Oggi avevamo in mente di proseguire, pacatamente, serenamente, amabilmente, una riflessione sul tema proposto ieri con la Società dell’incertezza di Bauman che sembra avere interessato molti lettori. Una nostra lettrice, affezionata quanto attenta e impegnata, ci ha proposto un aggiornamento, la società liquida, sul quale torneremo. Però, intanto vi proponiamo un anticipo: “Ma cosa si intende esattamente per società liquida? “Con la crisi del concetto di comunità emerge un individualismo sfrenato, dove nessuno è più compagno di strada ma antagonista di ciascuno, da cui guardarsi. Questo soggettivismo – così Umberto Eco spiegava Bauman - ha minato le basi della modernità, l’ha resa fragile, da cui una situazione in cui, mancando ogni punto di riferimento, tutto si dissolve in una sorta di liquidità… La modernità liquida, per dirla con le parole del sociologo polacco, è “la convinzione che il cambiamento è l'unica cosa permanente e che l'incertezza è l'unica certezza”.
Rimettendo i piedi in terra, questa mattina, sul Fatto Quotidiano, Giovanni Valentini è tornato sull’argomento Sanremo e ha posto una domandina semplice semplice: il Festival è un prodotto da Servizio Pubblico? E lo ha posto in relazione all’enorme quantità di spot pubblicitari, vera anima a fondamento dell’evento, senza i quali, forse, sarebbe tutt’altro. Noi, per parte nostra, abbiamo scritto ben 9 De Profundis, cercando esattamente di cogliere il suo declino storico, il suo passaggio simbolico, relazionale, sociale e dunque culturale dallo stato fluido alla sua evaporazione, esattamente come ci propone Bauman nella fase più matura delle sue riflessioni. Chiude Valentini: “Chi ha sostenuto da sempre la necessità che il canone fosse effettivamente obbligatorio, proprio per affrancare il Servizio Pubblico da audience e pubblicità, non può che rammaricarsi”.
Andiamo avanti. Come tutti, più o meno, abbiamo tante fissazioni, abitudini curiose, vizi, manie e quant’altro. Oramai abbiamo consolidato un riflesso istintivo, di default. Appena si avverte un cambiamento, quale che sia, vado subito a chiedere 1) Perché è avvenuto 2) Chi danneggia e chi giova 3) Che succederà dopo. Giocoforza il tema di più stretta attualità riguarda il nuovo segretario del PD, Enrico Letta. Ci interessa, ovviamente, sul piano politico generale perché comunque riguarda una forza di grande importanza e perché riguarda la “narrazione” di vicende umane che entrano a viva forza nella storia del Paese.
Abbiamo dunque cercato di sapere qualcosa di più, siamo andati a ricercare nel passato remoto e recente della persona e di vari segretari che si sono avvicendati negli ultimi anni, cosa è successo dentro e fuori il partito. Insomma, in poche parole, il contesto necessario, appunto, a capire il perché. Prima di passare al terzo interrogativo (che succederà dopo), ci siamo trovati impelagati nel mezzo della domanda che ci interessa più direttamente e che poniamo sempre in relazione alla “missione” di questo Blog: chi danneggia e a chi giova, in particolare dentro la Rai, l'avvento di Letta nel PD?
Chi ci segue con attenzione sa bene quanto siamo tutt’ora impegnati nel cercare di fare emergere un principio che riteniamo fondamentale: nelle determinate circostanze storiche (politiche) ci può essere la concreta possibilità di sottoporre alla libera determinazione dell’Azionista di maggioranza della Rai, il Governo, una candidatura per il ruolo di AD in successione all’attuale, una volta scaduto il suo mandato (estate prossima, data da destinarsi). Questa idea, forse bizzarra, ha trovato tra i nostri lettori alcuni assai scettici a dir poco, altri proprio negazionisti (“figurati se la politica lo potrà mai consentire”) altri timidamente possibilisti e, infine, altri curiosamente silenziosi. Per chi ha mangiato pane e politica fin da bambino, sa bene che anche il silenzio parla e la dice lunga. Un atteggiamento che ci aveva insospettito alquanto.
Riassunto delle puntate precedenti con almeno due elementi da avere bene a mente prima di arrivare al cuore del problema. Il PD, per bocca dell’ex ministro Gualtieri, ha emesso una sentenza di sfratto senza appello agli attuali amministratori di Viale Mazzini: a fine mandato grazie tante e tutti a casa. A questo indirizzo, proprio recentemente, si sono associati pressoché tutti i partiti (posizione che ha trovato visibilità con una lettera della Vigilanza ai Presidenti di Camera e Senato per dar avvio senza indugio alle procedure per il rinnovo del Cda). Il secondo elemento è l’irrompere sulla scena del “supertecnico “ Draghi e dei suoi ministri competenti sulla Rai (MES e MISE) che ancora no hanno scoperto le carte a questo proposito (salvo la posizione della Lega, Giorgetti, che sembra avere le idee chiare).
Ora, la domanda che molti si pongono è molto semplice ed è sempre la stessa: chi mettiamo al posto di Salini &Co??? Come abbiamo più volte scritto, da giorni è iniziato il gioco delle tre carte, con nomi più o meno “de plume”. Ecco che, sul far del tardo pomeriggio, si accende una luce. Sfogliando e leggiucchiando i giornali, che ti trovo a pag. 11 de La Repubblica: Enrico Letta “…si è scrollato di dosso l’aria del riformista liberal, e anche se i rapporti con le imprese restano tutti – a Vedrò era legato all’attuale direttore generale della Rai, Alberto Matassino” ha scritto Annalisa Cuzzocrea, collega di Aldo Fontanarosa e Leandro Palestini che nel 2019 hanno titolato il loro Blog con “Un lettiano come direttore generale della Rai”. Ora, ci mancherebbe, non è scritto da nessuna parte che due più due debba fare assolutamente quattro. I numeri, si sa, possono anche essere opinabili. Prendiamo atto che oggi torna questa notizia con la quale cominciamo a comprendere qualche strano silenzio e qualche iniziativa prossima ventura. Auguri. La partita prosegue, è solo all’inizio.
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