mercoledì 31 maggio 2023

SPIE !?

Foto di succo da Pixabay

Oggi ci preme scrivere due righe su un argomento “spinoso” il cui spunto ci viene dalla cronaca di queste ore. Avevamo “consigliato” ai residenti in zona Viale Mazzini di preoccuparsi della loro “privacy”. Ne avevamo buon segno. Leggete oggi cosa scrive Repubblica con un intervista a Matteo Renzi “…è molto chiaro. Ed è l’esito di quello che da mesi gira in certi ambienti. E cioè che vi siano giornalisti o politici intercettati senza le garanzie costituzionali di una indagine ma dai servizi segreti”. Bene, anche noi, dal nostro piccolo (e lo abbiamo già accennato da tempo) possiamo sostenere che “in certi ambienti RAI” ci sia il timore, il sospetto, la sottintesa, sottile e oscura minaccia che sia in funzione una sorta di “spectre” incaricata di tenere sotto controllo preventivo e successivo l’operato di alcune persone. Ovviamente, nessuno mai confermerà o smentirà!

Ricordate pure la famosa fotografia ai giardinetti di Viale Mazzini.

È un timore che viene da lontano, da alcuni anni. Questo timore, questa sensazione di essere spiati, ci è stata riferita in modo forte e chiara recentemente da più di una persona e a loro abbiamo risposto: “Se hai il sospetto che ti leggono le mail o che nella tua stanza ci sia una cimice, hai solo una possibilità: chiamare i Carabinieri, la Polizia postale o chi altro vuoi! Altrimenti taci e cerca di essere prudente”. Non fatichiamo a credere quanto ci è stato detto da più fonti e ne abbiamo buoni motivi. Non ultimo un dettaglio: sappiamo con certezza che alcuni documenti, più o meno “interni” vengono “trattati” non solo con i watermark personalizzati ma con un livello ulteriore di “criptaggio identificativo” ovvero con l’inserimento all’interno del documento di piccoli “bug” che rendono riconducibile e leggibile la filiera di origine.

Ma non sono questi giochetti da 007 da strapazzo a porre problemi. Il problema, solo, unico e grave, è la certezza dell’incertezza, la minaccia o il timore di essere minacciati. Non essere liberi di esprimere le proprie opinioni, in qualsiasi forma, è la forma più grave di pericolo democratico. Anche la sola “sensazione”, anche il solo pensiero di dover fare attenzione a ciò che si dice o si scrive perché qualcuno ti spia è grave. È ancora più grave accettare il ricatto e soggiacere alla minaccia, seppure mai manifesta o palese. Ed è anche e proprio da questa palude di silenzio, di omertà e di indifferenza che Bloggorai si è tirato fuori.  

bloggorai@gmail.com

domenica 28 maggio 2023

AVVISO AI NAVIGANTI n.4

 Rimanete molto sintonizzati: domani mattina, lunedì 29 maggio, una piccola sorpresa!

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venerdì 26 maggio 2023

AVVISO AI NAVIGANTI n.3

 Si avverte un forte rumore di ferraglia e un acuto puzzo di battaglia dentro, fuori e intorno alla RAI, tra i nemici ma anche tra gli amici. 

Siamo solo all'inizio di una guerra mai iniziata perché non è mai terminata quella precedente. 

Rimante sintonizzati ... a Bloggorai prudono le mani e la tastiera ribolle di vendetta e crudeltà, di giustizia e verità. 

bloggorai@gmail.com


ps: il gran numero di lettori che continua a puntare Bloggorai è sorprendente!!! grazie

mercoledì 24 maggio 2023

Le mani sulla RAI

Difficile tenere la tastiera legata. Quasi impossibile immobilizzare le dita. Improbabile non pensare. 

Domattina alle 9 il Cda Rai procederà a nominare vari direttori. Ce ne sarà per tutti: per il Governo e per le opposizioni. Tutti avranno qualche cosa da spartire e vivranno insieme felici e contenti o, se preferite, cornuti e mazziati. Tutto avverrà come è sempre avvenuto e come avverrà per molto tempo ancora. 

Il gioco delle parti si  riproporrà immutabile per fare in modo che tutto non rimanga esattamente come prima ma peggio.

bloggorai@gmail.com

AVVISO AI NAVIGANTI N.2

 Rimanete sempre sintonizzati ...

in arrivo novità ... tra le quali una molto molto divertente: consigliamo agli abitanti del quartiere Mazzini e Flaminio di far "bonificare" la propria stanza, utilizzare una mail diversa e non usare il cellulare aziendale ... non si sa mai ...

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martedì 23 maggio 2023

AVVISO AI NAVIGANTI !

 Bloggorai ha interrotto le pubblicazioni

ma non ha abbandonato il campo! 

Seguiamo con attenzione tutto .. la mail è aperta e le comunicazioni con i lettori sono attive!

c' e' molto.. molto da tenere a nota!

rimanete sintonizzati ...

sabato 20 maggio 2023

BLOGGORAI: fine delle trasmissioni !


 Meglio organizzare ad una ritirata onorevole che assistere ad una disfatta ignobile.

Bloggorai interrompe le trasmissioni.

Dopo 5 anni, 2000 post quotidiani e centinaia di migliaia di visualizzazioni, ci ritiriamo dalla lotta proprio nel momento in cui potrebbe diventare più aspra. I motivi sono, in buona parte già noti: da tempo scriviamo che è in corso un progressivo disfacimento e svanimento delle forze, delle persone, in grado di fronteggiare questo processo. In parallelo, aumenta la forza, l’arroganza e la prepotenza delle forze ostili alla RAI, all’idea stessa di Servizio Pubblico.

Ripetiamo quanto già scritto: è un grave errore, a nostro avviso, ritenere che i problemi presenti e futuri della RAI sono ascrivibili all’avanzata della destra. Semmai la destra che avanza è una conseguenza della “sinistra” che si è dissolta.

Oggi ci sarebbe molto da dire e riferire, argomenti importanti sui quali dibattere. Ne citiamo solo uno che, da solo, riflette buona parte del momento politico, aziendale, sociale, culturale ed economico che investe la RAI: il suo ruolo di Servizio Pubblico. Da sottolineare “aziendale” perché riteniamo anche buona parte del fronte interno a Viale Mazzini sia complice, diretto o indiretto, consapevole o meno, di questa disfatta.      

Aldo Grasso scrive oggi sul Corriere: “Forse va ripensato il concetto di servizio pubblico, forse, invece di discutere dove collocare Milo Infante o Gianmarco Chiocci o Bianca Berlinguer, sarebbe il caso di chiedersi perché, per la seconda sera di fila, i tre canali generalisti della Rai non si siano impegnati in prima serata a parlare della tragedia che ha colpito l'Emilia-Romagna, con morti, dispersi e danni incalcolabili. Un tempo, in occasioni come questa, la Rai diventava il canale di riferimento, raffigurava il senso di comunità”.

Rimante comunque sintonizzati: Bloggorai interrompe le trasmissioni ma non si ritira nella giungla. Tornerà a scrivere quando sarà opportuno e necessario. Nei prossimi giorni, con calma, racconteremo per filo e per segno perché siamo giunti a questa decisione, compresi tentativi di indurre Bloggorai a tacere.

bloggorai@gmail.com

venerdì 19 maggio 2023

Con questa opposizione, parlamentare e aziendale, la destra governerà indisturbata nel Paese e nella RAI per i prossimi decenni. 
La RAI sta mutando verso la sua peggiore prospettiva normativa, economica, editoriale e tecnologica e non si sente stormir di fronda. Nel migliore dei casi abbiamo letto che il nuovo AD e DG collegato verranno “giudicati per quello che faranno”. Possiamo stare sereni.

Ne giorni scorsi abbiamo proposto due temi che non sembrano del tutto irrilevanti: la presunta incostituzionalità del DL del Governo che ha “indotto” le dimissioni di Fuortes e la presunta illegittimità “dell’affidamento di incarico a Giampaolo Rossi come Direttore Generale” non previsto da alcuna norma. Silenzio: Bloggorai non se lo fila nessuno (o quasi).

Però una soddisfazione ce la togliamo: siamo stati tra i primi e soli a lanciare l’allarme sul tema canone che abbiamo definito il problema più grave che il Servizio Pubblico si deve porre per la sua sopravvivenza. Siamo stati tra i primi e soli a riprendere un argomento che a Bruxelles è stato sollevato e che altri hanno prontamente ripreso e rilanciato: l’uscita della riscossione del canone dalle bollette elettriche. Anche allora siamo stati beatamente ignorati o sottovalutati quando invece il fuoco covava sotto la cenere.

Eccoci allora giunti all’ora fatale del destino: le carte si stanno scoprendo. La Lega ribadisce chiaro e tondo che lo vuole abolire ed ha presentato un Disegno di Legge nel mentre che il suo ministro Giorgetti ha ribadito che “diventa chiaro che dalla bolletta il canone Rai dovrà uscire e quindi l’anno prossimo bisognerà trovare un altro strumento”. Il partito della Meloni, per tramite del suo “commissario a Viale Mazzini” pure ha detto chiaro e tondo che dovrà essere inserito nella fiscalità generale mentre per Forza Italia siamo rimasti alle dichiarazioni di Giorgio Mulè “Far vivere bene con oltre un miliardo e mezzo di canone la Rai ma senza introiti pubblicitari… che deve fare solo quello che meglio sa fare … lasciando l’intrattenimento alle Tv commerciali”. Per loro il problema è uno solo: liberare spazio della pubblicità a favore di Mediaset.

Il PD, di par suo, applicando la teoria del “vigileremo”, tramite il suo rappresentante in Vigilanza ha tuonato: “Chiediamo al ministro Giorgetti”. Amen.

bloggorai@gmail.com

 

giovedì 18 maggio 2023

ALT !!!


Non sappiamo bene se la questione che vogliamo trattare ha più la forma di farsa o di tragedia: decidete voi! 

Il tema è: questa mattina è stata diffusa la nota di servizio interna RAI dove si legge che “Si comunica l’affidamento a Giampaolo Rossi l’incarico di Direttore Generale Corporate”. Firmato “Amministratore Delegato – Roberto Sergio”.

Qualcosa non torna. Andiamo sul sito RAI esattamente dove si legge : “La Rai, in attuazione della Legge di Riforma (legge 28 dicembre 2015, n. 220), recepita da ultimo nel decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 208 – Testo unico dei servizi di media audiovisivi – TUSMAV, ha adottato il proprio Piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale che prevede la pubblicazione, sulla sezione "Corporate - Trasparenza" del sito aziendale, di dati e informazioni relativi alla Concessionaria del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale”. 

Bene, passo successivo: andiamo allo Statuto dove, all’art. 29.1, si legge “Il consiglio di amministrazione nomina l’Amministratore Delegato su proposta dell’assemblea”. Ne prima, ne dopo, in alcuna parte si legge mai il termine “Direttore Generale”

Facciamo un passo indietro e andiamo alla Legge 220 del 2015 che istituisce i nuovi criteri di nomina e funzionamento della Governance del Servizio Pubblico: mai e poi mai anche in questo documento, di rango superiore allo Statuto, viene citato il termine “Direttore Generale” e si legge solo (Art. 2, comma 10) che “Il consiglio di amministrazione nomina l'amministratore delegato su proposta dell'assemblea”. Tra i compiti e le responsabilità che gli vengono assegnate nei commi successivi, in nessuno tra loro si fa mai menzione al “Direttore Generale”.

Come e dove nasce allora questa facoltà di “comunicazione” e “affidamento” di incarico? Anzitutto non c’è traccia nell’ordinamento giuridico sia nel merito (la figura del DG) che nella forma del “comunicare” cioè a chi viene comunicato e, in primo luogo, cosa? “Affidamento e incarico” dovrebbero avere una connessione logica tra loro. Un incarico presuppone dei compiti da svolgere che invece non vengono indicati in alcun modo. Leggiamo ancora il comma C della Legge 220: l’AD “… provvede alla gestione del personale dell'azienda e nomina i dirigenti di primo livello, acquisendo per i direttori di rete, di canale e di testata il parere obbligatorio del consiglio di amministrazione, che nel caso dei direttori di testata è vincolante se è espresso con la maggioranza dei due terzi;”. Si legge di direttori di rete, canale e testata non di un DG. 

I conti non tornano. L’AD nomina, ovvero comunica un affidamento di incarico ad un DG in odore di illegittimità e tutti tacciono, non foss’altro per chiedere una verifica? Non foss’altro per chiedere a quale titolo è stato scelto, con quali criteri è stato valutato, con quale compenso verrà retribuito e, sostanzialmente, con quali deleghe e procure potrà agire e intervenire nelle funzioni di “Direttore Generale Corporate” ovvero con un peso specifico tra l’AD e il resto del mondo RAI.

La vicenda fa il paio esattamente con quella immediatamente precedente quando il Governo emana un Decreto Legge, propedeutico a quanto poi avvenuto (le “dimissioni” di Fuortes intorno alle quali si potranno scrivere tesi di laurea) in odore di illegittimità costituzionale in quanto completamente assenti i requisiti di necessità e urgenza specificamente indicati dall’art. 77 della Costituzione. Come e perché il Presidente Mattarella ha potuto firmare un decreto del genere, forse, un Giorno, verrà chiarito dalla Corte Costituzionale adita da un cittadino francese. Forse.

Tra farsa e tragedia si pone invece il grande quesito: perché tutti (o quasi) tacciono su questi temi? Francamente, nemmeno Bloggorai è in grado di rispondere compiutamente.

bloggorai@gmail.com

 

 

 


 

RAI: 33 nomi e cognomi, più amici, parenti e conoscenti

 

immagine generata da AI ©Bloggorai ?

33… trentatre nomi, trentatre persone, trentatre poltrone, direzioni, programmi. Per grazia in abbondanza, vogliamo aggiungere i congiunti stretti? Diventano 66. Vogliamo aggiungere segreterie varie? Diventano 99. Vogliamo aggiungere i vice, i candidati alla successione, gli invidiosi, i complottisti, gli amanti del gossip e, infine, i semplici curiosi e sfaccendati? Vogliamo dire che, in tutto, a spanne, saranno circa 333 persone? Ecco in numeri il Circo RAI, nomi cognomi e fotografia, di cui scrive questa mattina Michela Tamburrino su La Stampa. La domanda è lecita: ma perché un grande giornale e un ottima firma dedicano tanto spazio non ad una notizia (che non c’è manco a pagarla) ma a solo e semplice taglia e cuci, copia e incolla, sussurri e grida da dentro e fuori il palazzo di Viale Mazzini? Ovviamente, non è il solo giornale a prestarsi da tempo a questo trullallero trullallà, anzi, spesso è in ottima compagnia. Se fosse solo un problema di marketing, di copie vendute, non ci sarebbe motivo a giustificare un numero così micragnoso di lettori che lo stesso Bloggorai potrebbe fare con ben più miseri mezzi. C’è qualcosa di più.

Proponiamo alcune risposte. A: perché è più semplice, con un paio di telefonate ai diretti interessati hai costruito il “pezzo”. Ipotesi plausibile ma fiocca, deboluccia, pigra e inconsistente. B: perché in questo modo si prende parte allo steso “circo” del quale si scrive. Ipotesi plausibile: a tanti colleghi piace molto poter dire di “avere buoni contatti”, una ricca agenda dove pescare cip e ciop per il chiacchericio che, a volta, è il sale di questo lavoro (anche Bloggorai, lo ammette, talvolta ne ha fatto uso). Aggiungi pure che far parte dello steso Circo aiuta, consente di sentirsi parte della “famiglia”. Entrambi godono: chi cita perché viene chiamato dai citati e i citati perché possono sempre dire di avere buoni rapporti con i citatori. Citati e citatori partecipano tutti allo steso Circo. 

C: perché il Circo è la metafora perfetta di ciò che vuole rappresentare ovvero un mondo di saltimbanchi, giocolieri, fiere in gabbia, scimmiette al guinzaglio e pappagalli parlanti, prestigiatori e funamboli. Ognuno vede o meno rispecchiato se stesso nel ruolo che meglio gli si aggrada. Ipotesi plausibile, l’immagine funziona ed è facilmente intellegibile.

Infine D: parlare e scrivere di chi va e chi viene consente, supporta, indirizza, orienta e partecipa alla lotta personale e politica su chi debba occupare o meno le poltrone di maggiore interesse. Ipotesi, a nostro giudizio, più forte e comprensibile.

Prendete il caso Sergio/Rossi: come nascono i loro nomi? Come vengono veicolati, supportati, diffusi e sostenuti? In primo luogo con una martellante e costante campagna mediatica: il loro nome è stato ripetuto all’inverosimile, martellante, suggerito e amplificato fino a renderlo come unico possibile, come sola ipotesi praticabile. Per la cronaca, Bloggorai, venne a conoscenza e non in modo fantasioso, di una fortissima candidatura che, fatalmente e in modo indiretto, nel brevissimo giro di pochi giorni venne “bruciata” da notizie sul suo conto poco lusinghiere. 

Mai si è affacciata invece, per quanto a noi risulta e per quanto sia valida ancora la nostra memoria e funzionante il nostro archivio, la ricerca di alternative possibili. Il “circo” mediatico ha realizzato, o meglio ha partecipato a realizzare, il “wishful thinking” degli interessati e di chi ha tessuto le trame e i complotti per farli giungere a destinazione. Non si arriva a tanto per “titoli e meriti”, non vengono utilizzati “cacciatori di teste”, non vengono analizzati e scorticati CV per capire chi è meglio, chi promette una visione migliore del ruolo che andrà a ricoprire. In Italia non abbiamo l’ENA (Ecole Nationale d’Administration) dove si formano i manager destinati alla Pubblica Amministrazione, ma solo una legge improvvida che designa e coopta i dirigenti del Servizio Pubblico radiotelevisivo ad immagine e somiglianza del Governo di turno.

Aggiungi pure che, a noi non risulta, quasi a nessuno è venuto in mente di sollevare sulla stampa qualche dubbio sul ruolo che Rossi dovrebbe ricoprire come DG. Mettiamo da parte (anche se merita grande attenzione, il fronte normativo sulla fonte di legge che permette la riesumazione del ruolo di DG che la legge 220 del 2015 ha sostanzialmente abolito), perché è stata avallata e mai obiettata questa anomalia giuridica e perché stato “scelto” proprio lui, comunque oggi un esterno, e non un dirigente interno?  Perché su questa ipotesi che da tempo è stata sostenuta e diffusa non abbiamo mai letto obiezioni e valutazioni critiche anche dai consiglieri in CdA che ora lo dovranno … ???  … fare cosa? Votare? Prendere atto della sua “cooptazione”? E' ancora valido l'art.29.a dello Statuto RAI sulla nomina del DG da parte del Cda?

Fargli qualche domanda su come intende operare? Cosa ne pensa del canone (questo già lo ha anticipato: sostituire con la fiscalità generale)? Oppure dovranno dibattere sulle deleghe che gli verranno assegnate e su quanto “peseranno”? Editoriali? Amministrative e contabili? Gestione risorse umane o immobiliari? Pianificazione e sviluppo tecnologico? Boh !!! L’argomento è stato sollevato solo dalla Bria il giorno dopo, meglio sola e tardi che mai.

E’ del tutto evidente, sempre rimanendo alla “vulgata” mediatica e al Circo RAI, che la candidatura Sergio/Rossi nasce e cresce in un contesto di assoluto rilievo politico prima ancora che aziendale. Nel caso precedente, con il DG nominato da Fabrizio Salini, si trattava di un suo “interlocutore” personale ma privo della postura commissariale politica e aziendale che ne faceva, di fatto, un “uomo forte al comando” seppure in ombra rispetto all’AD. Questa la differenza sostanziale, radicale, e strutturale della “Nuova Era” della RAI.

bloggorai@gmail.com

 



mercoledì 17 maggio 2023

RAI: un buon paio di occhiali per leggere passato e futuro

Foto di Pete Linforth da Pixabay

Riflettendo sul caso Fazio “cacciato” o meno dalla RAI (da chi?) viene in mente una banale considerazione. È facile convincersi che l’oftalmologia sia una scienza vetusta, incapace di stare al passo con i tempi moderni dell’Intelligenza artificiale che invece, quella si, sa guardare oltre l’orizzonte temporale e spaziale, a lato, avanti e indietro. L’oftalmologia contemporanea, infatti, non è stata in grado di inventare un paio di occhiali polidirezionali, utili a leggere e interpretare avvenimenti passati e futuri, vicini e lontani. Già, perché non è solo sufficiente “leggere” una mappa geografica per interpretare dove ci si trova: è necessario conoscere il territorio e il suo contesto storico, sociale, culturale e infine politico per intuire da che parte dirigersi.

Così, in un giorno grigio e malmostoso come oggi, con quel sapore acre di un pasto andato di traverso come il recente CdA RAI, oggi preferiamo riprendere il nostro corposo, disordinato quanto ben fornito archivio per leggere e capire esattamente dove siamo e dove possiamo andare.

Come abbiamo scritto: i prossimi appuntamenti di interesse RAI sono:

1. il 18 maggio, alle 8.30, audizione in Vigilanza di tutte le sigle sindacali RAI e, nello stesso giorno, il nuovo AD ha “convocato” gli stessi sindacati 

2. il 25 maggio è previsto un Cda per le nomine

3. il 26 maggio è previsto lo sciopero generale

4. in data imprecisata di giugno, il Ministro Urso ha promesso che verrà presentato il nuovo Contratto di Servizio.

Partiamo da quest’ultimo appuntamento. Ricostruendo le tappe precedenti  siamo rimasti a:

  • ·        novembre 2021: RAI elabora una prima bozza di Linee Guida per il nuovo CdS 2023-27
  • ·        gennaio 2022: viene presentato in Cda RAI un documento di approfondimento “Contratto di Servizio 2023-2027- Processo e linee guida”
  • ·        maggio 2022: il MEF rilascia il suo parere
  • ·        luglio 2022: AgCom rilascia il suo parere

Da allora in poi silenzio assoluto e, da allora in poi, è avvento un cambio radicale del sistema politico istituzionale che, verosimilmente, potrà incidere e forse non poco, sulla trattativa in corso per il rinnovo del Contratto di Servizio e del successivo Piano Industriale. Come ha dichiarato Giorgetti lo scorso anno, allora ministro al MISE, “Fondamentale, poi, l'introduzione di criteri di misurazione degli obblighi, che consentirà al ministero di verificare costantemente il rispetto del contratto” ovvero una sorta di KPI (Key Performance Indicators) che potrebbe essere la vera grande novità che si affaccia per la prima volta sulle prospettive del nuovo Contratto. Lo stesso ragionamento è stato ripreso la settimana scorsa in Vigilanza Rai dal Presidente AgCom, Giacomo Lasorella quando ha dichiarato che “ … nel rispetto dei rispettivi ruoli, consentano di valutare con cadenza annuale l’attuazione degli obblighi … con l’individuazione di parametri misurabili, che in qualche misura possano garantire l’attuazione del contratto di servizio e far sì che questo contratto non resti un elenco di buone intenzioni ma possa essere costantemente monitorato e verificato”.

Questo il punto centrale, tutto da verificare nelle sue nuove dimensioni politiche, che è esattamente nelle caratteristiche sinallagmatiche del nuovo Contratto ovvero come le parti convengono il rapporto tra risorse fornite o disponibili e prestazioni richieste. Ad oggi, e lo abbiamo scritto tante volte per il precedente Contratto, questo rapporto è stato squilibrato: alla RAI è stato richiesto più di quanto gli era possibile realizzare con le risorse di cui dispone. Ora, alla luce chiarissima delle intenzioni e delle dichiarazioni lette in proposito sia di fonte governativa, sia di fonte aziendale (il nuovo DG Rossi) appare veramente difficile impostare un nuovo equilibrio contrattuale se prima non viene definita una certezza sulle risorse disponibili sulle quali RAI potrà contare per i prossimi anni. Attendiamo con “grande senso di responsabilità” di sapere come il nuovo vertice aziendale affronterà questo solo ed unico grande problema.

Tutto il resto, Fazio compreso, sono solo problemini oftalmici.

bloggorai@gmail.com


ps: l'immagine di oggi è stata realizzata con AI

 

 

 

 


 

martedì 16 maggio 2023

RAI: il "senso di responsabilità" a capacita limitata e ritardata

Foto di Mohamed Hassan da Pixabay

Bloggorai vota contro, senza esitazione e senza divagazioni! 
Vota contro i tatticismi, contro il pensiero limitato alla contingenza, all’ordinario, vota contro il “senso di responsabilità”  a capacità limitata nello spazio e nel tempo, ovvero che vale solo per oggi … per il futuro si vedrà, Bloggorai vota contro “lo valuteremo volta per volta”.

Bene, già che ci siamo, cari consiglieri astenuti e responsabili, passati pochi minuti dopo la nomina di Sergio avete subito l’opportunità di valutare per quello che ha fatto l'AD appena insediato, e allora votate a favore o contro la nomina di un DG deciso altrove, sopra di voi e senza di voi, senza altra logica che non sia quella del tallone di acciaio del Governo sotto il quale schiacciare l’Azienda. Con lui dovrete fare i conti.

Bloggorai vota contro anche rinforzato da queste perle di saggezza che leggiamo oggi sul quotidiani.

“Sono una tecnica … provengo dal mondo dell'impresa … il mio agire è nell'interesse dell'azienda, nel rispetto dei ruoli e all'insegna della trasparenza. Ma chi dice che ratificare la nomina di Sergio sia nell'interesse dell'azienda? «Sergio è stato nominato su indicazione degli azionisti ragiona Soldi : il ministero dell'Economia e Siae. La mia decisione a riguardo, del cui peso sono consapevole, è stata espressa per rispettare l'indicazione degli azionisti e per l'urgenza di uscire da lunghi mesi di stallo e incertezze gestionali» «Nel mio molo di presidente, se l'azionista propone un nome, questo va valutato secondo criteri oggettivi. Il gusto personale, l'orientamento politico non devono pesare». Cosa ha pesato allora? «Sergio è un interno, conosce bene la macchina Rai, dovrebbe poter velocemente entrare nella risoluzione dei temi aziendali». Questa linea di comportamento, per Soldi, rispetta «le procedure previste da una governance che è in vigore, ci piaccia o meno, e che definisce competenze e responsabilità»” dichiarazioni di Marinella Soldi, presidente RAI, sul Corriere.

Procede secondo i piani l'occupazione sovranista della Rai. O quasi. La variabile impazzita si chiama M5S, che non ha ancora deciso da che parte stare: se schierarsi con i patrioti o mettersi di traverso. Molto dipenderà da cosa otterrà in cambio” e poi “E stato l'intervento con cui Di Majo ha motivato il suo non voto a svelare la tattica grillina «Mi astengo per senso di responsabilità», ha esordito. «L'azienda ha bisogno di stabilità economica, certezze per il futuro, innovazione, rispetto dei saldi e riconosciuti principi di indipendenza, trasparenza e imparzialità”. Giovanna Vitale su Repubblica.

La Rai, è ormai da circa sette mesi in un vero e proprio pantano causato da interferenze politiche, che mette a rischio la posizione dell'azienda nel mercato dei media … non siamo riusciti a progredire sul contratto di servizio o sul nuovo piano industriale … Ieri stesso, non appena eletto, l'amministratore delegato ha inoltre immediatamente indicato la nomina del direttore generale Giampaolo Rossi. Da settimane la stampa fa riferimento ad un presunto patto fra i due che implicherebbe fra un anno l'inversione dei loro ruoli. La domanda d'obbligo è chiedere se questo patto esista realmente e con quale legittima autorità sia stato stipulato”. Francesca Bria, consigliere RAI, lettera su Repubblica.

“Dopo il caso Fazio e il suo addio alla tv pubblica, la Rai è nel caos. Francesco Verducci e Stefano Graziano, membri (PD) della Vigilanza Rai: «La presidente Soldi avrebbe dovuto esercitare un ruolo di garanzia e vigilare sul pluralismo pesantemente minacciato da ingerenze governative. Roberto Sergio si è insediato grazie al suo voto». Insistono nel dire che il presidente, votato dai due terzi della Vigilanza, avrebbe dovuto confrontarsi con la minoranza. La giustifica invece Laganà, che vede nel voto favorevole di Soldi un mero dovere istituzionale…Di Majo spiega di essersi astenuto «per un senso di responsabilità. L'Azienda ha bisogno di stabilità e certezze per il futuro, di innovazione. La nuova dirigenza sarà valutata in base alle scelte che farà”. Federico Capurso Michela Tamburrino su La Stampa.

“Ieri proprio il consigliere Di Majo si è astenuto sulla nomina del nuovo ad Roberto Sergio... «Appunto. Quando sai che il tuo voto sarà ininfluente, se ti astieni è come se favorissi l'approvazione. Se sei contrario, pronunci un bel no netto e dimostri di non voler trattare su altri piani: in questi casi, la chiarezza è fondamentale”. Intervista a Roberto Zaccaria su La Stampa.

Ci sarebbe, infine, da scrivere sul “caso” Fazio. Diciamo subito che non siamo tra coloro che si stracciano per le vesti per la sua uscita “volontaria” dalla RAI. Per ora ci limitiamo a constatare che Fazio si è “cacciato” da solo perché, nel mentre che Fuortes e Cda facevano finta di litigare sul suo contratto, lui, tramite il suo agente Beppe Caschetto (il Lucio Presta di sinistra) brigava e trattava un altro contratto ben retribuito da altra parte.

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lunedì 15 maggio 2023

Il nuovo "Commissariato RAI"



Siamo fermamente, radicalmente e intimamente convinti che quanto successo oggi in Cda RAI non è la solita storia già vista tante altre volte. Il voto di oggi a favore di Roberto Sergio sta a dire molto di diverso e molto di più rispetto ai due suoi predecessori Salini e Fuortes. Non è nemmeno più rilevante sollevare il problema della Governance, siamo oltre … ben oltre. Ripeterlo potrà essere noioso ma necessario: oggi il Governo, utilizzando pure un decreto Legge di dubbia costituzionalità, non solo si vuole impadronire della Rai ma ne vuole segnare  e limitare le sue prospettive di sviluppo. La Legge che lo consente è voluta, condivisa e accettata da tutti (o quasi).

Ne abbiamo scritto a lungo nei giorni scorsi ed oggi possiamo e dobbiamo solo prendere atto che:

A: il Governo ha commissariato la RAI

B: la presidente Soldi ha commissariato il Cda RAI

C: Rossi sarà il commissario di Sergio.

Commissari e commissariati, favorevoli, contrari(a) e  astenuti tutti insieme assisteranno e/o parteciperanno, volenti o nolenti, al progressivo e ineluttabile declino del Servizio Pubblico di cui il primo passo prossimo venturo sarà il nuovo Contratto di Servizio e il conseguente riaggiustamento del canone  che potrà essere ridotto, annullato o  trasferito alla fiscalità generale come ha dichiarato chiaro e tondo nei giorni il DG in pectore Giampaolo Rossi, oppure eliminato progressivamente come vuole la Lega, solido alleato di questo Governo.

Da oggi in poi sarà lecito attendersi di tutto:

A: annullamento dello sciopero del 26

B: riemergere di teorie su “primario interesse dell’Azienda”

C: “lasciamoli lavorare poi giudicheremo”   

D: l'opposizione è al sistema e non alle persone

Allora pensate, da oggi in poi, a quale potere potrà risiedere nelle mani della cosiddetta "renziana" Soldi. Sarà lei a decidere, volta per volta, se Sergio &C dovranno andare a casa o meno e trascinare con loro chi li ha nominati. Sarà lei l’ago della bilancia, il contrappeso, il punto di equilibrio di un sistema che è tutto al suo esterno. Auguri ... 

Infine ancora: come si giustifica l’astensione? Per quale oscuro ragionamento si preferisce al voto contrario visto il suo significato intrinseco equivalente? Se l’astensione ha valore negativo al pari del voto contrario, perché allora, oggi più che nel passato, non votare contro e segnare l’assunzione di una postura aziendale, politica e culturale diversa e alternativa alla “narrazione del governo” e al suo modo di intervenire sulla RAI?  Cosa rende di meglio e di più astenersi rispetto al voto contrario? Non lo comprendiamo, oggi più che nel passato! Lasciare alla sola Bria la bandiera dell’opposizione a questo AD, a questo Governo, a questa logica di appropriazione militare dell’Azienda, ci appare un scherzo del destino che, francamente, è difficile da interpretare e condividere. 

bloggorai@gmail.com



 

RAI: da oggi nulla sarà come prima

Trinidad de Cuba ©Bloggorai


Treccani: “…astenersi dal voto, l’astenersi dal votare, sia come atto di estraneità, di disinteressamento da parte del singolo, sia, con riferimento a consultazioni elettorali o a votazioni parlamentari, come espressione di volontà contraria alla votazione, per motivi varî, da parte di persone singole o di interi gruppi (preceduta, talora, da esplicita dichiarazione), sia, infine, con riferimento a espressioni di voto in assemblee legislative, da parte di gruppi o partiti che, pur non facendo parte del governo, lo appoggiano astenendosi dal votare contro”.

No! Comunque vada il voto oggi in Cda RAI, nulla sarà più come prima. Oggi, comunque vada, inizia una nuova era del tutto diversa, imparagonabile con quelle precedenti. Il voto a favore di Sergio, ovvero di Rossi ovvero al Governo, è un fatto inedito per cosa significa, per come si ci è arrivati e per quello che prospetta per il futuro del Servizio Pubblico.

La stessa astensione oggi ha un valore, un senso e un significato profondamente diverso rispetto ai due voti precedenti per Salini e Fuortes. Oggi, a differenza di allora, ci troviamo di fronte ad un atto imperioso del Governo il cui obiettivo non è solo occupare poltrone in più o in meno, sostituire qualcuno con qualcun altro, ma applicare un disegno, esercitare una “prelazione” politica in vista di un progetto editoriale, informativo ed economico che vede, sostanzialmente, la prospettiva di un Servizio Pubblico ridotto, ridimensionato, subordinato e marginale. 

Basta e avanza per votare NO.

Oggi ci sarebbe da commentare il caso Fazio ma ci “asteniamo” solo per ora, in attesa della conclusione del Cda di oggi. 

Rimanete sintonizzati: 

anche Bloggorai, da oggi, potrebbe non essere più come prima.

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domenica 14 maggio 2023

RAI: non è e non sarà il solito giro di giostra

Foto di Frank da Pixabay

Non è il solito giro di giostra … non è così fan tutti … non è lo sapevamo da tempo … non è la solita minestra riscaldata in padella … non sarà tanto rumore per nulla … non sarà la “solita RAI, a parti invertite” (Polito, CdS) … non sarà il solito “meglio lui perché almeno è interno” … non sarà che “deve prevalere l’Azienda”…

Non sarà nulla di tutto questo quando invece ciò che è avvenuto e avverrà sarà del tutto straordinario, anomalo, inconsueto, e rispetto a tutto ciò che è avvenuto in passato sarà tutto molto minaccioso.

In primo luogo perché la miccia a questo cambiamento avviene sotto una spinta forsennata che punta dichiaratamente a ribaltare, a stravolgere e modificare il senso generale del Servizio Pubblico, universale e generalista e minarne le sue prospettive di sopravvivenza economica (canone) che è anche fonte della sua indipendenza. I governi precedenti, i partiti precedenti, seppure invasivi e prepotenti, non hanno mai mostrato la postura aggressiva e militare del “prendiamoci tutto subito e cambiamola narrazione del Paese e, già che ci siamo, mettiamo un petardo sotto il sedere del cavallo” e, anzi, al contrario, sono sempre stati bene attenti a lasciare spazi agli avversari. 

La natura centrista della RAI, protoveterodemocristiana nell’anima profonda immutata e immutabile, ha sempre prevalso e determinato le sorti dell’Azienda. Questa volta no, non è così. Il Governo Meloni ha messo subito sul tavolo la mazza della sua volontà di “vendetta e giustizia” perchè in Cda Rai non era rappresentata (Draghi la aveva dimenticata) e i Tg e Gr non raccontano il terzo degli elettori che hanno votato a destra (non un terzo del Paese). Il fuoco di sbarramento, l’offensiva di primavera è partita da tempo, da quando è stato alimentato e sostenuto il duo Rossi/Sergio (e non viceversa, attenzione!) e sui quali nomi si è completata la prima fase con un fatto inaudito: l’approvazione di un Decreto Legge in odore di illegittimità costituzionale come mai avvenuto prima necessario a “indurre” Fuortes alle dimissioni (tardive e colpevoli). Chiudiamo il capitolo sul personaggio Fuortes: se già da tempo avesse voluto tutelare gli interessi dell’Azienda, avrebbe potuto rilasciare una dichiarazione semplice semplice: “Devo onorare il mio mandato pieno in RAI e non sono interessato ad offerte di nessun genere” e magari una cosa del genere poteva anche essere sottoscritta da tutto il Cda che invece ha assistito muto a tutta la tarantella fino alla beffa finale di Teleminchia da Fiorello. Amen: ponti d’oro al nemico che fugge (o meglio che non sa dove fuggire). Il problema ora è che ponte si prospetta per il nuovo che arriva.

Ieri non abbiamo fatto in tempo a leggere con divertito interesse il pezzo a firma Sergio Rizzo su MF a proposito di Roberto Sergio e del suo ambiente dove nasce e si forma, del suo contesto e del suo mondo per capire dove nasce la sua “vocazione” (il giorno precedente ne era uscito un altro a firma Giovanna Vitale su Repubblica non meno interessante dove si legge “ … nuovo AD, un tele-camaleonte di scuola democristiana…pazienza se gli toccherà fare da segnaposto… «il momento in cui ho avuto più potere è stato quando distribuivo biglietti segnaposto» “) che, zacchete, arriva nel pomeriggio un ritrattino pure assai interessante su colui che, nei desiderata della Meloni, potrebbe dirigere il TG1. Si legge, a firma di Lirio Abbate sul sito de La Repubblica.it, un passaggio illuminante: “L'uomo che sussurrava ai potenti, Luigi Bisignani, indicava il giornalista Gian Marco Chiocci agli amici come uno di cui fidarsi, "utilizzato", a detta dello stesso faccendiere, come "informatore giudiziario". All'epoca era un cronista del Giornale e ruotava nella sfera di Bisignani dove è stato presentato a diversi esponenti degli apparati di sicurezza e della politica. L'ex carabiniere Giuliano Tavaroli, coinvolto nel caso Telecom-Sismi, ha ricordato ai magistrati che lo interrogavano di aver conosciuto Chiocci proprio attraverso Bisignani, e quest'ultimo non ha fatto mistero dei loro rapporti, sostenendo che il giornalista "veniva spesso da me, soprattutto perché voleva cambiare, mio tramite, testata". Ovviamente, Chiocci ha un profilo giudiziario immacolato e non ha avuto alcun procedimento giudiziario a suo carico. Ogni tanto sembra però che gli sia sfuggita la mano: si tratta della stessa persona che, come scrive Repubblica oggi “Da direttore del Tempo, sparò in prima pagina "Mussolini uomo dell'anno".

Fatto sta che tutto questo bell’ambientino ci porta dritti dritti nel cuore del problema che si porrà domani. Chi voterà Sergio in Cda? Voteranno la persona, l’interesse dell’Azienda o ciò che rappresenta nel suo valore assoluto, iconico? Ovvero, sostanzialmente, sarà avvallato il colpo di mano governativo di cui tutti, sempre, si lamentano?  Si dovrà votare si per non paralizzare ulteriormente l’Azienda o si dovrà votare solo no perché comunque è giusto e doveroso rivendicare l’autonomia della Rai dal Governo?

Si legge sul Corriere di oggi: “Secondo indiscrezioni, la premier Giorgia Meloni vorrebbe ottenere per il nuovo ad una maggioranza che vada oltre i voti di Simona Agnes (quota Forza Italia), Igor De Biasio (quota Lega) e della presidente Marinella Soldi, la cui vicinanza a Matteo Renzi viene vissuta come un fattore di rischio”. Notevole il passaggio sulla Soldi, con buona pace della presidente di garanzia come l’avrebbe descritta la Bria il giorno prima. Traduciamo: “andare oltre” i due voti scontati di Agnes e De Blasio significa pescare in una sola direzione: avere il consenso del consigliere Di Majo, dato per scontato il poco comprensibile voto astenuto di Laganà (che comunque vale come voto contro) e quello annunciato della stessa Bria. Sarà intorno a quel voto, a quella la “zona grigia” dove emergeranno misteriose alchimie politiche. Da giorni si legge di fantomatici accordi “Meloni-Conte” per spartirsi qualche posto a RAI Parlamento o a RaiNews24. Si certo, in questo caso di “così han fatto tutti” come prima ma forse, questa volta, pure peggio di prima.

Comunque, oggi è domenica e per chi lo avesse dimenticato di farlo ieri, oggi i supermercati sono aperti e sarà possibile fare scorta di pop corn, patatine, pistacchi iraniani, crodini, prosecco, shweppes, salamini, olivette taggiasche e scaglie di pecorino romano (o parmigiano stagionato 24 mesi). Ci divertiremo. In attesa dl prossimo 26 maggio, quando ci dovrebbe essere lo sciopero generale di benvenuto al “nuovo che avanza” (sempre che venga confermato).  

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ps: quella giostra in figura, dalle parti nostre si chiama "calcinculo"

sabato 13 maggio 2023

ALLARME: avvistata una "grande biscia" a Viale Mazzini

Foto di Jürgen da Pixabay

Chi vi scrive pagherebbe oro per sapere come e dove sono stati ravvisati i requisiti di necessità e urgenza previsti dall’art.77 della Costituzione necessari per la decretazione straordinaria da parte del Governo che ha portato alle dimissioni di Fuortes. Mattarella ha firmato: parola di Re e tanto dovrebbe bastare … lui sa! Noi no! Magari qualcuno, un giorno, potrà fare un ricorso alla Corte Costituzionale e, forse, tra 10 anni, sapremo qualcosa.

Bene. Oggi è sabato, giorno di spese, di mercato, di faccende domestiche. In campagna la terra è bagnata e il trattore non può uscire.  Qualche telefonata, messaggi, mail … vediamo che succede.

Ci siamo chiesti nei giorni scorsi perché sia stato scelto, sostenuto e tanto promosso proprio Sergio e non altri che pure avrebbero potuto avere titolo emerito, interno o esterno, a succedere come AD e chi i suoi interlocutori (eufemismo). Piano piano si sta dipingendo un quadretto di grandissimo interesse. MF oggi scrive un articolo da ritagliare e incorniciare (semmai qualcuno avesse voglia di capire l’aria che tira) con il titolo “Carriera alla romana”.

L’incipit non è dei più promettenti e tira subito in gioco nientepopodimenoche che la P2 e il venerabile Gelli che avrebbe dovuto ricevere un premio letterario "Laurentum". Erano i tempi del tramonto della DC, di Arnaldo Forlani e delle vicende che lo hanno interessato. Su quelle ceneri nascono tanti piccoli imperi e tanti personaggi ne traggono interesse. Leggiamo ancora: compare sulla scena Marco Staderini, nominato in Cda RAI da Casini, a quel tempo alleato di Berlusconi. Poi compare Roberto Sergio in RAI e, si legge sempre su MF, inizia a collezionare altri incarichi esterni alla RAI. Il quotidiano scrive: “…  un discreto intreccio fra affari, politica, incarichi pubblici e privati. Sulla cui compatibilità con un posto di lavoro da dirigente della tv di Stato potrebbero esistere legittime perplessità. E non da ora, anche se nessuno - va detto - ha mai sollevato il problema. Ma chi avrebbe potuto (e dovuto) farlo? Chissà”. Per la cronaca: Casini è stato suo testimone di nozze.

Già … ed è un chissà che anche noi ci poniamo tante volte ... senza mai trovar risposte. Ma la perla finale arriva in chiusura dell’articolo: “Impossibile non segnalare che per 30 anni il premio «Laurentum» è sopravvissuto allo scivolone sul Venerabile. E da allora, con Roberto Sergio direttore e poi presidente l'ex braccio destro di Berlusconi Gianni Letta, ha distribuito nelle stanze che contano - la Sala della Lupa di Montecitorio come la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani - riconoscimenti a 360 gradi”. Zacchete ecco che qualche conto torna e quanto torna! E si cominciano a definire le risposte e che risposte!

Singolare poi leggere un titolo de La Stampa di oggi: “Un biscione sulla RAI”. Un biscione? Una “grande biscia”? Che vuol dire? Francamente, non abbiamo capito il riferimento e andiamo a leggere per cercare dove sarebbe questo “biscione” e chi ne avrebbe le sembianze. Chissà, forse ha sbagliato il titolista, ma nell’articolo non si trova traccia di rettili e però se il termine è emerso non è che sia solo colpa del titolista, qualcuno ha “suggerito” un ragionamento, e quale potrebbe essere questo ragionamento? Chi sarebbe il portatore sano di questi malevoli pensieri? Supposizioni, cattiverie, malignità indegne di un Blog che si rispetti (e Bloggorai, notoriamente, non lo è). 

Però siamo tanto incuriositi e infatti da giorni poniamola domanda sul perché sia “emerso” proprio Sergio e da chi fosse fortemente spinto e sostenuto.  Il titolo de La Stampa è fortemente ambiguo e lascia spazio alle più fervide fantasie. Citiamo un solo pensiero rigorosamente anonimo “Non è vero che sia un uomo buono per tutte le stagioni, come si vorrebbe far credere, ma buono e utile per una sola di cui è espressione plastica, organica e compiuta”. Azzardato e forse fantascientifico supporre che sia stato uno scivolone del titolista che certamente non si riferiva proprio alla persona e, chissà, magari si riferiva ad un “sentiment” diffuso che vorrebbe un “biscione” fortemente e direttamente interessato al futuro della RAI. Chissà! A non saper ne leggere ne scrivere, ci torna in mente la clava sul canone di cui abbiamo scritto anche ieri che, in un modo o nell’altro si vorrebbe attaccare e a giovarne certamente sarà un “biscione”.

Ecco, se qualche consigliere ancora indeciso volesse avere ulteriori motivi di riflessione per lunedì e votare decisamente in un modo o in un altro (nel mezzo non si capisce bene cosa possa significare) ne ha a sufficienza. Ha solo l’imbarazzo della scelta.

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venerdì 12 maggio 2023

RAI: la tempesta perfetta, prevista ed annunciata

Foto di Gordon Johnson da Pixabay

Quanto accaduto sulla RAI, dentro e fuori, in questi giorni, in queste settimane, in questi mesi, rappresenta la tempesta perfetta, la sintesi assoluta, il male totale che  nessuno avrebbe mai potuto immaginare nemmeno con la più fervida fantasia. Non è solo la semplice ripetizione di quanto già avvenuto in passato: è peggio ed è un delitto specifico e particolare per il solo fatto che è stato largamente previsto, anticipato e pianificato senza che nessuno ha trovato voglia, forza e coraggio per opporsi.

Andiamo con ordine. Senza capo ne coda si è dissolto il CdA indicato dal Governo di emergenza. Un Cda che, senza capo ne coda, appena insediato assume decisioni appunto senza capo ne coda: la prima di rilievo è la presa in carico del Piano industriale del Cda precedente. Da allora in poi, senza capo ne coda, prosegue trotterellando e sostenendo tra il fosco e il losco un AD senza capo ne coda che, uscendo, rivendica tra i suoi pregi aver risollevato RAIDue nonché intestarsi RAI Play dimenticando l’aumento dei debiti e la mancanza di investimenti. Questo Cda non ha battuto ciglio su quanto stava avvenendo intorno al suo AD al quale ha pure votato a favore il bilancio 2022. 

Fuortes, dopo aver dato la sua disponibilità a fare l’AD di Teleminchia da Fiorello, e dopo aver assistito impavido al trullallero trullallà sui vari teatrini più o meno disponibili ad accoglierlo a Firenze, Milano o Napoli, aspetta poche ore dopo l’editto governativo (in odore di legittimità costituzionale) e, nel supremo interesse dell’Azienda (ora e non allora) decide di dimettersi.

Il Governo, il Governo Meloni nella sua forma migliore, deciso e autorevole, come un Caterpillar mette in atto il suo programma annunciato da tempo con i suoi uomini designati e sostenuti con silenzio complice e colpevole da tanta stampa che gli ha dato forza e coraggio. Il cosiddetto “wishfull thinking” ha trovato la sua sede attuativa ed è uscito dalle secche della sperimentazione: funziona perfettamente! Il piano diabolico, forte di una legge che lo consente, la 220 di Renzi del 2015 (che nessuno ha avuto la voglia, forza e coraggio di modificare) ha prodotto e rinnovato il suo obiettivo: mettere il Servizio Pubblico sotto il ferreo controllo del Governo. Punto. Tutto il resto è fumo, chiacchere al vento, vane elucubrazioni al termine di una notte insonne.

Quanto avvenuto, in particolare nelle ultime ore, disegna, scolpisce nel granito la fotografia e l’immagine del grumo di interessi che grava e circola dentro e fuori la RAI, da tempo, da anni, da decenni. Tutti colpevoli, quindi tutti innocenti. Torna a mente il discorso di Bettino Craxi del 3 luglio 1992. L’icona di questi giorni è rappresentata da foto, simboli e segni che certificano l’esistenza in vita di un coagulo pastoso e malmostoso di interessi politici ed economici che utilizzano la Rai, il suo senso sociale e culturale, come puro strumento utile al perseguimento di interessi anzitutto privati che solo in altra sede diventano politici e ne vorrebbero assumere dignità pubblica. Come nasce questa candidatura del nuovo AD, da chi è stata sostenuta, patrocinata e concordata? Chi sono i suoi “padrini” e a quali interessi rispondono, siano essi politici o imprenditoriali? Sotto quale segno, quale indirizzo, con quali obiettivi entrano nelle stanze del potere del VII piano?

La tempesta perfetta si è compiuta e, da qui a breve, quando il vento calerà e le nubi si diraderanno, si metteranno a posto i relitti che gli sono sopravvissuti. Chi, in questi giorni settimane e mesi, ha covato ambizioni, desideri e aspirazioni potrà trovare giusto compenso e adeguata soddisfazione assegnandosi “in quota” al padrone del momento. Ognuno, forse tutti, cercheranno di rendere le acque più navigabili salendo su una scialuppa quale che essa sia, purché possa garantire la sopravvivenza fino alla prossima tempesta, aggrappandosi ad una nomina qui o una la.

Gli ultimi tuoni, le ultime saette, le vedremo nei prossimi giorni e si manifesteranno nella loro plastica dimensione con il prossimo CdA. Per quanto detto, scritto e ripetuto da tanti, sull’occupazione militare della RAI e sull’ingerenza mortale della politica, al prossimo AD di Viale Mazzini se Bloggorai dovesse votare lo farebbe per quanto rappresenta simbolicamente e concretamente: un sostanzioso NO dove pure l’astensione potrebbe essere male interpretata! Merita il voto contrario per quanto rappresenta e per il solo fatto che siamo arrivati a questo punto e in questo modo brutale laddove il paravento dell’interesse dell’Azienda è fragile come carta velina. Bloggorai gli voterebbe contro per come è stato scelto, per come  è avvenuta la sua proposizione, per la mancanza di ogni pur labile parvenza di senso e prospettiva di interesse dell’Azienda. Al contrario, il nuovo AD arriva già con una minaccia puntata sul futuro della RAI rappresentata da quanto ha dichiarato il suo “commissario politico” quando ha dichiarato nei giorni scorsi al Corriere che il canone verrà sostituito dalla fiscalità generale, chiudendo, in tal modo, il cerchio della corda con la quale si impiccherà definitivamente il servizio pubblico all’albero delle volontà del Governo di turno.

Sarà paradossale che, forse, il solo voto contro il nuovo AD, la nuova destra che si ripropone al governo della RAI, potrà arrivare proprio da chi, in modo speculare, più o meno, in un modo o nell’altro, ha fatto ciò che ora si apprestano a fare i nuovi arrivati che, ripetiamo e sottolineiamo, non sono affatto nuovi, sono la genesi, la maturazione completa di alberi avvelenati che hanno prosperato, da anni, nei giardini di Viale Mazzini.

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giovedì 11 maggio 2023

FLASH: LA NUOVA ERA

 Il CdM ha designato Sergio per il Cda RAI. 

Segue....


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RAI e Mediaset: grande trama ... piccolo complotto



Il grande fatto nuovo di questi giorni non è solo le “dimissioni” di Fuortes dalla RAI ma le incerte sorti di Mediaset. Se ne parla poco e se ne scrive QB, il minimo indispensabile, tutti consapevoli che si tratta di un problema destinato a rendere il quadro del sistema audiovisivo nazionale molto, molto complicato e che pure per la RAI non promette nulla di buono.

Ne abbiamo scritto nei giorni scorsi: con la situazione critica di Belusconi “Le alternative sono tre: proseguire con la seconda generazione; vendere e incassare; o crescere, molto spesso con il sostegno del private equity, ma con un cambio di governance” (tratto da CF) e ieri è successa una cosa bizzarra. Dagospia ha pubblicato un suo lungo report dove si sostiene che sia in corso l’allestimento di una cordata italiana a guida Cairo, ispirata da Walter Veltroni, con l’obiettivo di rilevare Mediaset e il supporto finanziario di una grande banca (Intesa?)

Gli interessati hanno smentito. Il tema rimane e non è indifferente negli equilibri di governo anche perché, sullo sfondo, rimane sempre Vivendi con le sue ambizioni italiane. È la terza ipotesi, la crescita di Mediaset, quella più minacciosa per RAI: è del tutto evidente che in un mercato asfittico come quello attuale, quando qualcuno cresce l’altro deperisce. E che questo Governo abbia tanto a cuore il destino, il futuro della RAI, non appare molto credibile.

Bene, torniamo alla bassa cucina di Viale Mazzini. Da tempo ci siamo interrogati su come nasce, quale sia il “segno distintivo” e chi ha sostenuto fortemente la candidatura dell’interno RAI di cui si legge molto e che, probabile, sia destinato a succedere a Fuortes. Si tratta di un personaggio per certi aspetti “anomalo” sia nella caratura politica, sia in quella aziendale. Di lui ha scritto qualche riga divertente nei giorni scorsi Il Foglio, a firma Carmelo Caruso, dove si legge “… Sergio può essere tutto, può essere patriota, di FdI, ma può essere anche tendenza operaista. Una volta, i colleghi, vicini alla sinistra, organizzarono una riunione e non lo invitarono. Lui ci rimase male. Loro, quelli di sinistra, chiesero: “Ma non eri di centro?”. Lui: “Anche”. Di nuovo, loro: “E allora?”. Lui: “Sono anche di sinistra” e poi “… “Stefano Andreani, portavoce di Andreotti, ogni volta che lo incontrava, diceva di lui: “E’ arrivato il De Gasperi abbronzato”. Nella caratura aziendale, valgono più i silenzi e gli sguardi più che le parole. 

Sul suo futuro  e il suo destino merita attenzione porre un interrogativo su un nome noto, già citato sopra: Walter Veltroni. Molti convergono su una certezza: è l’espressione migliore del “meglio” che il presunto “partito” di Viale Mazzini poteva esprimere al fine di garantire la continuità della specie. Laddove questo “meglio” si iconizza, si pietrifica nella necessità obbligatoria di cercare di sopravvivere a se stessi. Un presunto “partito” Rai che non ha altra scelta che insinuarsi nelle pieghe del potere, quale che sia, ovvero del Governo di turno per farsi accreditare “in quota” a qualcuno e, con questo meccanismo, garantirsi un posto da qualche parte.

Già, tutto questo è possibile, è probabile. Ma perché proprio lui e non altri che pure avrebbero potuto fare lo stesso servizio con altri mezzi? E poi, perché il Governo ha deciso di affidarsi a lui in tandem con Rossi e non ad un esterno, seppure con la stessa logica pro tempore in attesa della naturale scadenza del CdA? Tutti ricordano che da tempo, da anni, si è letto di un eterno candidato AD “in quota” Lega, ovvero Marcello Ciannamea ora invece posto in sordina. Ovvero uno dei cinque che compare nella famosa foto scattata nello scorso giugno ai giardinetti di Viale Mazzini insieme a Orfeo, Ventura, Brancadoro e Coletta. Come pure molti ricordano che, nei mesi addietro, si sono letti nomi di altri personaggi esterni alla RAI che potevano essere candidati alla successione di Fuortes e poi svaniti (è stato vagheggiato pure il ritorno di Gubitosi).

Certo è poi che questa candidatura nasce vicino (da lui stesso forse, dicono si lui essere molto ambizioso) e viene appoggiata da lontano. Si dice, si legge, che la sua matrice democristiana di marca Casini lo abbiano “impacchettato” al punto giusto per offrire una valida contro sponda (moderata, compensatoria a Rossi considerato di “destra destra”) alle ambizioni del PD che su Fuortes avevano innalzato le barricate. Certo pure che i due nomi in tandem, i due personaggi in cerca di autore, hanno viaggiato mano nella mano ogni giorno ripetuti e rimbalzati da buona parte della stampa nazionale come una certezza granitica insolita quand’anche tutto era ancora in alto mare. Certo, ancora, che solo di Rossi si poteva affermare con relativa certezza, essere “uomo” della Meloni quanto invece dell’altro non si capiva mai bene di chi fosse espressione e perché fosse destinato ad essere il “commissariato” di Rossi giusto il tempo di scaldare la poltrona in attesa di giugno 2024. Sarà una bella partita, altro che pop corn!

È molto probabile che non lo sapremo mai con assoluta certezza. Semmai dovesse avvenire, come probabile ma non ancora del tutto scontato, rimarremo nell’eterno dubbio insoluto: perché proprio lui? sapremo la risposta presto, posto e non concesso che tutto vada nel migliore dei modi (oggi si legge che c’è uno slittamento nella formalizzazione dei nomi perché la Lega è “scocciata”). Vedremo … vedremo… vedremo …

Infine: quale è il segno di queste candidature? Abbiamo prima appena accennato all’interesse di questo governo, di questa destra, al futuro della RAI e ieri abbiamo scritto una notizia importante sul canone riferita da Rossi: andare verso la sua sostituzione con la fiscalità generale. Basta solo questo per definire il loro orizzonte.

Ieri c’è stata l’audizione di AgCom in Vigilanza RAI sula quale dobbiamo studiare bene i contenuti (misurazione ascolti, contabilità separata, utilizzo professionalità interne) che meritano grande attenzione. In attesa di sapere se verrà confermata l’audizione di Fuortes prevista il 18 e se lui si presenterà.

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mercoledì 10 maggio 2023

RAI: si accendono i petardi


A che punto è la notte? Le dimissioni di Fuortes cosa hanno prodotto e cosa produrranno “nell’interesse dell’Azienda”? Rappresentano una soluzione o sono esse stesse il “Problema” ancora insoluto che grava sul cielo di Viale Mazzini? Nonostante la mole di commenti e valutazioni, gossip e prospettive di nomine imminenti, si avverte una certa aria di stallo (tra l’altro, al momento in cui scriviamo, del DL in GU non ci sono tracce). Sul fondo della scena si prospettano due personaggi in cerca d’autore che esso stesso, forse, è in cerca di se stesso. Su di loro scriveremo un Post a parte.

Vista da Palazzo Chigi l’uscita dell’AD potrebbe (condizionale) rappresentare un soluzione. L’obiettivo è cambiare la “narrazione” del Paese ponendo uomini e donne capaci di raccontare un’Italia conservatrice che sogna sempre un “uomo (o donna) forte al comando”. Se, come e quando potranno esserne capaci e se la televisione è lo strumento idoneo a perseguire questo obiettivo è tutt’altro ragionamento. I mutamenti sociali, politici e culturali avvengono in archi di tempo molti lunghi e sono sempre molto complessi da decifrare e ricondurre in termini di consenso elettorale. 

La Rai è già stata di destra e nemmeno poco: ha avuto in mano tutte le redini del comando e dei centri di potere e non vi è dubbio che, almeno per quanto riguarda il berlusconismo televisivo, ha potuto sedimentare e radicare nel profondo sentimento nazionale quel consenso che si è trasformato nel tempo nella attuale maggioranza politica parlamentare. Del resto, Sanremo non è altro che l’estensione concettuale e culturale di Maria de Filippi con altri mezzi.

Nel mentre la Rai era sotto il tallone dei vari governi di destra, la sua diretta concorrente Mediaset prosperava rigogliosa e il tema del conflitto di interesse non si è mai posto e mai risolto. Da questo punto di vista, la televisione ovvero la RAI di destra degli anni passati è verosimile supporre che sia stata il volano della RAI di destra che si appresta a tornare a Viale Mazzini non più di quanto non ne sia mai uscita. Come ripetiamo spesso e volentieri, i fenomeni hanno sempre un prologo, uno svolgimento e un epilogo e difficile immaginare che possano avvenire per caso. In soldoni: la crisi RAI non è colpa della Meloni.

Viste invece da altro punto di vista, le dimissioni di Fuortes sono un grande problema. Lo sono anzitutto per il PD e il M5S che ora sono costretti a dover rimescolare le carte delle proprie poltrone senza sapere a che gioco stanno giocando. La trattativa è tutta sul “salvare il salvabile” ovvero Tizio da una parte o Caia dall’altra giusto per poter sostenere che sia rispettata la diversità politica. Non c’è straccio di altre argomentazioni o riflessioni. Le dimissioni di Fuortes sono un fantasma sul palcoscenico dove si recita un dramma con un finale senza sorpresa scritto a tante mani, complici o ignare del delitto che si sta per compiere.

Torniamo alla cronaca: Fuortes non si dimette quando ha capito che lo scontro politico lo stava investendo con forza e violenza ma quando ha intuito che si poteva prospettare una sua personale via di uscita mascherata con gli interessi dell’Azienda che, guarda caso, si manifestano ed evidenziano solo all’indomani del Consiglio dei Ministri che vara una Legge fatta su misura per lui. Ieri abbiamo posto tanti interrogativi ai quali, ovviamente, nessuno mai potrà rispondere sicchè dovremo chiudere il suo capitolo solo con dubbi e supposizioni. Presto sarà storia, acqua passata, polvere sotto il tappeto.

Ora guardiamo avanti e attendiamo il battesimo del fuoco per i “nuovi” che avanzano e, ne siamo certi, non mancheranno di farci divertire. Oggi ne abbiamo un primo assaggio di spettacolare evidenza: il candidato DG Giampaolo Rossi sul Corriere dichiara “Il primo anno bisognerà mettere in sicurezza l'azienda: senza canone, si ricorrerà alla fiscalità generale, non certo alla pubblicità”. Ovvero, ha già introiettato e acquisita la minaccia del canone e ne ha trovato la soluzione che si dovrà attuare entro un anno. Complimenti: anni e anni di dibattito sul tema senza mai venirne a capo e lui, zacchete, in un batter di ciglio trova la soluzione. La frase suona assai minacciosa non solo nell’interesse della RAI ma anche verso i compagni di Governo (Lega) che su questo tema faranno battaglia.

Last minute. Ieri è stato diffuso un comunicato USIGRAI dove si legge che si richiede “… una legge che liberi l'azienda dal controllo del governo di turno … vigilare anche sull'arrivo di esterni … e segue con grande attenzione inoltre lo sciopero proclamato dalle altre sigle sindacali della Rai e non farà mancare il proprio sostegno per dare visibilità alle rivendicazioni delle colleghe e dei colleghi…”. NON aderisce ma segue. Merita un commento? No!

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