Qualcosa si muoverà… forse. Nei giorni scorsi la Commissione
Parlamentare per la Vigilanza Rai ha deciso di avviare un’indagine conoscitiva sui
sistemi di governance dei servizi pubblici radiotelevisivi in ambito europeo
per raccogliere – attraverso un ciclo di audizioni – contributi, valutazioni
sulle prospettive di riforma della disciplina della governance della Rai. Ottima
iniziativa, necessaria e doverosa. Necessaria anzitutto perché, come al solito,
“ce lo chiede l’Europa”. L’ha chiesta la Corte di Giustizia d Bruxelles quando
nel settembre scorso ha deliberato che l’Italia debba rivedere il proprio SIC
(Sistema Integrato delle Comunicazioni) e il TUSMAR (Testo unico dei servizi di
media audiovisivi e radiofonici). In verità lo avevano chiesto i due governi
precedenti di Conte che avevano posto la riforma complessiva delle TLC nei
programmi di governo. Ma, in ulteriore e più sostanziale verità, una riforma
dell’intero sistema delle TLC ce lo chiede la storia, l’attualità, il futuro
prossimo venturo con il quale si dovrà i conti già a partire da “ieri”. Attenzione,
la CPV ha parlato di “governance” dove è sott’intesa la riforma della legge 220
del 2015 che si limita, appunto a ridefinire il modello la modalità di composizione
del Cda Rai. Nulla dice invece rispetto agli altri capisaldi sui quali regge il
servizio pubblico: anzitutto la sua “missione” il suo ruolo, il suo scopo, le
sue finalità. Nulla dice rispetto alle risorse sulle quali debba contare (canone
e pubblicità) e infine nulla dice rispetto al terzo pilastro sul quel poggia:
le tecnologie. Dunque è assolutamente un bene che in ambito politico cominci a
farsi strada la consapevolezza che è necessario avviare al più presto questo processo
di riforma generale, complessivo, dove la riforma della governance Rai è solo
un tassello, importante, ma non prioritario. Allo stesso tempo, se ci limita solo
a questo aspetto, possono sorgere dubbi sulla finalità e i tempi di questa
iniziativa. Si tratta infatti di una revisione di una legge che, come noto, può
avvenire solo con un'altra legge. È pensabile allora che questo Parlamento,
nelle attuali circostanze, possa avere la forza e la volontà di affrontare solo
questo aspetto quando anche altri impegni rimangono “appesi” ad un calendario
indefinito: vedi su tutte la riforma dell’intero sistema delle telecomunicazioni
del quale Rai è solo una parte, rilevante ma pur sempre una parte. Non regge
nemmeno la logica progressiva che alcuni sostengono: partiamo dalla governance e
poi seguirà il resto. Sarebbe come dire che per costruire una vettura si parte
da una delle quattro ruote non dal motore o dal telaio. In sintesi: riforma
della governance si ma contestuale riforma non solo di tutta l’Azienda ma del
perimetro entro il quale opera. Oggi l’emergenza per il Servizio Pubblico sta
divenendo sempre più impellente sul combinato disposto risorse/tecnologie: se non
ci sono soldi e non si affrontano gli adeguamenti tecnologici, non c’è modello di
Cda che tenga. Se da qui ai prossimi mesi, anni, il modello di televisione si sposterà
progressivamente verso altri “pubblici”, altre modalità di consumo e su diverse
piattaforme e la Rai non sarà in grado di intercettare questa mutazione perché non
avrà i mezzi, c’è poco da riformare. Dobbiamo osservare che questa iniziativa
della CPV, peraltro, arriva con notevole ritardo rispetto a quanto già avviene
in altri Paesi (per prima la BBC ormai da oltre 4 anni, da poco la Francia etc).
Infine, contestuale all’iniziata della CPV sarebbe molto utile e interessante
capire bene cosa hanno in mente i partiti sul tema riforma delle TLC. Sappiamo bene
che su questo argomento non ci sono idee chiare e condivise e quelle poche che
sono molto distinte e distanti. Morale della favola: non vorremmo che questa
iniziativa finisse nel porto delle nebbie dove tutto annega: "...sopire e
troncare, padre molto reverendo, troncare e sopire...".
Infine, ci sia consentita una sommaria riflessione sul ruolo
e le funzioni della Vigilanza Rai. Poniamo un solo semplice problema. Che forza,
quale credibilità, può avere un organo parlamentare di tale rilevanza se non ha,
non ha avuto, la determinazione di far rispettare vincoli e impegni fondamentali
che interessano la Rai: primo tra tutti il Contratto di Servizio. Ne ricordiamo
solo alcuni: i canali in lingua inglese e istituzionale come pure la “rimodulazione
delle testate giornalistiche” per non dire degli atti di indirizzo formulati
dalla stessa CPV sul ruolo degli agenti di spettacolo e sul Piano industriale.
Quest’ultimo, perla tra le perle: incompleto, sospeso, disatteso.
Bene, ora torniamo un momento nei bassifondi della cucina di Viale Mazzini. Ieri abbiamo scritto della pubblicità “occulta” ma nemmeno poi tanto che sulle reti Rai viene fatta gratuitamente ai suoi diretti e più minacciosi concorrenti (Neflix, Amazon Prime etc). Se non che ci era sfuggito quanto successo domenica sera nella trasmissione di Fabio Fazio con la partecipazione della Marcuzzi, volto noto di Mediaset, che ha avuto buon gioco nel pubblicizzare una sua particolare crema per il corpo, pur senza mai dire il nome. Ieri sera il solito Striscia la notizia ha avuto buon gioco nel “prendere per il culo” (scusate l’eufemismo) la trasmissione e l’Azienda tutta.
Ora il problema, come abbiamo scritto è capire quale diabolica mente possa immaginare una simile perversione e perché. Forse abbiamo trovato due possibili risposte che ci propone un “esperto” del settore: quando si contrattano l’acquisto o la vendita di spot pubblicitari (e Netflix e Amazon Prime sono buoni “clienti”) implicitamente, in modo informale che non risulterà mai da nessuna parte, vengono loro proposti passaggi “redazionali” a titolo gratuito che somigliano esattamente a quanto avvenuto nei giorni scorsi e non solo. Non abbiamo modo di verificare se possa essere vero o meno questa ipotesi ma certamente è possibile che queste “partecipazioni” delle varie Maionchi, Fedez, De Filippi, Marcuzzi etc non avvengono per caso. L’altra ipotesi che ci viene suggerita è che si tratta di “valore aggiunto” sull’immagine e la visibilità dei vari personaggi: è noto, ad esempio, che ogni inquadratura, ogni volta che si cita un giocatore di calcio questo aumenta il suo valore di mercato, anche indipendentemente dalle sue capacità. “E’ tutta una partita di giro: io oggi invito te e tu domani ti ricordi me” e chi gode sono gli agenti di spettacolo dell’una o dell’altra “scuderia” alle quali tutti, più o meno, appartengono. Ma, per affrontare questo problema, ci vuole molto, molto coraggio e forza che pochi sembrano avere. La “presa per il culo” (riscusate l’eufemismo) si avverte quando si legge che la Rai ospita questi personaggi perché “…è da sempre orientata a criteri di rispetto e apertura verso tutte le opinioni…”. Questa la posizione ufficiale espressa in Vigilanza in risposta ad una interpellanza della Senatrice Fedeli. Qualcosa non torna.
Per finire, a proposito di conti che non tornano: il Sole di oggi riporta la notizia di una iniziativa PD, M5S e LEU per ridurre ulteriormente il canone speciale dovuto alla Rai dagli esercenti attività commerciali oltre a quanto già previso nel decreto “sostegni”. Per le casse di Viale Mazzini altro “piccolo” problema per i conti 2021.
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