In questo momento storico, nelle specifiche circostanze dell’incertezza dettate dalla pandemia, si affaccia una perfetta metafora che, in poche righe di sintesi , è in grado di raccontare quanto sta avvenendo e cosa potrà avvenire (anche nel futuro prossimo della Rai). Nei giorni scorsi ha sollevato qualche perplessità la vicenda dell’affidamento ad un società di consulenza strategica, McKinsey, un incarico di collaborazione (quasi gratis, 25 mila euro, giusto il costo della carte per le fotocopie). Da più parti si è cercato di ricondurla ad una polemichetta, a “normale amministrazione” cioè una prassi corrente di ricorso a consulenze esterne per specifiche e determinate attività, sia pure limitate nel tempo e per l’obiettivo proposto.
Fin qui, nulla di male, vale sempre il principio secondo il quale, teoricamente, non tutti sono in grado di fare tutto, anzi sarebbe auspicabile che ognuno sappia fare bene almeno una cosa sola. Quello che non funziona è che questa “prassi” è divenuta diventa consueta, abituale fino a diventare organica. Questa mattina ci viene di aiuto una riflessione di Carlo Clericetti ripresa da Dagospia (1) e riferita, appunto, alla vicenda della McKinsey: “Allora, i casi sono due: o si ritiene che siano tutti (la pubblica aministrazione) una massa di incapaci, e allora licenziamoli per giusta causa. Oppure si è scelto di rivolgersi all’esterno per avere un maggior controllo su che cosa si dirà e su come lo si dirà. Visto che non si parla di licenziamenti, dev’essere buona la seconda”.
Il tema è quello della supplenza, della complementarietà esterna ai soggetti che, talvolta, hanno o potrebbero avere le risorse interne per fare esattamente quello “devono” fare. Poniamo questa riflessione sul piano della politica: quando, per la terza volta, per dirigere un Governo si deve ricorrere ad un “consulente esterno” ai partiti, cioè ai soggetti chiamati (e pagati) dagli elettori per svolgere esattamente quel compito, governare o stare all’opposizione, qualcosa non torna più. A questo punto sorge l’obiezione “popolare”: “i partiti non sono capaci, so’ tutti un ‘magna …magna …” etc etc. e non è proprio un bel sentire. E poi si comprende perché la politica va dalla D’Urso che parla alla gente e compagnia cantando.
Questa vicenda, pari pari, ci porta sotto il cavallo di Viale Mazzini per un argomento a futura memoria, in vista di quanto potrebbe avvenire nelle prossime settimane/mesi. Come vi abbiamo scritto tante volte, l’Azienda è tenuta ad elaborare e seguire un proprio Piano Industriale di durata triennale. Quello oggi in vigore (prossimo a scadere) è stato realizzato da una nota società di consulenza strategica, concorrente della McKinsey e profumatamente pagato (nel 2018 da qualche parte è stato scritto che il compenso si aggirava intorno a 1,4 mln di euro) e, successivamente, venne affidata ad un’altra società, sempre profumatamente pagata, la consulenza per la “messa a terra “del piano stesso. Anche in questo caso si potrebbe applicare il “teorema Clericetti” di cui sopra: a Viale Mazzini ci sono, o ci dovrebbero essere fior di professionalità in grado di elaborare mettere a terra un Piano industriale o no??? Con buona pace, la domanda non è retorica e tantomeno polemica: serve solo a sollevare un tema di identità e capacità dell’Azienda, del Servizio Pubblico, di essere o comportarsi come un’Azienda “normale”, argomento tanto ascoltato nei corridoi dal V al VII di Viale Mazzini. Se queste risorse ci sono che vengano adeguatamente utilizzate, se non ci sono che vengano formate/assunte di nuove: forse costano meno della società di consulenza, con la differnza che giocano in e per la casa.
Oggi vi segnaliamo una frase di Vittorio Colao, ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale ed ex AD di Vodafone (della quale poi diremo qualcosa) pubblicata oggi da La Stampa: “Non investiremo nel digitale perché siamo tecnocrati ma perché nel 2030 la qualità della vita, inclusione sociale e una piena cittadinanza dipenderanno dalla nostra capacità di innovazione tecnologica” e più avanti “Possiamo discutere di progetti allocazione delle scelte, ma su una cosa non c’è scelta: bisogna fare in fretta”. Condividiamo pienamente: il combinato disposto di tempo e necessità sulla svolta digitale non ammette tregua. Chi rimane indietro è perduto e il gap che si determina difficilmente sarà recuperabile. Per quanto riguarda il sistema radiotelevisivo, come noto, il campo di battaglia è la transizione dal broadcast al broadband, per la quale occorrono investimenti, idee e progetti. Se ne parla dovunque ma un solo luogo rimane invece silente: la Rai e la sola voce che si sente mormorare si riferisce a chi potrebbe dirigerla nel suo prossimo futuro. Se poi vai a chiedere o proporre di dibattere di banda larga, di CDN, di transizione al DVB-T2 anche a tanti nostri amici, interni ed esterni all’Azienda, sembrano cadere dalle nubi.
Ecco allora che il tema di chi dovrà dirigere la Rai nei prossimi tre anni diventa prevalente su altri argomenti. Siamo convinti che la sfida principale del Servizio Pubblico presenta, in ordine sequenziale, i seguenti temi: missione, tecnologie, risorse. In altre parole: è necessario sapere bene cosa si deve fare, con quali strumenti e quante risorse è necessario impiegare. Allora, aggiustiamo il tiro della nostra proposta: definiamo un profilo professionale, un identikit, di chi si dovrebbe cerare per assumere questo incarico. Non lasciamo, ancora un a volta, che sia il caso, la sorte,o le fortunate contingenze a determinarlo (se non di peggio). Suggerimento rileggere un interessante articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere di lunedì dal titolo “La mitologia del sorteggio (e i suoi trucchi)”.
Ultima nota: oggi su The Times, a proposito di Vodafone, compare un commento dal titolo “Towers sold short by knokdown price” riferito alla collocazione sul mercato delle torri dell’operatore telefonico che, in Italia possiede il 33% di Inwit. Scrive Andrea Biondi oggi sul Sole: “… separare le torri è un affare per le compagnie telefoniche …”. Domanda: potrebbe esserlo anche per Rai con le torri di Rai Way ??? Forse si.
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