giovedì 11 marzo 2021

Il "metodo Draghi" e la Rai

Particolare della Colonna Traiana, la Vittoria alata. 
Alcuni studiosi sostengono che sullo scudo fosse scritto Inse et Stilo, con la spada  con la penna.

È un tema che abbiamo proposto tante volte: il potere delle immagini. Spesso lo associamo ad un altro tema complementare: la rappresentazione del mito, la sua visualizzazione anche “audiovisiva”. Immagini e miti si legano, inoltre, ad un altro tema: la comunicazione. Difficile esercitare il potere se non si è in grado di esporre i suoi segni, i suoi significati. Come pure è complesso assumere il carattere mitologico: il mito, secondo la Treccani rappresenta la “Narrazione fantastica tramandata oralmente o in forma scritta, con valore spesso religioso e comunque simbolico … il fondamento del sistema sociale …In quanto fenomeno antropologico il mito … come espressione di una fase dello sviluppo storico della comunicazione umana”. Ecco il legame che unisce i due termini. La capacità di coniugare l’esercizio del potere con la sua rappresentazione simbolica, la possibilità di essere percepiti come “miti d’oggi” (come metafora alla Roland Barthes) insieme all’espressione di autorevolezza e credibilità.

Tutto questo pistolotto, di prima mattina, solo per entrare a gamba tesa ancora una volta su un tema che proporremo spesso e volentieri nelle prossime settimane: chi saranno coloro che verranno chiamati a dirigere l’Azienda Pubblica di radiotelevisione, la Rai? L’interrogativo si riferisce più esattamente a come verranno scelti, in base a quali criteri, con quali caratteristiche? Per estensione, si potrebbe anche applicare un modello di ragionamento analogo per la tornata di nomine che si dovranno fare nelle diverse società controllate e partecipate dello Stato che pure saranno un bel banco di prova per la tenuta del Governo Draghi. 

Oggi leggiamo su Il Foglio un articolo interessante, firmato da Carmelo Caruso, con il titolo “Draghi e la foresta Rai. Rai Kamasutra. Partiti golosi, Draghi nel guado e conti in rosso. A Viale Mazzini serve un risanatore”. Ecco emergere i punti essenziali: l’ingerenza dei partiti e la necessità di risanare i conti (e non solo quelli). Proviamo a ricondurre il ragionamento alla prima parte del post: come si rappresenta l’immagine del potere che si esercita quando si dirige un’Azienda come la Rai che, appunto, della “gestione” delle immagini ne fa il suo “business” principale? Per chi segue questo Blog da tempo, sa bene quanto siamo appassionati e cultori di storia Romana e, in particolare di due figure, Augusto e Traiano. Entrambi hanno pensato bene di lasciare la propria impronta di “gestione della cosa pubblica”, di rappresentazione del loro potere con due opere fondamentali, formidabili strumenti di comunicazione con il loro popolo: l’Ara Pacis e la Colonna di Traiano. Ora, appunto, cosa si deve richiedere ad un “capo azienda” di questo tipo per fronteggiare i due pericoli incombenti (ingerenza dei partiti e gestione della crisi)? In primo luogo le due caratteristiche contro riflesse: autonomia dalla politica e capacità manageriale. A leggere l’articolo che vi abbiamo proposto, non si capisce bene il sottotitolo, Kamasutra, quanto invece si potrebbe utilizzarne uno di altro segno e significato: Harakiri e Seppuku. La Rai non è un luogo del piacere, per quanto subliminato da un sottile gioco perverso di scambi contro natura. È invece un luogo delle contrattazione, della mediazione, della conoscenza e dell’esperienza, della competenza e della responsabilità. Che poi, alcune di queste caratteristiche siano disattese e non applicate, è altro e più complesso ragionamento.

Veniamo al dunque: da alcuni giorni è iniziato e sarà sempre più intenso, il susseguirsi di nomi indicati a succedere a Salini (oggi torna Elisabetta Ripa,  Ad di Open Fiber). per inciso: si tratta di un nome al centro esatto di una delle possibili battaglie centrali sul futuro tecnologico del Paese, la banda larga, e vi pare possibile che si possa distogliere da questo tema per occuparsi di un ginepraio come Rai?? Nei giorni scorsi abbiamo letto della “carta segreta” di Zingaretti: Andrea Scrosati, CEO di Freemantle e, ormai un ritornello, il possibile ritorno di Eleonora Andeatta da Netflix. Queste, e molte altre ancora, candidature più o meno ineccepibili. Ma, ripetiamo, non è questo il momento di parlare di nomi, di persone (…los hombres hablan des personas, los Caballeros hablan des cosas …) quanto più è necessario capire e definire cosa è necessario fare ora, subito, e, di conseguenza individuare il profilo adatto. Ieri abbiamo scritto di un approccio del Ministro Colao che condividiamo: è necessario anzitutto fare presto, intervenire con velocità per fare le cose che debbono essere fatte. Allora, cominciamo a sgombrare il campo da un problema: chiunque venga a Viale Mazzini e deve impiegare sei mesi solo per capire dove si trova, crea un danno oggettivo all’Azienda. Significa aumentare un ritardo colpevole che difficilmente potrà essere recuperato. Quanto tempo ci vuole per “assimilare” la cultura di Azienda di Servizio Pubblico, la conoscenza dei sui pilastri legislativi fondamentali (Concessione, Convenzione e Contratto di Servizio)? Lo schema, il “modello Draghi” del tecnico factotum, buono per ogni occasione e circostanza, si può applicare anche alla Rai? Ovviamente, sempre al netto dei vincoli anche normativi attuali (tetto dei 240 mila euro e divieto d utilizzo di ex dipendenti Rai). Per ulteriore chiarezza, sempre rispetto ai criteri di selezione: guardare indietro potrebbe non essere utile. Ogni tanto si leggono nomi di autorevoli amici ed ex colleghi che tanta parte hanno avuto in passato nella responsabilità e nella gestione dell’Azienda. Pur con tutta la stima e l’apprezzamento ma difficile pensare che siano esenti da colpe e responsabilità per come si trova la Rai in questo momento. Dall’albero delle pere non cascano le mele. Forse, c’è bisogno di altro e con altre caratteristiche. C’è vita su Marte, qualcosa si muove e, forse, qualcuno comincia a rendersene conto.

Nelle scienze naturali, come in ogni ambito della vita sociale, il vuoto non esiste. Quando c’è uno spazio libero, qualcuno lo occupa e, in genere, lo fa rapidamente.

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