domenica 30 aprile 2023

Viale Mazzini: la nostra Africa

Foto di Anja da Pixabay
Così è la vita: ogni mattina in Africa, come sorge il sole, una gazzella si sveglia e sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa. Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, un leone si sveglia e sa che dovrà correre più della gazzella o morirà di fame. Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, non importa che tu sia leone o gazzella, l'importante è che cominci a correre (da rivedere Aldo, Giovanni e Giacomo: https://www.youtube.com/watch?v=Y9WAyWkMmbA ).

Così è la vita anche per i dirigenti RAI: ogni mattina, alle 7 e qualche minuto, arriva nelle loro mail la Rassegna Stampa e, due ore dopo, i dati di ascolto Auditel. Da tempo immemore succede che la giornata vada di traverso a tanti di loro, ma da alcuni mesi a questa parte la situazione è notevolmente peggiorata. Ogni giorno, a Viale Mazzini, quando sorge il sole, gli tocca leggere aggiornamenti su “Se ne va o no … se ne va si o no” con Dolores de Pancia e Spezzame er Trench. Ogni giorno, quando il sole è già alto, ai dirigenti RAI gli tocca leggere i dati dove, spesso e volentieri gli tocca dover constatare che Mediaset batte la RAI. E’ dura la vita del dirigente RAI: mai una gioia! Sanno che "dovrebbero correre" ma non sanno da che parte dirigersi e, per di più, non sanno bene se essere leoni o gazzelle. 

Non è stato sufficiente il Report di AgCom sul primo trimestre 2023 (da tanti beatamente ignorato) dove si leggono dati impietosi sulla scomparsa di milioni di telespettatori dagli schermi della televisione, lo stranguglione di questa mattina arriva con il Fatto Quotidiano, a firma di Gianluca Roselli, che titola: “Televisione, il lungo inverno degli ascolti RAI”. L’articolo dipinge un vasto e dettagliato quadretto che basterebbe la metà per far bocciare non solo il bilancio, recentemente approvato con viva e vibrante partecipazione da parte di tutto il CDA, ma tutto il cucuzzaro che direttamente o indirettamente ne è responsabile, del tutto o in quota parte. Eppure, non si batte ciglio e si attende fiduciosi lo sciopero del 26 maggio.

Bene, cerchiamo allora di rimettere un paio di cose a loro posto evidenziando due campi di battaglia che meritano di essere tenuti d’occhio, uno esterno e l’altro interno. Alcuni analisti hanno osservato che durante la degenza di Berlusconi le azioni di Mfe (Mediaset) sono salite. La spiegazione è stata trovata nelle ipotesi che stanno affiorando nella loro sede sociale. Calcio e Finanza scrive: “Le alternative sono tre: proseguire con la seconda generazione; vendere e incassare; o crescere, molto spesso con il sostegno del private equity, ma con un cambio di governance”. Ognuna delle tre ipotesi è destinata ad impattare notevolmente sul futuro della RAI per quanto riguarda la competizione sul mercato pubblicitario che, insieme alle incertezze sul canone, segneranno fortemente il suo scenario prossimo venturo.

Il campo di battaglia interno a Viale Mazzini del quale si parla poco è quello di nomine di settori strategici che dovranno essere fatte e anche con urgenza. Si tratta rispettivamente di: capo staff di Fuortes (in uscita Pasciucco verso Rai Way); la Direzione Infrastrutture Immobiliari e Sedi Locali (in uscita Cecatto, sempre verso Rai Way); Direzione Marketing (prossimo alla pensione Nepote) e Direzione Approfondimento (prossimo alla pensione Di Bella). Checché se ne dica, in queste quattro direzioni risiede il “potere” forte, quello dove si allocano i budget, dove si decidono le grandi scelte strategiche. Potrebbe essere su questo campo che si decide il futuro di Fuortes, forse molto più che un suo improbabile “dimissionamento” oggi sempre più lontano.

bloggorai@gmail.com

sabato 29 aprile 2023

venerdì 28 aprile 2023

RAI: qualcuno sta barando



Ogni tanto nei mercatini compare una paranza di tre compari che gioca con le tre carte dove, inevitabilmente, qualcuno rimane fregato. L’abilità del magliaro fa si che sia facile intravvedere la carta giusta dove puntare per poi farla sparire con quella “bucata”… è un fiato, un attimo, un soffio e “carta vince, carta perde”.

Allora ieri è successo che si è materializzato uno dei fantasmi dui cui abbiamo parlato, la Vigilanza RAI dove è stato audito il ministro Urso che ha rilasciato dichiarazioni importanti che meritano di essere messe a punto e in ordine.

A: attualmente è in vigore il Contratto di Servizio 2018-22 la cui scadenza è stata prorogata al prossimo settembre.

B: questo Contratto prevede, all’art. 25,u, che “… la Rai è tenuta a presentare al Ministero, per le determinazioni di competenza, entro sei mesi dalla data di pubblicazione del presente Contratto nella Gazzetta Ufficiale, un piano industriale di durata triennale…”

C: il Piano industriale di durata triennale tutt’ora in vigore è stato approvato a marzo 2019 ed è vigente in forza a seguito della sospensione avvenuta a marzo 2020 che, di fatto, ne ha fatto slittare la validità di un anno.

D: una bozza di Piano industriale è stato presentato in Vigilanza lo scorso 21 luglio insieme al Piano immobiliare rimasto poi lettera morta a seguito della crisi di governo e nei giorni precedenti (13 luglio) anche ai sindacati.

E: la relazione tra Contratto di Servizio e Piano industriale è definita esattamente nel citato articolo 25 del Contratto oggi in vigore: è il Contratto che determina il Piano e non viceversa non foss’altro perché la logica sinallagmatica del Contratto prevede che si debbano definire prestazioni in cambio di sovvenzioni (canone). Parlare oggi di obbligo di definire il piano senza prima concludere il Contratto dove si definiscono gli obiettivi e gli strumenti per conseguilo appare del tutto illogico.   

F: recentemente la presidente Soldi ha dichiarato che, a proposito di una presunta “bocciatura” del Contratto da parte del Ministero, che è in corso una normale interlocuzione, cioè che le parti stanno lavorando allo scambio di bozze di lavoro, come previsto da questo schema:

Oggi siamo esattamente alla fase 3.

Ieri il ministro Urso ha dichiarato:

A: leggiamo sul Corriere “… ha sottolineato come la mancata presentazione da parte di Fuortes del piano industriale in consiglio di amministrazione impedisca ora la sottoscrizione del contratto di servizio tra Stato e Rai…”

B: leggiamo su La Stampa “L'amministratore delegato ha pieni poteri e mi aspetto che proceda sul piano industriale, una delibera che ci consente di proseguire con il contratto di servizio”.

Dunque, quanto successo ieri si divide esattamente su due livelli: uno meramente tecnico giuridico e l’altro assolutamente politico.

Sul primo livello, per quando di nostra conoscenza e competenza non ci sono dubbi: il ministro Urso sembra aver mescolato fischi per fiaschi: non è scritto da nessuna parte che il Piano industriale (peraltro in vigore) impedisce l’avanzamento del rinnovo del Contratto di Servizio i cui lavori sono in corso. Il tema si sposta sul secondo livello e sulle dichiarazioni che si leggono sia dello stesso ministro che di altri esponenti della maggioranza di Governo: “Urso attacca Fuortes. Non mi risponde” (Corriere), “Ultimatum di Urso a Fuortes: adesso il Piano”, “…confermato la opportunità di un rapido avvicendamento al vertice operativo della RAI …” nota di Gasparri e, infine, la nota della Lega dove si legge  “…impegno affinché la Rai torni ad essere un'azienda competitiva e al servizio degli italiani, a partire dal rinnovo della governance…”.

Ora tutto sta a capire se quanto avvenuto ieri in Vigilanza punta a rafforzare il disegno di spingere Fuortes fuori dalla RAI o meno. La nostra opinione è che, formalmente, alcuni lo vorrebbero ma, sostanzialmente, non riescono a farlo. Le “dimissioni” che Fuortes potrebbe rassegnare sono immaginabili solo a condizioni indeterminate: che venga presentato un nuovo Piano Industriale, che poi venga bocciato e che l’AD ne possa trarre la conclusione che si debba dimettere. Tre elementi tutti da verificare nella loro concretezza e nei tempi necessari. Ancora, da non dimenticare che è tutt’ora valido l’impegno preso tra la Meloni e lo stesso Fuortes a riversi a seguito dell’approvazione del bilancio e, infine, da tenere bene in mente che mancano poche settimane dallo sciopero generale Rai che non passerà certo inosservato. Intanto, comunque, è stata formalizzata una prossima audizione di Fuortes in Vigilanza e ancora non calendarizzata: prima o dopo l’incontro con la Meloni?

Chiudiamo: la nostra sensazione è che sia stata buttato il pallone in tribuna: la “politica” tutta intera, compresa l’opposizione di PD e M5S, ha cercato di scaricare su Fuortes la responsabilità di non aver affrontato il nodo RAI per la sua interezza a alimentato il caravanserraglio dei vari teatrini dell’Opera di Milano, Firenze o Napoli. Questa una vera fonte di incertezza e instabilità.

Nota a margine: notizia clamorosa di questa mattina “Richard Sharp si dimette da presidente della BBC dopo aver omesso di dichiarare il legame con il prestito di Boris Johnson. L'indagine afferma che Sharp ha infranto le regole sulle nomine pubbliche, creando "potenziale conflitto di interessi percepito". Attenzione ai termini: “potenziale” e “percepito”. Esattamente come da noi, la stessa cosa.

Rimanete sintonizzati, ci potrebbe essere di più e di meglio.

bloggorai@gmail.com

 

 

!!! ??? !!!

 Rimanete sintonizzati

Post importante in arrivo.


Bloggorai@gmail.com 

giovedì 27 aprile 2023

RAI: sorpasso costante .. pericolo incombente

Foto di Charly Gutmann da Pixabay


Stamattina Bloggorai è alquanto scoraggiato e sfiduciato: il silenzio assordante che si avverte ci pone in uno stato di profondo disagio, depressione, sconforto e tristezza. Ogni tanto qualche affezionato lettore prova a tirarci su il morale ma, alla fine, arriviamo sempre allo stesso punto: “Non c’è più nulla da fare, i fantasmi di cui hai scritto ieri sono forti, potenti e invasivi, come un visus che si è infiltrato nelle vene dell’Azienda e nessuno se ne vuole liberare … anzi!”.

Non passa giorno senza che i poveri dirigenti RAI devono leggere nella loro Rassegna stampa qualche titolo che gli manda di traverso la giornata: oggi ci pensa Daily Media che scrive “Televisione sorpasso Mediaset negli ascolti del giorno medio a marzo 2023, testa a testa in prima serata”. Il fenomeno orami è costante: da rileggere il Sole dello scoro 8 novembre con il titolo “Tv, Mediaset sorpassa la Rai a ottobre. Pesano le strategie su canali digitali”. Non solo: pesano anche due fattori determinanti: budget e investimenti inadeguati e insufficienti e scelte editoriali incapaci a cogliere il “nuovo” pubblico della televisione le nuove modalità di fruizione del mezzo. Vedi l’ultimo report Standard Auditel Total Audience (settimana 9-15 aprile) dove si legge che l’85% dei telespettatori RAI ha un’età superiore ai 45 anni. Questo lo schema esatto:

Questo il confronto con Mediaset:
In questo quadro si capisce bene perché si vedono le ennesime repliche dei vari Montalbano come pure le varie Ville Arzille che popolano i vari Sanremo e via ricordando. In questo quadro pure Bloggorai ogni tanto va in replica: tanto c’è più poco da fare.

Ve ne abbiamo già parlato una volta: circa 10 anni addietro la BBC aveva avvertito questo fenomeno ed ha cercato subito di cercare un rimedio per fronteggiarlo. Tra le tante iniziative una ha fatto scuola: ha promosso un "tavolo di lavoro" informale dove sono stati invitati a partecipare esperti di varia provenienza e cultura. A Viale Mazzini se la sognano una iniziativa del genere. Tutti.

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mercoledì 26 aprile 2023

La RAI e i suoi fantasmi minacciosi


I fantasiosi e sconclusionati ragionamenti che abbiamo riferito ieri, frutto di malsani e malevoli pensieri, sembrano aver stuzzicato qualche attento lettore. Sconclusionati ma non improbabili: spesso la realtà supera di gran lunga la più fervida fantasia e i personaggi con i quali Bloggorai si diletta a perdere tempo non sono del tutto improbabili e impreparati.

Oggi invece ci occupiamo di fantasmi.

Fantasma Numero A: Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Dopo tanti mesi di latitanza, si è insediata da tre (tre) settimane e ancora non ha dato segni di esistenza in vita, nonostante pure che sia aumentato il numero dei componenti. Eppure, già a leggere la sua definizione, dovrebbe avere avuto già modo di intervenire sull’indirizzo generale (Contratto di Servizio per la parte di sua competenza) e la vigilanza dei servizi (ascolti, Rai Way etc.). Però, ci dicono: “Stanno studiando le carte”… ahhhh è vero… nessuno nasce imparato. Del resto, ci siamo abituati: per occuparsi della RAI non è necessario essere esperti e competenti.

Fantasma Numero B: Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Lasciamo da parte per un momento, facciamo finta di niente, su come e quanto interviene sui problemi RAI (Nella recente presentazione del Rapporto Auditel alla Camera, il Presidente Lasorella nel suo intervento non ricordiamo di averla sentita citare, manco per sbaglio) e fermiamoci solo al fantasma conseguente apparso nei giorni scorsi: l’Osservatorio sulle Comunicazioni 1/2023. È un fantasma per modo di dire: esiste, è pubblico, accessibile facilmente eppure quasi nessuno l’ha visto e commentato. Eppure c’è materia per dibattere e riflettere sia per tutto il sistema delle telecomunicazioni, sia in particolare per la televisione e segnatamente per la RAI. Niente da fare: come se nulla fosse.

Fantasma Numero C: Mediaset. Si potrà pure dire “chissenefrega della Tv di Berlusconi, noi siamo Servizio Pubblico”. Leggete cosa ha dichiarato nei giorni scorsi il giovane Pier Silvio “… abbiamo agito velocemente per rimodulare tutta l’attività editoriale e commerciale, determinando anche una sensibile riduzione dei costi” che gli ha consentito di conseguire risultati “superiori alle attese”. Provate a fare il confronto il comunicato RAI sul Bilancio 2022. Il sistema delle televisioni è come quello dei vasi comunicanti e non è un gioco a somma zero: se qualcuno guadagna altri perdono. La pubblicità e i telespettatori sono variabili indeterminate: mutano e tendenzialmente diminuiscono per tutti con la differenza che questa mutazione e riduzione sembra più evidente per RAI. Qualcuno si pone il dubbio di perché avvengono questi fenomeni? Per il momento, si accontentano di votare il bilancio all’unanimità.

Fantasma Numero D: quello dell’Opera. Si tratta di un’opera buffa, comica, tragica o drammatica a scelta del Teatro dove si svolge: la Scala di Milano o il San Carlo di Napoli, passando per Firenze. Nei giorni scorsi un soggetto del tutto disinteressato al “businessseeeee”, un filantropo amico del Servizio Pubblico, un certo Giancarlo Leone presidente APA (Associazione Produttori Audiovisivi) si è giustamente lamentato del fatto che da mesi “… tutti i progetti di intrattenimento, fiction, documentari, animazione siano bloccati in attesa di una soluzione al vertice che, evidentemente, non c'è. Ciò costituisce un danno enorme per la stessa Rai”. Ha ragione, senza dubbio. Colpisce al cuore del problema che molti fanno finta di ignorare e che ha portato a far schierare tutta l’Azienda a scioperare il prossimo 26 maggio contro questo vertice, contro tutto questo vertice, del quale, ovviamente, fa parte anche il CdA che ha votato il “pareggio di bilancio” con grande senso di responsabilità. Se è vero che la Rai è paralizzata e se questo blocco produce un danno immediato e futuro qualcuno ne sarà pure responsabile o no?

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martedì 25 aprile 2023

RAI: chiacchere in libertà


Buona Festa della Liberazione !!!

Nei giorni scorsi abbiamo riflettuto molto seriamente sulla convinta approvazione del bilancio RAI avvenuto von viva e vibrante partecipazione unanime dell’intero Cda. Sicchè, è successo ieri che dopo aver pubblicato il Post dove abbiamo riflettuto sul tutto o niente, oggi scherziamo e vi riferiamo la sintesi di due conversazioni fantasiose e immaginarie tra due autorevoli personaggi (del tutto inventati …sia ben chiaro) che ci hanno proposto alcuni argomenti di riflessione.

Argomento n. 1: il Cda di lotta e di governo. Poca lotta e tanto governo. La domanda che è stata posta è molto semplice: cosa sarebbe successo qualora un/a consigliere/a avesse votato contro il “pareggio di bilancio” oppure, più modestamente, si fosse solo astenuto? Abbiamo provato ad approfondire il problema “tecnicamente” e la risposta è stata semplice e chiara: un voto contro o un’astensione non determina nulla, rigorosamente nulla. Sarebbe rimasto agli atti che Tizio o Caia hanno votato contro o astenuto. Nulla altro da aggiungere e allora la conversazione si sposta su altri piani: perché? La risposta fornita ufficialmente sul “senso di responsabilità” è fragile e inconsistente come una ruota bucata: può reggere solo se, a seguito di un voto in dissenso, si sarebbe messa a repentaglio la sopravvivenza economica dell’Azienda cosa evidentemente impossibile. Allora la risposta va cercata altrove. Questo consiglio è un frutto avvelenato di un albero malato: nasce sotto il segno di una legge nefasta ed è stato nominato da un Governo provvisorio ed occasionale. La scelta dei nomi è avvenuta formalmente senza criteri trasparenti e la conseguenza è quello che vediamo. È un Cda che non ha altra ambizione che sopravvivere a se stesso, senza altro obiettivo che tenere banco. Nella migliore delle ipotesi elenca i problemi. Amen.

Argomento n.2: la stucchevole e imbarazzante saga dell’AD che un giorno esce e un altro rimane coinvolge e travolge tutti, a partire dall’interessato. Che senso ha alimentare ‘sta tarantella dei vari teatrini che lo vogliono o lo rimbalzano? Con che autorevolezza e credibilità si presenta quando non conferma o non smentisce le notizie che riguardano la sua continuità a Viale Mazzini? Perché qualcuno non afferma pubblicamente quali sono le reali intenzioni che si intendono perseguire per “il bene della RAI”? Un’Azienda normale può tollerare un AD incerto, traballante, pronto a dirigere TeleMinkia? Da questo sfacelo non si salva nessuno: la politica in primo luogo, il Cda per intero e i dirigenti che lo tollerano che però dichiarano a gran voce “L'Adrai e con essa tutti i dirigenti della Rai faranno tutto quanto sia loro possibile per contrastare un declino aziendale che sembra sfuggire ai radar di chi dovrebbe guidarla". Ma da quando è iniziato il declino, e non da ieri, loro dove erano? Alcuni, forse, a farsi fotografare sotto i giardinetti di Viale Mazzini. Domanda finale posta dal nostro fantasioso interlocutore: ma perché il Cda che ha competenza e responsabilità, non propone una lettera aperta all’AD dove lo richiama ai suoi doveri non solo e non tanto per gli aspetti formali ma per quelli sostanziali di rispetto per l’Azienda che dirige che richiede scelte chiare e trasparenti?

Chiacchere in libertà, fantasiose: ogni riferimento a persone e vicende realmente accadute è assolutamente occasionale e frutto di pura fantasia. Seppure fossero “verosimili” cambierebbe poco. Proprio come cambia poco leggere su Italia Oggi di questa mattina un titolo come “Auditel, Mediaset supera la Rai – A marzo finisce l'effetto Sanremo per Viale Mazzini e il Biscione è primo nell'intera giornata”. Merita un voto unanime.

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La RAI e il suo futuro dietro le spalle


Buona Festa della Liberazione! Attenzione, forse non è ancora pienamente compiuta, condivisa  e liberata dai tanti vari fascisti vecchi e nuovi.

Nei giorni scorsi abbiamo riflettuto molto seriamente sulla convinta approvazione del bilancio RAI avvenuto von viva e vibrante partecipazione unanime dell’intero Cda. Sicchè, è successo ieri che dopo aver pubblicato il Post dove abbiamo riflettuto sul tutto o niente, oggi scherziamo e vi riferiamo la sintesi di due conversazioni fantasiose e immaginarie tra due autorevoli personaggi (del tutto inventati …sia ben chiaro) che ci hanno proposto alcuni argomenti di riflessione.

Argomento n. 1: il Cda di lotta e di governo. Poca lotta e tanto governo. La domanda che è stata posta è molto semplice: cosa sarebbe successo qualora un/a consigliere/a avesse votato contro il “pareggio di bilancio” oppure, più modestamente, si fosse solo astenuto? Abbiamo provato ad approfondire il problema “tecnicamente” e la risposta è stata semplice e chiara: un voto contro o un’astensione non determina nulla, rigorosamente nulla. Sarebbe rimasto agli atti che Tizio o Caia hanno votato contro o astenuto. Nulla altro da aggiungere e allora la conversazione si sposta su altri piani: perché? La risposta fornita ufficialmente sul “senso di responsabilità” è fragile e inconsistente come una ruota bucata: può reggere solo se, a seguito di un voto in dissenso, si sarebbe messa a repentaglio la sopravvivenza economica dell’Azienda cosa evidentemente impossibile. Allora la risposta va cercata altrove. Questo consiglio è un frutto avvelenato di un albero malato: nasce sotto il segno di una legge nefasta ed è stato nominato da un Governo provvisorio ed occasionale. La scelta dei nomi è avvenuta formalmente senza criteri trasparenti e la conseguenza è quello che vediamo. È un Cda che non ha altra ambizione che sopravvivere a se stesso, senza altro obiettivo che tenere banco. Nella migliore delle ipotesi elenca i problemi. Amen.

Argomento n.2: la stucchevole e imbarazzante saga dell’AD che un giorno esce e un altro rimane coinvolge e travolge tutti, a partire dall’interessato. Che senso ha alimentare ‘sta tarantella dei vari teatrini che lo vogliono o lo rimbalzano? Con che autorevolezza e credibilità si presenta quando non conferma o non smentisce le notizie che riguardano la sua continuità a Viale Mazzini? Perché qualcuno non afferma pubblicamente quali sono le reali intenzioni che si intendono perseguire per “il bene della RAI”? Un’Azienda normale può tollerare un AD incerto, traballante, pronto a dirigere TeleMinkia? Da questo sfacelo non si salva nessuno: la politica in primo luogo, il Cda per intero e i dirigenti che lo tollerano che però dichiarano a gran voce “L'Adrai e con essa tutti i dirigenti della Rai faranno tutto quanto sia loro possibile per contrastare un declino aziendale che sembra sfuggire ai radar di chi dovrebbe guidarla". Ma da quando è iniziato il declino, e non da ieri, loro dove erano? Alcuni, forse, a farsi fotografare sotto i giardinetti di Viale Mazzini. Domanda finale posta dal nostro fantasioso interlocutore: ma perché il Cda che ha competenza e responsabilità, non propone una lettera aperta all’AD dove lo richiama ai suoi doveri non solo e non tanto per gli aspetti formali ma per quelli sostanziali di rispetto per l’Azienda che dirige che richiede scelte chiare e trasparenti?

Chiacchere in libertà, fantasiose: ogni riferimento a persone e vicende realmente accadute è assolutamente occasionale e frutto di pura fantasia. Seppure fossero “verosimili” cambierebbe poco. Proprio come cambia poco leggere su Italia Oggi di questa mattina un titolo come “Auditel, Mediaset supera la Rai – A marzo finisce l'effetto Sanremo per Viale Mazzini e il Biscione è primo nell'intera giornata”. Merita un voto unanime.

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lunedì 24 aprile 2023

RAI: tutto o niente ovvero la problematica vicenda del gatto nero


E mo’ che famo? N’d annamo? Che dimo? Boh! Con chi ce la prendiamo? Che argomenti trattiamo? Boh!!!

Ci viene in mente l’immagine del nostro gatto Ciro: è tutto nero ma con qualche peluzzo bianco sparso tra il dorso e la pancetta. Ciro si può definire “gatto nero” se pure ha qualche peluzzo bianco? Non sappiamo trovare una risposta convincente. Più o meno, per similitudine, pensiamo alla RAI. L'Azienda di Servizio Pubblico svolge certamente il ruolo di "servizio pubblico" ma è "servizio pubblico"? I due termini andrebbero declinati puntualmente, specie il secondo. La domanda non è peregrina e tantomeno provocatoria.

La lettura dei giornali, delle mail, dei messaggi su Whatsapp e di un paio di telefonate oggi non ci fornisce spunti diversi da tutti quelli che solitamente trattiamo. Proviamo a fare mente locale per vedere se ci dimentichiamo qualcosa: i conti della RAI ovvero il bilancio in pareggio votato con viva e vibrante partecipazione e senso di responsabilità? Ormai già roba vecchia. Il canone minacciato? Robetta e poi ..ora sono ben altri i problemi. La vendita di RAI Way? Quasi quasi non se lo ricorda più nessuno. Il nuovo Contratto di Servizio e relativo Piano Industriale? Ma chissenefrega … ora c’è il Piano di Sostenibilità e il Piano Immobiliare (ci mancherebbe, sempre meglio di un calcio sugli stinchi). Gli ascolti delle televisioni tutte calano e quelli della RAI traballano? No problem…vedremo. Infine: l’imbarazzante saga del “se ne va o no .. se ne va si o no?” continua allegramente senza che a nessuno gli venga in mente di chiedere a Fuortes, serenamente e pacatamente, di dire chiaro e tondo, forte e chiaro, che lui rimarrà fino a fine mandato e che non accetterà giammai alcuna altra offerta, quale che essa sia fino a giugno 2024. Naaaaaaa…accontentiamoci del “pareggio di bilancio”. Per tutto il resto ci sarà tempo.

A proposito di ascolti: date un occhio a quelli di sabato scorso:

Abbiamo detto tutto? Abbiamo detto niente? Tutto e niente, come Ciro, il gatto nero con i peluzzi bianchi.

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domenica 23 aprile 2023

Alla RAI stanno bucando i palloncini e lo chiamano "pareggio di bilancio"


Dobbiamo ammettere di avere una soglia di “senso di responsabilità” molto bassa, labile e fragile e siamo pure alquanto permalosi e ci gira facilmente tutto quello che può girare in circostanze avverse. Basta uno starnuto di criceto, un soffietto primaverile, due righe sul giornale e … puffete …come un palloncino bucato da un pupo dispettoso, tutto l’entusiasmo di giovedì scorso quando abbiamo partecipato con VIVA E VIBRANTE PARTECIPAZIONE al voto sul bilancio è svanito di colpo ed ha lasciato spazio ad un certo giramento di palpebre.

E già, perché a fronte di un Comunicato (immaginiamo sottoscritto con vivo e vibrante ardore) dove si legge che “Nel 2022 il Gruppo Rai si conferma al primo posto nel mercato televisivo con il 36,7% di share sull’intera giornata e il 37,9% sul prime time, con una chiusura di anno in crescita grazie anche alla programmazione dei Mondiali di Calcio in Qatar. Rai1 conserva la leadership sia nelle 24 ore (18,2%) sia in prima serata (20,5%) e la Rai svetta nelle classifiche dei programmi per generi, monopolizzando quella per la fiction”.

Succede che non passano nemmeno poche ore che ti esce il 1° Osservatorio 2023 sulle Comunicazioni 2023 di AgCom (ovviamente... ovviamente ... non he ha scritto quasi nessuno) dove si legge che, a fronte di un calo generalizzato degli spettatori negli ultimi quattro anni del 13% nel prime time e dell’11,2% nel day time, questa la situazione a confronto RAI e Mediaset:

GIORNO MEDIO - PRIME TIME 

telespettatori in mln – var. % 2018-2022

RAI                         -13,9%

Mediaset                 - 4,1%

GIORNO MEDIO – INTERO GIORNO

RAI                        -12,7%

Mediaset                - 1,5%

SHARE PRIME TIME

RAI                        - 0,4%

Mediaset                + 3,4%

SHARE DAY TIME

RAI                        - 0,7%

Mediaset                + 3,6%

Vi risparmiamo per ragioni di spazio gli altri dati che non sono meno significativi. Oltre a girare le palpebre, tanto per gradire, poniamo una domandina semplice semplice: ma non succede nemmeno per sbaglio che qualcuno si ponga il dubbio che qualcosa non torna e che il “pareggio di bilancio” di per se è una foglia di fico che cela ben altri problemi? A nessuno viene mai in mente di provare a chiedersi se questo fenomeno del calo degli ascolti è ineluttabile e in che modo si può provare a fronteggiarlo che non sia mandando in replica Montalbano all'ennesima potenza?

Allora ci viene il dubbio che forse ci siamo sbagliati e che non riusciamo a spiegare in giro perché abbiamo aderito al voto unanime sul bilancio con tanto fervore. E se ci fossimo astenuti oppure, meglio ancora, votato contro? Cosa sarebbe successo tale da mettere a repentaglio la sopravvivenza dell’Azienda? Lo ammettiamo: non abbiamo strumenti e conoscenza di fatti, circostanze e riflessioni che ci hanno indotto a fare il regalino di Primavera a Fuortes senza nemmeno porre un dubbio di circostanza.  

Per tutto il resto ... ovvero sulla saga del “Se ne va o no ..se ne va si o no???” non ci sono novità (con viva e vibrante preoccupazione di chi scalpita a Viale Mazzini) e però registriamo un curioso fenomeno: lo schieramento della carta stampata sulla contesa. Da un lato i corifei alimentati da soffietti interni sul “se ne va certo che si” dall’altro ci sempiterni dubbiosi del “Forse, vedremo, dipende … la Meloni è incerta, deve vedersela con la Lega”. Provate ad indovina La Stampa da che parte pende e provate a chiedervi il suo direttore di chi è grande amico. Piccole beghette, antiche amicizie e facili vendette.

bloggorai@gmail.com

 

sabato 22 aprile 2023

venerdì 21 aprile 2023

RAI: fin che la barca va .. responsabilmente ... lasciala andare


Con viva e vibrante partecipazione ci accingiamo a scrivere queste brevi, sommarie e sgangherate note su quanto avvenuto ieri in Cda RAI. Stamattina ci siamo presi qualche ora di tempo giusto per chiedere, sapere e aiutarci a comprendere fenomeni misteriosi. Sicchè, al termine di un breve e sommario giro tra chi c’è c’è, abbiamo tratto la conclusione per cui anche Bloggorai si adegua e sottoscrive il “senso di responsabilità” che ha segnato il voto unanime al bilancio, e ci uniamo tutti uniti appassionatamente.

Dopo di che: chissenefrega se l’Azienda pensa al Piano di Sostenibilità e non al Contratto di Servizio e relativo Piano industriale, chissenefrega se non sa come troverà le risorse con le quali campare, chissenfrega se il 26 maggio ci sarà un sciopero generale contro tutto questo vertice aziendale che vedrà solidale pure l’ADRAI che ieri ha emesso un comunicato di fuoco (in parte pure contro se stessa), chissenefrega se l’indebitamento è cresciuto, chissenefrega se non ha un dollaro falso per fare uno straccio di investimento nemmeno per comprare una fotocopiatrice nuova, chissenefrega se la platea televisiva diminuisce e così via chissenefregando … però, con indomito e fermo “senso di responsabilità” appoggiamo  e votiamo a favore e lasciamo alla storia (nonché alla coscienza individuale) l’ingrato compito di giudicare se è stato giusto o meno, se ne valeva la pena o no essere solidali con il “bilancio in pareggio” di Fuortes o no.  

Bloggorai si sottrae a questo impegno e lascia ad altri più capaci e meritevoli di attenzione l’incombenza.

Nel nostro piccolo, ci limitiamo ad osservare e riportare piccole storie, vicende umane. Dopo la notizia dell’approvazione del bilancio per “senso di responsabilità” … ovviamente, si è scatenato il piccolo putiferio del taglia e cuci: come si interpreta il voto? Se ne va o no? Per quanto ci riguarda, abbiamo stappato una bottiglia di un vinello di Velletri appena appena frizzantino, temperatura ambiente, e abbiamo registrato quanto da tempo sosteniamo: rimane.. rimane.. tranquilli ... rimane!

E allora ecco comprendere le guerre per bande e il senso del voto di ieri: da un lato chi sostiene che un voto del genere lo rafforza poiché gli consente di affermare che, nonostante tutto, l’Azienda è in equilibrio. In queste condizioni, perché rimuoverlo? Delle due l’una: o gli si contesta qualcosa, la qualunque, e allora si mette in moto un meccanismo di rimozione (lungo e complicato) o altrimenti l’AD rimane tranquillo e beato fintanto che non si trova un teatrino qualsiasi che se lo prende in carico. Dal fronte opposto, alcuni sostengono che “non gli regge la pompa” e l’approvazione del bilancio all’unanimità è il passaporto per uscire da Viale Mazzini con dignità. Per andare dove però nessuno lo dice. Dettagliatamente ci dicono che il fronte di chi lo vorrebbe “fuori subito” è tutto interno a Viale Mazzini: una banda, una lobby, che si gioca una delle sue ultime carte, sia pure false, pur di prendere il posto di Fuortes&C. Ora o mai più e non c’è tempo di attendere il giro di boa del prossimo anno. C’è solo un “quid”. Per quanto sappiamo, questa banda di lanzichenecchi trama e briga ad un livello di sottoscala mentre gli “svizzeri” stanno ad altri livelli e guardano orizzonti ed equilibri molto distanti e divergenti da loro.

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giovedì 20 aprile 2023

ATTENZIONE ....

 Il Post di oggi verrà pubblicato più tardi.

rimanete sintonizzati: importanti comunicazioni in arrivo!

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RAI: hanno fatto il deserto e lo chiameranno "pareggio di bilancio"

Foto di Marion da Pixabay

Povero cavallo di Viale Mazzini: preso sarà necessario fare una coletta per pagare una lucidatina ogni tanto, giusto per evitare che possa arrugginire.

Hanno fatto il deserto e lo chiameranno “pareggio di bilancio”. Hanno spianato il futuro dell’Azienda e lo chiameranno “Siamo impegnati a…”. Hanno ammutolito ogni dibattito, ogni riflessione, ogni proposizione e diranno “La colpa è della politica”. Hanno lasciato crescere e maturare l’erba malata dell’incertezza e della confusione con le tarantelle del rimane si o no e faranno finta di niente, come se nulla fosse. Rimarranno in una perenne attesa di altro, di altri, di diverso, di qualcosa che nessuno sa bene cosa possa essere e quando mai potrà avvenire e lo chiameranno futuro.

Consigliato caldamente di leggere il discorso di Tim Davie della BBC dello scorso dicembre e poi fate paragoni:

https://rts.org.uk/article/leading-uk-digital-speech-bbc-director-general-tim-davie 

Tutto qui: chi forse si e chi forse no (forse), chi volente chi nolente, oggi approveranno il bilancio e alcuni saranno felici e contenti, appagati e sereni, altri forse complici involontari oppure colpevoli attoniti, muti e rassegnati del genere “Tanto che ce voi fa?”. Altri, infine, attendono speranzosi che le carte possano rimescolarsi e trovare un pertugio dove infiltrarsi per dirigere l'Azienda. 

Per fortuna stamattina che ci soccorre il Sole 24 Ore a darci conforto e sollievo.

Questi i numeri essenziali: la posizione finanziaria netta a -578 mln e peggiora di 79 mln rispetto al 2021. La raccolta pubblicitaria si riduce del 5,8% pari a 58 mln. Gli investimenti calano di 28 mln. Tutto questo nel guado del rinnovo del Contratto di Servizio, dell’incertezza sul futuro del canone, della platea televisiva che cala progressivamente, di una stagione di nomine interne sottoposte al solo vaglio del gossip e della bassa cucina e delle infinite repliche tra i vari Montalbano.

Dei numeri citati uno è di particolare rilevanza: diminuiscono gli investimenti. Con il pareggio di bilancio, bene che vada, sopravvivi ovvero “tiri a Campari”. Se non investi sei fuori. Se non ti indebiti, se non vai alla ricerca di nuovi prodotti o mercati, se non aggredisci con la qualità e la quantità di un offerta editoriale che costa, cara, sei fuori. Se non hai un progetto, una visione, un’idea quale che essa sia sei fuori. Qualsiasi cosa possa venire in mente ha un costo e allora le scelte sono obbligate:

A a parità, scarsità o incertezze di risorse riduci il perimetro degli impegni e delle spese

B ti indebiti

C tappi i buchi e accendi un cero a San Gennaro.

Si parla e si legge tanto di Napoli in questi giorni: fosse questa la soluzione?

Nel frattempo, il Messaggero ci informa che oggi si voterà il Piano Immobiliare dove si prevede di spendere circa 450 mln nei prossimi anni. Come finanziarlo non è dato sapere. Però si sa che si vorrebbe spostare una parte delle produzioni a Milano e ridurre (ottimizzare usano dire) gli spazi di Roma, magari riducendo il numero delle persone occupate (ma questo non lo diranno mai).

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mercoledì 19 aprile 2023

AGGIORNAMENTO !!! RAI: la guerra per bande dei Cavalieri solitari e senza destino

Foto di ha11ok da Pixabay

Vecchio volpone, tondini di ferro del 16 sullo stomaco, “smagato” come si dice a Roma o “furbetto del VII piano” del presente o del passato. Questa l’immagine che abbiamo del nostro interlocutore che, dopo il Post di stamattina sullo stupore, ci ha chiamato per uno scambio di battute. Ovviamente, non riferiremo nulla che possa avvicinare a riconoscerlo, tra gli attuali e i precedenti inquilini del Palazzo di Viale Mazzini. Epperò ci dice cose interessanti, forse utili a rispondere a tanti interrogativi su quanto potrà avvenire a partire da domani. 

Cerchiamo di riportare fedelmente il senso della chiacchierata da poco conclusa.

“Di cosa ti stupisci? Del fatto che da tempo si suona la grancassa sulla “destra” che avanza e che ha fame di poltrone? Del fastidioso rumore di fondo alimentato e soffiato ad arte su Fuortes che se ne va o no? Ma di quale destra parli … hai la memoria corta e ti sei già dimenticato di tutta la destra che da anni ha occupato Viale Mazzini … ti sei dimenticato degli anni passati e dei personaggi che hanno gestito la RAI di destra e non se ne sono mai andati? E poi, basta con questo pistolotto di “destra e sinistra” che da qualche giorno hai sollevato: chi sarebbero i dirigenti di “sinistra” contrapposti a quelli di “destra??? Fammi qualche nome e ne parliamo”.

Andiamo avanti: “La situazione, per paradossale che possa apparire, è quella di una guerra per bande dove sono saltati i criteri di “quota” politica ed è in crisi il sistema generazionale, culturale, di gestione dell’Azienda. Quella incorso non è tanto una contesa politica tra i vari  Lega, Pd o altri ma tra una “vecchia” generazione di dirigenti interni che non vuole scalzare e una “nuova” che non riesce a prendere posto. E per dirla tutta, tra la vecchia generazione, alcuni hanno perfettamente consapevolezza che questo potrebbe essere l’ultimo treno per Yuma, quello dove si trasporta il prigioniero che si vorrebbe liberare. Non dimenticare che da alcuni anni a questa parte poi sono usciti, più o meno volontariamente, dirigenti esperti, autorevoli e capaci quanto “silenziosi” e non sono stati ricambiati non tanto nelle rispettive posizioni, quanto nell’esperienza che avevano maturato. L’Azienda si è impoverita nella sua cultura e nella sua struttura ed ha lasciato spazio a cordate politiche a scapito di quelle professionali ed esperte. Quello che stamattina hai definito “stupore” altro non è che una tua incomprensione di un fenomeno semplice: c’è un partito interno a Viale Mazzini che vorrebbe cambiare subito e impadronirsi del malloppo, prima che sia troppo tardi, e alimenta gossip, soffietti, articoletti vari. Un altro partito che rema contro perché sa bene che deve guadagnare tempo per avere speranza di posizionarsi meglio in un prossimo futuro. Infine, c’è un terzo partito più politico e meno generazionale allo sbando che non sa più che a che santo votarsi: ha perso i riferimenti (il PD) e guarda alla finestra il suo disfacimento”.

Avanti ancora: “Caro Bloggorai, ti leggo con attenzione ma spesso fai pipì fuori dal vasino. Perdi tempo quando ti occupi di “taglia e cuci” come definisci quelli che si occupano di caselle e di posizioni da occupare. Se non riesci a comprendere le grandi linee, i movimenti che guardano avanti e non affianco o indietro, rimani tagliato fuori e certo allora che “non capisci e ti stupisci”.

La chiacchierata si conclude “Lo scrivi tante volte: i processi e le dinamiche di Viale Mazzini vanno letti nello loro semplicità, nella riduzione ai minimi termini, essenziali. Quando ci si impertica o infervora a voler osservare la complessità si perde di vista la naturalità. Fuortes e alcuni dei sui fedelissimi non appartengono a nessuno dei partiti di cui sopra. In parte sono esterni proprio alla logica del Palazzo e dei suoi riti e miti, e in altra parte non hanno lo “standing” per farsi percepire come appartenenti ad un “partito” quale che esso sia, generazionale o politico”

Chiosa finale: “Sai bene che la rottura generazionale sta per concludersi: nel giro di pochi mesi chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato … molti usciranno di scena e solo allora si faranno i conti su chi gestirà la RAI per i prossimi 5 anni, quelli cruciali!!!”.

Grazie … cordiali saluti! Ne terremo conto.

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martedì 18 aprile 2023

RAI: la Bufala campana

Foto di ischeffler da Pixabay

Lo stupore è un sentimento prezioso e andrebbe usato con attenzione e parsimonia. Ci troviamo a stupirci quando, come succede da alcuni gironi, ascoltiamo che al VII piano di Viale Mazzini si sente parlare napoletano in attesa di quanto potrebbe succedere domani in Cda RAI una volta sbolliti gli entusiasmi e spellicate le mani per l’approvazione del bilancio "in pareggio" o che dir si voglia.

Alcuni, molti in verità, non paghi di aver sostenuto prima di averlo incontrato davanti al Duomo di Milano, poi di aver sentito parlare fiorentino ed aver giurato di aver visto Fuortes aggirarsi per le colline di Fiesole, ora mettono le mani sul fuoco per averlo visto sulla cima del Vesuvio e aggirarsi per la collina di Posillipo in cerca di casa. Se non che ci stupiamo nell’apprendere che pure fini giuristi, analisti capaci e autorevoli giornalisti, non pongano obiezione alla “narrazione corrente”: l’escamotage per far uscire l’AD sarebbe un “Decreto Legge” con il quale si fissa un limiti a 70 anni per ricoprire determinati incarichi (l’attuale sovrintendente di Napoli li ha superati) e così Fuortes avrebbe via libera per trasferirsi subito sulla riviera di Chiaia a mangiare succulenti babà !!!

Non occorre essere dotti  e sapienti costituzionalisti per sapere che un Decreto Legge richiede due requisiti e un passaggio fondamentale: la necessità e urgenza determinati da situazioni eccezionali che saranno sottoposti alla verifica del Quirinale. Potrebbe essere assai difficile anche per il Governo sostenere che questa situazione presenta tali requisiti di impellente e drammatica necessità e urgenza. Con l'aria che tira la vedete la Meloni ad imbarcarsi in una avventura del genere?

Punto … e speriamo che sia sufficiente una volta per tutte!

Rimanete sintonizzati, non vi allontanate … non si sa mai ... ci potrebbero essere importanti notizie!

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Giornalisti tra dubbi e certezze


Nel 1994 Gianni Mura pubblica su La Repubblica un pezzo titolato “Giornalisti vil razza dannata” (https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/12/02/giornalisti-vil-razza-dannata.html ) da rileggere attentamente. Chi vi scrive è iscritto all’Ordine da oltre 40 anni e già da anni prima frequentava l’ambiente, piccolo o grande che sia. Grosso modo, si conoscono i pollastri e le pollastrelle e, in un certo senso, si è sviluppato negli anni un certo fiuto per le notizie “bizzarre”.

Allora è successo che ieri, sempre su Repubblica, è stato pubblicato un articolo sul tema delle repliche su Rai Uno e, appunto, ieri sera, è andata in onda l’ennesima di Montalbano. Da tempo abbiamo posto il problema ma il pezzo della Fumarola di ieri ha sollevato qualche osservazione. Un articolo del genere non nasce dal nulla e non si mette facilmente in relazione al canone. Per scrivere che “Si paga il canone per dodici mesi, perché il pubblico del servizio pubblico non dovrebbe avere diritto di vedere cose nuove?” occorre un ragionamento raffinato e un contesto di riferimento. Il primo non può essere semplicemente una constatazione di un fenomeno peraltro già noto da tempo e il contesto (il canone) non è casuale. Lo abbiamo già scritto: il canone sarà il problema cruciale per la sopravvivenza del Servizio Pubblico. Domande: a chi giova, seppure con un riferimento relativamente corretto (repliche), alimentare questo tema? Perché a Viale Mazzini, certamente consapevoli di quanto detto, si ostinano ottusamente a mandare in onda queste repliche proprio in questo periodo dell'anno? Abbiamo posto il problema e le risposte sono semplici e disarmanti: “Costano poco e rendono molto” e “In questo momento, non c’è di meglio per sostenere gli ascolti” e infine “Ai telespettatori piacciono”. Grasso sul Corriere.it la tocca piano: “Pretty Woman … questo film piace perché c’è un fondo di romanticismo che permette ai protagonisti di redimersi e a noi di vedere e rivedere per l’ennesima volta il film”. Buttata in caciara, come quando ci si chiede il perché dell’astensionismo al voto e il perché gli italiani si esprimono verso i partiti in certi modi. Una possibile chiave di lettura la fornisce stamattina il pezzo di Biondi sul Sole su dati dello Studio Frasi: “Sull'offerta televisiva dei consueti broadcaster il consuntivo del primo trimestre vede l'ascolto scendere di 1,6 milioni di individui nelle 24ore (a quota 9 milioni) e di 3,6 milioni in prima serata (a quota 21 milioni). Tutti gli editori presentano ascolti in rosso”. Tutti perdono telespettatori, la Rai mantiene le posizioni ma si avvicina sempre più a Mediaset. Perché si perdono telespettatori? Se non si riesce a rispondere a questo interrogativo hai voglia a mandare repliche di Montalbano e Pretty Woman.

L’affare Giletti si complica. I punti fermi granitici sono: lo scorso 16 marzo la Repubblica.it pubblica un pezzo con il titolo “Il tesoro del Cavaliere. La lente dell’Antimafia su 70 miliardi di lire a Berlusconi” e pochi giorni dopo, il 7 aprile, La7 comunica di aver interrotto la messa in onda di Giletti senza motivare il perché (che forse sapremo domenica sera quando andrà inonda uno speciale sul tema). 

Interessante da vedere: https://www.rainews.it/tgr/toscana/video/2023/03/watchfolder-tgr-toscana-web-rizzo---soldi-mafia-berlusconi-1935mxf-8d1f07ef-3a44-4e97-a562-f69805b38ab5.html

Tra questi due punti, o meglio di contorno, ci sono illazioni, gossip e vocine che vorrebbero Giletti che torna in RAI (Salvini solidale) in parallelo con Santoro (Schlein solidale ?). A parte una interessante riflessione sul potere mediatico di una immagine fotografica che non è dato sapere con certezza se esiste o meno (quella che Baiardo ospite di Giletti avrebbe fatto vedere a qualcuno) altre certezze non ci sono. Almeno per ora. Ci tornano solo in mente le immagini suggestive de Il Caimano di Nanni Moretti e quella scena di soldi che piovono dal tetto.

Chiudiamo con l’ennesima tarantella sul futuro di Fuortes&C: oggi si legge che potrebbe essere varata una norma che consentirebbe di rimuovere l’attuale sovrintendente di Napoli per far posto all’AD RAI. Bloggorai ci mette la firma: con una ipotesi del genere il conto presso il Bar dove riscuoterò caffè si allunga fino al prossimo anno. Nel mentre e nel quando di una pennica e l’altra, tra due giorni si terrà il Cda e Fuortes& C sono pronti a suonare la grancassa. Domani è un altro giorno e si vedrà.

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lunedì 17 aprile 2023

La RAI, la televisione e il sonno primaverile della ragione



Abbiamo chiesto ad un Bot di AI di proporci un’immagine di una persona che dorme con la testa dentro una Tv e fiori di primavera: questo il risultato.

Oggi nulla di nuovo sul fronte di Viale Mazzini dove tanti, se non tutti, sembrano assorti in un sonno primaverile, storditi e confusi, in attesa di un destino incerto che nessuno sa quale mai potrà essere. Se non che sappiamo solo che ci dovrebbe essere un Cda sul Bilancio e allora questa settimana la iniziamo con due brevi riflessioni: la destra e la sinistra alla RAI e il potere delle immagini o del racconto televisivo.

Il primo è un argomento leggermente “palloso” nel senso che ha un vago sentire sottile di un velo di muffa sulla marmellata epperò, come alcuni fanno, lo rimuovono e la mangiano lo stesso. Allora ieri sul Corriere è comparsa una lunga intervista ad uno dei “signori della guerra artistica” dentro la RAI: un certo Beppe Caschetto. Ad un certo punto gli si chiede quale definizione di se stesso gli piace di più e lui risponde “Quale la diverte di più? «Forse Lucio Presta della sinistra».  Al che sorgono spontanee come acqua fresca ingenue osservazioni: si possono applicare e utilizzare categorie politiche del genere quando si tratta di mediazioni artistiche pagate “… al 10…15% ..” ??? e perché certi personaggi di “sinistra” (uno a caso Fazio oppure recentemente Jacona che si è dimesso anticipatamente per andare nella sua scuderia ben più remunerativa di quanto guadagnava in RAI) ? E se Caschetto è di per suo o considerato di sinistra, per opposizione, si dovrebbe dire che l’altro Signore della guerra artistica, un certo Lucio Presta è di “destra” e, per associazione di area di riferimento, i personaggi che rappresentano sono associati ad una parte o all’altra parte politica opposta? Qualcosa, semplificando, non torna: Benigni è di destra (Presta) o di sinistra? Boh…  Ma la battuta essenziale l’ha fatta quando, parlando di conflitto di interessi,  Caschetto ha affermato che “La scelta finale non è mia: chi decide, pensa al bene del programma”. Già, esatto, la scelta finale non è (o non dovrebbe essere) sua ma di chi ha la responsabilità editoriale, cioè la RAI. Quesito essenziale quanto fondamentale. Chi decide cosa e perché gli agenti come pure le società esterne all’Azienda hanno tanto potere forse non per decidere ma certamente per influenzare?

Andiamo avanti. È superfluo ricordare il potere devastante delle immagini in grado si supportare il racconto televisivo e succede che spesso ci torniamo a fare i conti. Oggi vi proponiamo una breve riflessione sul caso della strage di Erba per la quale Olindo e Rosa stanno scontando l’ergastolo. Nei giorni scorsi il Procuratore Generale di Milano ha chiesto la revisione del processo ritenendo che a loro carico ci sono “Prove maturate in un contesto malato". Ebbene, come forse è noto, a sostenere con forza questa tesi è stato un programma televisivo, Le Iene di Italia1. Ecco allora che si pone il problema di quanto e come vengono usate le immagini televisive sia nella comoda, facile e immediata versione accusatoria sia in quella più complessa e faticosa versione assolutoria. Non se ne dibatte mai a sufficienza e men che meno questi interrogativi li pone il Servizio Pubblico. Ricordate il caso Enzo Tortora?

Passando ad altro tema dove le immagini dicono molto di più di mille parole: il ragazzino americano di 21 anni che appena lasciato il biberon e la Playstation viene arrestato in diretta Tv con tanto di forze speciali, blindati e mitra spianati. Lo avevano in casa e fatto crescere con i segreti della NATO a portata di mano. Con che senso di ragionevolezza si può assegnare fiducia  e credibilità a gente del genere? La guerra nucleare a portata di mano di questa gente? Il paradosso è pure che ci spiattellano queste immagini in Tv come se nulla fosse. Mah … Suggerimento: leggete quel pericoloso estremista di Lucio Caracciolo oggi su La Stampa su chi comanda in Europa?

Chiudiamo con due note: la prima riguarda un articolo de La Repubblica su un argomento che proponiamo da tempo. Si tratta delle repliche, ennesime alla X potenza, di tutto ciò che è replicabile all’infinito: Montalbano docet. Si legge “Di anno in anno la stagione tv finisce prima, ed è diventata una prassi riempire i buchi del palinsesto con prodotti di successo. L'usato sicuro è una garanzia ma non è normale aprire le danze ad aprile, mese in cui l'offerta di prime visioni dovrebbe essere garantita. Si paga il canone per dodici mesi, perché il pubblico del servizio pubblico non dovrebbe avere diritto di vedere cose nuove?”. Già, il canone, il Contratto di Servizio, la cosiddetta “sinallagma” ovvero il rapporto tra quanto viene richiesto in cambio di cosa viene fornito. Potrebbe non reggere più il vecchio argomento che il canone RAI è tra i più bassi in Europa: i telespettatori, gli utenti, i cittadini, i navigatori o chiamateli come volete magari pagano di più ma richiedono pure di più. Tutto molto semplice.

Altra nota sulla quale cercheremo di approfondire: sappiamo che gli ascolti del TG1 non vanno gran che bene.

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domenica 16 aprile 2023

sabato 15 aprile 2023

ATTENZIONE: cadono meteoriti e non solo su Viale Mazzini


Oggi piove … governo ladro! Gira che ti rigira, più o meno, siamo alle solite. Ogni tanto qualcuno si sveglia, si guarda intorno e si chiede: che posso fare oggi per rompere un po’ le scatole agli italiani? Mumble ..mumble .. pensa che ti ripensa e non gli viene in mente nulla di nuovo e allora si guarda indietro e cerca qualcosa nei fondi di magazzino, nel cassetto dei ricordi, ed ecco che … zacchete … rispunta fuori una storiella antica quanto poco raccontata e spesso dimenticata: il “regalo” elettorale di Renzi del 2014 di 80 euro e il prelievo forzoso di 150 milioni dalle casse di Viale Mazzini. Annus horribilis: in quello stesso periodo sulla Rai caddero due meteoriti. Il primo fu la famigerata Legge di riforma della Governance con l’applicazione della teoria dell’Uomo Solo al Comando (non tutta farina di Renzi ma anche di altri amichetti) e l’altro fu l’avvio della collocazione in Borsa di Rai Way. Da rileggere quanto ha scritto a quel tempo il Sole https://st.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-11-19/rai-scontro-cda-tagli-150-milioni-si-dimette-todini-162741.shtml?uuid=ABvlSkFC&refresh_ce=1 e il Post https://www.ilpost.it/stefanomenichini/2014/11/20/rai-ricorso-contro-governo/ .

Sicchè, stamattina sul Corriere leggiamo a pag. 2: “La Premier pensa ad una “sorpresa” per le Europee (come gli 80 Euro del Governo Renzi)”. Bene, ci stiamo avvicinando lentamente quanto inesorabilmente alla madre, al padre, agli zii e cugini di tutte le battaglie: il canone. L’argomento è ormai accerchiato: c’è in ballo la nuova modalità di riscossione, c’è la proposta di Legge depositata al Senato dalla Lega per la riduzione progressiva del 20% annuo che, comunque, poggia su sentimento diffuso ed alimentato del canone come imposta “più odiata dagli italiani”. Sempre in tema, ieri sono stati pubblicati dati sugli aumenti previsti nelle prossime bollette energetiche (che ora arrivano già con allegato un piano di pagamento rateizzato) che non lasciano pensare nulla di buono: ha scritto il Messaggero “…Per l'elettricità, famiglie e piccole imprese potrebbero spendere il 10% in più nel terzo trimestre, mentre i rincari saliranno del 25% nel periodo che va da ottobre a dicembre, in pieno inverno”. Sarà dura, molto dura, far comprendere agli italiani la necessità di dover pagare il canone in cambio di “questa” RAI e in assenza di un “altra” RAI che nessuno ancora è in grado di proporre nella missione che dovrà svolgere nel suo prossimo futuro, a partire da quanto gli verrà richiesto con il Contrato di Servizio in discussione. Ma, incredibilmente, di tutto questo, a Viale Mazzini e dintorni sembra non interessare più di tanto: ancora non abbiamo sentito una flebile voce che non sia quella dei sindacati che hanno proclamato lo sciopero generale per il prossimo 26 maggio.

Tutti presi dal tormentone di Primavera: se ne va o no .. se ne va si o noooo? Tutto il resto passa in cavalleria. Ieri un attento lettore ci ha fornito un ulteriore argomento a favore della tesi che possa rimanere: le nomine “obbligatorie” che dovranno essere fatte, a partire dalla direzione lasciata libera da Cecatto ora indicato come AD di Rai Way e a seguire la posizione di Di bella prossimo alla pensione e per finire a Rai Sport. Molto semplice: ammesso e non concesso che Fuortes possa lasciare subito dopo l’approvazione del Bilancio, previsto per la prossima settimana, è supponibile che possa lasciare in eredità al nuovo che avanza un fardello del genere? Si certo che è possibile come pure è ragionevole supporre che il nuovo arrivato possa legittimante chiedere tempo per valutare le scelte che dovrà compiere. O no?

Bene, veniamo ora ad una vicenda oscura e complicata: il caso Giletti. Il nostro Paese è in buona compagnia quando si tratta di storie losche e misteriose: vedi la recentissima vicenda dei segreti della nazione e della coalizione più potente del mondo, la NATO, accessibili ad un ragazzino di 21 anni che ha una mano con il biberon e l’altra il joystick di un videogioco. Credibilità? Fiducia? Di chi? Quindi possiamo stare ben certi: nessuno mai al mondo ci potrà dire con assoluta certezza cosa si cela dietro la chiusura del programma de LA7 e rientrerà nelle casistiche storiche dei misteri gloriosi di cui abbiamo pieni gli archivi. I punti certi sono pochi: A - Giletti stava trattando materia incandescente sui rapporti Stato mafia e stavano tornando alla luce storie mai chiarite del tutto su personaggi politici di primissimo rilievo. B – da tempo si leggevano illazioni su un suo possibile ritorno in RAI, addirittura al posto di Fazio. C – la trasmissione è stata chiusa senza apparente e credibile giustificazione e del suo ritorno a Viale Mazzini, per il momento, non se ne parla. 

Possiamo solo cercare interpretazioni e, in questi casi, necessario porre la solita semplice domanda: a chi giova mettere sotto silenzio questa vicenda? Leggiamo dall’articolo de La stampa di oggi dove Giletti ha dichiarato “Chiediamoci perché ci hanno chiuso. Stavamo preparando tre puntate importanti, delicatissime, deflagranti. Siamo stati fermati». E giù coi temi che in redazione conoscono tutti «la strage di via D'Amelio, Marcello dell'Utri, l'ex sottosegretario D'Alì»”. Già. Perché l’hanno chiuso e che ci sarà mai stato di tanto “deflagrante” nelle tre puntate che stavano per andare in onda? Chi ha forza e il potere in questo momento per poter intervenire in tal modo? Fate una domanda e trovate la risposta.

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venerdì 14 aprile 2023

Meloni, Salvini, la RAI e Alberto Sordi: tiè !!!

 


Ieri abbiamo scritto “… questo povero e disgraziato Blog …”. Oggi ci dobbiamo correggere: disgraziato certamente ma povero nemmeno tanto, non foss’altro perché cominciamo a riscuotere scommesse sul futuro dell’AD RAI che, lo abbiamo scritto in epoca non sospetta molti mesi addietro, rimarrà serenamente al suo posto per i mesi a venire.

Non ripetiamo quanto detto più volte, aggiungiamo solo che le vicende delle ultime ore non fanno altro che irrobustire questa ipotesi. Oggi lo scrive pure Gianluca Roselli sul Fatto Quotidiano: “…Carlo Fuortes, infatti, pare non avere alcuna intenzione di dimettersi … E così, senza un'alternativa di suo gradimento Fuortes non si schioda”. Ieri invece abbiamo letto su La Stampa “… Fuortes si comporta come se stesse già fuori da viale Mazzini, oramai non firma più neanche l'ordinaria amministrazione e, arroccato al settimo piano, aspetta”. Ma, per quanto abbiamo inteso, da quelle parti, si tifa per la sua sostituzione.

Torniamo a Bloggorai: ieri abbiamo provato a riferire commenti e valutazioni sul nuovo incarico del consigliere Di Biasio (Lega)  e si prospettava il solo scenario delle sue dimissioni da Viale Mazzini. Lo ammettiamo: siamo stati poveri di immaginazione perché il leghista di ferro rimane in RAI, andrà a presiedere Terna e rimarrà AD di Arexo purché, bon gré  mal gré, rimanga entro 240.000 euro di tetto di compensi.

Ora non ci piace fare i soliti brontoloni moralisti su ciò che è giusto ciò che è sbagliato fare con le proprie attività o interessi personali. Piuttosto ci diverte assai di più legge la caratura politica di questa vicenda per collocarla nel contesto del futuro prossimo futuro della RAI. 

Il pensiero più elementare e fluido che emerge con forza è che la Lega non molla Viale Mazzini. Anzi, raddoppia e triplica. Troppo facile anzitutto ricordare come è solo la Lega ad essere artefice e promotore della grande minaccia sul canone e che è della Lega il solo ministro in grado di incidere in modo rilevante proprio sul futuro del canone, sul nuovo contratto di Servizio e sulla partita RAI Way (dove, peraltro, ha posizionato bene suoi uomini e donne). 

Tutto, o molto, lascia intendere che il Servizio Pubblico sarà territorio di conquista o di contesa più tra i partiti che sorreggono il Governo piuttosto che tra quelli che gli si oppongono. Tra questi, peraltro, non si avverte un pigolio di criceto: la sola dichiarazione di guerra totale, di opposizione frontale, di “lotta dura senza paura” l’ha fatta recentemente la Schlein con un sonoro e potente “Vigileremo!!!” e al che la Meloni si è stropicciata le mani con un “Magari !!!”.

Così stanno (o sembrano stare) le cose e in questo quadro si torna ala domanda che appassiona tanto i lettori e le lettrici di Bloggorai: con la nomina di Di Biasio si rafforza o indebolisce l’ipotesi di uscita dell’AD da Viale Mazzini? Siamo fedeli nei secoli come i Carabinieri: si rafforza la sua permanenza. Non foss’altro per un banale quanto essenziale criterio di buon senso e credibilità: un giorno si e l’altro pure si leggono articoli sul suo destino, sballottato dal Centro (Firenze no) al Nord (Milano no) al Sud (Napoli no ma forse Sangiuliano se si impegna … vedremo) come uno yoghurtino buono per tutte le stagioni. Come si usa dire: “Non è una cosa carina…”. Imbarazzante e ci chiediamo pure chi gli cura la sua “immagine” e chi gli segue i rapporti con i giornalisti. Al posto suo, un pensierino lo farei.

Noi, dal nostro piccolo, una soluzione l’abbiamo ascoltata e potrebbe non essere nemmeno tanto fantascientifica: il Governo, preso atto del Bilancio che verrà presentato il prossimo 20 aprile, si affaccia al balcone di Palazzo Chigi e dichiara solennemente che le sorti della RAI sono scolpite sul granito e che un Uomo solo al comando potrà scrivere il suo futuro e quest’uomo è già tra noi: Carlo Fuortes!!! In questo modo la Meloni potrebbe dire a Salvini &C: “tièèè!!!” con un bel gesto simpatico alla romana di cui Albertone è stato maestro iconico!!!

Va beh … dai ... non prendete troppo sul serio Bloggorai… da quasi cinque anni spara minchiatine con discreto e crescente successo. E però, ci indovina quasi sempre.

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