Come ben sanno i tanti lettori che ci seguono assiduamente ormai
da alcuni anni, abbiamo i cosiddetti “chiodi fissi”. Ne citiamo a caso: la
transizione al DVB-T2, il Piano industriale, la CDN, la rete unica, e il tutto
sempre con il pensiero ricorrente al futuro del servizio pubblico. Per l’anno in
corso, un punto fermo che abbiamo proposto tante volte è quello relativo al “cambiamento”
che avverrà non solo per la Rai ma per buona parte del sistema politico,
economico e tecnologico dell’intero sistema delle TLC. Per quanto riguarda
quello politico, la prima fase è già avvenuta ed è in pieno svolgimento con l’avvio
del Governo Draghi. Attenzione, sul fondo di questa fase è rimasto insoluto un grande
problema: quale Parlamento eleggerà il nuovo capo dello Stato che, come noto,
dovrà avvenire i primi mesi del prossimo anno. Il nuovo Presidente sarà eletto
da quello attuale, già “dimezzato” dall’esito referendario e quindi con un “vizio”
di legittimità tutto da verificare oppure si dovrà cercare un percorso alternativo
per fare in modo che il successore di Mattarella possa essere eletto dal nuovo
Parlamento che però, formalmente, scade nel 2023?
Interrogativo non irrilevante e le varie risposte possibili
possono aiutare a comprendere cosa potrà avvenire nelle prossime settimane/mesi
anche per quanto riguarda la Rai (nonché delle altre società partecipiate e
controllate dalla Stato). Ci sono in ballo posizioni del calibro di CDP, Ferrovie,
Banca MPS, Enel, Anas e, dulcis in fundo, appunto la Rai. Non ci addentriamo,
ora, in fantasiose prospettive futuribili ma certamente sarà necessario tenerne
conto per decifrare le scelte che si potranno fare o meno per decidere le sorti
del Servizio Pubblico. Oggi ci sono tanti piccoli tasselli da mettere in ordine.
Il primo e più rilevate le propone La Stampa, con le firme
di Ilario Lombardo e Michela Tamburino, che già dal titolo è tutto un
programma: “Rai, conti in rosso e ascolti n calo il ribaltone di Draghi, dall’AD
ai Tg”. L’articolo contiene notizia interessanti: Draghi ha preso in carico il “dossier”
Rai e dentro ha trovato ragni e tarantole ed è “trasecolato”: conti in rosso e
ascolti in calo, sia nelle reti generaliste sia nei contatti di RaiPlay,
battuto dalla soap turca di MediasetPlay. Si legge ancora: piano industriale
gettato al vento, nomine senza criteri trasparenti completano il quadretto di
fine stagione di questo Cda. Poi una notizia “curiosa”: il ministro dl MISE, Giorgetti
(Lega) avrebbe incontrato l’AD di TIM Gubitosi e avrebbero anche parlato di Rai
(sic!!!). e cosa sarebbe venuto fuori? Che il buon Gubi avrebbe “sponsorizzato la
candidatura di Paolo Del Brocco, da sempre considerato vicino a PD e IV ma
apprezzato anche dalla Lega”. Ca va sans dire, è ricicciato pure il nome di
Carlo Nardello, ora a TIM. Si legge poi che “si rafforzano soprattutto le
quotazioni di Eleonora Andreatta, detta Tinny …nel cuore del Presidente della Repubblica che la considera un’assicurazione di equilibrio
per tutti…”. Questo fatto che Gubitosi possa avere “sponsorizzato” qualcuno interno
alla Rai sembra surreale. A quale titolo, in una sede istituzionale, un
concorrente del Servizio pubblico si permette di entrare nel merito di scelte
aziendali di tale rilievo? Il fatto che di tale fatto ne sia stata fatta
trapelare la notizia rende ancora più grave l’ingerenza: è un preciso segnale
di attenzione indirizzato a chi dovrà decidere, non solo sulla Rai ma anche su
altri “dossier” non meno ingombranti dove TIM e Gubitosi sono impelagati.
Ora che il tema “rinnovo vertici Rai” sia all’ordine del giorno
è del tutto plausibile. Quello che non torna è l’evidente contraddizione tra
quanti sostengono che si dovrebbe avviare una riflessione sull’Azienda, sul suo
ruolo e la sua missione e la conseguente Governance per renderla autonoma e
separata dalla politica, come ha deciso
di fare la Vigilanza nei giorni scorsi, e invece il ricorrente richiamo all’appartenenza
di Tizio o Caia a questo o quella parte politica. La verità che temiamo è molto
semplice: i partiti non hanno alcuna intenzione di mollare l’osso di Viale Mazzini,
proprio in vista di quanto detto in apertura di questo Post: controllare l’Azienda
in vista di appuntamenti politici di assoluto rilievo strategico. Volete un piccolo
ma significativo riscontro: ieri in Vigilanza Rai la proposta di risoluzione
che richiedeva alla Rai di entrare in ItsArt (la Netflix della cultura voluta
dal Ministro Franceschini) è stata bocciata quando, non più tardi di qualche
settimana addietro, molti tra i suoi componenti ne avevano vivamente auspicato
l’ingresso.
Bene, a proposito di elezioni, oggi si dovrebbe sapere qualcosa
sull’apertura delle procedure per le candidature da sottoporre a Camera e
Senato per il rinnovo del Cda Rai e, allo stesso tempo, delle procedure per l’elezione
del rappresentante dei dipendenti. Argomento spinoso: per quanto possiamo
supporre, Riccardo Laganà potrebbe ricandidarsi. Questa elezione potrà costituire
un piccolo “laboratorio” utile a comprendere equilibri e rapporti di potere a
Viale Mazzini. Vediamo alcuni possibili passaggi. Nessuna tra le diverse sigle
è in grado di avere certezza di vittoria da sola e sarà possibile/necessario un
apparentamento. Per quanto abbiamo saputo, i primi a muoversi informalmente sono
stati i vertici ADRai per capire se possono contare sul supporto di altre
sigle. Per quanto abbiamo saputo, sempre informalmente, la risposta è stata: “non
voteremo mai un dirigente”. Un possibile ago della bilancia potrebbe essere l’Usigrai,
che per un verso vorrebbe sostenere un proprio candidato e, per altro verso consapevole
anch’essa che non avrebbe i numeri, potrebbe essere orientata a sostenere, sia
pure indirettamente, la ricandidatura di Laganà. La partita è al fischio di
inizio.
La schedina del totonomine per il posto di AD è ferma all’elenco
che vi abbiamo proposto. Non è stato inserito tra gli “emigranti di ritorno” un
nome che pure è circolato: quello di Mauro Masi, sul quale pende ancora un contenzioso
per il dimissionamento di due direttori (Buttiglione e Del Bosco) durante il
suo mandato.
Infine, da segnalare che anche eri sera la Maionchi ha ripetuto la promozione del suo spettacolo in onda presto su Amazon Prime. Difficile supporre che non sia una chiara e ben definita strategia promozionale a tutto danno della Rai, salvo venire a sapere che si tratta di attività pubblicitaria regolarmente retribuita. A questo proposito, ci risulta che ieri è stata inviata una lettera da Laganà e Borioni al Cda, al Collegio Sindacale e al Magistrato della Corte dei Conti sulle continue partecipazioni di esponenti di reti concorrenti alla Rai nelle sue trasmissioni. Leggiamo : "Davvero in un grave periodo di crisi economica per l’Azienda con conti in rosso, tendenziale difficoltà nel mercato della raccolta pubblicitaria e un evidente calo degli ascolti nelle tre principali reti generaliste rispetto all’infotainment e intrattenimento prime time non si ha nulla di meglio da proporre che promuovere sulle proprie Reti programmi riferibili alla concorrenza? Chi trae vantaggio da queste operazioni? L’intelligenza col concorrente storico, in ogni caso ancora il diretto concorrente, si traduce in danno del marchio, danno all’immagine, sviamento di clientela, vendita di spazi di palinsesto e depauperamento delle risorse aziendali".
Vedremo se e come verrà data
risposta.
bloggorai@gmail.com
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