocale che potrebbe indurre la crisi del Covi19. Nell’intervista si colgono  due linee guida fondamentali: la prima riguarda le prospettive strategiche che impatteranno sulla Rai nei prossimi anni, la seconda un tema spesso sottaciuto e riferito al dialogo tra l’Azienda e tutti coloro, cittadini, associazioni e istituzioni, che sono direttamente coinvolti e interessati al suo futuro.  La parola chiave è esattamente FUTURO (come i nostri lettori sanno bene, ci siamo moto affezionati) ed è proprio su questa parola chiave che, in epoca ormai lontana, per prima la BBC nel 2018, alla vigilia del suo recente Piano Industriale, cominciò ad interrogarsi per cercare di comprendere quale potrebbe essere lo scenario nel quale si troverà ad agire.  Montanari sostiene: “L'emergenza Coronavirus dimostra che la Rai è un bene comune primario e tutti devono poter dire la loro in una grande consultazione tra i cittadini ma anche tra tutti i soggetti come associazionismo, famiglie, imprese, a cominciare dall'audiovisivo, sindacati, università, politica: un momento di ascolto della collettività nazionale per poi decidere cosa deve essere la Rai di domani. Occorre un grande momento fondativo e rifondativo” e aggiunge: “Il futuro per la Rai deve essere molto diverso e deve avere fondamenta ben piantate nella tradizione dei migliori Servizi pubblici europei focalizzati in primo luogo sulla creazione di coesione sociale. E allora cosa vuol dire in concreto trasformazione digitale per Rai? Vuol dire soprattutto essere vicina agli utenti, intercettarne bisogni, gusti, desideri. E trasformarli in prodotti e servizi innovativi sfruttando tutte le possibilità che possono scaturire da avanzate sinergie multipiattaforma che mettano insieme il meglio della tv generalista e streaming tv, on air ed online, Radio e internet. Vi siete fatti un'idea di cosa hanno veramente bisogno i cittadini in questi lunghi giorni passati in casa? Due esigenze su tutte sono emerse: quella dei minori che, con le scuole chiuse, chiedono percorsi di formazione ed e-learning veramente utili, completi e facilmente utilizzabili. E quella degli anziani che, sentitisi particolarmente esposti, chiedono un'informazione autorevole e pacata e insieme una programmazione che unisca il meglio della proposta culturale e dell'intrattenimento”.
Complimenti: ci sono tutti compresi i temi e i problemi fondamentali del Servizio Pubblico, sottoscriviamo pienamente e ci chiediamo semplicemente se e quando e come si potrà dar seguito a tutto questo, in che termini, con quali scadenze. Il futuro non è stato ancora scritto e da qualche parte bisognerà pur cominciare. Il timore è che, come già succede,possa proseguire questa morta gora che da tempo trascinala Rai verso un destino ancora non scritto ma pieno di dubbi e incognite.

Appunto: vediamo qualche nodo sul suo destino. La Radio: abbiamo già scritto ieri. Si tratta della “sorella povera” dell’Azienda che fatica ad essere percepita come parte strategica del Servizio Pubblico eppure, è il principale strumento di dialogo con gli utenti del Servizio Pubblico attraverso buona pare delle sue trasmissioni in diretta che utilizzano il telefono.

Rai Play:ieri è comparso un articolo sul sito di Repubblica.it a firma Adriano Bonafede dal titolo significativo: “RaiPlay questa sconosciuta, è la stessa Rai a bocciarla”. Tombola!!! Leggiamo: “
 A stroncare RaiPlay non è un rancoroso critico della Rai, ma la stessa sezione di marketing della società pubblica, che ha appena comunicato all’interno i risultati di un sondaggio effettuato su un campione di italiani. “Trasversalmente – si legge nel documento riservato - si pensa a contenuti ‘di seconda mano’, ovvero che sono andati in onda recentemente sui canali Rai, dunque di limitato interesse”. Inoltre, c’è un equivoco di fondo: “I senior pensano vi siano contenuti solo per giovani (perché un mezzo a loro più congeniale); viceversa i giovani – specialmente quelli distanti ideologicamente da Rai – pensano a contenuti per target over 60”.
Il sondaggio parla poi di una “percezione di difficoltà di navigazione” attraverso la massa di contenuti messi a disposizione della Rai. E molti, che avevano conosciuto RaiPlay tempo fa, hanno smesso di usarla “perché non consentiva una ricerca facile dei contenuti”. Quelli che hanno invece provato di recente a navigare trovano la piattaforma deficitaria in comparazione alla fluidità di Netflix o di Amazon Prime. Queste ultime vengono preferite quando si ha una smart tv e ovviamente un abbonamento già pagato”. Basta e avanza. Chissà se su Marte qualcuno ha qualcosa da dire. Noi ce ne siamo già occupati dal tempo della genialata di Fiorello.

Altro tema a noi caro: RaiNews24. A che punto è la notte? Come si pensa di farla uscire dalle tenebre di ascolti da prefisso telefonico e dare un senso ai circa 190 giornalisti che ci lavorano? Consiglieri e sindacalisti esperti, cosa dicono?

Infine, ieri con il Corriere è uscito il supplemento settimanale 7 prevalentemente dedicato proprio al presente e al futuro della televisione: da non perdere e conservare. Prossimamente sarà utile quando verrà scritta la storia di questi giorni.
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venerdì 17 aprile 2020

Cosa sarà ..come saremo?


In questi giorni in queste ore,  ci si interroga sempre più spesso su quando e su COME torneremo alla “normalità” (già … la normalità …). Sul quando, possiamo solo sperare al più presto che potrebbe essere il 4 maggio. Tutt’altro discorso sul come torneremo. Ieri, in una delle tante conversazioni telefoniche con i lettori, amici ed ex colleghi che leggono questo blog, l’interrogativo è tornato più volte: quando tutto sarà finito, saremo migliori o peggiori di prima? Poi, ieri sera, a cena, con uno dei commensali che mi accompagnano in questa avventura, è venuta fuori una terza possibilità: uguali a prima. Vediamo le ipotesi. 1: migliori. E probabile che potremo aver imparato la lezione sia per quanto riguarda la natura che merita rispetto, sia per quanto riguarda la medicina che merita attenzione, sia per quanto riguarda i rapporti con gli esseri umani che meritano impegno. 2: peggiori. È probabile che non avremo imparato nulla da tutto questo e che, anzi, potremmo uscirne tutti un po’ più incattiviti, incarogniti, individualisti. Questo aspetto della “distanza sociale”,  della psicosi delle  mascherine, del divieto di contatto fisico quanto si sedimenterà nei comportamenti quotidiani, individuali e collettivi? 3: uguali. Non cambierà nulla, torneremo più o meno ad essere esattamente quello che eravamo prima, nel bene e nel male. Saremo simili a noi stessi, riprodurremo esattamente modelli, linguaggi e modi di fare e agire consolidati. Potrebbe essere anche una risposta multipla: un po’ di tutto, un fritto misto di retaggi antichi e primordiali insieme a clamorose novità in equilibrio con una stasi dei sentimenti e comportamenti identici a quelli dell’epoca preCovid.

Ci siamo poi posti questi stessi interrogativi per la Rai, per il Servizio Pubblico? Come sarà, cosa sarà cambiato quanto tutto questo sarà finito? Giriamo la domanda ai nostri attenti lettori. In attesa di risposte,  proponiamo una nostra riflessione: siamo pessimisti. Di fronte alle grandi scelte, ai momenti topici, si vede la caratura, la cifra, il tono mentale e culturale delle persone.  Cosa possiamo dire, cosa possiamo osservare, che in questo mese abbiamo assistito ad uno scarto di idee, di progetti, di novità, di invenzioni o di programmi in grado non solo di sostenere l’emergenza ma anche di guardare al futuro che, spero non ci siano dubbi, in un modo o nell’altro, non vedremo più la stessa Rai che abbiamo conosciuto prima del 28 febbraio. Magari qualcosa ci è sfuggito e, in questo caso, preghiamo gli attenti lettori di farcelo sapere, ma non abbiamo visto o saputo nulla di più di quanto era dovuto, obbligatorio, previsto da leggi e regolamenti. Un’idea, un concetto… un’idea… nulla, calma nebbiosa, encefalogramma piatto… vogliamo poi stendere un velo pietoso sulle Task force create a Viale Mazzini? Qualcuno ha saputo qualcosa?

Vediamo un tema che da alcuni giorni diversi lettori ci segnalano: Rai Play. In ordine: la pubblicità nei programmi di E-learning. Cosa c’entra, perché anteporre uno spot di merendine o peggio ancora di un concorrente Rai prima di una lezione di fisica o di letteratura? Poi, non esiste un percorso tematico, un filo logico, una catalogazione sensata che non sia solo "bambini" o "teen". Tutto random, un fritto misto di prodotto magari anche pregevoli ma buttati nel mucchio selvaggio. Per non dire della qualità della connessione: la rotellina del buffering gira spesso impazzita a causa del sovraffollamento della rete, della capacità di carico del CDN. Ma qualcuno ha pensato mai di fare di gran carriera un upgrade del contratto con il provider? Infine, qualcuno si è mai preso la briga di valutare i feedback degli utenti? 
Provate a connettervi su  https://it.trustpilot.com/review/www.raiplay.it   e leggete cosa ne pensano.

Infine, a proposito di scuola. Ieri è stato sottoscritto un accordo tra Ministero dell’istruzione e Rai per il sostegno alla scuola. A parte il fatto (grave) che quasi nessuno riporta la notizia (solo un  breve trafiletto del Fatto Quotidiano) si avverte l’impegno ma si nota una carenza molto  grave: non una parola sulla radio, mai citata, mai pensata. Eppure parliamo di un pubblico di tanti milioni di persone, di ogni fascia di età, di importanza non meno rilevante di quello della televisione. Non è perdonabile, non è tollerabile, il Servizio Pubblico è Radiotelevisivo per intero e non solo a metà !!!!!! Chi dirige l’Azienda lo sa o no che esiste anche la Radio ? Lo sa che il pubblico paga il canone anche per la Radio? Comunque, quand’anche succede qualcosa di buono, seppure in ritardo, è mai possibile che non si riesce a farlo sapere all’Universo Mondo? Che non ci sia modo di far emergere con un progetto di comunicazione integrato, organico e multimediale tutto l’impegno dell’Azienda in questo momento in grado di far “percepire” correttamente il suo ruolo? Per favore: un’idea, un concetto , un’idea e se non la trovate, chiedetela … magari vi potrà essere fornita pure gratis.
Ps: tenetevi a mente il prossimo 22 maggio

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giovedì 16 aprile 2020

Fuoco di paglia


Lo scorso 3 aprile un comunicato stampa Rai informava: “In merito alla didattica a distanza, la Rai, fin dall’inizio dell’emergenza ha messo a disposizione canali e palinsesti per affiancare ragazzi e docenti in questa particolare fase della loro carriera scolastica.  Oltre all’offerta disponibile da giorni sul canale 146 di Rai Scuola, l’Azienda sta già lavorando con il MIUR per dedicare ulteriori spazi su una rete generalista e su altre reti tematiche. La Rai informa di aver già individuato spazi di palinsesto, di aver definito lo studio virtuale da cui si terranno le lezioni e, non appena sarà disponibile l’elenco dei docenti farà partire le  produzioni che, attualmente, vedono comunque già ben presente la programmazione di Rai Scuola per studenti, insegnanti e famiglie visibile in tv (canale 146 Dt, 133 di Tivusat e 806 di Sky Italia), sul sito Rai Scuola e sul portale Web di Rai Cultura dove l’offerta didattica è suddivisa per materie e con centinaia di contenuti specifici sulle diverse discipline”. Questa mattina, sul Riformista, Valeria Fedeli,  il capogruppo PD in Vigilanza pubblica un appello per un canale digitale Rai dedicato all’aiuto ai  ragazzi in questo momento.
Delle due l’una: la parlamentare PD non è stata informata dell’impegno Rai oppure non lo ritiene sufficiente ed adeguato. Scegliete voi. Rimane il fatto che non passa giorno senza che qualcuno debba proporre un appello al Servizio Pubblico. Il problema è sapere se uno tra questi verrà raccolto (vedi cinema …vedi teatro). Da notare: nella lettera della Vigilanza dove lei è capogruppo PD, appunto, si legge "Con riferimento all'offerta didattica e formativa, anche tenuto conto della recente adozione di un decreto-legge che delinea modalità peculiari di svolgimento degli esami conclusivi del primo e del secondo ciclo di istruzione, si constata con favore la pluralità ed il livello qualitativo delle iniziative e dei progetti che sono disponibili sui canali tematici e sulle piattaforme del Servizio pubblico, sebbene se ne ravvisi un carattere disorganico, eccessivamente frammentato e dispersivo che si ripercuote inevitabilmente sulla sua fruizione". Ma, come detto, di questo testo non si trova più traccia.



Torniamo ai giorni scorsi. Si continua a parlare del caso Barachini/Foa.  Ovviamente ancora nessuno parla della precedente lettera della Vigilanza … sparita.. puff … svanita nel nulla … eppure si leggevano cose importanti, comprese alcune riguardanti la scuola.

Commento: un fuoco di paglia che durerà l’espace d’un matin. Non si potrà dimettere Barachini come pure non si potrà dimettere Foa, per il semplice fatto che per il primo significherebbe rimettere mano ad un rimpasto di una Commissione parlamentare bicamerale di difficilissima composizione ed equilibrio e non sembra proprio questo il momento.  Per quanto riguarda Foa, non sfugge a nessuno che le sue dimissioni trascinerebbero inevitabilmente quelle di Salini e, come abbiamo già scritto, a poco più di un anno dalla sua scadenza naturale, chi mai potrebbe avere forza e coraggio di rinnovare  il Cda Rai in questo momento? Nessuno!  Poi, sulla legittimità della sua elezione si sostengono argomenti bizzarri: la maggioranza politica che lo ha eletto non è più la stessa e quindi ora non sarebbe più un presidente di garanzia. Ma questa bislacca teoria dovrebbe presupporre che la fonte di “garanzia” sarebbe determinata dall’equilibrio politico, dall’accordo partitico raggiunto al momento della sua elezione.  Pure a scriverla una cosa del genere fa orrore. Sic transeat. La seconda argomentazione si riferisce al conteggio delle schede in Vigilanza. Pure questo argomento fa scottare la tastiera sulla quale scriviamo: sono passati quasi due anni, la maggioranza della Vigilanza è sempre la stessa e solo ora si pongono questo problema? Inverosimile. E poi, ammesso e non concesso che si dovesse mai sgamare il “trucco” cioè che la votazione sarebbe invalida, cosa potrebbe succedere? Foa verrebbe “dimissionato” e allora tutti gli atti compiuti in Cda sotto la sua presidenza che fine farebbero?  Inoltre, tanto per rimanere con i piedi per terra: la pietra dello scandalo (legittima e sacrosanta) della lettera motu proprio di Barachini alla Rai con la richiesta di “riequilibrio“ verso Salvini e Meloni è indirizzata a Foa/Salini e sono responsabili insieme della mancata comunicazione in Cda, come pure, appunto, della precedente lettera (firmata non solo da Barachini ma dall’Ufficio di presidenza e dai rappresentanti dei gruppi Parlamentari  in Vigilanza).   

Per oggi, sulla stampa e non solo, non c’è altro da scrivere e, su quel poco che ci sarebbe preferiamo non commentare.
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mercoledì 15 aprile 2020

Teatranti


La buona notizia del giorno è l’appello alla Rai affinché possa fare qualcosa per salvare il teatro. Il Corriere di stamattina,  firma Emilia Costantini, lo riporta nei contenuti importanti: “La tv salvi il teatro: non solo repliche, la Rai produca nuovi spettacoli … Ben vengano, per ora, le letture o le recite in streaming gratis, ma i teatranti devono lavorare ed essere pagati. In che modo poter riprendere l'attività? …l'appello promosso dal regista Piero Maccarinelli, indirizzato all'AD della tv pubblica Salini, e per conoscenza al Presidente Mattarella e al Ministro Franceschini, dove si propone di trasmettere ogni giorno sui canali tematici o una volta a settimana su quelli generalisti, le riprese integrali, già realizzate dalla Rai, di spettacoli teatrali”. Incalza il regista teatrale Luca De Fusco: “In questo momento di stasi, perché la Rai non assume il suo ruolo di servizio pubblico e, invece di limitarsi a riproporre repliche di vecchie produzioni, torna a produrre spettacoli ad hoc perla tv e per la radio? La gente non potrà più andare a teatro per molto tempo e allora, anche chi a teatro non è mai andato potrebbe godersi ottimi prodotti realizzati proprio per il mezzo. Si sfamerebbero attori, registi, maestranze e chi ha fame di teatro, un pubblico non trascurabile». Sottoscriviamo pienamente e sosteniamo !!! Siamo poi sempre in attesa del precedente appello di Pupi Avati sul cinema: è stato recepito???

Per i nostri lettori “sociali”: segnaliamo un’intervista di Giuseppe De Rita, presidente del Censis, ieri sul Corriere e sullo stesso argomento il testo di Vladimiro Zagrebelsky  su La Stampa. Riguarda le ipotesi di “segregare” gli anziani. Da leggere, meditare e riflettere.

E veniamo ora alla bassa cucina, dove, talvolta, con gli avanzi del giorno precedente si possono pure fare piatti gustosi. Risparmiamo ai lettori il riassunto delle puntate precedenti (il nostro blog è ormai è divenuto un vero e proprio diario: basta sfogliarlo). L’argomento del giorno si riferisce alla vicenda Conte, al tempo concesso nei Tg a Salvini e Meloni, al Presidente Foa e al Presidente della Vigilanza Barachini. Noterete subito che manca un personaggio: Salini. Anzitutto un fatto: nei tre Tg Rai i due leader dell’opposizione hanno avuto rispettivamente più di 6 minuti Salvini e più di 5 la Meloni. Ma è supponibile che Foa possa telefonare ai direttori dei Tg e chiedere loro di “risarcire” i due politici senza che l’AD non ne sapesse nulla?  Supponibile che i direttori di testata nella loro autonomia editoriale possano toccare un argomento così incandescente senza avere un “parere” da qualcuno del settimo piano??? Poco credibile. Che poi Foa ci possa aver messo del suo, prendendosi tutto lo spazio che gli viene lasciato libero (praterie) è tutt’altro discorso.

Rimane la sgradevole sensazione di un’Azienda multicefala, dove ognuno se la canta e se la suona come meglio crede a seconda della giornata e delle convenienze/opportunità/necessità che si pongono. Appunto: chi dirige l’Azienda? Ed esattamente sul tema comunicazione: chi coordina e interviene nel tenere il timone dritto nella qualità e nella quantità di informazioni fornite dal Servizio Pubblico?

E veniamo ora ad un’altra bassa cucina: la politica. La Commissione Parlamentare di Vigilanza sarà pure un luogo controverso per come e per quanto interviene rispetto ai suoi compiti istituzionali ma sulla cronaca di questi giorni qualcosa non torna. Sempre a proposito della vicenda Conte, alcuni parlamentari e tra questi si è associato il PD, hanno riproposto il problema dell’accesso agli atti per verificare la legittimità dell’elezione di Foa. Oggi??? E perché non da subito quando è stato sollevato il problema? Perché solo ora quando il problema era già evidente a suo  tempo? Sempre a proposito della minaccia di richiesta di dimissioni a Barachini per l’iniziativa “personale” di scrivere alla Rai per chiedere il “risarcimento “ a Salvini e Meloni (che, a loro volta, Salini e Foa si sono guardati bene da informare il Cda… come opportunamente segnalato da Laganà e Borioni … tanto per gradire e per posizionare opportunamente i personaggi sulla scena) ribadiamo e insistiamo: per quale dannato motivo NON UNA PAROLA da parte di NESSUNO sulla precedente lettera della Vigilanza (non solo di Barachini) sui doveri e compiti della Rai in questo momento? Un velo di cemento armato e di distrazione anche da parte di tanti autorevoli colleghi giornalisti.

Come abbiamo scritto più volte: il problema è nel “quartier generale” dove però non c’è un uomo solo alla guida come qualcuno avrebbe voluto piuttosto truppe allo sbando senza piano strategico.  

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martedì 14 aprile 2020

Pasticciaccio Rai


Quel pasticciaccio brutto brutto di Viale Mazzini. In verità, sono tanti i pasticciacci che ormai si perdono nella memoria e la crisi del Covid potrebbe annebbiarli del tutto e farli morire nel dimenticatoio della storia. Qualcuno ricorderà mai della mail truffa inviata a Foa e che successivamente la Vigilanza, in una riunione a porte chiuse, ha rinviato alla magistratura? Già, la Vigilanza (si dovrebbe riunire questa mattina): una storia tutta da scrivere che proprio in questi giorni vive un capitolo che se non fosse per la drammatica situazione che stiamo vivendo parrebbe comica. E proprio ieri, giorno di Pasquetta, abbiamo letto un capitoletto a dir poco curioso.

Passo indietro: da alcuni mesi tra San Macuto e Viale Mazzini c’è un fitto andirivieni di postini. Limitiamoci alle ultime settimane. Il 9 marzo Alberto Barachini presidente della Vigilanza scrive e chiede “alla Rai di rafforzare e moltiplicare con cura e attenzione una programmazione attenta e generosa nei confronti dei nostri ragazzi, delle famiglie e degli anziani, che in molte case si trovano a trascorrere in queste ore un tempo di difficoltà, sacrifici e rinunce. Suggerisco, in particolare, una maggiore offerta di programmi mirati, culturali, scientifici e di informazione, per incoraggiare e rinsaldare il senso di comunità, ma anche di dare spazio al grande patrimonio cinematografico italiano da sempre punto di riferimento della nostra anima nazionale”. Il 27 marzo rispondono congiuntamente Foa e Salini dove si sostiene che la Rai: “…si prodiga di … è lieta di segnalare che … “ e fornisce ben 12 pagine di allegato con il titolo “Rai per l’emergenza. Responsabilità | Coscienza | Tempestività”. Un manifesto programmatico importante e il segno di un impegno che comunque è stato posto. Abbiamo scritto, a questo proposito, che un documento del genere avrebbe meritato una pagina sui principali quotidiani nazionali e magari pure di essere letto nelle  edizioni dei TG di maggiore ascolto. E invece …nulla … silenzio tombale. A questa lettera, l’8 aprile, risponde Barachini con il sostegno dell’Ufficio di Presidenza della Commissione integrato dai rappresentanti dei Gruppi Parlamentari e molla un paio di colpi dei quali abbiamo scritto quasi da soli.  Infatti, pressoché nessuno ha ripreso la notizia. Silenzio. E silenzio pure in Cda che si svolgeva proprio quel giorno, l’8 aprile e non è dato sapere se Salini e Foa hanno riferito della lettera ai consiglieri. Nessuno ha fiatato sull’argomento. NESSUNO.  E veniamo  a ieri tardo pomeriggio, quando arrivano messaggi su What’sUp inviati da un attento lettore e autore su Key4Biz. In ordine: l’ADN del 12 marzo alle 15.11 riporta il testo di una lettera, firmata Laganà e Borioni, dove si chiede al Presidente Foa e all'AD “Con riferimento all’oggetto e alle notizie di stampa relative a quanto stabilito nelle ultime ore dalla Commissione di Vigilanza Rai, chiediamo di essere tenuti doverosamente al corrente degli sviluppi della questione.” Si riferiscono al “risarcimento” di tempo Tv richiesto da Salvini e Meloni in risposta alla conferenza stampa di Conte. Infine, ieri pomeriggio, alle 16.50, sempre ADN pubblica una specie di intervista a Foa dove si legge, a proposito della questione Conte, che “Mi sembra che il caso sia risolto – taglia corto Foa - E' normale che se il Presidente del Consiglio cita criticamente in Tv esponenti politici nell’ambito di una conferenza stampa istituzionale, costoro abbiano la possibilità di replicare”. 

Per ora, ma solo per ora, tralasciamo i passaggi delle dichiarazioni di Foa, il perché e per come è intervenuto nuovamente pochi giorni dopo una sua recente intervista (Il Giornale del 4 aprile, dove, tra l’altro, veniva definito più volte “direttore della Rai”).

Questa la cronaca dei fatti. Ora le opinioni che, ovviamente faticano a distinguersi dai fatti. Si avvertono due stranezze: la prima è del tutto concettuale, metafisica: sono mondi paralleli che parlano linguaggi sconosciuti conosciuti solo a loro. È un dialogo che non suscita la ben che minima attenzione se non tra i pochissimi  intimi che emettono dichiarazioni e comunicati che pochi altri vengono a sapere. Il contenuto delle comunicazioni è di stretta osservanza “politichese”, almeno per quanto riguarda i grandi temi Non è un caso che sulle lettere di “contenuti” editoriali, sociali e culturali, nessuno dei protagonisti citati emette un flebile suono. Sottolineiamo NESSUNO. Eppure ci sarebbe stato e c’è tanto da dire. Foa, per primo, se ne guarda bene di riprendere il tema sul quale, per altro, non gli viene formulata domanda.

La seconda stranezza riguarda il contesto, i tempi e i metodi. Il contesto è quello di un Servizio Pubblico in affanno che sembra fare quello che può,  arrancando tra repliche e Task Force sulle Fake News che non sanno dove mettere le mani. In questo contesto, si continua a leggere di attestati di buona volontà ma accompagnati da oggettive  difficoltà progettuali. Nessuno si interroga su cosa potrà e dovrà essere la Rai al temine (???) di questa crisi. Sui tempi, evidentemente, c’è un ordine logico che a noi sfugge: Foa rilascia dichiarazioni  con una cadenza rilevante (rispetto all’AD siamo 3 a 1). Cosa porta a dedurre? Non abbiamo una risposta pronta ma ci viene da pensare che non sia del tutto casuale. Infine, i metodi: AD e Presidente parlano con dichiarazioni/interviste rese vuoi al Sole24 Ore, vuoi ad una Agenzia di stampa nazionale. Nulla da obiettare: ognuno sceglie il proprio interlocutore. Viene solo un dubbio:  perché non parlare al grande pubblico, sia della carta stampata sia della radio e della televisione, magari in forma congiunta e magari sottoponendosi pure ad un confronto con gli altri colleghi, una specie di conferenza stampa, seppure virtuale?  
Già … questo è un altro mondo, altri linguaggi, altre persone.

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