giovedì 4 marzo 2021

ATTENZIONE: comincia il gioco duro

Attenzione: per l’Azienda Rai, tutta intera, per quello che è stata, è e per quella che potrebbe essere, si apre un momento eccezionale. Nei giorni scorsi ci sono state prese di posizione ufficiali dei partiti importanti (gli azionisti di maggioranza del Governo): prima Grillo con “riformare la Rai”, poi Anzaldi (IV) con “cambiare i vertici subito” e, a seguire, l’intero gruppo PD e l’intero Gruppo Lega in Vigilanza in una sola voce “procedere con l’avvio delle procedure per il ricambio al vertice dell’Azienda”. Nel mezzo, le dichiarazioni dei consiglieri Laganà e Borioni sulla stessa falsariga. Per concludere, anche l’Ufficio di Presidenza della Vigilanza se ne sta occupando con una lettera da inviare ai presidenti di Camera e Senato.

Da leggere con attenzione l’articolo di Giovanna Vitale su Repubblica di oggi con il titolo : “Si apre il dossier Rai. Pressing di PD e Lega – Subito i nuovi vertici”

Magari ci potrebbe essere qualche confusione sulle date (convocazione dell’Assemblea etc) ma, in buona pace, la sostanza è la stessa: tutti a casa e magari il prima possibile. Messaggio forte e chiaro che sembrano avere capito … quasi … tutti. Ora, questa improvvisa accelerazione pone di conseguenza due problemi: il primo, purtroppo, che si dovrà procedere con la tanto vituperata Legge del 2015 perché, evidente, che non ci sono  i presupposti per farne una nuova subito che, peraltro, sarebbe avulsa dalla più generale quanto necessaria riforma dell’intero sistema radiotelevisivo (l’Europa ce lo chiede!!!). Il secondo è che si dovrà, già da ora, iniziare uno scouting per individuare chi dovrà dirigere l’Azienda nel suo immediato futuro. E qui iniziano i dolori del Giovane Werter. Da qualche parte si è accennato al “metodo Draghi” che magari potrebbe cercare tra le file dei militari, va a sapere … il Genio Trasmissioni, un supercolonnello tutto d’un pezzo, tecnico e capace, esperto e competente nonché di provata fiducia istituzionale e indipendente dai partiti, in grado di assumere le redini del cavallo di Viale Mazzini. C’è però un’altra possibilità, rivoluzionaria e innovativa e che in questi giorni sta emergendo nelle nostre chiacchierate informali con i nostri lettori che ora vi raccontiamo.

Molti ricorderanno che nello scorso autunno, governo Conte bis, si volevano organizzare una specie di Stati Generali dell’Audiovisivo, sulla falsa riga di quelli del giugno precedente dell’economia dove la Rai non venne nemmeno invitata. L’idea, di per se non era male: è questo il momento giusto per trattare a tutto campo l’intero perimetro delle TLC e del sistema audiovisivo nazionale, con tutte le parti in causa.

Ecco allora che prende forma una proposta per sottrarre la Rai dall’ingerenza dei partiti: convocare una specie di Stati Generali della Rai, con dentro tutte le forme di rappresentanza organizzate (sindacati, dirigenti, impiegati, Idignerai etc ) e tutte le sigle che, a vario titolo e modo, partecipano alla vita dell’Azienda, con il solo e semplice unico obiettivo: condividere il principio secondo cui l’Azienda stessa possa proporre un proprio candidato Amministratore Delegato espresso dall’interno. 

Magari si potrebbe pensare ad una sorta di “primarie” con una rosa di nomi con parità di genere dove i candidati debbono presentare credenziali adeguate di capacità, esperienza e professionalità. Potrebbe avere un significato devastante: sottrarre all’azionista di maggioranza, il Governo tramite il MES, il potere di espressione del suo candidato e questo non in forza di legge (che, appunto, non si può fare in tempi brevi) ma in forza di una proposizione di fatto dalla quale sarebbe assai difficile non tenerne conto. Si potrebbe, per la prima volta, affermare il principio della autonoma capacità da parte delle risorse umane presenti in Azienda di essere in grado di dirigere adeguatamente la Rai, di poter esprimere persone con capacità e professionalità che ci sono state e ci sono e che, purtroppo, la politica ha avvilito e sottomesso, frustrate e rese impotenti dall’ultimo raccomandato “in quota” a questo o quel partito.

Si certo, ha obiettato un lettore: “… pensi che proprio la partitocrazia lascerebbe fare una cosa del genere ?” … oppure un altro “ ti sembra facile che l’ADRAI possa concordare un nome con l’USIGRAI o con CGIL, CISL,  UIL, SNATER e compagnia cantando ???”  e poi “… vuoi metterci dentro l’accordo con le sigle che rappresentano gli agenti, i produttori audiovisivi etc …”. Qualcuno, più semplicemente, si era preoccupato del fatto che mi fossi fumato una qualità di erba andata a male, magari cicoria. No, tranquilli. Solo tisane alla camomilla. Però, fateci un pensierino: pensate a chi invece dovrebbe avere il coraggio o le argomentazioni adeguate e sufficienti per proporre un “illuminato” di turno uscito da chissà quale cilindro che di Rai, di Servizio Pubblico, fino al giorno prima, non ne sapeva rigorosamente nulla (come del resto è successo spesso e volentieri e nemmeno in epoca tanto lontana e i risultati lo stanno dimostrare in modo inequivocabile). 

Certo, non sarà la riforma della Governance Rai che pure è necessaria, ma potrebbe segnare uno spartiacque  significativo.  Le alternative a questa proposta sono note: o inizia la caccia all’illustre disoccupato di turno che, al modico compenso di 240 mila euro l’anno, in quota a questo o quel partito, si presta alla fatica di dove dirigere il Servizio Pubblico, oppure si prende quello che passa il convento al momento in cui sarà necessario fare una scelta. Entrambe le soluzioni non sembrano certo migliori di quella che abbiamo proposto.

Comunque. La rosa dei nomi da sottoporre a primarie ci è stata già proposta. Chi fosse interessato può scrivere e partecipare.

In giornata, forse, chissà, dipende, è probabile che dedicheremo qualche riga a Sanremo … forse… forse… un pò controvoglia ma certe cose sarà pure necessario lasciarle a futura memoria.


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