lunedì 8 marzo 2021

Zingaretti, TIM, la Rai e Sanremo

Buona settimana a tutti i lettori, numerosi, in crescita e fedeli, anche quando gli proponiamo due post al giorno!!! Mettetevi comodi: il lunedì, di solito, andiamo lunghi. I numeri che aumentano costantemente ci confermano che la direzione è giusta. Certo, è possibile, anzi, è auspicabile, che molti possano dissentire da quello che scriviamo. Ma questo è un bene, è la salute di questo Blog. Quando abbiamo iniziato, da circa tre anni, eravamo convinti che le riflessioni potessero interessare solo i quattro amici al bar. Poi, lentamente, abbiamo visto che i lettori crescevano, le interazioni si moltiplicavano, il traffico di scambi di messaggi, di mail, di telefonate e di incontri (quando era possibile) si infittivano e si estendevano a molti ambiti, dentro e fuori la Rai, e allora abbiamo proseguito, quasi ogni giorno, per arrivare alla cifra record che presto contiamo di rivelare.

Prima di tornare sul De Profundis di Sanremo, però occorre fare un paio di passaggi “istituzionali”. Il primo si riferisce allo spettacolo offerto ieri sera su Canale5 dove Nicola Zingaretti, segretario PD, è intervenuto per chiarire il motivo delle sue dimissioni. Abbiamo colto un messaggio e un meta-messaggio (messaggio che istituisce un differente livello di comunicazione mirando a porre in un diverso contesto un precedente messaggio, così da sottolinearne una diversa intelligibilità –Treccani). Il primo era chiaro e forte e diretto al suo partito, a coloro che assumono l’azione politica come status mentale e non come servizio agli elettori. Fin qui, sono problemi loro che a noi interessano fino ad n cero punto (e questo punto è la cifra che i partiti sono in gradi di esprimere in queste circostanze). Il meta messaggio invece per noi è più interessante: Zingaretti ha usato Canale 5 con la sua immagine femminile più nota dopo la De Filippi e ha detto “"Questa è una bella trasmissione popolare che permette ai leader politici di parlare alla gente. Il populismo si combatte facendo politica in modo popolare”. Il focus è sul “bella trasmissione popolare” che, se leggiamo e pesiamo i numeri certamente confermano questo pensiero. Questo tema ci indirizza verso uno conseguente: la Rai possiede una “bella trasmissione popolare”  che “permetta” di parlare e proporre “alla gente” argomenti di attualità politica ad un grande pubblico in prima serata con la rete “ammiraglia”?

Andiamo avanti con la seconda riflessione che ci interessa più da vicino (indirettamente riguarda ancora il PD). Oggi il supplemento del Corriere pubblica un articolo con il titolo “Stato padrone in ritirata. Cinque nodi e poche soluzioni” a firma Antonella Baccaro. Tra i cinque nodi, uno si riferisce a TIM (gli altri sono Alitalia, ASPI, Montepaschi e Ilva) e si legge che la trattativa sulla rete unica si trova più o meno esattamente a dove l’abbiamo trovata: su un binai morto. Il nodo apparente è sempre la governance (vedi Rai di cui dopo parleremo) ma il nodo sostanziale è l’orientamento che la nuova società dovrebbe assumere, cioè a carattere prevalentemente pubblico o privato, più Stato o più mercato. Lascia solo perplessi che di questo tema si dibatte solo in termini di alchimia finanziaria, di quote capitali e non di politica industriale che, giocoforza,  vede solo TIM coinvolta ma non tutto il perimetro delle TLC (all’interno del quale si trova, appunto, anche Rai). Su questo, a quando sembra, silenzio totale. Dal MES e dal MISE nessun segnale di fumo. Ma anche dal PD, per inciso.

E veniamo quindi a Viale Mazzini e dintorni. Ora chiuso il capitolo Sanremo (relativamente) si dovrà iniziare a dibattere con una certa urgenza sul tema del rinnovo del Cda che ormai tutti chiedono a gran voce. Siamo stati tra i primi, già dallo scorso giugno, a sollevare il problema di manovre dilatorie finalizzate a dare proroga ai vertici attuali, ora, speriamo sgombrato il campo definitivamente da questa ipotesi, comincia ad essere il momento della chiarezza, anche tra gli "amici" dei Servizio Pubblico. Al netto di quando potranno dettagliamente iniziare le procedure previste dalla Legge per la proposizione delle candidature (4 di ambito parlamentare e una dei dipendenti) rimane il nodo dei due componenti espressi dal Consiglio dei Ministri (AD e Presidente che, a sua volta, dovrà avere il gradimento della Vigilanza). Come tutti abbiamo letto, da giorni è iniziato il fuoco di sbarramento delle artiglierie con la proposta di nomi di varia natura ed estrazione. Per quanto ci interessa, poniamo una sola domanda ai nostri lettori. Ci sono due possibilità: o si pesca dal mazzo dei vari personaggi in giro per il mondo più o meno noti (Bernabè, Masi, Nardello, Andreatta, Ripa etc) oppure si propone un nome di un dirigente Rai con specifiche e comprovate caratteristiche di professionalità ed esperienza aziendale. Come abbiamo scritto, noi abbiamo in mente i nomi che ancora non scriviamo per il semplice motivo che ancora si deve consolidare questo orientamento, anzitutto dentro e poi fuori l’Azienda. Cosa tutt’altro che facile, forse più dentro Viale Mazzini che non fuori. Se prendesse corpo questa ipotesi, ferme restando le prerogative di Legge, sarà divertente vedere con quale faccia la politica si presenta con Mister/Miss X a confronto con un forte candidato interno. Ma, per come abbiamo cominciato ad intuire, i primi a storcere il nasino, potrebbero essere proprio dentro Viale Mazzini. Noi proseguiamo su questa strada, finché, ad un certo punto, si dovrà pur dire se Tizio (“in quota  Lega”) o Caio (“in simpatia di Di Maio”) o Sempronia (“ nelle grazie di una parte del PD) possono essere candidati giusti o meno. Però, poi, per cortesia, rivediamo il dibattito sulle proposte di riforma della governance Rai: se questa non avviene prima all’interno e vicino all’Azienda, difficile che la politica, questa politica di questi partiti, se ne possa occupare prima dei prossimi anni. In questo caso, spalancate le porte ai Lanzichenecchi.

Chiudiamo con Sanremo. Il nostro Post con i De profundis ha sollevato tanto consenso ma anche qualche dissenso come è normale che sia. Forse qualcuno dimentica che di questo argomento abbiamo cominciato ad occupacene in epoca non sospetta e abbiamo semplicemente sostenuto due punti: si tratta di un evento imprescindibile per le casse di Viale Mazzini e se si doveva fare si poteva fare in modo totalmente diverso, compatibilmente e contestualmente con il Covid ma inventando qualcosa di radicalmente diverso e imparagonabile ai precedenti. Abbiamo scritto che Sanremo potrebbe essere finito non perché il Servizio Pubblico non debba avere un evento del genere (con il quale paga lo stipendio di migliaia di persone) ma semplicemente perché dovrà pur fare i conti con tutto il mondo che gli è cambiato intorno e difficile sostenere che non sia successo nulla. Oggi si legge dovunque degli “influencer” e di come questi hanno “influito” pesantemente sulle scelte e sui risultati finali, di come l’avvento degli OTT stiano segnando uno spartiacque tra televisione generalista tradizionale lineare, e il web con lo streaming. Si tratta di un “discorso è più complicato e meno banale di come lo descrivi… ???" Certo, questo Blog non vuole e non può essere diverso da quello che è: sollevare dibattito, confronto di idee e di visioni perché, siamo convinti, che di questo ci sia assoluto bisogno. Se Sanremo finirà o meno, sarà solo perché non si dibatte del suo futuro che non sia solo legato al fatto che ci possa esser ancora Amadeus o meno.  Detto questo, noi abbiamo proposto i De profundis, se altri hanno da proporre le Laudi saremo ben lieti di leggere e dibattere. Anche se potrebbero essere del pari “banali” come le nostre. Con affetto, stima e simpatia.

Ps. Hanno vinto i Maneskin: ne vogliamo parlare? 

                                                             bloggorai@gmail.com

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