Sarà capitato anche a voi di passeggiare una sera d’estate e osservare le stelle. Magari vi è anche venuto in mente di volere andare sulla luna. Il pensiero è stato subito allontanato: missione impossibile a meno che la NASA vi ospiti a bordo di una delle sue navicelle oppure che ve la costruite da soli. Bene, questa è la metafora perfetta della notizia del giorno: se la Rai vuole entrare nel nuovo mondo della televisione non lineare, dello streaming, della smart Tv e competere con gli OTT deve necessariamente dotarsi dell’unico strumento che lo possa consentire: una CDN (Content Delivery Network) proprietaria.
Lo abbiamo scritto da tempo, ci siamo tornati spesso e volentieri
su questo tema e abbiamo pubblicato un BloggoRaiReport dedicato proprio alla CDN (ancora disponibile su
richiesta a bloggorai@gmail.com) proprio su questo tema. Rai non ha futuro se
non entra a pieno titolo in questo campo e non ha futuro, o almeno, potrebbe
entrarci con un ruolo e un peso rilevante, solo a condizione di smarcarsi dal
giogo dell’onere di noleggio (circa 6 milioni l’anno) che l’Azienda paga al
carrier Akamay. In alternativa il destino è ai limiti dell’irrilevante, del
subordinato, della marginalità o complementarietà.
Oggi sul Sole 24 Ore, a firma di Andrea Biondi, si legge
esattamente di questo argomento: “La Rai scalda i motori per la rete unica”. Prima
di leggere qualche stralcio è necessario fare un breve passo indietro. Allo fine
dello scorso agosto riprende con vigore il dibattito sulla possibilità di
creare una rete unica nazionale sulla banda larga. Per un lungo momento
sembrava di essere vicini a questa svolta di rilevante interesse strategico
nazionale. Si è poi tutto arenato quando, come al solito, si trattava di
decidere ala sua natura primigenia: a prevalente interesse pubblico o privato. Si
tratta dell’eterno dilemma Stato/mercato. Nel frattempo sono intervenuti tanti
fattori di carattere politico anzitutto e poi economico finanziario, compresa la
crisi del governo Conte e l’arrivo di Draghi che cambiano costantemente le
carte in tavole. Buon ultimo fattore è la necessità di consegnare a Bruxelles
entro il 30 aprile il Recovery Plan. Bene, ora leggiamo: “La Rai scalda i
motori in vista della (eventuale) rete unica che potrebbe nascere dal
matrimonio tra Fiber Cop (TIM) e Open Fiber. E lo fa con un progetto che guarda
ai fondi del Next Generation EU”. Leggiamo poi un passaggio di grande rilievo: “All’interno
della Tv pubblica, però, un gruppo guidato dal Chief Technology Officer, Stefano
Ciccotti, ha prodotto un primo risultato portato all’attenzione del Cda: un piano
in cui tutto parte dalla possibile realizzazione di una “CDN proprietaria”. Quel
progetto è stato per ora è stato solo illustrato. Nessuna decisione è stata
presa. Ma entro l’anno le riserve andranno sciolte. A farlo non sarà
sicuramente questo Cda, al rinnovo dopo l’approvazione del bilancio in un quadro
politico nuovo dopo la nascita del Governo Draghi”. Bene: messaggio forte e
chiaro! Ricordiamo che questo Blog è stato tra i pochi a dar contro del recente
incontro tra il ministro dell’innovazione Colao e l’AD Rai Salini dove anche su
questo argomento è stato fatto accenno. Comunque, consigliamo di leggere attentamente
tutto l’articolo: segna uno spartiacque temporale e di contenuti di cui sarà
difficile non tenerne conto (per chi avesse difficoltà a reperirlo, può
scrivere sempre alla nostra mail).
Per parte nostra, continueremo a tenere sotto stretta
osservazione questo incrocio tra politica economica e tecnologia perché sarà
esattamente il focus sul quale si gioca peso, ruolo e significato del Servizio
Pubblico Radiotelevisivo in Italia. Il tutto, come al solito, sotto la ferrea
dittatura del tempo che corre più veloce di quanto si possa immaginare. In particolare seguiremo la fase successiva alla CDN che vi anticipiamo: la CDI (Content Delivery Infrastructure) a proprietà condivisa (progetto del quale si era parlato alcuni ani addietro anche tra Rai e Mediaset) che oggi potrebbe essere di grande rilevanza proprio nel contesto della rete unica.
A proposito di tempo che corre, vi raccontiamo una bizzarra
e interessante storia di ieri pomeriggio. L’Agenzia La Presse lancia un pezzo con il
titolo “Rai, scontro in Vigilanza su bando Cda: Fico e Casellati tirati in causa”.
Da notare che lo stesso stato è stato ripreso oggi sul Sole. Si legge sull’Agenzia:
“… la senatrice Fedeli (PD) sostenuta da Anzaldi (Iv) e Capitanio (Lega)
avrebbe richiamato la necessità di richiedere la più presto un incontro con i Presidenti
di Senato e Camera, Casellati e Fico, per chiarimenti sulle procedure di rinnovo
del vertice Rai. I decibel si sarebbero alzati quando Primo Di Nicola (M5S), avrebbe contrastato la richiesta adducendo il difficile momento che il Paese
sta attraversando…”. Ovviamente, abbiamo cercato di capire e di sapere esattamente
qualcosa di più (da Viale Mazzini non giungono segnali di fumo) e, per quanto abbiamo potuto verificare, le cose non sarebbero andate per come sono state descritte. Il punto fermo è e rimane quello della lettera che il Presidente della Vigilanza Barachini ha inviato nei giorni scorsi ai due Presidenti di Senato e Camera, a nome e per conto di tutta la Vigilanza stessa, alla quale anche lo stesso Di Nicola appartiene. Però qualche idea ce la stiamo facendo su chi e su come
si posizionerà quando si tratterà di decidere se procedere a rinnovare o
prorogare il vertice di Viale Mazzini. Ci torneremo. Intanto però abbiamo
saputo che è molto probabile che entro marzo possa effettivamente aprirsi la
procedura di competenza del Parlamento per la proposta di candidature alla
nomina a consigliere.
Bene, come abbiamo immaginato, quest’anno non ci annoieremo.
Le grandi partite sono appena iniziate.
Infine: i nostri lettori non ci perdonano nulla, e fanno bene. Ieri abbiamo
citato due nomi, Galimberti e Vita, per due articoli che hanno pubblicato su La
Repubblica e Il Manifesto. Hanno ragione i nostri lettori: questi nomi hanno
avuto importanti responsabilità dentro e fuori la Rai: il primo è stato Presidente
e il secondo sottosegretario alle Telecomunicazioni nei governi Prodi, D’Alema
e Amato. Hanno avuto tutti e due, in buona compagnia di tanti altri, anche
nostri amici, grandi responsabilità non tanto per quello cha hanno fatto (sarà
la loro coscienza a giudicare) ma per quello che NON hanno fatto. Se la Rai, se
il Servizio Pubblico si trova nelle condizioni attuali, qualcuno ne sarà pure
responsabile o no??? Possibile mai che nessuno tra questi senta mai la voglia
di ammettere qualche errore? Continueremo a citare nomi, notizie e articoli interessanti: possiamo anche comprendere perché
e per come sono andate le cose nel passato ma non dimenticare.
bloggorai@gmail.com
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