La declinazione verbale che preferiamo, che usiamo più spesso, è il condizionale, futuro, probabile e imperfetto. Tutto è relativo, si trasforma, si evolve e bisogna porre molta attenzione ad innamorarsi delle proprie idee, figuriamoci di quelle degli altri. Con un occhio sempre attento nel passato ma l’altro sempre vigile sul futuro, per il presente non abbiamo un terzo occhio e rimane pure poco tempo.
Tradotto in italiano corrente: le cose cambiano, le persone pure,
le idee talvolta.
Veniamo ai temi di questi giorni. Ieri abbiamo dato grande
attenzione ad un articolo sul Sole che riteniamo di grande importanza per il
futuro non solo della Rai ma per tutto il sistema audiovisivo nazionale: la CDN
proprietaria non solo di Viale Mazzini ma per tutti i brodcasters gestita dalla
futura (probabile, possibile) società incaricata la rete BUL. Conviene, è
razionale, è necessaria al “sistema Paese”, è utile e vantaggiosa per tutti e
proprio in questo termine “tutti” si gioca la possibilità che possa essere
realizzata. Il nodo è semplice e sempre lo stesso: chi gestisce, chi controlla?
Maggioranza Stato/CdP o privato TIM con i suoi ingombranti soci d’oltralpe? A leggere
i giornali in questi giorni si avverte chiaramente che si è scatenata una
guerra anche all’interno del governo: da un lato il Ministro dell’Innovazione
Colao (ex AD Vodafone, un dettaglio non irrilevante) contrapposto al Ministro
dello Sviluppo economico Giorgetti). In gioco, oltre la composizione della
governance, ci sono pure una montagna di soldi che verranno dirottati su questo
tema. I termini dello scontro sembrano semplici: i confini tra chi ha le deleghe
“pesanti” e il potere di firma sui provvedimenti strategici non è definito
completamente e quindi, fuoco alle polveri, ognuno spara a palle incatenate sul
territorio avversario. Giorgetti in Commissione Trasporti: “fare presto e garantire
una forte presenza pubblica. La rete ha senso se si garantisce un forte controllo
pubblico”. Risponde oggi Colao “il Recovery Plan non ammette ritardi, pronti
con un piano B: rete in FWA e 5G”. Bene, questo sommariamente il quadro che non
significa necessariamente che Colao e Giorgetti non possano suonare la stessa
musica. Osserviamo solo che ci potrebbero essere “orientamenti” o meglio “visioni”
un tantinello diverse tra i due personaggi e quello che rappresentano nel governo.
Bene, rimanendo sempre in questo campo, da qualche giorno ci stiamo ponendo una domanda: chi incontra chi? Vi abbiamo raccontato del recente incontro tra Colao, appunto, e l’AD Rai Salini. Conoscendo i precedenti e le “interlocuzioni” (mai confermate ma nemmeno smentite) tra lo stesso Salini e personaggi di primo piano del precedente Governo, ci siamo chiesti: ma Salini ha incontrato il suo azionista di riferimento (il Ministro dell’Economia Franco) e il MISE di Giorgetti? Alla fin fine, i due ministeri di riferimento principali sono anzitutto loro e Colao, alla fin fine, è solo un corollario. Per quanto abbiamo potuto verificare e sapere: no. Salvo, ci dicono, ca va sans dire, pare, sembra, dicono (ma sono solo voci) il Presidente e il consigliere “in quota”. Se la notizia sia vera o meno importa poco: importa sapere se Salini ha incontrato, o ha intenzione di farlo, i suoi due interlocutori privilegiati. Gli argomenti non mancherebbero: c’è da scegliere tra i conti in rosso e le decisioni da prendere obbligatoriamente nei prossimi mesi.
Ribadiamo con forza, tra queste scelte si colloca (siamo fiduciosi che i nostri lettori ci perdoneranno): l’applicazione degli obblighi previsti dal Contratto di Servizio per la transizione al DVB-T2. Ripetiamo ancora: a settembre inizia lo spegnimento di frequenze che porteranno a nero milioni di televisori nelle prime case degli italiani (stimati circa 9 mln). Ci rimetteranno tutti i boadcasters ma il primo a prendere sportellate sarà la Rai ed è ancora incomprensibile la posizione di Viale Mazzini con “siamo coordinati con il MISE” che, per ora si limita ad uno spot nemmeno poi tanto chiaro ed efficace. Il citato articolo di ieri sul Sole non fa alcun riferimento a questo proposito, ma è ben chiaro a tutti che questo appuntamento non è derogabile.
Si avverte che ci sia una specie di “cupio
dissolvi” con un Paolo di Tarso occulto che ne pianifica la regia. Sappiamo bene
che non è così e che tutto si può leggere: basta trovare gli occhiali giusti.
Chi ha interesse ha non gestire questa transizione? Chi si oppone e chi la facilita?
L’enfasi sulla rete unica, sulla BUL , sul 5G e la “dimenticanza” strutturale
sul DVB la dice lunga e riporta a tanti pensieri degli anni passati quando, in
varie sedi e da parte di ani esperti, si pensava che non valeva la pena perdere
tempo sul T2 perché comunque il desino delle diffusioni audiovisive era segnato
con l’avvento dell’IP. Quello che non è mai emerso con chiarezza è lo spartiacque
fondamentale: oggi e per almeno qualche anno a venire, il DVB è nella logica e
nel perimetro del Servizio Pubblico mentre il broadband è tutta (almeno per
ora) nella logica degli operatori privati. Il Buco Nero sul futuro della Rai si
apre esattamente nel momento in cui l’operatore pubblico non è in grado di intervenire,
di progettare, di pianificare, la sua “uscita” dal DVB che, inevitabilmente, prima
o poi (la BBC ha previsto il 2030) potrà avvenire.
Note quotidiane: sul Foglio di oggi si legge che gli ascolti
Rai, nonostante gli “obblighi” di consumo determinati dalla pandemia, perde punti
pesanti di share confrontati con lo stesso periodo dell’anno precedente. Poi,
nello stesso articolo, a parte i soliti soffietti su nomi di candidabili o autocandidati,
si torna sulla notizia di ieri per quanto successo in Vigilanza. Come abbiamo scritto:
il punto fermo è la lettera di Barachini a Casellati e Fico, i quali non hanno
ancora risposto. Fedeli (PD), Capitanio (Lega) e Anzaldi (IV) sarebbero lieti
di avere notizie in proposito, pur con tutto il “garbo istituzionale”. Come ci
detto un nostro autorevole osservatore. “Draghi non ha ancora scritto la parola
Rai sulla sua agenda”.
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