domenica 31 ottobre 2021

Un borgo antico, abbandonato e dimenticato

 



Oggi potrebbe essere una buona giornata per tornare su un luogo già conosciuto, per conoscerlo meglio, per rivedere dettagli già osservati, per cercare di porre domande alle quali nessuno mai potrà rispondere.

Si tratta di un borgo antico, disabitato da decenni, abbandonato da tutti e da tutti, impervio e isolato. Affacciato su uno sperone di roccia che guarda valli dove si fatica a trovare tracce di umanità: non un palo elettrico, non una casa. Per raggiungerlo la prima volta ho dovuto faticare non poco con il fuoristrada per poi scoprire che pochi chilometri più indietro arriva una strada bianca alquanto più agevole ma inesistente sulle mappe e lo stesso navigatore ignorava l’esistenza. Ci sono tornato diverse volte e ci tornerò ancora.  Un luogo perfetto dove fermare la mente e i pensieri. È sufficiente guardare i dettagli, osservare i boschi intorno, ascoltare e avvertire il profumo intenso di selvatico, di aspro. 

Nulla di più, non occorre nulla di più. 

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sabato 30 ottobre 2021

RAI: clamorosa smentita (forse)

Come alcuni che ci conoscono sanno bene, abbiamo una certa età, capelli bianchi, e tondini di ferro spessore 16 sullo stomaco, cresciuti in tanti, tanti anni di frequentazione del VII piano di Viale Mazzini e dintorni. Magari con qualche migliaia di cellule cerebrali in meno ma non ancora rincretinito.

I nostri affezionati lettori speriamo che ci possano perdonare se, talvolta, sembriamo troppo aggressivi “a priori” ma, giuriamo come un vecchio Boy Scout di provata fede e militanza, non facciamo altro che leggere quanto avviene nel mondo reale (sempre con documenti di appoggio) e cercare di interpretare. Magari ci sbagliamo “a posteriori” ma siamo certi, oltre ogni ragionevole dubbio, che non ci inventiamo nulla: la banale realtà supera di gran lunga anche la nostra più fervida fantasia.

A scanso equivoci leggiamo testualmente: ieri Repubblica titola “Fuortes: nella MIA Rai i partiti non bussano più …” Sempre ieri sera alle 19.01 Dagospia lancia un flash: “Come balla, niente male: proprio una settimana fa l'ad Rai ha incontrato di persona Matteo Salvini che cercava "rassicurazioni" sul direttore del tg2...”.

Qualcosa non torna… o meglio forse torna benissimo. Premessa doverosa: non ci sarebbe nulla di strano, anomalo, che l’AD Rai possa o forse debba incontrare la “politica”. Si tratta solo di capire, sapere, qualora fosse avvenuto, quale è stato l’oggetto dell’incontro, di cosa si è parlato.

Prima di proseguire, rileggete quanto pubblicato a febbraio 2020 : "(askanews) - "Dopo il segretario Pd Zingaretti, Salini ha incontrato a cena il reggente M5S Crimi, alla vigilia del Cda delle nomine? Così scrive Dagospia, senza che siano arrivate smentite. Visto che sembrerebbe che l'Ad Rai abbia deciso di incontrare i segretari di partito della maggioranza, prima di intervenire sui direttori dei telegiornali…”

Allora, per evitare di rileggere notizie simili, in questi casi ci sono poche cose da fare. N.1: applicare il vecchio e consolidato principio secondo il quale “una smentita è una notizia che vale due volte” e si tace, si fa finta di nulla, si ignora e con un certo malcelato imbarazzo si va avanti. N.2: si smentisce tutto “Gentile Signor Dagospia, in merito a quanto da voi pubblicato ai sensi della Legge 416/1981, con la presente si chiede la pubblicazione della seguente rettifica. NON è mai avvenuto alcun incontro tra il sottoscritto e il Sen. Matteo Salvini e tantomeno è avvenuta alcuna conversazione in merito a presunte “rassicurazioni” sui direttori di Tg Rai. Cordiali saluti. Carlo Fuortes”. N.3: si diffonde un Comunicato Stampa: “In merito alle notizie di stampa recentemente pubblicate, si conferma l’incontro avvenuto con il Sen. Matteo Salvini avvenuto nel quadro di una serie di altri incontri che si ritiene opportuno e necessario avviare con tutti gli interlocutori istituzionali della Rai in vista di importanti appuntamenti che interessano il Servizio Pubblico Radiotelevisivo nel suo prossimo futuro”.

Questa mattina registriamo la discesa sugli scudi dell’USIGRAI: “Siamo molto preoccupati perché questo Piano (il modello editoriale approvato dal Cda nei giorni scorsi) mette a rischio la libertà e l’autonomia dei programmi di approfondimento …”. Benvenuti a bordo! Ci permettiamo un piccolo suggerimento: scambiare due chiacchere con qualche consigliere che invece ha votato convintamente a favore. Chissà, magari questo particolare problema sul “genere” approfondimento (“l’informazione è solo un pezzo del Servizio Pubblico” ..Ipse Dixit) non lo aveva valutato compiutamente.

Infine, merita attenta lettura il fondo di Giovanni Valentini sul Fatto. Scrive più o meno le stesse cose che abbiamo scritto noi su questo Blog da tempo. 

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venerdì 29 ottobre 2021

La Rivoluzione Rai non sarà un pranzo di gala

Foto di Radoan Tanvir da Pixabay

Nebbia fitta sui colli della Val Tiberina. Abbiamo qualche dubbio che anche su Viale Mazzini il meteo possa promettere qualcosa di buono. Però, si sa, le previsioni non sempre ci azzeccano.

Questa mattina siamo stati svegliati da una telefonata minacciosa: “Fai attenzione! Su Repubblica c’è un’intervista a Fuortes”. Prima di scendere a valle, al Circolo Arci, preghiamo un nostro amico di farci avere il testo. Leggiamo il titolo del pezzo firmato da Giovanna Vitale “Nella mia Rai i partiti non bussano più. Canone per i cellulari”. Ohhh mamma mia !!! Partiamo subito male: “La mia Rai”... la “sua” Rai ??? Facciamo finta che il titolista si è sbagliato, magari l’AD voleva dire altro. Lasciamo perdere, dettagli. Andiamo al sodo: Fuortes è stupito e non si sa bene perché, invece è soddisfatto perchè in Cda c’è armonia e con la Presidente c’è un intesa perfetta, poi perché il modello organizzativo di Salini “…è una grande opportunità…” poi perché sta per iniziare una “rivoluzione”, poi perché la politica non sta bussando alla sua porta… poi perché l’informazione è solo un pezzo del Servizio Pubblico… poi perché la Rai non è sull’orlo del predissesto (“ma no” ipse dixit), infine perché, a proposito delle “modeste proposte” fatte in Vigilanza “non si è mai sognato di dire che…” semmai “..ho fatto un altro ragionamento”. Amen. C’è poco da dire o commentare. Di fronte a tanta sicumera viene solo il dubbio che nel torto siamo noi.

Ci viene in mente un signore che di grandi trasformazioni se ne intendeva assai e che ebbe a dire “La rivoluzione non è un pranzo di gala”. Già. Il problemino, semplice semplice, è che questa “cosa” non è e non potrà mai essere una cosa che nemmeno somiglia ad una “rivoluzione”. Non lo potrà mai essere per il semplice fatto che è la perfetta sintesi di idee, poche, vecchie e confuse. Anzitutto non ci sono proprio idee o invenzioni: non c’è nulla di nuovo rispetto a quanto già noto (se vogliamo essere didascalici dal marzo 2019, epoca Salini Foa) da molti anni. Non c’è uno straccio di novità che sia una. La trasformazione da modello organizzativo orizzontale in verticale, per come lo stesso AD ammette, in alcuni paesi è già esistente ma non si specifica il contesto sociale, politico, culturale e aziendale in cui questo è presente e come funziona. Avete presente la BBC? Avete presente che, ad esempio, non contiene pubblicità? 

Sintesi di idee vecchie per il solo semplice fatto che il mondo, il mercato dell’audiovisivo, è molto più avanti dei “modelli organizzativi”. Si combatte a colpi di investimenti poderosi, di idee produttive (avete idea della Direzione Nuovi Formati Rai cosa ha prodotto da quando è stata istituita?) e di tecnologie innovative. Come è pensabile, ragionevolmente, che questo “modello” in questa Azienda, in queste circostanze politiche e sociali, possa competere con gli OTT, con Netflix, con il broadband incalzante. Paradosso nei paradossi: è stata creata la direzione di “genere” Rai Play, cioè proprio la struttura già esistente e che difficilmente si può definire un “genere” a se stante: starebbe a dire che Elena Capparelli, già direttore, potrebbe essere nominata direttore di se stessa e fornire sempre a se stessa i programmi per la piattaforma che lei stessa dirige. Abbiamo chiesto spiegazioni e abbiamo ottenuto una risposta convincente “Si sono sbagliati” magari nello scrivere il comunicato stampa. Ma non si sono affatto sbagliati quando gli hanno tagliato il budget nei mesi scorsi. 

Poi sempre a firma di Giovanna Vitale, ieri abbiamo letto su Repubblica che “ …rimasti in vita come genere autonomo (?) solo grazie all’intervento del rappresentante dei dipendenti, Riccardo Laganà, che in cambio ha votato a favore in CdA”. Qualcosa ci sfugge: lo stesso Laganà che a marzo 2019 ha votato contro il Piano nel suo complesso, ieri ha votato a favore di un “cambio” di qualcosa già esistente e funzionante (la direzione Documentari di Duilio Giammaria)? Boh!!!

Comunque, terminiamo al cuore del problema: tra le nuove direzioni c’è quella “approfondimento”. Cosa vuole dire? Cosa dovrebbe approfondire? A chi dovrebbe rivolgere i suoi prodotti? Alle reti, alle testate, a tutta l’Azienda? Chi verrebbe chiamato a dirigerla? Anche qui appare del tutto evidente che lo stesso termine si possa e si debba ricondurre all’ambito giornalistico: si approfondiscono fatti e avvenimenti della cronaca quotidiana o magari pure quelli delle Guerre puniche ma dubitiamo che la nuova Direzione possa “approfondire” le fenomenologia di Ballando con le stelle o la 29a replica di Montalbano magari con un titolo suggestivo tipo “Perché il Commissario non si decide su quale debba essere al sua fidanzata e magari sua futura moglie?” No, questo no, questo potrebbe essere un tema da Ufficio Studi Rai che però, a quanto ci risulta, potrebbe essere chiuso e ciò che ne resta finire sotto il Marketing. Geniale!!! Se c’era una cosa positiva del vecchio Piano Salini (peraltro sempre imposto dal Contratto di Servizio) era proprio questo. C’è qualcosa di diabolico che si aggira lungo i giardini di Viale Mazzini dove pure Mefistofele appare un’anima buona.

Dunque, il tema vero è e rimane l’informazione che non è e non può essere “solo un pezzo" del Servizio Pubblico”. Gli altri temi, tutto il modello “Fuorlini” (Fuortes+Salini) cioè tutto il resto è fuffa, acqua fresca ripassata in padella. Detta come la dice lui, l’informazione viene letta come “un pezzo” tra i tanti, più o meno importanti che possano essere. L’AD lo sa bene che non è così e se ne guarda bene da metterci mano e per questo affronta questo tema come “un pezzo” qualsiasi dell’Azienda. Ha solo detto, a questo proposito che “…presto Rai News avrà nuova veste e nuovi studi”: presto nuovi studi ??? Poi che a dicembre ci sarà il nuovo sito di Rainews.it.  Fuortes sa benissimo che questo tema sarà centrale nelle prossime settimane e mesi in vista di ciò che potrebbe succedere tra il Quirinale e il Governo. Se veramente crede in ciò che si legge nel titolo di Repubblica (“Nella “mia” Rai i partiti non bussano più”) o è uno sprovveduto o pecca di ingenua presunzione: è pensabile che il “pezzo” informazione o il “genere” intrattenimento possa essere affidato a qualcuno senza che la “politica” ci possa mettere bocca e che questa decisione la lascino prendere a lui? Troppa grazia… San Gennaro pensaci tu! 

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giovedì 28 ottobre 2021

Rai: il gioco delle Tre carte taroccate

Foto di JOAN A BROWN da Pixabay

Ma chi sarà mai il genio che si aggira al VII piano di Viale Mazzini? Chi sarà mai il nuovo Rasputin, Nosferatu, Polifemo, King Kong? E a che gioco gioca? Sembra che il suo preferito sia le “tre carte” e pure tarocche. Si sente qualcuno aggirarsi per i corridoi con il suo “vengino signori … venghino . carta vince …carta perde .. venghino signori”.

Già, ieri ci siamo “sbagliati” (ma ci siamo pure divertiti assai): abbiamo pubblicato il Comunicato stampa del marzo 2019 invece di quello appena diffuso a seguito del Cda da poco concluso. Siamo stati “indotti” in errore per il semplice e banale fatto che sembravano pressoché identici  salvo poi scoprire, dopo averci dormito una notte sopra, che non solo ci sono differenze significative ma che inoltre è peggio di quello di prima. Cmq: qui trovate il CS di ieri: https://www.rai.it/ufficiostampa/assets/template/us-articolo.html?ssiPath=/articoli/2021/10/Rai-le-decisioni-del-Cda-92b04001-e785-4604-b919-30f78b52c1ac-ssi.html . C’è poi la piccola differenza che quel piano venne votato a maggioranza con due contrari (Borioni e Laganà) ma questo è un dettaglio per pochi appassionati del genere (che differenza c’è tra allora e ieri? Perché lo stesso documento una volta non andava bene nella sua complessità e ieri si nella sua particolarità?).

Ieri, in primo luogo il Cda ha votato un documento già approvato e formalmente in vigore: cioè ha ribadito semplicemente la sua esistenza in vita e già questo pone qualche perplessità. Perché? Cosa ne giustificava tanta attenzione per doverlo riproporre e sottoporre al voto del Consiglio? A Botta calda, ieri sera tardi, un autorevolissimo dirigente ci ha commentato “L’AD non era in grado di proporre qualcosa di nuovo e di originale con il suo “marchio di fabbrica” e non aveva di meglio che intestarsi un piano rivisto e corretto in versione 2.0 e spacciarlo come la “sua” rivoluzione”. Altra ipotesi suggestiva di altro lettore malpensante: “In Vigilanza Fuortes ha giurato che non avrebbe proceduto a fare nomine se non dopo aver presentato un piano e questo era l’unico disponibile per poi procedere alla prevista infornata ...forse il 9 novembre”

Ipotesi suggestive ma non sufficienti. Suggestive perché permettono oggi di leggere qualche titolo che le supportano ma non sufficienti a convincere sulla sua necessità, urgenza e credibilità. Il voto di ieri non era necessario: l’architettura di quella parte del piano era stata già approvata ed è tutt’ora in vigore e dunque era sufficiente semplicemente applicare quanto previsto e votato o meglio, di più, si poteva decidere di procedere ad applicare tutte quelle parti del Piano non ancora realizzate (e non sono poche). Non era urgente: come abbiamo più volte scritto, in questo momento determinato, le urgenze della Rai sono ben altre e di ben altro tipo, a partire da quella economica che l’AD stesso ha evidenziato nell’ultima audizione in Vigilanza. Delle due l’una: o è quella la prima urgenza o invece sono le direzioni di genere. Infine: il voto di ieri non è credibile perché  a parte l’accenno al Piano che si dovrà varare il prossimo anno (per fortuna si ricorda che si dovrà collocare all’interno del nuovo Contratto di Servizio) non contiene uno straccio di nuova “missione”, di visione, di progetto, di idea della Rai nel prossimo futuro e non sembra sufficiente cavarsela con “così’ fan tutti” gli altri SP europei (e sarà utile vedere se e quanto è credibile questa affermazione). Inoltre, non è credibile per almeno tre motivi di dubbia interpretazione: si legge “Dieci le direzioni di Genere che dovranno produrre contenuti per i canali Rai Uno, Due e Tre, per la piattaforma digitale Rai Play e per i canali specializzati, declinandoli a seconda dei diversi pubblici e dei profili editoriali dei canali e piattaforme digitali. Le direzioni di Genere sono: intrattenimento prime time, intrattenimento day time, cultura ed educational, documentari, fiction, sport, cinema, approfondimento, kids, contenuti RaiPlay”. Prima osservazione: anzitutto si scrive che le direzioni sono 10 e poi le vai a contare e sono 9. Dove è sparita la 10a e quale era? Forse era quella riferita alla Superdirezione” coordinamento di generi” ovvero la “Funzione Distribuzione Unificata” come era esplicitamente previsto e come era naturale che ci fosse. Da qualche parte ci dovrà pure essere qualcuno che si dovrà pure occupare di definire e “smistare” i prodotti nelle altre direzioni. Esempio: con quali criteri si dovranno decidere e produrre prodotti per il genere “approfondimento” ??? di che tipo saranno? Sarebbe lecito supporlo di tipo giornalistico, o no? Perché il Comunicato Stampa non ne fa riferimento?

Seconda osservazione: Rai Play è già una direzione o un "nuovo" genere o piuttosto una piattaforma di distribuzione? Da quando la piattaforma digitale è diventato un “genere” a se stante per la quale si dovrà prevedere un nuovo direttore che fornisce i programmi a se stessa? Nella versione originale del Piano (pag. 108) non c’era traccia o meglio, si leggeva “New Formats & Digital”. Cosa giustifica e come si interpreta questa mutazione non di poco rilievo e riferita esattamente ad uno dei nervi scoperti dell’Azienda sul suo futuro digitale (dove peraltro sono stati effettuati tagli rilevanti invece che essere irrobustita)?

Terza osservazione e forse la più importante: se c’è una “direzione” di genere che va affrontata con forza e vigore è quella relativa all’informazione della quale invece non c’è segnale di fumo. È supponibile che non si tratta di un “genere” minore rispetto agli altri… o no??? Non si scrive una parola o si legge una riga su quanto prevede il Contratto si Servizio in vigore (art. 25, la Rai è tenuta a “La Rai è tenuta a: i) presentare alla Commissione, per le determinazioni di competenza, entro sei mesi dalla data di pubblicazione del presente Contratto nella Gazzetta Ufficiale, un piano di riorganizzazione che può prevedere anche la ridefinizione del numero delle testate giornalistiche nonché la riprogettazione e il rafforzamento dell’offerta informativa sul web;), non una parola sulla NewsRoom, non una parola su Rai News24 o sul sito di Rai News. Muti!!! Mai avvenuto nulla di tutto questo. Mai !!! Non può essere credibile una “rivoluzione” per generi che “dimentica” il genere informazione del Servizio Pubblico.

Al gioco delle “tre carte” la prima volta ti fregano 10 euro, ma la seconda se non sei proprio cretino o te ne guardi bene dal giocare ancora o sai bene dove puntare i denari. Come si dice: “si può prendere in giro qualcuno qualche volta, ma non tutti sempre”. 

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mercoledì 27 ottobre 2021

ULTIME NOTIZIE: rottura in CdA Rai !!!

 


Clamoroso: il CdA approva il Piano Industriale con cinque favorevoli e due contrari!!!

Leggiamo il Comunicato dell'Azienda (ripulito dai nomi delle persone, tanto si conoscono bene):

Il Consiglio di Amministrazione Rai si è riunito questa mattina in Viale Mazzini .... Il Cda ha esaminato e approvato il Piano industriale 2019-2021, che pone al centro i contenuti e le esigenze degli utenti, colmando il gap digitale accumulato rispetto al settore e venendo incontro agli obblighi del contratto di servizio.   

L’AD ... ha illustrato ai consiglieri di amministrazione e al Collegio sindacale le principali linee d’azione del Piano, che tiene conto del processo di digitalizzazione dei media, del mutato scenario competitivo e dell’evoluzione delle abitudini di consumo degli utenti, in particolare delle giovani generazioni, alla luce di una moderna interpretazione del ruolo di servizio pubblico.

Tra gli obiettivi del Piano, l’elaborazione di contenuti pensati per piattaforme digitali e un’organizzazione e una cultura della Rai focalizzate sul prodotto e sulle aspettative del pubblico. In questa prospettiva si vanno a costituire le direzioni “orizzontali”: intrattenimento prime-time, intrattenimento day-time, intrattenimento culturale, fiction, cinema e serie tv, documentari, ragazzi, nuovi formati e digital, approfondimenti. Le direzioni di contenuto definiranno l’offerta nell’ambito del proprio genere, ottimizzando l’impiego di risorse in base all’evoluzione della domanda degli utenti e al fabbisogno delle diverse piattaforme, in ottemperanza alle previsioni del contratto di servizio e alla tutela dell’identità culturale del Paese.

Le reti saranno organizzate sotto la Direzione distribuzione, che avrà il compito di indirizzare, coordinare e armonizzare la programmazione complessiva.

Come previsto dal Contratto di Servizio, l’offerta sarà ampliata attraverso un canale in lingua inglese, con un palinsesto basato su produzioni originali, contenuti provenienti da archivi Rai, spazi informativi e eccellenze cinematografiche italiane sotto-titolate. Il canale in inglese sarà prodotto e distribuito da Raicom.

Il Piano introduce inoltre un canale istituzionale, allo scopo di avvicinare cittadini e istituzioni, promuovendo la conoscenza delle stesse tramite un palinsesto dedicato.

All’interno della strategia multipiattaforma, sarà potenziato e valorizzato il ruolo della radio e la relativa offerta, attraverso un’attenta definizione dei target per una fruizione autenticamente multimediale.

Per quanto concerne l’informazione, il Piano prevede di mantenere i brand di punta dell’informazione Rai e di potenziare il Polo all news con la creazione di una testata multipiattaforma che integri Rainews, rainews.it, TGR e Televideo.

Il Piano è improntato alla promozione e al rafforzamento del pluralismo e della coesione sociale.

Il Piano è stato approvato con cinque voti favorevoli e due contrari.

Roma, 6/3/2019

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ps: o mamma mia .. vuoi vedere che ci siamo sbagliati e invece il comunicato ANSA di 

oggi, 27 ottobre 2021,  è diverso?

segue ...


RAI: stamattina il primo colpo di cannone

Foto di Kim Shaftner da Pixabay

Inizia la Rivoluzione Rai (che non sarà un pranzo di gala)

Uno stuolo di capitani coraggiosi, intrepidi avventurieri, fantasiosi e ardimentosi progettisti del Servizio Pubblico, della Rai, questa mattina sta per incassare una clamorosa vittoria. Alle ore 10, in quel di Viale Mazzini, il Cda in carica si appresta a sparare il primo colpo di cannone necessario a varare la rivoluzione epocale della radiotelevisione italiana. Si tratta di un salto verso il futuro, di una ascesa agli astri, di un viaggio verso l’ignoto, di una conquista del nuovo Far West audiovisivo senza precedenti nella Storia: il Piano industriale di Salini del 2017, rivisto corretto e aggiornato all’era moderna dove il cuore pulsante saranno le nuove direzioni di genere. Il passato che ritorna ringiovanito e impannucciato all'epoca del Web.

Ironia della storia: questa rivoluzione Rai passerà come quella di Salini e non di Fuortes che si potrà titolare, bene che vada, solo il merito di averla resuscitata. Senza mezzi termini: sarà un ritorno al passato, ad una proposta in questo momento storico della Rai inutile, dannosa e pericolosa, una deriva senza progetto e senza visione utile solo a gettare fumo negli occhi e mascherare i grandi problemi che ci sono sul tappeto. Con lo sguardo fiero rivolto ai bei tempi andati, si affronta una delle più gravi crisi di sostenibilità economica, di identità e di progettualità della Rai con un pannicello caldo di una riorganizzazione interna che sarà utilissima a generare ulteriormente confusione, duplicazione di ruoli, competenze e responsabilità (con annessi direttori, vicedirettori, capi progetto, collaboratori, assistenti e compagnia cantando).  

La Rai è accerchiata e minacciata dall’interno e dall’esterno, dagli amici e dai nemici, da un mercato di nuovi soggetti e prodotti audiovisivi che non farà prigionieri e non aspetta i tempi medioevali dei nuovi arrivati, i progettisti fantasiosi e innovatori che non sapendo guardare avanti preferiscono rivolgersi all’indietro. In cosa consiste poi tanta “rivoluzione”? Leggiamo una nota ANSA di ieri sera: “Sul piatto resterebbero quindi le direzioni di genere lanciate nella precedente gestione, ma mai divenute operative, destinate a trasformare l'iter produttivo e organizzativo della tv pubblica. Sono nove le aree di azione: intrattenimento prime-time; intrattenimento culturale; intrattenimento day-time; fiction; cinema/serie tv; kids; documentari; nuovi format e approfondimento news. Con l'implementazione del piano le direzioni di rete perderanno importanza, perche' avranno il solo compito di collocare prodotti già pensati e realizzati dalle direzioni orizzontali”. Roba da far tremare i polsi: pensate da domani che trallallero tra il nuovo direttore di “genere” e il vecchio direttore di rete che, d’un colpo, si trova a fare il passacarte di decisioni prese senza di lui. Genialità allo stato puro! Siamo però fiduciosi che gli italiani, almeno coloro che pagano il canone sapranno comprendere: lo fanno per il loro bene, hanno a cuore il loro destino televisivo, sono trepidanti di vedere nuovi prodotti e contenuti innovativi (già si sente parlare di Montalbano versione 4.0 o la nuova serie del Commissario Rocca in collegio o in ospedale, delle nuove puntate di Superquark condotto dai nipotini di Piero Angela).

Però di una parte di questa vicenda siamo vivamente preoccupati: la nuova direzione “approfondimento news”. Di cosa si tratta e come si relaziona al presunto progetto di riorganizzazione di tutto il comparto informazione della Rai? Cosa dovrà fare esattamente e chi la dirigerà con quali criteri sarà scelto? Che rapporto potrà avere con l’autonomia redazionale delle testate? Suggeritori di prodotti che si potranno utilizzare a discrezione del direttore? Infine: come si pone rispetto al momento specifico relativo al prossimo cambio dei direttori di Tg1, Tg2 e Gr? 

Morale della favola: i capitani coraggiosi e intrepidi avventurieri si sono ben guardati di toccare il nervo scoperto dell’Azienda: l’informazione, ben sapendo che su questo terreno si sono rotti le corna personaggi di ben altro calibro spessore. NewsRoom??? Rai News24? Il sito di Rai RaiNews??? Possono attendere, magari il prossimo decennio. Il futuro, come ci piace ripetere, deve essere ancora scritto.

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martedì 26 ottobre 2021

Rai: da domani un glorioso futuro dietro le sue spalle

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Sta per sorgere il sol dell’avvenire a Viale Mazzini e molti sono in febbrile attesa del Cda che si svolgerà domani dove verranno annunciate clamorose e inattese novità. È previsto infatti che Fuortes darà tangibile e indubitabile segno di essere “bravo” ma non un “bravo “ qualsiasi” ma un “bravo” imparato da piccolo. Del resto, ne abbiamo avuto già chiarissima anticipazione nei primi giorni di agosto quando, da poco insediato, dopo l’Audizione in Vigilanza del 4, si cominciò a leggere su molta stampa che stava per avviare una profonda, intesa e devastante rivoluzione. Eravamo più o meno tutti in vacanza, o sotto l’ombrellone o a passeggio tra i monti, quando sobbalzammo: accidenti vuoi vedere che è arrivato mago Magò che solo dopo 20 giorni al VII piano ha già capito tutto? Si, è cosi! Mettetevi l’anima in pace e domani ne avremo lampante dimostrazione. 

Prima di andare avanti però rileggete quanto ha scritto Mario Ajello lo scorso 12 agosto: “Il buco di bilancio per quest’anno è di 57 milioni. Ma con i debiti pregressi il deficit è di 300 milioni di euro. Una situazione da libri in tribunale». Dunque, tutti insieme a cambiare tutto. E anche in fretta. Il cuore della rivoluzione sarà un cuore relativamente antico…Parlando con i dirigenti tra Viale Mazzini e Saxa Rubra, l’ad non ha nascosto la sua intenzione: quella del restyling del Piano industriale del suo predecessore, Salini, votata dal Cda di allora. «Quel piano ha molto di buono - va spiegando Fuortes ai suoi interlocutori - e lo riprendiamo». Potrebbe essere varato entro dicembre” (vedi https://www.ilgazzettino.it/italia/primopiano/rai_rivoluzione_fuortes_reti_direzioni_piano_dicembre-6134582.html ). E poi, come prima azione innovativa cosa si inventa? Riprende il piano di tagli ai budget dello scorso febbraio approvato dal precedente consiglio (lineare? del 3%? Boh!). Geniale!

Bene, ora per poter andare un passetto avanti è necessario fare tanti passi indietro e tornare al caldo giugno del 2018. Proprio in quei giorni circolavano due documenti importanti: il Piano Industriale per il triennio successivo e un report sulla transizione al DVB-T2 che prefigurava un impegno di spesa per circa 220 milioni. Salini &Co non erano ancora arrivati e nessuno quindi poteva immaginare cosa sarebbe successo successivamente. Noi abbiamo avuto la fortuna di visionarlo in anticipo (il documento centrale di circa 270 e irrobustito di 5 allegati: n. 1 Piano editoriale dell’offerta televisiva Rai (72 pagine); n.2progettazione per la realizzazione dei canali dedicati all’offerta estera e in lingua inglese; n.3 piano per l’informazione istituzionale; n. 4 piano per l’informazione Rai (il più corposo, 116 pagine) e n. 5 progetto di tutela delle minoranze linguistiche. Insomma ce n’era quanto necessario per impegnarsi a studiarlo per i mesi a venire. Tant’è che Salini chiese ed ottenne di poterlo presentare in Vigilanza solo molti mesi dopo. Ne abbiamo scritto molte volte e abbiamo trattato molti aspetti di questo Piano e, sommariamente, lo abbiamo paragonato ad una macchina con una ruota bucata e senza quella di scorta: tant’è che non è andata da nessuna parte e di tutte le 500 ed oltre pagine non è rimasto che polvere ed è financo scaduto.  Ora, bisogna essere veramente bravi per leggere, metabolizzare e rielaborare questo Piano in tal breve tempo ed avere pure la voglia, la forza e il coraggio di riproporlo, se pure fosse in qualche sua parte. 

Ma vogliamo essere generosi: qualcuno è bravo, gliene diamo atto ma una cosa non ci è affatto chiara: tra i tanti impegni e prospettive che quel piano disegnava (da ricordare sempre che il Piano va letto congiuntamente al Contratto di Servizio) cosa ti vanno a ripescare? La riforma dell’organizzazione interna! Quel Piano, però, in effetti, qualcosa di buono lo aveva: d’un colpo si cancellano tutte le prospettive di “media company”, i problemi dell’innovazione tecnologica, della presenza sul mercato con nuovi prodotti editoriali e servizi innovativi, della presenza nel Web con un piano di informazione digitale adeguato al mercato (Rai News con oltre 200 mln di budget e circa 200 giornalisti con un ascolto da prefisso telefonico) come pure il sito di Rai News che arranca tra le posizioni di classifica da Serie B e, puffette e paffete, invece si rispolvera l’idea della ”rivoluzione” della transizione da reti Tv da orizzontali in verticali. Solo a spiegarla, a raccontarla, una roba del genere richiederebbe una cooperativa di affabulatori, di narratori scaltri ed avveduti che pure non si sa bene dove si possano trovare tra i creativi di Viale Mazzini. 

Ma, poniamo pure, che si possa trattare di una buona idea (piace a tanti nostri amici e lettori) come si può pensare che possa essere considerata una priorità in questo momento dell’Azienda minacciata da problemi di ben altra natura, gravità e immediatezza? Ieri vi abbiamo accennato alle risoluzioni delle commissioni di Camera e Senato sulla revisione del TUSMAR: c’è da stare tranquilli? Si direbbe proprio di no. Ogni giorno che il buon Dio manda in terra, da una parte o da un’altra, si legge di qualche velata o palese minaccia sul canone e questo fa stare tranquilli? Si direbbe proprio di no. Giusto poco fa abbiamo letto il pezzo di Claudio Plazzotta su Italia Oggi con il titolo “Meno spettatori davanti alla Tv” dove si legge che “il parco telespettatori  continua a ridimensionarsi e in settembre cala del 7,6% nelle 24 e del 6% in prima serata …” e, in questo quadro, ragionevolmente, qualcuno vuol credere che la “rivoluzione” dei bei tempi andati di una parte del vecchio Piano industriale possa essere utile a fronteggiare adeguatamente questa situazione? Qualcuno, ragionevolmente, crede che per fronteggiare Netflix o TIM che offre “Tutto per tutti” sia sufficiente creare una qualsivoglia direzione “intrattenimento”? Siamo sempre disponibili a parlarne, anche se abbiamo la sensazione che alcuni nostri amici ne vogliano fare un punto di iniziativa privata, quasi personale. Ricordiamo di aver pubblicato una lettera aperta (vedi il post https://bloggorai.blogspot.com/2021/10/lettera-aperta-per-il-futuro-della-rai.html ) dove sollecitavamo al contrario l’apertura di un dibattito aperto, pubblico e partecipato sul prossimo Contratto di Servizio.

Conclusione: domani il Cda potrebbe affrontare questa revisione o “aggiornamento” del piano Salini e se il futuro che hanno in mente è tutto in questi termini c’è da essere vivamente preoccupati.

Del resto e chiudiamo, anche nel Paese si respira una bella arietta che sa di un fresco antico: seguite il dibattito sulla pensioni dove con la quota 104 vorrebbe tornare alla Legge Fornero e, per la madre di tutte le battaglie politiche prossime venture, gira con insistenza la voce della candidatura di Berlusconi al Quirinale. Come si dice a Roma: annnnamoo bene !!!

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lunedì 25 ottobre 2021

Rai: almanacco dei prossimi giorni

Foto di Dave Esons da Pixabay

Ci dobbiamo in parte ricredere: il numero dei lettori dei giorni scorsi è stato molto elevato: buon segno, grazie! Ieri abbiamo pubblicato l’inizio di una personale storia americana che terminava con il famoso claim del NewYorkTimes: “All news that’s fit to print”. A quel tempo ci aveva colpito e allora anche noi, nel nostro piccolo, seguiamo questa traccia e oggi pubblichiamo molti spunti sui quali merita porre molta attenzione. Mettetevi comodi.

1) Lo scorso mercoledì 20 è iniziata la fase del refarming delle frequenze con la Rai che ha cambiato la codifica di 9 canali Tv (Mediaset 3). Per quanto abbiamo potuto constatare sembra sia andata abbastanza bene e non sono state segnalate particolari evidenze: gli apparati erano predisposti alla risintonizzazione automatica dei canali e quindi potrebbero essere pochi quanti sono andati “in nero”.

2) A questo proposito, con alcuni lettori nei giorni scorsi, si è aperto un piccolo ma importante dibattito che cerchiamo di riassumere. La transizione al DVB-T2 porta direttamente al cuore della grande rivoluzione della televisione che dal broadcasting si sposta progressivamente verso i broadband (Smart tv). Il mercato della televisione è fortemente regolamentato, in Italia e in Europa, mentre quello di Internet no. Uno tra questi lettori molto attento e aggiornato ha osservato: “La cessione della banda 700 MHz per l’Italia non è sopportabile dal pluralismo dei media. Il broadcasting salvaguarda la qualità dell’informazione e della professionalità di tutti coloro che vi operano. Il Web invece mette sullo stesso piano tutto e tutti e se non hai potenza economica esci dal perimetro”. Sintesi: il broadcasting è allo stesso tempo tutelato e garantito quanto penalizzato, il broadband no: ti affermi sul mercato solo in relazione a quanto sei in grado di investire ingenti risorse economiche. La Rai non è in grado di investire nulla: non sui prodotti non sull’innovazione tecnologica, sarà un miracolo se riuscirà a tappare i buchi.

3) Vedi articolo di oggi sull’inserto Economia del Corriere a firma Chiara Sottocorona con il titolo: “La televisione Smart: non si compra, si affitta” dove si legge che “…le Tv connesse in Italia sono 15 milioni presenti nel 45% delle famiglie” che entro la fine del prossimo anno, al completamento del passaggio (?) al DVB-T2 potrebbero crescere di altri 3 milioni. Si legge ancora: “La Connected Tv è l’unione di due mondi: la tv tradizionale combinata al mondo digitale”. Non si dice però che questo secondo mondo è in rotta di collisione con il primo che invece sembra fatalmente destinato a soccombere.

Vedi pure l’articolo di Italia Oggi di sabato scorso, a firma di Claudio Plazzotta, dove ha pubblicato l’analisi dei dati Auditel dei primi nove mesi del 2021 dove si legge che la televisione generalista, attestata al 56% degli ascolti, è in lieve calo rispetto all’anno precedente mentre gli OTT salgono del 42%.

4) Da alcuni giorni si vede lo spot TM con il claim  “Tutto per tutti”. Tornano facile alla memoria gli spot Rai iniziati alla fine degli anni ’80 dove si leggeva “Rai, di tutto di più” (vedi  https://www.youtube.com/watch?v=-BLMbnu87do ) come pure quelli sul canone (https://www.youtube.com/watch?v=d2Gm7gVnTCQ ). Sono passati decenni e si è invertito l’ordine dei fattori: la Rai non offre più di tutto e di più (il grande cinema, il grande sport nazionale) mentre alla piattaforma telefonica nazionale manca solo l’informazione dopo di che il passaggio sarà completo. Per puro godimento storico, guardate questo breve filmato su cosa la Rai era in grado di fare nei “bei tempi andati”: https://www.youtube.com/watch?v=aErYnem3HfQ  .

5) Nei giorni scorsi abbiamo letto due report: il primo è del Censis e riguarda la “Digital Life” degli italiani” dove si legge che “Smartphone, laptop, pc da tavolo, tablet, smart tv e console di videogiochi: ben il 91,5% degli utenti di device digitali vi ricorre per collegarsi abitualmente al web” e poi “La maggioranza degli italiani si relaziona quotidianamente con il digitale senza difficoltà: infatti, il 90,3% degli utenti di dispositivi digitali ha device adeguati alle proprie esigenze, il 73% degli utenti vive in famiglie in cui ciascuno ha un proprio dispositivo con cui collegarsi”.  https://www.censis.it/sites/default/files/downloads/Sintesi%20dei%20principali%20risultati.pdf

Il secondo Report e del Reuters Institute (Oxford) sul 2021 News Digital Report dove ci ha colpito un grafico: nella copertura settimanale on line il sito Rai News è al 7° posto (https://reutersinstitute.politics.ox.ac.uk/digital-news-report/2021/italy )

6) Abbiamo letto sul sito di PrimaOnLine un importante aggiornamento sullo stato dei lavori nelle commissioni di Camera e Senato dove si stanno dibattendo gli adempimenti sull’adeguamento del TUSMAR. “Nessun invito al Governo da Senato e Camera a modificare le percentuali di affollamento penalizzanti per la Rai contenute nello schema di decreto legge del governo che cambia il Tusmar in recepimento della direttiva Ue (18/1808) sui Servizi di media audiovisivi. Ma viene suggerito di alleggerire il carico delle le quote di investimento previsti sui nuovi operatori Ott”. Nel testo inviato dal Senato al Governo si legge che “ …si garantisce che non vi siano riduzioni delle risorse derivanti dal canone di abbonamento Rai, fino al 1° gennaio 2025”. Nel testo analogo inviato dalla Camera si lege invece che “ … si invita il Governo a “prevedere che, di norma, alla concessionaria del servizio pubblico sia trasferito l’intero gettito derivante dal canone, fatta salva la quota riservata al Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione…). Non manca poi un elemento positivo destinato ai vari Netflix nazionali: “Sulle quote degli operatori internazionali dello streaming chiediamo un abbassamento come ha pure fatto il Senato”, ha ribadito Liuzzi, “perché la percentuale del 25% sarebbe la più alta in Europa e priverebbero l’Italia di investimenti importanti”.

7) Merita una segnalazione il testo di Michele Anzaldi pubblicato sul Riformista nei giorni scorsi dove sostiene che la Rai si debba dotare di un piano per l’informazione digitale e nel Web. Condividiamo pienamente. Potremmo essere alla vigilia di una fase complessa e delicata dove si vorrebbe procedere a nomine pesanti nelle testate giornalistiche (sono previsti Cda il 27 e i l9 novembre)  senza che finora ci sia qualsiasi traccia di qualcosa che somiglia ad uno straccio di piano, quale che sia, industriale o editoriale.

8) Infine, un breve cenno sul un fondo di Severgnini sul Corriere di ieri: " .. se la Rai avesse la visione, la voglia e le risorse - tutte cose che ultimamente scarseggiano - dovrebbe comprarsi i diritti della Serie A e fare un regalo a tuti gli italiani ...". Già, la visione, la voglia e le risorse... già... anzitutto la visione.

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sabato 23 ottobre 2021

Bloggorai e una grande avventura americana


Ero fortemente tentato, come vi ho scritto, di saltare il post del sabato e  domenica perché il numero dei lettori di Bloggorai solitamente diminuisce. Ebbene, oggi, nonostante non ci fosse nulla da leggere, ho constatato che molti lettori, tanti ... veramente tanti, hanno puntato il Blog. È un chiaro segnale di attenzione e di richiesta: Grazie! Da tenere in debito conto.

Sicchè, mi è venuto in mente di raccontarvi una storia che può aiutare a comprendere uno dei tanti perché di questo Blog e perché può valere la pena continuare a scrivere.

Anche io ho tentato la fortuna americana. Era la fine degli anni ’70 e stavamo uscendo da un decennio molto, molto  difficile. Volevo partire, viaggiare, girare e non sapevo bene dove andare. Avevo alcuni contatti negli Stati Uniti e decisi di tentare, di provare a vedere cosa ci può essere otre la siepe. Decisi di partire ma non sapevo come fare e dove andare e, una volta arrivato, cosa fare. La sola “professione” che avrei potuto vantare era la scrittura e qualche rudimento di giornalismo in una nota radio privata: ben poca cosa. Cominciai a chiedere in giro. Conoscete qualcuno di là dall’oceano e mi potete dare una mano? Fui fortunato perché, proprio pochi mesi prima di prendere questa decisione, insieme ad altri, incontrammo un gruppo di giornalisti americani, miei coetanei. Con uno in particolare rimasi in contatto e gli scrissi una lettera “espresso” (a quel tempo ovviamente non c’erano mail o What’s Up). Mi rispose abbastanza presto dicendomi, più o meno: vieni e qualcosa faremo! Mi incoraggiò e passai alla fase successiva: dovevo trovare un pò di soldi sia per il viaggio (costoso) sia per potermi mantenere almeno per i primi tempi. Iniziai quella che oggi si potrebbe definire un “found raising”, cioè semplicemente una “colletta”. All’inizio non fui molto fortunato in questo senso finché arrivo il colpo di scena: un mio caro amico mi disse “non ho soldi da prestarti … però ti posso fare un regalo. Ho ricevuto in eredità delle monete antiche e non so cosa farne e non ho idea se possano avere un valore: se vuoi te ne regalo qualcuna”. Accettai e andai a cercare chi ne potesse sapere qualcosa. Lo trovai e con sorpresa mi disse che potevano valere una discreta cifra. Felice come una pasqua accettai la prima proposta che mi venne fatta. Tirai su quanto era sufficiente per pagare il biglietto di sola andata e fare un discreta dote di Traveler's cheque (come si usava a quel tempo) e pure ad aprire un conto con una nota carta di credito. Non ero ricco, però mi sentivo abbastanza coperto. Inoltre, ricordai di avere una mezza parente, zia alla lontana della mia ex moglie, che viveva in Pennsylvania alla quale pure scrissi anticipandogli che sarei andato negli Stati Uniti. Tutto volgeva al verso giusto. 

Iniziava l’avventura e già dal viaggio in aereo ebbi i primi segnali che non sarebbe stata facile, per niente facile. Al mio fianco sedeva un ragazzo più o meno della mia età con il quale entrai subito in confidenza tanto che mi propose, visto che saremmo arrivati di notte tardi, di ospitarmi a casa sua. Sempre sullo stesso volo, conobbi un architetto di Roma, un po’ più grande, anche lui alla ricerca di fortuna però con credenziali già consolidate (aveva un socio con uno studio a New York). Il giovane al mio fianco mi disse di appartenere ad una nobile famiglia palermitana, era alquanto sicuro di se ma avevo notato una sua certa agitazione (e dopo vi dirò perche!) mentre l’architetto mi sembrò molto disponibile a darmi indicazioni utili tramite il suo socio. Bene. Arrivammo nel cuore della notte: provate ad immaginare cosa può provare una persona che si trova nel pieno di Manhattan, insonnolito e stordito. Arrivammo sotto casa di questo mio compagno di viaggio proprio mentre un camioncino stava caricando pacchi di giornali. Sul furgone c’era scritto a caratteri cubitali: “All news that’s fit to print”. Fu una folgorazione! Stava per iniziare una grande avventura americana. Ve ne parlerò ancora…

Comunque, domattina prendetevela comoda: ci sono notizie molto interessanti sulle quali riflettere. Rimanete sintonizzati!

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sabato e domenica

Care lettrici, cari lettori,

come vi abbiamo scritto, oggi e domani non ci sarà il Post. Ci prendiamo più tempo per raccogliere informazioni, verificare e approfondire. Infatti, il Post di lunedì già si preannuncia assai ricco.

Rimanete sintonizzati perchè, non si sa mai, il futuro è tutta da scrivere!

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venerdì 22 ottobre 2021

Il Big Bang del prossimo autunno, fuori e dentro la Rai

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Occorre tempo per raccogliere informazioni, metabolizzarle, renderle contestuali ai temi che ci interessano e poi riproporle. È successo anche ieri quando abbiamo letto quanto avvenuto in un recente Consiglio dei Ministri dove sembra ci sia stato un duro e rasposo scambio di idee tra Draghi e il ministro Franceschini e poi  un’intervista a Bersani su La Stampa. Verderami sul Corriere di ieri chiudeva il suo pezzo con una frase: “Altro che scosse di assestamento: la politica si prepara al big bang. Poi leggiamo Bersani: “Sulla presidenza della Repubblica stiamo preparando una scelta irrituale: tra un semi-inedito, la conferma del Capo dello Stato uscente, e un inedito: un presidente del Consiglio che di fatto si auto-rassegna le dimissioni” e aggiunge sempre a proposito di Quirinale “Occhio, attenzione a non combinare disastri. E comunque sia chiaro sin da oggi: se Salvini vuol fare cadere Draghi, vada in Parlamento e lo sfiduci”. Queste le premesse del quadro politico che stiamo per intravvedere nel prossimo futuro dove la turbolenza potrà essere il carattere distintivo di un lungo e tormentato inverno.

Quando poi questa congiunzione meteorologica cade sulla terra, sui giardinetti di Viale Mazzini, le cose si complicano ancora di più e appaiono ancora più incomprensibili certi fenomeni che si potrebbero verificare. È probabile che ai piani alti dell’Azienda Rai si aggiri una rinnovata Spectre, un folletto diabolico, un Grande Vecchio che ispira mosse e comportamenti azzardati e misteriosi. Ancora ci si interroga sul perchè l’AD ha perso la grande occasione di ribaltare il tavolo nei confronti della politica durante la recente audizione in Vigilanza quando invece di presentarsi con piglio determinato e le maniche rimboccate pronto a battere i pugni sul tavolo ha preferito  illustrare “modeste proposte” con il piattino in mano e chiedere un contributo alla politica (e quale politica!) che ha poi avuto gioco facile nel ribaltargli lo stesso tavolo: “Caro Fuortes, fai sapere prima come intendi spendere i soldi che forse, nel caso, vedremo ..  poi ne parliamo”. E, nel merito, non ci capisce ancora chi è stato il furbetto che ha elaborato le quattro “modeste proposte” consapevole benissimo che almeno un paio sarebbero state spernacchiate a destra e manca. 

Ancora non si capisce perché il 14 ottobre fa circolare una lettera dove convoca un tavolo di lavoro sul rinnovo del Contratto di servizio e ne affida il coordinamento all’ex direttore delle Relazioni istituzionali, Stefano Luppi, che l'AD aveva improvvisamente (e forse improvvidamente) sostituito pochi giorni prima (esattamente alla vigilia della Vigilanza del 12) salvo poi, sorpresa incomprensibile, affidare una consulenza ad una ex dipendente, Cinzia Squadrone, che svolgerebbe lo stesso incarico per conto della presidente Soldi. Ovviamente, alla domanda sul tema un autorevole dirigente risponde “Tra l’AD e la Presidente c’è un idillio operoso, quasi affettuoso”. Già. Per non dire, come abbiamo scritto, che ancora non si capisce la ratio di un tavolo di lavoro sul CdS dove non partecipa la parte editoriale della RAI, esattamente quella parte che occupa quasi il 75% del Contratto stesso. 

Andiamo avanti: ancora non si capisce (almeno questo lo capiremo presto) quale logica sottintende il proposito di fare nomine, quali che esse siano, dopo che l’AD in Vigilanza ha giurato due volte come un Boy Scout che non avrebbe fatto nulla se non dopo aver presentato i piani (editoriale? Industriale?). Proseguiamo: ancora non si capisce perché ostinarsi a guardare indietro invece che avanti: sempre a proposito di Piano industriale la genialità più furba consiste nel cercare di “riadattare” il precedente piano di Salini vecchio e scaduto come uno yoghurt invece di provare a farsi venire qualche idea per qualcosa di nuovo. Oppure, se proprio si vuole insistere e non c’è nulla di meglio da proporre, almeno portare a casa un risultato spendibile e comprensibile al grande pubblico: un sito Rai News in grado di conquistare una posizione autorevole e credibile nel panorama Web senza perdere tempo prezioso ancora con l’annosa e vetusta idea della ristrutturazione delle reti per generi che invece sarebbe ben difficile da far comprendere come mossa strategica per la sopravvivenza della Rai. Se l’Azienda andrà incontro ad un Big Bang sarà sulle risorse economiche e sul digitale, sull’innovazione tecnologica, e non certo sulla riorganizzazione interna. 

Ancora avanti: non si capisce la genialità del far circolare l’ipotesi dello spostamento di Un Posto al sole per dare spazio ad una striscia informativa su Rai Tre alle 20.30. Occorre ammetterlo: bisogna proprio essere “bravi” solo per immaginarla una cosa del genere. Ancora poi non si capisce quali logiche hanno ispirato le recente nomine in due ruoli strategici per l’Azienda: la comunicazione e l’ufficio stampa. A scelta: o si tratta di persone giuste al posto sbagliato o di persone sbagliate al posto giusto. In entrambi i casi appaiono ancora decisioni incomprensibili o, altrimenti, comprensibilissime se lette nella logica di una scelta adeguata a ponderata sullo stesso stile e modello di comunicazione proposto da Fuortes e del quale abbiamo spesso scritto.

Tutto questo per dire che anche alla Rai siamo alla vigilia di un lungo, lunghissimo inverno e non ci stupirebbe affatto se il probabile Big Bang che potrebbe investire la politica si riflettesse anche su Viale Mazzini e dintorni. Come ci potrà proteggere? Boh !!!

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giovedì 21 ottobre 2021

La nuova Guerra e la vecchia Battaglia sui campi di Viale Mazzini

Foto di Marco Federmann da Pixabay

"Squillino le trombe … rullino i tamburi, fate avanzare la fanteria, si posizioni l’artiglieria: questa sera ceneremo a Bruxelles". Napoleone a Waterloo, fino alle prime ore del pomeriggio, era ancora convinto che nel giro di poco tempo avrebbe sbaragliato gli inglesi e i loro alleati e, ad onor del vero, fino alle 18 le sorti della battaglia erano ancora incerte. Poi, si sa come è andata a finire e gli storici sono ancora a dibattere se fu colpa della pioggia della notte precedente, di alcuni suoi generali incapaci, della sorte infausta o forse, semplicemente, perché Wellington aveva una visione della battaglia che al Corso mancava. Già, forse ignorava la grande differenza a una battaglia e una guerra, erano altri tempi, anche se in quegli stessi giorni proprio sui campi del Belgio qualcuno questa differenza la stava studiando: il prussiano Von Klausewitz.

Bene, anche a Viale Mazzini si stanno attrezzando per la campagna d’autunno e si intravvedono movimenti delle truppe che saranno chiamate ad un primo appello il prossimo 27 ottobre in Cda. Chissà se pure a loro è chiara la differenza tra i due tipi di conflitto. Sono diversi  giorni che i vari infiltrati nello schieramento del generale Fuortes fanno trapelare notizie o boatos e ancora non è del tutto chiaro da che parte vanno a parare. Dalla parte dell’AD che potrebbe avere tutto l’interesse a far uscire le truppe per saggiare il terreno prima dello scontro oppure dalla parte di chi, avendone relativa certezza delle sue intenzioni (se non il 27 forse il 9 novembre) vorrebbe fare una sapiente opera di sabotaggio? 

Fatto sta che, per quanto pure abbiamo scritto nei giorni scorsi (da rileggere sempre la lettera aperta di domenica scorsa) i piani di battaglia sembrano ancora molto confusi e privi di una strategia unitaria. Il tema è la cadenza degli appuntamenti: ci dovrà essere prima qualcosa che somiglia ad uno nuovo piano, una nuova proposta editoriale o chiamatela come meglio preferite purchè sia chiaro che si tratta di qualcosa che sia nuovo e diverso da quanto già esiste, oppure intanto si procede a fare qualche nomina e poi si vedrà? Per parte nostra, ci sentiamo (in modo anomalo e solo per questa circostanza) più vicini alla “politica “ che ha chiesto all’AD “diteci cosa volete fare di questa Azienda e poi parliamo di soldi” piuttosto che solidali con chi fatica a dare voce o mettere per iscritto una qualsiasi idea di progetto, di programma o per dirla con una parola aulica “visione”.

Ci saremmo accontentati di sapere che, se proprio il prossimo 27 volesse fare aggiustamenti al vecchio Piano industriale, ad esempio, avesse messo mano ad uno dei più grandi buchi neri della storia moderna della Rai: il sito news. È mai possibile che nella classifica dei primi 100 brand di informazione on line secondo Audiweb (fonte PrimaOnline.it su dati Comscore dello scorso luglio) il sito di Rai News sia al 23° posto?  

Per riprendere sulla parafrasi napoleonica: oggi per l’Azienda Rai, per il Servizio Pubblico, c’è solo un grande campo di battaglia: il digitale, o sei dentro o sei fuori e per starci dentro occorrono certamente soldi ma anche idee e progetti  e determinazione per realizzarle. Vogliamo essere positivi e propositivi e dare un piccolo contributo al rinnovamento dell’Azienda: suggeriamo all’AD, ai consiglieri, di riprendere l’allegato n. 4 del precedente Piano Industriale (Piano per l’informazione Rai 2019-2021) e andare direttamente alle pagine 74 e 75 dove, in particolare, si legge: “Creare un unico punto di accesso alle News On line, semplificando il numero di siti news di Rai, rafforzando e rendendo l’offerta del portale All News più allineato alle best practice come da CdS”.   Se mai lo avessero smarrito, ne abbiamo sempre una copia a diposizione.

Insomma,  a farla corta: non ci sono alibi. Non regge più il ragionamento del facciamoli lavorare, oppure stanno studiando, dategli tempo, li vedo impegnati tutto il giorno … oppure è colpa della “politica”. Non reggono nemmeno le interpretazioni benevole di quanti vorrebbero che le cose fossero diverse da come sono. Se Fuortes e il suo Cda volesse cambiare qualcosa di significativo hanno tutti gli strumenti per farlo. Lo facessero, senza tante storie.

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La Guerra e la Battaglia sui campi di Viale Mazzini

Foto di Gordon Johnson da Pixabay

 

mercoledì 20 ottobre 2021

PRECISAZIONE


A proposito di quanto abbiamo scritto nel post di oggi, ci è stato fatto osservare, giustamente, che il Contratto di Servizio attuale scade nel 2022 e che, pertanto, si dovrà provvedere a predisporre un nuovo Piano Industriale come disposto dal citato art.25, lettera u.

Per quanto sostenuto da Fuortes in Vigilanza, 
solo dopo questo piano si potrà dare avvio alle nomine editoriali.

Lo spirito di quanto abbiamo scritto si riferisce alla ratio della norma (rinnovo triennale del Piano) che sottolinea le necessità di adeguarlo ai mutamenti sociali, economici e tecnologici entro i quali il Contratto stesso si colloca ed è giocoforza che un nuovo Piano ne debba tenere conto.

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Lo Stato di Confusione

Foto di Jan Helebrant da Pixabay

Forse è necessario ricordare che questo Blog propone un racconto quotidiano, una “narrazione” che segue fili costanti sul futuro della Rai. Per comprendere un singolo Post, come quello di oggi, è necessario ricordare quelli precedenti e, in particolare, vi proponiamo di rileggere quello di ieri (che ha avuto un grande successo di lettori) e ancora di più la lettera aperta pubblicata domenica scorsa.

Mannaggia la miseria malvagia, ladra e mascalzona! È mai possibile che per capire cosa succede oggi e cosa potrà succedere alla Rai di domani è sempre necessario dover fare dieci passi indietro per poterne fare uno avanti? È mai possibile essere sempre costretti a dover rivedere e centellinare le parole di quanto detto non negli anni passati ma solo nei pochi giorni appena trascorsi? È mai possibile che si debba sottostare sempre a questa sgradevole sensazione di presa per i fondelli (eufemismo gentile)?

Mannaggia la miseria! È mai possibile che quando si entra nei meandri delle vicende Rai ci si debba sempre imbattere in omissioni, misteri, confusioni di ogni genere? La risposta è semplicemente SI! Non c’è scampo, non c’è tregua! Allora, questa mattina si parla solo di quanto avvenuto stanotte con il passaggio di 9 canali Rai nella nuova codifica del segnale in MPEG-4 e dopo parleremo di questo. Non c’è traccia invece di quanto potrà avvenire nei prossimi giorni all’interno di Viale Mazzini che certamente non sarà di poco conto. Ci riferiamo a due passaggi evidenziati durante la scorsa audizione di Fuortes in Vigilanza. Il primo riguarda il Piano industriale (“…è all’ordine del giorno e il Consiglio ne discuterà nelle prossime settimane ..mesi ..”) e il secondo punto, ad esso collegato è quello delle nomine editoriali. Su questo punto Fuortes è stato molto preciso ed ha ripetuto due volte (su specifica richiesta del Senatore Di Nicola) che “.. prima ci sarà in piano editoriale poi le nomine …”. Bene. Questo dovrebbe far sgombrare ogni dubbio su some si potrebbe andare avanti.

Una cosa alla volta: l’attuale piano industriale è ancora valido per il corrente anno e, sebbene disatteso in molte parti (ricordiamo ancora una volta il canale inglese e quello istituzionale, vedi art. 11 e 12 CdS) a stretto giro di forma, può avere ancora qualche residuo di fattibilità. Dopo di che si innesta un altro genere di ragionamento che invece si sta sottacendo: il Piano industriale è un derivato obbligato del Contratto di Servizio e non viceversa: vedi art. 25 (Obblighi specifici) lettera u: “… la Rai è tenuta a presentare al Ministero, per le determinazioni di competenza, entro sei mesi dalla data di pubblicazione del presente Contratto nella Gazzetta Ufficiale, un piano industriale di durata triennale…”.

Rimesso in ordine questo passaggio, veniamo al successivo e a quanto si è letto in questi giorni a proposito dei nomine nelle testate giornalistiche (anche in relazione ai mutati equilibri politici ai quali si vorrebbe fare riferimento in vista dei prossimi importanti appuntamenti istituzionali, capo dello Stato e politiche del 2023).  Le notizie fatte trapelare sulla stampa (non a caso) sono fondate: abbiamo potuto verificare che ci sarebbe una precisa volontà di procedere in questa direzione: cambiare i direttori di Tg1 e Tg2. Ovviamente, è stato lanciato il sasso ma la manina è ben nascosta e nessuno se ne vuole assumere la paternità. Non fosse altro perché avverrebbe una clamorosa sconfessione di quanto dichiarato da Fuortes in Vigilanza: prima il piano e poi le nomine. Gli vogliamo credere perché altrimenti ci si potrebbe trovare di fonte ad una situazione istituzionale molto, molto difficile da gestire: andare in Vigilanza di fronte ai parlamentari e fare un’osservazione impegnativa e poi disattenderla completamente. Morale della favola: con un po’ di buon senso il prossimo 27 non ci dovrebbero essere nomine in questa direzione. Ma, aggiungiamo, a fil di logica non ci dovrebbero nemmeno essere “aggiustamenti” sul precedente Piano industriale, dove, sempre a fil di logica e buon senso, ci si riferisce ad un Piano che è datato oltre 4 anni (presentato a giugno 2018, dopo una gestazione lunga un anno precedente) e che comunque, fra poche settimane, sarà scaduto come lo yoghurt. Non solo, ma essendo questo, per quanto abbiamo scritto prima, una derivazione vincolante del Contratto di Servizio, che senso avrebbe anticiparne la visione, la cornice entro il quale si dovrà necessariamente collocare? 

A questo proposito, ora veniamo ai giorni scorsi: il 14 ottobre è stata inviata alla Strutture aziendali Rai una lettera dove si comunica che “… viene istituito un apposito Gruppo di lavoro incaricato di coordinare le attività finalizzate alla definizione del testo del Contratto di servizio per il quinquennio 2023-2027”. Di questo gruppo ne fanno parte diverse direzioni: legale, CTO, CFO, risorse umane e distribuzione. Si aggiunge che “Il predetto Gruppo si avvarrà inoltre del contributo di competenza delle Direzioni Marketing e Ufficio studi e potrà essere integrato, in funzione dei temi trattati e delle dinamiche negoziali e istituzionali connesse all'iter procedurale normativamente previsto, dai rappresentanti/contributi di tutte le Direzioni interessate”. Qualcosa non torna: chi manca? La sola parte che interessa tutta l’architettura del Contratto di Servizio: la parte editoriale! Incredibile ma vero! Tutto il Contratto di servizio si regge sugli obblighi di programmazione editoriale e, formalmente, non c’è nessuno che fa parte del Gruppo di lavoro. È così.

Siamo andati a rivedere puntigliosamente l’audizione di Fuortes in Vigilanza dello scorso 12 ottobre che resterà un punto di non ritorno sul racconto di questa Rai (vedi pure i “misteri gloriosi” che periodicamente avvengono a Viale Mazzini: caso Fedez tutto ancora da decifrare e caso Sinisi, tutto ancora da giudicare). Ci sono rimaste in memoria alcune osservazioni: Di Nicola “… siamo disposti a sostenere le richieste che sono state caldeggiate ma non prima si sapere che tipo di Servizio Pubblico vuole assicurare al Paese” e poi la Fedeli “..abbiamo ascoltati i dati ma non la prospettiva”. Ecco, questo il senso del “mannaggia la miseria” dell’apertura di questo Post: dover assistere ad un ennesimo palleggio di responsabilità senza fine: la politica che chiede alla Rai come vede il suo futuro e la Rai che chiede alla politica datemi i soldi pur non sapendo bene come impiegarli. Mannaggia la miseria …siamo messi male, molto male!

Chiudiamo con una osservazione sull’intervista di Ciccotti questa mattina su Italia Oggi a proposito del passaggio al DVB-T2. Alla domanda su quella parte della popolazione che non è pronta sulla dotazione degli apparti Tv idonei a ricevere i nuovi segnali, il CTO Rai  risponde che “…Noi ragioniamo in termini di dotazione delle famiglie. Quindi abbiamo lo sguardo rivolto al primo televisore delle case …”. Ci permettiamo di osservare che, è ormai noto, che la televisione anche nelle famiglie non si fruisce più sul solo “unico televisore” il vecchio “focolare elettronico” dei bei tempi passati ma su più device prevalentemente connessi alla rete. Quali vantaggi ha il Servizio Pubblico a rimanere ancorati a questa visione? Non ci è affatto chiaro. Rimane che da oggi chi vuol vedere i 9 canali Rai (Mediaset ne ha spenti solo 3, tanto per capirci) che sono stati dismessi dalla precedente codifica in MPEG 2 si dovrà dotare o di un nuovo televisore o acquistare un decoder.  

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martedì 19 ottobre 2021

Siamo tutti figli di un Dio minore?


Si avverte una vaga sensazione: forse, ci stiamo privando di qualcosa. Si avverte un'assenza, una austerità, una sottrazione di elementi, di sostanza, di essenza primordiale. A mancare anzitutto è la grande politica, quella che disegna i cambiamenti e li guida. Manca la grande politica che ragiona e induce ad essere curiosi, che spinge ad essere costruttori, geometri e ingegneri. Manca la politica che alimenta il vento di un qualsiasi cambiamento. Manca la politica che sostiene la partecipazione, l’inclusione, l’innovazione e tante altre parole che pure finiscono in …one. Ci dobbiamo invece accontentare, adattare, subire, le varie logiche dell’emergenza, dell’impellenza, dell’inderogabilità, dell’immediato, del quotidiano, del tutto e subito, del “franza o Spagna ..purchè se magna” oppure del “portiamo a casa il risultato” cioè (il PNRR) piuttosto che le buche o la mondezza di Roma. Sembra di essere indotti ad una mutazione genetica lenta, costante quanto inesorabile che ci spinge verso la rinuncia, verso l’abdicazione del senso collettivo, verso la chiusura nel nostro piccolo mondo antico. Lo stesso mondo dove intanto la Caritas registra la presenza  in questo Paese di oltre 2 milioni, 2 milioni, tra vecchi e nuovi poveri. Lo stesso mondo dove si prevede la crescita del PIL intorno al 6% mentre si registrano 400 mila nascite in meno. Che ci faremo con questa crescita se non sapremo come gestirla?

Poi, sembrano mancare le grandi opere, i grandi eventi della cultura, dell’arte, della musica. Sembra essere entrati in un tunnel del tempo dove tutto si è cristallizzato negli anni passati. Tanto per capirci: in questo momento a Roma i due appuntamenti culturali più importanti sono la mostra di Salgado sull’Amazzonia e quella alle Scuderie sull’Inferno di Dante. Il cinema nazionale propone uno stanco e compassato Moretti e una compagnia di giro di attori con le stesse maschere ingessate da tempo (Servillo etc). La musica leggera propone Orietta Berti e i Maneskin, cioè insieme il vecchio e il nuovo che avanzano. In televisione (quella tradizionale e generalista, quella del grande pubblico in rima serata) infuria la battaglia cruenta tra Amici di Maria De Filippi e Ballando sotto le stelle che illuminano i 25 anni di Un Posto al sole. Salvo poi scoprire che Netflix ha raddoppiato il numero dei suo abbonati in Italia da due a quatto milioni nel giro di due anni,pandemia compresa. Salvo poi scoprire che in questo momento una delle sue serie di maggiore successo è Squid Game, la perfetta metafora del Colosseo moderno. Infine, date un occhio alle classifiche dei libri più venduti in Italia in questo periodo (Mondadori, Feltrinelli, IBS) per rendervi conto di cosa passa il convento letterario.

Questa sommaria premessa vale, ovviamente per i grandi temi, per le riflessioni politiche e sociali che si fanno in queste ore, in questi giorni dopo i risultati delle amministrative. Per quanto ci riguarda, ci asteniamo dal commento, ci accontentiamo di sapere che ha vinto il centrosinistra e ha perso il centrodestra. Ma non ci accontentiamo di sapere che a Roma ha votato il 40,6% degli aventi diritto al voto e che Gualtieri è stato eletto con un totale di  565mila romani su oltre 2,5 milioni di elettori. Non ci accontentiamo di sapere che l’origine sociale e culturale di questo voto proviene da serbatoi dei quartieri centrali, colti e motivati, contro quelli periferici e delle borgate, sedotti a abbandonati da mille promesse mai mantenute. Hai voglia poi a dire, come hanno detto tutti sia prima che dopo che “sarò il sindaco di tutti”.

Dobbiamo ammettere che siamo dentati un po’ tutti figli di un Dio minore e questo risultato, per buona parte, ce lo conferma.

Bene, ora veniamo alle piccole beghe di Viale Mazzini, ormai divenute talmente piccole che si fatica a trovarne traccia. Semplicemente: L’Azienda è scomparsa dai radar da quando è arrivato Fuortes. Ci riferiscono che la Rassegna Stampa che ogni giorno molti dipendenti Rai ricevono alle prime ore del mattino, prima aveva una sezione “Azienda” più o meno robusta dove si collocavano notizie di interesse del Servizio Pubblico e ora, da tempo, esattamente da quando è arrivata il nuovo A rinforzato dalla sua squadra di “comunicatori” Colantoni e Marroni, è calato uno spesso muro di cemento dove pure le conferenza stampa sembrano essere divenute poco gradite ("non disturbate il manovratore"). Le ragioni sono note: anzitutto l’esplicita volontà dell’AD di mettere il silenziatore rivolta sia ai consiglieri, sia ai dirigenti: “Fuortes ha cominciato un giro di colloqui con tutti i direttori e – a quanto apprende AdgInforma.it – avrebbe messo subito in chiaro una cosa: “Sarò il vostro unico referente”. Come dire, non andate a chiedere in giro ai consiglieri o ai sindacati, perché qui le decisioni per i prossimi tre anni le prendo io…”. Per non dire poi dello strano clima di silenzio impaurito che avvertiamo anche da parte di tanti nostri lettori. Poi, c’è un altra verità: c’è poco o quasi più nulla di dire. Non ci sono argomenti che meritano una riga sul giornale, non ci sono temi di interesse pubblico, collettivo. Durate la recente audizione in Vigilanza Fuortes ha riferito di una situazione grave che incombe sul futuro dell'Azienda: ne avete colto traccia per oltre qualche breve trafiletto? NO. Si solleva a malapena un velo di polvere se solo si ventila la minaccia di togliere i soldi agli editori prelevati dal canone. Oppure, vedi la storia del refarming delle frequenze che pure dovrebbe interessare milioni di persone, oltre che le casse dell’Azienda: sembra passare quasi inosservato, sottotono, in sordina.

Veniamo ad un breve cenno di cronaca: lo scorso venerdì su Dagospia compare un Flash dove si legge che al prossimo Cda del 27 si vorrebbe procedere a fare nomine nei TG Rai. Premesso che si tratta di un classico ballon d’essai, lanciato lì tanto per vedere di nascosto l’effetto che fa. Anche questa è una notizia che non meriterebbe una riga su un giornale se non che ci riporta ad un campo di battaglia prossimo venturo che si preannuncia assai aspro: l’elezione del prossimo capo dello Stato e le successive elezioni politiche del 2023. Potrebbe essere anche un tema interessante, ma in questo clima fa passare la voglia di occuparsene.

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ps: a proposito di silenzio e di partecipazione, ieri abbiamo pubblicato una lettera aperta per l'apertura di un dibattito pubblico sul rinnovo del Contratto di Servizio Rai.