Sanremo è finito, svanito, evaporato ridotto ad una riga in più su Wikipedia. Ma se ne parlerà molto ancora e non perché sia stata un’edizione memorabile, anzi, ma perché è probabile che abbia segnato l’inizio della sua fine.
Il De Profundis (salmo penitenziale, n 129) lo ha scritto e declamato anzitutto il suo stesso mentore, il nume tutelare di queste due ultime edizioni: “In bocca al lupo a quelli che verranno l'anno prossimo. Ve lo dico col cuore. Vi auguro questa platea piena di gente: in galleria, anche in mezzo all'orchestra, fuori dall'Ariston. Un festival pieno di gente, ma deve andare malissimo... Ve lo auguro. Vi diamo il pubblico, ma deve fare 5-6 milioni di telespettatori” Rosario Fiorello Dixit in un impeto di amarezza e perfidia. Poi si è corretto: l'ha detto solo per vedere l'effetto che fa.
Certo, mannaggia la miseria, invece di baciare mani, pantofole, pedalini, scopettone e quant’altro alla Rai che gli ha reso gloria e denari, in combinato disposto con TIM, main sponsor del Festival, vero serpente in seno al Servizio Pubblico. Dallo stesso sponsor dal quale ora (secondo i soliti male informati che spargono voci interessate e veleni gratuiti) potrebbe anche tornare un suo ex gioiello di famiglia, posto che sia disposto a rinunciare ad oltre le metà dello stipendio che attualmente percepisce dove si trova. Ma questa è una storia tutta ancora da scrivere.
Per scrivere un breve sommario dei De profundis che si potranno cantare è necessario riavvolgere la pellicola (!!!) e tornare alla prima serata, quando Fiorello compare sul palco dell’Ariston e intona una litania che non fa ridere e non fa piangere e l’accompagnerà per buona parte delle serate. Lascia solo gli spettatori smarriti e confusi più di quanto era lecito attendersi, anticipa e sintetizza quanto poi è avvenuto sul palco e sulla platea vuota.
De Profundis n. 1: Sanremo non muore perché ha avuto una crisi di ascolti, ma perché il mondo è cambiato e qualcuno non vuole accorgersene. È cambiata la società, tutte le sue componenti hanno fisionomie, usi, costumi, linguaggi diversi e non omogenei. Il mondo della televisione è cambiato: l’avvento delle piattaforme in streaming cambia i paradigmi dell’ascolto, del consumo, di tutti i prodotti audiovisivi. Non ci sono più i 33 giri su vinile, non ci sono più i Cd, non ci sono più i file Mp3: tutto è sostituito da un modello di consumo “anytime, anywhere, anydevice”.
De Profundis n. 2: Sanremo non regge più il confronto “canoro” e musicale della concorrenza: vedi i vari talent show X Factor e Amici di Maria De Filippi. Non a caso il direttore di RaiUno, Stefano Coletta, disse “… per il 2021 vorrei Maria De Filippi sul palco di Sanremo … ma io penso che alcune cose di Maria De Filippi siano straordinarie”. In un certo senso ha ragione: lei riesce a fare quello che alla Rai non è concesso: scoprire e lanciare, attraverso Sanremo, nuovi talenti.
De Profundis n. 3: il modello “concorso canoro” con “votate da casa il cantante … con il codice XXX” è superato dal numero dei like, dei followers, dei pollicini alzati con le emoticos. Esempio. La coppia Fedez- Francesca Michielin: lui , da solo, senza l’aiuto della moglie, su Istagram ha più di 13 milioni (13 Mln) di follewers … cioè più della platea di Rai Uno in prime time nella migliore delle occasioni. Se poi la moglie, Chiara Ferragni gli da una mano, fa girare la voce e dice “ votate mio marito Fedez” arriviamo ad oltre 34 milioni (34 Mln) … si rende bene l’idea??? Inseguire il “ringiovanimento del pubblico” su questo campo potrebbe esser arduo per il Servizio Pubblico. E' nato un ibrido che non è più un cantante: è un influencer.
De Profundis n.4: Sanremo è finito perché se non riesce più ad essere lo spettacolo “nazional popolare” che riunifica, che non riesce più a proporsi come rito collettivo del “…ci vediamo a casa di ..per vedere insieme Sanremo” non solo perché il coprifuoco del Covid ce lo impedisce ma anche perché le ritualità della visione televisiva posso essere riarticolate nel tempo e nello spazio. Il modello di Sanremo dei fiori, della ridente e solare costa ligure, è insidiato da altri modelli, non solo televisivi. Il Festival nazionale popolare richiede canzonette, melodie e ritmi facili da memorizzare, da fischiettare … come è ben noto alle varie Orietta Berti e Ornella Vanoni.
De Profundis n. 5: non c’è più spazio per tutti: la torta pubblicitaria, così come lo spazio/tempo televisivo non è sufficiente a placare gli appetiti della concorrenza che, infatti, come attinia e paguro, si aggrappano al Festival per attrarre spettatori verso i loro prodotti: vedi la quantità e la qualità degli spot di Netflix, Amazon Prime e DisneyPlus. Se il target degli inserzionisti si sposta verso i “giovani” con notoria bassa capacità di spesa a danno degli “anziani” che comunque hanno un reddito più o meno elevato che sia, è possibile che ci possa essere qualche riallineamento degli investimenti pubblicitari. Oggi alla conferenza stampa finale, l’AD di Rai Pubblicità si è detto soddisfatto del risultato dei ricavi (al netto dei rimborsi agli inserzionisti per il mancato raggiungimento degli obiettivi di ascolto). Tagliavia dixit: “Non ci sembra di ravvisare particolari perturbazioni dagli investitori”. Auguri !
De Profundis n. 6: lo scorso anno Salini, AD Rai, disse :” … Azienda impegnata a costruire un Festival in grado di parlare a tutto il nostro pubblico. È il Sanremo dell’inclusione, dell’accessibilità, della coesione sociale…” quest’anno, oggi, ha detto “Con questo Festival la Rai ha dimostrato di essere una vera media company di servizio pubblico”. C’è un po’ di differenza tra le due affermazioni e meriterebbero un post a parte. Come è stato pure detto, gli ascolti di Sanremo di possono “contare” ma anche”pesare”. Quelli che si contano dicono semplicemente che, in epoca di visione “obbligata” sia dalla pandemia, sia dalla mancanza assoluta di contro programmazione, sono andati in giro per l’etere (o il Web) oltre 1,5 mln di persone. Quelli che “pesano” dicono semplicemente che se fa un lato sono aumentati i “giovani” dall’altro sono diminuiti “gli anziani” che non si sono compensati. Se il pubblico “anziano” diventa un anomalia, un problema, e quello giovane una sfida e un’opportunità … allora, forse, c’è qualche problema. Forse, anche, di coesione sociale, di rete universale e generalista del Servizio Pubblico, in grado di parlare a tutti senza perdere per strada nessuno.
De Profundis n. 7: basta con lo strapotere degli agenti esterni. Basta con l’agente di turno che ha nella sua scuderia il direttore artistico (suo cliente) e partecipa alle riunioni con l’AD. La direzione artistica, e quindi la responsabilità editoriale è e deve essere dell’Azienda che ne risponde davanti sul suo pubblico, cioè a coloro che pagano il canone.
De Profundis n. 8: gli “ospiti” e le “ospite” dovrebbero costituire “valore aggiunto” allo spettacolo, renderlo più frizzante, suggestivo, avvincente. Sarebbe interessante conoscere A) la logica degli ospiti che appartengono alla concorrenza (Palombelli- Mediaset) B) lo logica degli ospiti che non si sa bene cosa debbano fare se non leggere il biglietto di presentazione dell’artista sul palco C) la logica dell’ospite che non si capisce bene se è tale (lo fa per beneficienza) oppure trattasi di contratto artistico regolarmente retribuito.
De Profundis n. 9: l’ostinata convinzione che terminare lo spettacolo oltre le due di notte segna solo una pervicace volontà persecutoria verso il pubblico: 4.980.000 telespettatori con il 48,18% di share per la seconda parte dalle 23.42 all’1.59.
Amen! Possiamo tornare ad occuparci di altro.
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