La partita di Sanremo è ancora in corso e ci sarà tutto il tempo per trarre considerazioni interessanti. Intanto ci teniamo a mente qualche appunto.
1) la pubblicità. Abbiamo già scritto che il Festival ci appare con un lungo spot pubblicitario con dentro qualche canzonetta ( e nemmeno tanto gradevole, ma questo è un parere personale e vale poco). Abbiamo pure scritto che il principale sponsor della manifestazione è TIM, cioè un diretto competitor di Rai nella diffusione di contenuti attraverso il Web con la sua piattaforma TIM Vision. Tanto per intenderci: tutti riconosciamo in Fausto Coppi il grande campione di cuore e di gambe che pedalava la mitica bicicletta Bianchi. Provate ad immaginare se avesse pedalato sulla bicicletta del suo diretto avversario Bartali, con l’altrettanto mitico telaio Gilmozzi con cambio Campagnolo. Un sacrilegio ciclistico.
Abbiamo poi scritto che nei vari slot sono di particolare interesse quelli dei principali OTT che stanno occupando buona parte del mercato audiovisivo: Netflix e Sky. Ieri sera abbiamo notato il terzo che prima ci era sfuggito: Disney+. Oggi sul Sole 24 Ore, a firma Andrea Biondi, si legge bene di cosa parliamo: secondo lo Studio Frasi ci sono stati ben 11 passaggi dei tre operatori che hanno raggiunto una platea di oltre 11 mln di telespettatori, cioè gli stessi (in quantità e qualità) che interessano e riguardano direttamente la Rai. Bel colpo !!! Complimenti!!! Se l’ostinata perseveranza di realizzare il festival era mirata a portare soldi nella casse esangui di Viale Mazzini il risultato, forse, verrà raggiunto ma a quale prezzo???
Già, quali sono le condizioni per cui si gioca la partita? Le somma degli anni passati e le previsioni per quest’anno davano gli introiti pubblicitari intorno ai 40 mln di euro. Si vedrà alla fine se i risultati sono stati raggiunti, però, intanto, sappiamo che gli spazi tabellari erano venduti con stime di ascolti ben superiori a quelle finora ottenute. Riprendiamo da Vigilanzatv.it:
Ma la considerazione più interessante non è tanto in termini di contabilità finanziaria, su quanto entra e quanto esce dalle casse Rai, quanto sulla credibilità, quanto apprezzamento, che questa operazione, in questi termini e in queste determinate circostanze, porta all’immagine del Servizio Pubblico. E questo argomento ci porta al punto seguente.
2) Il pubblico. Si stanno scrivendo pagine e schermate di video sul calo degli ascolti e i diretti responsabili si stanno arrampicando sugli specchi unti d’olio extra vergine di oliva per giustificare la perdita di milioni di telespettatori: siamo a marzo e non a febbraio, fa caldo, ci sono le partite in contemporanea (sai che novità), non ci sono i Ricchi e Poveri o Al Bano e Romina etc etc. Premessa d’obbligo: i fulmini di guerra che si aggirano dalla parti di Viale Mazzini avevano in mente, hanno scommesso, sul fatto che il grande pubblico, obbligato dal coprifuoco e privo di alternative interessanti sulle altre reti o piattaforme, fosse in qualche modo “obbligato” a vedere Sanremo. Così non è stato e sarà molto interessante capire e sapere cosa è avvenuto esattamente. Con buona pace, simpatia e stima di coloro che sostenevano che i numeri del Festival erano in grado di “misurare” quanto il Paese fosse socialmente coeso, ora forse bisognerà prendere atto che invece questi stessi numeri sottolineano ed evidenziano una lacerazione tra telespettatori “giovani“ e “anziani” e determinano pure una soglia specifica: 53 anni. Si legge infatti nel Comunicato stampa di Viale Mazzini: “La prima serata del Festival di Sanremo 2021 fa registrare su Rai1 un significativo ringiovanimento del target degli ascoltatori: 53 anni contro i 54 del 2020”… accipicchia !!! Manca poco che qualcuno potrà addebitare agli anziani la responsabilità di essersi addormentati prima del dovuto mentre si plaude che i giovani laureati siano rimasti svegli fino a notte fonda per sbellicarsi dalle risate alle gag di Fiorello.
Comunque, a proposito delle mutazioni e dinamiche sociali degli ascolti, c’è tutta un’antologia e un acceso dibattito sui comportamenti dei target nelle reti generaliste, sia nella loro composizione sia nelle preferenze di consumo audiovisivo delle quali vi daremo conto. Vedremo, alla conclusione del Festival, cosa è successo e quanto gli ascolti siano da pesare in termini non solo numerici ma qualitativi.
Segue.
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L'aumento della platea giovanile e il relativo ridimensionamento dei 50enni credo aumentino il valore del festival in termini di coesione sociale, non il contrario. Prima era troppo sbilanciato a favore degli anziani.. Caso mai è il calo complessivo a creare problemi.
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