martedì 9 marzo 2021

Draghi in Tv (Youtube): informa ma non comunica. Mediaset, la rete e la Rai

Nei giorni scorsi è stato pubblicato su Moondo.Info un articolo molto interessante firmato da Stefano Rolando sulla comunicazione istituzionale del Presidente Draghi. Dopo aver sollevato l’osservazione sul cambio di paradigma di “relazione con il pubblico” rispetto al precedente Governo, leggiamo un passaggio: “Resta metodologicamente forte e convincente la secca spiegazione data dallo stesso presidente Draghi a primi colpi di tosse non ricordo dove maturati (“si comunica ciò che si fa non ciò che si intende fare; non abbiamo ancora fatto niente e quindi nessuna comunicazione”). E tuttavia democrazia e controllo sociale richiedono anche una austera, pedagogica e misurata “spiegazione” attorno a obiettivi concreti e indirizzi poi misurabili. Soprattutto in questa fase storica una parola compresa non come retorica promozionale ma come messaggio sociale intrinseco nella funzione istituzionale stessa”. Bene. Ieri Draghi ha diffuso un video, sempre su Youtube https://www.youtube.com/watch?v=1t9R5OS9zlE  (e questo pure è un elemento interessante sul quale riflettere) che nei modi (nelle forme) e nei contenuti suscita qualche riflessione. Per cominciare, leggete i commenti accanto al video che, nella loro sommarietà, forniscono qualche spunto.

Ci limitiamo ad osservazioni nel modo e nelle forme. Il suo modello di interlocuzione sembra funzionare molto bene quando si tratta di parlare alle istituzioni finanziarie: in piedi, rigido, impostato, fermo, austero, non piega un ciglio nemmeno sotto tortura. Potrebbe funzionare in alcune sedi, forse meno bene quando si tratta di comunicare al cuore, alle emozioni di persone stremate e preoccupate da un anno di pandemia. L’informazione istituzionale è una cosa, la comunicazione è altra cosa. Leggere dal gobbo è un modello, esprimere il proprio pensiero senza testo sotto mano, è altra cosa. Come scrive Rolando, sarebbe necessaria una “… pedagogica e misurata “spiegazione”. Ora, certamente, a Draghi non gli è stato chiesto di essere un oratore o un leader: deve fare bene ciò che sa fare e non oltre. Quell’oltre dovrebbe appartenere al linguaggio della politica, dei partiti alcuni dei quali, in questo momento, sembrano particolarmente afoni.

Veniamo alle piccole faccende della Rai e del Servizio Pubblico. La notizia del giorno la leggiamo su Italia oggi, con la firma di Andrea Secchi e il titolo “Mediaset rilancia sullo streaming”. La partita, come noto, da tempo si sta spostando lentamente e inesorabilmente sul web e sulla sua piattaforma di distinzione più efficiente, la rete. Mediaset, con questa mossa strategica punta a riunificare l’offerta Free di Mediaset Play con una pay di Infinity (che anche recentemente ha allargato la sua offerta su Amazon Prime). L’iniziativa del Biscione, inoltre si colloca in un momento molto delicato del tema rete unica dove lo stesso soggetto è direttamente interessato per tramite delle note vicende con Vivendi (socio di TIM). Comunque, una partita di rilevante valore strategico per tutti gli operatori TLC e broadcast dove però, al momento, un giocatore è a bordo campo e non si sa nemmeno se, come e quanto potrà entrare in gioco: la Rai.

Per Viale Mazzini, il 2021 è un anno cruciale per tanti buoni motivi: scade il Cda, scade il Piano industriale, a giugno si dovranno fare i palinsesti per l’anno successivo, a settembre prende sostanza la rottamazione dei vecchi Tv con il passaggio al DVB-T2, inizia il semestre bianco del Presidente della Repubblica, in autunno si terranno le elezioni amministrative delle grandi città capoluogo. Quanto basta per spingere a decidere subito quale dovrà essere il suo percorso e, in primo luogo, chi dovrà essere a dirigerlo. Aggiungiamo: in quale direzione si dovrà avviare? Sarà la stessa Rai degli anni passati? Per inciso, con la fine di quest’anno di dovrà iniziare a ridiscutere il prossimo Contratto di Servizio.

A questo proposito, la nostra idea di sostenere, o meglio di provare a sostenere un candidato interno come AD da sottoporre alle libera determinazione dell’azionista di maggioranza (il Governo) comincia a fare qualche timido, piccolo, passo in avanti. Ieri un autorevole lettore ci ha sottoposto un problema: l’Azienda già esprime un suo rappresentante in Cda con un meccanismo (forse imperfetto) di elezione tra i 12 mila dipendenti. Il ché, renderebbe difficile trovare spazio per una secondo consigliere che, ancor più, dovrebbe essere indicato dall’Assemblea, (cioè dal Ministro) come Amministratore Delegato. Intendiamoci: la nostra è (solo in parte) un provocazione di metodo e di merito indirizzata alla politica e con l’obiettivo di stanare i vari giochetti interni ed esterni alla Rai con candidati “in quota” da una parte o dall’altra che rappresenterebbero la perfetta continuità con la logica del controllo governativo sull’Azienda. Il percorso di tale proposta, di far emergere un candidato interno alla Rai, peraltro, non è nemmeno poi tanto originale e ci sono illustri precedenti, sia pure in forma (assai diversa) del DG. Infatti, in subordine o come corollario alla nostra proposta è che seppure mai dovesse passare il concetto che chiunque esterno alla Rai sia migliore del migliore degli interni, si potrà sempre supporre che possa essere adeguatamente affiancato da uno o più  DG o Vice DG che dir si voglia con poteri effettivi e su specifiche competenze. Quando ci sarà il momento giusto, si potrà anche parlare e di come e di quanto l’attuale DG Matassino sia stato in grado di svolgere le sue funzioni e di quali risultati possa aver raggiunto. Ci sarà tempo.  

Infine, ci avviamo a stendere un velo su Sanremo con ultime notazioni: l’ultima frontiera della difesa di questa edizione è sui ricavi pubblicitari (ci si paga lo stipendio di tante persone). Per quanto nobile e condivisibile, un pò poco, in verità. Non si sente parola invece sul controllo editoriale dell’Azienda, sul ruolo del direttore artistico, della sua spalla comica e del suo Agente, delle nuove dimensioni sociali, culturali, tecnologiche  che segneranno un momento che difficilmente potrà essere riproposto come il “Sanremo è Sanremo” degli anni passati e che mai più torneranno. 

                                                                      bloggorai@gmail.com

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