L’inizio di ogni partita, quale che essa sia, è sempre un momento molto delicato: le prime mosse ne possono compromettere l’intero svolgimento. Si dice pure che “il buon giorno si vede dal mattino” e, tanto per essere chiari, la giornata che si intravvede dalle prime mosse del Governo Draghi non sembra proprio delle più luminose.
Questo Governo nasce con due obiettivi fondamentali: la campagna di vaccinazione per fronteggiare il Covid e il Recovery Plan. Sul primo, come si dice “work in progress": i dati aggiornati ad oggi li trovate qui https://www.governo.it/it/cscovid19/report-vaccini/ dove si legge che i vaccinati (prima e seconda dose) fino ad oggi sono 1,6 mln, il che potrebbe significare che con questo ritmo, per raggiungere una percentuale sufficientemente adeguata di popolazione intorno all’80% e con i noti problemi di approvvigionamento di vaccini, bene che vada, saranno necessari molti mesi e potrebbero non essere sufficienti i militari, i praticanti medici, la Croce Rossa, la Protezione Civile e i Boy Scout. Incrociamo le dita.
Sul secondo obiettivo invece si può fare un’osservazione di metodo: ieri è uscita sul Fatto Quotidiano la notizia secondo cui il Ministro dell’Economia e Finanze, Michele Franco, ha incaricato la società di consulenza McKinsey di proporre una “riscrittura” del Recovery Plan. Giocoforza ci sono state legittime osservazioni nel merito e nel metodo che hanno poi costretto il MEF a precisare “«La governance del Pnrr italiano è in capo alle amministrazioni competenti e alle strutture del MEF che si avvalgono di personale interno degli uffici. McKinsey, così come altre società di servizi che regolarmente supportano l'amministrazione nell'ambito di contratti attivi da tempo e su diversi progetti in corso, non è coinvolta nella definizione dei progetti del Pnrr”. Attenzione: la stampa non ha dedicato grande attenzione a questa notizia (il Corriere l’ha relegata in basso a pag. 34, Repubblica la cita nell’occhiello del titolo di prima pagina e il solo Il Fatto Quotidiano titola con “Le Multinazionali sul Recovery sono 4”).
Bene, come si relaziona questo tema al nostro Blog, agli argomenti che ci interessano? Esattamente per quanto ci preoccupa, da ora, capire quale potrà essere il metro, l’approccio, che Draghi e il ministro azionista di maggioranza Rai, intenderanno adottare quando, presto, saranno chiamati ad esprimere le indicazioni che la Legge gli affida per la nomina dell’AD e Presidente. Da giorni hanno aperto il fuoco le artiglierie con nomi “graditi” a destra e manca, di sotto e di sopra, interni o esterni, con nomi “soffiati” e fatti uscire per sondare il terreno: da ieri è tornato (vedi il Fatto Quotidiano di oggi) uno che spicca su tutti: l’ex DG Mauro Masi, uno che per la sua esperienza diretta certo la sa lunga su Viale Mazzini e i poteri forti che gli girano intorno. Meritano di essere rilette le sue intercettazioni:
https://video.repubblica.it/cronaca/raiperunanotte-le-intercettazioni-di-trani/44612/44418
Come pure nei giorni scorsi è stato fatto uscire quello di Carlo Nardello, attuale braccio destro di Gubitosi a TIM. non sono questi giochetti che preoccupano.
E' il “metodo Draghi” che si potrebbe applicare alla Rai a far sorgere dubbi e preoccupazioni: si tratta dello stesso retro pensiero che ispira il ricorso alla “consulenza”, cioè qualcuno che dall’esterno possa essere in grado di rimettere a posto le cose, quali che esse siano? Non ci associamo alla litania sulla sconfitta della politica perché, comunque, riteniamo che le carte ancora (per fortuna o meno che sia) sono in mano ai partiti. Draghi avrà campo libero finché gli verrà concesso, fin quando i partiti cominceranno capire che la sua forza è inversamente proporzionale alla loro debolezza. È peraltro verosimile che qualcuno possa voler tagliare il ramo dove siede (vedi il PD) ma, forse, fino ad un certo punto.
La partita è appena iniziata: gioco di posizione per occupare il centro della scacchiera. Le prossime mosse saranno decisive.
Veniamo al PD e al suo ex segretario e la televisione. Oggi pomeriggio Zingaretti sarà intervistato da Barbara D’Urso su Canale 5. Il che potrebbe anche non essere una novità, vista la sua recente esternazione a riguardo della nota conduttrice televisiva che: “…ha portato la politica vicino alle persone …ce n’è bisogno!!!”. La novità consiste nel fatto che anche la comunicazione politica di "sinistra" o di ciò che ne rimane, la narrazione per essere più precisi, sta prendendo forme e si sta radicando sempre più in modalità ibride e anomale rispetto al passato. Sia nell’utilizzo delle emittenti (Rai, Mediaset o La7) sia nell’utilizzo delle diverse piattaforme social (Twitter, Youtube etc). Zingaretti ha scelto Mediaset e non la Rai per sostenere che su quel canale la politica si avvicina alle persone, implicitamente ammettendo che questo non avviene con la Rai. Difficile dargli torto. Il Servizio Pubblico non ha una modalità di comunicazione politica anzitutto istituzionale: il Contratto di Servizio IMPONE che la Rai debba avere un canale appositamente dedicato a questo tema e, nonostante la nomina del direttore avvenuta già dalla scorsa estate, del canale non se ne vede l’ombra.
Ora, per quanto leggiamo, che in queste condizioni il PD possa o voglia rivendicare una sua “posizione” privilegiata nella nuova tornata di nomine Rai è cosa nobile e sacrosanta. Ma, in questi termini, in queste condizioni e con i nomi che si fanno circolare (seppure ibridi, mezzi interni/mezzi esterni) appare cosa ben lontana e diversa da quel modello al quale alcuni suoi autorevoli parlamentari (Fedeli e Orlando) hanno pensato nel momento in cui hanno presentato una proposta di riforma della Legge 220 del 2015.
Per parte nostra, questo Blog si è fatto promotore di una candidatura interna forte, autorevole e credibile sulla quale mettere alla prova Draghi, il MES, i partiti tutti a proporre qualcuno di meglio con adeguate motivazioni. La partita è solo all’inizio.
Più tardi la nota finale su Sanremo.
bloggorai@gmail.com
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